L’ultimo

Faamu-Sami in navigazione con un docile maestrale

Tutte le volte che qualcuno dice, o scrive: “bisogna vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo” io mi interrogo. Se fosse il mio ultimo giorno, cosa farei?

L’elenco è piuttosto lungo. Scriverei alcune lettere, per spiegare a qualcuno cosa penso, cosa ho vissuto, com’è andata. Non potrei mai morire senza essere sicuro di essermi spiegato. Non a tutti, però. Avrei molti grazie da dire, ma non perderei tempo a mandare a quel paese chi dovrei. Non l’ho fatto durante la vita, figuriamoci all’ultimo. Tutti quelli che non mi hanno più sentito possono essere certi, da soli, che non si è trattato di dimenticanza. Poi vorrei organizzare un bel pranzo, invitare una decina di persone e festeggiare con loro tutto quel che è stato. Vorrei averli accanto, stare io accanto a loro, fino all’ultimo. Il menù prevedrebbe molte buone cose, cucina di mare, piatti intorno a cui giro da una vita, modificandoli, studiandone natura e ispirazione. Vorrei anche fare l’amore come piace a me, rileggere alcune pagine immortali, vedere un paio di film, stare un po’ da solo, fare qualche bordo a vela nel maestrale (il mio ultimo giorno, naturalmente, sarebbe un giorno di vento da nord ovest).
A metà delle mie fantasticherie però mi accorgo che qualcosa non quadra.

Se ogni giorno dovessi vivere “come se fosse l’ultimo” mi annoierei. Anche gli altri si annoierebbero. Dopo due o tre inviti non verrebbero più, e io stesso non saprei come divertirmi a questo modo. L’ultimo è l’ultimo, e non può essere ripetuto. E’ un giorno singolo, unico. No, non potrebbe funzionare. E’ così che ho provato a capovolgere tutto. Forse bisognerebbe vivere ogni giorno come se fosse il primo.

Il primo giorno mi piace molto. E’ quello in cui si fa un progetto, oppure in cui si mette la prima pietra. Il mio primo giorno lo ricordo, ne ricordo molti, tutti inizi di nuove vite. L’entusiasmo trepidante della prima riga di un romanzo, la lieve inquietudine di quando si mollano le cime per un lungo viaggio in mare. La prima promessa, il primo chilometro di un itinerario. La prima pagina di un buon libro, i primi passi accanto a una persona, il primo boccone di un cibo, il primo contatto con la pelle di una donna da amare, il primo bacio sulle sue labbra ancora sconosciute. Anche il primo giorno c’è maestrale, chissà perché. Tutto è davanti, si scorge all’orizzonte, se ne intuiscono le forme, sinuose come il sogno e incerte come la speranza. Il primo giorno si è più che mai lontani dalla morte, tanto da non vederla, da non sospettare neppure che esista. Che meraviglia.

Se ogni giorno dovessi vivere “come se fosse il primo” però mi annoierei. Ogni giorno dovrei mollare ciò che sto facendo per iniziare qualcos’altro, e io odio le cose lasciate a metà. Non vedere come va a finire mi deprime, come non scrivere mai l’ultima riga di una storia, non dare mai volta alle cime nel porto di destinazione. Cambiare labbra ogni giorno, senza mai coglierne il frutto maturo, è come non averle mai sfiorate. Vivere avendo tutto davanti, senza costruire memoria, è impossibile.

Allora cosa devo fare? Come devo vivere ogni giorno, perché sia un buon giorno, perché abbia senso, perché dia dignità alla mia vita? Me lo chiedo spesso…

Qualche giorno fa mi sono accorto che penso in egual misura al passato e al futuro, ma ho la religione del presente. Per una cosa ricordata ne immagino una a venire. Se mi viene in mente qualcuno che mi stava a cuore gli scrivo, ora, per evitare di perdere l’occasione. Per un momento che vivo ne rivivo alcuni e spero di averne altri di fronte. Se immagino qualcosa che non c’è mi siedo e la progetto, subito, per non perderne l’intuizione. Per una prima riga scritta devo trovarne una che concluda, per un pensiero lanciato dritto me ne serve uno obliquo, per un albero che osservo ho voglia di costruire un muro. Quando scopro un cibo che mi piace ho voglia di prepararlo in mille altri modi; se mi disgusta tendo a ricordarmene per sempre. I miei amici mi sono sempre in mente, ma vorrei incontrarne molti altri. Il disincanto e le speranze mi fanno sempre buona compagnia.

