Il caso Beha

Oliviero Beha mi ha raccontato ieri una cosa che ha dell’incredibile. La Repubblica, con cui lui ha avuto un contenzioso (vinto) qualche anno fa, ha tolto per alcuni giorni il Teatro Ghione di Roma dal tamburino del giornale (l’elenco quotidiano dei teatri con gli spettacoli) “solo” perché lui andava in scena con uno spettacolo tratto da un suo libro. Un amico gli avrebbe poi rivelato che esiste un software che cancella dal noto quotidiano ogni cosa relativa a qualche personaggio inviso. Il tutto mentre la stessa Repubblica indiceva una campagna per la libertà d’informazione. Non ho conferme di questa informazione, se non le parole di Oliviero Beha, il quale tuttavia è noto per essere credibile e onesto quando apre bocca.

Questa cosa fa il paio con un altro fatto abbastanza inquietante. Il libro di Oliviero Beha “I Nuovi Mostri” (Chiarelettere), impietosa fotografia del nostro sistema mediatico e intellettuale imbalsamato e truccato, non è stato recensito da nessuno. Per recensirlo, in effetti, i media avrebbero dovuto dare spazio al loro accusatore, un giornalista e scrittore libero, senza padroni, che dice le cose come stanno. In questo modo, naturalmente, hanno dato ragione integralmente alla fotografia scattata da Oliviero.
Il risultato è che per quanto Oliviero Beha abbia un suo pubblico costruito in anni di credibilità e serio lavoro d’informazione, il suo libro ha venduto assai meno del dovuto.

Oggi dunque impiegherò la mia giornata a inorridire per questi due fatti, e a parlare del libro di Oliviero a chiunque incontri. A cominciare da voi. Compratelo, per favore, per ristabilire le cose secondo ragione e per manifestare di fronte a fenomeni come questi.
Del resto, cosa c’è scritto in “Adesso Basta” a questo proposito? “Il potere non ama che circolino persone libere sul suo territorio. Un uomo libero non compra quello che gli dici di comprare, non vive dove gli dici di vivere, non vota quello che gli dici di votare. Uno dieci, cento uomini così e il potere è spacciato“. Uno come Oliviero Beha al Sistema fa esattamente questo effetto.

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9 pensieri su “Il caso Beha

  1. L’ho comprato ieri, insieme all’ultimo “Eros Terminal”.
    Ho detto “Adesso basta” per almeno un paio d’ore. Ore spese benissimo. Sono rientrata che, senza esagerazioni, mi lucevano gli occhi. Sentire qualcuno dire e affermare cose che pensi da sempre è sempre una piacevole scoperta. Stavolta è stato ancora più, è come se da un grado di consapevolezza abbia fatto un salto, salito un gradino. Beha, come Perotti, sono due persone che continuerò a seguire.
    Grazie 🙂

  2. tratto da wikipedia
    “Oliviero Beha (Firenze, 14 gennaio 1949) è un giornalista, scrittore e saggista italiano…ha condotto su Rai Tre trasmissioni come Va’ pensiero…

    Dal 2005 è commentatore politico e di costume per l’Unità. Fa parte della redazione del quotidiano Il Fatto Quotidiano, diretto da Antonio Padellaro”

    “un giornalista e scrittore libero”?

    pensavo che la “liberazione” partisse innanzitutto dal liberarsi dai luoghi comuni del sistema ed anche da quelli fintamente “antagonisti” o “radical chic.

    Saluti.

    • Beh, davide, la sua carriera è un catalogo di gesti “contro”, che gli hanno fatto perdere poltrone, trasmissioni RAI, rapporti… per aver sempre voluto dire la sua verità, senza condizionamenti, a partire da quando rivelò che l’italia a Spagna 82 pagò per passare il primo turno dei Mondiali, fino a Italiopoli, fino ai Nuovi Mostri. Mi pare un po’ poco lusinghiera la tua disamina… E poi il Fatto è l’unico giornale italiano che non ha finanziamenti di stato o di partiti, si autopaga integralmente… non mi pare poco. Per altro collabora con Il Fatto, non è membro della redazione. grazie del tuo contributo, comunque!

  3. Leggerò. Pur non essendo disfattista credo che l’Italia stia attraversando uno dei periodi più bui dell’ultimo secolo.
    Tra l’altro mi pare che Beha nei prossimi giorni sarà a S.Giuseppe Vesuviano, in occasione del Festival del libro e della scrittura, chissà che non possa prenderlo lì, autografato.
    Ciao Simone, cambiato tutto qui, dal link preferiti non ti trovavo più.

  4. volevo proprio chiederti come era andata con Beha. e’ un uomo vero e parla a tutti con chiarezza. leggerò anche il suo libro.

  5. Beha mi è sempre piaciuto, lo ascoltavo con radio zorro e poi video zorro nelle pause pranzo di più di 14 anni fa! E ricordo bene quando in una puntata di video zorro intervistava il sindaco di Palermo, quello che ora è sempre onorato e rispettato e opera nelle forze che guidano il governo. Era sempre in Sicilia a raccontare e intervistare, un soldato del bene ma soprattutto uno che raramente ha espresso dei commenti. Questo distingue un vero giornalista da un pagliaccio. Quelli che quasi si elevano su un piano astratto della coscienza, e ti ascoltano, ti spiegano e poi, come è giusto che sia, sei poi tu cittadino a tirare le somme.

  6. Ragazzi visto quanto costano questi libri, veramente… teniamoci informati, è l’unica cosa che possiamo fare per tenerci svegli e attivi. Se ci chiudiamo nelle nostre piccole esistenze e ce ne freghiamo avremo solo voglia di vivere in un posto che non sia l’Italia. E l’Italia siamo noi, invece. Siamo noi quelli che possono fare la differenza anche nella ricezione delle informazioni. Non teniamoci all’oscuro, in questo caso costa veramente poco.
    Leggete anche questa lettera di cervelli in fuga al presidente….
    http://download.repubblica.it/pdf/LetteraPresidenti.pdf

    caro saluto a tutti
    simona

  7. ciao, da qualche tempo ti seguo (grazie ai media- intervista a lifegate ed al fatto che da qualche tempo sto imparando a conoscere il significato della parola downshifting) e da qualche tempo sono costretto a fare i conti con la ‘necessità’ di rallentare perchè perderò il lavoro a breve. la cosa comica è che la probabilità che io perda il lavoro è proporzionale alla ‘libertà’ di cui non mi sono mai privato ‘circolando’ nell’ambiente in cui opero.

    personalmente concordo con te sul fatto che sia giusto sostenere la libertà, trovo altrettanto giusto che nessuno paghi questa libertà cercata, non trovo invece giusto che un uomo conosciuto possa godere di più ampi spazi di libertà di un normale impiegato che sta perdendo il lavoro. Parlo certo di me ma anche di molti altri che, come me, in questo momento si devono piegare alla necessità e rinunciare alla libertà conquistata.

    Oliviero almeno non deve rinunciarvi ma può più semplicemente scegliere quanti siano i ‘gradi di libertà’ di cui godere.

    Grazie ancora per l’esempio che dai.
    Stefano

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