Pubblico volentieri l’intervista apparsa oggi sul frequentatissimo e interessantissimo blog “Il Bosco dei 100 Sogni“, di Emanuela (che non conoscevo). La ringrazio per la sua cortesia.
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Quattro chiacchiere con Simone Perotti
Ho già parlato in altri post di vivere semplice, di scalare marcia: è un argomento sul quale mi interessa particolarmente un confronto. E ho parlato anche di Simone Perotti, che oggi sembra essere diventato il “downshifter più chiacchierato d’Italia” (dico io), un comunicatore che ha scalato marcia, ed è diventato un personaggio. C’è chi condivide il suo stile di vita, chi lo critica aspramente, chi con calcolatrice alla mano “gli fa i conti in tasca” … e lui risponde a tutti, criticanti e non, sostenitori e non. In questi giorni è uscito un suo nuovo libro “Uomini senza vento”. Io ho avuto l’opportunità di leggerlo. E anche l’opportunità di scambiare con Simone alcune chiacchiere: volevo tentare di andare oltre il discorso denaro, perché non mi sembra questo il punto cruciale per una scelta di vita come la sua: mi incuriosiva capire come era arrivato a questa decisione. E’ stata un’esperienza arricchente per me, interessante confrontarsi con semplicità su argomenti anche personali, bello scoprire la disponibilità al dialogo e all’apertura tra persone estranee. Ecco le nostre chiacchiere.
E – “Uomini senza vento” ha una trama avvincente, non sono un’appassionata di mare ma l’ho letto tutto d’un fiato. Mi pareva di respirare l’aria salmastra e di avvertire la disperazione della balena. Ma … sulla copertina è riportato un prezzo di 17,60 €: immagino che la casa editrice avrà imposto determinate condizioni, ma mi sembra in contraddizione con lo stile di vita sobrio di cui sei “promotore”.
S – I prezzi dei libri dipendono dalle collane, dalle pagine, e li decide l’editore. Io da tempo dico che i libri fino a 120 pagine dovrebbero costare 8 euro e quelli oltre le 120 pagine 14 euro, ma servirebbe un contributo statale per la cultura per fare questo. Il mercato non lo consente. Oggi è uscito l’eBook di Uomini Senza Vento, costa meno. E’ un’opportunità in più.
E – Con “Adesso Basta” hai reso pubblica la tua decisione di cambiare vita, hai messo nero su bianco i tuoi conteggi, progetti, sogni, difficoltà … Perché hai sentito il bisogno di urlare a tutti questa tua scelta? Perché, tutt’oggi, hai bisogno di confrontarti con tutti quelli che contestano questa tua scelta e si permettono di farti i conti in tasca?
S – Mah, non lo so esattamente. Io sono un uomo in eterno assetto di comunicazione, che vuol dire che quando posso comunicare con qualcuno ritengo che sia una grande opportunità, per entrambi. Ho il massimo rispetto della comunicazione fisica, telefonica, elettronica, insomma … parlare dei miei libri, delle mie idee, di quelle degli altri, lo trovo splendido. Il mio libro racconta una testimonianza individuale, che per me ha valore politico. Quando un uomo fa qualcosa che diventa simbolo di una potenziale possibilità in più per tutti, beh, allora sta facendo politica, e deve comunicarlo. Il mondo si evolve anche per repulsione o consenso a questi simboli.
E – Tu sostieni che l’aspetto economico sia il minore dei problemi in un drastico cambio di rotta come il tuo. Io penso che l’equilibrio interiore sia l’unico elemento cui fare riferimento. Eppure questo equilibrio non è cosa facile da trovare e mantenere e … se mi posso permettere … aggiungerei anche che in persone che, come ti definivi tu, hanno come scopo di vita il successo, il denaro, la fama, l’affermazione professionale, la definizione “equilibrio interiore” deve risultare piuttosto buffa, lontana e insensata. Tu come hai fatto a intraprendere questa ricerca?
S – Ci ho lavorato tanto, con costanza, quotidianamente, ho riflettuto, mi sono consultato, ho vissuto e fatto prove. Insomma: mi sono occupato della mia spiritualità, del mio equilibrio, per anni, come andassi in palestra, per rafforzare quel che c’era da rafforzare, per prepararmi. Gli esempi che faccio sulla solitudine, gli esercizi a cui accenno, io li ho fatti davvero. Io ero un uomo che sapeva stare assai poco da solo, che pativa l’isolamento. Dove pensavo di andare in quella condizione? Ero debole, alla mercé del primo che passasse di lì. Su quello, come su altro, ho fatto esperimenti, mi sono forzato, perché volevo essere autonomo. Se un uomo, come ritengo, lo si giudica da dove parte e non da dove arriva, io sono partito da lontano.
E – Cosa intendi quando parli di “spiritualità”?
S – Innanzi tutto rivendico la possibilità, anzi, la necessità di un pensiero spirituale laico. Il punto è: perché non si dedica tempo, non si insegna, non si parla di spiritualità come mezzo del te ipsum novi, cioè della crescita e dell’equilibrio? Perché si tace totalmente su un aspetto così centrale della nostra vita tanto che pochissimi praticano la propria spiritualità, dedicano tempo ad essa, ritagliano spazi, denaro, occasioni, energie per viverla? Come ci si può domandare perché la società decade, senza tener conto del fatto che è proprio per questo che avviene questa decadenza? La gente è preda del denaro, dei simboli, e per di più è triste e sola proprio perché non trova l’equilibrio.
E – Quindi per te spiritualità è realizzazione delle proprie aspirazioni.
S – L’equilibrio è il fine, l’armonia è il fine. Per cercare queste condizioni occorre lavorare su tutti i fronti: corpo, anima, mente e relazioni. E’ indispensabile spendere energie e tempo per occuparsene lavorarci, esserci, diversamente non c’è possibilità di un percorso spirituale, il come non è un punto ma il fatto in sé sì.
E – Qual è stata la “molla” che ti ha spinto a cambiare rotta, la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”?
S – L’assunzione di consapevolezza che stavo perdendo tempo e vita nel traffico, in riunioni inutili, con gente che non aveva a che fare con me… e non mi stavo dedicando alla mia vita vera, alla conoscenza, alla ricerca, all’autenticità … dunque non una sola goccia, ma un cascata di gocce quotidiane. Per anni non ero libero, e questo era insopportabile. Soprattutto era un ostacolo enorme a fare quel che dovevo, volevo e potevo per tentare la via dell’autenticità, cioè essere il più possibile simile all’idea che avevo di me, all’uomo che volevo diventare. Ora ci sto provando ed è già molto…
E – Un sogno: Spesso concludo così i miei post, oggi concludo con una frase di Simone, presa dalla nostra chiacchierata, quella che mi ha maggiormente colpito e spinta a riflettere.
S – “Il mio sogno è diventare un uomo, prima di tutto. E più vado avanti più capisco quanta strada c’è ancora da fare. Non è semplice essere un uomo o una donna, e il fatto che nessuno parli di questo è avvilente. Ma assolve a un piano preciso se ci fossero molti uomini in circolazione il potere non potrebbe controllarli, un uomo vero non si fa controllare.”