Non altrove

1116° giorno di libertà.

Alba di luce. A terra solo una brezza fresca, ma il sole riscalda già. La bassa pressione di ieri è transitata silenziosa, senza fenomeni importanti, e stamattina il fronte è invisibile, chissà dove a sud est. La valle brilla di riflessi. Quando muoio voglio reincarnarmi in una giornata di maestrale.

Due giorni di mare, a parlare di vela, venti, andature, manovre, sequenze. Due giorni di meditazione, pure colmi di parole, per ricongiungerci con la storia millenaria dei nostri predecessori, tutti marinai, tutti con lo sguardo all’orizzonte mediterraneo. Parlare di vela mi piace. E’ roba nostra, sono parole che accadono da sempre in questi luoghi. “Considero valore sapere in una stanza dov’è il Nord, conoscere il nome dei venti che asciugano le nostre lenzuola stese”. Io considero valore anche sapere come si fa un nodo, come si riduce una vela maestra, con pochi movimenti precisi, come si è sempre fatto quaggiù. Per andare chissà dove, tornare da chissà dove.

Anche sbarcare ieri e oggi togliere le erbacce dall’orto, nell’entroterra, fa parte di noi. E poi scriverne, come adesso. E poi scoprire che è lunedì, stamani, ma io non sono altrove, come è capitato troppo spesso in passato. Sono nel mio (se mai può essere nel suo un marinaio), dove devo essere, senza sprecare, senza avvilire. L’energia che ho addosso oggi è oltre la soglia della parola, non può essere raccontata.

Un solo grazie, almeno: al tempo tutto lungo, come ammoniva Seneca. Tempo tutto per me, “proprio dei grandi uomini”.
Ho già pensato alle parole di una moltitudine cara, stamani: De Luca, Stevenson, e ora Seneca. Gente che ha lambito quella soglia, come cerco di fare io quando mi trovo a tavola con l’inesplicabile. E subito mi torna in mente un altro grande,  che viveva laggiù, nel Ponente:

«Sul mare ci si sente orfani, il navigante si strugge per tutto ciò che ha lasciato e ricompone i conflitti che a terra dividevano il male dal bene. Si scende in una specie di grande valle, si entra in contatto con l’universo e i messaggi che arrivano da terra sembrano quelli di una cattedrale evanescente. Si getta sul mare uno sguardo che ha sempre qualcosa di perduto. L’uomo di terraferma crede che il marinaio sia felice di andare non sa che è intessuto di angoscia e sogni e che gli sembra di percorrere una via che non conduce a nessun luogo. Per questo si affeziona agli strumenti che gli fanno tenere le rotte e lo porteranno da qualche parte. Il marinaio non arriva mai nel suo, non ha possessi, il suo sguardo anche più attento è sempre muto. Parla per farsi compagnia, oppure tace, e quando parla, spesso delira, non vuol convincere nessuno» . Francesco Biamonti

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83 pensieri su “Non altrove

  1. Ciao Simone….l’ultima volta stavo scrivendoti un messaggio, ma prima di concluderlo ho schiacciato l’ho inviato senza volerlo…Ho pensato che magari sarebbe stata una domanda troppo invadente, ed allora ho desistito…
    Però credo che il bello del web siaanche questo, il poter cioè dare ericevere informazioni che dal vivo sarebbe più difficile ottenere per via della vergogna o della poca confidenza..
    Insomma, volevo chiederti qui sul tuo blog, se tu hai mai avuto dei problemi di mobbing sul tuo lavoro, se potresti farmi qualche esempio da te vissuto, e dirmi come l’hai affrontato (se non vuoi condividere pubblicamente episodi troppo personali, mandami pure un messaggio privato)…
    Ti scrivo questo perchè sto vivendo un periodo “calante” dovuto proprio (ed è importante, in certe situazioni, ricordarsi sempre che la colpa è di chi ti attacca, e non la tua) per l’incontro con alcune persone che hanno “deciso” di rovinare la mia carriera lavorativa….per il mio lavoro sono costretto a lunghe sesisoni di brainstorming e continuo confronto…è un lavoro d’equipe che ho cominciato davvero ad odiare, che che per ora non posso lasciare per obblighi di mutuo e spese varie….anche se ti sembrerò troppo melodrammatico, mi sarebbero di molto aiuto le parole (seppur scritte) di una persona che come te ha deciso di prendere una deviazione di marcia che forse ha generato nei propri colleghi di lavoro qualche domanda e magari anche qualche pettegolezzo…Ti è mai accaduto un episodio in cui sentivi che tutte le eprsone che ti circondavano si erano letteralmente messe daccordo per rovinarti la vita? Mi potresti fare qualche esempio concreto? tu come hai reagito? Hai deciso di far finta di nulla, oppure hai optato per una più ferma (ed anche rischiosa, magari) via legale?
    Ed infine, cosa ne pensi delle donne, in merito? E’ molto impopolare scriverlo, ma l’esperienza mi ha insegnato che una donna che vuole rovinarti la reputazione con pettegolezzi o maldicenze varie, è spesso mossa da una sorta di furia cieca che travolge te, lei e tutti quelli che le stanno attorno…e mi viene da pensare a quelle donne che sono ben decise a rovinare seriamente l’ex marito in sede di divorzio, spingendosi fino a livelli di malignità e falsità che anche l’uomo più bastardo non toccherebeb mai neanche di striscio…Tu cosa ne pensi? Hai mai avuto dei problemi simili con le tue colleghe 8ed anche colleghi)di lavoro?

