Quattro…

Quarantacinque giorni fa, circa, è uscito “Adesso Basta”. Speranze ce n’erano, ottimismo anche (quello c’è sempre). Ma nessuno poteva prevedere tutto questo. Raffica di interviste (in alcuni giorni ne ho fatte dieci in un colpo solo), migliaia di email e post su un numero incalcolabile di siti e social network, la prima edizione scomparsa in 4 giorni, poi la seconda, la terza, ora la quarta. Presentazioni una dietro l’altra, ogni giorno una città, non solo in Italia. E la gente, la gente fisica, quella con corpo, faccia e speranze… strette di mano, incoraggiamenti (a Verona una ragazza: “Grazie perché alzi la voce. Vai avanti così!”). Pochi giorni fa, alla stazione di Torino, due ragazzi che mi fermano e mi dicono “Tu sei quello di Adesso Basta! Grandissimo! Il tuo libro è una boccata d’ossigeno!” Insomma…

Mi chiedono “Sei contento?” e come potrei non esserlo. In pochi immaginano quanto duro sia tutto questo. Non faccio più nulla che non sia “Adesso Basta”, non sto mai a casa, passo le notti a rispondere alle email… Veramente estenuante. Ma potrei non rispondere a tanta gente, gente per bene, bella gente, che mi scrive cose vere, concrete, della propria vita, dei propri sogni? A volte mi chiedono cose alle quali non ho alcuna idea di come dar seguito. Mi chiedono di fondare un partito (???) mi coinvolgono in cause sociali, cose che neppure conosco…

Io ero e resto un uomo di mare, uno scrittore di romanzi. Le mie idee, i miei sogni, erano e restano focalizzati su questo. Sarebbe imperdonabile perdersi adesso, perdere ora la rotta, dimenticare di lanciare l’occhio alla bussola, regolarmente, come quando si naviga in altura. La lezione l’ho imparata a memoria, l’ho mandata giù con tanti sorsi di vita, nel tempo, e fa parte di me. Qualunque cosa accada, come in mare, si tiene la barra al centro, non si cambia. Questa per molti è una storia collettiva, una storia comune, ma per me è la mia vita. Libertà e autonomia, sogno che si realizza. Da questo non mi distolgo. Tornerà il silenzio e si procederà in quella direzione. Ora, naturalmente, non può che esserci una pausa, non posso che distogliermi temporaneamente dalla mia rotta. Ma per una buona causa, per un libro che va bene, che mi aiuterà molto, e per la gente, tanta gente come me che scopre di non essere sola, di essere in sintonia con tanti altri. Straordinario. Buon viaggio. A me e a tutti.

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16 pensieri su “Quattro…

  1. Ciao Simone,

    Sono anni che ci penso: mollare tutto e cambiare totalmente vita.

    Già una dozzina di anni fa, alle Canarie, in viaggio con quella che ora è mia moglie, incontrai una coppia di Barcellona, che aveva fatto una scelta simile alla tua: vincenti nella finanza avevano mollato tutto per una capanna sulla spiaggia e un catamarano.

    Certo è più facile cambiare da soli. Forse l’avrei già fatto da tempo se non avessi tre figli di cui due già in età scolare.

    Ho appena letto “The Four Hour work week” di Tim ferris (“La settimana lavorativa di 4 ore”. Non so se sia stato tradotto in italiano) ed è pieno di buoni consigli per reinventarsi ed ottenere di più in cambio di molto meno.

    Grazie di aver aggiunto una voce al coro timido ed inascoltato della nostra generazione insoddisfatta.

    Se riuscirò a rientrare in Italia per le feste, nonostante l’inferno dei trasporti di questi giorni, cercare il tuo libro sarà la prima cosa che farò.

  2. ciao simone..
    sono entrato in libreria per comprare un libro.. il mio primo libro..si perchè a 29 anni non ho mai letto uno
    c’erano molti libri ma tra tutti l’unico che ho sfogliato è stato il tuo..è alla fine ho deciso di comprarlo fatico un pò a leggerlo perchè non sono abituato a leggere mi viene sonno ma l’interesse è più forte e pino piano arrivo al termine del libro e forse all’inizio di una nuova vita…
    grazie simone…….

