Ancora due…

Ponza dalla Dragonara, andando al "Fieno"

Ponza dalla Dragonara, andando al "Fieno"

Oltre tremiladuecento chilometri in meno di venti giorni. Trentasei treni, e poi navi traghetto, automobili, e un po’ di strada a piedi. Circa milleduecento persone incontrate.

Grande occasione per la mia vita, incontri continui con italiani di ogni età, gente piena di sogni, passione, ascolto, parole. Gente che vive, che non si sente morta, che si sforza di pensare con la sua testa, che cambia le proprie opinioni. Gente che studia sul gran libro della propria vita. Ne ho ricavato un’opinione assai migliore di quella che avevo: c’è tanta gente in gamba, non arrabbiata, che si fa domande, che fa tanta fatica ogni giorno, senza perdere il filo.

E anche un grande Paese. L’Italia della provincia, radiosa, scorci di mondo che sistematicamente dimentichiamo, che non conosciamo in una vita intera. Sapori, odori, luci, mari diversi. Luoghi dove si potrebbe vivere bene, dove già da tempo si organizza un nuovo modo di stare al mondo, di abitare, di lavorare.

Poi l’Italia delle città, asfissiate e stanche, rumorose, monumentali, intense, che generano e distruggono energia. Le città dove tutto è più duro, dove cambiare sembra impossibile.

Ancora due presentazioni e poi… basta. Mi fermo. Torno nel mio angolo di mondo, a fare la vita che mi sono conquistato. Silenzio, libri, la scrittura del mio romanzo, le barche da pulire, la manutenzione. La solitudine. Vita, condizioni, momenti conquistati, che non ho avuto in dono dalla provvidenza, che costano paure e incertezza. Il prezzo è sempre lo stesso. Quando si decide e si parte, non si fanno saldi, nessuno sconto. Ma resiste, forte, anche la ferma convinzione di volerci provare . La speranza salda di essere su una rotta interessante, che vale la pena di essere navigata. Oggi è lunedì, un buon giorno per riconfermare una scelta. E’ anche febbraio, un buon mese per seminare tante cose nell’orto.

Tornare nel mio spazio, ogni volta, è un nuovo “no”. No alla redditizia proposta di lavoro (il vecchio lavoro…) che mi è arrivata qualche giorno fa. No a fare o dire cose che non producono benessere reale. No a vivere per consumare. No a trascorrere tempo prezioso con gente che non scelgo io. No a ripetere strade, gesti, rituali quotidiani nevrotici. No a vivere con la mappa segnata, perché il bianco sul foglio è così appassionante, così avventuroso. No alla mancanza di curiosità per gli incontri che verranno, che non sono prevedibili, che dunque mi appassionano. E poi l’orgoglio, un pizzico di orgoglio lo ammetto, per “Adesso Basta”. Migliaia di persone che lo leggono, lo apprezzano, che mi scrivono messaggi entusiasti, mi ringraziano. Per uno scrittore è un’emozione indescrivibile. Nuova forza, nuovo stimolo per scrivere.

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73 pensieri su “Ancora due…

  1. Ciao Simone.
    Ho letto il tuo libro, lo sto rileggendo per chiarirmi le idee e formularmi un’opinione, che al momento ho sospesa.
    Ma volevo dirti che la mia sensazione riguardo alla tua scelta è che si tratti di qualcosa di molto simile al monachesimo.
    Non fraintendermi, nulla a che fare con la fuga dal mondo, anzi!
    Non dimentichiamoci che furono i monaci, quieto, operoso sale del mondo a salvare la cultura e l’identità antiche dalla barbarie dei secoli bui.
    Chissà che non serva un nuovo monachesimo postmoderno, laico, che ci salvi dalla barbarie del turboconsumismo globale?
    Mi piacerebbe sentire che cosa ne pensi.

    • caro giovanni, ho poca considerazione del clero, dei preti, ma molto ne ho dei monaci. Mi hanno sempre affascinato. Andai a fare un giro in moto ad assisi, a 17 anni, e rimasi con i monaci francescani, all’eremo delle carceri, per una settimana. il mio compagno di viaggio pensò che fossi matto e se ne andò. Mi piace chi studia, chi pensa, chi sta per conto suo, chi cerca dentro più che fuori, mi piace chi non strepita, chi vive di poco, chi non ha bisogno ma ha desiderio. molto bella la tua suggestione… grazie.

  2. Per Lidia.
    Ciao Lidia, ho seguito la tua storia dall’inizio, interessante vedere la reazione dei tuoi colleghi, la gente si sta abbruttendo sempre di più in questo sistema. Io ho un capo che ha già l’esaurimento nervoso e se va avanti così lo farà venire anche a me. Due mie colleghe hanno già mollato questo lavoro (fisso!), ma non è servito a questa persona a farsi un’esame di coscienza. In questo momento oltre ad avere voglia di mollare tutto, avrei anche voglia di emigrare in un Paese più civile (vedi Norvegia, Australia). Io sono già una downshifter “naturale” come stile di vita, consumi, filosofia del tempo libero (non ho neanche la macchina)…però mi è sempre piaciuto lavorare, è la prima volta che mi passa la voglia, penso che sia l’ambiente di lavoro malsano. Intanto in bocca al lupo e tienici aggiornati!

  3. Secondo me ha ragione Adele. I blog funzionano bene quando c’è un po’ di polemica… Simone, visto che lo difendi pure… non sarà che lo paghi tu? 🙂

  4. Andrea non sarai mica uno di quei ” giovani blogger assoldati dalle case editrici piu’ intelligenti per dare corpo in rete a onde di consenso” ?

  5. Oh… un altro maschio con l’ansia da prestazione… Andrea, più che altro sembri uno che ha dei problemi di ruolo… Sai quelli delle fetse, che fanno confusione per essere notati…

  6. @ Andrea

    Ciao Andrea. Non includermi tra gli eroi. Io non mi sento tale. Fino a pochi giorni fa, appena mi fermavo un attimo a pensare a cos’avevo fatto, mi veniva l’ansia. L’idea di non avere un lavoro mi spaventava… mi sono anche chiesta se non avessi fatto una stupidata. Riguardo al posto, hai perfettamente ragione. Già dal giorno dopo, la maggiore preoccupazione dei miei colleghi, era chi avrebbe preso il mio posto. Non c’è stato neanche bisogno della fila, è bastato un giro di telefonate tra filiali per recuperare un sostituto. Tra le tante facce basite, i mutismi di persone che non sapevano che dire, le domande imbarazzate e i vari perchè, io iniziavo a sentirmi di nuovo un pochino più padrona della mia esistenza. Non ho dato le dimissioni per cambiare il sistema, nè credo sia stata la motivazione di Simone o degli altri ‘simileroi’. Io l’ho fatto semplicemente per me stessa, per vivere meglio, per dedicarmi ad alcuni progetti che considero più importanti di uno stipendio alto e di qualche vantaggio economico. La mia non è stata una scelta sociale, o dovuta a qualche mio idealismo. Ero un numero in ufficio e probabilmente lo sarò anche adesso. Quindi, no, davvero, nessun eroismo qui!