    • Ne parlo in Adesso Basta. Quando c’è stato da lottare ho lottato, fermo, con pazienza, pronto a tenere duro anche anni se fosse stato necessario, e con un buon avvocato. Non avendo mai avuto scheletri nell’armadio non dovevo temere nulla. E infatti le aziende si sono sempre rivelate più fragili di quel che si pensa, e ho vinto. Ma non è stata una passeggiata.

  2. Ciao Simone,

    Se non sbaglio ho letto che ogni tanto pratichi meditazione….dato che vorrei avvicinarmi anch’io a questa pratica ma fino ad oggi (46 anni) ancora non ho trovato il modo giusto. So che le forme di meditazione sono infinite e che forse già si fa nelle vita di tutti i giorni cercando di stare più in contatto con se stessi, ma credo che avere una guida in momenti dedicati possa aiutare…a ottobre sono capitato in Toscana in un bellissimo agriturismo dove riandrò certamente e dove praticavano meditazione riferendosi ad alcuni maestri indiani o tibetani….loro sono molto carini ma, come molti devoti, hanno questo “vizio” di rivolgersi al lama o il guru di turno come “il maestro” e questo mi da molto fastidio perché penso che tutti noi siamo maestri di noi stessi….insomma mi piacerebbe sentire una tua opinione o esperienza su questo.

    Grazie mille e buona giornata,
    Mauro

    • Mauro, Picasso diceva “Dove c’è da rubare, io rubo”. Io faccio altrettanto. Durante un trasferimento da Genova a Tel Aviv, in un duro e ventoso febbraio di qualche tempo fa, ho avuto a bordo un amico buddista. Lui recitava il daimoku, il loro tipico mantra. Lui mi ha spiegato, raccontato, io lo ascoltavo avidamente. Ho recitato con lui. Poi ho proseguito a casa, da solo o a bordo. Non sono diventato buddista, ma quel metodo è abbastanza efficace, serve a fare qualche passo nella meditazione. Poi medito molto quando sono da solo, immergendomi senza freni nel mio pensiero, lasciandomi portare senza interruzioni. Medito molto quando faccio i miei lavori con l’ardesia antica, il legno trovato sulla battigia. Manipolare materiali da lavoro, che hanno navigato, che furono utilizzati per chissà cosa, chissà dove, chissà da chi, appuntisce le mie risorse intellettuali, le concentra, le focalizza. In un legno levigato dal mare, dal nostro padre Mediterraneo, c’è una saggezza, consentimi l’iperbole, una sorta di equilibrio psicofisico, qualcosa che dialoga col mio mondo di uomo. Non riesco a prescindere da questi oggetti, e dalla mia provenienza marina. E’ anche così, lavorando, che medito. Soprattutto passando da solo una quota del mio tempo, dove a volte muoio di paura, a volte mi eccito per l’emozione della mia compresenza. Condivido con te che seguire insegnamenti sia utile, ma poi occorra procedere per una propria via originale.

  3. Ci ha contattato un immobiliare che conosce molto bene le nostre montagne. Ci ha detto che può venderci il rustico nelle condizioni in cui si trova, oppure ci farebbe conoscere un gruppo di toscani capaci di ristrutturarlo secondo le nostre esigenze. Ci farebbero un preventivo che nel 99 % dei casi viene rispettato, al massimo potrebbe esserci uno scostamento di 3/4 mila euro.

    Il prossimo venerdì iniziamo a girare. Terremo presente il discorso sui muri portanti.

    Grazie mille
    Un saluto

  4. Simone, Silvan… mi ha fatto riflettere il vostro commento sul film “Il vento fa il suo giro” perchè è stato girato quasi interamente nella mia vallata, la Val Maira in provincia di Cuneo. La maggior parte dei personaggi e delle comparse sono degli abitanti della valle, parecchi li conosco. Chiaramente non attori professionisti, hanno semplicemente dovuto comportarsi e parlare (in Occitano) a modo loro. La diffidenza verso gli stranieri è davvero una caratteristica dei locali, naturalmente non generalizzata, ma soprattutto le vecchie generazioni sono degli orsi… però vivono in modo sano e la valle è uno spettacolo: natura incontaminata, pochi paesini, borgate sparse, montagne… Difatti negli ultimi 10 anni si è stabilita una colonia di Tedeschi che ha comprato una borgata intera, immagino a prezzi bassi, e si sono risistemate le case, facendoci pure l’agriturismo…Simone ti ci porto una volta se capita!!!