Nel frattempo, però, ho un mucchio di cose da fare, oggi, per utilizzare il tempo che ho. Mescolo cemento che tende ad asciugarsi, occorre che io mi sbrighi. Preparo cibo che ho voglia di mangiare, altrimenti va sprecato. C’è un oggi, per me, in cui non tengo conto né di chi è andato né di chi verrà. C’è il tempo senza tempo da sprecare, in cui non essere, non pensare, non avere memoria né progetti, in cui non fare. Ci sono regole a cui disubbidire, norme di comportamento da rifiutare. L’oggi di oggi, quello di quando scrivo la parola “oggi”, la frazione tra la “o” e la “g” e le frazioni infime al suo interno.

Se oggi fosse “quel giorno” penso che vivrei così, a metà strada tra il primo e l’ultimo, senza sprecare, senza ansia di fare, pieno di progetti mentre mi sforzo di ultimare quello che ho iniziato. Sapere che è l’ultimo non mi impedirebbe di sperare e non potrebbe rendere più vivida la mia memoria. Vivrei godendo come posso, dunque moltissimo, per poi condividere. Vivrei come oggi.

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71 pensieri su “L’ultimo

  1. Ciao Simone,
    come ti dicevo ho letto “Adesso basta” solo ultimamente, da lettore volevo esprimerti due considerazioni.
    Trovo ottima la tua idea, alla fine del libro, di creare una sorta di casa comune per persone anziane che hanno risparmiato qualche cosa ma sanno di non avere una pensione soddisfacente anche a seguito del loro DS, come antidoto contro la solitudine, contro la noia ed alle malattie della vecchiaia. Credo sia veramente una buona idea, filosoficamente, praticamente la vedo di difficile realizzo, o almeno ne potrebbero nascere e sopravvivere solo alcune, non penso avrebbero grande diffusione. Perché? Perché non credo alla adattabilità degli uomini e delle donne da anziani. Si diventa molto abitudinari, ci si ritaglia un mondo tutto particolare, difficilmente adattabile a quello di altri conviventi, anche se tu parli di spazi sia comuni che privati. Credo funzionerebbe solo se le persone potessero testarsi e scegliersi, altrimenti potrebbe essere luogo di nuovi e interminabili conflitti. Ripeto l’ideale mi piace, bisognerebbe studiare meglio l’applicazione pratica.
    L’altro aspetto riguarda il tema della solitudine che tu affronti nel testo quasi subito. Per quel che ho potuto capire della tua esperienza, credo la tua non sia solitudine ma una vita ritirata, appartata, lontano dai ritmi e dagli usi tipici della società in cui viviamo. Vita ritirata che approvo, ma non credo si tratti di solitudine. Infatti in ogni momento della tua vita appartata, tu sai che qualcuno, anche se lontano, ti pensa, ti attende, condivide con te qualche cosa. Hai amici, che volendo puoi sentire, raggiungere, loro ci sono, per te. In sostanza hai la certezza di poter interrompere quel momento di “ritiro”, cosa che rende molto più facile vivere come tu descrivi. Nella solitudine vera questo aspetto non c’è. Chi vive in solitudine ha la consapevolezza di non avere al di fuori di se altri che lo pensano, attendono, amano. E’ appunto solo. Pensa a quegli anziani, vedovi, con figli lontani o mai avuti, che si trascinano in una vita da sopravvissuti. A volte ci si accorge di loro solo quando dalla loro casa proviene un cattivo odore e loro sono partiti per sempre. Lo so, dovrebbero cercare di stringere rapporti, contatti anche solo passeggeri, ma non tutti hanno lo stesso spirito di reazione, e purtroppo al giorno d’oggi, in una società edonistica, chi non è al passo è fuori. Penso che in questo caso si possa utilizzare la parola solitudine. Che ne dici? E che ne dite?

    • Renato hai ragione ma anche no, insieme. Quando parlo di solitudine io intendo una scelta. La solitudine è una forma molto alta di consapevolezza, quanto basta per rendersi conto che è un ingrediente necessario alla vita di ogni uomo o donna equilibrati. La solitudine di cui parli tu è la forma più alta di incoscienza, cioé di dimenticanza di sé. Soli dentro (perché la si subisce) e soli fuori (perché non si costruiscono relazioni). Io credo che le persone che descrivi siano malate, un po’ come chi si droga o chi soffre di panico o ha l’ulcera. La solitudine è sempre una scelta, necessaria, salutare, per poi, dopo, incontrare gli altri. ogni eremitaggio è una premessa all’incontro, secondo me. E ogni incontro precede una solitudine. Almeno, io la vivo così. ciao!

