Isola dell’anima

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29 pensieri su “Isola dell’anima

  1. Ciao Simone, grazie, grazie e ancora grazie…

    Siamo in tanti a pensarla come te, forse per te è stato più facile perché sei stato per anni sotto pressione e ad un certo punto della tua vita ti sei detto… adesso basta… ma sai quanti vorrebbero fare il tuo passo ma non ne hanno il coraggio! Ben vengano libri come il tuo che consiglia di cambiare vita solo se si hanno degli obiettivi e dei sogni da realizzare.

    Ciao Andrea, non prendertela, ma forse la tua è un po’ di invidia…

  2. Andrea,la storia della clinica di Serra D’Aiello e’ tragica e non va bene usarla per farne una battuta. Detto questo, quello che io sto cercando di fare di me e’ esattamente l’infermiera, volontaria, avendo io una grande PASSIONE per gli altri. L’aggettivo strepitoso a me va bene, detto da chiunque e questo e’ tutto. un saluto Adele

  3. Interessanti i vostri commenti, a parte quelli di Adele, una voce degna della clinica di Serra d’Aiello (di una delle infermiere, intendo, non delle pazienti…).

    Io credo che noi tutti potremme stare qui a disquisire del come e del dove, della rava e della fava, se sì o no, ma alla fine saremo costretti a svegliarci.

    Il libro di Simone è un prodotto editoriale, un prodotto. Riflettiamo su questa parola.

    PRODOTTO.

    Noi e i nostri prodotti, insieme alle teorie del “come mi salvo il culo con 700 euro al mese”, saremo travolti dagli eventi, dalla Storia.

    La classe dirigente di questo pianeta, Perotti stesso, che oggi fa il santone della sobrietà, ci ha portati sull’orlo di un precipizio.

    C’è un certo autoritarismo nell’affermazione di Simone quando afferma che “un uomo senza una grande passione è un uomo malato”. A me questa frase fa paura… non so a voi.

    Credo che non stia a nessun uomo affermare come vada vissuta la vita degli uomini. Riflettiamo anche su questa parola abusata:

    PASSIONE.

    Il carrozzone consumistico delle olimpiadi invernali di Torino aveva proprio come slogan “Passion lives here”. Una passione che ha deturpato intere vallate, incrinato equilibri millenari e ucciso di fatto intere culture. Si chiama genocidio. Leggete il “mondo dei vinti” di Nuto Revelli.

    Bella passione, complimenti.

    E’ la giustificazione di quasi tutti i delitti uomo contro donna: delitto passionale. L’ha fatta a pezzi e poi l’ha sotterrata in giardino… era un uomo passionale…

    La passione è lo spettro di dio, di un dio interiore che ti dice “vai a fai tutto quello che A TE sembra giusto, soddisfa la tua passione, ne hai diritto!”

    No, cari amici, non è di uomini passionali che abbiamo bisogno…

    Rabbia o terrore, ci sarà spazio solo per questi sentimenti, scegliamo da quale parte stare.

  4. sei incazzato,
    fai parte di un sistema artefatto che ti ha risucchiato e ti ha succhiato tutto,
    anche la speranza.
    Ho visto un documentario sui savant e sulle loro capacità, legate all’assenza di schemi e convenzioni nel loro cervello.
    Ho pensato che il coraggio della leggerezza non è cosa da tutti.
    Troppe, troppe parole.
    In ogni caso, tra la singola illuminazione ed una rivoluzione globale intravedo una simpatica via di mezzo, checché ne dica
    “l’insurrezione che viene”. Ciao. 🙂

  5. ma cosa non va in una giornata strepitosa ? gli scrittori e i poeti veri sono uomini, di solito umili e modesti nei confronti di se e del proprio lavoro, mica se ne vanno in giro a parlar forbito o a declamar versi….credo che siano intenti prima di tutto a vivere
    meglio un uomo di un sedicente (ma anonimo) esperto di comunicazione.
    Cosa vuol dire troll ?
    ciao Adele

  6. Andrea dice:
    Quindi io non contesto nulla, semplicemente sostengo che “lasciare il lavoro” per sentirsi liberi è l’equivalente di “avere un lavoro per sentirsi utili”.
    Licia risponde:
    il messaggio che io ho raccolto dal libro di Simone è che se il tuo lavoro ti va stretto, non corrisponde ai tuoi desiderata,se le rinunce sono troppe, se ti senti in gabbia, se hai capito che i soldi che ti procuri stando in gabbia non ti danno la felicità/autenticità a cui ambisci, allora cambia rotta , ci sono altre possibilità, guardati dentro, guardati attorno e vedi se vuoi e se riesci a cambiare rotta e prendere la TUA di rotta.
    Se il tuo lavoro e la tua vita ti vanno bene, ok stacci.

