USV. Il video

Uomini Senza Vento, un video per raccontarlo. E’ stato scritto prima di Adesso Basta, anzi, ne è stato il laboratorio narrativo. Un noir mediterraneo e ambientalista. Cioé avventura, mare, e quello che c’è fuori dalla bolla dove viviamo. Spero vi piaccia. Ciao! (Non fate caso alla maglietta… Era l’unica pulita e sono sbarcato da poco…)

Share Button

68 pensieri su “USV. Il video

  1. Simone!
    Ho ricevuto la copia con dedica del tuo “Uomini senza vento” e ti volevo subito ringraziare per il gentilissimo pensiero che hai avuto. Lo apprezzo molto. In questi giorni è uscito anche il mio nuovo Thoreau inedito, per l’editore Donzelli. Se mi fai avere un tuo indirizzo, te ne faccio mandare una copia (cosa che avevo già in animo di fare, ancor prima di ricevere la tua graditissima sorpresa).
    Di cuore, ti mando un forte abbraccio.
    Stefano

  2. caro Giovanni,
    riprendendo una frase di un libro-film ti dico:
    “perdere l’equilibrio fa parte dell’avere una vita equilibrata”
    Personalmente ho iniziato da quì. Mi sono fatta male, molto male e mi sono guardata per come sono davvero, pregi e difetti e da lì ho ricominciato. Sono ancora in cammino, è infinito, ma sento dentro di me un senso , per la prima volta mi sembra di vivere una vita che ha un significato. Cambiamenti enormi dentro, piccoli piccoli fuori perchè non è ancora il momento ma… arriverà, ormai non si può più tornare indietro !

  3. Orpo che commenti!!!
    Qui si toccano temi pratici! La cosa mi interessa da matti.Infatti sono super interessato a domande come quelle fatte da Giovanni!
    Il come fare a, sembra scontato di fatto c’è una metodologia un modo di avviarsi a migliorare il proprio equilibrio oppure come fare a quantificare la soglia economica che ci fa stare, psicologicamente tranquilli . Insomma la pratica il come si fa a! Spesso trovo commenti che mi danno tanto a livello di contributo!.
    #fu
    Sai che il tuo racconto, le sensazioni provate, mi ricordano l’ultimo colloquio con il capo. Recentemente la mia disponibilità a lavorare fuori dalle canoniche 8h è stata azzerata e ho ridimensionato molto la mia partecipazione, prima attivissima, alla vita aziendale.I commenti non sono mancati. Commenti ai quali ho risposto con decisione/tranquillità argomentando le mie ragioni. Oggi mi sento meglio e come se avessi incominciato a mettere il primo palo di una palizzata che dividerà nettamente il mio dal loro modo di vedere la vita.
    Live simply take it easy
    Alberto

  4. Come, Simone, come si lavora per costruirsi il proprio equilibrio?
    Ho bisogno di aiuto in ciò: consigli, libri, esempi, storie.
    Grazie a chi mi vorrà dare una mano’

    • Giovanni, credo che occorra prendere a cuore il punto, prendere un appuntamento con se stessi, dunque fare un programma, come se si andasse a lavorare o in palestra. Le cose da fare le sappiamo bene, lavorare sulla solitudine, sulla focalizzazione dei nostri veri bisogni e desideri, sull’autonomia e sul coraggio, fare tentativi, ogni giorno una cosa, dieci minuti al giorno anche, ma lavorare tanto, sempre, utilizzare il tempo, evitare che scorra così irresponsabimente, gettando via risorse e opportunità. Ha mai visto uno che lavora con passione e impegno a qualcosa e non riesce a farla? Avrà visto spesso il contrario. Noi, tutti i giorni.

  5. Io ho fatto il mio downshifting, che non so se lo è proprio, ma a me piace pensarlo così. Ho mollato il lavoro a giugno, mi sono divertito come un pazzo tutta l’estate, ho fatto chiarezza nella mia vita, ho capito che volevo dedicare più tempo alle mie passioni e più tempo a vivere con pienezza. Non ero e non sono pronto per una avventura “eclettica” sia per ragioni personali sia per paura, ma ho iniziato a lavorare in un’altra azienda. Questa volta però sono arrivato così determinato e felice della mia vita, così soddisfatto per essere riuscito a mollare il precendente lavoro mettendomi in gioco che ho colpito molto il mio nuovo datore lavoro: ho detto chiaramente che volevo lavorare seriamente e poco, che non ero disponibile a sacrificare alcun fine settimana, né alcuna sera, che avevo intenzione di collaborare con persone oneste e molto collaborative. Devo essere stato così convincente e sicuro di me, che mi hanno preso subito, pagandomi anche molto di più di prima. Ma senza quella consapevolezza e forza derivante dall svolta di giugno, forse avrei continuato a vendermi distrutto e stanco.

  6. Avviso ai naviganti! Attenzione, scalare marcia implica un lavoro di preparazione che implica anni, sacrifici idee chiare e spesso navigare controvento. Rabbrividisco di fronte ad avventurieri improvvisati che, rischiano solamente di schiantarsi sugli scogli… Meditate gente meditate.

  7. Caro Simone,
    sono oramai diversi mesi che ragiono sul da farsi. L’ispirazione al “downshifting” arriva da dentro, da me, da una pulsione oramai matura, che cerca ossigeno. E’però grazie ad ADESSO BASTA che sto trovando lo slancio finale, lo scatto definitivo che mi libererà dalle grinfie della mia vita milanese al 100%. Due righe su di me: lavoro nella moda, sono un addetto ai lavori, uno di quelli che contribuiscono a creare la realtà patinata x il grande pubblico. Questo genere di lavoro (sono libero professionista) mi porta ad essere sempre all’avanguardia, per tecnologie e per trends, e a frequentare spesso ambienti esclusivi.
    Ma torniamo al motivo per cui ti scrivo; ho dei dubbi (penso sia normale) ed una volta tanto non riguardano il lato economico, ma tutto ciò che riguarda la salute interiore, la paura di diventare, magari dopo 10 anni di vita “austera al consumismo” dei burberi, degli asociali, hai presente il “matto del villaggio”? 🙂
    Ho paura di rimanere “indietro”, ho paura che mi si chiuda la mente. Ora sono un “cittadino del mondo” ma mi chiedo se dopo anni di down-shifting riuscirò ancora ad avere un contatto equilibrato con chi mi circonda. Adesso il mio tempo libero è poco ed io gli attribuisco un valore immenso…appena posso mi occupo di me stesso, delle mie passioni…e ne ho tante, vere. Ma cosa succede quando questo diventa “24 h long”? Ho paura di cadere nelle “fauci” dell’accidia e di perdere la brillantezza di ragionamento, ho paura di diventare un contadino, che non sa guardare…oltre le proprie vacche.
    Tu, Simone, hai la caratteristica di avere un mondo intero che ti cerca, perché sei un personaggio in parte pubblico e ritengo che questa consapevolezza ti tenga una certa compagnia e che ti costringe a confrontarti costantemente con il mondo che hai lasciato, a tenerti… allenato. Ecco,io ho paura di perdere …la forma fisica della mia mente.
    Un abbraccio, Gigi.

    • Gigi, oh, che bella domanda, un problema reale, vero, significativo. Un rischio reale, in un certo senso, e anche una paura fittizia, se posso dirti. Ma certamente, un punto. Grazie di questa domanda (ogni volta che si esce dal tema soldi c’è talmente tanto da dire, roba grossa…).

      Allora. Rispondo con una domanda, come i gesuiti. Se smettendo di lavorare-stare nel ritmo-pedalare diventassi accidioso, ti annoiassi, perdessi curiosità e “tono della mente” non vorrebbe forse dire che lo sei già, e che hai bisogno del flusso, della droga, diciamo così, per eivtare di esserne preda?

      Intendo dire: se sei curioso, se vivi in modo equilibrato, se sei in armonia con te stesso, certamente non rischi questo e puoi cambiare vita certo di imboccare una via di potenzialità e occasioni. Se invece non sei in equilibrio (tanto che in assenza del puntello del lavoro crolleresti nell’inedia mentale) allora penso che un cambiamento di vita sia del tutto sconsigliabile. Capisci cosa intendo?

