Da e Di

 

 

 

 

 

 

 

Qualcuno mi scrive:

Sto leggendo il libro e mi ha colpito moltissimo la parte in cui si parla di Libertà. Liberta “da” e libertà “di”. Mi sono reso conto che i desideri che ho coltivato finora non sono i miei, ma prevalentemente tentativi di piacere agli altri. I miei quali sono ? E’ come se li avessi dimenticati. Cercherò di tornare all’infanzia per ricordare quali erano. Intanto grazie Simone.

Sarebbe bello capire cosa ne pensate di questo. Guardate che è sottile, il punto. Nella nostra epoca le cose sono così mal messe che, come fossimo dentro Matrix, dobbiamo diffidare dei nostri sogni, vivisezionarli per capire se sono androidi replicanti oppure vivi, veri, nostri, originali. Non basta amare il mare, amare l’artigianato, la musica. La raffigurazione che facciamo in noi di queste cose potrebbe essere una replica della pubblicità, qualcosa che non c’è, che appare come un ologramma…

Abbiamo sogni di… e siamo sicuri che siano autentici?…

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15 pensieri su “Da e Di

  1. ..sono anni che me lo chiedo e purtroppo la sensazione che ho e’ di aver scelto i sogni sbagliati.. ho inseguito le immagini virtuali di Matrix (per citarti)..

    Ora la fatica maggiore e’ ricominciare a fidarsi dei propri sogni.
    Ciao

  2. Erano giorni che venivo inseguita da una tizia che fa selezioni del personale. Ho già un lavoro, tempo indeterminato, 1000 euro al mese ma non mi prende più tempo di quello stabilito per contratto. Non è un lavoro che mi piace ma ho un affitto da pagare. Nel frattempo penso all’attività che vorrei aprire e mi guardo intorno, pianifico.
    Tornando in tema: questa signora ha trovato il mio CV su un sito “specializzato”. Cercano una “executive assistant” per un importantissimo imprenditore locale (di quelli che stanno spesso in tv, aggiunge forse per solleticare il mio interesse). La lascio parlare, delle bellissime e importanti mansioni, più manageriali che da segretaria. Confesso che in un’altra epoca le avrei detto di vederci e parlarne (eravamo al telefono), invece le ho solo chiesto “ma gli orari? per una persona così immagino che ci voglia una estrema disponibilità”. La tipa è rimasta meravigliata dalla domanda, quasi interdetta, come se fosse normale accettare orari (molto) flessibili. In fondo mi offre un lavoro di prestigio. Le ho detto che per il momento e per i prossimi tanti mesi non avrei avuto disponibilità orarie oltre le canoniche 8 ore, che per fortuna ho un lavoro che mi consente di staccare alle 18 precise, e ho ringraziato per l’offerta. Non so quanto mi avrebbero pagato, non l’ho chiesto, non mi interessava. Per questo mi sono sentita dare anche dalla scema da amici a cui ho raccontato la cosa, per aver rifiutato la possibilità di un lavoro con tanti soldi. Sì, vero. Ma se si lavora 12 ore al giorno e probabilmente anche i w.e., io poi dei soldi cosa ne avrei fatto? Quando avrei avuto il tempo per godermeli?

  3. Marte Costa, un autore contemporaneo di spettacoli musicali e non solo, troppo poco conosciuto a mio avviso, a proposito del tema libertà ha scritto un brano che fa pensare:
    E’ la scimmia od è tarzàn? (marte)

    Riporto di seguito il testo:

    libertà, chi la definisce
    libertà, la gestisce?

    libertà, chi sempre la canta
    poi davvero la vorrà?

