Giuseppe Culicchia su “Adesso Basta”

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Da La Stampa: Giuseppe Culicchia scrive di “Adesso Basta

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Su Rai Radio 1

 Ascolta “Adesso Basta” su Rai Radio 1

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Adesso Basta (4)

Quarto video della serie Adesso Basta. Clicca qui.

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Adesso Basta (3)

Terzo video della serie “Adesso Basta”

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Ciclone Corriere…

Il bosco e la legna da tagliare

Il bosco e la legna da tagliare

Il Quarto Potere lo vedi in giorni come oggi. Articolone di lancio del mio libro a pagina 15 del Corriere. Notizia sulla Prima Pagina del sito www.corriere.it. E giù messaggi, telefonate, sms, post, e-mail… Un ciclone. Gente che non sento da mesi, forse da anni, che mi chiama, vuole sapere, dirmi che anche loro… Bellissimo. La comunicazione…

La maggior parte mi dice: “Bello! Bravo! Anche io! Come si fa con i soldi?”. Se non suonasse male vorrei dir loro “Leggi il libro. Guarda che quello che scrivo lì è vero. I soldi non sono il vero problema.” Ma ho paura di essere frainteso, di essere considerato snob. Faccio fatica a spiegare che si può vivere con poco, con pochi vestiti nell’armadio, tagliando la legna invece che comprarla, lavando barche per guadagnare 80 euro con cui vivere due o tre giorni almeno. “Occorre una certa dose di metodo, di progettualità” per perseguire i propri sogni.

Comunque bellissimo avere tante attenzioni per un libro e una scelta di vita. Anche questo serve. Un caro saluto a tutti.

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Adesso Basta (2)

A volte vengono le vertigini...

A volte vengono le vertigini...

Clicca qui per vedere il secondo video della serie “Adesso Basta“.

Intanto, Grazie dei vostri consigli, dei commenti, delle critiche. Preziosi. In molti mi dicono: “Troppo lento, la gente corre e vuole roba veloce”. Fa niente, io vado col mio passo. Chi non ha tempo è bene che vada di corsa ai suoi impegni. “Troppo scuro mettiti più in luce, che ti si veda meglio”. Ok questo l’ho fatto, speriamo che così vada bene. “Non sorridi, sei troppo serio”. E’ vero, cercherò di sorridere, se serve. Ma non è importante che io sorrida o meno. In questo libro c’è la mia vita, scelte che mi fanno ancora tremare i polsi. Il messaggio che provo a comunicare è intriso di lavoro, sogni, impegno. Non so se c’è da sorridere. Forse sì, vedremo se mi verrà naturale farlo. Altri, sui contenuti, mi dicono “Ma ora che c’è la crisi la gente cerca lavoro, non lo vuole lasciare!”. Beh, su questo non sono d’accordo. La crisi mette ancora più sotto pressione chi lavora, cioè il 90% del Paese. Queste persone sanno che dovranno lavorare ancora di più e senza neppure le gratificazioni o la crescita cui aspiravano prima. Mi pare che sia un onere enorme, occorre una via di fuga, almeno potenziale, da cose come questa: “Mangia la polpetta del capo. Licenziata”. Ma siamo impazziti? E il paradosso di questa notizia è solo un estremo. La cultura in cui ha le sue radici è la stessa in cui viviamo noi ogni giorno.

Come avrete capito, vorrei farne più d’uno di questi video. Non per spiegare il mio libro, i libri si leggono. Semmai per comunicare ancora meglio il tema, per spiegare alcuni aspetti che stanno intorno, dentro, sotto l’idea di cambiare radicalmente il nostro stile di vita. Siamo troppo affannati, con troppo poco tempo per parlare, ascoltare, goderci la vita. Cambiare vita si può, e il problema dei soldi si può risolvere. Altri problemi sono decisamente più complessi da affrontare, se si vuole cambiare vita, e sono tutti dentro di noi… Adesso Basta passa soprattutto da lì.

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Adesso Basta

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 Primo video di “Adesso Basta“. Ditemi se è utile spiegare il libro, spiegare la storia che racconto, tramite video. La mia idea è quella di farne diversi, affrontando ognuno dei punti chiave della scelta di lasciare il lavoro e cambiare. Grazie!

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Quadro

 

La stagione si protrae, almeno nel nord, almeno dove vivo io. Altrove fango e rabbia, a spolverare la sciatteria e la volgarità lunghe decenni. Che quel che è fatto male crolli, non è che questione di tempo…

Oggi, verso le 17.30, rientravo in porto con un mare tranquillo. Sole sotto le nuvole passeggere, temperatura estiva. La baia non dava segni d’inverno. Avevo concluso i miei due giorni di lavoro, e tra poco sarei stato di nuovo a casa, da solo, nel silenzio. Come potevo sfruttare il mio spazio, come avrei potuto parlarmi, parlare a me, proprio-a-me, direttamente, dicendomi cose vere, cose che non è facile dirmi? Come potevo architettare una resistenza al tempo, che tenta di accumulare disincanto, delusioni. Che tenta di farmi invecchiare?

Mi chiedevo: quanto bisogna lavorare ancora, per potersi dire uomini? Quanti errori, quante promesse mancate, quanta dignità occorre per poter crescere. Mi sono stupito, anche io figlio del tempo e del pensiero comune. Mi è parso strano chiedermi ancora come fare a crescere, a quarantatrè anni suonati. Mio padre se lo chiedeva, o era già diventato uomo? Voi ve lo chiedete?

Domani mattina sarò già sveglio alle 6.00 come capita sempre più spesso. Voglio prendere un caffé e mettermi a lavorare a un quadro. Userò una coda di pesce essiccata al sole, delle conchiglie, dei sassi, una tela. Prenderò tutto il tempo che serve, farò con calma. Voglio continuare a pensare mentre creo qualcosa. Ho questa enorme fortuna della libertà, voglio usarla. Partirò da questo, dalla fortuna che ho. Mi pare un modo corretto per mettere in fila i pensieri. Pago tutto il prezzo di questa solitudine, di questa possibilità, fatta anche di asprezze quando tutto va al meglio, fatta di salite infinite quando la vita lancia strali. Non ho sconti, non ho distrazioni, non perdo tempo neppure per errore. Nessuno mi intrattiene con stupidaggini, facendomi però trasalire dai pensieri peggiori. Allora voglio sfruttare ogni istante di quello che mi guadagno. Partirò da un quadro.

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