      La mia esperienza: per anni ho cercato di costruire un po’ di forza interiore, di coraggio, di generatori interni d’energia, di sentimento armonico verso l’interno e verso l’esterno. Un lavoro lungo, perché partivo da distante. Quando sono riuscito a fare un po’ di strada in questa direzione ho cambiato, taglio secco, totale (cosa che si può anche evitare, le gradazioni del cambiamento sono molte). Risultato (anche prima del successo editoriale, per due anni e mezzo): fin troppi progetti, mai un minuto di noia, mai un’occasione in meno, un mondo, un mondo intero, tutto nuovo, tutto da percorrere, da vivere. Tanta roba Gigi, tantissima roba. Non hai idea.

      Dunque che ne penso della tua domanda: se un uomo cambia a ragion veduta, dopo progetto e lavoro, vuol dire che ha del valore, ha del coraggio, e va certamente verso cose importanti pur nella sua piccola vita. Diversamente no. Ma vedi, diversamente sarei preoccupato per quell’uomo anche solo se attraversa la strada, se cambia casa, se cambia lavoro. Un uomo in disequilibrio è costantemente alla mercé degli eventi e del tempo e del vento e degli altri e… di se stesso. Ma il problema in quel caso non è il cambiamento, è lui.

  8. Ribadisco che voglio fare chiarezza (magari su cose che anche tu non conosci) non certo per aggredirti sia chiaro ne x fare accuse infondate.

    Alfonso

    • Così va meglio Alfonso. Ti rispondo:
      – con 17 anni di contributi non si riceve la pensione, non lo dico io, è un fatto
      – l’unica sarebbe pagare i tre anni, cosa che non ho affatto idea se sarò in grado di fare. E’ molto costoso e io non ho più stipendio fisso
      – vent’anni fa la pensione era certa e a un’età accettabile. Nel corso del tempo il grave sbilanciamento tra denari a disposizione della previdenza e anziani in età pensionabile hanno spinto lo Stato a fare una serie di cose per evitare la bancarotta: alzare l’età pensionabile di circa dieci anni; elimiare l’età delle pensioni baby; modificare il parametro del calcolo pensionistico in modo da dvoere meno soldi a chi va in pensione; mancata rivalutazione delle pensioni sul potere d’acquisto (ferme ormai a quasi vent’anni fa, che vuol dire che valgono la metà); introduzione del sistema misto e del cosiddetto “secondo e terzo pilastro previdenziale” (pensione privata); etc etc
      – vista la grave crisi in cui versa l’inps, è facile immaginare che da qui a quando dovessi ricevere la mia pensione avverrà: ulteriore innalzamento dell’età pensionabile; ulteriore perdita del potere d’acquisto delle pensioni; ulteriore revisione del calcolo per la maturazione della pensione; e via discorrendo
      – dati questi punti mi pare del tutto evidente che la certezza di avere una pensione accettabile, tale per cui sia valsa la pena, mi pare quanto meno in dubbio. L’affermazione, per altro, non è la mia, ma è l’opinione comune di tutti i sindacati e di molti opinionisti informati

  9. OK Simone visto che ti sta bene di continuare il discorso, e senza aggettivi e giudizi sulla frase,ripeto: perchè affermi che i 40 non avranno pensione e nemmeno tu? Mi risulta dalla previdenza sociale altro se vogliamo approfondire.Son curioso della risposta.Inoltre visto che ti sei messo in pubblico con il libro etc. hai una responsabilità sociale in quello che affermi e le fasce deboli possono cadere in facili illusioni.Sarò agressivo ma uso sempre dati verificabili.

    saluti

    Alfonso

    • Aggiungo solo che io ho scritto un libro con sopra la mia testimonianza e la mia opinione su una serie di cose. Rispondo direttamente sulla mia vita di quanto affermo. La responsabilità che tu vorresti che io avessi circa il fatto che alcune fasce deboli potrebbero cadere in facili illusioni non la colgo, e comunque non me la sento. Se uno cade in un’illusione vuol dire che l’illusione se l’è fatta lui, e la responsabilità è la sua. Io non vendo prodotti finanziari speculativi alle vecchiette. Quanto riferisco nel libro non può essere un’illusione per due semplici ragioni: la prima è che io ho fatto tutto ciò di cui parlo, dunque illusione non è. La seconda è che ho ripetuto nel libro e odvunque, in tutte le lingue del mondo, che l’unica cosa DA NON FARE è fare quel che ho fatto io, perché il mio esempio (semmai volessimo chiamarlo tale) ha SOLO il valore di dimostrare che si può cambiare (altrimenti sarei morto e dimostrerei il contrario, invece sono vivo) ma OGNUNO deve provvedere al cambiamento a SUO MODO, cioé secondo regole, scelte, valori e decisioni adatte alla sua condizione e al uo profilo sociale, intellettuale, manuale, esistenziale, psicologico ed economico.

  10. Simone perchè continui a dire falsità? Ovvero che gli attuali 40 enni non avranno pensione? (andranno + tardi e con – soldi ma ci sarà,e il futuro tu non lo conosci)Che tu non l’ avrai? Quando la sociale a 66 anni viene data a tutti.Inoltre anche tu con avrai quella di vecchiaia basta che paghi 3 anni di contributi volontari (se non li hai già pagati e non lo dici).Citando il libro adesso basta a prender in giro quei poveri precari dopo che tu hai fatto i soldi vendendo fumo e ti sei comprato barca x crocere,casetta in campagna e i famigliari quando morti ti lasceranno l’ eredità.Oltre ovviamente ai soldi messi via appunto negli anni di lavoro.E poi ancora con sta storia che hai cambiato vita,certo ma in pratica hai cambiato lavoro,facendo una roba che ti piace di +,dove sta la novità?Insomma le lo fa uno a 20 anni senza famiglia alle spalle e una cosa ma dopo 20 anni da manager che ci vuole?Ma x vender qualche copia in più cosa non si fa,perchè non vai a Pomigliano vedrai i turnisti Fiat come di accolgono!!!Ma capisco che le masse volgliono essere imbambolate e religione e politica e i nuovi scrittori downshift e newage sono una naturale continuazione.Sarei curioso di veder sti neo-downshifter dopo un brutto incidente essere lasciati in mezzo alla strada e sentirsi dire: che vuole non ci stanno + ambulanze e dottori sono tutti a farsi il giretto in barca,magari poi capisci.
    Povero mondo…

    Alfonso

    • Benvenuto Alfonso. Mi pare di capire che non sei molto d’accordo con il mio libro. In ogni caso grazie del tuo intervento. Ti prego solo, visto che io non so chi tu sia, tu non conosci me, e per di più tu qui sei a casa mia, di non dire che dico falsità o che inganno qualcuno. Non lo consento a te come a nessun altro. In caso contrario questo è il tuo primo e ultimo messaggio pubblicato. Per il resto benvenute tutte le opinioni. Anche la tua. Sati calmo e qui potrai riferircene anche altre. Grazie. ciao. simone

  11. Uomini senza Vento
    Così come mi han detto, fino a Lunedì lo si trova a -25% in libreria del corso, in buenos aires a Milano!
    Io l’ho preso… :-)))

  12. Mio caro Simone,

    torno spesso qui, in questo luogo della rete in cui ci si sente a casa, come ha detto Nicola. Torno e leggo dei commenti che non mi sorprendono, ma mi mettono allegria. Alcuni esempi:

    – “Se non lo faccio adesso, che ho 36 anni, sono solo e in affitto e con un piccolo gruzzoletto da parte, quando lo farò ?” (sempre Nicola)

    – “Ora ho riaperto quella scatola e sto cercando di percorrere la strada che porta verso il mare” (Cuore di Drago)

    – “Le nuove vie si aprono quando qualcuno le percorre” (Marco)

    – “Il denaro è un grande problema. Ma è anche una grande scusa” (questa è tua!)

    Poi, naturalmente, ci sono opinioni differenti. Una (non qui) mi ha colpito: si trattava di una persona che avrebbe voluto farti tante domande, e al tuo invito di venirle a fare all’incontro di Torino ha risposto (cito a memoria) “Già, e al lavoro chi ci mando: il clone?” Come dire: sto aspettando solo che qualcuno si prenda la responsabilità al posto mio.

