Pensa chi sei

“Tutti i pensieri di una tartaruga sono tartarughe, e di un coniglio, conigli. Invece un uomo è spaccato e dissipato dall’incostanza della sua volontà; non si getta dentro i suoi giudizi; il suo genio lo guida in una direzione, ma probabilmente il suo commercio o la sua politica in tutt’altra. Con una mano rema e con l’altra rema alla rovescia, e non conferisce a nessuna maniera di vita la forza della sua costituzione.Il segreto del potere, intellettuale o fisico, è la concentrazione”

Ralph Waldo Emerson (“Pensa chi sei”, Donzelli, a cura di Stefano Paolucci)

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4 pensieri su “Pensa chi sei

  1. Simone, buongiorno.
    Mi chiamo Tommy (in realtà Gianluigi, ma da 35 anni tutti hanno preso a usare il nickname. Mi piace.).
    Dopo una lunga (e divertente) carriera alle dipendenza altrui, da un decennio ho fatto il salto del fosso come imprenditore.
    Prima nel settore delle acque minerali e, dal 2006, in una newco che produce innovazione nel mondo delle acque e delle bevande.
    Ho 52 anni, una moglie coetanea che insegna con passione le arti visive alle medie inferiori e due figli di 21 e 23 anni. Uno è dottore in filosofia e si avvia verso la laurea magistrale “a punteggio pieno” e l’altro segue un corso di laurea in scienze dell’alimentazione.
    Viviamo a Milano. Con un husky, un gatto ex-randagio e Achilla, la tartaruga.
    Mi sono abbonato a Il Fatto Quotidiano quando ho pensato che fosse una testata indipendente dal vigente sistema editorialpolitico.
    E la penso ancora così.
    Sul quotidiano ho trovato una pagina a lei dedicata dove veniva presentato il suo più recente successo editoriale “Adesso basta”.
    Mi interessano sempre, e comunque, queste storie di vita. Che siano nel passato o nel presente.
    Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare molto e spesso. Non posso dire di aver visto il mondo, ma una bella fetta di esso sì.
    La fortuna è stata doppia perché quasi sempre ho potuto conoscere la gente oltre ai luoghi. Capire come viveva, cosa desiderava, i bisogni che
    manifestava.
    Giovane tinegista (non è mio il neolinguismo, ma di un amico scrittore del novecento) ho vissuto a lungo in U.K.
    Oggi ho ancora la fortuna di coltivare amicizie ai quattro angoli della terra.
    Nei miei viaggi ho conosciuto, da quando lei aveva i calzoni corti (ma tutti dobbiamo avere una volta i calzoni corti ed essere in ritardo rispetto a qualche grande cambiamento; io, ad esempio, mi sono ‘perso’ gli anni del rock & roll e nel maggio di Parigi papà mi teneva per mano quando incontravamo quei ‘ragazzacci’ che cercavano la spiaggia sotto il selciato), dicevo che ho conosciuto un sacco di gente che aveva cambiato vita.
    Ragazzi che navigavano solo verso ovest contando di tornare un giorno, lontano, al punto di partenza.
    Architetti diventati panificatori in un’isola sottovento. Studiosi inglesi passati dalla bombetta allo yukata.
    Il giornalista e scrittore che si divide tra i deserti della Mongolia e una casa autocostruita sul golfo di Trieste.
    Il più recente è uno che, come lei, ha venduto tutto e da 3 anni naviga con un 50″ di ferocemente nel Pacifico. Accetta ospiti paganti (poco).
    Ho raggiunto la conclusione che il sistema, qualsiasi esso sia, non sempre può star bene a tutti.
    Nei tempi di crisi del sistema (e in italia questi sono tempi molto gravi anche se non seri) è evidente che aumenti considerevolmente il numero delle persone che considerano la fuga come l’unico momento in grado di restituire dignità ad un’esistenza resa schiava da troppo sistema.
    Lo penso anch’io e ho una collezione di fughe alle quali mi appello quando la pressione raggiunge il livello di guardia.
    Musica, letteratura, romitaggi isolati, occuparsi di pecore invece che di persone.
    E anch’io sogno ad occhio aperti il cambiamento profondo: tutte le domeniche, come questa, ‘navigo’ alla ricerca della mia barca ideale (nuova? antica? di legno, acciaio o alluminio o ferrocemento?) e programmo l’anno ideale suddiviso tra qualche baia del Dodecaneso, un passaggio settimanale da Prassonissi tra Lindos e Chalki, le passeggiate nei parchi di Londra o arrivare a Vladivostok (e poi a Roppongi) con quattro ruote.

