Spezie

Polpettone di carni miste ai gamberi rossi. Ricetta su questo sito, alla pagina "Cibo"

Polpettone di carni miste ai gamberi rossi. Ricetta su questo sito, alla pagina "Cibo"

Per preparare un’ottima spezia agli agrumi occorre prendere la buccia di arance e limoni, togliere il bianco col coltello, far disidratare al forno a bassa temperatura e poi frullare fino a rendere il tutto una polvere grossolana. Per chi vuole di più, si può anche aggiungere poco pepe e poco sale. Comunque, anche nature, questa spezia è ideale per profumare un carpaccio di spada (2 etti per due persone).

In condizioni normali la faccenda potrebbe esaurirsi in una questione gastronomica, come (a prima vista) per la vongola di qualche giorno fa. Ma non è così. Cucinare bene, con pochi soldi (il carpaccio descritto può raggiungere il folle costo di 2 euro a persona) è un ottimo esempio di sobrietà creativa. Se dici a qualcuno che mangi pesce quello subito pensa “Ah, ci trattiamo bene, eh?! Alla faccia del downshifting!” Naturalmente quello che conta non sono i soldi…

Mangiare bene ha a che fare con la creatività, normali strategie d’acquisto, la voglia di festeggiare. Assai meno col denaro. Un chilo di acciughe, a Spezia (ma anche a Ragusa, e perfino nella ricca Pesaro) oscilla tra i 3 e i 4,5 euro. E dico: un chilo (sapete quant’è un chilo di acciughe?). Lo stesso per i totani (4-5 euro al chilo), per gli sgombri (ottimi al vapore, spinati, coperti con una robusta vinaigrette di cipolla di tropea) etc. In stagione, le seppie possono arrivare a 7 euro al chilo, e una volta, per festeggiare, si possono anche comprare (pulitele di ogni pellicola, lavatele, fatele a fettine sottilissime, un velo, e poi mescolatele a fettine identiche di lardo di colonnata, olio e pepe). Quelli che pensano male di voi che comprate il pesce, generalmente, acquistano insalata già lavata a 11 euro al chilo senza neppure saperlo.

Se hai soldi ma la fantasia latita, non mangi quasi mai bene. Come se hai il lavoro, guadagni, e non sai cosa farci con quei soldi. Come se hai tutto e non noti che non sei felice. Come se non sei felice e non ti chiedi il perché. Forse, semplicemente, perché mangi male. A casa e al ristorante, dove per altro spendi molto, dunque devi lavorare, guadagnare, etc etc. Quasi tutti quelli di cui non condivido le idee, del resto, mangiano male. Chi mangia male pensa male, e vive male. Era così no?!

Stasera, invece, un’enorme coppa di fave (le mie, 40 centimetri. L’orgoglio dell'”ortolano”) e un tozzo di pecorino, guardando Ballarò (il programma). Col sole, la Val di Vara sfavillava così tanto che non serviva neppure sforzarsi in ricette elaborate. Uscire da Milano alle 8.30 (ogni tanto ci casco ancora…) mi era costato un’ora nel traffico. Alle 14.00 invece, in mare, ero solo, il golfo deserto, e tutto si è ricomposto. La sera, qui, nel verde, ogni altra questione del mondo era lontana (inclusi gli echi di guerra della triste giornata finanziaria tra manovre da 25miliardi e crolli in borsa ascoltati in radio, guidando).

Mentre masticavo lentamente mi è venuto in mente che domani, con le altre fave rimaste, potrei fare un purè e surgelarlo. Nelle fredde serate invernali mi stupirà (me ne sarò certamente dimenticato) e sarà un modo per ricordare questa serata, libera, gustosa, di buoni pensieri.