    Allora mi vengono in mente un paio di considerazioni.

    La prima è questa: quante vite contribuisci a cambiare per il meglio, Simone! Naturalmente nessuno potrà mai insegnare nulla a chicchessia (si può solo, al limite, imparare), ma il tuo libro e il tuo esempio sono uno sprone effettivo per così tante persone. Pavese direbbe: “Verrà un tempo che la nostra fede comune nella _poesia_ farà invidia” (_Il mestiere di vivere_, 22 febbraio 1940).

    La seconda è che cambiare si può, a patto che la decisione provenga da noi, dal nostro interno. Cuore, cervello, anima, animo o muscoli, è lo stesso: ma da noi, e non per scappare da qualcosa.

    Grazie grazie grazie

  13. “Presto!! Accorrete, ho visto qualcosa”
    “Fermo! non toccare…è pericoloso. Potresti bruciarti le mani, incenerirti i capelli, e poi come faresti così a portare l’acqua al mulino?”
    “Ah già, il mulino, eppure l’hanno sempre dipinto total white, ma in realtà è di tutti i colori tranne che bianco, è giallo, rosso, verde, blu, persino amaranto…ma da quanti giorni è lì, se nessuno lo raccoglie si impolvererà.”
    “Non ti preoccupare, ha la scorza dura, è predisposto a prendere polvere, e poi c’è sempre il vento che con le sue folate…pensa a tutto lui”.
    “Va bè, se lo dici tu, mi fido. Ma mi posso voltare ancora un attimo, almeno per vederlo in lontananza?”
    “Adesso basta guardare!! i tuoi sandali attendono ancora altro cammino, la tua bisaccia deve essere ancora riempita fino all’orlo, i tuoi giorni devono vedere ancora altre albe e tramonti, la tua cornucopia ti aspetta al varco impaziente”.
    “Si, ma senza aver toccato mai qualcosa di bello non può dirsi mai completamente vita”.

  14. Grazie Simone, i tuoi consigli e la tua esperienza sono sempre utili! concordo su tutto quello che mi dici, soprattutto sulle domande veramente, ma veramente cretine che mi sento rivolgere, e quindi proseguo e perseguo il mio sogno con forza e coraggio!
    alla prossima, ciao!

  15. Riccardo, Francesca,
    grazie per il vostro interesse e e le domande.

    Cosa faccio ora:
    sono un ingegnere e mi occupo della parte tecnica delle vendite di alcuni prodotti per applicazioni prevalentemente biomediche. i vantaggi di questo lavoro sono un buon stipendio (comunque non assurdo ma buono si), il contatto con la gente, le doti di comunicazione richieste e che si tratta ancora di un lavoro da ingegnere (gli ultimi tre punti incontrano 3 miei gusti personali).
    gli svantaggi principali sono i troppi viaggi e una certa atmosfera al lavoro che sono in pieno conflitto col tipo di vita che desidero. Rimane un lavoro ben pagato e relativamente sicuro di cui parecchi aspetti mi piacciono anche.

    sogno/progetto:
    E difficile dargli un nome o una definizione precisa. E’ da anni che ho un interesse per la psicologia e alcune sue applicazioni. quello che mi affascina e’ il poter capire cosa muove (o blocca) le persone, come possono sviluppare le loro personalita e cambiare per raggiungere gli obbiettivi che gli stanno a cuore. oppure aiutare qualcuno a cavarsela in situazioni difficili (anche sul posto di lavoro (comunicazione, conflitti e mobbing)).
    Punto a un’attivita in cui dover riuscire a entrare in comunicazione con chi mi sta di fronte, capire qual’e’ la sua situazione e quali i suoi sentimenti, fargli capire che capisco in modo da convincerlo a intraprendere insieme la via per i cambiamenti che desidera. Mi muove un forte interesse verso le persone.
    Di che figura professionale si tratta? Ce ne sono parecchie possibili. ad esempio: coach, consulente psicologico, trainer o altre (non psicoterapeuta, non e’ questa la strada che voglio percorrere).
    Mi immagino diversi scenari, posso ricevere clienti in un mio studio, posso organizzare seminari e corsi su alcuni temi in parecchie citta diverse oppure (e questa e’ una cosa che forse sta prendendo una forma concreta) riuscire a mettere a frutto insieme le conoscenze ingegneristiche e quelle psicologiche.

    per questo progetto ho fatto corsi e studiato perecchio. continuero a farlo. per ora e’ come un hobby. come prossimo passo sto preparando un nuovo training insieme a un professionista che conosco e stimo in cui si fonde quello in cui son competente io (vendite tecniche) con quello in cui e’ competente lui (comunicazione e linguaggio corporeo).
    Da quel che ne so (e un po ne so) sara un corso nuovo: non si trova in giro nulla di simile. daremo il primo corso di 2 giorni nel secondo semestre del 2011. E’ un primo passo concreto verso la nuova professione anche se per me rimane ancora un hobby (un hobby molto serio).

  16. Leggo un sacco di post di persone che cercano il cambiamento,ci lavorano, si informano su come ha fatto altri. Ognuno di voi esprime in modo differente percorsi diversi che portano ad un unico risultato, migliorare la qualità della vita o come dicono altri fare DS.
    I blog sono momenti d’incontro che tendono a raggruppare persone con lo stesso fine o sogno. Spesso e soprattutto le diverse vie percorse, se condivise, illuminano lo scoglio sul quale ci siamo arenati.
    ….Questo per dire grazie a tutti coloro che condividono le loro storie perché in molti casi hanno illuminato lo scoglio dove mi ero arenato.
    Live simply take it easy
    Alberto

  17. Ciao Simone, ogni tanto vengo a trovarti nel blog, che ritrovo sempre più interessante e “ben frequentato”, da persone a mio parere di spessore, quantomeno culturale. Leggo sempre con interesse quanto scrivono persone intelligenti, e mi compiaccio talvolta a sentirmi stupido leggendo cose intelligenti (sempre meglio del contrario, no?). Passami quindi una piccola cosa non “intelligente” forse, con la stima che sai nutro per te. Ho comprato USV, mi sta piacendo un sacco, riesco a “vedere” quello che leggo…sono con il fiato sospeso, tra mistero, amicizia, mare…solo una piccolissima delusione: il prezzo di copertina, tra i più alti del genere (immagino, spero, fissati dall’editore e non dall’autore), fa un po’ a pugni con quello che sei, che trasmetti alla gente. Nulla che faccia andare sul lastrico, per carità, però un po’ altino….Scusami.
    Un abbraccio,
    Luigi

    p.s. ho sollecitato Francesco ad invitarti per presentare USV a Reggio Emilia. Spero si faccia vivo…

    • @Luigi, NON MI PARLARE DEL PREZZO SONO CONTRARISSIMO!!!! E’ davvero troppo per un libro, io penso che i libri dovrebbero costare tutti dieci euro. Però vedi, è l’editore che decide in base al suo budget, e non si può dir nulla primo perché loro hanno le loro esigenze tra fisco e guadagni e costi della rete di vendita, e poi perché sono loro a decidere , punto. Io però resto convinto che sia troppo. Sarei dispostissimo a guadagnare di meno pur di consentire a tutti di comprare libri. Pensa che io ho avuto da ridire anche sul prezzo di “Adesso Basta”, che era “solo” di 14 euro… Sono (almeno) contento che non ti stia deludendo e che ti piaccia. ciao!

