Movimenti…

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15 pensieri su “Movimenti…

  1. Ciao Simone, sto leggendo il tuo libro e concordo pienamente con te. Non ho la necessita’ di cambiare perche’ non ho mai inseguito quei modelli di cui parli. Sono cristiana e cattolica, pero’ il martirio, non mi si addice, per cui cerco sempre di star bene, così anche nel lavoro, nel mio piccolo, ho cercato di trovarne uno che mi permettesse di vivere in tutti i sensi.
    Quello che scrivi è interessante, anche se devi ammettere è la scoperta dell’acqua calda. Il buon senso, che questa civilta’ dell’apparire ha ben nascosto, non ci porterebbe altro che nella direzione dell’essere se stessi. Il ruolo della famiglia è importante, perchè e li’ dove s’imparano per primi i valori, soprattutto con l’esempio, poi c’è la personalita, il carattere: i forti a fatica impongono il loro modo d’essere, mentre i piu’ deboli soccombono e si conformano. Tu hai potuto cambiare vita,probabilmente, perche’ hai avuto coraggio, ma soprattutto perchè dentro di te non c’era il vuoto assoluto, come ahimé c’è in molti.
    Comunque complimenti per il libro! Scritto benissimo e necessario per i tempi che corrono. Sperimo stimoli per lo meno una riflessione se non il cambiamento. Un po’ di consapevolezza non guasta.

  2. Sono molto d’accordo con Simone quanto all’importanza di reali trasformazioni sul piano individuale piuttosto che l’adesione a o la fondazione di movimenti. La storia ci ha dimostrato ampiamente quanto un popolo composto da individui che non si sono resi in grado di vivere in modo diverso da quello in cui vivono oggi non renderanno possibile la realizzazione di alcuna utopia postrivoluionaria domani. In qualsiasi modo la si voglia intendere la parola “rivoluzione” (anche solo in senso simbolico) e’ una cosa di cui non ci sarebbe bisogno in una societa’ di persone che non costruiscono ogni giorno il contrario di cio’ che da questa ipotetica trasformazione si aspettano. Per vivere un domani al livello dei nostri sogni dobbiamo assummerci la responsabilita’ di realizzarli oggi, partendo da noi stessi.
    Conosco la magia dei momenti come quello della serata alter-mediatica di Santoro e compagni. Fa vibrare anche me. Ma conosco pure la frustrazione del giorno dopo, del vedere che complessivamente il sistema che si contesta ha radici profonde e diffuse, capillari, che traggono linfa dal modo di vivere, di produrre/consumare della stragrande maggioranza delle persone, anche di quelle che, “perunanotte”, riescono a far vibrare quella magia, quella sensazione di possibilita’. Non basta pensarla “contro” e neanche parlare contro: la pervasiva solidita’ di questo sistema e’ ben al di la’ di cio’ e le sue radici ben nascoste anche dentro ognuno di noi.
    Senza una profonda trasformazione interiore, nel nostro modo di vedere la realta’, nella nostra personale scala di valori, di priorita’ e di conseguenza nella nostra concreta, materiale, economica condizione di vita, di consumi e di lavoro, il nostro raggrupparci in movimenti sarebbe soprattutto il recinto dentro cui far correre di tanto in tanto “libere” le nostre frustrazioni ed il nostro velleitarismo. Potremmo trarne anche qualche momentanea soddisfazione, ma il sistema rimane comunque intatto ben al di la’ di cio’. Su un tale edificio immenso non possiamo agire: si muove sui tempi della Storia, che non sono i nostri, li possiamo interpretare solo ex-post. Ma possiamo agire sulle fondamenta dell’edificio, che lo sostengono e lo riproducono ogni giorno, perche’ queste stanno nella nostra esistenza concreta di individui e questa e’ in grandissima parte alla nostra portata. E’ qui che dobbiamo agire

    D’altra parte anche chi non crede ai movimenti, come Simone (e come me, del resto), sente il bisogno di condividere con gli altri, vuoi nella comunicazione vuoi nella pratica, il proprio disagio verso strutture e meccanismi che sono esperenza comune come comune si sa essere pure questo disagio. Come comune ci si aspetta essere pure l’indignazione per gli effetti di tali strutture e meccanismi molto al di la’ della nostra esperienza diretta, ma nel mondo umano e non, ben al di la’ di noi. Si percepisce un nesso stringente (qualche volta soffocante) tra il micro e il macroscopico nella negativita’ del sistema in cui viviamo e che spesso alimentiamo rialimentando il nostro disagio.
    Per cui credo che la questione dei movimenti o meglio di qualcosa che dovrebbe sostituirli nella loro funzione di creare
    una massa critica tale da contribuire a cambiare il mondo rimanga comunque ineludibile.

