Ispirazione

Invictus - l'Invincibile

C’è della retorica dentro. Ma certo, e chi lo nega. Ma non fa niente. Invictus è un bel film per ben altri motivi. Prima di tutto perché fa emozionare (se non vi emozionate in un film così fatevi vedere, con urgenza). Poi perché è vero, perché i fatti di cui si racconta sono accaduti, i protagonisti sono reali. E ancora, perché si usa la metafora dello sport, della contesa, in cui non vince il più forte, ma chi vuole farcela con più intensità. Soprattutto, però, perché si parla di Ispirazione.

“C’è un modo per convincere le persone che sono migliori di quel che temono di essere: è l’ispirazione” dice Freeman/Mandela. E io avrei voluto applaudire. Qualcuno lo ha anche fatto, al termine del film. Qualcun altro era troppo impegnato a chiacchierare, dire cose inutili al vicino, distrarsi. Povera Italia, in cui la gente non ha la forza di stare due ore in silenzio a guardare un buon film.

Film sul perdono, sull’energia delle idee, su quanta differenza c’è tra vivere sotto scacco delle proprie paure e farlo sperando di evolversi. Film sull’ispirazione, appunto, su quel qualcosa capace di farci superare i limiti, di farci essere più forti della realtà. Il SudAfrica nel 1995 ospitò la Coppa del Mondo di rugby. Forse era squadra da quarti di finale, non di più. Invece vinse. Vinse, capite? In finale contro gli AllBlaks. Un sogno.

Un sogno anche la storia e la vita di Mandela, per 27 anni in carcere, poi liberato ma sempre stato libero, in realtà, perché un uomo incarcerato ingiustamente che non odia il suo carceriere non è mai stato rinchiuso. “Ringrazio qualunque dio sia là fuori per avermi dato un’anima invincibile. Io sono il padrone del mio destino, il capitano della mia anima”. Film da vedere il prima possibile, e a cui dedicare ogni nostra commiserazione.

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17 pensieri su “Ispirazione

  1. Simone, ho anonimizzato in un paio di punti il mio messaggio precedente nelcaso tu lo voglia pubblicare.

    _____________________________

    Ciao Simone,
    ho 33 anni e un buon lavoro ben pagato che lascia poco spazio per me, per mio figlio e permia moglie.
    Sono nelmezzo di un periodo di paternita di 6 mesi. Pausa dal lavoro consentita per legge nel paese in cui vivo ma spesso non ancora accettata nelle aziende. questa paternita mi costera con ogni probabilita il posto di lavoro ma penso sia meglio cosi.

    Qui un po la mia storia e poi dopo una domanda

    Storia/Situazione

    parecchi miei colleghi non si sono fidati a fare il salto. io l’ho fatto (pur avendo anche io lemie paure e i miei timori) e ora sono proprio contento. La vita cosi non e’ facile: notti in bianco etc e poi ci sono giornate si e giornate no. Non e’ tutto rose e fiori. Pero’ ha un ritmo finalmente umano e soprattutto, anche nei giorni difficili, sono sempre convinto di stare facendo quel che voglio in questo momento: darmi da fare per me e per i miei cari.
    Le mie paure le ho vinte grazie a: abbastanza fiducia in se stessi, lunga riflessione sui passi da fare, un buono stipendio e uno stile di vita non troppo dispendioso che ci ha fatto mettere da parte una scorta che potrebbe bastare per un po ma soprattutto perche a un certo punto ho capito che la mia vita non poteva andare piu avanti cosi, avevo raggiunto un limite (fisico e psichico).
    Il difficile e’ fare il salto: Dire: “io prendo la paternita” poi ti arriva la prima onda del capo che si incazza e che ti giura che appena torni sei licenziato. Poi le acque si sono un po calmate e ho iniziato a capire come sto bene dopo questa scelta e a vedere quei miei colleghi che “avrebbero voluto” ma non l’hanno fatto. Loro sono sempre piu allimite, semprepiu stanchi e arrabiati ma il loro futuro economico non e’ piu stabile del mio (la nostra azienda non pensa alla fedelta che le hai dimostrato ma pensa (anche giustamente) al “mi serve-non mi serve”).
    Adesso che ho fatto il salto, che ho preso questo rischio e’ tutto molto piu facile, guardo anche e me stesso in maniera diversa. Appena dopo il salto, hai una forza nuova, vedi che c’e’l’hai fatta, che e’ stata una buona scelta e che allora potrai affrontare altri cambiamenti se necessario.