  18. Per francesca (l’altra)
    io penso che sia una profonda cesura tra la generazione dei quarantenni e quella dei trentenni in Italia. Abbiamo vissuto in due contesti sociali diversi con opportunità completamente differenti. Ne ho un esempio sotto gli occhi nel mio ufficio: la mia capa, diplomata, guadagna 3000 euro al mese, dopo anni che ha fatto carriera e rinunciato alla maternità. Io laureata, ne guadagno 1200 e mai riuscirò ad avere il suo stipendio, pur avendo le stesse capacità o forse qualcosa di più. Ma ce lo spiegava il padrone stesso dell’azienda, il settore in cui operiamo è cambiato completamente, i profitti sono minori, quegli stipendi dati in passato sono impossibili da dare nel presente e nel futuro, non ci saranno più quelle opportunità, anche a parità di lavoro! questo è un esempio concreto, ma in generale la situazione è questa: i 40enni hanno inseguito denaro e carriera, e alcuni come contorno matrimonio-villetta con giardino-vacanze-etc., i trentenni forse non hanno nemmeno più quelle mete. Sono irragiungibili. La meta adesso è agguantare un posto a tempo indeterminato e vivere alla giornata (il futuro è incerto), di carriera non se ne parla, i posti sono tutti occupati dai “vecchi” e non si schiodano, i più fortunati (ovvero quelli i cui genitori sganciano i denari) possono aspirare alla villetta e ad alcune cose dei 40enni. Questo è il quadro che io vedo. Forse i 30 anni però riusciranno a fare downshifting in maniera più naturale…già adesso vivono a basso consumo!

  19. Per Marco:
    che lavoro fai adesso?
    E che lavoro vorresti fare adesso?

    Per Nicola:
    ottima scelta la Nuova Zelanda! Forse ti verrà voglia di restare là, vista la situazione deprimente italiana.

  20. Ho ripreso a scrivere e sono felice. Per me questo è già molto; sto percorrendo la mia strada senza pormi troppe domande perchè finalmente riesco ad esprimere ciò che sono.
    Un saluto.

  21. ciao Simone,
    Ho sentito molto parlare di “adesso basta”.
    Ammetto di non averlo mai letto.
    Ho visto il video di presentazione del nuovo libro e ho letto un po’ di te nel tuo blog (veramente poco, ci passo oggi per la prima volta) e in un articoletto che ho letto su un altro sito.
    Io ho scelto una vita sbagliata, non mi ha trascinato il desiderio di denaro ma quello di autopunirmi, se così si può dire.
    Ho messo il mare in una scatola perchè era carico di ricordi piacevoli d’infanzia, ho scelto un mestiere (per il quale ho studiato pesantemente) che mi obbligasse a stare in mezzo a chi soffre e muore di malattia, in modo da vedere sempre bene la morte in faccia.
    Poi un giorno lei a cercato me.
    E io ho provato sollievo, finalmente il peso di vivere sarebbe finito.
    Mi ha preso per il collo, mi ha guardato e mi ha detto che potevo ancora cambiare le cose.
    Mi hanno tirato fuori dalle lamiere dell’auto e caricato in elicottero, avevo freddo, avevo tanto dolore da non sentire più il corpo, ma ero incredibilmente tutto intero (o quasi).
    Per tutto il viaggio il mio unico pensiero è stato: “sono ancora qui”.
    Ora ho riaperto quella scatola e sto cercando di percorrere la strada che porta verso il mare.
    Il punto è che non è per niente facile… ma provarci è tempo speso bene, è vivere.
    Ciao 🙂

    • Accidenti Cuori di Drago, che storia piena di pathos e di vita quella che racconti…!!! Come sembrano piccole e insulse tutte le obiezioni fatte al cambiamento dopo aver letto la tua storia… Grazie davvero di averci voluto raccontare quel che ti è capitato e la fatica che stai facendo. Un insegnamento, un bel remind… grazie davvero. ciao! 🙂

  22. Io ho portato la lettera di licenziamento la settimana scorsa. Rimarrò al lavoro fino a dicembre e poi il piano è di prendermi un sabbatico in giro per il mondo a partire dalla nuova zelanda, a imparare bene l’inglese e a sperimentarmi in tutte quelle possibili occupazioni a cui ho cominciato a pensare dopo aver letto “Adesso Basta”. In quest’anno mi dicevo di stare tranquillo, di fare come Simone, di preparare bene la “transizione”, ma non ce l’ho fatta. In ufficio hanno cominciato a percepire la mia voglia di andarmene ed è iniziato uno spiacevole mobbing, credo per “punirmi”, ignorandomi, togliendomi responsabilità. Quando ho detto che me ne andavo sono diventati improvvisamente gentilissimi! Io cerco di tenere buoni rapporti, chi lo sa, ma intanto cercherò di imparare nuove attività in un paese ricco di natura.
    Confesso che c’è un po’ di paura in fondo allo stomaco, ma anch’io “penso positivo”, se non lo faccio adesso, che ho 36 anni, sono solo e in affitto e con un piccolo gruzzoletto da parte, quando lo farò ?
    Se avete amici o parenti in nuova zelanda, fatemi sapere! Grazie a tutti, in questo blog mi sento a casa.

  23. Ciao mi chiamo Riccardo e per la prima volta scrivo qui anche io !

    Marco : quale sarebbe il tuo progetto ? Sono curioso di sapere le vie che vogliono intraprendere le altre persone…

    Ho letto il libro di Simone circa 6 mesi fa…e da allora tante cose sono cambiate nella mia testa !

    Bravo Simone…stasera andrò a prendere USV.

    Ciao a tutti

  24. In qualche modo per ricollegarmi alla frase di Kafka citata da Marco:

    Ho visto un posto che mi piace si chiama Mondo
    Dove vivo non c’è pace ma la vita è sempre intorno
    Più mi guardo, più mi sbaglio, più mi accorgo che

    ——- Dove finiscono le strade e proprio li che nasce il giorno ——

    Ma questo è il posto che mi piace si chiama mondo….
    sI questo è il posto che mi piace…

    Viviamo in piccole città (nascosti dalla nebbia)
    prendiamo pillole per la felicità(misericordia)
    Noi siamo piccoli (amiamo l’Inghilterra)
    Viviamo dell’eternità…

    Ritornello: Gira e gira e non si ferma mai ad aspettare
    Sorge e poi tramonta come un delfino dal mare
    Muove la sua orbita leggero e irregolare
    Distribuisce sogni e ritmo buono da danzare
    Mondo cade, Mondo pane, Mondo d’abitare
    Mondo che ci salva, Mondo casa da ristrutturare

    —-Tutto è falso, tutto è vero, tutto è chiaro, tutto scuro—-

    Questo è il posto che mi piace aldiquà aldilà del muro

    Viviamo in piccole città (nascosti dalla nebbia)
    prendiamo pillole per la felicità (misericordia)
    Noi siamo piccoli (amiamo l’Inghilterra)
    Viviamo dell’eternità…
    Viviamo in piccole città (nasocsti dalla nebbia)
    prendiamo pillole per la felicità(misericordia)
    Noi siamo piccoli (amiamo l’Inghilterra)
    Viviamo dell’eternità…
    Viviamo nell’eternità…
    Viviamo nell’eternità…

    Ho visto un posto che mi piace
    Ho visto un posto che mi piace
    Ho visto un posto che mi piace
    si chiama Mondo
    si chiama Mondo
    si chiama Mondo

    Gira e gira e non si ferma mai ad apettare
    Sorge e poi tramonta come un delfino dal mare
    Gira e gira e non si ferma mai ad aspettare
    Sorge e poi traonta come un delfino dal mare…

  25. Simone,

    hai proprio ragione: “Il denaro è un grande problema. Ma è anche una grande scusa. Si parla sempre di soldi, e mai di coraggio delle scelte, di equilibrio, di stabilità emotiva, di solitudine e di sogni,…”

    Io non ho fatto ancora un DS come hai fatto tu ma ho fatto i primi passi importanti in questa direzione:
    1)buono stipendio + sobrieta per anni = casa senza mutuo
    2)ho iniziato a formarmi per la professione che sarebbe il mio sogno. (alcuni mi danno del pazzo se pensano al mio lavoro di adesso e a come e’ ricercato il mio profilo attuale)
    3) ho preso, una dopo l’altro, 2 periodi sabbatici lunghi. tutti pensavano (anche io) che in azienda per me sarebbe stata la fine. e invece no.

    Anche se non ho ancora fatto il DS, la mia qualita di vita e’ migliorata parecchio:
    -il prendere una posizione cosi netta in azienda ha comportato grandi battaglie (e grandi paure). pero alla fine, ho tenuto la mia posizione e l’azienda ha dovuto accettare. questo mi ha dato una grande sicurezza in me stesso: saper di aver fatto quello che tutti ritenevano impossibile (2 sabbatici) e non essere stati licenziati (col mobbing ora stanno smettendo perche han visto che non funziona). cosi ora, in ufficio,so che posso dire i miei no, so che posso far rispettare le mie frontiere senza avere troppe paure.
    questo mi fa respirare molto di piu e vivere con meno preoccupazioni situazioni che fino a poco tempo fa erano al limite del sopportabile.