    Andrea dice:
    Siamo sempre lì, è il retro della medaglia. La libertà è un’altra cosa, la libertà è partecipazione, ricordate il grande Gaber?
    Licia risponde:
    più partecipazione di questa! Un blog, uno scambio di opinioni, mille porte e possibilità aperte. La libertà sta nel poter scegliere cosa fare e cosa non fare, a non andare contro la propria natura.

    Andrea:
    Ecco, nell’esperienza di Simone manca la partecipazione, c’è molta solitudine, il trascloco fatto con l’immancabile suv manageriale, la casetta nel verde, e un tronchetto che brucia nel camino.
    Licia risponde:
    Penso che sia la fase di passaggio, tutti noi dovremmo provare cosa significa la difficoltà delle piccole cose, che nulla è scontato e nulla ci è dovuto. Anch’io inmontagna ho vissuto senza luce per un po’, romantico, poi ho messo il pannello…
    Ma dovremmo abituarci a vivere con più austerità, è molto più autentico e ti tiene coi piedi e col cervello per terra.
    Vuol dire riappropriarsi di ritmi più lenti, che sono quelli naturali, che sono quelli “ecologici”, bisogna sapere quanta fatica ed energia viene spesa per le nostre comodità. Avrà un altro significato poi bruciare un pezzo di legna…
    Noi abbiamo perso di vista completamente il costo reale delle cose e di quello che facciamo, il mondo così può andare solo incontro all’autodistruzione.

    Andrea dice:
    Mentre il mondo fuori va a fare in culo.
    Licia risponde:
    Mi sembra che invece qui si stiano confrontando e riunendo diverse persone che improvvisamente vedono di non essere più sole, è come minare un sistema dalle basi, questa è rivoluzione…
    Cambiare i singoli, spronarli alla autosufficienza, all’orgoglio di sè, nessuno potrà renderli schiavi ed un giorno il potere si troverà isolato là in alto e , dietro, più nessuno.

  7. Io, a differenza della maggioranza di quelli che scrivono e riflettono a voce alta su questo blog, sono molto daccordo con le riflessioni che fa Andrea. Anche secondo me la visione tutta individuale è il vero punto debole della scelta di Simone, scelta che peraltro io rispetto perchè ritengo autentica.
    Il libro era appena uscito, io lo avevo letto subito e questo era stato il mio commento a caldo (che rilancio qui perchè non mi piace il modo in cui il pensiero di Andrea viene liquidato, secondo me varrebbe la pena di “allargare l’orizzonte”…
    saluti a tutti

    “Gaea says: 19/10/2009 at 15:08

    Caro Simone,
    ho conosciuto per caso la tua storia, così ho preso il libro e l’’ho letto con curiosità e interesse.
    Pur essendo io molto diversa dal profilo di persona a cui ti rivolgi nel tuo libro, ho sgomberato la mente dai pregiudizi e sono arrivata alla fine, apprezzando molto coraggio, caparbietà e coerenza.
    C’è una cosa che pero’ non mi torna: la visione tutta individuale, sia del problema che della soluzione.
    Voglio dire… chi come te ha frequentato le stanze del potere, osservando da spettatore privilegiato i danni le menzogne le storture le aberrazioni di cui è capace il sistema capitalista, perchè alla fine se ne va, nemmeno sbattendo la porta? perchè non mette a frutto le proprie capacità e conoscenze per combatterlo a vantaggio anche degli altri?
    Non sto dicendo che proprio tu devi risolverci a tutti quanti il problema del plusvalore; sto dicendo pero’ che “”10-100-1000 (vietnam!) manager”” che fanno la tua scelta potrebbero dare un contributo ben maggiore oltre che occuparsi di figli e passioni.