  2. Caro simone Perotti,
    ho letto il libro “Uomini senza vento” e ne sono rimasto entusiasta. E’ vero, calca le scene una moltitudine di uomini senz’anima… facciamo qualcosa”. Grazie di questo romanzo che ci aiuta ancora a sognare, a gustare la meraviglia, ad andare oltre.
    Io faccio il prete, lavoro da anni con i giovani e ogni giorno ripeto (meno bene di te)queste idee. mi piacerebbe averti per un incontro con i giovani, e così potresti anche fare la presentazione del libro in una libreria della nostra città (Fossano) vicino a Cuneo (Piemonte) e si potrebbe organizzare un incontro con i ragazzi del liceo. Mi farebbe molto piacere almeno parlarne con te. ti lascio il mio cell 3336517231. ciao e grazie comunque. derio

    • Olivero, grazie dell’entusiasmo. Ti ho risposto via emai. Volentieri. Io parlo sempre con piacere dei miei libri. soprattutto ai giovani. ciao.

  3. Difficile non farsi prendere dall’ansia di fare quando sei abituato per anni a superlavoro…poi rallenti, rallenti tanto. Bisogna liberare la mente per esercitare la libertà e far sbocciare progetti nuovi, senza mollare e senza esagerare. Buon 2011!
    Angela

  4. ciao Simone per i corsi come ti si può contattare??
    tu hai la mia mail lasciata per postare, mi puoi scrivere tu li?! magari ti vengo a trovare a fine mese per i corsi e facciamo due chiacchiere
    grazie tante
    tiziano

  5. Nick, le Scritture sono molto chiare, i concetti granitici, non si scappa quindi: “carta canta”.
    La coerenza, soprattutto per certe persone, non può essere un optional.

  6. ciao Simone,
    BUON ANNO! …e grazie della spiegazione!
    non mi aspettavo davvero una storia cosi intrigante e capisco il tuo entusiasmo. grazie ancora, ciao cri

  7. ciao Simone,
    quando si può venire in viaggio con te. mi piacerebbe stare un pò insieme e parlarti di qualche idea che ho in testa.
    auguri
    tiziano

    • Tiziano, ciao. Faccio i corsi di vela da fine gennaio. Poi per i weekend in mare si va a maggio. Per i due mesi in vela (ognuno sta minimo una settimana) si va a luglio-agosto-settembre. Fammi sapere. ciao!

  8. Che sia un anno pieno di sole vento e mare per noi tutti. Che sia l’ultimo, il primo o a metà, l’importante che ogni momento sia vissuto con autenticità e semplicità.
    BUON ANNO!!!
    Grazia

  9. BUOOOONNN ANNOOOOO CARO SIMONE!!!
    …e GRAZIE x tutte le splendide parole, i concetti e le intuizioni che ci regali quando scrivi!!!!
    GRAZIE x avermi fatto conoscere DAVE MATHEWS
    GRAZIE X TUTTA L’ENERGIA POSITIVA CHE MI/CI COMUNICHI QUANDO SCRIVI DELLA TUA LIBERTA’, E MI/CI SPRONI!
    Questo post è in maiuscolo, si.. xchè è veramente gridato, e sentito.
    ALLORA ANCORA UNA VOLTA BUON ANNOOOOO E CHE IL 2011 PORTI UN FIUME DI ALTRE TUE PAROLE, E DI LIBERTA’!!!!
    Gigi.

  10. # Patrizia:

    per ciò che riguarda la diffusione della Bibbia, in realtà nessuno è in grado di dire quante sono le copie esistenti ieri e nei secoli, trascritta a mano, stampata, etc…. Però se guardi i dati di oggi, straccia qualunque altro libro. Aggiungo che è un libro che si è diffuso anche quando non era promosso ma severamente censurato e chi lo possedeva messo a morte. Nei tempi moderni in tutta l’area comunista averne una copia significava Gulag. Eppure si diffondeva, anche nelle carceri.

    E cmq è stata promossa solo in tempi recenti, in realtà l’invito è sempre stato quello di seguire il predicatore, non di abbeverarsi alla fonte. Ma a parte il dato numerico, quello che importa è il valore di quel libro. Pionieri, profughi, perseguitati, sofferenti, trovano in quel testo la forza di andare avanti. Dire “leggo la Bibbia” è nel nostro mondo libero meno in di dire “leggo l’ultimo libro di tal autore”. In certe altre parti del mondo è invece un vero suicidio. Eppure continua ad essere richiesta.

    Quindi, in effetti, non ha senso guardare a quello che è stato ieri, anche se le copie diffuse coprirebbero un continente, ma oggi. E’ con l’oggi che ci confrontiamo.