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15 pensieri su “Spezie

  1. La marinatura che s’affeziona al cibo e insieme iniziano già a “cuocersi” è sublime, gli odorini che nascono da quest’accoppiamento durante la successiva breve cottura al fuoco meritano, da soli, l’ovation dei commensali, o il godimento privato della scrivente cuoca, nel caso manchino i commensali.
    Sono in ufficio, conto i minuti, e penso ai miei straccetti di petto di pollo che mi aspettano a casa, che già da quasi quattro ore stanno facendo intima amicizia con tutte le erbe del mio orto aromatico, salvia, timo, menta, basilico, rosmarino, un pò di pepe rosa schiacciato tra le mani, scorza e succo di limone, e olio d’oliva del sud, bello pieno… ho già l’acquolina! E ho anche commensali…

  2. Che bello, qui si parla anche di cucina! Mi piace tanto cucinare, anche perché rientra nelle cose che si possono “fare” con le mani! A proposito di uno stile di vita sobrio, propongo di sperimentare una cosa semplice e gratificante come fare il pane in casa! Io ho cominciato un paio di anni fa, dietro la spinta di un “problemino” con i lieviti, ma poi mi sono appassionata, perché il pane è quanto di più semplice e sacro giunge sulla nostra tavola, perché si ottiene decisamente un prodotto di qualità superiore rispetto a quanto trovi nei panifici, perché si risparmia (ma non è il nodo della questione!), perché dà soddisfazione come tutte le cose che si materializzano dal lavoro delle nostre mani! Provate, è più semplice di quanto si possa credere! Buona giornata a tutti

  3. A proposito di piatti “poveri” ma ricchi di gusto e fantasia, ne rubo una al socio che cucina al ristorante e ve la regalo. Si tratta di tagliatelle con fiori di acacia. Questo è il periodo in cui le acacie sono in fiore e quindi la materia prima va colta personalmente dal ramo a costo zero 🙂
    I grappoli di fiori di acacia vanno sciacquati sotto acqua corrente e “sgranati” in modo da separare i fiori dal rametto. Si prende una padella e si lascia sciogliere del burro (in alternativa va bene anche l’olio d’oliva) senza farlo friggere. Si uniscono i fiori di acacia e si lasciano insaporire per pochissimi minuti altrimenti appassiscono e perdono gusto e profumo. Nel frattempo si lessano le tagliatelle al dente in acqua salata e si saltano nella padella insieme ai fiori di acacia.
    Spero che la ricetta sia chiara 🙂
    Buona giornata

  4. Ieri pomeriggio mi sono ritrovata in un parco pieno di bambini e anziani con le loro badanti.
    Avevo un’ora libera prima di incontrarmi con mio marito e me ne sono stata su una panchina ad osservare.
    Il sole calava … e piano piano tutti se ne sono andati. Immaginavo bimbi e anziani che andavano incontro al loro piatto di minestrina in brodo.
    Da sempre mi da il senso di “casa”, di famiglia, di qualcosa che si mangia per guarire.
    E mi sono resa conto ancora una volta che sono le cose semplici a vincere sempre.
    Ciao Simone! Scrivi ancora … è bellissimo leggerti

  5. Grazie, Simone. Carino ad avere risposto. Adesso lo devo proprio provare…certo togliere la buccia a tutte le fave mi sembra un po’ fuori dalla mia portata, ma posso provare…grazie ancora

  6. Esiste sempre la possibilita’ che ad una persona non gli piaccia cucinare, e allora? Come dice mio figlio io cuocio gli alimenti non li cucino, ha perfettamente ragione. Solo quando sono particolarmente ispirata mi diletto in cucina ma capita assai di rado, e non per mancanza di tempo, ma proprio perchè non mi piace. Mi ritengo da questo punto di vista fortunata di essere nata in questo tempo perchè in altre epoche o cucinavi tu ( sempre ci fosse qualcosa da cucinare) o i piu’ fortunati avevano chi cucinava per loro. Non c’era scelta.
    Oggi c’è la possibilita’ di scegliere, e io l’apprezzo molto, infatti se dovessi trascorrere il mio tempo libero facendo l’orto, costruire oggetti, lavare i piatti (la lavastoviglie altra grande invenzione!), cucire gli abiti ( e da adolescente ho fatto anche un corso…ma non fa’ per me), sarebbe la mia rovina.
    Il mio downshifter consiste nel permettermi di stare alcune ore al giorno immersa nella lettura, portare in giro il cane, andare ad una conferenza su un tema che m’interessa (non che va’ di moda), andare a teatro, raggiungere il luogo di lavoro a piedi (ultimamente esco a piedi anche la sera,penso che per ora nel mio paese ce lo possiamo permettere), lasciare la casa in disordine ed andare a vedere la partita di mio figlio, mangiare le ciliege e susine dall’albero quelle che posso mangiare, senza accanirmi a raccoglierle tutte, per fare marmellate o quant’altro. Possono venire a mangiarle amici e parenti, ma soprattutto gli uccelli, che giustamente devono pur vivere anche loro.
    Posso stare alla finestra a gurdare il bellissimo paesaggio (toscano),ad osservare la campagna che mi circonda, ascoltare i rumori della natura che per me sono assai meglio che del fischio della pentola a pressione ( l’ho utilizzata una volta e mi è bastato).
    Posso stare anche al pc a leggere i vostri post e in questo caso a scrivere, nonostante si avvicini l’ora di cena…