    Non ho (ancora) letto il suo libro. L’avrei già fatto se ne avessi trovato una copia ebook che, alla pari de Il Fatto digitale, mi sembra un ottimo sistema per aumentare la diffusione e risparmiare qualche albero e centinaia di chilowatt.
    Quindi, contravvengo al mio impegno di parlare solo delle cose che conosco a fondo.

    Mi è piaciuta molto la barca in alluminio che immagino alla base della sua ‘fuga’.
    E sono contento per lei che ha avuto il coraggio di dare una sterzata secca ai contenuti della sua vita.
    Perché immagino che abbia iniziato a realizzare i suoi sogni ad occhi aperti e che adesso viva con buon equilibrio.

    Le scrivo perché avrei una preghiera da rivolgerle che è quella di non tradire quello che ha fatto.
    Mi spiego.
    Sistemi socio-politico-economici ne esistono un’infinità. A volte basta spostarsi di qualche centinaio di km per avere l’impressione di aver cambiato pianeta. A volta basta meno. Pensi a quando si passa il confine svizzero e in cento km si è nel cuore di qualche valle alpina. Magari calvinista.
    Certo esiste un sistema globale che, paradossalmente, sfrutta gli stessi strumenti che, oggi, ci consentono di sentirci al riparo di qualche svolta antipatica. I canali dell’informazione e, soprattutto, il web. Penso a quanto sia importante per tutti quelli che vivono in paesi dai regimi antidemocratici. Penso a certi iraniani, o a qualche amico tibetano perso tra le montagne di Dharamsala. Ma penso anche a quelli che non la pensano come un marine e hanno un passaporto iracheno pur senza essere fondamentalisti o terroristi (partigiani?).

    Ora, lei ha trovato la sua libertà. Ha deciso che il denaro non è più un punto di arrivo e che le cose che le piacciono costano anche poco.
    Fin qui tutto bene, Come darle torto e non apprezzarla/ascoltarla.

    Poi (e mi perdoni se la accuso di un fenomeno assolutamente italico che è quello del personaggio pubblico (che lei è o che si appresta a diventare tra blog, fb, presentazioni, convegni e conferenze) passa a giudicare, sentenziare, pontificare…aggiunga lei qualche altro sinonimo di “non-mi-faccio-i-c…..-miei”.

    Anch’io penso che possediamo troppo per il bisogno di vivere: troppi vestiti, troppe scarpe, troppo cibo. Troppo di tutto.

    Non capisco, invece, perché considera gli oggetti non nati dal poco come un’anatema sociale.
    Guido una Porsche, ho 3 moto (una vespa-indiana a 2 tempi e un paio di signorine degli anni ’70 con le ruote tassellate).
    I figlioli hanno una spider tedesca e una 924T del 1979. Ma mia moglie, per sua scelta, guida una superecologica ibrida giapponese.
    Non sono deluso o depresso quando scendo dalla Porsche. E nemmeno quando tolgo i vecchi stivali da regolarità e i calzoni di pelle.
    Mi piace la meccanica. Senza PS3 un motore era quanto di più eccitante passava il convento.
    Mi piace che l’uomo abbia trovato il modo di mettere un branco di 400 cavalli in così poco spazio.
    Mi piace il progresso tecnologico e scientifico: dalle staminali ai razzi spaziali.

    Non possiedo case a Cortina, anche se mi piace la valle di Cortina; come quella di Selva o il rifugio ecoedificato in Alta Val di Non.
    Ho dei vestiti per lavorare, altri firmati, altri di fibre naturali coltivate senza inquinanti.
    Sono conosciuto nel mio giro perché non mi vesto mai in base alle regole di un ambiente. E molti disapprovano.
    Metto la cravatta, poco, quando ho voglia di metterla perché magari è un regalo di una persona cara o l’aveva messa un amico scomparso.
    Ho un sacco di oggetti che considero utili (magari anche superflui rispetto all’asceta del Paropàmiso, ma sicuramente utili) e che mi piacciono anche. iPod, un paio di Apple, macchine fotografiche, una lama di epoca Muromachi trovata in un paesino delle nappoalpi. E libri, libri, tanti, tantissimi libri.