  7. si, sono morboso… morboso… uhhhh!!!!

    sono un troll morboso…

    …e sarebbe anche comodo e molto più semplice perchè non vi dovreste spremere le meningi per arrabattare una controargomentazione alle mie critiche.

    E invece sono solo un lettore molto critico verso il libro, la qualità dei contenuti e della scrittura.

    Tutto qui!

    😀

  8. Grazie di cuore Simone. In quello che hai scritto mi hai offerto degli spunti interessanti. Mi piace il tuo entusiasmo, il coraggio di andare contromano. Sei incoraggiante. Nel mio percorso ‘rivoluzionario’ due situazioni che ho vissuto da vicino hanno rafforzato la mia determinazione di cambiare rotta: il suicidio di un collega a causa di forti pressioni lavorative (e, credimi, una settimana dopo nessuno lo menzionava neppure di sfuggita) e l’esaurimento di una giovane collega che per due anni le ha impedito di lavorare. Sono situazioni limite, la mia decisione non è arrivata sull’onda emotiva di fatti così estremi, però guardarmi intorno e chiedermi chi ero, cosa rischiavo di diventare ha avuto la sua importanza. Ho valutato tante cose. Alla fine, però, il gioco a cui stavo giocando non valeva la candela. Grazie anche a Luca per le tue parole.

  9. Andrè… e dacci tregua, sii bravo. Stai tutto il giorno incollato a sto blgo. Sei un po’ morboso… Ma non ce l’hai una fidanzata, un cane da portare a spasso, una televisione…?

  10. @ Lidia et alias

    Per ogni eroe che si licenzia da un posto fisso, ci sono mille schiavi in fila per prendere il suo posto.

    Mille… a volte diecimila.

    Il succo è tutto qui. Volgiamo cambiare il sistema, sovvertirlo, creare una società più umana? O vogliamo stare qui a sentire le esperienze degli “eroi” in forma di prodotto editoriale?

    Simone e gli altri “eroi” (me compreso che ho fatto la scelta di Simone quindici anni fa) non cambieranno nulla su questo mondo. Il sistema troverà schiavi in qualsiasi momento.

    Allora perché dovrei dare tanta importanza al “resoconto di vita” di un Perotti, o di un “Fantozzi” o di un “Rossi”? Ognuno si libera come vuole.

    Conosco decine e decine di persone che hanno reinventato la loro vita al di fuori del sistema in modo anche più bello e letterariamente intrigante di quanto lo ha fatto Perotti.

    La differenza tra loro e Perotti? Semplice. Perotti ha “monetizzato” la sua esperienza. Ha dato profitto (economico, ma sopprattutto di immagine, ha creato il suo brand, e il suo vero businness iniziaerà dal prossimo suo libro) al racconto di una esperienza assolutamente ordinaria e banale.

    Perotti è un pubblicitario. Vi ha venduto aria fritta.

    In questo, gli ho sempre fatto i complimenti, e gli va riconosciuta una certa maestria.

  11. ciao Lidia,questo mio primo messaggio e’dovuto solo al fatto di volerti applaudire.rinunciare al posto in banca e’geniale!(con tutto il rispetto magari per chi non ha da mangiare)immagino i commenti di chi ti sta vicino,i colleghi,sai le stronzate che avrai dovuto sentire.abito nella provincia di roma,io sono una persona che fin da giovane,ragionando il piu’possibile con la propria testa,ha scalato marcia(downshifting)anzi adesso sto in…retromarcia!sicuramente mi farebbe piacere fare una chiaccherata con te.a te Simone farei un monumento!compito tuo era solo diffondere questo virus benefico nella societa’.e quello hai fatto!ciao!

  12. @ Andrea (e la smetto ma rileggendo il post mi sono accorta che è sfuggita una cosa)

    La coerenza degli altri, del “predicare e razzolare” della gente che mi circonda, non credo sia affar mio.
    Nel mio piccolo ho fatto delle scelte e provo a essere coerente con quelle, non sempre ci riesco, ma non permetto a nessuno di venire a farmi le pulci. Così non mi permetto di farlo agli altri.
    Se trovo che l’atteggiamento di una persona non mi sta bene, provo a capire se ci sono margini di negoziazione, poi se non si può, pazienza! amici come prima e ognuno per i fatti suoi.
    Ma di certo non mi metto a insegnare agli altri come vivere o a dir loro cosa fare o non fare.
    Un mio amico ha perso il lavoro. Per fortuna in famiglia c’è un altro stipendio. Nonostante la situazione economica non sia florida, non ha deciso di “tagliare” le spese per il divertimento di suo figlio tredicenne per non farlo sentire diverso dagli amici che vanno a sciare, a snowboardare, che hanno la t-shirt o le scarpe di un certo tipo.
    Personalmente credo che il mio amico stia facendo una “cavolata”, ma non mi metto a fargli le prediche sull’incoerenza delle spese della famiglia con lo status di disoccupato.
    Non è menefreghismo, è rispetto per la vita degli altri. Walk a mile in my shoes e allora potrai giudicarmi, ma anche no 😉

    Perciò non ci vedo proprio niente di male nella scelta di Simone. E’ la sua vita, mica la mia? Anzi, visto come gli stanno andando le cose, ha fatto proprio bene 🙂

  13. Ciao a tutti. Accolgo l’idea di condividere le esperienze di novelli ‘down-shifter’ (si scrive così?) e vi racconto brevemente la mia. Il 14/1 (data storica) ho presentato le dimissioni nella banca in cui lavoro da 8 anni. Ho lasciato senza avere un’alternativa di lavoro. Erano diversi mesi che pensavo di mollare tutto. Continuavo a spedire cv, a rispondere a qualsiasi richiesta di lavoro su internet, ma niente. Cercavo di valutare i pro e i contro, ma più il tempo passava e più mi sentivo schiacciata dalla mancanza di tempo a disposizione per me stessa. Quando tutta questa insoddisfazione ha iniziato a pesare anche sulla mia sfera emotiva ho deciso di staccare le mani da quel ramo a cui ancora mi aggrappavo. Ieri, dopo quasi un mese dalle mie dimissioni, ho trovato un nuovo lavoro. E’ un piccolo lavoretto di poche ore al giorno e, molto probabilmente, dovrò integrare con qualcos’altro per mantenermi (il mio stipendio sarà un quinto di quello attuale). Ho ancora un paio di settimane da passare nel mio vecchio ufficio. L’idea di aver lasciato le mie sicurezze mi spaventa un po’, e ora che sono in questa fase di transizione (ho lasciato il ‘lavoro sicuro’, ma non ho ancora assaporato la mia ritrovata ‘libertà’) non so bene cosa aspettarmi… Mi sento felice. Forse perchè mi sento più padrona della mia vita. Vi aggiornerò su eventuali sviluppi, se vi va. E ora spero di leggere anche qualche vostra idea o esperienza.
    Grazie mille Simone per lo spazio che mi hai concesso.

