Il Giusto…

Albero, tramonto e laguna in Mozambico

Albero, tramonto e laguna in Mozambico

Di una cosa non ho mai parlato, e nessuno me ne ha mai chiesto. Eppure è un aspetto molto importante: cosa perdi (soldi a parte) smettendo di fare la vita che tutti fanno? Si è detto molto di quel che acquisti, di quel che guadagni, di come la tua vita si arricchisca di libertà, serenità, calma, tempo, etc. Ma cosa perdi?

Non poche cose, a dire il vero. Ma ce n’è una molto raffinata, non così immediatamente misurabile e prevedibile. La chiamerò “Il Riposo del Giusto”.

Ricordate la leggerezza provata il giorno dopo un esame universitario? Avete presente l’ebbrezza, quasi la vibrazione corporea, che scuote ognuno il sabato mattina, dopo una dura settimana di lavoro, certi di esservi guadagnati il riposo, di aver dato tutto e di meritare ora una mattinata senza responsabilità, senza peso, senza doveri? Avrete tutti ben chiaro cosa accade il primo giorno di vacanza, quello stordimento leggero, quell’inquietudine positiva, che suona come “Ahhh… finalmente, ora per un po’ di giorni mi sono meritato un po’ di riposo…”. Avete capito?

Ecco: questo, con il downshifting, scompare. Ed è una perdita secca, guardate, diciamo le cose come stanno. Una vera e propria perdita. Nella nostra vita c’erano momenti così, in cui il guerriero che aveva combattuto nel traffico, sgomitato coi colleghi, fatto tardi per finire il suo lavoro etc… finalmente si riposava, e la sua coscienza era tranquilla, certa di aver dato quel che doveva, forse di più del dovuto, e ora però… ah, ora meritava tutto, tutto il proprio riposo, la propria quiete. Un premio. Ecco: questa serie di momenti, scompare.

Tuttto si gioca sul filo della coscienza, del nostro dover essere, del modo in cui viviamo i nostri impegni. Noi SAPPIAMO che dobbiamo fare, esserci, adoperarci. Sappiamo che se non lo facciamo, siamo deprecabili, siamo fuori dal giusto. Ecco da dove nasce il piacere di quei momenti, dal fatto che li viviamo nella coscienza di poterceli consentire moralmente, o almeno secondo la morale imperante.

Capite che cambiando vita, tutto si capovolge. 24 ore al giorno, semmai, rischiamo di aver il senso di colpa di non meritare tutta quella libertà. Non è un premio, infatti, ma una conquista immorale. Mentre tutti sgobbano, noi… siamo liberi. Vergogna! Non siamo nel giusto, perché il sistema ci accusa di essere sfuggiti al dovere. Mai più proveremo quei momenti ebbri e leggeri conseguenti all’obbligo. E’ un po’ come l’evaso finalmente libero, che gode più dell’uomo libero da sempre.

Solo se abbiamo lavorato bene dentro di noi riusciremo a spalmare quegli istanti, con meno ebbrezza ma più consapevolezza, sull’intero arco della nostra vita. Solo se arriviamo a quel momento solidi e preparati sfuggiremo al senso di colpa, ci approprieremo di tempo e volontà e saremo, nella media, più felici di prima. Senza quei picchi, senza quelle vette. Ma con molte altre cime maestose su cui vivere.

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30 pensieri su “Il Giusto…

  1. ciao simone volevo dirti che sono anni che sento queste cose che tu scrivi e questa voglia di cambiamento certo non ti bussa alla porta ci vuole tanto coraggio e voglia di vivere di piccole cose che ti riempono la vita.non ho mai mollato questo sogno di trasferirmi in un posto mite la liguria .mi blocca che sono con una bimba sola di 6 anni ma e questo il futuro che vorrei dare a lei la liberta .viviamo nella bassa padana ti puoi immaginare il …invivibile…in libreria il tuo libro era finito ma arriva a giorni nn vedo l ora di leggerlo!PURE A ME CAPITA DI FREQUENTE DI NON TOLLERARE PIU NESSUNO E SOPPORTARE ALKE MI RITIRO IN ME STESSA E STO MEGLIO .QUESTA TUA FILOSOFIA DI PENSIERO L HO LETTA NEL LIBRO THE SECRETS DIMMI SE SBAGLIO MA E SEMPRE LA FORZA DELLA MENTE CHE TI PERMETTTE DI FARE GRANDI COSE!!!TI AMMIRO TANTO E SPERO DI VEDERTI…LARA