    Io credo profondamente che la deriva di questo sistema debba essere combattuta tornando al “noi”, non rifugiandosi nell’’io.
    Allora se la parola “rivoluzione” non è più di moda, è anacronistica, fa paura, ecc ecc… parliamo della “decrescita felice” di Latouche, un concetto che non puo’ prescindere da quello di collettività. Le economie di scala di cui parli nel libro, si raggiungono meglio e in modo più efficace e sostenibile se si fa rete, gruppo, collettivo, chiamiamolo come si vuole.
    Non so se sono stata chiara, spero comunque di averti dato uno spunto su cui riflettere. E spero che non mi liquiderai con la parola “utopia”.
    In ogni caso, auguri per la tua nuova vita.
    Gaea

  8. Andrea,
    hai dato ottimi spunti !

    Pero’ ti dico che queste cose le ho pensate anch’io da parecchi mesi, e sono giunto a una conclusione.

    Preferisco il ‘sistema-Perotti’ che quello dell’insurrezione.

    Il potere con il passare dei secoli si e’ fatto furbo e oggi come oggi riesce a mettertela in culo senza fartela sembrare tale.
    Fare l’insurrezione improvvisa, violenta, destabilizzante, poteva avere senso ai tempi di hitler dove il potere veniva esercitato con la forza.

    Oggi il potere e’ molto piu’ subdolo perche’ ha capito che ottiene molto di piu’ con la persuasione che con la forza.
    Dunque bisogna rispondere nello stesso modo.

    La storia e’ piena di momenti di benessere seguiti da invasioni ‘barbariche’ che vengono usate dal potere per riscuotere consenso e rimettere di nuovo ‘sotto’ la popolazione.

    Che ci voglia ordine e’ fuori discussione, altrimenti sarebbe solo caos.
    La crescita individuale passa anche attraverso l’ordine e il controllo.
    E’ l’eccessivo controllo a scatenare poi la rivolta dello spirito umano.

    Ma oggi non serve a nulla andare a Roma e lanciare sassi.
    Passeresti sempre dalla parte del torto, perche’ secondo il potere, non c’e’ nessuna dittatura in essere(apparente, lo sappiamo)e dunque con che motivazioni vai a ‘spaccare’ tutto ?

    Dunque ritengo che la forma migliore di rivoluzione in questo momento storico sia una rivoluzione INTERNA , delle menti, delle coscienze, perche’ i mezzi ci sono, ma pacifica, non improvvisa, non inaspettata, ma SOLIDA, inattaccabile.
    E internet e’ il mezzo migliore.
    Io mi preoccuperei di piu’ quando inizieranno a chiudere anche internet…

    Quindi :
    – lavoro su se stessi (lavoro interno, evoluzione della propria mentalita’)
    – condivisione della propria esperienza personale
    Queste sono le armi a nostra disposizione per uscire da una condizione che non ci piace.
    Usiamola.
    E Simone questo mi pare l’abbia capito e ce lo stia dicendo da un pezzo.

    Saluti.

  9. Chi, in un dibattito in rete, accusa qualcuno di essere un troll solo perchè non partecipa al coro unanime del consenso, ricorda molto da vicino Silvio Berlusconi che da del comunista illiberale a chiunque gli ricordi una idea difforme dalla sua…

    Potrei ricordare a tutti che le case editrici più intelligenti oggi assoldano giovani blogger per dare corpo in rete a onde di consenso per ilfluenzare le vendite: tanti commenti positivi sono sempre sospetti.

    Il marketing è guerra, e Simone questo lo sa.

    Questo solo per dire che io non sono un troll, ma un lettore del libro, che ha già scelto dieci anni fa di uscire dal sistema, per ricominciare tutto da capo.

    Quindi io non contesto nulla, semplicemente sostengo che “lasciare il lavoro” per sentirsi liberi è l’equivalente di “avere un lavoro per sentirsi utili”.

    Siamo sempre lì, è il retro della medaglia. La libertà è un’altra cosa, la libertà è partecipazione, ricordate il grande Gaber?

    Ecco, nell’esperienza di Simone manca la partecipazione, c’è molta solitudine, il trascloco fatto con l’immancabile suv manageriale, la casetta nel verde, e un tronchetto che brucia nel camino.

    Mentre il mondo fuori va a fare in culo.

    Infatti, la parte più interessante del libro, anche se in effetti non dice nulla di nuovo, è quella in cui Simone prospetta le comuni della terza età. Persone che insieme fanno delle cose, quindi microsistemi sociali che possono col tempo divenire macrosistemi sociali.

    Questo al potere fa paura, e Simone lo sa. Tollerare un fricchettone o un ex manager che si chiudono in una capanna a farsi canne o a scrivere libri è più facile che vedere una comunità di persone che fa massa critica.