    Tutti parlano di li -ber -tà
    ma io non so cosa sia
    tutti vogliono una li -ber -tà
    ma la mia poi dove la troverò?
    ma chissà poi dove si troverà!? [coro]

    Tutti dicono che li -ber -tà,
    la più bella cosa sia!
    sembra sempre sia la ve-ri-tà
    ma è qualcosa che poi nessuno sa
    e qualcosa che mai nessuno ha!

    libertà, chi un’ora l’ha avuta
    libertà, l’ha cercata?

    libertà, chi sempre la cita
    è la scimmia od è tarzàn?

    quando sento dire li -ber -tà,
    penso a cosa ne farei
    ma mi manca la se-re-ni-tà
    e a sprecarla certo poi finirei
    ne hai sprecata e troppa ne sprecherai!

    tutti sperano che li-ber-tà…
    proprio questa cosa qua…
    ma una cosa che non sai cos’è
    come può mai lei liberare te?
    come può mai lei liberare te?

    …che poi se tu non la rischi mai
    è davvero la libertà che vuoi?

    è davvero la libertà che vuoi?

    e una cosa che non sai cos’è
    come può mai lei liberare te?
    come può mai lei liberare te!

  4. E’ vero, devo dire infatti che ad una prima lettura il sogno di Simone (sottile e sublime scrittore, barbuto e solitario, con fascinosa casa ristrutturata “a mano” nei boschi dell’entroterra e pure navigatore in terre lontane – lo stretto di Beagle !) potrebbe anche sembrare l’equivalente, di segno opposto, del sogno del frollino: lasciate il vostro posto di lavoro e diventerete cosi’ ! Garantite molte piu’ ammiratrici di quelle che vi siete persi perche’ non avevate la Porsche !
    Ma ci siamo gia’ chiariti e lui lo spiega con pazienza tutti i giorni, a tutti, che non e’ cosi’.
    Bisogna partire dai propri contesti e cominciare a cambiare sguardo e non riporre solo piu’ nel lavoro o in una idea troppo rigida del lavoro, tutte le aspettative riguardo alla propria identita’. Bisogna tenerne sempre un piede fuori. Curare di piu’ le relazioni, le amicizie, anche la casa. “Le donne, che hanno vissuto a lungo senza frequentare il mercato del lavoro forse hanno ancora un’idea di cosa puo’ essere la vita non definita dalla “ditta” e dal “posto”, non hanno dimenticato che cosa puo’ voler dire essere senza essere lavoratrici”. Non e’ facile, comunque, perche’ per una donna lasciare o dare meno importanza al “posto” significa anche contraddire quello che le madri della nostra generazione le hanno insegnato : emancipazione, lavoro e liberta’ (?) sono modi diversi per dire la stessa cosa. Dunque ci si fa un po’ male anche quando si casca dal basso e si ha comunque la sensazione di lasciare molto anche se non si ha fatto poi molta strada (….si avvicina il mio ultimo giono in azienda) Ma sono certa che ne valga la pena, per non sentirmi piu’ lontana dalla vita reale e da me stessa, in esilio in terra straniera, tra giochi di potere, perdite di tempo, pettegolezzi di corridoio, ritmi forsennati e mancanza di senso. Ciao Adele

  5. A volte (ma no, non a volte) occorre dire semplicemente SI. La vita più immediata da vivere ti costringe al “mal essere” perchè bisogna dover saper stare impacchettati. E lagnarsi, di quanto lo siamo. Ma la corda che ci lega ce la stringiamo da soli intorno alla vita. Per paura, per ignoranza, per non voler sapere. Si soffoca, per forza di cose, si soffoca. E poi, si annega. O si perde la luce negli occhi, che rimangono immobili. Inermi. Non vedono, non vogliono vedere. Invece a volte (ma no, non a volte) basta dire un semplice SI alla Vita. Tornare a respirare, a dipanare i colori con gli occhi. A sentire il fremito dell’anima finalmente libera. A vedere le nuvole che nascono dagli alberi. Io e il mio Amore lo abbiamo fatto. E siamo felici.