    • Cara Lidia. Un altro piccolo passo verso l’indebolimento del sistema, che non deve crollare, ma umanizzarsi, venire a patti. E non lo farà con le chiacchiere o con le minacce di sedizione. Delle minacce gruppettare o tardorivoluzionarie il Sistema si è sempre cibato. Le rivoluzioni le ha fatte sempre lui, il sistema, il potere, per rimescolare apparentemente le carte, non certo le masse, che la rivoluzione l’hanno sempre pagata prima e subita poi. L’unico modo per togliergli aria è proprio questa, dire di no. A consumi, mode, simboli, cercando una via propria e originale, assumendosi la responsabilità della propria vita invece che delegarla. Il sistema si fa forte del fatto che occorra molto, troppo coraggio per dire no, ed è tronfio della certezza che tutti prima o dopo verranno a patti con lui, chiederanno lavoro col cappello in mano per pagarsi la macchinetta e la vacanzina. Dove un uomo esce da questo gioco, lì, quel giorno, in quel luogo, accade qualcosa di eversivo, che cambia i rapporti di forza. Quel giorno, quell’uomo si toglie da sotto lo scacco e dimostra a sé e a tutti che si può vivere senza il ricatto, senza dover abbassare la testa. Lui e quelli soggetti alla sua testimonianza, diventano un nucleo di differenza, di libertà. Se tanti fanno così, come individui, ognuno sulla propria pelle, ognuno facendo il percorso necessario a diventare adulti e forti quanto basta per scegliere, allora il ricatto smette di essere invincibile, e il potere comincia a capire che la sua barca fa acqua. L’orizzonte ultimo è che tanti buchi nello scafo diventino pericolosi come un’enorme falla. La falla che l’utopia rivoluzionaria delle masse colte e consapevoli capaci di reagire tutte insieme non ha mai saputo produrre nel sistema.
      Se poi dovessi dire quanto ciò sia possibile… beh, allora credo che per onestà ritengo difficilissimo questo scenario. Meno impossibile dell’altro, ma comunque molto remoto. Non sono ottimista sulla possibilità di battere il sistema del denaro e del consumo. Mi accontento di provarci io ogni giorno. Sempre meglio di chiacchierare. In bocca al lupo!

  14. @ Andrea (sta diventando un carteggio)

    Se il mio capo oggi decidesse di mollare tutto e fare il downshifting sarebbe un miracolo e forse farebbe bene a lui anche se per me vorrebbe dire disoccupazione.
    Ma il mio capo è “malato” di lavoro, non stacca mai, vive per il profitto, gode a leggere numeri e statistiche, vendere vendere vendere e incassare… non credo abbia del tempo libero e va in vacanza solo nei posti dove può fare affari. Ecco perché non lo stimo. E’ una macchina da denaro e insegue ogni tipo di gadget esistente.
    Se si accontentasse di essere così, non sarebbe un grave problema, ma pretende altrettanto impegno e abnegazione da parte di noi collaboratori. E io, per 1000 euro al mese, non vendo la mia vita 🙂
    Ti sarà facile capire che con me non attacca molto. Faccio il mio lavoro, per quello che mi compete, lo faccio bene, ma non mi lego mani e piedi al macigno del profitto.
    Non ho le sue necessità di ricchezza perché già da molti anni vivo di poco. Non mi piace andare a cinema, non ho la tv, non faccio vita mondana. Vado in palestra e ultimamente mi concedo il lusso di imparare a guidare una moto. L’unica spesa veramente grande, che mi costringe a stare in questo ufficio, è l’affitto di casa. Altrimenti mollerei tutto e mi metterei a vendere portachiavi fatti a uncinetto e prodotti simili di bricolage.
    Se non avessi letto il libro di Simone avrei già dato le dimissioni, per ritrovarmi o disoccupata o disperatamente alla ricerca di un lavoro insoddisfacente ma stipendiato.
    Ora invece pondero e valuto. Al momento non c’è in giro nessuna alternativa, ma ciò che è fondamentale è che se cambio è per migliorare la mia vita (non necessariamente il reddito). Non me ne faccio niente di un lavoro che mi copre di soldi ma in cambio si prende tutta la mia vita.
    Il libro di Simone ha solo scoperchiato una pentola di irrequietezza che bolliva già da un po’…
    Mi sono persa nello scrivere il post perché nel frattempo il capo (telefonicamente) mi ha dettato 3 email da spedire ai nostri clienti.
    Time is money… dicono quelli come lui 🙂

  15. Invito a lasciar perdere i troll, nonchè i giudizi moralistici su Simone. mettiamo a fuoco la questione: idee su come fare DS. Il resto è panna montata sul niente, come facciamo a Milano.

  16. Toc toc. Eccomi.
    Il mio tono non voleva essere da sgambetto, ma tant’è. Le scelte personali non sono da sindacare, condivido, ma questo mi sembra uno spazio aperto dove accogliere contributi di vario genere (diversamente mi sfuggirebbe il senso). Il tema trattato si presta a diverse interpretazioni e la discussione è aperta, questo mi sembra positivo; se leggo il libro e mi viene anche voglia di fare un commento sull’argomento (essendoci uno spazio preposto a questo), evidentemente mi ha suscitato delle riflessioni, oppure ha toccato corde profonde dentro di me. Il punto non è il coraggio o il livello di frustrazione di ognuno di noi, ma secondo me è qualcosa di più sottile. Conosco diverse persone che sono fuori dal sistema e vivono abbastanza felicemente facendo i contadini o il formaggio senza scrivere un libro-manuale, forse perché non hanno il dono e la passione per la scrittura si potrebbe obiettare. Mi va benissimo anche ripensare le nostre priorità quotidiane rispetto al lavoro, allo stress da consumo, al tempo libero, in definitiva rispetto alla vita che sto (stiamo?) conducendo, in questo il libro fornisce degli spunti di riflessione. Quello che non mi convince completamente (ma trattasi di personalissima opinione che non vuole essere scagliata in faccia a Simone o ad altri come una statuetta del Duomo) è la modalità: quando noi compriamo il libro (io per la verità me lo sono fatto prestare – sigh!) compriamo un’idea, compriamo un sogno, un desiderio che poi non tutti riusciranno a realizzare, vuoi per mancanza di coraggio, per effettiva (e conclamata) impossibilità economica, per mancanza di idee e/o creatività, di fortuna anche, oppure di scarsa fiducia in se stessi, ecc. questa, a mio avviso, è (un po’) un’operazione di marketing, perché fa leva sul senso di insoddisfazione diffuso, sull’alto livello di stress nella quotidianità, insomma è un tema caldo che fa presa. Con questo non voglio demonizzare l’operazione di marketing in sé, solo mi piacerebbe chiamarla (e riconoscerla) per quello che è; poi posso comprare o meno il libro, identificarmi con l’autore oppure no, condividere o criticare oppure darmi da fare per cambiare quello che voglio cambiare nella mia vita. Infine concordo sul fatto che l’argomento principale del libro non sia tanto stare fuori dal sistema, quanto viverci in un modo alternativo o soltanto più creativo, insomma trovare un posto nel mondo (tanto per citare un non scrittore che però è in classifica tra quelli più letti – ci sarà un motivo), sfruttando a proprio vantaggio i suoi meccanismi. Allora questo sarà pure un rallentare la marcia, certe volte però è più una furbata. Scusate la mia ruvidezza.
    Spero a presto, Alessandra.

