Grazie…

Durante un reading di "Stojan Decu"

Durante un reading di "Stojan Decu"

Grazie a questo lettore, che mi invia una delle tantissime email che fanno bene a questa giornata, a questa epoca. A me. Come spero a voi.

“il mio è semplicemente un incoraggiamento, dopo aver letto la tua esperienza. Ho 47 anni ed anche io ho cambiato vita anche se ancora a Milano. due anni fa ho perso la mia compagna per un cancro. capisci veramente cosa è importante nella vita e cosa no. il mondo ha bisogno di gente coraggiosa che dice no a questa società di plastica preconfezionata. politici ed economisti hanno capito da tempo chi è l’ italiano medio: un povero disgraziato. i risultati sono sotto i nostri occhi . bando alle tristezze, forza coraggio e cervello ci accompagnino in questa meravigliosa esperienza . auguri!”

Evviva.

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17 pensieri su “Grazie…

  1. Il giudizio degli altri? mai sentito questo problema perche’ un falso problema. Se lo si vede nella giusta ottica assume dei contorni molto meno imbarazzanti: a) per quale motivo dovrei preoccuparmi del giudizio altrui su una mia scelta personale? B) se faccio una cosa, la faccio perche’ me la sento e la desidero. Non certo per essere approvata o disapprovata dagli altri. Al limite ne discuto con loro; la spiego; la motivo C) la mia e’ una scelta che mi identifica su quanto sono. Anzi, scegliendo si diviene quello che si e’ e quando uno sceglie deve rinunciare ad altro. Nella scelta c’e’ un processo di affermazione e negazione, una dinamica personale quasi intima. Ogni momento nel quale noi scegliamo una cosa piuttosto di un altra, lo facciamo perche’ vogliamo una cosa. Scegliere, in fondo, e’ volere.
    Infine: per metterla sullo scherzo ma non troppo, se io mi preoccupassi del giudizio degli altri , figuriamoci gli altri come dovrebbero essere preoccupati del mio di giudizio.

  2. ciao simone. ti ho ascoltato questo pomeriggio a radio3, mentre andavo in piscina ad insegnare. sai quando riesco con il mio insegnamento a far galleggiare un bimbo, beh è una grande gioia. gli trasmetto un qualcosa di mio che gli resterà tutta la vita. non so se sia simile alla tua sensazione che provi nello scrivere in un libro. però in questo momento di riflessione prima di coricarmi, mi piace pensare che sia così. christian

  3. Un giorno nell’orrido stagnare delle acque, qualcuno infilò il dito e le agitò e allora molte cose vennero a galla e più le cose salivano al livello della coscienza più l’agitazione cresceva. E fu un bene pensai, fu proprio un bene. Benvenuti agitatori delle acque, e GRAZIE a chiunque ci ponga di fronte allo specchio della nostra coscienza. Ognuno di noi è un maestro per l’altro e può esserlo in ogni momento. Non sono forse i nostri genitori, fratelli, figli, amici dei maestri quando ci mostrano qualcosa di noi? Non è questo il senso del navigare nella vita? Un augurio per tutti è che quando le cose verranno a galla avremo gli occhi pronti a vedere e il cuore per ringraziare e la forza di procedere a testa alta e petto aperto!
    GRazie, è una parola bella, quando è piena del suo senso. E’ molto bello leggere quante persone hanno scritto grazie a Simone. E’un grazie sentito, è vero ed è proprio così che funziona, vale la pena ringraziare.
    🙂 VI stringo tutti, naviganti e viaggiatori

    simona

  4. Sto leggendo il libro e mi ha colpito moltissimo la parte in cui si parla di Libertà. Liberta “da” e libertà “di”. Mi sono reso conto che i desideri che ho coltivato finora non sono i miei, ma prevalentemente tentativi di piacere agli altri. I miei quali sono ? E’ come se li avessi dimenticati. Cercherò di tornare all’infanzia per ricordare quali erano. Intanto grazie Simone.

  5. Ho una domanda per voi: non vi sentite soli? non temete il giudizio degli altri? Non mi riferisco alla solitudine delle ore passate senza persone intorno, ma alla solitudine di scelte “diverse”. Temo spesso il giudizio degli altri, ne soffro, non amo il sentirmi minoranza che avverto spesso, soprattutto su temi sociali; forse e’ immaturita’, insicurezza, ma mi chiedo se capiti anche a voi e come facciate ad affrontarlo. Accennate a questo tema, ma come gia’ affrontato e superato, sono sinceramente ammirata ed incurisita, per non dire, a volte, un po’ invidiosa!

