La bellezza del somaro

Ho visto “La bellezza del somaro” della coppia Mazzantini-Castellitto. Non ho mai particolarmente amato nessuno dei due, ma questo è un buon film, ricco di spunti. La storia è semplice, una coppia di professionisti 45-50enni, colti, boghesi, sensibili a quasi tutte le icone della cultura di sinistra, un po’ radical-chic, figli diversi della psicanalisi, sensibili all’ambiente, con una figlia adolescente, devono fronteggiare una novità che ha dell’indecente: la loro figlia è una Lolita soft, e porta a casa il suo “fidanzato” settantenne (un poetico Enzo Jannacci). Una sorta di “Indovina chi viene a cena” aggiornato ai nostri giorni, in cui essere nero non è più inaccettato ma essere vecchi è ritenuto culturalmente intollerabile.

La trama è esile, come si vede, e non sta in quella l’interesse del film. La pellicola è, in realtà, un buon affresco della generazione dei baby-boomers nostrani, appunto i 40-50enni, che come dice uno dei personaggi (con una battuta destinata a rimanere alla storia, forse non solo del cinema): “quando eravamo figli noi, i figli non contavano un cazzo. Ora che siamo genitori, i genitori non contano un cazzo”. Sintesi quasi perfetta di una generazione malnata. I due protagonisti (Castellitto – Morante) sono un architetto affermato che viene dal niente e una psicoterapeuta figlia di “un grande lacaniano”. Sono ansiosi, instabili, si fanno dominare dalla colf ucraina, dalla figlia adolescente, da una madre disinibita e snob, da un’amante (di lui) bella e spregiudicata, dai pazienti (di lei) bizzarri e invadenti, perfino dagli amici, coetanei instabili e discutibili, e da un settantenne che li sovrasta perché ha una propria dimensione esistenziale, è sereno, ed è dunque troppo più saldo di loro.

Figli degli anni Ottanta, nipoti di una generazione di ferro, i due protagonisti hanno confuso il benessere economico e sociale con l’armonia esistenziale, rimpiangono la moto che non hanno avuto (o con cui non sono mai andati a fare le vacanze in Corsica, mito inossidabile della generazione malnata), sono costantemente in ansia per questi mostriciattoli aggressivi e sputasentenze che sono i loro figli, per i quali sono eternamente in ansia, preoccupati di parlargli (troppo), di esserne amici (troppo), incapaci di far loro da modelli.

Ottimo quadro di quanto la mia generazione sia mal riuscita, traviata dagli anni Ottanta e Novanta, dallo strapotere della cultura psicanalitica, dal benessere troppo accessibile, dal denaro come falso simbolo dell’evoluzione esistenziale. Un film a metà strada tra “L’Ultimo Bacio” e “Il Grande Freddo”, in cui si ride di più ma ci si amareggia maggiormente, all’insegna dell’ottima, sempreverde, commedia all’italiana. Non mancano le torte in faccia, le immagini da cinema d’autore (il paziente vestito come la morte, con tanto di falce, a dorso di somaro nella bella campagna senese) e un epico schiaffone di padre-Castellitto alla figlia (odiosa) che suscita un meritato applauso spontaneo nella platea. Quello schiaffo è l’unica cosa buona che il protagonista riesce a produrre nel suo ruolo di uomo e genitore. Un po’ poco

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9 pensieri su “La bellezza del somaro