  5. Mr. Garrincha: non sono tanto lontane le nostre speranze. Ti dicevo che mi viene detto da tutti che i figli devono prima o poi adattarsi alla società.
    Non per questo li tengo sotto una campana di vetro, semplicemente osservo e vedo che crescendo le loro inclinazioni naturali vengono nascoste, quasi se ne vergognano, e come loro chissà quanti altri ragazzi si mascherano fingendo di essere diversi dallo splendore che sono!
    Tutti noi che siamo qui a seguire questo blog, che leggiamo i libri di Perotti, che facciamo mille altre cose che la società reputa strane perché senza scopo di lucro e magari anche faticose, ecco noi stiamo tenendo acceso il nostro lumicino e vederne altri intorno a noi ci fa sperare e lottare proprio come dici tu.
    Anch’io lotterò fino all’ultimo per far fiorire la persona che è in me e che ora è, a volte più a volte meno, travestita da qualcun altro.
    Anch’io spero che i miei figli non si adeguino alla società. Ma temo che per capire quale sia la strada giusta, bisogna anche prenderne alcune di sbagliate. Esattamente come ho fatto io.
    A volte penso che anche Siddharta, prima di diventare Buddha, era un principe.
    Ciao.

  6. Perotti, ieri ti ho pensato, ma non montarti la testa: in realtà, mentre guardavo un film, mi sei venuto in mente. Il DVD era quello di Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti: non se tu l’abbia visto, ma mi permetto di consigliartelo vivamente, sulla base di ciò che ho letto nei tuoi libri e nei post del tuo blog e di FQ. Il film parla di una famiglia francese che si trasferisce in una piccola comunità montana, piuttosto chiusa ed ancorata alle tradizioni: inizialmente, superata la titubanza iniziale, porta una ventata di curiosità e novità tra gli abitanti, poi subentra la diffidenza per il “diverso” e il chiudersi intorno alla conservazione del nucleo d’origine. Lento, ma bello, fa pensare: e mi è venuto da chiederti una cosa. Non so se tu viva isolato o abbia dei vicini: mi sono chiesta come ti abbia accolto la comunità circostante. Se non hai visto il film, Perotti, guardalo: mi sento che ti piacerà.

    • silver, conosco bene questo film, mi è molto piaciuto e spero di rivederlo. anche io ho pensato molto a quel film nei miei primi tempi qui dove vivo. sì, vivo isolato, vicino a me c’è solo una simpatica e anziana signora di credo più di ottant’anni, che vive sola. Poco oltre tre o quattro famiglie, una a nord e tre a sud, e sono stato fortunato. E’ una piccola comunità di gente tranquilla che mi è parsa felice di vedere che qualcuno veniva a ristrutturare un rudere dove loro avevano giocato da bambini, e che per di più lo ha lasciato esattamente com’era invece di abbatterlo e costruire una casa nuova in cemento armato. quando ho inaugurato la casa la prima festa è stata con loro, e mi ha fatto molto piacere vederli arrivare incuriositi. sono stato fortunato, sì. E poi io non faccio niente di nuovo o di strano, dunque penso che accettarmi sia stato semplice. ciao! Grazie!

  7. Ciao Simone,
    una domanda. Per ristrutturare casa tua ti sei affidato a una società oppure hai chiesto aiuto nei dintorni? Stiamo cercando un piccolo rustico anche da ristrutturare. Istintivamente ci vien da scartare le soluzioni messe peggio.

    Leggerei volentieri i tuoi consigli pratici in merito.

    Grazie mille

    • penkogut, ho chiesto a imprese locali, avendo parecchie brutte sorprese. le cose che funzionano meglio in casa mia le ho fatte io, che pure non sono un esperto (forse non lo ero, ormai comincio ad avere qualche livido e dunque qualche esperienza). Guardate le verticali, i muri portanti. Se il rustico è mal messo ma le verticali sono dritte buone e senza crepe, ok. anche se tutto il resto va rifatto. se c’è da rifare le verticali no. sempre che stiamo parladno di rustici in pietra. il cemento armato è un’altra cosa, mi piace poco. ciao!

  8. Simpatica Monica, complimenti per i tuoi 4 figli, si vede che risparmi su tutto da come scrivi, “ke” – “xkè” – “anke”, risparmi pure sulle lettere!!
    @ Enrico: la tua analisi secondo me rispecchia perfettamente la realtà di “noi oggi”.
    @ Simone e i figli: sono con te, chi non ha una buona dose di incoscienza e di leggerezza non può essere un genitore sereno, riverserebbe le sue ansie sui figli.
    E poi figli sono, in senso lato, tutti coloro a cui si lascia qualcosa, che li arricchisce umanamente, che allevia un dolore o una semplice difficoltà. A loro volta renderanno ad altri quanto di buono hanno ricevuto.