    Nell’ultimo mese ho avuto dei riscontri molto incoraggianti:
    Sono in contatto da un po con 2 persone che di professione fanno, ad alti livelli, quello che e’ il mio sogno.
    Ho chiesto a loro (in occasioni separate) quanto ritenessero realistico il mio sogno e entrambi mi hanno detto che sono portato per la professione. Uno mi ha proposto di lavorare con lui a pari livello allo sviluppo di alcuni nuovi progetti e con l’altra stiamo cercando di capire se c’e’ la possibilita di farmi entrare nel suo gruppo.

    Penso di essere su una buona strada, devo essere cauto e preparare bene i passi (ho figli). chissa alla fine come andra a finire. pero la mia vita adesso e’ gia molto meglio di prima.

    Non so esattamente dire perche ho scritto questa accozzaglia di pensieri. probabilmente un po per me stesso e un po dire ad altri che anche cambiamenti non ancora cosi radicali ti possono migliorare la vita.

    Saluti,
    Marco

    p.s. un po di tempo fa ho letto una frase di Kafka che diceva piu meno cosi (e’ tradotta sicuramente male ma il concetto ha molto a che fare con il DS):
    le nuove vie si aprono quando qualcuno le percorre

  26. Buongiorno sig. Perotti,

    le scrivo in merito al suo articolo comparso ieri sul Fatto. Mi pare mancasse nel suo articolo (non ho letto il suo libro) un cenno a come i trentenni che arrancano con (talvolta anche meno di) 1000€ mensili, e con nessun denaro sul conto corrente, a cambiare vita… ad avere una casa altrove, ad approntare una nuova attività… certamente è ben più difficile che per chi ha un gruzzoletto da parte, con cui campare nella transizione… chi tra di noi ce l’ha fatta, è riuscito solo con il determinante aiuto monetario di madre e padre!
    ad ogni modo, grazie per parlare di questi temi!

    🙂

    francesca

    • Francesca, grazie della sua domanda, che mi è stata rivolta spesso. Le considerazioni sono varie:
      1- Se tutti quelli che non hanno il profilo che lei descrive cambiassero vita e i trentenni senza lavoro o precari non ci riuscissero, avrebbe ragione lei. Ma la realtà è che chi ha un lavoro sicuro, anche buono, e guadagna il giusto vivendo però una vita da schiavo non cambia, non tenta, non desidera la libertà a sufficienza da fare un progetto e mettersi in marcia. Il libro è soprattutto rivolto a loro, che sono la stragrande maggioranza del Paese
      2- io ho iniziato guadagnando 64 mila lire lorde al giorno, quando mi chiamavano a lavorare in agenzia. All’epoca voleva dire circa 40 mila lire nette su cui poi pagavo anche le tasse. Consideri che ero anche laureato e con un master, ma facevo i lavori più umili. Si inizia così. Non mi sono certo arreso e ho fatto ogni genere di lavori pur di crescere e seguire la vocazione di allora, cioé denaro e carriera. Quando ce l’ho fatta, tuttavia, ho anche colto il limite pesante di quanto stavo facendo, e oggi mi ritrovo a quarant’anni (dunque ventidue anni dopo) con entrate per circa 600 euro al mese messe insieme navigando e scrivendo. Come vede ho fatto un giro piuttosto bizzarro, che non esclude le persone che lei tratteggia
      3- La mia scelta è semplice: se consumo poco, posso mettere insieme i soldi che mi servono facendo lavori diversi, che però mi piacciono, quando scelgo io, senza essere schiavo. Dunque la scelta di cambiamento non avviene grazie al gruzzoletto che lei cita, semmai alla sobrietà di una vita senza costi. I soldi che ho da parte non basteranno per la pensione (che non avrò avendo solo 17 anni di contributi versati) e la questione rimane aperta. Troverò una soluzione. Certo, oggi, io devo fare dei lavori per mantenermi, esattamente come farebbe chi ha guadagnato meno, nel frattempo
      4- Il denaro è un grande problema. Ma è anche una grande scusa. Si parla sempre di soldi, e mai di coraggio delle scelte, di equilibrio, di stabilità emotiva, di solitudine e di sogni, ovvero dell’80% della questione. A me pare che tutto sia da riferire a questi argomenti e dei soldi, certo, se ne parli, ma meno.

      In ogni caso, la regola per cui la vita è fatta di persone diverse che hanno risultati diversi in base a doti diverse e impegno diverso profuso a operare, resta. Non l’ho fatta io la vita. E’ lei che è fatta così.

      Un cordiale saluto e grazie della legittima provocazione.

  27. ciao, mi chiamo Alessandro e sto leggendo il tuo libro, ma quello vecchio, “adesso basta”. Ti scrivo qui anche se parli del tuo nuovo libro perchè volevo chiederti:
    quando hai cambiato lavoro e ti sei lanciato nella tua nuova avventura, eri nuovo nel mestiere?
    Io ero fino a poco tempo fa impiegato disegnatore autocaad, e sto cercando di seguire la strada del downshifter, ma il punto in cui trovo maggiori difficoltà è che, quando cerco di propormi in altri lavori più vicini alle mie passioni, ai colloqui trovo molte resistenze in quanto mi viene chiesto “come mai hai cambiato settore” o che “non ho esperienza”.
    questo è il mio più grande ostacolo, a te non è successo?
    Grazie, e ciao.

    Alessandro

    • alessandro ciao. non è facile cambiare, soprattutto professionalmente. le domande (spesso cretine) delle aziende sono un ostacolo. Però ti dico, al di là delle questioni tecniche specifiche, se un uomo ha un’idea forte in testa e VUOLE cambiare, vuole evolversi, ci mette anni magari, ma ci riesce. Non ho mai visto qualcuno motivato che tenta di realizzare un sogno che non ci riesce, almeno in parte. Il punto è il sogno, la sua concretezza, e il coraggio che ci si mette. fatti forza e dimostra a chi ti parla che tu riuscirai nel tuo intento, e se fossero 35 le aziende che si rifiutano di capirlo, tu hai pazienza per 36 tentativi. ciao!

    • aggiungo una cosa: io ho pubblicato libri per anni vendendo poco, perché non potevo avere accesso al grande pubblico. però vedi, io ho sempre scritto, sempre, anche quando sapevo che non mi avrebbero pubblicato. L’ho fatto con impegno e con coraggio. Oggi che tutti gli editori vogliono i miei libri, io ho tante cose da dargli. Come dire… anche se sembra dura, andiamo avanti, senza paura, dritti allo scopo che pensiamo giusto. Il resto, prima o poi, viene.

  28. # Antonella
    Splendido esempio di Come fare DS.;-)
    La scelta dipende da noi. Chi vuole veramente trova sempre il sistema per raggiungere lo scopo, si predispone mentalmente a trovare le soluzioni.
    Mi piace soprattutto il live motive Think positive credo che si adatti alla perfezione a tutti quelli che vogliono scalare la marcia.
    Grazie per aver condiviso la tua esperienza.
    Alberto
    live is simply take it easy

  29. Ciao Simone, desidero darti il mio contributo per condividerlo con te, sperando che mi arrivi da qualche parte del cosmo il dono della sintesi….Anch’io ho fatto down-shifting, ma all’epoca non sapevo si chiamasse così, mi sono sentita dare invece della irresponsabile e ingrata per la fortuna che avevo di avere un lavoro. Fino a 4 anni fa mi definivo un criceto che impazziva correndo per cercare di arrivare chissà dove in quella ruota infinita, poi l’amore bussa alla mia porta (della gabbia)e comincio a rallentare, poi arriva nostra figlia: mi fermo! esco dalla gabbia, comincio a vedere i colori, a sentire i profumi, a toccare le cose e le persone…. avevo ancora gli organi di senso!!! Mi giro, guardo la gabbia (dimenticavo: non ero di certo un manager, nemmeno un quadro, ma solo un
    commerciale che però doveva tutti gli anni garantire un + davanti ad un numero a due cifre percentuale… ma esiste qualche azienda che si acconta del risultato dell’anno prima??????)e…. mi licenzio! Senza troppi ragionamenti, senza soprattutto aver fatto tutti quoi calcoli che consigli nel tuo libro. Ed è questo il punto: nessuna strategia conservativa, nessun gruzzoletto per stare tranquilli, niente di tutto questo, solo una buona dose di fatalismo e tanto “think positive” per il futuro. Ora la situazione è questa: abitiamo in montagna, in una micro casa, ma con un po di terra intorno, mio marito è uomo di mare che cerca la sua strada per riuscire a trasmettere, a quanti lo vorranno, una scuola di marineria, quindi di vita, che insegna e forma ragazzi e adulti, mia figlia cresce tra i bramiti di cervi e soprattutto senza tv; io sono passata dagli 80.000 km all’anno in macchina al mestiere di formichina che prepara le provviste per l’inverno con il proposito: visto che non porto più i soldi a casa, cerco di fare uscire il meno possibile quei pochi che ci sono…! Non vedo l’ora di leggere il tuo libro “Uomini senza vento”. Grazie.