  2. Che bello ! quando leggo i post di Simone e di voi tutti mi faccio sempre il mio piantino liberatorio e poi sopratutto spengo il pc con il sorriso sulle labbra perchè sò di non essere sola.Ho trascorso dai 20 ai 26 anni da downshifter lavorando stagionalmente a Madrid,a Mallorca, Alonissos (Grecia) Puglia e Sardegna mantenendomi e pagando SEMPRE un affitto con annessi e connessi (a volte l’ho pure sub affittato per “farcela” con le spese!)Poi, chissà perchè, ho deciso che ero diventata “grande”,che se non rientravo in tempo nella macchina lavorativa italiana ne sarei rimasta fuori per sempre e così…ora sono 7 anni che lavoro in banca (ne ho già cambiate 3!!!) e non c’è verso : io non sono questa, è inutile, ci ho provato ma ogni mattina in cui mi guardo allo specchio pronta a partire mi riprometto che qui sono solo parcheggiata.Sono venuta a vivere (sempre in affitto) a 300 mt dall’ufficio per risparmiare denaro ma sopratutto tempo della mia vita,torno a casa 50 minuti per pranzo,ho avuto la fortuna di entrare in un ambito lavorativo sicuro,abbastanza ben pagato e con buoni orari.Ma…Io voglio di più.La voglio tutta la mia vita.Voglio anche quelle 8 ore che non mi piacciono per niente in mezzo a numeri,tassi e gente ricca e gente povera.Voglio lavorare ma di un lavoro che mi nasce da dentro: sogno di recuperare vecchi mobili, sverniciarli, trattarli,ricrearli con semplicità.magari vicino vicino al mare.Magari con ilmio compagno che lavora con le barche.Magari con un labrador da portare in spiaggia a correre.magari con un bimbo che mi aiuta a raccogliere le nostre zucchine dall’orto. Ahhhh….
    Buon vento a tutti

  3. Gentile Simone,

    ho appena ricevuto notizia che lunedì prox (25/01) verrà nella mia città a presentare il suo libro (di cui non avevo ancora sentito parlare per la verità). Allora ho letto qualche stralcio e visitato il sito, poiché la cosa mi ha molto incuriosita. Non vorrei sembrare polemica, ma sono una persona abituata a mettere (e mettersi) in discussione…verrò senz’altro ad ascoltarla lunedì sera e leggerò anche il libro per potermi fare un’idea più precisa, ma già il titolo mi sembra retaggio di un linguaggio manageriale: indica una via di successo in qualche modo (sebbene di tipo diverso rispetto a quello cui siamo abituati, è vero), ma sempre di un modello di successo si tratta…e per tutti quelli che, invece, non ce la fanno oppure non ce l’hanno fatta?
    Mi ha colpito il brano dedicato alla ricerca della casa, scrive che ha speso “solo” € 100.000 per lavori che sarebbero costati molto di più, ma evidentemente partiva già avvantaggiato, poiché credo che avesse già quel capitale senza dover ricorrere al mutuo, che vuole garanzie e poi le rate da pagare….allora mi è venuto in mente che la sua scelta è di sicuro bella e invidiabile ed encomiabile (soprattutto in tempi come questi ultimi che stiamo vivendo), ma ELITARIA, nel senso che lei ha “sfruttato” per vent’anni quel ruolo che le ha permesso di creare i presupposti (anche) economici per potersela permettere, una volta messo a fuoco ciò che desiderava dentro di lei. Comprerò e leggerò di sicuro questo manuale, come lei lo definisce, per capire se la “strategia” possa essere applicata anche al mio caso: laureata 36enne, madre single già avvezza alla decrescita, con forte desiderio di cambiamento e sviluppate abilità pratiche ma, ahimè, scarsissime risorse economiche e spese fisse mensili, lavoro dipendente full time fascia media (no manager o similari). Grazie per l’attenzione, ci vediamo lunedì.

    • Niente male Alessandra… Con un simile bagaglio di prevenzione verso il libro direi che lei costituisce una specie di prova del nove per me. Se le dovesse piacere lo considererei un miracolo!!! Scherzi a parte, spero che lo possa leggere cogliendo gli aspetti utili e tralasciando quelli che non le interessano. Tenga però conto che si è fatta qualche idea sbagliata sulle mie finanze. Io lavor barche e taglio la legna per scaldarmi. Ho mille paure sui soldi e sto affrontando una sfida onesta, senza tesori o eredità o risparmi favolosi. Comunque, chiacchiere a zero, lo legga e mi dica. Un caro saluto. Simone

  4. Ciao Simone.
    Trovo il tuo libro bello e interessante.

    Mi chiamo Giuseppe, vivo a New York con mia moglie Marisa e i nostri tre figli di 17, 14 e di 10 anni a New York da oltre 16 anni.