  9. Simone,

    volevamo chiederti se hai fatto qualche passo in avanti rispetto a quell’idea sulla “comune” per anziani senza eredi. Ti diamo la nostra disponibilità nel caso tu ne voglia parlare.

    Ciao da M&F

    • ciao michele e fabrizia. no, nessun passo avanti. ci sono troppe cose in ballo ora. ma l’idea resta buona, secondo me. e se lo è la farò. ciao!

  10. condivido l’ultimo post di Enrico, particolarmente quando evidenzia che, quando venti anni fa si delineava la strada, a me non e’ neanche passato per la testa che ci fosseuna alternativa al lavoro dipendente, era gia’ tanto affrancarsi dalle fatiche dei padri. Ma ora abbiamo una consapevolezza diversa.
    Quello che rimane per me un importante interrogativo e’ quello relativo ai figli ( io ne ho): cosa gli insegneremo, visto che noi avevamo quel modello? Io per inerzia sto insegnando a mio figlio l’importanza del duro lavoro, dell’impegno, del ” prima il dovere poi il piacere”, ma queste penso siano elementi che ci stanno anche dentro la nuova visione “a la downshifting”. Altre sono le mie domande: instradero’ mio figlio, quando sara’ piu’ grande, verso il lavoro come attualmente e’ concepito? Credo di no, ma come gli potro’ dare gli elementi per giudicare da se’? E’ giusto muoversi dalla grande citta’ dove adesso viviamo e togliergli opportunita’ culturali ma soprattutto di socializzazione che, non neghiamolo, la grande citta’ offre in misura molto molto maggiore (per non parlare della qualita’ delle scuole)? E visto che io per prima non riesco a fare il salto DS, come posso evitare di trasmettergli la mia confusione, o quantomeno trasmettergliela nel modo piu’ aperto e sano possibile? Tutte queste non sono domande per le quali mi aspetto risposte, ma condivisioni riguardo cosa penso siano i problemi “DS” per i figli.
    Tutto il resto, apprensivita’ aspettative delusione come non ammazzare il figlio con le TUE proiezioni, credo siano comuni ad ogni genitore raziocinante indipendentemente dal fatto che sia un equilibrato downshifter o un workaholic.
    Abbracci

  11. Cara 1light mi spiace ma non concordo.
    Non mi sento vivo grazie al possesso di destini altrui, men che meno quello delle mie figlie: è l’esatto contrario! Immagino di poterle aiutare, con gli strumenti che ho (e parlo di cuore, pazienza, ascolto)a raggiungere le loro aspettative, non le mie. Non ho mai visto in loro le mie lacune, avranno le loro! Magari ci possono essere delle affinità ma sono uniche e come tali con una loro via da seguire al meglio e in questo posso cercare di aiutarle.

    Se poi mi parli di compagni o altri condizionamenti vari beh…il mio “lavoro” è proprio questo:riuscire a vincere queste assurdità anche se dovrò battagliare e soffrire convinto che alla fine di un periodo difficile il sole appare sempre più bello.
    Dissento anche sull’adeguarsi alla società. Quale, questa? Spero imparino ad adeguarsi a dei valori, veri e non fittizi.
    Ed infatti cercherò di aiutarle a credere in se stesse e non a difenderle ad ogni passo.
    Ricordo una bellissima frase di una canzone: “c’è voluto del talento per riuscire ad invecchiare senza diventare adulti…”.
    E quella luce di cui tu parli c’è ancora, bisogna lottare per tenerla viva? E fino all’ultimo lotterò.

    Garrincha è il nomignolo ma sono un uomo.
    Ciao

  12. I figli un “additivo”?!? Credimi Simone i figli sono IL SENSO! Ma naturalmente lo capisci solo dopo che li hai messi al mondo, per il mondo.
    Prima di partorirli la pensavo come te!
    Ciao.

  13. Ti ringarzio tanto per la risposta Marco.Mi rendo conto che Simone non può rispondere su tutto e a tutti, io penso che sia oberato dal “lavoro” di rispondere a tutti noi che gli poniamo questioni.
    Sono assolutamente del tuo stesso avviso riguardo il DS, sei stato più completo di me nel concetto.Del resto chiedo indirettamente scusa a Simone per il tipo di domanda, io conosco quasi a memoria AB e so che lui ha già risposto al mio quesito:”Avrei dovuto studiare cose che non sentivo mie e accodarmi a chissà quanti altri…continuerò a scrivere ma per vivere dovrò fare altro”,più o meno è scritto cosi’.