  30. ciao impressionante semplice.
    avevo letto ,trovandolo per caso,adesso basta in un momento di forte disorientamento esistenziale e mi aveva dato forza,come una pacca sulla spalla.
    è stato bello vederti oggi al circolo dei lettori,guardarti bene in faccia,seguire le parole dal vivo …bella boccata d’aria.
    grazie

  31. L’opulenza e la sobrietà sono concetti fortemente vivi, in trasformazione… data la crisi economica… e fortunatamente siamo qualcosa di più di quello che può raccontare di noi, la macchina che guidiamo, la casa in cui viviamo. Non ci rappresentano fino in fondo.
    Comunque rinunciare al proprio lavoro e ad una vita “comoda” anche se stressante, è una scelta coraggiosa, degna di stima, che offre l’opportunità di occupare il tempo in attività che ci rappresentano senza l’ossessione di fare, produrre, consumare.
    Tutti cerchiamo di essere, di fare ciò che più ci rappresenta.
    Sia che si viva incatenati, e quindi ingannati da bisogni indotti o che si viva illuminati, liberi e quindi guidati da desideri autentici.
    E abbiamo come comun denominatore il soddisfacimento dei nostri desideri, come obiettivo primario.

    Questa critica ad un eccesso di interessamento diffuso a preoccuparci di essere, di avere, di fare in maniera più o meno indotta, non voleva sfociare in una polemica. Volevo solo dire che a volte riuscire a prendere una distanza emotiva da noi stessi e da quello che facciamo, volenti o nolenti… ci aiuterebbe tutti… individualmente e collettivamente!

    GG

  32. Finito proprio ORA di leggere “adesso basta” (é un venerdí lavorativo e vivo e lavoro a Milano).
    Grazie per aver dato forma e concretezza a pensieri giá presenti da anni in me. Ora mi torna infinitamente più semplice parlarne con la mia donna.
    Grazie, grazie e ancora grazie, di cuore.

    Ps mi scuso se scrivo qui ma non riesco a trovare altro modo sul tuo sito x scriverti.

  33. @ Anna: grazie per il tuo post, davvero molto lucido.
    Certo, se ci facciamo succhiare tutte le energie da un lavoro che ci fa occupare di questioni irrilevanti (o peggio, negative per lo sviluppo ed il vero progresso!), non ce ne restano più per altro che non sia scaricarsi in casa davanti al televisore (Caparezza).
    Ed è vero che da ragazzi era tutto diverso.
    Ricordo che quando ho iniziato a lavorare (ero in una multinazionale, laureato di fresco) avevo la chiara percezione che ciò che facevo ogni giorno andava contro molti dei miei convincimenti, molte delle mie passioni, molto di ciò che fino ad allora avevo rintenuto giusto per la società.
    Niente di illegale, per carità, proprio niente. E mica fabbricavamo armi, per carità.
    Però, e mi confidavo con qualche collega giovane come me che “condivideva”, avevo la precisa senzazione di “remare contro”.
    Ma mi dicevo: che vuoi, sei un ragazzino imberbe, non sai nulla nè del mondo nè del lavoro, si vede che è giusto così e ti sbagliavi tu prima, lavora onestamente e con impegno, che prima o poi capirai.
    Tanto la tua integrità non te la farai mica togliere, no?

    Allora, dopo vent’anni scarsi posso dire che:
    1. non ho capito niente, o meglio, ho capito che non c’è niente da capire, ed aveva ragione il Giovanni ragazzino. Che aveva commesso come unico, drammatico errore quello di pensare che ci fosse un motivo, una realtà più “seria” a motivare tutte quelle attività “irilevanti”.
    2. la mia integrità è stata pesantemente deformata, scalfita, sgualcita da anni passati a fare compromessi, a ingoiar bocconi, a voltarsi per non vedere, a turarsi il naso.
    3. ero una persona molto migliore a vent’anni che a quaranta.

    E ora sto cercando di ricostruire, ed è difficile. Terribilmente. Ma è il motivo per cui, tra le altre cose, frequento questo blog.

    Ciao a tutti!

  34. Stamane, passeggiando in c.so Garibaldi a Milano, fischiettavo allegramente. Gli sguardi altrui, un pò invidiosi,infastiditi,pensierosi,tristi. Agli stressati non è gradita l’allegria!!!

  35. …in definitiva, con le parole si può giocare, esistono i cruciverba apposta, i cartelloni pubblicitari, i comizi elettorali su piattaforme di legno sempre più digitali, oppure si può fare sul serio, esistono i prìncipi del foro dentro e fuori arene multimediali, i libri e le presentazioni e la fiducia riposta in essi, ma ciò che conferisce loro diritto di cittadinanza a pieno titolo nel regno del plausibile, del credibile è l’Azione e il Fatto che ne è testimonianza tanto da assurgere a modello di Exemplum medievale di tempi non tanto bui, a dirla con Beha, soprattutto se messi a confronto con i nostri.

    Grazia

  36. E’ un po’ che non scrivo su questa pagina, ma la visito regolarmente…
    Il post di Giovanna mi spinge ad esternare una riflessione che sto facendo da un po’ di tempo. Tra le tante “colpe” del sistema aziendale così come l’ha magistralmente descritto Simone, c’è anche l’indiscutibile fatto che la piovra-azienda, con il suo bisogno di talenti e del 100% del tempo di questi talenti, TOGLIE energie proprio ai più intelligenti, ai più dotati, ai più adatti, energie che potrebbero essere dedicate ad occuparsi delle cose pubbliche – vi ricordate quando si pensava di cambiare il mondo?
    Lavorare in azienda vuol dire stare sul tram, e fare come Simone vuol dire scendere? Io non credo proprio. Credo proprio il contrario, che chi si ottunde di questioni irrilevanti per 15 ore al giorno non abbia più nessuna energia per comprendere davvero cosa succede la’ fuori. Mi verrebbe da aggiungere che l’annullamento al lavoro delle persone di talento e’ proprio funzionale alla massa di farabutti che ci governa per continuare a fare il loro porco comodo. Nonostante tutti dicano che Simone ha privilegiato il suo privato, chi credete che abbia più probabilità di cambiare il mondo, lui che ci riflette, scrive, mette in discussione il “sistema” così come è adesso, o noialtri (parlo di quelli come me che in azienda continuano a stare) persi dietro al litigio con il direttore vendite, le valutazioni di fine anno, la review con il capo straniero?
    Perbacco, ma chi se ne frega! Ma io rivoglio la dignità che avevo da ragazzina, e l’energia per dire di no! Non voglio “non lavorare”, voglio fare quello che mi va e quello che credo sia giusto! Voglio ritrovare la passione perduta! 10, 100, 1000 Simone, il risvegliacoscienze! E grazie ancora dello spazio e delle discussioni, a presto

  37. Ciao Simone,
    ti volevo raccontare di un giorno di qualche anno fa in cui il custode di una villetta con calata sul mare insistette perché io e mio marito la visitassimo. Probabilmente trascorreva molto tempo in solitudine, visto che quella casa era spesso chiusa e quindi la nostra presenza rompeva la monotonia delle sue giornate. Ci trovavamo in Turchia ed eravamo arrivati su quella caletta grazie al barchino di un pescatore che ci aveva lasciati lì con l’accordo di venirci a riprendere al tramonto.
    Eravamo vicino Kekova, posto meraviglioso. Anche la casa mi sembrò un piccolo gioiello. In quel periodo mi occupavo di ecosostenibilità e ambiente. Quella villetta aveva i pannelli solari, un accumulatore, aveva la linea telefonica, l’acqua calda, ogni confort nella più completa autonomia e sfruttando solo energia pulita. Mi sembrò subito un modello di ecosostenibilità. Poi mi resi conto che quella villetta, probabilmente di un malavitoso, era completamente abusiva e pertanto priva di qualunque accesso ai pubblici servizi! Tutt’altro che virtuoso il nostro signore, aveva fatto di necessità virtù!

