Questa la devo scrivere

Devo assolutamente dedicare un post a Claudio, che mi manda un messaggio un minuto fa dicendomi:

“Anche la mia ragazza ha commentato “eh ma lui era un dirigente, uno capace”, e io ho risposto: ” e noi siamo stupidi allora?”-palla al centro!”

Allora, io per un pelo non mi sono dovuto soffiare il naso e asciugare gli occhi per l’emozione. Qui c’è tutto ragazzi:

  • ironia. Il sale, l’idea della palla al centro non aggressiva, ma apertamente sportiva. Il match vissuto bene
  • orgoglio. Eccoci, l’idea “io ce la faccio se ci provo” e poi in forma interrogativa che sta a significare: “Ditemi il contrario se ci riuscite!”. Senza questo non si va da nessuna parte.
  • immediatezza. Questa è solo una mia fissa: i tempi del dialogo, la rapidità della risposta, i tempi della comicità
  • umiltà. Cioé scrivermelo, senza pensare che io pensi che la sua compagna crede che lui sia meno di me. E infatti in questo modo dimostra di essere come me, anzi meglio di me, perché io forse mi sarei incazzato con lei per una battuta così mentre lui vola alto, sull’ironia.

Claudio, tu sei il mio eroe della settimana. Signori, questo è Claudio. Adoro la gente così.

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12 pensieri su “Questa la devo scrivere

  1. Ciao Simone, dopo aver sentito di te alla radio eccomi qui a scriverti desideroso e curioso di carpire e illuminarmi sul modo di vivere e pensare di uno come te che ha fatto quello che ha voluto in un mondo in cui certe volte i tuoi sogni è meglio che li lasci nel cassetto. Magari potessi fare anch’io una scelta così, ma più che non poterlo, ti assicuro che sarei già su una moto in luoghi non citati in nessuna guida, non voglio farlo, soprattutto perchè ho una moglie bellissima che vorrei rendere ogni giorno più felice ma poi perchè per noi gente comune riesce difficile mollare il niente per il nulla. L’amore sboccia, perchè non celebrarlo, il matrimonio, e non essendo ricchi (leggo spesso questa parola qui dentro, mi permetto di usarla e preciso ricchi di denaro) vai col mutuo, e quello con tutti i patti che hai fatto con la banca a volte lievita, e via una busta paga di uno dei due coniugi (e ti parlo di un bilocale), la macchina (che ha 9 anni) un mese si e un mese no dal meccanico che se devi cambiare due gomme i risparmi di tre mesi se ne vanno,e non se ne perla propio di cambiarla, niente cene, due settimane all’anno di ferie, regali ai parenti a Natale e le spese extra finiscono qui. In più un figlio non arriva e il tuo fondamento e desiderio di una vita ti viene tranciato, non ami i lussi, gli eccessi, non vesti firmato, non scii, non fai happy hour, non risparmi comunque un bel niente e l’unica cosa che ritenevi tua e frutto di un amore e non di una Visa non puoi averla, devi adottare…e in Italia se vuoi essere genitore così devi tirar fuori di tasca all’incirca 20 mila euro…mi dici come faccio a fare anch’io downshifting? Ti stimo sia chiaro ma forse un pò faccio ammenda e ti invidio anche, sei uno dei miei fortunati…