    Per quanto riguarda nei commenti “l’esperienza di Dio”, è chiaro che se ne può parlare colo se si è realizzata un “esperienza di Dio” e su questo non ho nulla da eccepire.

    Saluti

    • Ciao Cri. Faamu-Sami era il nome della regina di Samoa, figlia del Re Malietoa. In samoano il suo nome vuol dire “Colei che fa bruciare il mare”. La incontrò nel 1896 il primo uomo a fare il giro del mondo in solitaria in barca a vela, Joshua Slocum, che con il suo Spray (10 metri) partì da Boston e ritornò dopo tre anni e mezzo. Joshua, un mito per tutti noi marinai (imperdibile il suo “Solo intorno al mondo”) voleva pubblicare il resoconto della sua avventura. Aveva moglie e figlio e ho sempre immaginato che scrivesse non tutto ma solo ciò che non avrebbe potuto imbarazzarlo socialmente. Quando incontrò Faamu-Sami scrisse solo che era bellissima e che tornò indietro per salutarla. Ora, dato che “tornare indietro” a vela, in mezzo al Pacifico, è sempre uno sforzo notevole, ho sempre immaginato che Joshua e Faamu-Sami, in realtà, avessero avuto ben altra avventura insieme ma lui non l’avesse descritta (era un gentiluomo, oltre tutto). Ecco perché ho pensato fin da quando ero ragazzo che se avessi mai avuto una barca l’avrei chiamata col nome della affascinante pricipessa samoana. In più, avendo io una barca evidentemente “femmina” (le barche hanno un sesso, come sanno tutti i marinai) e per di più molto veloce e scattante, mi è parso che “colei che fa bruciare il mare” fosse proprio il nome adatto. In un romanzo “L’Estate del Disincanto” cucio questa storia con le avventure di uno dei protagonisti. Ne è uscito uno dei capitoli forse più belli della mia carriera. Un saluto. ciao. S.

  11. Antonio, dai è ancora blu, non so per quanto ma è ancora blu.
    Sai che mi piace un sacco quando fanno vedere la Terra dello spazio, a volte anche dalla luna. Vedi questo piccolo mondo avvolto dagli oceani e dalle nuvole. Ci si rende conto di quanto siamo piccoli, infinitesimali rispetto all’universo. Se i cosiddetti “grandi della terra” pensassero ogni tanto che siamo tutti su una capocchia di spillo che galleggia in uno spazio infinito (di cui ancora si sa poco)forse si vivrebbe tutti meglio. Se si pensa alle proporzioni in gioco ci si perde.

  12. Simone e Valantino
    Apro una parentesi, la Chiesa è fatta di uomini. A loro è stata affidata la Parola. Ognuno risponderà della coerenza che ha avuto.
    Nel frattempo teniamo ben presente la Fonte. Carta canta. Ciao

  13. Mi piace questo pensiero Zen. L’allievo chiede: maestro quale è il senso della vita? risposta: vivere. Gli orientali han capito più di noi occidentali, che siamo abituati a inserire in caselline logiche tutto l’esistente. Allora non è che si deve vivere come fosse il primo o l’ultimo giorno della vita. Si deve solo vivere, momento per momento, secondo le circostanze.
    PS: dopo 7 mesi dalla prima lettura, sto rileggendo Adesso Basta; la prima lettura era sull’onda della pubblicità e della novità; la seconda è per meglio digerire. Questo anno ho monitorato le mie spese di vita. Nel 2011 imposto il DS.

  14. Dai Simone non metterla giù così, non è con le vendite che si certifica la bontà/attendibilità di un testo, tu lo sai meglio di me. Il contenuto è tutto.
    Entriamo in un campo dibattuto da centinaia di anni. Ognuno rimane delle sue convinzioni e stop.
    Vedo che il discorso degli altri partecipanti al blog verte sull’ultimo giorno.
    Ba, secondo me è meglio non tenerne conto, non per paura. E’ come chiedere al sole di pensare a quando si spegnerà. Lui ti risponderebbe: il mio compito è splendere adesso per voi, immensa energia e luce, poi si vedrà.
    Il discorso è come vivere tutti i giorni.
    E io questo non lo so, non c’è giorno però in cui non mi meravigli della bellezza del pianeta su cui ci troviamo, del suo placido equilibrio, della moltitudine di creature che vivono di lui. Della sua potenza e fragilità, cose tutte che mi aiutano a vedere un po’ più bello ogni giorno, pensando che questa è la mia casa adesso, in essa sono immerso, respiro l’aria che proviene da ogni sua parte quindi sono parte di questo meraviglioso, unico, pianeta blu.