    Lei dice di essere libero da qualsiasi costrizione e, mi spiace, ma temo di non poterle credere.
    Penso abbia la luce elettrica, il gas per cucinare (a terra come in barca). Immagino prenda un’auto o un treno o un aereo per spostarsi.
    Penso non coltivi la canapa o il cotone per farsi una tunica. E che, magari, oltre al pesce pescato mangi ogni tanto anche un po’ di pane comprato al negozio.

    Non capisco perché nel suo sito parla di una ‘vergogna’ che, non ho capito secondo quale schema socio-morale, lei dovrebbe provare per la vita che fa.
    Mi piace Londra, ad esempio, perché la domenica mattina dei mesi caldi, scendo a comprare il Sunday Times con addosso uno yukata nappo e non c’è uno che si giri a guardare come mai non ho i calzoni e la t-shirt. E il giornalaio mi saluta lo stesso senza sorrisini.

    Endocosmi. Piccoli o grandi sistemi creati dall’uomo. Diversi dall’esocosmo che è il mondo naturale.

    Un filosofo italiano diceva “la libertà singolare esiste soltanto nelle libertà al plurale”. Non lo cito perché è considerato dai più come un quasi ideologo di regime. E, invece, questo era il suo pensiero se uno non si ferma alla crosta.

    Neanche io provo vergogna quando salgo o scendo da una macchina sicuramente non accessibile ai più. Perché dovrei provarne? Non me l’ha regalata un mafioso. La pago col mio lavoro e ogni tanto, in qualche strada deserta, provo una grande eccitazione con la sua potenza e la sua velocità.
    Così come provo una grande energia quando salgo una (piccola) montagna un passo dopo l’altro o una barca arriva a 11 nodi senza l’ausilio di un motore.

    Credo lei sappia che quando parla di nuova economia, di tempo contro denaro, parla di un’utopia irrealizzabile su grande scala.
    E poi, in fondo, è già così: l’operaio della VW (che magari è anche azionista…) viene pagato per il tempo che cede e migliora il suo salario per le competenze che raggiunge.
    Io capisco che lei sia disposto a dipingere casa nostra per il 50% di quello che mi chiederebbe un’impresa.
    Ma deve saperlo fare bene, altrimenti il tempo l’abbiamo sprecato in due e io anche il denaro.

    Temo non ci sia molto da inventare su questo pianeta. E il sistema globale è talmente radicato nei principali governi che mi pare arduo pensare di cambiarlo.
    Anche se ci proverei domattina e con sistemi anche atipici.

    Ah, stavo dimenticando la ragione dello scriverle.

    Lei è stato bravo, coraggioso, probabilmente scrive bene e ha trovato le risposte alle sue esigenze.
    Però, un piccolo però.
    La prego di non esondare (un verbo molto televisivo che non sopporto proprio) in altri argomenti dei quali non è detto abbia la competenza.
    Parlare di gioia e di felicità non è un argomento di così facile interpretazione.
    C’è un premio nobel turco che ha scritto un tot di libri avendo come ricerca (anche) quella della felicità e non ha ancora trovato una risposta.
    Dieci comandamenti pare li abbiano scritti tempo fa. Non cerchi, per favore, di scriverne altri due o trecento.
    Non essere edonista.
    Non essere consumista.
    Quello di cui lei parla è la perfezione e scommetto la mia macchina contro qualche piede della sua barca che nemmeno lei l’ha ancora raggiunta.
    Ci racconti delle sue esperienze, del suo navigare, dei suoi pesci di latta e alluminio.
    Che meraviglia essere degli esseri imperfetti.
    Ma, per favore, non dica anche lei al prossimo quello che deve o non deve fare.
    La sua libertà verrebbe diminuita da quella del libero arbitrio che toglie al suo prossimo.
    Suggerisca, consigli. Ma, per favore, eviti di fare rivelazioni puntuali.
    E’ un’attività che in molti hanno cercato di fare in tanti secoli. Uno dei migliori l’hanno crocefisso.

    Grazie, cordiali saluti e con molta simpatia
    Magari ci facciamo un bordo sulla sua barca e una corsa su una macchina tirata da 400 cavalli

    Tommy

    PS
    Ah, nel 2003 mi hanno rifatto l’idraulica interna con 3 bypass e, credo, che l’importanza del tempo che scorre mi sia estremamente chiara.
    Il tempo è stato il mio pensiero fisso nelle 48 ore che ho trascorso in terapia intensiva e non era mai stato così breve e lungo nello stesso momento. Breve perché ogni nanosecondo mi chiedevo quanto fosse l’indice di eiezione. Lungo perché potevo muovere solo qualche dito.
    Adesso è il mio bene primario, mi creda, ma senza cilicio e autoflagellazione. 😉