    Gli affari vanno a gonfie vele anche con la ricessione di mezzo, pero’ io e mia moglie abbiamo un gran bisogno di “down-shifting”.

    Amiamo l’ Italia ed andiamo ogni estate per 5 settimane. L’ anno scorso abbiamo conprato una bella casa a 5 minuti dal mare giu in Sicilia, e stiamo cercando di prepararci per vivere un giorno il meglio dei due mondi.

    O appena finito di leggere il tuo libro, (me lo son fatto portare da mio fratello che vive a Milano e ci viene a trovare ogni anno per Natale) e sono pienamente daccordo con te, volere e potere.
    Io e Marisa (mia moglie) quando siamo arrivati a New York avevamo 200 dollari in tasca e un bimbo di 6 mesi, abbiamo lottato tantissimo, ma sopratutto abbiamo lavorato tantissimo, ma alla fine ci siamo riusciti.
    Adesso l’ altra battaglia e saperti godere quello che ai, ed essere contento e soddisfatto di quello che ai.
    A volte parlo con dei clienti di una certa eta’, magari sessant’ enni, e mi dicono “avrei potuto conprare quel Building la’”, oppure “mi sono lasciato scappare quell’ affare”.
    Il punto e, non si arriva mai, bisogna sapersi fermare quando si e forti e giovani.

    Quindi:
    Thanks a lot for all your encouragement and keep it up, good luck to you and to all the people out there like us looking to improve their lives.

    Our dream is one day to go back to Italy, to write books and make great wine…..Salute!!

  5. mmm hai frainteso, non essere prevenuto. Non facevo alcuna ironia: proprio mi piacerebbe fare quello: vedere gli altri che lavorano e io me la spasso. Si può anche lavorare part time = 1/2 stipendio =1/2 consumo, e stare la metà giornata libera a vedere girellare i lavuradur.Ad esempio…

    • no, sai… è che ogni tanto arriva qualcuno che fa il saggio sul monte… In ogni caso capisco (ora) il modo in cui lo dici. Però a me non piace speculare su quelli che lavorano, sentendomi io bravo e loro no. Capisco che era una mezza battuta la tua e ci rido, però in generale vedere qualcuno che si fa il mazzo tanto dalla mattina alla sera mi genera compassione sana, partecipazione, più che soddisfazione. Io la mia scelta l’ho fatta per me, ad aggioingere, non contro altri o per sentirmi migliore. E’ un discorso lungo. ciao!!

    • Angelo, se quel che scrivi è ironico, ti ricordo che io la libertà me la sono sudata e guadagnata a mani nude, da solo, senza aiutini. Ergo rispetto per chi lavora ma anche per me.

  6. Ciao simone, sono francesca e da qualche settimana sono ufficialmente una downshifter! Un po’ per forza di cose e un po’ assecondando il flusso del destino mi ritrovo oggi a lavorare da casa con orario comodi e flessibili e tempo libero per vedere crescere mio figlio di diciotto mesi e VIVERE.
    Quello che dici però mi ha molto colpito perché quello che mi manca di più in queste prime settimane di nuova vita è quella sensazione di adrenalina pura dopo un impegno, come il mal di testa dopo l’esame, e quel pomeriggio libero dopo che la mattina ho organizzato una conferenza stampa ai limiti dello stress selvaggio e…me lo sono meritato.
    Abituarsi a questa calma perpetua può essere difficile, come disintossicarsi da una droga.
    E’ che è siamo cresciuti con questa idea che per dimostrare il nostro valore dobbiamo essere super produttivi. Invece possiamo essere un esempio per amici e colleghi presi dal vortice del produrre per consumare e non hanno il tempo di vivere.
    E’ stato bello scoprire il tuo blog. A presto
    Ps. Anche io ho scoperto il mozambico in un viaggio ontheroad solo pochi mesi fa ed è stata una rivelazione.

    • l’ha fatta uno dei compagni di viaggio a Ilha de Mocambique, nel centro del Paese. Isola bella e piena del fascino dei resti della colonizzazione portoghese.

  7. volevo ringraziare ICS per quanto ha scritto di Amoz Oz (mi ha dato grande gioia)e tutti quelli che consigliano nuove letture che sicuramente farò!!!

    l’augurio che faccio a tutti non è buon week end ma buon nuovo giorno!!!!