  3. Ho letto il libro. Che dire. Complimenti per il coraggio, la determinazione e il realismo manifestato nell’affrontare questo delicatissimo e fondamentale momento nella tua vita.
    Ti do del “tu” anche se non ci siamo mai nemmeno incontrati sia perché siamo coetanei sia perché è più confidenziale, più adatto a chi si pensa essere affine. E poi penso che le persone intelligenti, che non devono dimostrare il loro valore, perché gli è riconosciuto, molto spesso non amano i fronzoli. La semplicità è l’elemento che li caratterizza, pur nella complessità dei loro pensieri e la profondità del loro intelletto.

    Leggerti è come immergersi in un benefico ristoro. Si vaga con la fantasia e ci si continua ad interrogare trasponendo quello che si legge nella propria sfera privata e personale. Ma non si tratta di un volo pindarico…riesci a riportare il lettore sugli aspetti concreti e seri che consentono di affrontare questo tema con energia ma anche con la giusta dose di realismo. Ho annuito parecchie volte, ho pensato…cazzarola…lui ha espresso meglio questo concetto ma è proprio quello che penso pure io.
    Ci hai messo più di 10 anni per prendere il coraggio di lanciarti e quindi mi conforta sapere che non sono io il meschino che continua a fare un passo avanti e a volte due indietro tentennando dopo gli slanci di cambiamento. È la fase più delicata, quella dell’indecisione, del mollare il certo per l’incerto. E se poi si è di indole non particolarmente decisionista…beh…è ancora più dura.
    Mi ha fatto sorridere quello che hai scritto nel libro circa il dubbio. Se questo è vero non arriverò mai a grandi livelli nella scala gerarchica aziendale. Anche se, su questo punto, ho avuto qualche brivido nel leggere quanto scritto in merito. Significa che ai vertici istituzionali o del potere si troverebbero troppe persone non all’altezza (determinate, questo si). Ho capito molto bene cosa intendevi ma mi sono trovato spiazzato perchè ho da sempre associato la condizione di chi si pone dubbi come una dote che attiene le persone intelligenti, che pur nella consapevolezza delle proprie capacità e nella loro determinazione sono anche disposte a riconsiderare, magari parzialmente, le proprie convinzioni quando sull’argomento vengono date chiavi di lettura alternative. Hai presente le riprese fotografiche scattate da diverse angolazioni? La stessa immagine non assume significati diversi in base al posizionamento da cui è osservata? Insomma, questa pippa per dire che se il dubbio è eccessivo rischia di portare all’immobilismo ma se una persona ne è priva mi fa davvero paura.

    Ammetto la mia sorpresa nell’immaginarti dirigente di alto livello, abituato ad una vita comoda ed assistita, dedicato interamente al proprio incarico ma altrettanto capace di contribuire attivamente alla ristrutturazione della propria casa, al fare lavoretti che sempre meno persone sono in grado di concludere dignitosamente…un po’ questa tua immagine fa, scherzosamente ed affettuosamente, girare le balle. E’ l’effetto che dava un amico di corso che riusciva a vedere gli amici, fare sport, dedicarsi a una innumerevole serie di interessi extra – facoltà, perfettamente a suo agio con una lingua straniera, che si presentava all’esame prendendo 30 dopo che per lo stesso voto – o spesso per qualche cosa di meno – noi ci si rinchiudeva in esilio monastico astraendosi dal mondo.

    Scherzi a parte. Concludo apportando il mio personale plauso assieme a quello delle parecchie persone che prima di me te lo hanno già manifestato. Ne sarai assuefatto ma ambivo anch’io a dare il mio contributo confermando la stima nel gesto compiuto e nella simpatia verso la persona che ha saputo infondere speranza nel mio cuore.