    • Aiuto! Grazie infinite della sua email (meno male che le migliaia di email che ricevo sono meno lunghe della sua altrimenti sarei rovinato!). Però ottimi punti i suoi. Andiamo con ordine:
      – il libro E’ DISPONIBILE COME EbOOK, ALLA PAGINA http://WWW.simoneperotti.com, basta cliccare sui Miei Libri e dunque su Adesso Basta. Lo paga anche meno. Vada e lo troverà.
      – Avrei preferito ricevere la sua email dopo aver letto il libro. Ci avrebbe trovato esattamente quello che auspica, e cioé una calvinista bipartizione tra chi lavora tanto, gudagna, compra, viaggia, fa etc ma ne è felice, e chi no. Intendo dire che io faccio un certo tipo di vita e di scelte perché sono le mie, adatte a me, ci credo, ma ho molti amici che lavorano tanto, guadagnano tanto, comprano oggetti che amano, e io li adoro, so che sono felici e dunque è perfetto. Il problema sono tutti gli altri che invece di fronte a questa vita felici non sono, patiscono, si lamentano, e non fanno niente. Se lei ha la porche e questo la rende libero, felice, in equilibrio, tutto questo è perfetto, io la stimo. Io credo nei talenti e nella libertà, non sono affatto uno che ama le culture autopunitive. Al contrario.
      – Io non pontifico affatto. Spero si capisca che ho scritto un libro testimonianza proponendo la mia esperienza reale (chi pontifica parla quasi sempre di cose che NON HA FATTO), facendo una critica al sistema dal mio punto di vista, proponendo quel che ho fatto non come cosa da seguire ma come esempio CHE SI PUO’ FARE, ognuno come meglio crede, se e come ci crede, coi mezzi e le prospettive che ha seguendo I SUOI obiettivi. Il libro sta avendo successo, credo, esattamente per questo. Chi lo legge sente alcune cose, un mood, ci trova qualche consiglio utile, ma soprattutto respira aria di libertà, di ottimismo, di energia, e prende il buono sotto forma di stimolo. Credo vada così. In ogni caso io volevo fare una cosa, l’ho fatta, dimostro che si può.
      – Noto come in molti parlino dei temi in questione senza aver letto il libro, e mi applaudono o mi accusano di qualcosa di generico, non capisco bene su che base. Mi pare poco utile. Prima leggere, poi criticare (welcome).
      – Io so fare le cose per cui mi candido. Se vuole che le dipinga la casa mi faccia sapere. Del resto se lei paga la metà ne ha un vantaggio che può compensare anche eventuali piccole sbavature. Se non dipingo come Caravaggio lei mi perdonerà (si tratta di pareti, del resto, e non di tele).

      Grazie mille e auguri.
      Simone Perotti

  2. Itaca – C. Kavafis

    Quando ti metterai in viaggio per Itaca
    devi augurarti che la strada sia lunga,
    fertile in avventure e in esperienze.
    I Lestrigoni e i Ciclopi
    o la furia di Nettuno non temere,
    non sarà questo il genere d’incontri
    se il pensiero resta alto e un sentimento
    fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
    In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
    nè nell’irato Nettuno incapperai
    se non li porti dentro
    se l’anima non te li mette contro.
    Devi augurarti che la strada sia lunga.
    Che i mattini d’estate siano tanti
    quando nei porti – finalmente, e che con gioia
    toccherai terra tu per la prima volta:
    negli empori fenici indugia e acquista
    madreperle coralli ebano e ambre
    tutta merce fina, anche profumi
    penetranti d’ogni sorta, più profumi
    inebrianti che puoi,
    va in molte citta egizie
    impara una quantita di cose dai dotti.
    Sempre devi avere in mente Itaca
    raggiugerla sia il pensiero costante.
    Soprattutto, non affrettare il viaggio;
    fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
    metta piede sull’isola, tu, ricco
    dei tesori accumulati per strada,
    senza aspettarti ricchezze da Itaca.
    Itaca ti ha dato il bel viaggio,
    senza di lei mai ti saresti messo
    in viaggio: che cos’altro ti aspetti?
    E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
    Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
    già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

  3. Bravo Simone, con questo credo tu abbia risposto, in modo egregissimo, a chi ti rinfaccia o dubita dell’onestà del tuo percorso.Non siamo ne tartarughe ne conigli , ma uomini con tutte le nostre grandezze e contraddizioni.

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