  8. Caro Simone ,
    prima di tutto grazie di avere scritto il tuo libro, anzi i tuoi libri.
    se posso ti vorrei dare un consiglio e fare una piccola , spero costruttiva, critica:
    il consiglio e’ visto che sei in quei posti bellissimi di leggere se non l’hai gia’ fatto “Ebano ” e ” Autoritratto di un reporter” di Ryszard Kapuscinki, giornalista polacco e scrittore straordinario che , anche se non ne hai bisogno , ti potra’ dare spunti e conferme sulla posizione che hai preso.
    la critica e’ invece questa:
    la tua scelta e’ stata anche di dedicarti
    alla scrittura. ho come l’impressione che a volte tu cerchi di giustificarti con qualcuno.rinunciare allo stipendio eccetera. ma scrivere E’ un lavoro.
    ogni lavoro ha i suoi tempi , e lo scrittore che ci da’ emozioni ,allegria interpretazioni,
    amore , dolore, speranza, per me e’ importante come e quanto chi ci procura il cibo. Perche’ ci da’ cibo per l’anima.
    e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno.
    La sensazione del riposo del giusto la troverai e la gusterai all’ uscita del prossimo libro.
    Per scrivere ci vogliono anche stimoli e ognuno ha i suoi.
    La vela e’ uno stimolo straordinario.
    Buon Vento
    Barbara

  9. Tu cambiati la vita da cima a fondo. Apri una pagina nuova. Sii libero. Tutto ciò che ti sarai lasciato alle spalle resterà solo, senza di te. Non potrà più farti nulla di male. Una quantità di oggetti personali non ti serviranno più, nel posto nuovo. Le persone vicine ti hanno sempre trattato come se tu appartenessi loro, come fossi solo un attrezzo nelle loro mani, un mero strumento per la realizzazione di un ambizioso progetto di cui tu non capisci lo scopo. Vecchi odori che ti sei abituato ad amare. Il giornale sportivo che leggi sempre da cima a fondo. Ma sì, basta, lascia perdere tutto questo, abbandonalo a se stesso. Basta. Quanto si può cedere? Devi invece alzarti e darti a te stesso: appartieni a te stesso, non a loro. Se anche sarà strana la tua stanza senza di te, vuoti e strani gli scaffali che hai tu stesso fissato al muro in testa al tuo letto, strana e impolverata la scacchiera che hai intagliato con grande impegno, ma anche con delicatezza, dal tronco di un ulivo durante tutto l’inverno scorso, strano in giardino il palo di ferro intorno al quale avevi in mente di montare un pergolato di vite. Non temere: col tempo tutto ciò smetterà di sembrare strano e sarà solo abbandonato. (…). E se un giorno o l’altro ti capitasse di percepire un vecchio odore o sentire dei cani abbaiare in lontananza, o la pioggia che scroscia seguita da chicchi di grandine sul fare dell’alba e tu improvvisamente non riuscirai più a capire quel che hai fatto, quale follia, che diavolo ti ha portato via da casa in capo al mondo, allora dovrai respingere quelle sensazioni con tutte le tue forze, per non rabbrividire come chi sente gli sguardi puntati sulla schiena, nel buio. Tu non hai potuto fare a meno di andare. Non potevi mica restare per tutta la vita ad aspettare, senza sapere cosa e perché stavi aspettando. (Amoz Oz)

  10. Ragionavo su questo tema proprio ieri! E’ un pò che non entro nel blog, stiamo diventando tutti telepatici? Anche perchè poi, “per caso”, trovo che sul finale del romanzo che sto leggendo, “Tropico Del Capricorno”, Henry Miller dice proprio:
    “Voglio impedire a quanti più uomini posso di fingere di dover fare questo o quello perchè debbono guadagnarsi da vivere. Non è vero. Si può anche morire di fame, ed è meglio. Ogni uomo che volontariamente muore di fame butta un’altra zeppa nel processo automatico.”
    E ancora: “Capisco pian piano che persona tremendamente civile son io […] Essere civile significa aver bisogni complessi. E un uomo, quando è davvero cresciuto, dovrebbe non aver bisogno di nulla.”
    E ancora: “Voglio trovare un qualche lavoro, ma non voglio esser parte di questa cosa, di questo infernale processo automatico.”
    E prima ancora: “Che me ne importa del costo delle cose? Sono qui per vivere, non per contare. E proprio questo quei disgraziati non vogliono che tu faccia: vivere! Vogliono che tu passi tutta la vita a sommar numeri”…
    Naturalmente, vi consiglio questo libro con tutto il mio cuore. Inoltre, credo che un modo per tornare a sentire di meritare momenti di riposo sia applicarsi a fare quello per cui siamo a questo mondo, e anche se fosse scrivere, dipingere, danzare, cantare o suonare, non è facile attenersi a una disciplina…
    Buon lavoro creativo a tutti! Sonia