  4. Ciao Simone…Ecco, come avevi richiesto,copio sul tuo blog il messaggio che ti avevo inviato su FB Ci provo. Questo estratto di OSHO che é mi capitato di leggere ieri… così affine al tuo pensiero ed alla tua azione in atto:
    “Se non lasci cadere la tua personalità, non riuscirai a trovare la tua individualità. L’individualità è data dall’esistenza; la personalità è imposta dalla società, è un meccanismo sociale. La società non può tollerare l’individualità, perché nessun individuo sarà mai succube come una pecora. L’individualità ha la qualità del leone, il leone si muove da solo. Le pecore vivono sempre nella folla, sperando che lo stare nella folla faccia sentire al calduccio. Stare in una folla fa sentire protetti, al sicuro. Se qualcuno attacca, in una folla è possibilissimo salvare se stessi. Ma da soli? Solo i leoni si muovono in solitudine. Ognuno di voi è nato leone, ma la società continua a condizionarvi, a programmare la vostra mente in funzione dell’essere una pecora. Vi dà una personalità, una personalità rassicurante, gentile, manierata, obbediente. La società vuole schiavi, non persone saldamente devote alla libertà. E vuole schiavi perché tutti gli interessi istituzionali richiedono obbedienza.
    Un antico racconto Zen narra di un leone, allevato da pecore, e che quindi pensava di essere una pecora. Finché un giorno, un vecchio leone lo acchiappò e lo portò in riva a uno stagno, mostrandogli così il riflesso del suo volto. Molti di noi sono come questo leone – l’immagine che abbiamo di noi stessi non ci viene dalla nostra esperienza diretta, ma dalle opinioni degli altri. Una “personalità” imposta dall’esterno rimpiazza l’individualità che sarebbe potuta crescere dall’interno. Diventiamo simili a tutte le altre pecore del gregge, incapaci di muoverci liberamente, e inconsapevoli della nostra vera identità. È tempo di dare uno sguardo al riflesso del tuo volto nello stagno, e di fare un passo per spezzare qualsiasi cosa tu sia stato condizionato dagli altri a credere di te stesso. Danza, corri, scuotiti, fai gibberish – fai qualsiasi cosa ritieni necessaria per svegliare il leone che dorme dentro di te…”
    Con un sorriso una bella buona giornata a tutti e soprattutto buona serena vita a noi tutti…

  5. Ciao Simone,

    ho letto il tuo libro con estremo interesse e mi è piaciuto molto.
    L’unico aspetto che però mi ha lasciato perplesso è quello dei soldi.

    Citi cifre che secondo me sono astronomiche e completamente al di fuori della portata della stragrande maggioranza dei lettori. La maggior parte delle persone che conosco in Italia lavorano ancora e spendono per vivere meno soldi di quanti ne spendi tu dopo aver smesso di lavorare.

    Secondo me avresti fatto bene a ragionale di soldi in termini relativi e non assoluti: “se oggi spendo X devo aspirare a spendere X/2 e a guadagnare autonomamente X/4”.
    Definire la “zona downshifting” essere attorno ai quattrocentomila euro ha secondo me scoraggiato un sacco di persone: i giovani d’oggi ne guadagnano ottocento al mese, mille e due quando va bene. Quando li vedranno mai quattrocentomila euro tutti assieme? Mai.

    A parte questo dettaglio è un bel libro che mi ha ispirato molto e che consiglio di leggere a tutti.

    Saluti cari,
    Alain De Carolis
    New York

    • Alain, consentimi di dissentire. Quello che conta è il metodo, lo schema. Io quando ero “giovane” ne guadagnavo parecchi di meno di 800 al mese, ed ero pure laureato, master, etc. La quota di persone che come tu intendi “certamente-non-può-farcela” è bassa. E biosgnerebbe vedere caso per caso. Queste persone devono essere sostenute e aiutate, per questo c’è lo Stato. Ma la stragrande maggioranza della gente può vivere in modo più libero se vuole. Ci metterà vent’anni a liberarsi? Meglio che mai… Qui da noi c’è troppa paura Alain, troppo immobilismo. Dobbiamo tornare a vivere come gli italiani hanno sempre fatto, in modo avventuroso, in modo forte, con gioia con dei bei sogni in testa. E questo non è un problema di soldi…