    Domanda:
    fra qualche mese la paternita finira e anche se potro tornare allavoro di prima, sono sicuro di non volerci tornare per troppo tempo. sto pensando-lavorando al cammino professionale e privato per il futuro. E’labozza del cammino per arrivare a vivere un sogno realistico.
    Sto pensando a parecchi cambiamenti:ci pensomolto dasolomaho anche bisogno di confrontarmi con altri. per ora ne parlo ogni tanto con mia moglie anche se non voglio stonarla cosi spesso.
    La domanda che mi pongo spesso e’: quanto e’ giustoparlarne con gli altri? gli altri ti possono aiutare a non andare fuori strada pero spesso gli altri (anche in buona fede) rewmano a priori controil cambiamento pensando a tutte leragioni che possono andare male. Se avessi dato troppo peso nella mia vita (e a volte l’ho fatto) a questi consigli, non avrei fatto tante scelte e cambiamenti di cui non mi sono mai pentito.
    Dove sta secondo te il giusto equilibrio da tenere nel confronto con gli altri?

    spero in una risposta.

    Simone, grazie per il tuo blog. E’ un grande aiuto.
    Ti auguro che la tua vita continui a essere piena. In bocca al lupo.

    appena posso corro subito a comprare adesso basta.

    Scusa il messaggio cosi lungo

  2. Ehi, questa poesia e’ stupenda.
    La si potrebbe eleggere a programma di vita, recitarla come un mantra tutte le volte che abbiamo paura.
    Grazie, Ivan!

  3. @cece, mi aggancio a questa tua considerazione:

    “Lo sdegno e l’incredulità sono le prime sensazioni che provo, spesso mi prometto di smetterla, di fregarmene, di isolarmi nel mio piccolo mondo … ma poi la stessa assurdità la ritrovo anche li, nell’arroganza e prepotenza delle persone che si incrociano sul cammino”

    Purtroppo oggi sembra essere questo il comportamento premiante, credo che arroganza e prepotenza siano il vero male di oggi e le uniche armi sono la NON arroganza e la NON prepotenza, se usate con le dovute attenzioni sono spiazzanti di fronte all’ignoranza e l’impotenza. (la rima non e’ casuale).

  4. Invictus
    di William Ernest Henley
    Out of the night that covers me,
    Black as the Pit from pole to pole,
    I thank whatever gods may be
    For my unconquerable soul.
    In the fell clutch of circumstance
    I have not winced nor cried aloud.
    Under the bludgeonings of chance
    My head is bloody, but unbowed.
    Beyond this place of wrath… and tears
    Looms but the Horror of the shade,
    And yet the menace of the years
    Finds, and shall find, me unafraid.
    It matters not how strait the gate,
    How charged with punishments the scroll.
    I am the master of my fate:
    I am the captain of my soul.

    Dal profondo della notte che mi avvolge buia come il pozzo piu’ profondo
    che va da un polo all’altro
    ringrazio quali che siano gli dei
    per la mia inconquistabile anima.
    Nella morsa della circostanze,
    non mi sono tirato indietro, né’ ho pianto.
    Sotto i colpi d’ascia della sorte,
    il mio capo sanguina, ma non si china.
    Più in là, questo luogo di rabbia e lacrime
    appare minaccioso ma l’orrore delle ombre e anche la minaccia degli anni
    non mi trova e non mi troverà spaventato. Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la vita.
    Io sono il padrone del mio destino:
    Io sono il capitano della mia anima.

    Invictus è una poesia scritta dal poeta inglese William Ernest Henley. Il titolo proviene dal latino e significa “Invitto” ovvero “mai sconfitto”.All’età di 12 anni, Henley rimase vittima della tubercolosi. Nonostante ciò, riuscì a continuare i suoi studi e a tentare una carriera giornalistica a Londra. Il suo lavoro, però, fu interrotto continuamente dalla grave patologia, che lo costrinse all’amputazione di una gamba per soppravvivere. Henley non si scoraggio e continuò a vivere per circa 30 anni con una protesi artificiale, fino all’età di 53 anni.
    La poesia “Invictus” fu scritta proprio sul letto di un ospedale in cui Henley era ricoverato ed è stata molto amata da Nelson Mandela durante la sua lunga prigionia.