  11. A me succedeva che la giornata di lavoro non finisse mai, arrivavano mail da oltreoceano anche di notte, che io controllavo da casa, e le cose andavano fatte sempre “per il giorno prima”. Ero sempre in ritardo sulle scadenze e tutto avrebbe potuto esser fatto meglio e prima…ahime’ io non avevo quasi mai la coscienza tranquilla e la certezza di aver fatto tutto quel dovevo. .(ma forse lavoravo in una situazione di disorganizzazione particolare e quello di sentirsi sempre in difetto e’ un problema mio)… Ma poi davvero c’e gente che non va quasi mai in ferie (gli americani) facendoti pesare le tue due misere settimane, chiamandoti anche durante le vacanze come se tu fossi indispensabile al grande destino dell’azienda, salvo pagarti e trattarti come l’ultima ruota del carro.
    Allora anche la bella sensazione che tu dici, a me mancava da tempo. Ora che non lavoro piu’per me ci sono comunque (piccoli, e’ vero) riposi del giusto. Quando ho finito con la casa alla mattina e me ne esco per un caffe’, quando i bambini sono a letto la sera e la casa torna tranquilla e io mi godo il silenzio (e il marito) invece di accendere ansiosamente il pc e controllare compulsivamente la posta. Forse sono ancora in stato di grazia….vedremo in futuro.. Ciao Adele

  12. Ciao Simone… ieri mattina ho consegnato le mie dimissioni dopo 8 anni di onorata ””’carriera””’ in banca. Erano anni che ci pensavo, mi inventavo mille scuse per non farlo, tutte plausibili… guarda un po’. Ho letto il tuo libro “Adesso basta!”. Beh, è stato un po’ come incontrare qualcuno che, dandomi una pacca sulla spalla, mi diceva: “Coraggio. Non è poi così terribile cambiare”. Credo di doverti ringraziare. Grazie di cuore e buona vita! Una bancaria ‘alienata’.

    • wow lidia… che responsabilità che mi dai! spero tu abbia fatto bene i tuoi ragionamenti, ma mi pare di sì… complimenti allora!!! e buona nuova vita!!!!

  13. Ciao,
    io lavoro in una azienda bella grande e vedo parecchie persone tutti i giorni posso dire che spesso chi lavora 9/10/12 ore al giorno il sabato ha sempre mal di testa e la domenica ha sempre l’ansia di ricominciare ……durante le vacanze i primi 15 giorni deve recuperare sonno ed energie e gli ultimi dieci pensa già a quando dovrà rientrare…. nessun riposo meritato da godere…..cioa

  14. questa mattina prima di cominciare mi sono regalato la lettura di questo post e relativi commenti.grazie a tutti voi,ogni commento è uno spunto di riflessione. “nero fuori”?! o NERO DENTRO?!!!?
    solo una curiosità,perchè ti accorgi della mancanza di quei brevi e a volte comunque incompleti momenti di ebrezza da META RAGGIUNTA e li chiami una perdita secca,ora fai una vita molto più ricca e quei momenti sono forse meno evidenti ma credo molto più frequenti.
    aiutami a capire se puoi.
    buon vento

    • Vedi Morris, l’analisi deve essere vera, autentica, impietosa, per essere utile. Una serie di momenti di ebbrezza forti mancheranno a chi sceglierà la libertà. Va detto. Che poi questo non modifichi il bilancio in attivo della libertà conquistata, per me è cosa assodata. Ma sento la responsabilità di aver scritto e detto cose che stanno spingendo molti a ipotizzare (o a fare) un grande cambiamento. Dunque voglio aiutare me e loro ad analizzare ogni singolo elemento di questa scelta, perché qualunque cosa compresa, quando accade, non destabilizza, mentre il suo opposto sì. un augurio a tutti di splendido weekend… di ebbrezza.