  6. Mi è venuto in mente il finale de “L’avvocato del diavolo” quando Al Pacino dice “Vanità…Decisamente il mio peccato preferito”.
    Sì, sarebbe davvero un peccato che ti perdessi proprio adesso, ed è cosa buona custodirsi dalle tentazioni del successo.
    Mi dispiacerà quando rallenterai la tua presenza “pubblica” ma tu hai già fatto quello che dovevi fare, ci hai indicato la rotta.
    Ora sta a noi prendere in mano il timone e portare in mare aperto la barca della nostra vita. Nessun altro può farlo al posto nostro.

  7. Bravo Simone !
    Ho finito di leggere il tuo libro.
    In realta’ l’ho divorato… 🙂

    Non c’e’ stata pagina in cui tu non mi abbia tolto le parole di bocca
    Continua cosi’.

    😉

  8. Grazie per l’ispirazione Simone.
    Un bel libro il tuo, l’ho letto durante un viaggio in Australia, subito dopo aver terminato “Il futuro del lavoro” di Domenico De Masi, altro grande libro.

    Grazie ancora.

  9. Ciao Simone,
    il tuo libro mi ha raggiunto in Cina, dove vivo da quasi 5 anni per lavoro, per mezzo di un amico. La prima sera ne ho lette le prime 75 pagine di fila prima di crollare dal sonno, un record per me… Non vedo l’ora di finirlo nel weekend. La cosa buffa e’ che mi hai fatto ricordare mio padre. Era uno che in casa sapeva fare di tutto e solo ora, grazie anche a te, riesco ad apprezzarne il vero significato..

  10. godendo il libro.complimenti.ha letto il mangiatore di loto di somerset maugham? E’un po’ un adesso basta del secolo scorso. E’ edito dalla conchiglia di capri, se non lo ha letto. Glielo raccomando. Mi e’ vento in mente quando parla dell’ottantaquattresimo anno…in bocca al lupo fab

  11. Chiedo scusa, ma non sono d’accordo e non riesco proprio a tacere!Non poteva esserci titolo migliore, perchè quell'”adesso basta”è come un urlo liberatorio o come una delineazione netta tra il prima e il dopo, nel tentativo faticosissimo di riprendersi il tempo e un po’ di vita, ad ognuno il suo metodo e la sua storia, ma per ricominciare qualsiasi cosa, da un “adesso basta”bisogna partire.

  12. Ciao Simone sono molto contento per come si stà diffondendo il virus perotti , un altro tassello di cambiamento aggiunto
    ancora grazie

    Luca

  13. Apprezzo molto la tua capacità di restare in equilibrio, guardando in molte direzioni e soprattutto amandoti. Al fondo di tutto, del tuo libro e della tua esperienza e del modo in cui stai portando avanti anche la comunicazione sul tuo libro c’è un grande amore. Io regalerò alcune copie del tuo libro ad amici che avranno la capacità di leggerlo con serenità; a questo proposito, credo che il titolo sia un pò fuorviante. L’hai scleto tu? Fa pensare a quei manuali di autoaiuto con ricette veloci in dieci passi per imparare a pensare positivo. Il libro invece è tutt’altro, profondo e scritto in modo molto piacevole e chiaro.

    • in effetti no. però devo essere sincero, a me un titolo migliore non è venuto… con i titoli degli altri sono fortissimo, con questo mio libro ero nel buio più totale… anche “Strategia e filosofia di chi ce l’ha fatta” è veramente troppo forte. Magari avercela fatta… ci sto provando, questo sì… ma chi ce la fa mai veramente???

  14. Che bella storia Simone!
    E’ meravigliosa, ovviamente, la tua felicità per il successo del Libro, ma se posso permettermi ancor più meraviglioso è il tuo essere Uomo di mare, che ti aiuta nel non perdere l’Orientamento.
    In bocca al lupo e grazie per il buon viaggio.

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