    • Renato, la mia era una battuta. Sono stato io a dire che nell’Antico e Nuovo Testamento c’è molto. E’ un libro da leggere senz’altro, pieno di spunti. La figura del Cristo è carica di fascino, è la storia di un uomo saggio, svincolato dalle questioni terrene più insiginificanti. Cristo è un rivoltoso illuminato, individuale, dunque mi piace molto. Io però non so nulla di Dio, non ho notizie della sua esistenza, mentre ne ho molte di quello che c’è, e che già impegna il mio povero mondo, la mia vita, il mio intelletto. Io mi fermo qui. Mi fa sorridere tutta la fenomenologia temporale e spirituale della Chiesa. E’ una riproposizione delle gerarchie e del potere in chiave religiosa. Anche della Bibbia non mi interessa la parte divina, ma quella terrena, quella umana. Circa le vendite, poi, ammetterai che un libro si vende promuovendolo, e in qualche decina di centinaia di anni, di promozione, la Bibbia ne ha avuta tanta di pubblicità. Tutto qui. Ma ciò non toglie che chiunque possa e debba credere in ciò che vuole, che sente, e ritenere valido il messaggio che meglio lo aiuta a vivere.

  15. Mi considero anche io un ateo come Simone, se penso all’ incoerenza totale tra ciò che predicano i sommi sacerdoti appartenenti allo Stato VAticano e ciò che realmente avviene. Penso allo IOR, allo scandalo pedofilia a proprietà smisurate di beni immobiliari e non, se poi ricordiamo ciò che è accaduto nei secoli
    si rischia di vomitare.

  16. Volevo chiedere a Exodus o a chiunque mi sappia rispondere con oggettiva certezza un chiarimento del quale avverto l’esigenza ogni volta che sento dire che la Bibbia è il testo più venduto nella storia .Ma questi conteggi da quando iniziano ? Cioè, sono numeri che ci arrivano partendo da migliaia di anni fa o solo relativamente agli ultimi anni? Si conteggiano anche i periodi dell’Inquisizione, delle Crociate ecc ecc oppure sono relativi esclusivamente a librerie aperte al pubblico dove la gente si rivolge per comprare testi a cui è personalmente e incondizionatamente interessata? Altrimenti sarebbe come dire che nel secolo scorso milioni di europei, sopratutto ebrei, hanno fatto la dieta … sì certo, erano magri ma forse non per libero arbitrio. Non sò se sono riuscita a spiegarmi.

  17. per Garrincha, Veronica e Fabrizio

    grazie!

    per Garrincha

    …..la forza si trova solo e solamente in se stessi……gli altri però danno una sensazione di “non solitudine”…..se vuoi….scrivimi e ne possiamo parlare…..a volte può servire…..un abbraccio
    Paola

    aloap65@virgilio.it

  18. Ciao, ogni tanto faccio un giro sul tuo blog ma, devo ammettere, solo oggi sono riuscita abbastanza a leggere questo post. Dopo essere venuta l’estate scorsa alla presentazione del tuo libro “Adesso Basta” e averlo letto avidamente, la tua esperienza mi affascina molto. Oggi…. hai perfettamente ragione, oggi significa continuare quello che abbiamo iniziato ieri e progettare per quello che faremo domani. L’oggi è sicuramente il giorno più adatto per vivere.

  19. ridurre la velocita’, scalare una marcia, riappropiarci del singolo momento ….se questa e’ la base del downshifting , e’ questo che dovremmo cercare di fare sempre… il primo, l’ultimo e ogni altro giorno.

  20. per Paola e Garrincha
    ….ci sono passato anch’io 10 anni fa esatti e vi abbraccio…

    poi vorrei commentare : non è il problema di definire le cose importanti per l’ultimo giorno, è solo il definire ciò che è importante a prescindere e ciò che non lo è, allora dal primo all’ultimo si riempiono delle cose/azioni/persone/sentimenti belli ed importanti agli occhi di ciascuno di noi…e se arriverà all’improvviso saremo quindi già pronti per volare via..senza aver “perso” tempo….senza rimpianti….con il solo amore nel cuore..
    buon vento !!
    Fabrizio

  21. Ciao, scrivo sempre da (aspirante) credente,

    sul Vangelo posso dire che è il libro più venduto e diffuso (La Bibbia) della storia umana, quindi in termini di vendite ed interesse è senz’altro il miglior libro mai pubblicato in termini editoriali, di numeri insomma, quelli che a me piacciono e sanno raccontare molto di più di qualsiasi analisi o tentativo di interpretazione. Che poi dentro io ci trovi la vita stessa, è un dono che mi è stato fatto.