  7. Quando non ci si cucina il cibo, a cascata, accadono un mucchio di altre cose.
    Non avrei saputo riassumenre meglio ed è impossibile da spiegare.
    Emanuela

  8. Sono una da insalata già pronta e mi vergogno, ogni volta (ma davvero costa così tanto? E chi c’ha mai pensato), ma sono in corsa e non riesco a rallentare. Scusa la domanda banale in un blog che parla di cosa “alte”…, ma come si fa il purè di fave ? (surgelate naturalmente), con le altre non credo di avere speranze.
    Grazie, qualora ti venisse in mente di rispondere.

    • monica, ciao. prendi le fave, le sbucci della loro pellinina intorno (ogni singola fava) e le butti in un tegame dopo aver appena appassito aglio, cipolla, sale (peperoncino, per chi chiede di più). Fai saltare appena a fuoco medio, poi copri per qualche minuto. Mescoli bene, aggiungi mezzo bicchiere d’acqua e copri ancora. quando il tutto è ben cotto frulli e poi mangi caldo (ma non troppo). Piatto invernale. Oppure surgeli. ciao!

  9. Simone, uno dei problemi è che si è perso il contatto con il cibo. Non parlo solo del contatto fisico, fatto dal manipolare, annusare, mescolare tra loro gli ingredienti, ma anche della conoscenza che si ha di quello che mangiamo. Per la maggior parte delle persone il cibo si trova già confezionato ed imballato sugli scaffali del supermercato e gli unici criteri di scelta sono il prezzo e la “bellezza” delle confezioni. Da quando faccio parte di un GAS (gruppo di acquisto solidale) è iniziata la mia presa di coscienza verso questo fenomeno. Ora acquisto tutto quello che io e la mia famiglia mangiamo da piccoli produttori locali rispettosi della natura e del territorio. Quando mordo una mela o mi gusto un piatto di riso so esattamente da dove arrivano, chi li ha coltivati, quale lavoro ci sta dietro: per questo li apprezzo di più. Ho anche iniziato a nutrirmi in maniera più semplice, eliminando tanti piatti pronti ed imparando a cucinare molte cose da sola: ho anche scoperto che in realtà è più facile di quello che credevo! Ora faccio il pane, lo yogurt, i biscotti per la colazione… tutte cose molto semplici ma che mi danno parecchie soddisfazioni. Anch’io a dire il vero mi ritrovo a cucinare nei ritagli di tempo e spesso la sera, ma farlo non mi pesa e comunque è meglio che guardare la televisione, no?
    Ciao e complimenti per il tuo sito, sempre molto interessante.

  10. Io sicuramente faccio parte delle persone che cucinano pochissimo. Non mi sembra di mangiare male. Semplice sicuramente. Le pietanze più sono semplici e più sono veloci da preparare. Ma sembra che ci siano sempre delle cose più interessanti da fare! E non relative al lavoro. E no. Non sono stata ambiziosa in questo campo. Ma da sempre. Da subito. Io sono di quella categoria che non a MAI rinunciato al tempo libero, da investire negli interessi più svariati che posso avere. Il disegno, il teatro, la vela, girare in bicicletta in un bel parco da sola o con una amica, le mostre di pittura, i mie amici, la mia casa, i miei fiori… me! Soprattutto ME! …e no! Non ho tempo di cucinare, Chissà…magari quando sarò in pensione! ;o)Però apprezzo chi sa cucinare, anche questa è una bella passione. Un modo di esprimersi, di buttare fuori le proprie emozioni. Ciao scrittore che naviga a presto. E’ sempre un piacere leggere le tue opinioni