  1. ciao a tutti,
    anche io sono andato a vedere questa pellicola che e’ ,a mio avviso, e’ ben riuscita anche se forse un po’ esagerata. bravi gli attori nei rispettivi ruoli , simpatica la sceneggiatura.
    beh, il ritratto e’ forse giustamente un po’ impietoso verso la nostra generazione (io classe 1968), ma in effetti in parte ce lo meritiamo….
    a mio avviso e’ importante mettere in risalto il disastro che il film sottolinea riguardo il mondo “famiglia”; questo nucleo cosi’ importante per la societa’ di sempre e soprattutto di oggi sia dal punto di vista formativo (per le future generazioni), che sociale (convivenza nella difficile societa’ moderna) che economico (la famiglia fa da paracadute a tante persone nella profonda crisi occidentale).
    Io sono padre di due marmocchi che sono oggi il sale e al tempo stesso la priorita’ assoluta della mia esistenza e non voglio fare la fine dei genitori che si vedono nel film. Ma mica e’ facile! Gli esempi che i piccoli vedono in giro, le situazioni assurde di molte coppie o presunte tali che iniziano a considerarsi assurda normalita’, i condizionamenti negativi che la societa’ che abbiamo costruito continua a dare ai giovani…. oggi fare il genitore e’ forse ancora piu’ difficile che in passato e posso capire chi si “arrende” lasciando troppa liberta’ ed indipendenza ai figli. Capire ma non giustificare. Bisogna reagire, riprendere autorita’ e soprattutto autorevolezza, gestirli e guidarli questi bambini di oggi che diciamolo chiaramente non nascono e crescono nel piu’ facile dei momenti storici del nostro Paese.
    Ma sono positivo, vedo tanti giovani genitori che ci tengono e si impegnano nel loro ruolo, che hanno voglia di credere nel futuro e non si fermano al primo figlio, che cercano di trasmettere valori profondi e semplici.
    Bisogna ripartire dalle basi, recuperare l’importanza nella vita di una persona per gli affetti, il rispetto, l’amore. Un bambino che cresce con questi messaggi non sara’ come gli adolescenti del film…. insicuro, insoddisfatto, irrispettoso.
    Quello che chiedono e’ proprio avere dei punti di riferimento e se noi non ne troviamo per noi sara’ difficile trasmetterli a loro…. ecco allora che ritorna il concetto del downshifting…. che parte da dentro di noi , da iniziare da noi stessi, dal nostro stile di vita, dai nostri valori rivisitati….
    quindi il downshifting non solo non e’ impossibile a chi ha famiglia, ma addirittura auspicabile!
    A questi ragazzi e soprattutto ai loro genitori auguro un 2011 ed un futuro meno ricco di cose ma pieno di concetti, di filosofia di vita basata sulla propria realizzazione per poi aprirsi nel migliore dei modi al prossimo.
    saluti a tutti e auguroni!

  2. Ciao tartarughe,
    approfitto della serata digestiva di Natale per farvi gli auguri e scrivere due righe.
    Non ho visto ancora il film di cui parla Simone, credo che andrò a vederlo.
    Sono classe 78 quindi una generazione dopo la vostra, sinceramente mi sembrate molto, troppo critici nei confronti della vostra.
    E’ vero come dice Simone, siete una generazione che non ha potuto lottare per nulla ed è finita a vivere per lavorare, comprare e morire.
    Simone racconta che il film elogia quella generazione degli odierni sessanta-settantenni, vorrei però ricordarvi che quella classe ha, è vero, fatto il 68 e gli anni settanta, lottando per un mondo migliore, per la pace, persino per l’amore libero. Era la generazione del “pace e amore”, quella dei figli dei fiori, che sperava, lottava, combatteva. E poi? Dove sono finiti? Sono loro la classe dirigente che si trova in parlamento, tutti quei sogni dove li hanno nascosti?
    Hanno creato la classe borghese degli anni novanta e dei giorni nostri, la base per quella società i cui facciamo parte, in cui devi comprare per esistere. E loro comprano, comprano, comprano più di chiunque altro, hanno il tempo per farlo e soprattutto i soldi.
    Adesso molti di quei settantenni frustrati dal loro declino vanno in thailandia a cercare le ragazzine perchè disdegnano di stare con donne della loro età, e lo fanno più che altro perchè hanno paura della loro età, hanno paura di invecchiare. Qualcuno a 70 anni riesce a farlo anche qui senza doversi scomodare troppo(un ometto basso di Arcore) solo perchè ha più denaro degli altri (a me ‘sta cosa un po’ crea disgusto).
    Certo, saranno anche equilibrati ma loro la pensione se la sono vista arrivare a pioggia(anche abbondante) lasciando a noi l’onere di pagargliela per non rivedere mai più quei denari quando saremo troppo vecchi anche solo per alzare un dito e chiedere la parola.
    Non sono tutti così, non voglio massificare, voglio fare degli esempi perchè capiate che ogni generazione ha le sue mele marce e anche delle buone perle.
    Sarete anche una generazione fallita, ma qualcuno della VOSTRA generazione ha iniziato a vivere una vita più responsabile: il consumo critico, il risparmio energetico sono in mano a quei pochi (eh si son pochi purtroppo) di voi che hanno cominciato. Passate a noi la mano e forse riusciamo a portare avanti questa strada,
    Siete voi quarantenni che avete iniziato il downshifting ed io classe ’78, per questo vi ringrazio!