    • irene nel libro parlo anche di questo. Cito i risultati di una ricerca americana su questo punto. Certo che ci si sente siolati, soli, diversi. Però vedi, il sentimento della diversità ha due facce. Se lo patisci è un problema da affrontare. Se la solitudine la vivi con orgoglio, non diventa chiusura ma eterna e sana attesa verso gli altri, se diventa fervida , creatrice, produttiva… allora il problema non c’è. Un abbraccio!

  6. Oggi ad esempio sono qui seduto alla mia scrivania mentre fuori c’è uno spettacolo. Avete mai visto gli alberi diventare gialli in aututunno? Quest’anno, per una strana compbinazione di temperature piogge o che altro non so, a Milano gli alberi sono di tutti i colori. Chi si è accorto?

  7. queste sono le domande che mi sono posta io:
    1 cosa mi PIACE fare
    2 cosa so fare
    4 cosa devo imparare
    5 il mio “sogno” è fattibile
    3 posso iniziare subito anche lavorando

    Dopo un saaaaaaaacccco mi sono ricordata di cosa mi piace fare…….ho cercato con grande fatica di rispondere a tutte le domande e ho “progettato” il mio sogno. Io con i conti sono un disastro ma a furia di fare conti alla fine si impara….FATICOSO ma se pò fà…adesso sto cercando di spingere in quella direzione lì, ho iniziato con la pratica da maggio 2009 nei ritagli di tempo pausa pranzo sabato e domenica vacanze.

    Non vi dico i commenti degli amici/conoscenti/colleghi, adesso li trovo anche divertenti, alcuni in grado adddddiritttura di prevedere catastrofi naturali che potrebbero vanificare in un lampo tutto il lavoro di annniii…..paura….ma se chiedi alle persone giuste ottimismo e consigli utili arrivano e sono preziosi come l’oro.
    Io vado per la mia strada senza fare colpi di testa e ascolto solo consigli costruttivi ……adesso un bel caffè ci vuole ciao

  8. caro Simone, ho apprezzato molto il tuo libro, per i contenuti ma anche per lo stile. La conclusione in particolare mi ha spinto a scriverti, per informarti dell’esistenza di vari gruppi di persone in tutta l’Italia che stanno provando a cambiare mettendosi insieme. Ti segnalo la nostra associazione, http://www.ecoabitare.org, a Roma, che ha già due anni di vita.
    Il successo istantaneo del tuo libro fa ben sperare in un cambiamento di rotta dal basso, che secondo me è l’unico valido. Grazie.

  9. Già, perchè aspettare di fare boom per reagire….perchè?I pensieri sono fondamentali per valutare le situazioni e modificarle, il problema è che siamo sommersi da input che li convogliano troppo verso un condizionamento che ci rende quasi impotenti. E’ solo per questo che per talune persone e relative personalità è necessario che intervenga il corpo con tutti i suoi malesseri, spingendoci a reagire.Un po’ come un ricatto o ti muovi tu o ti”ammazzo”io.Lo so e ammetto che sia un pochino stupido, ma ormai ne ho viste troppe di persone/uomini moderni(?)reagire quasi per forza e anche se pare una sorta di ultima spiaggia, menomale che alla fine si reagisce.Temo che molti altri non ce l’abbiano fatta ed in silenzio si siano spenti, questo è terribile, ma niente puo’ arrivare dall’esterno, tutto parte da dentro l’importante e tornare a porre ascolto.Chi ci riesce si salva e per questo accettiamo e comprendiamo anche il boom fisico.

  10. ma perchè aspettare di fare “boom” (con effetti dirompenti sul proprio fisico) e arrivare ad una soluzione drastica quando “ascoltandosi” si potrebbero anticipare i tempi del cambiamento e gestirlo in modo più soft…una sorta di cambio di rotta ma con un lungo raggio di curvatura a velocità costante

  11. Ciao Simone, non ho ancora letto il tuo libro ma appena lo trovo in libreria lo compro e lo leggo. Il tema lo conosco fin troppo bene: uscire da questa spirale omologante che non ti lascia piu’ niente di autentico e ci rende, individuo per individuo, massificati uno all’altro.
    Basta, come dici tu, sarebbe ora di finirla. E sai che ti dico? che personalmente non ho nemmeno la pretesa che il sistema cambi o che tutti insieme lo si possa cambiare. In fondo in fondo, quando ci penso bene, del sistema me ne infischio altamente perche’ sembra quasi che questa cultura senza il minimo senso critico sia abbracciata e voluta da moltissime persone. Loro sono felici cosi’? bene, se la tengano questa felicita’. Per i tantissimi, invece, ai quali qualcosa incomincia a venire meno ( un’identita’,forse?) verra’ sempre piu’ urgente il tempo di pensare ad altro e soprattutto di pensare in altro modo. Ti potrebbero dare del nuovo profeta? qui non si tratta di essere profeti ma si tratta di fare una scelta personale. E poi, dai, diciamolo: in tempi come questi che di profeti di ogni stirpe ne compaiono uno al giorno mistificando qualsiasi dis-valore come fosse indispensabile per la realizzazione personale dell’uomo moderno, ben venga una nuova profezia al contrario : si torni indietro.
    Io mi accontentero’ magari meno di un cambiamento radicale fin da subito ma gia’ incominciare a pensare diversamente lo ritengo un passo in avanti ed io ho cominciato a farlo da un po’. Poi, come ben si sa, ci vuole tempo, ma come dicevano i Borgia:” quello che non e’ stato compiuto a pranzo puo’ essere finito benissimo a cena”