    Credo soprattutto due cose:

    – Che sia molto importante, pur concentrando le proprie energie sul lavoro sulla propria vita, sulla propria condizione individuale, mantenere un orizzonte ampio, consapevole del nesso che c’e’ tra scelte individuali e sistema complessivo, e mondo in cui viviamo. Se andiamo verso una sostenibilita’ ed una salute integrale per noi stessi qusto deve portarci tendenzialmente verso stili di vita sani e sostenibili anche per la Natura e gli altri esseri umani se fossero applicati su grande scala, altrimenti staremmo solo spostando il problema un po’ piu’ in la’ per ritrovarcelo presto vicino.
    – Che , dal momento che vogliamo affrontare soprattutto un concreto progetto di vita e che un enorme ostacolo che ci complica le cose e ci spaventa sono le difficolta’ materiali/economiche nel realizzarlo dentro ad un contesto che rema contro in tutti i modi, al posto dell’aggregazione in movimento sia utile il collegamento a rete. Intendo con questo una serie molteplice di contatti fra individui che rimangono tali, ma che possono sostenersi reciprocamente in vario modo, dallo scambiarsi esperienze allo scambiarsi lavoro e competenze al comprarsi e vendersi reciprocamente prodotti all’interno di un circuito di persone che hanno in comune l’aspirazione a costruire su basi che (ognuno a proprio modo) riconoscono “sane” e libere la propria vita e la necessita’ di dare corpo sociale/relazionale e solidita’ economica ad essa in questa nuova forma. (A questo proposito l’idea apparsa in un post precedente di una “automappatura” di cosa fanno, dove vivono, cosa hanno da offrire, cosa cercano e cosi’ via i frequentatori del blog mi sembra sia senz’altro positiva e vada in questo senso).

    Questo sarebbe ben diverso dalla creazione di un movimento, ma aiuterebbe a rendere piu’ praticabile, piu’ possibile (e piu’ percepibile come tale) il primo passo nel cominciare a cambiare vita (ed i passi successivi per non abbandonare tutto dopo un un po’). Il che non sarebbe affatto poco, perche’ e’ quando la vita reale delle persone cambia che la societa’ cambia davvero……e, forse poi, gli storici potranno anche dire che si e’ trattato di un movimento.

    Sergio Cabras
    http://www.ecofondamentalista.it

  3. Simone,
    riprendo il tuo iniziale commento sulla corretta differenza che deve esserci tra indignazione e rabbia. Vorrei che non dimenticassimo il contesto storico in cui viviamo, in cui l’indignazione non produce nulla, nessuna eco, anche quando viene espressa. A mio parere la rabbia non manifesta lo scarso equilibrio di chi la esprime, ma è frutto della sensazione di essere “ingabbiati” in una realtà che non riusciamo, anche per la ns ignavia, a cambiare.
    Anch’io non condivido l’approccio di certi blog, ma non perchè siano frequentati da chi esprime livore e rabbia, solo perchè la esprimono fine a se stessa, senza contenuti costruttivi.

    Insomma, temo che l’elegante indignazione non sia sufficiente a spingerci al cambiamento. A mio parere ci vuole la rabbia, anche nei confronti di se stessi, per spingerti a far qualcosa per cambiare le cose.
    A presto

  4. @Cece: vorrei precisare che non sono contrario a quanto denunciano i vari Beppe Grillo, Travaglio, Santoro…non è mia intenzione neppure liquidare i loro movimenti. Non ne faccio parte, non li conosco, però ho contribuito sin da ragazzino a un partito importante in Italia. Passavano gli anni e mi rendevo sempre più conto che lavoravo per le tasche dei leader e non per migliorare il paese. Non mi chiedevano idee, non mi chiedevano progetti, mi chiedevano energia, forza lavoro e cosa è cambiato? Il nome, il simbolo, i leader invece sono sempre gli stessi. Quando avevano la possibilità di far qualcosa non l’hanno fatta. Come vedi i miei pensieri non sono molto lontani dai grillini, ma a differenza dei leader dei loro movimenti che urlano nelle piazze e poi in privato si comportano come tutti gli altri perché l’interesse privato del singolo individuo avrà sempre la meglio su quello pubblico, cerco di contribuire alla nostra società comportandomi civilmente e concentrandomi sulla mia crescita personale e professionale.