  14. Eh si, i quarant’anni, la quotidianità, le aspirazioni frustrate, i sogni lasciati nel cassetto, i figli che amiamo più di ogni altra cosa ma che implacabilmente evidenziano, amplificano i nostri limiti, le nostre paure, le nostre contraddizioni.
    Eppure c’è qualcosa che grida dentro, qualcosa che non ti lascia rassegnato. Qualcosa che –per fortuna- non ti fa dire dei giorni tutti uguali, dei ritmi scanditi, dei vacui discorsi da macchinetta del caffè: “è giusto così”.
    Si, perché lo senti profondamente che non è” giusto” che il tempo sia ingoiato da situazioni che non ti somigliano neanche un po’, che i pensieri siano massacrati da discorsi grondanti di pressapochismo.
    Allora arrivi a leggere queste pagine, “Adesso basta”, “Avanti tutta”, e ripensi al tempo speso tra strade di traffico, zone industriali, e discorsi di cui nulla ti importa. E ti domandi perché è così difficile dare un nome al disagio che urla dentro, e perché è così difficile scorgere una strada.
    Poi ripensi ai tuoi passi, a vent’anni fa, a come non ti sarebbe mai venuta in mente una strada alternativa al lavoro dipendente. Perché il tuo mondo era tutto li, ed affrancarsi dalla fatica fisica e dall’angustia economica che aveva segnato la vita dei padri sembrava già molto.
    Passo dopo passo, lavoro dopo lavoro però le domande iniziano a venire a galla, insieme alla consapevolezza che non sarà il progresso economico o la salita di organigramma a placare il senso di vuoto.
    E ti sembra almeno di ritrovare un’ideale coerenza con quello che eri, quando il desiderio era solo libertà e conoscenza.
    La strada non si vede ancora chiara, si naviga a vista, ma forse il percorso si avvia verso una nuova fase.
    Un saluto.

  15. Garrincha! Ma l’amore è universale! Puoi amare il prossimo tuo come fosse tuo figlio, liberamente amare… con tutti i bambini che ci sono nel mondo, compresa te, compresa me, perché dovremmo sentirci vivi solo grazie al “possesso” di destini altrui?
    Di figli, io, ne ho, ma rispetto molto e capisco bene Simone: è dura fare il genitore. Nonostante ci si ripeta costantemente di non avere aspettative nei loro confronti, questo è impossibile da attuare.
    Vediamo in loro le nostre lacune e continuamente cerchiamo di migliorare in loro i nostri difetti.
    Quando poi ci accorgiamo di aver fatto un discreto lavoro, vediamo che la spontanea gioia nei loro occhi se ne va pian piano tra le strafottenze dei compagni di scuola ignavi ed apatici (figli di cotanti genitori ignavi ed apatici): che sofferenza! E soffro, va bene, se serve a qualcosa… ma a cosa?
    Non possiamo proteggerli per sempre, prima o poi si devono adeguare alla società, certo tutti mi dicono così, ma quello sguardo che resta solo nelle foto dell’infanzia, la mia, la tua, quella luce quanto male fa?

  16. OT

    Perotti, mi scuso per l’OT, ma devo dirtelo: mi stavo guardando scrupolosamente il tuo blog (e ti ho pure “fregato” una bellissima foto come sfondo del desk-top), quando sono incappata nello strepitoso video che avevi postato nel settembre 2009, quello composto appositamente per presentare la candidatura di Berlusconi al Nobel per la Pace. Non l’avevo mai visto, ancora rido! Con gli ultimi sviluppi, ritengo che nessuno si sognerà più di fare una cosa del genere, quindi, non tutto il male vien per nuocere. Chissà, forse in futuro verrà ancora in mente a qualcuno di ricandidarlo al premio Nobel per la pace. Dei sensi, ovviamente.

    Ciao, Perotti, grazie di cuore della bella risata che mi hai fatto fare!

  17. Complimenti a Monica e al suo bel gruppo: la tua è una gran bella realtà che spolvera tutti i falsi dubbi. Se si vuol fare si può, occorre un certo spirito e penso anche un certo spessore.

    Per i figli Simone non sono d’accordo. Parli di come vorresti guidare di cosa ti aspetteresti e tante altre cose.
    I figli non vanno fatti con leggerezza ma neanche star lì a pensarci troppo va bene. Dare il massimo, questo conta in principio con tutto quel che ci sta dentro (anche le delusioni, come in amore del resto). La vera sorpresa, la gioia o chiamala come ti pare è tutto quello che, ASSOLUTAMENTE E FORTUNATAMENTE imprevedibile, ti daranno loro.
    Non penso sia qualcosa di complementare bensì di fondamentale perchè una vita venga vissuta in pieno.

