Dilaga la mancanza di credibilità, condita di sfiducia e di malizia. Quando qualcuno parla, prima di tutto ci si pone il problema di quali siano le sue “vere motivazioni” nel dire ciò che dice. Poi si vagheggiano i suoi interessi. Alla fine, comunque, non gli si crede. Per molti questo è disfattismo, negatività, vecchiaia. “Bisogna credere ancora, avere speranza!” e chi non ce l’ha è un vecchio conservatore. Questo è vero, talvolta, ma a volte no.

Il problema della comunicazione è quasi sempre riferibile a chi parla. E’ lui che deve sforzarsi di essere credibile. Se lo fa e io ancora non mi apro, ancora non gli credo, allora ben venga l’accusa di eccesso di disincanto. Ma se non lo fa, sono io ad avere ogni diritto di non seguirlo.

Uno dei modi più puliti e sinceri di essere credibili è iniziare con l’autocritica. “Prima di dirti perché sbagli, ammetto di aver sbagliato io in passato”. Un buon modo per sintonizzarsi con l’altro è dichiarare dove si è ecceduto, dove si è stati mancanti, dove i nostri atti potevano essere migliori. Magari anche spiegando che questo è stato tanto vero quanto, a volte, preso come alibi. Sincerità, apertura, chiarezza. Pensate come sarebbe diversa la nostra politica se qualcuno conoscesse questa semplice regola…

Eccone un esempio cristallino, tratto dalle prime righe del discorso di Barak Obama alle Nazioni Unite, ieri.

“I took office at a time when many around the world had come to view America with skepticism and distrust. Part of this was due to misperceptions and misinformation about my country. Part of this was due to opposition to specific policies, and a belief that on certain critical issues, America has acted unilaterally, without regard for the interests of others. And this has fed an almost reflexive anti-Americanism, which too often has served as an excuse for collective inaction.”

Ecco perché Obama è credibile. Dimostra di conoscere la visione degli USA da fuori. Dimostra di non essere arroccato a difesa, ma aperto, tanto da ammettere gli errori del suo Paese. Un uomo così è credibile. Non perché è giovane. Non perché è bravo a parlare. Non perché è “abbronzato”.

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