  5. Grande Simone! Sono felice che mi hai risposto, grazie. Sto finendo Stojan , tante vite … tutte straordinarie, per se’ e per gli altri … oltre al talento per la scrittura hai anche una ottima cultura, spesso mi sento cosi ignorante…eppure leggo abbastanza…quante cose ci sono da sapere…un abbraccio

  6. Ciao Simone, non hai piu’ messo tuoi video sul sito, come mai? Quando vieni a Torino? Non e’ che sei gia’ venuto e io non sapevo… Comunque se decidi di venire facciamo una serata in un posto splendido (meglio in primavera inoltrata)si chiama Sporting – Circolo della Stampa organizzo tutto io non ti preoccupare, se per caso non ci stessimo ( secondo me siamo tanti ) ci spostiamo accanto, c’e’ lo stadio Olimpico, almeno una curva la riempiamo… Fammi sapere, un abbraccio

    • Ciao ignazio, non ne ho più fatti di video. Se ho altro da dire volentieri, ma ora sto scrivendo e lavorando al porto, sono un po’ concentrato su queste cose. Per Torino, sì sono venuto a presentare, al Basaglia, ma tornerò volentieri. Magari più avanti così abbiamo modo di farlo bene. Accolgo il tuo invito volentieri, anche perché Torino è una città a cui sono legato in qualche modo, mi piace moltissimo, ci sto bene. Un caro saluto e grazie. ciao!

  7. Lancio un mix di commento ai due ultimi post, da tempo non scrivo sul blog anche se ho continuato a seguire con piacere. Lo sconforto, le giornate dure e poi la luce, la serenità, l’ispirazione appunto. Mi capita di sentirmi spiazzatto davanti alla realtà in cui viviamo e a volte il mio umore inoltre si lascia travolgere dalle piccole sconfitte personali. Mi ostino ad informarmi sull’attualità e la politica attraverso alcuni quotidiani seri, i blog, le poche trasmissioni di approfondimento rimaste. Lo sdegno e l’incredulità sono le prime sensazioni che provo, spesso mi prometto di smetterla, di fregarmene, di isolarmi nel mio piccolo mondo … ma poi la stessa assurdità la ritrovo anche li, nell’arroganza e prepotenza delle persone che si incrociano sul cammino. E allora? Allora per esempio mi lascio “ispirare” da un quasi coetaneo come Saviano, cerco un libro, “Prima che sia notte”, la biografia di Reinaldo Arenas, scrittore Cubano colpevole di essere un intellettuale libero ed omosessuale sotto il regime di Castro, e me lo leggo tutto d’un fiato in pochi giorni.
    La forza della parola e della letteratura è impressionante. Scopro come una persona riesca a superare la repressione, il carcere per anni a condizioni disumane, la fame e le violenze e poi, da esiliato, l’ipocrisia dei più che negano le violenze perpetuate a migliaia di Cubani per anni. Man mano che vado avanti nella lettura sento un’energia che mi riscalda mi da forza, libero il campo da pensieri negativi, mi rendo conto che sono giovane, sano e libero, penso ai miei amici che se ne sono andati prematuramente… e ricomincio a VIVERE.
    Un abbraccio a tutti!

  8. Caro Simone, grazie per il blog e le belle cose che dici e quello su cui ci fai riflettere. Sicuramente sei stato come un sasso in uno stagno – hai obbligato tanta gente a porsi domande ed a riflettere (anche soltanto, e ce ne sono stati tanti, su quali fossero le tue vere motivazioni e la tua vera natura….). Non e’ cosa da poco. Grazie anche per la dichiarazione di ateismo – una forma di coraggio che (almeno questa) condivido con te. Altre mi piacerebbe averle, ma si vede ancora non è giunto il mio tempo. In bocca al lupo – come tanti, ti leggerò ancora e ancora
    ciao

  9. In realtà il senso profondo del cristianesimo, come di altre religioni, è di entrare in contatto con la divinità che è dentro di noi, e che sia quella parte profonda, autentica, libera, divina a guidare la nostra vita.
    Noi siamo un’unità di spirito, mente, corpo. La cultura occidentale ed in particolare quella capitalistica hanno enfatizzato la parte mentale, perdendo contatto sia con quella spirituale che con quella del corpo. Tutto questo permette a chi controlla la comunicazione di massa di detenere il potere e l’economia.
    Ma penso che per chi arriva a questo blog siano già cose note.
    Le religioni sono solo uno strumento attraverso cui una persona può esercitare la propria spiritualità. Come tutti gli strumenti se ne può fare un uso migliore o peggiore. Io, nei testi sacri che ho letto, non riscontro contraddizione con il downshifting, anzi, mi sembra il contesto ideale.

  10. Sono un sociologo in pensione, ho 65 anni, ho pubblicato 6 raccolte di poesie, e sono tutti viaggi dell’anima e in parte del corpo quando il corpo ancora mi consentiva molte più cose di ora che me ne consente sempre meno. Ho avuto la poliomielite all’età di quattro mesi, giacché gli statunitensi oltre al loro concetto di libertà, le gomme da masticare, il latte in polvere, portarono anche una epidemia di polio. Ora se non posso vedere il mare me lo immagino o lo ricordo, e quando viaggio sto per ore a guardare il giardino. La mia volvo mi attende sempre in garage, ma la vedo sempre meno, perché guidare posso e bene, ma è il resto che ormai mi è difficile. Grazie a Simone per la sua bellezza interiore.