    • Alessandra, mi pare inutile continuare a sottolineare che questo spazio è libero e dunque ogni commento deve essere accolto. Mi sembra fin troppo evidente che (salvo volgarità o ingiurie, che non pubblico (ma va aggiunto che non è ancora mai capitato di dover censurare qualcuno)) io sono lieto di accogliere tutti i commenti su questo mio spazio (dico mio perché sono io che pago il dominio e io che lo amministro) e non trovo che vi sia mai alcun motivo di rammarico per le opinioni avverse. Ogni considerazione (soprattutto quelle ragionate, emesse da chi non dimostra ansie da supremazia o istinti da autoaffermazione, ma bada invece a riflettere e a riferire un’opinione che aggiunga qualcosa) è utile per pensare, preziosa per osservarsi e misurare il proprio percorso. Prego tutti dunque di dare questo per assunto e di non tornarci più. O comunque non scusatevi con me se siete critici, perché io non patisco le critiche, anzi, le leggo con molto riguardo. Circa il tuo pensiero sul marketing, invece, non riesco a capire. Seguendo il tuo ragionamento, ogni contributo culturale (film, libro etc) su un tema caldo, che prenda molte persone e costituisca un’urgenza, una necessità, etc…, sarebbe un prodotto di marketing o una sorta di furbata? Dunque anche Saviano che parla di mafia, Travaglio che parla di malgoverno nella politica, tutti temi caldi, per cui si prova disagio, che hanno un pubblico di lettori avidi di sapere cosa accade, di capirne di più, che quindi comprando quei libri manifesterebbero un bisogno di marketing… Se volessimo estendere il tuo principio, poi, perfino tutti i saggi di psicologia su solitudine, stress, sensi di colpa, problemi relazionali sarebbero delle furbate, e infine anche i romanzi che parlano d’amore (giacché tutti abbiamo bisogno d’amore) di viaggio (giacché tutti vorremmo viaggiare) etc… non è così?! E di cosa dovremmo scrivere dunque, solo di argomenti neutri, che non interessano ai più, che non sono al centro della nostra vita? Io capisco che abbiate desiderio di vivisezionare l’autore nella speranza di non trovare (o di trovare…) incongruenze, ipocrisie etc (anche se per formazione io cerco sempre di confrontarmi col testo per quel che dice di me, non per trovare corrispondenze tra idee e vita dell’autore. In fondo è su questo che si basa la comunicazione culturale), però considerare un libro che ha successo una “furbata” perché tratta di un tema “molto sentito” mi pare un poco fuori luogo. Anche e soprattutto perché io riferisco della mia esperienza e dei pensieri nati su di essa. Capirei se avessi scritto un saggio sull’argomento da mero osservatore, ma qui parlo di un fatto vero, emblematico, capitato a me (che sono uno scrittore). Dunque non vedo il punto. Circa la questione che qualcuno abbia fatto questa scelta senza scriverne, che posso dirti. Io faccio lo scrittore. Credo sia comprensibile che quel che vivo, in parte, talvolta, lo scrivo. Buona giornata.

  17. @ Dona

    Questo tuo ultimo commento è già più sensato… 🙂

    Ti capisco Dona, è dura andare in ufficio e frequentare per 8 ore un capo prepotente e autoritario che ti dice cosa fare e dei colleghi che non stimi.

    Ci sono passato e ne sono uscito volontariamente circa 15 anni fa, ai tempi in cui Perotti partecipava alle formazioni catartiche per giovani manager d’assalto al grido di “o profitto o morte!”.

    Immagina il tuo capo, che dopo averti seviziato per anni, con uno stipendio incomparabile col tuo, decide di fare l’asceta della sobrietà e il profeta di un “altro modo” di vivere.

    Metti Perotti nelle vesti del tuo capo, perché così avrebbe potuto essere.

    Prima di rispondere rifletti un po’, sono sicuro che troverai anche tu delle incongruenze nella conversione del tuo capo Perotti.

  18. Non riesco a capire.Davvero.E’ affascinante constatare come ogni persona abbia la sua personalissima visione del mondo e della vita ! Ma io dico:’sto libro mica l’hanno imposto come libro di testo alle scuole dell’obbligo! Se uno vuole se lo compra; eventualmente se lo fa prestare così non spende nemmeno un euro e tutto il discorso della furbizia per vendere decade, o no?!
    E poi, forse alcune persone ritengono che fare downshifting significhi aborrire il denaro, il lavoro e l’equazione produco-quindi-guadagno.Secondo me, e ripeto, secondo me, la scelta di Simone e di tanti di noi che con lui un po’ si identificano è improntata più sul fatto che si vuole tentare di vivere di qualcosa che ci piace e ci gratifica (non necessariamente solo in soldini che sono pur sempre necessari) con la libertà di essere imprenditori di sè stessi senza dover giustificare,senza dover timbrare cartellino, senza dover sottostare a persone che magari non stimiamo per niente per dirla con un eufemismo.Lo vogliamo chiamare downshifting?Lo vogliamo chiamare “cambiolavoroemimettoinproprio”? Per me sono solo parole (e qui tutti gli scrittori grideranno allo scandalo!) il concetto è sempre lo stesso: cerco di vivere in maniera più idonea alla mia indole, qualunque essa sia. Come si può avere da ridire su una cosa del genere?