  11. Un post stuzzicante!!!
    Vista la mia attuale situazione di recluso in casa (vedi “il trombato”),
    l’arte della cucina si riscopre tutti i giorni. Ieri per esempio ho fatto uno splendido Polpo con le patate e oggi mi stò per preparare un Gustosissimo risotto con il brodo del pollo di ieri.
    Mi sento un privilegiato! Erano anni che non provavo il gusto dell’ozio.
    In questa situazione incomincio a perdermi nelle fantasie più strane. Ammetto che in questi gg. il tema ricorrente è il Downshifting ma come fare ad evitarlo dopo aver letto, sarebbe meglio dire divorato, il tuo libro. Mi sembra di avere la possibilità di potermi immedesimare “realisticamente” nella condizione di downshifter . Certo un lavoro ancora ce l’ho, sono solo a casa in malattia, ma per uno che la malattia l’ha sempre fatta al massimo per 3 o 4 gg stare a casa un mese è una novità. E che novità…. lasciamo perdere il motivo, ma vuoi mettere avere tutto questo tempo libero e accorgersi che, nonostante le limitazioni, ti trovi benissimo a stare a casa a leggere un buon libro nel tuo giardino oppure a cucinare manicaretti o semplicemente fare quello che ti interessa di più? Mi piace non posso negarlo e non mi sento strano o diverso solo perché ambisco a vivere più tempo per me stesso e per la mia famiglia. Non ci trovo niente di male credo che ognuno sia fatto a modo suo e finché non lede la libertà altrui può fare ciò che ritiene opportuno.
    La verità, forse, è che quel qualcuno può dare fastidio alla massa solo perché stà facendo qualcosa di diverso rispetto alla cosiddetta “Norma”. Vado il risotto è pronto, e stasera si inaugura un forno ad aria calda scovato in cantina ieri!!!!
    Un saluto
    Alberto
    Life is simply take it easy

  12. Io ho scoperto che è proprio vero che le torte vengono più soffici se separi l’albume dal tuorlo e fai montare i bianchi “a neve”. Ci vuole più lavoro, però, che ingredienti! Devo prendere maggior confidenza col forno però…

  13. Mi stuzzichi proprio su una delle mie passioni…. Condivido tutto quello che dici, ad avere fantasia (ma soprattutto TEMPO), si può mangiare veramente bene e con poco.
    Ieri sera, dopo una giornata tra ufficio e traffico, sono tornata a casa e ho dedicato un’oretta a preparare gli gnocchi di patate. Ho finito alle nove di sera, stanca, ma la soddisfazione, il piacere, il rilassamento che mi da cucinare… non me lo regala una giornata al centro benessere più esclusivo!
    Adoro cucinare, toccare il cibo con le mani, sentire i profumi e godere dei colori…. Anche qui però, purtroppo, è la MANCANZA DI TEMPO a relegare questi attimi di pura delizia agli scampoli della giornata o della settimana.
    Offrire una cena ai propri amici anzichè andare al ristorante, passare una serata così in piacevoli conversazioni, col palato deliziato da alcune semplici ma gustose leccornie (dal pane al dolce, tutto fatto a mano), un buon vino e della buona musica…. non ha mai avuto paragone, per me, con una cena in un affollatissimo ristorante di Milano, intorno al quale giri 45 minuti per trovare parcheggio, per poi stare con l’orologio in mano perchè a una certa ora devi liberare il tavolo per il secondo, terzo turno (questo concetto dei turni al risotrante per me è una cosa aberrante), non riuscire quasi a parlare, pagare 30 euro una bottiglia di vino che compreresti a 4, 5 al massimo…
    Si, anche questo fa parte di una diversa concezione della vita, del senso del tempo, del valore del denaro e di quello delle piccole cose.
    Anche il mio corpo comincia a dare sengi di cedimento di fronte a un mondo che la mia mente percepisce sempre più come assurdo.
    L’urgenza di riconquistare la mia vita e il mio tempo si sta facendo pressante. Ma non ho ancora in mano la soluzione concreta.
    E’ tutto seminato nella mia testa, spero che cominci presto a germogliare e dare i suoi frutti.
    Grazie Simone, anche per questo spunto.

    • Le piccole cose sono molto istruttive. Non cucinare mai il cibo che si mangia è strano. Perché la gente non cucina? Fa parte della nostra tradizione, della nostra cultura. Fare un corso per sommelier è trendy, saper cucinare (e farlo) no. Quando non ci si cucina il cibo, a cascata, accadono un mucchio di altre cose. My opinion.

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