    A proposito dell’importanza del libro con tantissime chiavi di lettura diverse racconto un aneddoto: io sono cattolico, c’è un pastore protestante che rispetto molto a cui chiedo quale sia secondo lui la miglior versione in lingua italiana pubblicata della Bibbia. Io mi come aspetto come risposta, la Diodati del 1500, potrei scommetterci. Invece mi guarda e dice:

    “La Bibbia è un libro con sette sigilli, tu puoi leggerla tutta, impararla a memoria, avere la miglior traduzione originale tra le mani, ma se lo spirito di Dio non scende su di te e non ti rivela ciò che stai leggendo, è un libro come gli altri”. Ecco, credo sia così.

    Parlando del primo e ultimo giorno, mi sento fortunato: l’ultimo giorno su questa terra sarà per me il primo di una vita più bella, a volte mi sembra che il tempo non passi mai 🙂

    • Penso che venderei parecchio anche io se milioni di chiese, con miliardi di ore di televisione all’anno parlassero di un mio libro. Un po’ come Vespa, che a furia di essere sempre in video vende sempre tantissimo. Consentimi la battuta…

      Comunque grande libro, non c’è dubbio. Poi sullo spirito santo ti seguo pogo, ma grande libro.

  22. Simone, stima immensa per le tue parole, dalla prima all’ultima, è pazzesco perchè condivido sempre tutto ciò che dici (discorso sul tuo ateismo che mi trova anche in quel caso pienamente concorde). Null’altro da aggiungere, solo grande stima.

  23. Grazie Simone, per avermi fatto ricordare certe cose che avevo sentito e letto fin da piccolo, alle quali avevo dato poco peso, quasi fossero un po’ campate in aria, illusioni.
    Ho riscoperto che La Fonte era proprio quella, quella che tu definisci un ottimo libro di filosofia.
    Ciao

  24. Molte persone vivono il terrore di una scadenza, perchè all’improvviso, il loro fisico le tradisce. Dall’oggi al domani sanno che la propria vita ha ancora 6 mesi di tempo per “far tutto”. Alla paralisi segue la disperazione, doppia, perchè negli occhi di chi li ama non trovano conforto, ma paura/impotenza. Dura il tempo di un giorno, poi tra le lacrime e la paura, esce fuori il coraggio.
    E’ una perfida roulette russa, che sveglia all’improvviso nel cuore della notte.
    “Presente” è la parola d’ordine per chi non può fare programmi.
    “Presente” sarebbe una parola meravigliosa per tutti, per non perdersi ad inseguire un dopo, tralasciando un prima….magari nel caos si va avanti bene comunque, ma si ha poco tempo per pensare (ed in certi casi potrebbe essere l’ideale!?).

    Sto leggendo “Adesso Basta” ti ho scoperto per caso ed è molto bello seguirti anche sul tuo sito. Complimenti!

  25. Come sempre scrivi cose sensate e che fanno pensare..molto.
    E’ da quando ho letto il tuo libro che penso, che provo a cambiare qualcosa nella mia vita, è difficile, ci sono molti ostacoli, ma ci sto provando.
    Grazie di quello che scrivi caro Simone, e permettimi di augurarti un sereno anno nuovo !

  26. Per Paola.

    Ciao Paola,
    purtroppo quella tipologia di giorno si avvicina anche per me.
    E’ dura ma spero di essere nelle tue stesse condizioni. Presente.
    Credo che accompagnarli in questo ultimo giorno sia come testimoniargli non solo il bene che gli si vuole ma anche la certezza di aver fatto un buon “lavoro”.
    Ciao

  27. Mi piace come pensi, le persone tendono a rifigiarsi in metafore consolatorie come quelle del “vivi ogni giorno come fosse l’ultimo giorno”, perchè sono belle sentirsele narrare.
    La letteratura è un’ottimo sfogo a volte per raccontare la vita in maniera molto diversa e lontana da quella che è, ma a volte inganna il nostro modo di guardare alla realtà e di concepirla, quindi di penetrarla e potere interaggire nel migliore dei modi con essa.
    Molto spesso è una bella frase nasconde un concetto sbagliato, o addirittura insignificante come hai mostrato tu nel tuo post.
    Mi piace perchè hai una visione lucida della realtà, e questo dona concretezza e pertinenza all’azione, non è facile.