  11. Ciao Simone,
    per uno di quei strani sincronismi che ogni tanto capitano nella Vita, sono incocciato nel tuo libro Adesso Basta, alla soglia degli Anta, in un momento di bilanci e riflessioni, ed é stato come una folgorazione.
    E’ un pò di tempo ormai che seguo i tuoi passi sul web e nei media, ed è con grande piacere che rilevo pensieri, comportamenti, stili di vita sempre più alternativi da parte di un numero crescente di persone stanche di un modello di società che non risponde più ai veri bisogni dell uomo.
    Un sistema di potere capitalistico economico che sotto una falsa patina di democrazia e libertà, ci rende in realtà schiavi e sottomessi .. ubbidienti perché impauriti.
    Lavorare per produrre onde guadagnare per comprare cose di cui spesso mpotremmo fare a meno e pagare il prezzo del nostro stile di vita impazzito.
    Downshifting: si può vivere con molto meno, ritrovando un equilibrio vero con sè stessi, gli altri, la Natura e l’ambiente circostante che ci siamo scelti.
    Libertà da (paure e condizionamenti), ma sopratutto libertà di .. fare, esistere, vivere assecondando le proprie passioni, realizzando il proprio unico destino..
    Complimenti per la Forza ed il Coraggio dimostrati nel sottrarti a questi meccanismi condizionanti ed alienanti.
    Parli bene di Ispirazione, come forza che guida..
    Io direi anche Consapevolezza di chi siamo
    ed aggiungerei pure l Amore (l’unica altra forza che possa opporsi alla paura ed infonderci coraggio), inteso in senso universale: per la propria persona, per i propri affetti, per la qualità della nostra vita, per l’unica risorsa preziosa, oltre alla salute, che una volta persa non torna indietro: il tempo!
    Passerò prima o poi a trovarti in quel di La Spezia, e sarà un piacere offrirti a mia volta una cena in amicizia, fratello elettivo..
    Un grande in bocca al lupo
    Ivan,

    Ps. Spiritualità e religione sono due cose diverse. Il bisogno di sacro e relazione col mistero é tipico di ogni cultura metafisica avanzata .. e l’illuminazione é raggiugibile da chiunque si ponga con serietà su un certo tipo di cammino ..
    altra cosa invece sono le gerarchie religiose spesso colluse col potere temporale che pretendono di farsi portatrici di uniche verità, e vorrebbero ci comportassimo come greggi impauriti bisognosi di guida..

  12. Caro Simone,
    concordo con tutto quello che hai detto. L’ho visto ieri sera, è un film che trasmette forza.
    Inoltre mi ricorda anche che quest’anno ci sono i mondiali, il che è sempre un buon appuntamento per riscoprirci più genuini.Almeno per me.

  13. Con una recensione così cercherò di non perdermi il film.

    Nel frattempo una considerazione sulla frase virgolettata.

    “Ringrazio qualunque dio sia là fuori per avermi dato un’anima invincibile. Io sono il padrone del mio destino, il capitano della mia anima”

    In realtà i sedicenti portavoce di Dio fanno di tutto per impedirmi di essere padrone del mio destino, fin dall’inizio.

    Il catechismo della Chiesa cattolica ricorda (nn.1267 e 1269) che “il battezzato non appartiene piu’ a se stesso […] percio’ e’ chiamato ad essere obbediente e sottomesso ai capi della Chiesa”

    Io considero che il senso più profondo di “Adesso Basta” sia un calcio alla cultura della sottomissione ed una lucida e determinata riappropriazione della sovranità su di se’.

    La stessa logica che io attribuisco allo “Sbattezzo” che mi permetto di segnalare all’indirizzo http://www.uaar.it

    Un’altro modo si dire “Adesso Basta!”

    Ciao a tutti e ancora un grazie a Simone per questo blog.

    • filippo, da ateo e anticlericale (che rispetta solo gesuiti e moncai, di ogni religione), non posso che essere d’accordo con te. Citavo la frase di Mandela solo per questa sorta di noncuranza confessionale, come dire “è irrilevante chi sia Dio, ma ringrazio”. E’ un ringraziamento laico, detto così. E counque era la sua frase. Come vedi poi nella conclusione il suo credo è ben altro. Sono il capitano della mia anima. Ecco… Comunque d’accordo con te. ciao

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