  19. Andrea, io sono sgangherata nel DNA, per fortuna direi… Non sono allineata a nessuno e a niente e questo mi rende una moderna “disadattata”.
    Però mi piace non giudicare la vita degli altri, e le loro scelte di vita, perché ho già problemi a gestire la mia vita e poi mi darebbe fastidio che qualcuno sindacasse.
    La scelta di Simone combacia con un disagio che provo personalmente tutte le mattine quando suona la sveglia e penso che dovrò venire in ufficio, e passare 8 ore in compagnia di un capo e un collega che non stimo (ed è un eufemismo).
    Leggere il suo libro mi ha evitato di buttare tutto a mare senza pensarci, perché ho capito che questo tipo di scelta va molto ponderata.
    Poi che Simone abbia un 4×4, che faccia soldi con il suo libro, che mi usi come campione di marketing e roba simile, come si dice a Napoli “nun me passa manco p’a capa” (trad. non mi interessa).
    E’ coerente? E’ incoerente? sarà un suo problema di coscienza. A me serviva uno spunto di riflessione che è arrivato.
    Quello che ho in comune con il pensiero “adesso basta” è che la scelta è personale e individuale. Non ho intenzione di cambiare il mondo, faccio già fatica a cambiare me stessa.
    Se a voi piace questo modo di vivere, guadagnare e spendere, vi lascio il palcoscenico. A me basterebbe poter comprare una motocicletta e andarmene in giro per essere felice. Non mi serve altro 🙂
    Buona giornata a tutti, ma soprattutto ad Andrea!

  20. Fose Simone non osa dirlo, ma dire “buon vento” a un velista porta una sfiga enorme, un po’ come dire buona pesca a un pescatore.

    Tornando all’argomento, (sul post di Alessandra) credo che la coerenza sia spesso un lusso ma soprattutto un limite che ci imponiamo inconsciamente.

    X Simone: Ok il 4×4 per fango e legna, ma le vele ci stanno anche in una panda se tiri giu’ il sedile del passeggero.

  21. A me sembra poco interessante discutere di Simone, che sia bello o brutto, bravo o no… Se siamo qui, un motivo ci sarà, o no?
    Coglierei l’invito di Simone e di aMOZ a parlare di Downshifting, di come farlo concretamente e se riusciamo a darci una mano, magari ognuno per conto suo ma facendo tesoro dell’esperienza degli altri.
    Così come molti di noi cercano di trarre illuminazione dal libro di Simone.
    Io, per esempio, ho il problema principale di riuscire a capire come usufruire della libertà DI, nel senso che ho un miliardo di idee, una più discutibile dell’altra.
    Per diventare più consapevole di me stesso ho cominciato un corso di meditazione, e mi sembra di vedere qualche miglioramento, ma mi sento ancora in alto mare. Suggerimenti ?

    aMOZ, poi ti scrivo.

    Ciao e grazie, Nick

  22. Ciao Simone,
    sono quello che pensa al downshifting con la moglie, che ha comprato una dozzina dei tuoi libri per regalarli agli amici per Natale…
    Ora avrei una curiosità sulla tua “vita di prima”: quando trovavi il tempo per scrivere? E quanto riuscivi a dedicarti alla scrittura?
    E’ una curiosità sin troppo interessata: lavoro simile al tuo, età non distante, amore per la scrittura credo identico.
    Se vuoi, rispondimi pure in privato.
    Grazie in anticipo,
    Giuliano

    • giuliano, ciao. ho sempre scritto dalle 6 alle 9 la mattina, prima di iniziare a lavorare. Io (come tanti, per altro) scrivo la mattina. Del resto, anche volendo, sarebbe stato l’unico momento che avevo…

  23. Dopo aver arruolato anche “Dona” tra i commenti vacui e sgangherati, al limite dell’off topic, vorrei dare il benvenuto ad Alessandra tra le persone che in questo blog non hanno le fette di ciauscolo (noto salame grasso marchigiano) sugli occhi!

    Se Simone avesse voluto condividere la sua esperienza con gli “altri” poteva farlo benissimo attraverso la pubblicazione del libro su Internet sotto forma di un pdf facilmente scaricabile e con l’apertura di un sito o blog.

    Ma Simone è un uomo vecchio, ragiona come i nostri padri e soprattutto è un manager, un funzionario e lo è ancora, di se stesso.

    E così ecco la storia del libro, il lancio, le interviste in tv, lo star system editoriale, la distribuzione in libreriam, insomma, ha infilato le sue idee nella “slot machine” del capitalismo per un libro che ci vorrebbe insegnare a uscire dalle regole e dalle gabbie del capitalismo.

    Se questa è coerenza.

  24. Il coraggio: è questo ciò che manca a molti e che li fa essere a tutti i costi critici nei confronti dell’autore di questo blog. Non è una mancanza di cui vergongnarsi, ma occorre riflettere prima di sferrare attacchi, quando si manca del coraggio per indirizzare la propria vita. Siamo stati educati da decenni a non affrontare i rischi, educati dalla scuola, dalle nostre familgie, dalla tv ad aspettare la grande occasione e nel frattempo a sacrificare se stessi in cambio di qualche elettrodomestico in più, centro commerciale in più. Educati con il miraggio di una promessa, che non è di fare, ma di risparmiarci dal fare perché altri (chi?, la macchine, le cose…) possono fare al nostro posto mentre noi possiamo stare a guardare il mondo.
    Il processo per cambiare se stessi è lungo, solo chi ha già iniziato e ha un piede fuori, come me e come altri, sa che il proceso per cambiare richiede tempo, ma soprattutto è volontario. Non è la soluzione di nulla, è solo l’espressione di una volontà.

  25. In effetti Simone ha una grave colpa, un peccato niente affatto veniale: ha un sogno e ci prova a realizzarlo. E’ passato dalle parole ai fatti e (udite, udite!), invece di tenere per sé l’esperienza, la sta condividendo con un libro, incontri e il suo blog.
    Non si è limitato ai discorsi da bar dove prima o poi tutti abbiamo pensato di aprire un baretto in spiaggia per vendere cocktail. E’ sceso in campo in prima persona, mettendosi in gioco completamente.
    E la cosa diventa tanto più grave se questa condivisione gli porta in tasca due lire con le quali pagarsi da mangiare. Anatema! lui vende libri (ma uno dei suoi sogni era di scrivere e vendere libri, mica di scrivere tanto per?), si fa pubblicità! E allora? Dove sta l’incoerenza con la sua scelta di vita? Aveva un sogno, l’ha trasformato in realtà e lo pagano anche! Chiamalo fesso! 🙂
    Ma tutto ciò è la dimostrazione che se c’è una cosa che il mondo non ti perdona, è il fatto di riuscire a realizzare i tuoi sogni. Perché quando tu riesci a dimostrare che si può farlo, perché la tua vita ne è la prova, metti coloro che non ci riescono di fronte al proprio fallimento: chi non ci riesce non ha più alibi, ma soltanto frustrazioni.
    Ognuno di noi si ritrova di fronte alla propria mediocrità e cerca di smontare il tuo sogno pezzo dopo pezzo.
    Un’altra colpa grave di Simone è che ha le idee ben chiare, quindi non si lascia smontare. Prende le lodi ma non si “imbroda” e prende le critiche e non ci piange. Va per la sua strada (la SUA!) nonostante chi allunga il piedino per fare lo sgambetto.
    Eh già, Simone! tu hai la colpa grave di avere le “palle” (scusa il francesismo). 😉

  26. Caro Simone, io e mia moglie abbiamo letto il tuo libro e ti facciamo i nostri complimenti.

    Siamo anche noi, da molto tempo, sulla strada per arrivare alla libertà.