  2. Caro Simone, (mi permette di darle del tu?)
    Faccio un pò il maleducato, e mi rispondo di si). Rileggendomi, mi sono accorto di non essermi spiegato bene. Allora: SONO D’ACCORDO AL 100% CON CIO’ CHE SCRIVI! Nel mio piccolo (semplicissimo impiegato, anzi OPERAIO, dico io) ho scoperto da quando lavoro il mio personale “downshifting”. Non ho mai fatto un’ora di straordinario (pensa: 10 euro netti all’ora!!!). Un’ora con mia figlia ne vale 1000 volte tanti!
    Adesso a quasi 52 anni, mi sento veramente stanco… Ed è sicuramente la stanchezza mentale che pesa più di quella fisica…
    Simone, ti assicuro che ho centinaia di idee che mi frullano in testa, per cambiare situazione, ma si frantumano tutte contro il solito muro: CI VOGLIONO I SOLDI!!! E quando si hanno responsabilità di famiglia, non puoi sicuramente sognare tanto… Detto questo, ti auguro di cuore di riuscire nella tua impresa: il mondo è dei coraggiosi, e se si ha una buona base di partenza economica, perchè non provarci?
    Dire sempre signorsì a qualche capo non mi pare il modo migliore di vivere…
    Gli appunti che ti ho fatto (un pò ingeneroso il riferimento a D’alema, sorry!) te li ho fatti perchè ripeto, mi sembri una bella persona, e i riferimenti ai tuoi amici “importanti”, (consoli, megadirigenti etc. etc.) per me stonano un pò (opinione mia personalissima, prendila per com’è…)
    Tantissimi auguri ancora e…. cosa si augura a voi velisti? BUON VENTO!
    Ciao,
    Antonio

    • antonio, ma figurati, sei stato cortese anche nelle critiche, io le contrasto con cortesia… si chiama dialogo ed è sempre utile! grazie della precisazione, che mi aiuta a comprendere meglio. Rivedere la battuta su d’alema dà conto per altro della tua intelligenza e del tuo garbo, cose rare. in effetti non mi si attaglia. quanto alle amicizie importanti: i miei amici sono sergio (ora ambasciatore, ma ha fatto la gavetta e quando siamo diventati amici era un galloppino diplomatico qualunque. Mica colpa mia se è bravo e ha fatto strada!); antonio (poeta e ormeggiatore, vive a ponza. Persona rara, ma non certo famosa o potente. Il suo potere è nel cuore, nell’anima); alessandro (geniale, un vero “contro”, uno da latouche, pallante, ha aperto insieme ad altri il Basaglia di torino per far lavorare i matti); francesco, ex manager, poi in Sudan con Emergency dopo aver lasciato il lavoro, ora ha paerto un’enoteca e un bar); altri amici così. Questi sono i miei amici!! Poi, certo, per lavoro ho conosciuto anche qualcuno importante, non ci sentiamo mai, o quasi, non mi devono niente, non devo loro nulla. Amico di tutti, nemico di nessuno. Ma certo i miei amici questi sono… Grazie e a presto!!

  3. grazie il tuo libro è stato…una carezza.
    Letto in tre giorni lo guardo (ma come ci avete pensato ad una copertina così..brutta?)e mi dico…il libro giusto al momento giusto!!!

  4. Gentile sig. Perotti,
    A differenza del sig. Fabrizio Bianchi, che ha letto tutto il suo libro, personalmente dico adesso basta allo stesso libro a pag. 151.
    “Naturalmente questo libro è rivolto ai milioni di uomini e donne che guadagnano bene o benissimo, che sono schiavi ma non pensano a vie di fuga per riacquisire la libertà”.
    Mi sono avvicinato al suo libro, sig. Perotti, irretito da una foto pubblicitaria di Chiarelettere, e dall’intestazione “Lasciare il lavoro e cambiare vita”. Nonostante lei abbia fatto il manager per venti anni come leggo dalla copertina, penso che lei sia una brava persona. Quindi la invito caldamente a cambiare l’intestazione del suo libro. Scriva chiaramente, per favore, a chi è rivolto il suo libro, che è rivolto ai benestanti come lei.
    Messa invece così, la storia risulta una colossale presa per i fondelli per i suoi sprovveduti lettori.
    Pur non avendo un curriculum paragonabile al suo, c’ero arrivato anch’io che viviamo una vita di emme, nel traffico, nell’alienazione del lavoro, nell’avere dei colleghi da cui vorresti essere il più lontano possibile, ma, come dice lei a pag.149, difficilmente potrei accantonare, guadagnando 3500 euro al mese, 30000 euro all’anno, visto che di 101 ne guadagno in tutto 23000 (all’anno).
    La prego, sia più cauto nel trattare questi argomenti: l’insoddisfazione e la frustrazione che gira oggi nel mondo del lavoro dipendente ha assunto una dimensione che non si può neanche descrivere. Anche per colpa di dirigenti e managers ( anzi SOPRATTUTTO!!!) che pensano sempre a come spremere il più possibile i dipendenti. E a rendergli la vita impossibile.
    Mi perdoni, ma mentre ci sono… Ha veramente ragione Fabrizio, a volte l’aziendal English e lo snobismo da velista dalemiano rendono il libro… pesante.
    All the best,
    Antonio Battaglia – Torino