    Ho paura dell’individualismo dei nostri tempi.
    Non so se scendere dal tram sia l’unico modo per seguire la propria strada. Non so se non sia necessario battersi per avere diverse linee che coprano diversi tragitti così da poter ciascuno realizzare il proprio percorso.
    Mi sembra che il prodotto dell’alienazione da troppo lavoro sia l’alienazione dal mondo. Ho paura che permanga una caratteristica dei nostri tempi a delineare i percorsi, ossia la necessità di vivere intensamente, a tutti i costi, fino infondo per il soddisfacimento dei nostri desideri. Io più che l’apologia della sobrietà, mi auspicavo di trovare l’esaltazione dell’umiltà come valore intrinseco costituente le proprie scelte individuali appunto.

    Complimenti comunque, sembri molto soddisfatto di te
    e se ognuno si ricongiungesse a sé come hai fatto tu,
    questo mondo sarebbe poco poco migliore!

    Giovanna G

    • Cara Giovanna. Umiltà ce n’è tanta in scelte come questa. L’umiltà di rinunciare al ruolo, di rinunciare alle certezze, di non voler accedere a posizioni pubbliche, l’umiltà di non sottovalutare i problemi e scervellarsi con stratagemmi e programmi in grado di funzionare… Però c’è anche l’orgoglio e la forza di dire no, di scendere da quel tram, di non desiderare la meta di quei binari, tutti pressati, ma di rischiare una propria meta, individuale, autentica. Quelle diverse linee di cui parli ci saranno quando qualcuno le avrà aperte, facendosi largo nella giungla. Se nessuno le apre ne resterà sempre solo una, di linea, e saremo, come oggi, costretti a prendere quell’unico tram. Io ne sto aprendo una per me. Se poi fosse valida anche per altri ne sono lieto. Altri, mi auguro, ne apriranno ancora. E ne avremo molte. Ma se nessuno scende dal tram, da quel tram, sarà impossibile.
      A te sembra che questa epoca sia contraddistinta dal diffuso desiderio di soddisfare i propri bisogni? A me pare proprio il contrario. I bisogni (meglio, i desideri) della gente sono sotto chiave, nessuno ne ha di autentici, tutta pubblicità, e nessuno prova a soddisfarli realmente. Non fermarti all’apparenza, le cose sono un po’ peggio di come sembrano negli spot. My opinion, obviously.

  38. Mi sorprende la genialità dell’editore che fa uscire l’ebook due mesi dopo l’edizione cartacea.
    Evidentemente la margianalità sarà maggiore con la seconda. 😉

    • PaoloC, è solo per via del lancio della piattaforma eBook che non è ancora pronta. anche a me scoccia, ma prima non possono. speriamo bene. ciao!

    • caro paoloC, dopo il buon successo dell’eBook di Adesso Basta che mi ero fatto da me, trattenendo i diritti, l’editore li ha voluti per il nuovo libro e uscirà ai primi di novembre (probabilmente, speriamo) con l’eBook sulla piattaforma del gruppo GeMS. Dunque solo un poco di pazienza. ciao!

  39. Simone sono sempre più convinto che se ti incontro allungo le mani! Che dire, lo so che hai altri gusti, ma ogni volta che ti vedo in un video…si insomma, si muove qualcosa dentro e fuori. Sappi che oggi pomeriggio farò un uso improprio della tua immagine in movimento. Anche questo è downshifting, no? Se traduciamo alla lettera, potremmo anche tradurre…spostare verso il basso. Cosa? La mano. Sei autorizzato a cancellarrlo o a mettere una maschera la prossima volta che vai in video. Ciao

    • fulvio, contieniti please! sono lusingato da quello che scrivi. effettivamente sono un po’ tanto eterosessuale. mi spiace (no, non mi spiace affatto, per me, mi spiace per te…). ma grazie comunque dei complimenti, che valgono sempre per chi li riceve, non tanto (non solo) per chi li fa o per i motivi per cui li fa. ciao.

  40. Le parole sono entità inconsistenti e rimangono tali finchè non si sostanziano nell’azione che ha il “merito” di connotarle e attribuire loro un Nome-Identità inequivocabile, perfettamente corrispondente col significante.
    Ma fin quando l’inveramento non si verifica rimangono inconsistenti, roteanti nel vento, come dire, in ottica ermeneutica suscettibili all’interpretazione e, in un approccio sensistico stropicciabili come carta velina tra le dita, oggetto di proverbiali lanci dal finestrino di un SUV – ma anche no USV – in corsa o godibili – ma anche no – alla vista e all’udito secondo che si tratti rispettivamente di parola scritta o proferita.
    Di conseguenza, data la natura ballerina delle parole sul palcoscenico proteso sul pubblico, esse possono essere liberamente intese da taluni come animate da un preciso scopo o interesse, da altri come gratuitamente disinteressate, da altri ancora, i più vicini alla verità nella socratica certezza “so di non sapere”, come enormi, affascinanti, misteriosi Punti Interrogativi.
    Nell’affermare così perentoriamente il – e chi lo mette in dubbio – proprio disinteressato intento nel proferir parola, lasciando intendere per sottinteso che potrebbero esservi invece altre parole celanti supposto interesse, peccato però che nell’ambaradan non si sia considerato che l’interlocutore, destinatario o fruitore, polo recettore della libera comunicazione risulti essere, data la sua portata e per sua intrinseca natura, assolutamente Libero. Destinatari di tal fatta non si lasciano mica ammaliare o irretire dalle parole soprattutto se non sono avvalorate dall’azione che solo le sostanzia! Insomma, non si lasciano confondere perché completamente autonomi e proprietari indiscussi di se stessi. Quello che sto cercando di fare anch’io, cioè avere potere decisionale su me stessa in modo tale da affrancarmi dalla minaccia sempre presente, vedi i messaggi subliminali del marketing, di essere in balia degli elementi.
    Grazia.

  41. CINQUE SENSI (prologo per un gioco collettivo)

    Lo ammetto. L’avevo guardato con una certa dose di scetticismo. Sì, su quel tavolino all’entrata della libreria Feltrinelli International di piazza cavour dove mi ero incontrata con Guido per bere un caffè dopo pranzo e salutarci dopo i rispettivi viaggi estivi. Dai libri con sopra le fascette pubblicitarie tendo a stare alla larga, lo confesso: avverto una sorta di “co-azione a comprare”, da cui il mio spirito un po’ ribelle cerca immediatamente di rifuggire.
    Ma poi Guido aveva voluto regalarmelo, pur non conoscendo entrambi, né avendo letto nulla di Simone Perotti.
    E’ così che ho incrociato “Uomini senza vento”.

    Si potrebbero dire e scrivere molte cose a commento del libro. Ma…
    Facciamo invece un gioco più divertente. Più fantasioso.
    Allora. Io sono una donna “visiva” e…
    No. Mi correggo. Io sono una donna convinta che occorra vivere seguendo – e, prima ancora, attivando – i nostri cinque sensi. La vita allora diventa tutta un’altra faccenda.

    Dunque, qui oggi, niente discussioni e riflessioni letterarie da parte mia. Nessuna astratta razionalità.