    Ciao

  5. Purtroppo l’esempio non basta, serve anche tempo e gradualita’, se sei in un posto dove tutti passano con il rosso non e’ la scelta migliore passare con il verde, pero’ puoi cominciare a passare quando sta per diventare verde.

    @Cece Secondo me il risultato e’ solo di aumentare l’entropia senza nessun contributo costruttivo.
    Ciao
    D

  6. Il cambiamento parte dal singolo e poi diventa “massa”. Ma soltanto con il buon esempio. Questa è almeno la mia utopica visione.
    Le scelte le faccio in prima persona, su come vivere e come comportarmi e non devo guardare gli altri per regolarmi di conseguenza. Se il semaforo è rosso mi fermo, indipendentemente se gli altri continuano ad andare. Se tutti parcheggiano in seconda fila, io (come individuo) decido di non farlo e non sto lì a dire “smetterò di farlo quando gli altri smetteranno di farlo” oppure “sono i vigili che devono fare rispettare le leggi o le regole”.
    Come singolo e individuo comincio a vivere la mia vita con rispetto di ciò che mi circonda, posso augurarmi che gli altri seguano l’esempio, che capiscano che questa è la strada per vivere meglio tutti. Ma non posso imporre la mia visione o aspettare la mossa degli altri per muovermi anche io.
    Non siamo pecore. Siamo capaci di decidere che strada seguire in maniera indipendente. I guru, i caporione, i “masaniello” mi fanno paura.
    Buon fine settimana a tutti

  7. Ciao ancora, approfitto dello spunto di Mr.Simpleliving, in contrasto con la mia opinione. Prendo per vera la sua affermazione relativa alle persone che lui conosce del movimento 5 stelle, ma svalutare e minimizzare i programmi e le idee che quel movimento si sforza di promuovere, l’energia, l’entusiasmo e l’impegno volontario che ci mettono, mi sembra troppo limitativo.

    Avete visto “Rai per una notte” ieri sera? Secondo me c’era un’energia magica nell’aria, il palazzetto stracolmo, decine di piazze piene a seguire… La visibile tensione iniziale di Santoro, l’indignazione sottolineata tra gli ospiti illustri per la censura RAI, le solite precise ricostruzioni di Travaglio, la tagliente ironia di Benigni e Crozza e la satira irriverente di Luttazzi…

    Per rispondere alla domanda di Mr.Simple Living, secondo me la nostra società, l’Italia ha un ASSOLUTO BISOGNO di entrambi questi “movimenti”. Quello dei cittadini che cercano di far tornare la politica al suo ruolo, partendo dal basso e con i mezzi a loro disposizione. E quello dei giornalisti, uomini dello spettacolo, personaggi famosi che, forti della loro popolarità, si indignano pubblicamente, si ribellano alle chiusure e si rendono portavoci di una indignazione generale…
    Cece

    • Ne aggiungo un terzo, di gruppo: le persone comuni che tornano a pensare con la propria testa, mettono ordine nella loro vita, smettono di fare cose insensate e contribuiscono alla crescita del Paese attraverso la loro crescita come individui. Un Paese con invidui migliori diventa un Paese migliore tout cour. ciao e grazie!

  8. bel commento. concordo
    comunque i simili si attraggono.
    se uno fa spettacoli dove livido di rabbia attacca a destra e manca non potrà che attirarsi persone rancorose.
    meglio la solutidine no?

  9. Ciao Simone,
    confermo quanto hai scritto. Conosco di persona alcune persone che si sono candidate con il Movimento5Stelle, purtroppo sono individui con problemi familiari e professionali che credono di aver trovato nel movimento la soluzione a tutti i loro problemi. Fuori dal lavoro grandi slogan e belle parole, all’interno delle quattro mura invece sono spietati, capaci di ogni azione pur di vincere sul resto del mondo. E’ questo di cui ha bisogno la nostra società?

    Grazie Simone per l’ottimo spunto di riflessione che mi ha datto.