    Ti chiedo se possibile una cortesia. Come te ho elaborato un ‘budget plain’ (spero sia il termine giusto, io lo chiamo ‘il foglio della speranza’), una mega cartella excel dove sono programmati anche i miei futuri reumatismi (che tristezza!). Potrei richiedere i tuoi algoritmi (specie quelli riferiti alla svalutazione) per avere un confronto con i miei e verificare se io e la mia compagna stiamo andando nella giusta direzione?

    Ti ringrazio e saluto.

  27. Buon ultimo giorno Simone, spero che adesso potrai rilassarti un pò davvero 🙂
    un grande abbraccio che tutto ti vada per il meglio. Grazie per il tuo contributo di scrittore ed essere umano, la tua pazienza, la tua energia. Conoscerti di persona mi ha dato una grande forza.
    Buon vento sempre S.

  28. Più che a litigare in casa d’altri, io penserei ad unire le forze dei ragazzi che vogliono mettersi in rete, e fare gruppo compatto di downshifters (potenziali e reali).
    Sto iniziando a valutare, assieme a Simone, l’idea di creare un sito internet ad hoc per questo argomento.
    Non so se la cosa si farà, ma sicuramente sarà più interessante che perdere energie in sterili discussioni su chi è meglio di chi e perchè.
    Se siete interessati a collaborare al progetto, scrivetemi su michele.amori chiocciola libero.it.

    Buon vento,
    Michele (aka amoz)

  29. Mi permetto anch’io di essere una voce fuori dal coro e faccio presente che se una persona apre un blog, ciò significa che è pronto a ricevere anche critiche e non solo complimenti e/o incoraggiamenti. Naturalmente è d’obbligo la pacatezza, anche se non è costume di questi ultimi anni interloquire con calma. Va dato atto a Simone di essere un brillante affabulatore, alla presentazione del libro nella mia città le donne in prima fila erano tutte un giubilo e lui è una persona sicuramente d’impatto piacevole. Però. Questa nostra è veramente una repubblica delle banane dove ognuno si muove come può e semina soltanto nell’orticello suo, a mio parere manca una condivisione, un respiro più ampio e allargato di esperienze di questo genere, tanto particolari (usato nel senso francese) da risultare individualiste, più che individuali. Si snobba Nobu, però si prende il macchinone (anche se di seconda scelta), ma io ti facevo più tipo da macchina a metano o, al massimo, da pandino 4×4.
    La libertà vera è sì nelle scelte (che in questo paese sono diventate sempre più difficili), ma è anche trasparenza, coerenza e nessuna ipocrisia. Bene il dibattito comunque, scrollare la coscienza (questa sì individuale), rinnovare il nostro vocabolario un po’ frusto e ridere anche di noi stessi, e se ti va pranziamo insieme (perché è verissimo che l’odio – o la rabbia o l’indifferenza – non è il contrario dell’amore).
    Infine ad Andrea vorrei far notare che un sacco di gente scrive male ma pubblica ugualmente, anzi, pubblicano persone che a definire scrittori mi viene un attacco di orticaria estemporaneo, ma questo all’industria dell’editoria non interessa affatto.
    a presto, alessandra.

    • ciao alessandra. grazie del tuo contributo. Dove vedi mancanza di trasparenza, coerenza, e dove vedi ipocrisia nelle mie scelte? Più condivisione di così cosa dovrei fare? Io non snobbo affatto Nobu, che è un genio dell’arte gastronomica. Snobbo i tanti ristoranti costosi che non sono geniali. Nobu è come Picasso, a suo modo, e non sosterrei mai che un quadro di Picasso debba costare poco. Una macchina a metano grossa, 4×4 che costasse poco non l’ho trovata, e a me serviva una macchina da lavoro (spero che una macchina grossa che serve grossa non sia una cosa disdicevole per te, perché altrimenti non sono d’accordo). Mi lamento di chi ha una macchina grossa, da lavoro, 4×4 per andare ad accompagnare i bambini a scuola, questo sì, ma prova a venire a caricare legna e a fare sterrato col fango con una macchina diversa, vediamo come ci riesci. Io non ci riesco. A me la macchina grossa, che costi poco, con 4 ruote motrici serve per portare vele, trasferire attrezzi, trasportare legna etc. Non ci vedo problemi di incoerenza. Volentieri pranzeremo insieme a qualche presentazione. E grazie per i complimenti riguardo le presunte donne adoranti. Mi pare un po’ eccessivo ma mi fa piacere. Spero che prendersi tutti (ma proprio tutti) i complimenti non sia disdicevole. Anche su questo non mi sentirei d’accordo (non fosse altro per i trascorsi decenni di attività di scrittore con scarsi riconoscimenti). Ciao e buona giornata.

  30. Povero Andrea. Tu sembri molto arrabbiato e nervoso. Attacchi col più becero e volgare degli stili, pensi di intimorire col sospetto dell’impotenza sessuale… Parli di te però, della tua rabbia. Usi l’ultimo argomento già al secondo assalto. Il tuo profilo (il mio mestiere è in parte questo, attento…) è proprio quello di un giovane, impiegato senza speranza in una grande azienda, senza ruolo professionale né sociale, arrabbiato e frustrato, convinto che nessuno capisca il suo valore, dunque debole, che cerca di darsi un tono dove vige l’anonimato. Di persona saresti con lo sguardo basso. Ma basta così. La comunicazione può farsi scontro, ma solo tra gente che ha una dimensione. Con te c’è troppo squilibrio. Divertiti. (la faccina gaudente che metti alla fine dei post non riesce a far pensare che sei sereno…)

  31. @ Marco

    vedo che sono riuscito a farti arrabbiare, ma ci vuole poco con un debole di mente come te…

    ora studiati la rispostina e ribatti a questo commento, la zuffa ti piace? fattela da solo.

    Io non tempo da perdere con persone poco intelligenti come te. Tu per me non sei interessante.

    E’ interessante inceve Simone, per il quale sono su questo blog, anche se in veste critica. Lui ha un pensiero, fuorviante, sbagliato, debole direi (nell’accezione vattimaniana e positiva del termine).

    Tu Marchino, hai un mind appeal pari a zero.

    Poveretto, come fai con le ragazze?

    😀

  32. Andrea hai detto bene nel riconoscere in Simone un’essenza che rimarra’ sempre quella.
    Non so se sia un funzionario del marketing e del profitto, questo non me la sento di dirlo.