    La soluzione possibile, secondo me, può essere solo l’aggregazione, il progressivo prendere corpo di cittadini organizzati, di tutte le età, che si ritrovino a ricostruire forme di convivenza.

    Ma anche questo è a rischio. Il potere non tollererà e se ciò si verificasse, scatterebbe la repressione, legislativa e poi poliziesca.

    E’ per questo che l’unica soluzione è l’insurrezione di massa. Inaspettata, improvvisa e destabilizzante. Come un’onda che travolge tutto. E non ci siamo lontani.

    Consiglio a tutti la lettura di questo libro, gratuito!, pubblicato in rete

    http://www.scribd.com/doc/17342773/Insurrezione-che-viene

    Molti di voi lo conosceranno, o forse no. Ma vale la pena leggerlo. Non c’è speranza in questo libro, ed è giusto che sia così. E’ sincero. Questo non è momento il storico per contemplare la propria fuga dal sistema. Così si è complici del sistema.

  10. caro simone,
    volevo ringraziarti!
    Io e mio marito ti abbiamo ascoltato su radio2 e abbiamo avuto i brividi nel sentire qualcuno che la pensasse esattamente come noi..
    siamo arrivati al punto di non ritorno..quello in cui o salti o perdi tutto!
    Abbiamo deciso di mollare tutto, di cambiare vita, di chiedere un mutuo con la garanzia dei miei (io sono disoccupata, lui grafico senza praticamente clienti!) e di comprare una piccola casetta in quel di ostuni (io sono di sabaudia) per renderla vivibile e farne un piccolo B&B che sia anche laboratorio creativo dove poter dar aria al nostro estro..lui dipinge, cucina ed io creo bigiotteria, ed essere punto di riferimento per chi vuole!
    Insomma..abbiamo deciso di fare il salto ora che aspettiamo un bimbo che merita di avere prospettive vere, valori in cui credere,che merita di scoprire la bellezza delle emozioni e dei sentimenti puri..
    insomma, ci siamo..e appena tutto sarà reale saremo felici di ospitarti nel nostro angolo di paradiso!
    grazie!!
    a presto!
    m.

  11. Purtroppo a volte chi legge tende a generalizzare, attribuendomi frasi o intenzioni che non mi appartengono. Ho detto più volte che considero il libro un ottimo compagno di cambiamento, l’ho letto e mi ha accompagnato in un percorso già iniziato. Non credo nell’operazione commerciale studiata a tavolino dall’autore del libro o da chichessia, dico solo che ciascuno si porta dietro quello che è stato, anche nel suo modo di rapportarsi al mondo e certi toni un poco giornalistici dell’autore durante le sue riprese mi hanno fatto sorridere. Ripeto, credo proprio che questo scrittore abbia voluto raccontare, con grande dignità, quello che ha fatto e per questo lo ringrazio, per gli stimoli alla riflessione che ha prodotto. Non mi piacciono per nulla le dicotomie tanto care agli ammalati di disputa (televisiva) che vogliono a tutti i costi “vederci chiaro”.

  12. io credo che andrea parlando di tristezza o di resa intenda sottolineare come l’unico modo per cambiare il sistema sia quello di uscirne. non entro nel merito dei toni o dei modi.
    questo è un punto però su cui sto riflettendo. un punto importante se guardiamo al successo del libro di simone e ai commenti di tante persone.
    allora mi chiedo se è vero che il mondo si cambia di più con una riga della klein o se invece non sia davvero questo piccolo saggio di 180 pagine di vita vissuta che inizia a scardinare un po’ il mondo di oggi, che ci fa sentire spettatori di un mondo che non ci piace.
    andrea credo che contesti il sentimento di “si stava meglio quando si stava peggio” perchè è solo questo il lato che vede del downshifting. la mia interpretazione invece dell’esperienza di simone è totalmente diversa. e’ un riappropriarsi del tempo e dello spazio in cui viviamo mettendo al centro della nostra (breve) vita le relazioni con le persone e con la natura.
    questo non significa tornare all’età della pietra. significa rifondare (forse) il sistema, ripartendo dalle cose vere, interrompendo l’orrido ciclo degli ultimi 30-40 anni: sfrutto il pianeta, affamo molti popoli, produco, consumo, butto via, inquino e ricompro così produco produco e faccio soldi…PER FARNE COSA? e qui si è ammalata la società il DENARO è diventato il FINE non più il MEZZO ed è sparito un orizzonte di senso…
    quindi forse il downshifting è solo a transizione di tanti individui verso un sistema collettivo diverso. forse solo IO QUI ADESSO posso fare qualcosa e non aspettare che la politica si rigeneri, o che qualcuno da qualche parte decida per noi…