    Ciao

  10. Ciao Simone,
    vado subito al punto. Giusto ciò che dici sulla distinzione tra rabbia personale, rozza un po’ qualunquista e indignazione civile e motivata. E’ vero che dai commenti sul blog di Grillo a volte si vedono rabbia, parolacce e insulti, ma per fortuna non così spesso e la maggior parte dei lettori usa toni civili e si confronta per ragionare. Però è una piattaforma ormai così vasta e frequentata e dentro c’è di tutto.

    Altra cosa però, secondo me, i movimenti 5 stelle, nati dai meetup, piccoli gruppi locali in cui i partecipanti portano esperienze e competenze per migliorare la qualità della vita del quartire, della città… Nati da esperienze di condivione, di confronto tra giovani e meno, da una profonda indignazione verso il sistema in cui viviamo e al quale si sta cercando con energia e ottimismo di trovare alternative sane, ragionate, vicine alle nostre reali esigenze … Io li seguo dall’esterno e non in modo attivo, ho partecipato a una sola riunione ma vedo cosa stanno facendo sulla rete. Proprio per questo non mi sento assolutamente di ritenerli semplicemente una massa arrabbiata, furiosa, che segue inebetita un leader provocatorio…Proprio per questo, auguro loro la migliore fortuna e sono felice di appoggiare un movimento che (come dicevi tu sopra) non lo fa “per cercare aiuto, ma per portarlo, per mettere insieme energie, idee, programmi”…
    Un gran abrazo

  11. Simone, trovo molto interessante il tuo distinguo tra indignazione e rabbia.
    Io mi sento estremamente indignato, e spesso la mia reazione oscilla tra la rabbia e la voglia di lasciare il paese.
    Mi piacerebbe capire fino in fondo qual è il tuo pensiero, visto che nel filmato la tua frase è tagliata.
    Grazie!

    • Giovanni penso questo: la rabbia è la trasposizione verso un tema esterno (politico, professionale, sentimentale…) di un problema personale, interiore, che ci urge dentro come persone. Quando si applica alle questioni politiche e sociali SEMBRA lotta politica e sociale, ma in realtà è solo frustrazione e disequilibrio che vengono applicati a un tema, spesso anche giusto, fuori di noi. L’indignazione è un sentimento più oggettivo secondo me, ha a che fare EFFETTIVAMENTE con l’oggeto di cui ci si indigna, è un sentimento civile importante, che abbiamo perduto e che ci rende indifferenti. Di fronte a un’ingiustizia, per fare un esempio, l’uomo in equilibrio si indigna, cerca di capire, si interessa, partecipa, ma non sente l’esigenza di spaccare tutto, urlare etc. L’uomo in difficoltà, non evoluto, non in equilibrio, urla, strepita, cioé travalica il merito e gli applica una rabbia che gli viene da dentro, dalle sue frustrazioni sul lavoro, in famiglia, nel cuore. Il primo è un cittadino civile, che vive in pieno il disagio tra ciò che viene fatto di ingiusto e il suo mondo sano, che non può tollerarlo. Il secondo è un uomo in difficoltà, e la sua azione è rumorosa, chiassosa, inutile. Ecco perché non mi fido dei movimenti. Prendono il posto delle tribù, delle famiglie, delle enclave, perché proteggono, fanno sentire appartenenti, ma queste sono esigenze psicologiche individuali non sociali. Io vorrei aderire a un movimento, un giorno, in cui gli aderenti fossero uomini che hanno fatto un po’ di strada come individui responsabili, che si sono fatti domande individuali, si sono dati risposte adatte a loro, e che se si associano in un movimento non lo fanno per cercare aiuto, ma per portarlo, per mettere insieme energie, idee, programmi. Condivido molte delle battaglie di Grillo, ma non toni, strategie, linguaggi, e dato che le parole sono la conseguenza delle cose, mi fido poco anche di chi aderisce. Con tutte le dovute eccezioni, naturalmente, e con il massimo rispetto per chi pensa, dice, fa. Non so se ahi mai letto i post dei lettori del blog di Grillo. Fallo. Sono quasi sempre arrabbiati, livorosi, furenti… Io non vorrei far parte di un movimento in cui gli associati fossero così. Così diversi dalla gente che apprezzo, che stimo, a cui vorrei somigliare.

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