Quadro

 

La stagione si protrae, almeno nel nord, almeno dove vivo io. Altrove fango e rabbia, a spolverare la sciatteria e la volgarità lunghe decenni. Che quel che è fatto male crolli, non è che questione di tempo…

Oggi, verso le 17.30, rientravo in porto con un mare tranquillo. Sole sotto le nuvole passeggere, temperatura estiva. La baia non dava segni d’inverno. Avevo concluso i miei due giorni di lavoro, e tra poco sarei stato di nuovo a casa, da solo, nel silenzio. Come potevo sfruttare il mio spazio, come avrei potuto parlarmi, parlare a me, proprio-a-me, direttamente, dicendomi cose vere, cose che non è facile dirmi? Come potevo architettare una resistenza al tempo, che tenta di accumulare disincanto, delusioni. Che tenta di farmi invecchiare?

Mi chiedevo: quanto bisogna lavorare ancora, per potersi dire uomini? Quanti errori, quante promesse mancate, quanta dignità occorre per poter crescere. Mi sono stupito, anche io figlio del tempo e del pensiero comune. Mi è parso strano chiedermi ancora come fare a crescere, a quarantatrè anni suonati. Mio padre se lo chiedeva, o era già diventato uomo? Voi ve lo chiedete?

Domani mattina sarò già sveglio alle 6.00 come capita sempre più spesso. Voglio prendere un caffé e mettermi a lavorare a un quadro. Userò una coda di pesce essiccata al sole, delle conchiglie, dei sassi, una tela. Prenderò tutto il tempo che serve, farò con calma. Voglio continuare a pensare mentre creo qualcosa. Ho questa enorme fortuna della libertà, voglio usarla. Partirò da questo, dalla fortuna che ho. Mi pare un modo corretto per mettere in fila i pensieri. Pago tutto il prezzo di questa solitudine, di questa possibilità, fatta anche di asprezze quando tutto va al meglio, fatta di salite infinite quando la vita lancia strali. Non ho sconti, non ho distrazioni, non perdo tempo neppure per errore. Nessuno mi intrattiene con stupidaggini, facendomi però trasalire dai pensieri peggiori. Allora voglio sfruttare ogni istante di quello che mi guadagno. Partirò da un quadro.

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3 pensieri su “Quadro

  1. Gentile sig. Perotti, mi permetto di intromettermi nel suo bel sito, a mo’ d’intrusa, ma molto curiosa.
    avrei bisogno di un suo contatto: sono traduttrice e sto cercando la fonte di una citazione di Platone da lei fatta.
    potrebbe darmi una mano?
    grazie in ogni caso
    complimenti per il suo lavoro
    Paola

  2. Sì. La stagione è la stessa. Così la latitudine. Più o meno, a essere onesti. Un po’ più nuvole che sole, in effetti. Chissà poi se sono nuvole o residui effetti di smog/gas di scarico/cappa ferale… Ma temperatura senz’altro estiva. O semplicemente l’effetto dei suddetti smog/gas/cappa. E se la “mia baia” – senza mare tranquillo, peraltro – non dava segni dell’inverno meteorologico, presagiva però i segni di un altro inverno, ben più duro e triste. Perché impietoso e senza sconti. Così è. Qui.

    Avevo concluso il mio primo giorno di lavoro di una settimana lavorativa. Anzi, “Della Settimana Lavorativa”. Sempre Lei. Che sempre si ripete, immutabile. Lui, il Lunedì. Sempre Quello. Lei, sempre Quella. Tra poco sarei stata di nuovo a casa, da sola, nel silenzio. O meglio, nel quasi silenzio, considerando le auto, i motorini, i tram, il vociare degli happyhouristi, e qualcos’altro su cui non avevo voglia di soffermare l’attenzione.

    Ho sfruttato il mio spazio.
    E te credo! Dopo tutto quello che ho faticato per conquistarlo. E difenderlo. Anche se sono quarantametriquadrati-circondati-da-altri-pochi-metri-quadrati-sopra-sotto-adestra-easinistra, sono “miei”. Per me. Così, almeno qui, posso sfruttare il mio (piccolo) spazio. Mi posso parlare.
    Pure.

    E certo che mi dico cose vere. Del tipo, vorrei essere altrove. Ma sarebbe in fondo per dirmi le stesse cose. Magari qualcuna in più. Anzi, sono convinta che nell’”altrove” me ne direi molte di più, che ora non mi vengono in mente, e di più vere. E lo spazio, l’”altrove” allora sì che mi aiuterebbe.
    Pure.

    Mi sono quindi parlata. E mi sono detta cose vere.
    Pure.

    Mi sono detta, direttamente, che architettarmi una resistenza al tempo, qui, ora, è proprio faticoso. Non che altrove non lo sarebbe, ma qui lo è di più. E sarebbe più autentico. Ci scommetto quello che volete.
    Ci scommetto quello che vuoi tu, Simone.
    Per questo so che non accetterai la scommessa.
    Perché sai di cosa parlo.
    E sai che perderesti.

    Perché qui proliferano (e prolificano) resistenza al tempo (quella insana e malsana), disincanto (quello falso nella falsità), delusioni (quelle crudeli perché tanto credute, ma c’è bisogno di dirlo?), invecchiamento (arido, insoddisfatto, senza saggezza).

    E allora vai avanti così.
    Con il tuo lavoro (questo tuo adesso ti permette già di dirti uomo), con i tuoi errori (ora piccoli, innocui, marginali, che siano per te o per gli altri, per l’essere umano perfettibile che sei, ti piaccia o no), con le tue promesse mancate (ma verso di te, non più verso gli altri, e a breve neanche le prime).

    Tu, figlio del tempo e del pensiero comune, che al tempo (quello inteso dagli altri, miscredenti) e al pensiero comune hai saputo dire NO.

    Spero di avere la fortuna e la gioia di vederlo, questo tuo quadro.

  3. Partire da un quadro?
    Fantastica partenza.
    L’arte è sempre fonte di ispirazione.
    Vederla è bello. Grande è poterla fare.
    Creare qualcosa. Seguire la propria ispirazione. Beh poi tu che scrivi lo sai bene. Avere il tempo di fare tutte queste cose meravigliose fa stare bene con se stessi, trovi un certo equilibrio. E’ una forma di espressione del nostro profondo.
    E per il prezzo da pagare, quello cè sempre per tutto.Nulla è gratis. Se vuoi la libertà deve accettare la solitudine. Non è sempre fonte di allegria, ma ci può stare. E’ una fonte inesauribile di ricchezza. No? Tempo a disposizione da investire in tutto ciò che ci piace fare.Non è da tutti apprezzare la libertà. Tanti non ci danno il giusto peso.
    Non so se sono stata chiara. Le cosa da dire sarebbero tante sulla libertà e la solitudine. Due righe di blog non bastano.
    Cercare scavare farsi domande. Quanti pensieri. Una fabbrica di riflessioni.

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