  13. … questa e’ l’italia, ….se uno dice A (e soprattutto se mette in pratica A) ce ne sono altri milioni che blaterano ma no …e’ meglio B … e cosi’ecco spiegata la Cacofonia in cui siamo immersi quotidianamente .. allora si che viene da andare su un isola ad ascoltare il vento

    … fighting for peace is like fucking for verginity (un po’ cruda ma rende…) ….ciao

  14. Da quello che dice in questo filmato si capisce chiaramente che la sua anomalia non è aver lasciato il suo lavoro da mananger ma (forse) esserlo stato.

    Bravo Simone.

  15. Mai nessuno verrà escluso da questo spazio, libero e in cui tutti hanno diritto di parola. Ho chiesto solo in privato ad Andrea più rispetto nel modo di esprimersi. Io non mi faccio dire di tutto impunemente. Definire “bufala commerciale” il mio libro è una cosa che non accetto, perché implica valutazioni morali sull’autore (sul suo animo mentre pensava e scriveva, sulle sue categorie e i suoi valori come scrittore e dunque come uomo) e non giudizi di contenuto sul libro, su cui si può essere in accordo o meno, ma che pretendo venga creduto, perché è e resta vero e basato su cose vere, accadute.
    Vedo che Andrea ha accolto il mio invito e lo ringrazio. Ho rispetto TOTALE delle opinioni di chicchessia, anche e soprattutto se opposte alle mie. Purché non si offenda me o altri. Del resto se uno scrive un libro che va in mano a decine di migliaia di persone si espone a commenti, opinioni, critiche di ogni genere. Si chiama comunicazione, cultura, letteratura, relazione. Ed è il meglio che possiamo avere dal mondo. Considero un punto d’onore, un grande successo questo scambio, l’enorme quantità di articoli sulla stampa, di interviste su radio e televisioni, le migliaia di comunicazioni ricevute. Ognuno ha la sua ricetta e il suo modo di pensare, ed è un’ulteriore ricchezza che lo si voglia condividere. Io mi limito a constatare che senza alcun particolare privilegio sono riuscito a fuggire dal sistema in cui mi sentivo inautentico. Per me essere riuscito a diventare quello che sono, e cioé uno scrittore di romanzi e un navigatore, significa aver compiuto una emancipazione psicologica, sociale, emotiva, esistenziale. Quello che ho scoperto in questo lungo processo l’ho raccontato, e mi pare che contenga elementi utili a far riflettere su come ognuno di noi può fare di più, può tentare di più, può avere di più a livello interiore e a livello sociale. Io questo non lo sostengo soltanto: lo vivo. Tutto quello che ho visto nella mia vita è servito come specchio. Ho sempre guardato la gente e mi sono misurato, ho rubato quel che facevano di buono, ho osservato le loro debolezze per curare le mie. Con questo libro mi pare che molti stiano facendo lo stesso per se stessi. A me, checché se ne dica, questo pare un risultato straordinario, cioé superiore ai risultati ordinari che si hanno individualmente, che io ho avuto come singolo individuo prima di questo libro. Ripeterò fino alla nausea contenuti e metodi della mia scelta perché accetto che venga criticata ma non posso accettare che non venga creduta, ritenuta facile o furba. Non lo è. Se poi scrivere un libro su quello che si sa, si è o si fa… è furbo, allora comprendo che la mia idea di comunicazione e di cultura non coincide con quella di altri. Ogni volta che qualcuno scrive o filma qualcosa a me pare un arricchimento. E’ su questo che viaggia la relazione dell’uomo con se stesso e col mondo dalle pitture rupestri fino ad oggi. Ed è un bene. E’ IL bene.
    Dunque piena cittadinanza ad Andrea su questo blog, purché resti nell’alveo delle opinioni, anche contrarie, e non trascenda nei toni. Io so abbastanza bene dove sono, dove sto cercando di andare. Ogni volta che qualcuno mette in discussione la mia rotta io non lo prendo sottogamba, scendo sotto coperta, vado al tavolo da carteggio, ricontrollo la mappa, verifico il GPS, rifaccio il punto nave e poi torno al timone. Questa non è una gara, qui non c’è nessuno che vince o che perde. E’ la nostra vita ed è un bene avere molti stimoli per metterla in discussione o per confermarla. Buone giornate a tutti.