    Con stima e la speranza di incontrarci un giorno in qualche modo
    Stefano

  28. Ciao Simone, mi chiamo Raffaele, ho 26anni e ti ho “conosciuto” oggi in libreria…ma è da un pò che “studio” lo stile di vita downshifting.
    Sai, anche io spesso mi sento come l’Ismaele di Moby Dick, e nonostane sia un “ragazzo fortunato” con un contratto a tempo indeterminato di 36ore settimanali con cui riesco a dedicare tanto tempo ai viaggi, sento che ancora non ci siamo, che voglio un qualcosa in piu’ e sapere che ci sono persone come te, e come altre che ho già conosciuto mi da una grande forza, di cercara quel qualcosa in più e mi da una speranza, che piano piano questo mondo fatto di consumismo si riprenda, che la gente riesca a differenziarsi dagli automi e provi a godersi un pò di più la vita..
    Un abbraccio, Raf.

  29. Ciao Simone, io sto facendo un viaggio un po’ al contrario, ho saputo chi eri prima di leggere il testo che più ti rappresenta.
    Adesso lo sto leggendo e nella parte i cui parli del tempo, che non va perso ma utilizzato proficuamente, ho trovato una frase che mi ha colpito negativamente, quella in cui dici “Il Vangelo, che è uno splendido romanzo a puntate, ammonisce: state all’erta perché non conoscete ne il giorno ne l’ora…”
    Non mi è piaciuta la definizione, romanzo, che spesso ha un’accezione fantastica, mitologica o sentimentale. Il Vangelo, per chi ci crede, non è un romanzo è, fra le altre cose, l’insieme degli insegnamenti che aiutano a vivere compiutamente. In sostanza circa duemila anni fa hanno scritto e vissuto cose che si ritrovano tranquillamente qua e là nel tuo attuale stile di vita.
    Vi lascio anche questa, scritta duemila anni fa: “Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?”
    Ciao

    • Ciao Renato. Io sono ateo, e anche un po’ anticlericale (a parte gesuiti, comboniani e qualche salesiano). Non per questo non ho apprezzato il vangelo (che a occhio è più anticlericale di me). L’ho letto, insieme al Vecchio Testamento, e mi è piaciuto. Considerato che per me Dio non esiste (o meglio, io non so e non posso sapere se esista), l’ho trovato un ottimo libro di filosofia, in gran parte condivisibile (come per i passi che citi tu). Ogni buon romanzo è, generalmente, un buon testo di filosofia. ciao.

  30. Che bella analisi che hai fatto. Mi incanti sempre con le tue parole, leggere i tuoi post è sempre un piacere. Mi piacciono molto quando parlano della vita, delle emozioni e ci trovo sempre degli spunti di riflessione. Una cosa è certa primo,ultimo o intermedio il giorno va sempre vissuto cercando di fare le cose che piacciono di più. Per quanto si possa, ovviamente. Tutto ciò che ci circonda ci risucchia e non è facile. Ma io non sono una persona positiva come te, e non aggiungo altro, sarebbe inutile, non voglio rovinare questa magia. Mi rileggerò il tuo splendido post. Auguri scrittore che naviga.

  31. Vorrei che il mio ultimo giorno fosse un giorno normale anzi normalissimo.
    Vorrei che però molti dei giorni precedenti all’ultimo fossero giorni speciali, che sappiano di vissuto, che segnino la vita degli altri di “un po’ di me”.

    Qualche settimana fa è stato l’ultimo giorno di mio papà.
    Io ero con lui.
    Abbiamo respirato insieme la stessa aria, quell’ultima sua aria è stata un po’ anche mia.
    Il palmo della mia mano per tutto il giorno dopo aveva un po’ del suo odore.
    L’ultima immagine che ha guardato sono stata io.
    Ho idea che sapesse in cuor suo sin d’alba che quello era il suo ultimo giorno.
    Di tanto in tanto mi guardava.
    Talvolta strindeva la mia mano.
    Gli scesero solo pochissime lacrime.
    Era lui, silenzioso, attento e vigile, semplice.
    Se ne è andato lentamente ed in un respiro che piano piano è diventato silenzioso.
    Non era solo.

    Il silenzio e lo stare con i suoi figli erano espressioni di lui.

    Ecco vorrei che il mio ultimo giorno rappresentasse il mio essere e tutti gli altri giorni mi permettessero “di essere”.

    PAOLA

  32. Nessuno di noi saprà quando sarà l’ ultimo giorno… Viviamo la quotidianità godendo delle piccole gioie che la vita ci offre, racchiudiamoci nel presente, senza rimpiangere il passato ed avere timore del futuro; è una “ricetta” che funziona.
    SALUTE E SERENITA A TUTTI

  33. In effetti è saggio ed ha raggiunto la felicità che non farebbe nulla di diverso anche sapendo che quello è il suo ultimo giorno.

