Lotta di classe a Pantelleria

Lance pantesche nel porto di Pantelleria

Lance pantesche nel porto di Pantelleria

Stavo scrivendo in un bar. Mi chiama C., del mio equipaggio. Mi dice: “E’ meglio che vieni”. C. la conosco bene, ho capito che c’erano problemi alla barca. Arrivo lì in un baleno, e che ti vedo? Un 70 piedi (22 metri circa) che si era infilato nello spazio che non c’è, sgomitando tra barca e barca, dove neppure un 30 piedi sarebbe entrato. Le barche in banchina occupavano quasi tutto lo spazio (eravamo arrivati tutti verso metà giornata proprio per trovarlo) e quell’enorme, bellissimo veliero blu aveva forzato, si era infilato dove non poteva, ci aveva schiacciati tutti di qua e di là. Per soprammercato, pare che mentre spingevano e forzavano, una signora amica dell’equipaggio, dal molo, abbia detto a voce alta: “dai che così nobilitate un po’ questo pontile!”, come a dire che la loro splendida barca avrebbe alzato un po’ il livello, bassino, delle barche presenti.

Ora, si dà il caso che io manchi sempre quando dovrei esserci. Mi sarebbe piaciuto dirne quattro a quella snob. Non contenta, rivolta a me che mi lamentavo e aizzavo tutti i comandanti, mi ha dato una lezione di etica dicendomi “Del resto, nella nautica, ci si dovrebbe dare tutti una mano!”. Ho ringraziato la signora per la lezioncina senza dilungarmi sull’inadeguatezza semantica di “nautica” in luogo di “marineria” (o “diporto”), l’una industria e l’altra antica attività dell’uomo. Il fatto che lei attribuisse valori a un’industria definiva inderogabilmente l’abisso tra noi.

Morale, ci siamo ribellati. Ho chiesto chi dei brizzolati briatori a bordo fosse il comandante (si parla solo col comandante, mai con i “marinai”) e l’ho avvisato con testimoni che i danni subiti dalla mia barca sarebbero stati dovuti alla sua imperizia. G. lo skipper del Nugae, li ha informati che sedersi nel pozzetto come se l’ormeggio fosse terminato non era appropriato, visto che avevano causato un problema e loro dovevano risolverlo. Il malcapitato Comandante di quella bella barca ha tentato una minima reazione, sostenendo di avere anche lui diritto a stare al molo. L’ho informato che questo era vero, “Ma solo se c’è spazio”. Un paio di comandanti francesi, sulle loro imbarcazioni, guardavano la scena senza parole.

Eccola lì la nostra epoca, ce l’avevamo davanti. Snobismo e mancanza di rispetto, furberia invece della fatica. Per avere un posto in porto, si rinuncia a mezza giornata in rada, dove fare il bagno è bello, dove si gode molto. Noi avevamo fatto così, e il posto ce lo eravamo guadagnato lealmente, come si fa sempre, senza spingere, senza fare atti di forza, senza pretendere. Il Comandante di quella grande barca a vela invece, applicava il metodo terrestre, quello del lavoro, della città. Vederlo in mare, faceva molta impressione. Tanti soldi non fanno di un armatore un marinaio. Del resto, come ha commentato R., “una Bentley guidata dal facchino resta sempre la macchina del facchino”. L’ho trovato appropriato.

In breve: sono andati via. Al grido di “Los Capitanos Hunidos Jamas Seran Vencidos” abbiamo goduto della nostra piccola vittoria nell’eterna lotta di classe.

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Un pensiero su “Lotta di classe a Pantelleria

  1. Bravi, avete fatto bene. Mai farsi mettere i piedi in testa da nessuno e per nessun motivo quando si ha la ragione dalla propria parte. Buon vento!

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