  16. Cari Fulvio e Andrea,

    che non ci vedete nulla di straordinario si e’ capito.
    Se vi mostrate cosi’ “insofferenti” a questi concetti, avrete sicuramente le vostre idee in merito e un’alternativa molto valida a quella che ci mostra Simone.

    Quindi qual e’ la vostra ricetta innovativa anti-“tristezza” ?

    Se non ne avete una altrettanto valida, mi sa tanto che abbiamo perso tempo noi a rispondervi…

  17. Bene, ma credo di condividere alcune riflessioni di Andrea. In effetti la comunicazione dell’autore di questo blog è un poco furbetta. Rimane salda la mia ammirazione per il libro, però anche io sorrido di fronte ai filmati soprattutto. Anzi se devo dirla tutta, mi sembrano delle autointerviste celebrative, aggettivi buttati lì ad effetto, pause studiate…Ma credo che in fondo non sia nulla di costruito ad arte per prendere in giro qualcuno, è semplicmente lo stile di comunicazione di una persona che ha fatto un lavoro di counicazione per vent’anni. Cosa dobbiamo aspettarci? Un Calvino d’annata? No, direi di no, teniamoci questo Perotti, che avrà pure fatto un pò un’operazione di marketing con il suo libro – per inciso, direi, neanche troppo studiata – ma almeno sta trasmettendo contenuti che fanno riflettere e discutere. Non ha mai detto di voler essere un santone dedito alla conversione degli infedeli, quindi semplicemente grazie.

  18. Io ho rispetto di Simone, lui fa il suo mestiere di scrittore che deve vendere.

    La sua esperienza personale di manager in fuga è degna di essere rispettata. Condivisa, anche.

    Ma quello che voglio dire io, è che tutto questo è triste. E’ di una tristezza che ti toglie il fiato e ti prende allo stomaco.

    Dopo dieci mila anni di evoluzione, eccola la nostra idea di libertà: il downshifting.

    Scusate, ma è veramente triste!

    Ecco cosa non condivido. Scambiare lo Zibaldone di Simone come un inno alla libertà.

    Ma quale libertà? Io l’ho letto come il resoconto di un tragico atto di resa e di disillusione.

    Come dire: non ci resta che il downshifting.

    Come dire: si salvi chi può.

    Tristezza…

  19. Caro Andrea, ho letto tutti i tuoi post sul blog di Simone. Le tue sono opinioni e pertanto sono rispettabili in quanto tali. Ciò premesso vorrei tuttavia dirti che francamente le tue osservazioni mi sembrano un tantino buttate lì per far innervosire la gente (e forse il libro di Simone è solo un pretesto). Se questo era il tuo intento direi che ci sei riuscito. Altrimenti non capisco il tuo accanimento su quanto viene descritto nel libro che è la storia vera di una persona che ha fatto una scelta e che ha avuto la buona idea di metterne a conoscenza gli altri attraverso un libro. Molti, moltissimi si sono riconosciuti in quello che lui ha scritto.
    Se tu non ti riconosci, ok, l’hai detto, ridetto, scritto e riscritto, ora l’abbiamo capito, rispettiamo le tue idee. Se, come tu stesso hai affermato, di comunicazione te ne intendi, avrai già capito da solo che è il momento di chiudere.

  20. Non credo che Simone stia facendo di sè stesso e della sua scelta di vita una operazione commerciale, anzi credo che il divulgarla sia un atto di coraggio e di generosità verso chi ha bisogno di un suggerimento e/o di un esempio. La cosa che mi incuriosisce e che vorrei sapere è se questa scelta è maturata dentro sè stesso senza apporti esterni (ad esempio la filosofia zen che si avvicina molto al suo stile di vita). Comunque, nel mio ambito, ho cercato sempre di rimanere un po’ ai margini di questa società un po’ “malata” pur lavorando. Fra qualche giorno inizierà un progetto di telelavoro al quale stavo dietro dal 1996 (lavoro nello Stato) e spero, anche se in modo graduale, anche io di “liberarmi” di tante inutili abitudini e costrizioni.
    Un saluto sincero. Elena.

  21. Questi ingenui sanno apprezzare il valore della vita, la bellezza delle cose, ogni respiro di aria buona e di luce vera, come si fa a sparare a zero sugli altri con tale agilità? Boh..