    Pero’ secondo me Simone ha dentro un ‘gene’, quello del miglioramento personale.
    E sempre secondo me , lui in certe “situazioni” (per esempio il tour di presentazione del suo libro, il successo del libro stesso) ci ‘ricasca’ volente o nolente, perche’ quando ci si mette, lui le cose le fa bene, non c’e’ niente da fare.
    E’ piu’ forte di lui.
    E’ appunto, la sua ESSENZA.

    Un po’ mi assomiglia Simone , perche’ io non riesco a “sopravvivere”, devo “viverle” le cose.
    Ma non perche’ cerchi chissa’ cosa, piuttosto perche’ cerco sempre una soluzione concreta ai problemi e prendo la vita come viene.
    Con curiosita’ e meraviglia per le cose nuove che scopro ogni giorno.

    Solo che poi , a furia di impegnarmi serenamente nelle cose della vita, finisce che le occasioni buone mi capitano, anche se non le cercavo…e che ci posso fare ?

    Uno come Simone anche se lo piazzi nel deserto , ne uscira’ fuori in qualche modo.
    E ne uscira’ bene !
    Come hai detto tu , quella e’ la sua essenza.
    🙂

  33. Accidenti siamo troppi Daniele, aggiungo un due, quello delle battute 🙂

    X Simone mi piace il tuo blog, non sono troppo fiducioso che aumenti la gente che la pensa con la proria testa sia in aumento, e’ sempre piu’ difficile.
    Su cosa stai lavorando ? dacci una anticipazione dai.

    X Marco Uno incazzoso ci vuole sempre 🙂 … basta che sia uno e con moderazione.

    Daniele2

  34. Andrea non ti innervosire. Sembri un po’ teso… Capita a tutti di essere presi in castagna. Se fai differenza tra linguaggi e media come mai criticavi uno “strepitoso” di Simone in un video, sostenendo che era una parola inadatta a uno scrittore? Non era un linguaggio “orale”, da video, quello? Va là che sei un nulla cammuffato da poco… Vai a scuola và… che mi sembri piuttosto ignorantello. E rasserenati ogni tanto, che ci muori di bile…

  35. @ Simone

    Mi hai censurato un post.

    Mi dispiace, ma dovrai rassegnarti, io sono una voce critica, e se mi censuri è proprio perchè la mia critica è pesante e fondata… e non mi dire che lo fai perchè sono ingiurioso, diffamatorio, offensivo e altre corbellerie… dai, siamo seri!

    Ciao!

    😀

  36. @ Marco

    Marco non sa nulla.

    Non conosce l’italiano, non sa neanche come si usa la virgola, ha qualche ricordo delle elementari e se ne gonfia il petto. La scrittura, è un’altra cosa, Marchino.

    Marco non sa nemmeno come funziona la rete e un blog, e non conosce la differenza tra la scrittura del web e la scrittura altra…

    ma non voglio nemmeno perdere troppo tempo per un Marco qualsiasi… contro l’ignoranza ogni guerra è persa.

    Ciao!

    😀

  37. pero marco mi ha fatto fare una grassa risata.
    un bel “minchia” come rafforzativo ogni tanto ci vuole.
    serve tutto,chi ci fa sognare e chi ci ricorda dove siamo.
    simone: è ora di vangare e cominciare ad ingrassare la terra,cacca di mucca a volontà
    buon vento
    p.s. attento dopo l’ingrassatura della terra a dove tira”il buon vento”.
    ciaoooooo

  38. Non è l’odio il sentimento opposto a quello dell’amore, bensì l’indifferenza. Sono sicuro che Simone, in cuor suo, sia in grado di apprezzare anche quei post un po’ scorbutici e cattivelli, perchè sotto sotto nascondono una forma primitiva di innamoramento.
    Simone ed il suo libro, a parer mio, non sono l’acqua santa e, soprattutto, non hanno l’intenzione di esserlo. E’ “solo” un punto di vista. Ma fuori, in questa Milano stordita da una nevicata effimera, c’è un mondo che sta cambiando e che in molti si ostinano a non voler vedere. Milioni (non migliaia!) di giovani disillusi, presi a schiaffi da un sistema che si è preso gioco di loro: studia, impegnati, fai uno stage, fanne un altro…e poi vedrai che… Che cosa? La “generazione 1000 euro” ne ha pagato le conseguenze, mentre quelli poco più grandicelli si rovinavano a loro volta con una vita dedicata esclusivamente al lavoro (per qui mi sembra normale che qualcuno ancora “sano” ad un certo punto decida di fare “down”-shifting, no?). Bel quadretto. E i più giovani, che hanno assistito a questo sfacelo sociale, hanno iniziato ad alzare la testa con forme silenziose di rivoluzione. Non credono a questo mercato del lavoro e non vedo perchè dovrebbero, per cui tutti i loro sogni (lo so, sono ottimista…) vengono costruiti su dimensioni differenti. Ognuno alla ricerca della propria personale ricetta. Vedo, sento cambiamenti profondi in questa nostra società iniqua e sfibrata. E ciò mi piace tremendamente.
    Credo che Simone, assieme ad altri, stia contribuendo a minare il “sistema” proprio lì, nel suo punto debole: agendo sulla consapevolezza dei singoli. Gliene va dato atto! I miei complimenti…

    Ciao

    Daniele

    • Esatto Daniele. E’ la cosa che dicevo ieri sera a Sesto San Giovanni, dove c’era per l’ennesima volta un gruppo di gente per bene, che non ha rinunciato ai propri sogni, che lotta con metodo, con dignità, ma con determinazione, contro consumismo ed edonismo. E’ quel che ho visto in giro per l’Italia in questi mesi di viaggio. Ho incontrato di persona, non a chiacchiere dal vago sapore sociologico, un mare di italiani che non urlano, non sono arrabbiati, che hanno fatto il loro percorso diventando sufficientemente consapevoli da iniziare a progettare invece che straparlare, strepitare e vagheggiare mondi nuovi senza rimboccarsi le maniche. Non so se il mondo stia cambiando Daniele, ma certamente di gente con una testa propria, che riflette e agisce in modo differente ce n’è sempre di più. E dialoga.