  6. beh, forse non ti farà piacere o forse lo sai già benissimo, non lo so, ma la tua riflessione sulla libertà appartiene anche a tommaso d’aquino (ok, in altri termini un po’ meno relativisti). quando l’ho letta sul tuo libro, mi ha fatto molto pensare e molto sorridere. tommaso è vissuto nel “buissimo” medioevo, un’epoca così simile alla nostra!

    • perché no?! anzi, mi fa piacere condividere le conoscenze con chi coglie citazioni, rifierimenti… nel libro cito direttamente molte fonti, alcune no, per ragioni di opportunità della scrittura. C’è Tommaso, c’è Sant’Agostino, c’è Epicuro, c’è Seneca, tantissimi dei grandi pensatori che hanno sentito, capito e trasmesso quello che noi ancora non vogliamo comprendere, capire. In molti mi dicono che quel pensiero o quell’altro si rifanno a… e mi fa molto piacere. E’ un po’ come farli rivivere, accompagnrcicon loro.

  7. Caro Roberto, non sono molto pratico di internet per cui non sò se ti ho scritto nel posto giusto.
    Ti ho ascoltato a farheneith e mi trovi assolutamente sintonizzato su quello che è il tuo pensiero e il tuo modo di vedere ..la vita.
    Ti volevo chiedere un consiglio.
    Riguarda mia figlia; laureata in filofosia con il massimo dei voti,lavora da circa 1 anno come segretaria in un azienda di tessuti.
    La sua professoressa di Università,della sapienza di roma, che ha scritto anche diversi libri su Hume e Darwin(Attanasio)é tornata alla carica per un posto triennale di dottorato.
    ora Simona(mia figlia) è entrata in crisi.
    tieni presente che si è sposata a giugno e ha paura ad affrontare questo nuovo incarico.
    Cosa mi consigli di dire a mia figlia a parte comprare il libro,cosa che farò subito?
    Ti ringrazio anticipatamente e ti saluto
    adolfo ruggeri

    • caro adolfo. chissà chi può rispondere alla tua domanda. tua figlia sa cosa desidera di più fare, ogni giorno della tua vita, per dieci ore al giorno, che piova o ci sia il sole? Ecco, io farei quello, cioé la cosa che può costare meno alle sue energie, che può riprodurle, che può dare senso alla sua vita. Ma come vedi è un consiglio ovvio, o almeno così mi pare. In bocca al lupo!! (io volevo fare la carriera universitaria… a me piace studiare, io glielo consiglierei.)

  8. La sto ascoltando in questo momento, a Fahrenheit. E tutto ciò che sento mi incanta. E condivido tutto totalmente.
    Navigherò con lentezza fra le sue pagine, e sono sicura, ne verrò arricchita.
    Vela e scrittura: potrebbe essere, anzi, è il mio sogno, questo binomio. Peccato che l’età ormai, lo stia uccidendo.
    Buon vento, sempre e ovunque.

    Milvia

  9. Non ho sogni con un colore, una forma e una musica idilliaca o definita nei particolari. Ho sogni che mi strappano e mi strapazzano, si impongono a me con la forza della tempesta. Non sono sogni, ma sono esigenze di soddisfare me.
    Io devo correre a casa per coltivare le mie piante e su quelle faccio i sogni, sui colori che avranno l’anno prossimo, sulla disposizione che voglio cambiare, sulla capacità di resistenza di quella acacia spontanea appena nata a fianco all’alloro. Il mio grande terrazzo a Milano, oggi, è il mio spazio unico, solo per me: alto all’ottavo piano, vedo Milano tutta. Ma non è un terrazzo di quelli da rivista: no, è un terrazzo vivo, con i vasi di terraccotta giganti, sporchi di terra e di muschio, con le foglie secche un pò ovunque, con vasetti piccoli con i miei esperimenti, con gli attrezzi in disordine. E anche stasera, salirò e mi siederò sulla mia seggiolina a guardare da lontano la madonnina, una sciarpa al collo e nessuna luce. Un’ora due ore, vedo. Magari anche solo venti minuti.