    • Caro Uolly. Tu sei della stessa nostra generazione, quella tra i 30 e i 50. Una generazione non è ogni dieci anni. I “Quarantenni” sono tanto quelli di 33 quanto quelli di 43. Dunque siamo abbastanza simili nei difetti e nei pregi. Ma poco importa. La cosa principale è capire, e poi agire. ciao!

  3. Premessa: classe 1964, quindi siamo quasi coetanei. La nostra non è semplicemente una generazione malnata e malriuscita, ma è una generazione FALLITA. Asservita al malcostume in cambio di quattro spiccioli. Generazione che si è stravenduta in cambio del posto al sole. Generazione che ha cercato di tuffarsi nella piscina del padrone ma non ha trovato acqua e ha sbattuto la testa (ben gli sta). Anch’ io ho un nipote di 21 anni che fa politica, l’altro giorno gli ho chiesto che cosa se ne farebbero di un futuro, perchè se vogliono un futuro per diventare come i loro padri, è meglio che quel futuro non ce l’abbiano perchè abbiamo già fatto abbastanza danni noi. Però ultimamente sembra che il vento stia cominciando a “dar buono”, c’è qualche spiraglio all’orizzonte. Una classe cognitaria si sta stancando e soprattutto si sta rendendo conto che è stata presa in giro(maglio tardi che mai) Da parte mia, in questi anni ho cercato di far meno danni possibili e spero di esserci riuscito, ma ho i miei dubbi. Comunque Buon natale
    Graziano

  4. Ciao Simone,
    ho appena letto il tuo post su voglioviverecosi.com. Mi e’ piaciuto molto. ancora una volta un commento intelligente, acuto e vivace.
    Io penso proprio di essere tra quelli che hanno fatto della casa un castello.
    E per fortuna, perche le ultime settimane per me sono un periodo duro ma duro duro.
    E il castello spesso scricchiola sotto il peso del vento ma tiene.
    Spero che la tempesta prima o poi finisca e il vento cali. chissa quanto dura ancora.

    A parte case, castelli e vento…
    volevo anche augurarti buon natale!
    Ciao
    Marco

  5. Anche io sono uno di quella generazione classe 1967 malnata, e malriuscita poi. Solo che non sono genitore non sono sposato non ho figli non avevo soldi allora e ora ho paura di perderli, una costante c’è ora oggi conto sempre un cazzo. Siamo un non generazione. Non lasceremo il segno nemmeno sul bagnasciuga. La rassegnazione della ns nn generazione è la causa del male dell’Italia.

    • Non buttiamoci giù Angelo. In questo anno di presentazioni e comunicazione ho incontrato una bella sacca di gente coetanea che ha, almeno, come te, fatto un’analisi impietosa e chiara di quello che siamo stati. Abbiamo pagato il prezzo più alto della restaurazione post movimento studentesco e di avere 15 anni circa all’inizio degli anni Ottanta. Non potevamo che essere risucchiati. Ma capire, analizzare e ammettere sembra che oggi sia possibile. E capire è già un atto rivoluzionario in questa epoca di ripetizione pedissequa dell’ultimo messaggio ascoltato. Senza capire è tutto impossibile, ma dopo aver capito qualche speranza c’è. Oggi siamo ancora giovani per ammettere e virare. E’ quello che io sto provando a fare, ma sono in compagnia di tanta altra gente, come te, che vuole vivere.

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