  12. direi a Fulvio che sono d’accordo che il corpo oltre alla mente reclama i cambiamenti. Il problema è che a volte, se non ci si affretta un po’ a dar vita ai cambiamenti, il corpo si “stanca” e talvolta si “incazza” e per farsi sentire cerca di autodistruggersi.
    Dico questo perchè a me è capitato di aver in testa alcuni cambiamenti nella mia vita, di cui la mia mente era certa io avessi bisogno, li ho trascinati nel tempo pensando che “prima o poi avrei fatto qualcosa per”.
    Ad un certo punto il mio corpo molto semplicemente ha fatto “boom”.
    Del resto solo con dei piccoli gridolini o fischi io proprio proprio non gli davo retta o meglio non agivo.
    Alla fine ha deciso che una bella esplosione forse era eloquente.
    Saluti a Fulvio e a tutti.
    Paola

  13. “Adesso Basta”, dopo la seconda lettura, ha generato in me una profonda amarezza. Le cose non cambiano, purtroppo. Non riesco più ad accettare le regole di questa società, provo uno sconforto profondo, ma non so proprio dove andare a parare. Sono sensazioni che avevo prima di leggere il libro, rimangono ancora più forti dopo la lettura. Non posso neppure pensare di fare un percorso per arrivare al mio downshifting perché mi sento già talmente disadattato che forse non mi resta che prendere ora una decisione importante. Nella mia vita le decisioni più importanti sono arrivate da sole, nel senso che un giorno ho deciso e stop. Credo che il corpo, oltre la mente, reclami il cambiamento, giunti ad un certo punto. La decisione non è affrettata, perché spesso ci si pensa da molto tempo, arriva la crisi e a volte si supera con unripensamento, altre volte si supera con un cambiamento. Dalla crisi si deve uscire.

  14. libro finito a malincuore,è come se adesso che tu hai dato la tua visione ed esperienza sul cambiamento tutto fosse tornato solamente nelle mie mani, e questo mi rende irrequieto,ieri sera giravo per casa pensando a come far partire il cambiamento e da quali pianificazioni cominciare.
    mi sono anche segnato cose da dirti e da chiederti,ma oggi dopo aver letto lo scritto che hai pubblicato tutto quello che pensavo di dire e fare sembra cosi “fuori tema”lo tengo per uno dei prossimi giorni.
    ti pongo però una domanda:”non ti sorge mai il dubbio che pur mantenedoti umile nel dare la tua opinione e rendere pubblica la tua esperienza il rischio di sembrare il profeta di turno sia in agguato?soprattutto per chi non vuole che il sistema cambi.
    buon vento

    • Bravo. E questa voce, questo attacco, lo sento nell’aria, che arriva, strisciante… e vedrai se non mi metteranno prima o poi sulla graticola per questo, a cui invece ho una risposta chiara (almeno dentro di me). Che faccio, non dico quello che penso e che ho l’opportunità di dire perché altrimenti-sembo-un-guru-da-strapazzo? A me di quello che sembro non me ne frega niente. Sono diventato un uomo (in gran parte) libero proprio per fare quello che voglio. Ho scritto un libro che tutti stanno comprando. Nel libro scrivo proprio che IO la penso così, che IO HO FATTO CERTE SCELTE, che IO DICO, SENTO, CONSIDERO, VALUTO… ma che TUTTI possono e devono fare quello che gli pare, da prendere questo mio libro e buttarlo dalla finestra a fare esattamente quel che io dico (non glielo auguro, ognuno ha la sua vita diversa). Dopodiché se questo è fare il guru (ma il guru non indica una sola via, la sua e dice di seguirla?!) io non so cosa farci. Mi pare l’attacco di chi si sente, come tu dici, in difficoltà, di chi si sente messo alle strette. Certo, io dico che è tutto (o almeno molto) sotto la nostra responsabilità, dunque me le vado a cercare, in un certo senso. Però tant’è, è quello che penso. Quello che penso lo penso io, se altri pensano altro lo dicessero. Non temano me. Io non temo loro. La vita è sufficientemente complicata per avere altro per la testa… Grazie Morris.

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