    Come potrei invece, utilizzando i miei 5 sensi, commentare o descrivere “Uomini senza vento” (USV, come scrive qui l’autore con un singolare acronimo) per chi non l’ha letto?
    creare una “mappa delle emozioni”…

    Ecco qui i miei riferimenti assolutamente personali (e sarà anzi divertente confrontarli con quelli che altri vi scorgeranno, se vorranno anch’essi partecipare a questo gioco….):

    (Avvertenza: ahimè purtroppo i riferimenti che indicherò non permettono su questo blog di mantenere i link che hanno nel mio testo. mi scuso dunque se il tutto sembrerà meno “vivo”)

    LA VISTA – Se dovessi accostare a USV un’immagine, penserei a una di quelle sorprendenti installazioni fatte di tappeti bukhara (“Carpets”) in cui l’artista contemporanea libanese Mona Hatoum (una da non perdersi) ha prodigiosamente tagliato, rasato i fili del tappeto per ritagliare il profilo delle terre emerse del pianeta… Ed ecco la sorpresa! quanto tanto più esteso e vasto è lo spazio che coprono gli oceani, i mari, l’acqua rispetto alle terre! Qui lo si vede subito bene.
    Ecco, anche questo libro ti fa percepire la “vastità” del mare e la maestosità in particolare del Mediterraneo…ti mette in contatto con questo elemento, il grembo della nostra storia e della nostra civiltà. E capisci ancora di più perché esso vada rispettato e conosciuto.

    L’UDITO – Se dovessi descrivere USV con delle note e le sensazioni che trasmette la lettura, vi indicherei una musica che trasmette molta energia. Una sorta di… (per citare la nota formula del grande Albert) E=mc2 .. al cubo! E magari con un riff di chitarra incessante e una batteria profonda e pulsante che non dà tregua, come i battiti dei cuori dei protagonisti del romanzo e le tante paure, le inquietudini, i misteri e le gioie che li attraversano. Penserei allora a una musica come questa… “The Cave” dei Mumford and Sons (andate su youtube a cercarla!).
    Alzate il volume al massimo e chiudete gli occhi.
    Non vi sentite in una fantastica cavalcata tra le onde del mare e del destino?

    L’OLFATTO – E qui certo è più difficile: non abbiamo ancora la possibilità di scrivere e leggere libri in odorama! (ma ci si arriverà…). Qui allora occorre che ci affidiamo al “ricordo” dei profumi e degli odori che abbiamo già conosciuto nella nostra vita, nei nostri peregrinare per porti, moli e banchine.
    L’odore che ho sentito più acuto uscire dalle pagine di USV, nella mia fantasia, è quello del cordame e delle cime sui moli del Mediterraneo (e ringrazio Pedrag Matvejević per questa magnifica e concreta descrizione nel suo “Breviario mediterraneo”, un libro che è già in realtà in odorama!)
    Concentratevi e chiudete gli occhi: ce l’avete ora vero l’odore del cordame sui moli? Ne sono sicura. E’ unico.

    IL GUSTO – Oltre agli odori del Mediterraneo, USV è costellato dai profumi culinari che fanno capolino in tante pagine del romanzo. L’autore – sarei portata a scommettere – deve aver amato molto film come “Mangiare bere uomo donna” di Ang Lee (ma anche il “Pranzo di Babette” e, chissà, anche “La grande abbuffata” di Marco Ferreri), a giudicare dalla meticolosità e precisione con cui indugia nelle descrizioni degli ingredienti e delle preparazioni dei piatti citati (e sarete tra l’altro anche introdotti a un mistero culinario che ha a che fare con lo zenzero e il mediterraneo).

    E se USV poi fosse un vino? Anzi, se la lettura di USV venisse accompagnata da un calice di vino, penserei alla gioia intima che può dare un grande vino bianco, come una Ribolla Gialla di quelle che produce il leggendario Josko Gravner nel Collio goriziano tra Italia e Slovenia (e se non ne avete mai bevuto uno dei vini di Gravner, non attendete un minuto di più!): struttura e raffinatezza, uniti al fascino di una storia millenaria, che fa vinificare i vini alla maniera degli antichi Romani in grandi anfore in argilla interrate; discendenti di quelle anfore, otri, giare che i Romani trasportavano sulle loro navi per tutti i porti del Mediterraneo più di duemila anni fa…. (consiglio: Gravner vale una visita!)

    Il TATTO – io direi le ultime 3 righe di pag. 280. Non aggiungo altro, è tutto lì. il tatto. ma anche il toccarsi “con tatto”, l’affidarsi, come fanno i due protagonisti Renato e Silvia.

    Et voilà, i cinque sensi in USV secondo me. E secondo voi?

    Chiudo con una cosa buffa, di cui mi sono resa conto solo ora. A pensarci bene, per una curiosa coincidenza, anche i testi della colonna sonora che ho scelto per USV, The Cave (L’antro, il rifugio..con l’incitamento a ”come out from your cave with your hands”), sembrano stati scritti apposta per il protagonista del libro, Renato (leggeteli nelle lyrics che trovate sempre su youtube. non sembra anche a voi? ).

    Auguro dunque un grande successo al libro.

    Per un saluto a questo blog per USV mi vorrei affidare alle parole finali della canzone che vi ho indicato, che sono un inno alla libertà e all’autenticità nella vita.
    Qualunque sia la nostra strada e la nostra direzione, non importa quale il filo rosso che stiamo seguendo, purché però sappiamo riconoscere con onestà se questa strada “ha un cuore dentro” (giusto Alejandro?).
    Cantiamola a squarcia gola, con la musica a tutto volume. Al lavoro, in studio, in fabbrica, a scuola, in università, al bar, per strada, nei campi, in mare… non avete alibi: vi ho messo pure i testi.. J
    Fa bene per iniziare la giornata.

    giulia (calvin)

    (da “The Cave”)
    <>

    ***
    Post scriptum: tengo a precisare che non conosco l’autore, né l’editore del libro e che dunque il mio in queste righe non è un giudizio “interessato” . J

    Post post scriptum: Jusqu’ici tout va bien. solo cose belle….
    ma, come sanno bene coloro che sono entrati almeno una volta in una sinagoga, occorre sempre lasciare nell’edificio un elemento di imperfezione che sta a ricordare l’umanità dell’uomo e i suoi errori. Contro ogni eventuale ùbris, come dicevano i greci. In questo senso allora il sassolino “anti-ùbris” per USV é forse che sarebbe stato bello trovare alla fine del libro una mappa del Mediterraneo, delle cartine per capire e apprezzare ancor più il “teatro di azione” in cui agiscono i vari personaggi, nonchè i viaggi per mare immaginati dal protagonista una volta preso il vento della sua nuova vita (va bene Istanbul, la Croazia; va bene anche, seppur con minore definizione, Larnaka, Port Said ecc. Ma dove diamine è invece il porto di Latakia?)

  42. Ho acquistato il libro e lo sto leggendo, è intrigante, incuriosisce. Sai tipo io uccido di Faletti. Lungi da me alcun paragone, non ci capisco niente di romanzi, so solo che quando c’è del losco mi appassiono e divento inarrestabile per la mia curiosità innata.Quindi a testa bassa leggo voracemente pagina dopo pagina per arrivare alla soluzione dell’enigma. Solo che questo testo non lo sto divorando, me lo sto gustando per le descrizioni dei paesaggi, dei personaggi e dei loro stati d’animo.
    La pausa pranzo è uno di questi momenti. Gambe all’aria sulla scrivania leggo e mi perdo, mi rilasso, mi gusto le sensazioni. E’ piacevole, c’è qualcosa di estremamente diverso nella lettura che sono abituato a fare nell’ultimo periodo. Ultimamente leggo con lo scopo di apprendere ,conoscere,imparare. Quando leggo questo libro invece lo faccio per puro piacere, non ho uno scopo, lo faccio per me. Sarà che viene dopo la lettura di Adesso Basta?
    Un saluto
    Alberto
    Live simply take it easy

  43. Hihihihihi….
    Secondo me invece la scritta sulla maglietta un pò ti si addice!!
    Sei un criminale! Nel senso giocoso e positivo del termine ovviamente!!
    Guarda quante vittime stai lasciando sul tuo cammino!!!
    E menomale!
    🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.