  39. Andrea, minchia che livore, che arrabbiato che sei… Mi sa che la tua è tutta invidia eh?! La mancanza di lucidità fa brutti scherzi. Ti segnalo che nel tuo ultimo post in cui giudichi la scrittura di Simone ci sono un bel po’ di errori di sintassi e di grammatica. Mi sa che una ripassata al sussidiario, prima di sparare cazzate, ti farebbe bene. [“nel quale ci cascano” ad esempio, “un insulto agli italiani, e di tutti coloro che”, “un lavoro precario o che lo stanno cercando da anni” cosa, il lavoro precario? Complimenti…; o anche “un livello culturale e da una libertà intellettuale più elevate” bella concordanza di genere tra aggettivo e sostantivo!; e ancora “In questa repubblica delle banane, sei un eroe” bella la virgola prima del verbo;]

    • Calma ragazzi. Perché tutta questa polemica? Come mai avete così tanta voglia di combattere? Chi ha il suo commento da fare lo facesse, in positivo, cioè per aggiungere qualcosa (anche nella critica). A che serve rintuzzare un altro, polemizzare? Se vi serve per reagire, per sentirvi meglio, avete un problema. Sereni, dai… Le nostre opinioni non sono così gravi, così importanti. Non è possibile, almeno qui, dialogare in modo costruttivo, anche nel confronto, anche nella dialettica, ma senza aggressività? Non mi pare che ne valga la pena. Mi piacerebbe leggere le vostre proposte, le idee, i progetti, cioé i modi che nel vostro mondo avete escogitato per essere uomini più liberi, più autentici, per costruire una vostra originale alternativa. Mi parrebbe più utile. State allegri. Un saluto.

  40. Invece per me è diverso. Il libro di Simone mi ha incoraggiato a fare un passo a cui pensavo da tanto tempo. Continuo a non capire (a non piacermi) tutto questo livore nei suoi confronti, nella sua scrittura, in quello che racconta. Da sempre, se un libro non mi piace, lo chiudo senza sentirmi obbligata a continuare o in dovere di contattare il suo autore per farglielo sapere.

  41. avevo scritto una lunga risposta ad Andrea visto che Simone ha preferito evidentemente non rispondere ad una provocazione. Mi limito a dire che ho 42 anni, una laurea, una lunga esperienza lavorativa fatta di ottimi risultati (di quelli che si misurano in dollari quindi tangibili al di là delle mie più o meno ‘comprovate capacità’) e quasi disoccupato. Non trovo banale ciò che viene scritto, non lo trovo mal scritto, non lo trovo offensivo. Per me è uno stimolo per alzarmi ogni giorno e cercare un motivo diverso da quello di andare in ufficio a cui forse molti di noi sono abituati e che davanti ad una casella di posta senza mail pensano che forse il ‘server è giù’ invece di realizzare che ‘forse hanno perso il lavoro’. Trovo molto più offensivo fare finta di nulla.
    stefano

  42. Caro Simone, eri un ottimo manager, ovvero una persona, un individuo, un “funzionario” al servizio del marketing e del profitto.

    Quello è il tuo destino, e il destino non è casuale. La tua essenza è quella. E sarà sempre quella.

    Hai conoscenze in alto che sono la tua pensione, il tuo ammortizzatore sociale, il tuo guanciale sul quale dormire un sonno tranquillo.

    Come scrittore sei mediocre, ti ho letto, ti ho riletto, leggo il tuo blog. La tua scrittura è insipida e banale.

    Il tuo libro. la tua esperienza, è solo un grande equivoco nel quale ci cascano in molti in questo paese.

    Il tuo libro è un insulto agli italiani, e di tutti coloro che hanno un lavoro precario o che lo stanno cercando da anni.

    In altri paesi, caratterizzati da un livello culturale e da una libertà intellettuale più elevate, saresti, nella migliore delle ipotesi, alla berlina nelle rubriche satiriche delle riviste letterarie.

    In questa repubblica delle banane, sei un eroe, un esempio. Ora sei pronto per il Grande Fratello.

    Censura pure questo post.

    Ciao!

    😀

  43. mi e arrivato il libro non vedo l ora di inziarlo ma volevo chiederti se ce filo che conduca a questa tua filosofia ai libri di joe vitale e il grande dyer gli ho letti quasi tutti…a me sembra di si ma ancora non ho letto il tuo libro …mi aveva affascinato una recensione sun un giornale poi ho approfondito il tuo sito e mi sei piaciuto tanto!!!e che tante volte a fare le cose piu semplici e senza costrzioni da parte di altri si e sempre considerati anomarli ma non capiscono gli anomarli son loro!!congratulazioni per cos hai fatto…..nel mio paese il tuo libro han dovuto riassortirlo piu volte.

  44. Ancora due, se non telefona l’editore :), scherzo ovviamente, ma se ho ben capito il concetto che vuoi comunicare non e’ ritirarsi nell’eremo ma “lavorare per vivere” e non il contrario.
    Non penso che prendero’ il tuo libro, ma mi piacerebbe prendere un tuo libro.

    PS: Anche a me piacerebbe scrivere un libro, magari un romanzo, ho un sacco di idee, ma la prima pagina e’ implacabile !!

    Ciao
    Daniele

    • l’editore ha già chiamato per farmi presentare in vari posti. fanno il loro lavoro, è giusto così. ma io ho detto no. devo scrivere, voglio scrivere. ciao!

  45. Ciao Simone, ho scoperto questo spazio grazie ad uno dei miei quotidiani nevrotici trasferimenti in auto (era una tua intervista su Lifegate). Da qualche mese ‘ti’ seguo. Non nascondo di avere avuto, in più occasioni, perplessità sulla ‘realtà’ delle tue scelte. Vedendo poi quello che comporta la pubblicazione di un libro di tanto successo (che non ho ancora letto forse per ‘paura’)ho pensato che fossi ‘tornato’ alla normalità. Oggi questo post. I no. E forse inizio a capire cosa significa. Forse sono concetti molto più semplici di quello che pensassi. Un pensiero ricorre spesso nella mia mente da quando il mio lavoro è ‘a rischio’: se non dovessi riuscire a crearmi uno spazio lavorativo -nell’attuale ambiente intendo – potrei provare a vivere di ciò che mi appassiona. Ci potrebbe volere del tempo ma sono sempre stato convinto del fatto che da queste passioni possono nascere modi diversi di vivere il lavoro e di conseguenza tutto ciò che riempie le giornate.
    Penso che sia stato questo – a grandi linee – il tuo punto di partenza e da qui hai cominciato a costruire la tua nuova vita. Mi sfugge però ancora il legame tra il ‘foglio bianco’ e la vita come la stai intendendo tu in cui nulla ma proprio nulla è dato per scontato e penso per esempio alla semina dell’orto.
    Non sono due cose abbastanza slegate tra di loro e questa seconda piuttosto una scelta?
    Ciao, Stefano

    • Caro Stefano. Quante congetture e considerazioni… e quanto simili a ciò di cui tratta il mio saggio, che pure dici di non aver letto. Evidentemente sei in sintonia con temi e toni di “Adesso Basta”. Quando lo leggessi ti troveresti a seguire un filo abbastanza noto. Il foglio bianco, dove dovrebbero esserci strade, fiumi, montagne e città… non offre indicazioni. Per esempio mi porta a seminare piccoli ortaggi. A me che sono un uomo di mare… Non ti pare bizzarro? A me sì. Ma questa è la vita da uomini più liberi, che tentano di vivere la propria essenza. Incerta, imprevedibile, non più del tutto controllabile. Bello. Pensaci…

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