    • gentile antonio,
      grazie del garbo con cui muove le sue osservazioni. tuttavia io spiego a chi è rivolto il libro già nelle prime pagine, e non credo di aver mai detto che fosse rivolto a chi non ha sufficienti sostanze o non può guadagnarle nel tempo per poter poi scegliere. Però avrà anche notato che io stesso non ho avuto quelle cifre, sia per faccende personali (divorzio, che spiego nel libro) sia perché cifre simili le ho guadagnate negli ultimi anni, spendendo anche molto. Io, dunque non ho tesoretti, proprietà, eredità, non avrò la pensione. Ho qualche anno di sicurezza da parte, ho una casa costata 50mila euro e una macchina usata. La barca lavora e si paga col lavoro, succhiando gran parte dei proventi. Credo dunque di rappresentare abbastanza fedelmente il prototipo non-dalemiano ma realistico di chi ha buttato via quel che aveva per la libertà, senza reti, senza sicurezze particolari se non qualche risparmio per qualche anno. Ciò di cui parlo nel libro ha molte gradazioni, maggiori per chi ha di più, minori per chi ha di meno. ma i soldi, a mio parere sono un tema serio, serissimo, non l’unico. Nel ragionamento su come diventare liberi occorre mettere molto altro. ed è quello che faccio. Mi pare un discorso legittimo, e le migliaia di email di gente che mi ringrazia per il libro sembrano dimostrarlo. In ogni caso, ognuno ha la sua opinione, grazie al cielo. la saluto cordialmente.