  15. Non si tratta proprio di “convincere”!!
    Chi l’ha provato lo sa e basta, io stessa sette mesi fa ho provato la stessa identica sensazione.
    E’ un miscuglio di colpa e vergogna, dato dall’essere sempre vissuti col senso del dovere fin dalla nascita.
    A volte siamo noi stessi a condannarci, perchè come leggevo in un post precedente, a volte i nostri pensieri e le nostre azioni non vanno sempre di pari passo…

  16. senzazione provata più volte Simone!!!
    che dire a volte mi sento ancora uno “sfigato” parlando con amici che si fanno il c…. tutto il giorno e se ne vantano.
    non è affatto facile

    ma poi mi dico per me può essere sempre lunedì o sabato e non fare differenza..non è poco se si vive facendo quello che ci piace!

    notte a tutti

    • a chi ti riferisci quando dici “voi”? Io parlo per me balckout. Mi riferisco alla mia esperienza diretta, fatta, provata. Qualcosa non ti torna? Spiegami…

  17. oggi l’ho fatto, sapevo che avrei fatto incazzare tutti a morte, ma volevo prendermi una sorta di spazio tutto mio fuori dal bisogno di liceità in cui sono costretta a muovermi. Sono arrivata a lavoro con un ora e un quarto di ritardo perchè volevo restare ancora un po’ a guardare negli occhi l’uomo che amo, senza scappare e mollarci li di corsa. Sapevo che era illecito e quando sono entrata a lavorare fingendo testa bassa, al richiamo : “potevi avvertire, diamine” ,dentro di me ho goduto non tanto per la cattiveria verso loro, ma per quello spazio MIO in cui mi sono autorizzata ad agire senze dover chidere il permesso. Cosa possono farmi, oltre che continuare a segnalarmi come individuo lavorativo pericoloso? 🙂 In attesa di molti momenti sulla vetta, faccio piccoli tentativi di volo. Un abbraccio a tutti.S.

  18. Ciao Simone,

    credo di capire chiaramente quello che vuoi dire, ed effettivamente è qualcosa a cui è bene prepararsi, per cui .. grazie dell’invito alla riflessione.

    Penso però che questo senso di euforia e di ebbrezza da vetta raggiunta, il respirone finalmente tirato di cui parli (che effettivamente è parte dell’esperienza di vita di ciascuno), faccio davvero fatica a ritrovarli nella condizione lavorativa di oggi, o almeno, nella mia (per questo ho deciso di provare a riguadagnarmi “tempo per vivere”!).

    Senza soluzione alcuna di continuità, siamo perennemente compressi a lavorare con tempi impossibili, in una realtà “imbrigliata” tanto e talmente da essere ormai priva di spazio per la fantasia e per il “sogno”.

    Pare che lo stress sia un fattore efficace per l’organismo solo quando è sporadico … vivere continuativamente sotto stress non solo non è produttivo, ma anche foriero di frustrazione; spesso addirittura si perde di vista il “quando” un obiettivo lo si è raggiunto! Sai che a volte mi capita di lavorare tutto il giorno, rispondere a decine di email e telefonate, entrare e uscire da riunioni fiume …. e la sera non solo non riuscire a ricordarmi tutte le cose che ho fatto, ma neanche provare alcun tipo di soddisfazione che non sia il “finalmente per oggi è finita”? Non è desolante tutto ciò?

    Credo che sia l’aver applicato le proprie energie ad un obiettivo ambizioso e desiderato (sognato) e infine ottenuto – specie se con fatica – che ci fa rendere in cuor nostro onore al merito. E credo che se l’obiettivo in questione diventa il riguadagnarsi la vita (e non solo da vivere), hai ragione tu … il gran respiro soddisfatto forse non lo tireremo tutti i giorni di tutte le settimane con la stessa assiduità… ma penso che l’ultimo, quello che attende prima o poi (speriamo più poi che prima) ognuno di noi, sarà ben diverso e più soddisfatto di quello di chi ha girato ciecamente su una ruota da criceto cercando di realizzare obiettivi non suoi e trascurando tutto e tutti intorno a sè…
    grazie sempre e comunque!
    buonvento, un abbraccio, ciao

  19. Hai ragione Simone! Anche io ogni tanto ricordo con un po’ di nostalgia la sensazione di libertà ed euforia che provavo quelle rare volte in cui riuscivo a ritagliarmi un pomeriggio libero, o ad uscire anche solo un’ora prima dall’ufficio. Era veramente una bellissima sensazione, che in effetti adesso non provo più perché nella mia vita attuale non c’è qualcos’altro che le assomigli. Però a pensarci oggi com’è triste la vita degli schiavi del lavoro!

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