  18. Ciao a tutti, appena finito di leggere AB….ke dire io è una vita ke faccio downshifting o meglio metà della mia vita, da quando cioè dopo la maturità mi son trasferita dalla grande citta(Torino), in un paesino di montagna a poki km da TN, qui ho incontrato mio marito, viviamo assieme da 20 anni e la mia fortuna è stata trovare una xsona ke condividesse i miei stessi valori.
    Ho detto ke è una vita ke pratico ds in ke senso?Provate a vivere voi con 1600 al mese in 6….infatti abbiamo 4 bellissime bimbe, (solo 750 se ne vanno di mutuo)….sorridevo leggendo il libro, xkè tante di quelle cose io le avevo già provate…i piccoli-grandi risparmi suggeriti da Simone sono anni ke li pratico (riscaldamento a legna, vestiti riciclati,ottima cucina casalinga,fai da te sempre e x ogni cosa), e nn mi venite ad obbiettare ke è da irresponsabili vivere cosi con 4 figli….son bimbe meravigliose e serene, ke dispongon di tutto quanto necessitano, ma soprattutto hanno 2 genitori molto più presenti (e nn solo fisicamente) di molti loro coetanei.
    RALLENTARE si può, anke con figli, anke se nn hai capitali enormi da parte….VIVETE…fatelo ora.

  19. Molto significativo un articolo recente di GIORGIO BOCCA, che scrive così: Siamo nel regno del consumismo senza limiti,nato con le TV commerciali, moltissimi concittadini vivono facendo il passo più lungo della gamba, fanno credere ai poveri di essere ricchi e fingono di consolare gli infelici. La crisi continua perchè buona parte degli italiani non si decide a chiudere i rubinetti del consumo sfrenato.
    INVECE ABBIAMO CAPITO MOLTO BENE; COSA STA ACCADENDO DA PARECCHI ANNI E SIAMO CORSI AI RIPARI GUADAGNANDO SEMPLICEMENTE IN QUALITA DI VITA.
    A Milano nel 2010 la disoccupazione è aumentata del 50% e solo 1 lavoratore su 3 ha contratto a tempo indeterminato
    ADELANTE PEDRO, si salvi chi può!!!

  20. @ Antonio
    (provo a dare una mia risposta): la questione che poni non è banale, me la sono posta personalmente più volte; solo che non può essere risolta semplicemente relegando il tutto ad un errore di indirizzamento nella professione. La scelta del DS contempla a valle e soprattutto a monte una scelta che coinvolge il modo di consumare (decrescita), le scelte sociopolitiche e l’etica. Uno può diventare scrittore ma non cambiare una virgola del suo modo di vivere in termini di sprechi ed aderenza al sistema, non è questo però il downshifting.

    @ Simone
    Una curiosita, che può anche restare insoddisfatta: la scelta di non avere figli è pensata e continua ad essere convinta o è capitata e basta? Perchè effettivamente chi se non coloro che praticano il DS può dedicarsi in modo migliore alla crescita di un figlio? E non credo che avere dei figli sia un problema di ordine economico: i figli costano se non si ha tempo.
    Ciao!
    MC

    • Hai ragione Marco, non è un problema economico. E’ solo che io so che non sarei un buon padre, sarei apprensivo, vorrei guidare troppo, avrei la pretesa di sapere cosa è giusto e cosa no, e soprattutto resterei deluso perché ho delle illusioni, e con i figli non bisogna averne. Insomma, sento la responsabilità e non la so sostenere. Non la voglio sostenere. Io vorrei capire la mia vita e viverla in valore assoluto, senza l’additivo dei figli. I miei figli, per poco che possa sembrare, sono i miei romanzi (lo disse Moravia, lo cito). Ma fare figli o non farne non è così centrale come tema. E’ uno dei temi. Viene dopo la nostra mente, la nostra anima, il nostro equilibrio… I figli si fanno (a parer mio) un po’ troppo leggermente, troppo meccanicamente… Ma è solo un’opinione.

  21. Sempre per Andrea…mi ero dimenticato…..la vera risposta del tuo quesito 100k euro, una casa, la compagna etc. etc. Non la troverai in questo blog ma solo dentro di te. Gli zingari vivono senza lavorare e senza casa spostandosi di paese in paese….sono forse degli eroi o degli incoscienti, dei fuorilegge, degli sprovveduti ? Boh….io penso che la cosa importante sia capire cosa vogliamo veramente noi e cosa possiamo fare per raggiungerlo, possibilmente costruendolo nel tempo e pensandoci bene prima di prendere decisioni avventate…..a me piace molto il primo degli aforismi pubblicato in questo blog da Simone. Poi strada facendo chissà quante volte ancora cambieremo rotta