  5. Ciao Simone, ho appena finito il tuo libro Adesso Basta, e sono stato io che ho detto “adesso basta” leggendo il tuo libro. Confesso che non ho mai provato una sensazione tanto forte di gettare un libro nella spazzatura.
    Forse però ho sbagliato a leggerlo io, forse non faccio parte del target, perché io a fatica mi ci ritrovo nel paragrafetto “e se guadagnate di meno”. Sono uno delle 1600 euro al mese, anzi meno, qualche centinaio in meno.
    Tanti penseranno “povero pezzente che cavolo si è messo a leggere questo libro, non fa per lui”. Sono stato attratto dalla pubblicità alla radio, perché trovo interessante l’idea di rallentare, di vivere più intensamente la propria vita.
    Secondo me la pubblicità potrebbe essere “Adesso basta. Tolgo il colletto bianco e faccio ciò che più mi piace” e non “lasciare il lavoro e cambiare vita”. Sarebbe un approccio molto più onesto.
    Ciò nonostante ho trovato alcune parti interessanti, soprattutto le citazioni.
    Non metto in dubbio che la vita per un manager sia stressante. Io non ho mai voluto andare in ufficio perché avevo paura anche solo delle 8 ore chiuso in una scrivania (figuriamoci!), ma rispetto tantissimo chi lo fa.
    Penso che tanti hanno comprato il tuo libro illudendosi di qualcosa. Comunque in generale trovo il tuo libro veramente, ma veramente, molto snob. Scritto da un colletto bianco per colletti bianchi, e non per la stragrande maggioranza della popolazione, come scrivi nella premessa. Mi viene da pensare che: o la tua vita precedente (chiamiamola così per sintesi) ti ha portato a uscire un po’ dalla realtà, e penso non sia difficile quando si frequentano solo ambienti elitari, oppure hai scritto una premessa (con relativa pubblicità radio/internet) un po’ gonfiata per far presa sugli impiegati che prendono il treno alle 7 di mattina e lo riprendono alle 7 di sera, dopo che subiscono angherie da schiavi. Che poi le angherie gliele fanno subire proprio i manager che leggono anche loro il tuo libro è abbastanza paradossale, anzi, ironia della sorte, come si dice. Però almeno avranno avuto “l’ora d’aria” anche fuori dall’happy hour, leggendo il tuo libro.
    Mi permetto di dirti un’altra cosa: state manovrando il mondo come volete, siete (o siete stati) classe dirigente senza alcuna etica, schiacciate tutti quelli che incontrate, inquinate dieci volte in più, trattate gli altri da pezzenti per anni, prendete decisioni che riguardano tutti, vedete le persone come una massa di acquirenti, studiate a tavolino come far ragionare la massa per vender loro una tv, un frigorifero o un’auto.
    Poi un giorno, per esempio il 4 luglio, vi trovate nel traffico dall’alto del vostro suv (che se poteste comprereste un trattore alto come un palazzo per schiacciare le auto a gpl di uno che di lavoro fa laboratori teatrali nelle scuole, vedi sottoscritto) e decidete di cambiare vita. Dite a tutti che possono, che è possibile, e la gente sogna (e divora il tuo libro).
    E’ la cosa più snob a cui abbia mai assistito, per questo il libro prima ancora di leggerlo l’avevo promesso in prestito ad un mio amico. Non glielo presterò mai, penso che lo lascerò su un treno, o su un autobus, sperando che lo prenda una di quelle persone che rappresentano non la stragrande maggioranza delle persone come scrivi tu, ma al massimo il 3-5 % della popolazione italiana (statistiche permettendo).
    Gente seria tutti i giorni combatte per avere la libertà. La libertà di pensare con la propria testa dal primo 4 luglio (paradossale che sia l’indipendence day, no?) di quando ha l’età per mettere insieme un ragionamento. La libertà di non lasciarsi condizionare, libertà di costruirsi da solo un proprio destino, un proprio impegno professionale, di lottare tutti i giorni contro un establishment che non vuole che, per esempio, si lavori sulle emozioni, sull’espressività, sui sentimenti sin dalla scuola primaria, si spendano soldi per la cultura, si spendano soldi per l’educazione. Un establishment che taglia su tutto ciò, che fa apparire tutto ciò di poco conto.
    Poi un giorno qualche rotella dell’establishment si stufa e si compra un suv per 8 mila euro (scrivendo pure “8 mila euro!” col punto esclamativo) come se fosse una cosa economica.
    Per favore se hai un po’ di coscienza cambia la tua pubblicità dunque. “Adesso basta. Solo per il 5 % della popolazione italiana. Astenersi pezzenti, lavoratori precari, sognatori d’ogni tipo.”

    “Adesso basta” dovrebbe dirlo gente come me che è stufa di essere trattata da pezza da piedi da gente snob, è stufa di dover lottare contro l’opinione comune (che non è parlare di “risparmio” come scrivi tu, ma è molto altro) per ottenere ciò in cui si crede. Gente che trova sempre porte chiuse. Porte chiuse da alta gente che poi un giorno dice “basta”, dopo aver accumulato denaro e potere proprio schiacchiando.

    Tuttavia penso che se il downshifting per manager porti ad essere migliori queste persone spero solo che non ne arrivino schiere peggiori dietro. Come scrivi tu “ad una rivoluzione subentra una restaurazione”.