  22. “giornata strepitosa, gente che sa di mare… la scogliera, il cielo blu… e allora?”

    …ecco, stà qui il punto…
    E allora ?!?!?!
    Beato chi sa essere felice con così poco.
    E senza entrare nel merito del libro e bla bla bla penso che la vita e quello che offre il mondo non è nulla senza la nostra capacità di interagirci e più abbassiamo la soglia della ns capacità di emozionarci più riceviamo regali quotidiani dalle persone, dalla natura, dall’esistenza
    Opinioni.

  23. Ciao Andrea,

    sono d’accordo con te che attira di piu’ un sottotitolo come quello scelto da Simone , rispetto a quello che hai pensato tu.

    Ti dico anche che io per ora non faro’ una scelta cosi’ radicale e netta come ha fatto Simone.
    Ci sono alcune cose che non mi appartengono.

    Sostengo da sempre che ci vuole equilibrio nella vita, quindi per ora continuo come sempre e faccio degli aggiustamenti nella direzione indicata da Simone, ma mi prendo solo quello che voglio, che mi fa stare bene.
    Questo si.

    Simone mi sembra tutto, fuorche’ un furbacchione, come stai cercando di dipingerlo tu.

    Ha detto che ha lasciato il lavoro da manager per fare lo scrittore.
    E il minimo che puo’ fare uno scrittore e’ auspicarsi che venga letto da piu’ persone possibili.
    E puo’ usare tutti i mezzi a sua disposizione.
    Poi sta alla gente ‘cascarci’ o meno.
    Ma che avrebbe dovuto fare ?
    Scrivere un libro per non fare arrivare il suo messaggio alla gente ?

    Se scriveva ‘A TUTTI I MANAGER! AUTOPENSIONARSI SI PUO’!’ doveva scrivere un altro libro, perche’ quel titolo non c’entra niente con il contenuto del suo libro.

    Davvero io non ci vedo proprio nulla di male nelle scelte di Simone…almeno e’ coerente con se stesso.

    “Cambia di più il mondo una riga di un libro di Naomi Klein che 190 pagine di una bufala commerciale ben costruita.”

    Sei tu che pensi che lui voglia cambiare il mondo.
    Simone sta dicendo in modo schietto e sincero che non ha la presunzione di fare il profeta che indica la strada agli altri, e non ha l’intenzione di cambiare il mondo.
    Ha ripetuto piu’ volte che se uno vuole lavorare 12 ore al giorno per comprarsi il cayenne, e’ liberissimo di farlo e se e’ consapevole a cosa conduce quel tipo di vita e ne e’ soddsfatto, ha tutto il suo rispetto.
    Mi sembra che vuoi vedere solo quello che ti fa comodo per poter sostenere la tua tesi.

    E poi se la ritieni una bufala commerciale perche’ sei ancora qui che continui a cercare di smontare le teorie di Simone ?
    Chi sei tu ?
    Ci dici queste cose perche’ vuoi salvarci dal pifferaio Simone ?