    Ciao,
    Mauro

  22. Vorrei dare un contributo alla discussione tra Simone e Andrea…..sono d’accordo con te Simone che prima bisogna sapere dove andare ma alle volte se prima non ci si “disintossica” non sii riesce proprio a capire che direzione prendere. E’ come quando non ti accorgi della puzza di broccoli dentro casa se prima non esci a prendere una boccata d’aria. La frase di Seneca e’ meravigliosa tanto che l’ho trascritta e condivisa con diversi amici, ma secondo me e’ importante anche considerare i mezzi. Io ad esempio ho appena fatto la scelta di andarmene dal mio lavoro (sto aspettando una risposta) dove percepirò una buona uscita e alla domanda che cosa vuoi fare non c’e una sola risposta….e’ positivo e’ negativo ? Non lo so….l’unica cosa che so che bisogna farsi bene i conti….preparare bene la barca per navigare anche in condizioni avverse e salpare (per usare una metafora cara a Simone). Alle volte io mi sono fatto dei grandi progetti e spesso sono rimasto deluso e allora ??? Bisogna continuare a farsi del male ? Non sarebbe forse il caso di avere l”umiltà di dire beh allora questa l’abbiamo provata e adesso l’abbiamo capita…vediamo altro ….ma questo si può fare anche senza avere un progetto da cui partire credo. In ogni caso sono convinto che la cosa migliore da fare sia ascoltarsi e seguire il proprio “fiuto”, se non viene niente basta spostarsi e cercare nuovi stimoli. Comunque non e’ facile avere una ricetta che vada bene per se stessi….figuriamoci per tutti gli altri 🙂 questa sera mi sento felice. Un abbraccio e buon vento a tutti !
    Mauro

  23. @Andrea:
    in ogni caso grazie, sei stato uno degli unici che ha scritto, concretamente, come sta messo… Per me è importante anche questo tipo di confronto e mi fa definitivamente accettare il fatto che non esiste una cifra, una situazione oggettivamente favorevole al cambiamento .Detto questo, vaffa….! Ad essere sincera però devo ammettere che mentre tu te ne stavi chissà dove con responsabilità e tutto il resto io per ben 9 anni me la sono spassata lavoricchiando giusto per la sussistenza tra Mallorca, Madrid,Sardegna e Alonissos quindi quei 100.000 euro me li sono già spesi in Pura Vida…. Per quanto riguarda la tua perplessità ti posso dire di me e. Aldilà di quanto giustissimamente scrive Simone devo dire che secondo me ci vuole anche un po’ di fortuna nel capire già da piccoli, da adolescenti, quali sono le tue indoli, le tue passioni, cosa vuoi diventare; purtroppo capita a pochi quindi a volte si rischia di “perdere” del tempo ma l’importante è che prima o poi si arrivi al dunque, ognuno ha i suoi tempi ! Ci ho messo anni a capire cosa voglio e chi sono, anni interi dove ho compiuto passi avanti e anche molti indietro e non sono sicura nemmeno ora ma ho ormai interiorizzato il fatto che sono,siamo esseri in continua evoluzione e cambiare idea, anche su sè stessi non è affatto una cosa negativa o spiazzante. Ci sono persone più stabili altre meno, punto. Io ho iniziato gradualmente a ragionare su cosa era ciò che assolutamente non volevo più nella mia vita; da lì ho iniziato a togliere togliere e togliere (conoscenze,abitudini,attività, oggetti, perdite inutili di tempo) e lentamente, magicamente questo spazio vuoto ha iniziato a riempirsi di cose e persone che mi piacciono, mi assomigliano , mi appassionano, mi interessano. Personalmente ho bisogno di cambi graduali che mi porteranno ora a cercare un part time oppure un lavoro stagionale (al mare perché mi piace fin da bambina) in modo da prendere confidenza con il tempo libero , con la gestione di meno soldi e la nuova città. Quando vivrò sulla mia pelle ciò che comporta questo rallentamento sarò pronta per un ulteriore downshifting . La mia dritta insomma, giusta o sbaglia non so e chi se ne importa, è quella di iniziare a togliere il superfluo, la roba inutile perché se ti vuoi conoscere devi permettere al silenzio, al vuoto di fare il suo lavoro, di scavare un po’ più in profondità dove magari troverai anche spiacevoli sorprese ma il cambiamento passa anche per l’accettazione di sè stessi come esseri umani molto miseri e fallibili a volte ma anche capaci di gesti e pensieri meravigliosi.

  24. Alba di luce… con i tuoi scritti sei entrato a gamba tesa nella mia vita e mi hai dato il coraggio di iniziare il mio cammino di scollocamento da… per essere libero di… grazie Simone!

  25. Buffo, quanto ho letto: tornando a casa, pensavo proprio al fatto che si sente dure sempre e soltanto “le/gli è cambiata la vita”, solitamente per eventi fortuiti: raramente si sente dire “Ha cambiato la sua vita”, cosa che presuppone un atto volontario. Quando capita, è automatica l’associazione ad un insano e improvviso colpo di testa, dovuto magari ad una crisi di mezza età. Chissà, forse la ritrosia deriva da questo sentirsi, più o meno consapevolmente, in balia di un fato che è impossibile cambiare e rende codardi.

  26. Simone, grazie per la tua veloce risposta.
    Eh… qua mi cerco un altro vaffa….. 🙂
    Sono anni che l’unica cosa che vorrei è non avere pressioni di alcun tipo. Credo che sia la reazione all’aver avuto per quasi tutta la mia vita lavorativa (15 anni) mansioni di responsabilità.
    Ora è come se la mia linea di minore resistenza prevedesse solo il sollevamento dal peso di ogni responsabilità.
    Rendendomi conto da solo che questo non può essere un progetto, una direzione, mi sento così ingessato da avere difficoltà ad ammetterlo anche a me stesso.