    Fabrizio Bianchi

    • fabrizio, credo di poter condividere alcuni punti della tua rabbia. Non prendertela con me però, perché io racconto onestamente la mia rabbia e alcuni punti relativi a come in MOLTI potremmo fare di meglio, di più, adesso. Non sono e non mi sento responsabile di chi ha più problemi economici di quanti ne avessi io (ora guadagni più di me, potresti avere la pensione e hai il riscaldamento a casa. Io ho soldi per qualche anno e poi basta, non ho ricchezze o proprietà immobiliari, quel che ho già scritto), ma semplicemente della mia vita, di cui ho rispetto quanto basta per prendere quel che molti desiderano spasmodicamente e rinunciarci. Non credo sia snob la mia scelta, è stata fatta onestamente, senza paracadute (tu sei sicuro che se guadagnassi meglio sapresti rinunciarci per un ideale di libertà?), e non intendo propagandare alcuno schema se non il mio, dando considerazioni e stimoli che possono essere motivo di riflessione, pro o contro, ma che non ammettono alcun tuo disprezzo, perché io non disprezzo nessuno. Preciso poi che non è stata fatta alcuna pubblicità radio o altro, ma solo tre uscite sul giornale in cui c’era la copertina e basta. Dunque non c’è alcun inganno mediatico a cui fare riferimento. Ti informo infine che c’è tanta gente che fatica, che si fa un mazzo tanto, ma che non per questo sembra odiare o disprezzare nessuno. Preferisco gente così e spero di somigliare a loro. Ti ringrazio comunque del tuo commento.

  6. Ho finito il tuo libro Adesso Basta e l’ho ricominciato, per il solo piacere di farlo. A volte capita, mi era successo anche con Tom Hodgkinson e i suoi libri. A proposito hai mai letto la sua rivista “The Idler”? Illuminante. Ho 35 anni e mi sento un pò disadattato, per varie ragioni. Ho un blog che si intitola proprio così: Mi sento un pò disadattato-sottitolo: sul letto di un fiume asciutto, mi stendo. Questa è l’immagine che mi rappresenta: quando penso a quello, avverto un brivido.
    Ti ringrazio, sei arrivato nella mia vita al momento giusto. Se poi aggiungo che sono un uomo, 36 anni, vivo a Milano, lavoro in una grande multinazionale asiatica, come Hr Manager…ho trascorso tempo a Sarzana e a Bocca di Magra, mi sono goduto il mare da Punta Bianca. Ah, sto facendo un corso di taglio e cucito e sono bravo!

    • beh, che dire. perfetto! i tempi sono fondamentali nello svolgersi degli eventi. meglio al momento giusto che la cosa giusta. A volte è così. In bocca al lupo! torna dalle nostre parti, andiamo a pescare le seppie a punta bianca!

  7. per macduff il mare non era solo uno stile di vita,era il fondamento stesso del suo rapporto con la realtà.era imparare a vivere in continuo movimento,a non dare niente per scontato,a cercare una sempre maggiore umiltà e rispetto per ciò che l’uomo non domina,e a vivere pienamente ogni istante.in mare si coglie la vera dimensione e il vero valore dell’essere umano.a terra si crede sempre di essere piu importanti di quanto si è in realtà,diceva mcduff.si cerca di lasciare le proprie tracce,sia nella coscienza degli altri che nei confronti dell’etenità.in mare si sa che non serve a niente.quando la scia di una barca si dissolve,tutto torna esattamente come prima del passaggio.

  8. Buonasera,
    mia moglie mi ha parlato di lei, mi scusi se utilizzo questo spazio ma non so come contattarla, immagino che l’assenza di e-mail (o forse sono io che non ho mai avuto grande dimestichezza con il mezzo e non la trovo)faccia parte del suo progetto. Per cui scusi ancora se disturbo.Sono il Presidente incoming del Rotary di Catania e mi farebbe piacere invitarla per una “chiacchierata” durante una sera interamente dedicata a lei. Il tema che ho scelto per il mio anno riguarda le “nuove generazioni” e lei ha colto in pieno il desiderio di queste nuove generazioni che non ambiscono a fare i manager ma a vivere in modo autentico. Poi magari se avremo l’occasione le regalerò un libro sull’autenticità. Mi piacerebbe che lei venisse a portarci il suo messaggio. Mi faccia sapere (volo vitto e alloggio sono a ns carico) attendo un suo cortese cenno di contatto. Saluti da uno che come primo passo ha abbandonato la barca a motore per la vela. Fabio Angiolucci

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