  34. Il mio contributo.
    Ciao Simone
    Auguri.

    “Cosa faresti se sapessi di dover morire tra tre mesi?”.

    Ci ho pensato un po’, le prime immagini sono state quelle che verrebbero in mente a chiunque dovesse girarne un film. Edonismo, spendere tutto in cose che non abbiamo mai potuto fare, vendicarci dei soprusi subiti, confessare l’amore platonico della nostra vita.

    Ma davvero qualcuno ne troverebbe la forza? Davvero qualcuno riuscirebbe a concentrarsi sul presente conoscendo l’esito di un futuro cosi’ prossimo?

    Non credo.

    Noi non viviamo nel presente perche’ la nostra civilta’ non vive nel presente. Figli della cultura ebraico – cristiana abbiamo finito per nutrirci solo di futuro. Un futuro eterno. Viviamo come se dovessimo vivere sempre, questa e’ la contraddizione che ci ha permesso di accumulare tante ricchezze. Tutto quello che facciamo e’ impregnato di immortalita’. Non si spiegherebbe diversamente la nostra corsa all’accaparramento di risorse, non si spiegherebbero quelli che ormai con un piede nella fossa continuano a pianificare i loro guadagni.

    La nostra vita si fonda sulla negazione della nostra finitezza, ormai in pochi credono nel paradiso ma tutti si comportano come se il paradiso, eterno, fosse su questa terra, cercando di non pensare all’unica certezza che abbiamo.

    E’ proprio vero, se dovessimo scoprire di non essere immortali ne moriremmo.

  35. Mi hai fatto tornare indietro la famosa “lista” delle 10 cose da fare prima di morire (dal film NON E’ MAI TROPPO TARDI con Nicholson e Freeman).
    E’ bello leggerti e condividere i tuoi pensieri. Ho sempre pensato che questo tuo nuovo modo di vivere ti abbia avvicinato al tuo personale “senso” di vivere.
    Le tue giornate non sono sprecate ma anzi, gustate e vissute appieno. Cerco di fare lo stesso anche io, soprattutto da quando ti ho ascoltato attraverso i tuoi videi che sono stati per me una finestra in più sul mio orizzonte.

  36. Auguri Simone,
    ho letto ora il tuo bel post, e sotto una sorta di spinta medianica, t’invio stralci di letture di stamane, riportati nel quaderno dove annoto quotidianamente riflessioni, pensieri, sogni, progetti…
    26 dicembre.
    Ieri crollata, a letto alle nove; finalmente è tutto finito!: regali, pranzo, “famiglia”… Sono le 8 e resto sotto le coperte; piove. Leggo. Trascrivo:
    In prossimità dell’inizio del nuovo anno ci aspettano 365 mattine luminose e 365 sere rischiarate dalle stelle; cinquantadue settimane promettenti; dodici mesi colmi di belle possibilità; e quattro spendide stagioni”. Un anno di trasformazione, tutto da “vivere”.
    MA…

    Solo per oggi crederò fermamente, nonostante le apparenze contrarie, che la Provvidenza si occupi di me come se nessun altro esistesse al mondo.

    Solo per oggi avrò cura del mio aspetto: mi vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non pretenderò di migliorare alcuno tranne me stesso.

    Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.

    Solo per oggi mi adatterò alle circostanze senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri.

    Solo per oggi dedicherò del tempo a qualche buona lettura, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura alla vita dell’anima.

    Solo per oggi compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.

    Solo per oggi mi farò un programma, forse non lo seguirò a puntino ma lo farò, e mi guarderò da due malanni: la fretta e l’indecisione.

    Solo per oggi non avrò timori. Non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà.

    Posso ben fare, per dodici ore, ciò che mi sgomenterei se pensassi di doverlo fare per tutta la vita (né per un intero anno)…

    Meditazione di Papa Giovanni XXIII. È semplice, saggia, alla portata di tutti, praticabile e utile qualsiasi sia il nostro credo.

    http://www.youtube.com/watch?v=NgkSxhnEuwk

  37. Ti ringrazio, Simone, per aver affrontato un argomento cruciale, arduo davvero quant’altri mai, con la tua consueta lucidità e profonda saggezza, che da parte mia ammiro non meno della chiarezza con cui ti esprimi anche in questo post; la cui qualità più significativa credo stia, e non è una novità, nel fatto che le tue parole -pur su un tema così scabroso- sono dense di realtà soggettivamente vissuta: ancora una volta, chapeau.

  38. Eh già. Auguri! E che sia il primo, ultimo o a metà, basta che ci sia amore, in quello che si fa, in quello che si vive, con gli altri, anche inespresso come nelle lettere che vorresti aver scritto

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