    Mi sa che sei tu (e non Simone) che vuoi cambiare il mondo, altroche’…

  24. Andrea, scusa se mi intrometto nella tua discussione con Simone, ma forse sono i presupposti che sono sbagliati.
    Tu parti dalla convinzione che Simone abbia scritto un “manuale” per smettere di lavorare e campare di rendita o qualcosa di simile. In realtà Simone, e l’ha spiegato forse fino allo sfinimento (suo), ha scritto un libro per parlare dell’esperienza che è diventata la sua vita a un certo punto. Lui si è accorto di non starci più dentro a quello che faceva, ha lasciato ciò che aveva, fatto delle scelte e delle rinunce, ridimensionato le sue necessità materiali e ha deciso di dedicare la sua vita alle sue passioni: scrivere e navigare. Questo c’è nel suo libro, il passaggio da un modo di vivere all’altro, con conteggi, calcoli e riflessioni.
    Solo dopo si è accorto che il suo “disagio” è comune ad altra gente. Ci sono altri che come lui hanno deciso di “ridimensionarsi” (che è la parola italiana per “downshifting”), altri che dicono “vorrei ma non posso”, altri che non ci credono e pensano a immense rendite.
    E’ tutto ok, il mondo è bello perché vario (o avariato). C’è chi in questo sistema ci sta bene e allora che prosegua. Ci sono altri che non ce la fanno più e provano a cambiare. Sono scelte molto personali, e il libro non vuole indicare nessuna via.
    Simone ha raccontato il suo percorso e nessuno di noi può farlo allo stesso modo perché siamo individui diversi e perché abbiamo esperienze e punti di partenza (e di arrivo diversi).
    Mi chiedo perché tanto livore da parte tua? Lui ce l’ha fatta, buon per lui, ma perché prendersela così? sarà mica colpa sua?
    Quel libro ognuno lo interpreta a modo suo: alcuni lo lasceranno lì scettici, altri vi troveranno un motivo per continuare a sognare, altri uno stimolo per trasformare il sogno in realtà.
    Certo, si parte avvantaggiati se si ha un piccolo gruzzolo da parte, ma poi il resto della strada la si fa da soli. Qui non si parla di ricchezze sulle quali dormire, ma di come si può vivere veramente con pochissimi soldi, eliminando tante cose che sembrano indispensabili ma che fanno solo da zavorra.
    Scusa se mi sono dilungata, ma non credo tu abbia motivo di “arrabbiarti” o “offenderti” o “essere rancoroso” (perché è ciò che traspare nei tuoi post) perché Simone ha raccontato la sua storia. Perché è la SUA vita e di nessun altro, e né tu né io né nessun altro ha diritto di giudicarlo, anche perché Simone non ha mai preteso di dare lezioni a nessuno.
    Lui aveva una storia da raccontare. Noi abbiamo scelto di ascoltarla, qualcuno di condividerla.
    Buona serata e buona vita

    PS: Simone perdonami per lo sproloquio e se dovessi ritenerlo opportuno, puoi cestinare!

  25. Simone, ma si che fai bene ….accidenti !! 🙂

    Ieri sono uscito dall’ufficio e guidavo sulla via di casa, di fronte a me uno splendido tramonto con dei colori stupendi e violenti ha trasformato una giornata normale in una bella giornata.
    A stare sempre chiuso in ufficio davanti al monitor, finiamo per dimenticarci che i nostri occhi sono fatti per vedere simili spettacoli (gratis ! …e non e’ poco visto che qui tra un po’ si dovra’ pagare anche l’aria che respiriamo) e per cosa vale la pena vivere…

  26. ti ho visto a cominciamo bene. non mi dilungo in complimenti inutili(che vengono spontanei), sto cercando di fare un percorso analogo al tuo perchè non se ne può davvero più di questa deriva in atto nel nostro sistema. non ho letto il tuo libro(e non so se lo farò, ho già tutto abbastanza chiaro)però, se non ti dispiace, mi piacerebbe se ci sentissimo per mail e approfondire pensieri, esperienze. saluti libertari, massimo

  27. Io non credo sia giusto prendere in giro le persone.

    giornata strepitosa… perché questo aggettivo? ma non sei uno scrittore? non bastava “una bella giornata”? gente che sa di mare? ma cosa significa?

    Io credo che il libro di Simone, se avesse avuto il giusto sottotitolo avrebbe venduto poco, pochissimo.

    Ben conoscendo gli strumenti del marketing, Simone ha usato la tag line più potente, persuasiva, quella che stimola la risposta emotiva della maggioranza, la seguente:

    LASCIARE IL LAVORO E CAMBIARE VITA

    Solo a pagina 180, non mi ricordo bene e non ho il testosottomano, si legge qualcosa come “questo libro è pensato per dirigenti con reddito annuo medio alto di circa euro…” e poi una cifra spaventosa, quella che un povero cristo risparmia in una vita.

    Il giusto sottotitolo del libro è questo, o uno simile:

    A TUTTI I MANAGER! AUTOPENSIONARSI SI PUO’!

    Ecco, con un titolo così, sarebbe stato più onesto. Ma, tra i tanti spedienti per tirare a campare, c’è anche quello di scrivere libri che vendano tanto, e allora cosa c’è di meglio di un libro che ti spiega come “smettere di lavorare e vivere felice”?

    Un sacco di ingenui ci casca, lo vedo anche dai commenti al blog.

    Ma siamo veramente così dannunziani? mio dio che inizio secolo! giornata strepitosa, gente che sa di mare… la scogliera, il cielo blu… e allora?

    Cambia di più il mondo una riga di un libro di Naomi Klein che 190 pagine di una bufala commerciale ben costruita.

    E per questo, caro Simone, ti faccio i miei complimenti, anche perchè di comunicazione un po’ me ne intendo. Ma solo un pochino.

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