  10. anch’io ho dimenticato i miei desideri, anzi ho anche smarrito la capacità di riconoscere i miei talenti. è veramente un periodo di m…a. Leggendo il libro si coglie come la tua esperienza di downshifting sia realmente genuina e provata sulla tua pelle. Poi è vero che, come qualcuno ha già detto, ti sei trovato in situazioni favorevoli, però tu hai avuto il coraggio di provarci, di dire basta. Da quando ho finito di leggere il libro sto pensando a come recuperare qualche talento (dovrò pur averne qualcuno) se non per fare downshifting radicale (famiglia numerosa, mutuo, ecc.) almeno per ritagliarmi spazio per qualcosa che sia mio, che mi faccia stare bene, che mi serva a smetterla di dire tutte le sere: un altro giorno è volato via anonimamente. scusa lo sfogo, credo che ci vedremo il 25 novembre a Reggio Emilia. grazie per la tua testimonianza.

  11. E’ proprio vero. Anche a me ha colpito e fatto riflettere quella parte del libro. Ho 27 anni, dovrei essere nel pieno dell’ambizione carrieristica, ma sono responsabile di un ufficio da 6 anni ormai e sono già stufa. Sogno la mia vecchia vita al mare, dove sono cresciuta, ed è ancora lì che mi aspetta. Prima o poi lo so che ritornerò.
    E sarò sia libera di che libera da.

  12. Vero, il punto è molto sottile, tanto che io non riesco, in questo momento, a dare una risposta, però è uno stimolo alla riflessione (se ne trovano cosi pochi, questi stimoli sembrano merce rara….).Forse diventa necessario e indispensabile sentirsi”liberi da..” per poter diventare “liberi di…”?Può darsi, “liberi da” tutto quello che ci viene inculcato per potersi permettere “di” pensare e addirittura sognare secondo il proprio sentire.In questi anni dove pensavo e sognavo di liberarmi, ma con la paura di non riuscire ad avere abbastanza per mantenermi, facevo questo esercizio:entravo in un centro commerciale o in un outlet e iniziavo a gironzolare mettendo a fuoco tutte le cose che più (credevo) mi attraessero.Ferma davanti ad una vetrina sognavo, ad esempio,di possedere quel fantastico paio di scarpe, superfighissime e super costosissime…..poi mi allontanavo e piano piano si allontanava anche il pensiero che quelle scarpe fossero la soluzione di tutto.
    Magari uscivo con un libro, un cd o un fantastico cono di gelato( fantastico per quanto possano esserlo quelli che si trovano in quelle finte gelaterie…)però mi rendevo conto che superato quel momento di forte impulso (appreso chissà dove, davanti a chissà quale immagine folgorante di qualche superstar con superscarpe…)tutto ritornava alla normalità ed io vivevo bene anche e soprattutto senza.Per me oggi i centri commerciali (e che dire delle vetrine di via Montenapoleone o via Condotti etc etc etc) rappresentano la prigione, la prigione dentro la quale siamo costretti a vivere per poter avere, possedere sempre più cose superflue. Certo non tutto è superfluo, ma è molto difficile riuscire a scindere il superfluo dal necessario e cosi ci cotringiamo a superlavoro per poter avere TUTTO, senza renderci conto che in realtà stiamo perdendo tutto, tutto quel tempo che nessun centro commerciale potrà mai restituirci, perchè, non so se lo avete notato, ma li non si trova, neanche nella vetrina più scintillante di tutte, il tempo ce lo dobbiamo cotruire e vivere ognuno secondo le proprie capacità .
    Forse siamo noi a dover mettere questa benedetta parola fine!Anzi il forse fa parte del superfluo, dobbiamo, se veramente lo sentiamo (desideriamo,sogniamo…)mettere la parola fine o…adesso basta!

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