    • Andrea non confondere fine e strumento. Quello che vorresti è L’EFFETTO di una scelta. Una scelta giusta per te porterebbe a quell’effetto (pur dovendone sostenere i relativi costi). Ma prima devi capire in che direzione vuoi cercare quell’effetto, dunque con quale strumento raggiungerlo. Nessuno può sostituirsi a te in questo. Chi ti dicesse “devi fare così” starebbe facendo una cosa che non può fare, e che tu non puoi accogliere. Esempio: ora hai fame. Vuoi non averne più, sentirti sfamato. Quel che non stai dicendo e facendo è comprendere che per ottenere questo effetto devi mangiare (cosa, come, quanto… etc). Ciao!

  27. Ciao a tutti,

    come moltissimi leggo sempre questo blog ma scrivo poco. Forse per pigrizia, forse per poca convinzione di poter dare un contributo valido alla discussione, o forse perchè c’è sempre qualcosa di più urgente da fare…vabbè.
    Oggi invece lo faccio , e lo faccio con una provocazione.

    Cosa consigliereste ad un aspirante downshifter a metà strada tra gli “enta” e gli “anta” che ha cambiato mille lavori rimanendo rigorosamente nella giostra del sistema schifandoli tutti senza mai però avere il coraggio di cambiare ?
    Aggiungo che sono un amante dei viaggi e che sogno di poter dare un contributo valido al mondo in cui vivo. Credevo , con l’ultimo lavoro , di stare facendolo (en. rinnovabili), invece è solo un grande bluff.
    Aggiungo che ho una casa mia (in parte è ancora della banca a dire la verità ma solo per una piccola porzione), che sono molto legato alla mia compagna che di “scalare marcia” non ne vuole nemmeno sentire parlare, e che (questa è la parte per la quale mi prenderò i vaffa) dispongo di liquidità maturata negli anni di lavoro pari a circa 100.000€.

    Visto il tema ricorrente del “lo pui fare solo se hai i soldi” mi aspetto di ricevere un pò di insulti e va bene così.
    Quello che spero di ricevere è invece qualche idea valida per cambiare vita dato che io più ci penso e meno trovo la quadra della situazione.

    Ringrazio sin da ora chi vorrà dedicare qualche attimo a rispondermi.

    • Andrea… bel rebus eh?! Mi manca un pezzo importante però… Tu che vuoi fare? Qual è la tua rotta? “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” (Seneca). Perché vedi, se tu rifletti sugli strumenti, ma non sull’obiettivo, potrai capire che puoi, o che non puoi, ma non COSA puoi o non puoi. Tra gli enta e gli anta, dovresti sapere non dico chi sei (chi lo sa mai del tutto?) ma cosa (grossomodo) voresti diventare, a chi vorresti somigliare, qual è l’uomo che, se lo incontrassi, diresti, “questo voglio essere io!”. In breve: quale sia la tua linea di minore resistenza, cioé il posto dove dovrebbe andare naturalmente la pallina sul tavolo sfalsato della tua vita, che invece ti costerà fatica mandare esattamente lì. però lavorandoci ci puoi riuscire. Ma qual è quella direzione? Qual è quella linea?

  28. @ Fabrizio

    Fabrizio sei un grande !

    “Follow your dreams ” !

    Anche io ho i miei sogni e voglio realizzarli! Questo schema di lavoro CHE CI VIENE IMPOSTO e’ qualcosa di troppo arido, di troppo buio e restrittivo .
    Bisogna avere il coraggio di cambiare e seguire quella strada che all’inizio puo’ sembrare la piu’ insicura, ma che in fondo rappresenta la nostra essenza.
    Ciascuno ne ha una!

  29. Bisogna convergere gli sforzi , focalizzare i pensieri, pianificare e soprattutto avere una visione chiara!
    Molti dei commenti che leggo non sembrano avere queste concetti chiari. Non voglio insegnare niente a nessuno ne sembrare ovvio ma di fatto è così!
    Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare…. così si pensiamo tra di noi di tutto quello che vorremmo fare…..
    Bè…. se fossi io… incomincerei ad informarmi su che tipo di mare devo affrontare, che tipo di onde, che tipo di venti, con che tipo di nave e che attrezzatura dovrei portarmi dietro per arrivare….. al di la del mare….
    Live simply take it easy
    Alberto

  30. Sai Simone, a volte penso che tu abbia solo “sbagliato” dopo la tua laurea.Avresti dovuto incanalare subito le tue energie e il tuo tempo verso la scrittura (e la navigazione)…Avresti semplicemente fatto lo scrittore, per professione.Lo scrittore è una professione, come fare il manager.Secondo me più nobile, più profonda, più sentita, ma pur sempre una professione, che può benissimo far parte del Sistema, no?Mi piace pensare che il Sistema contempli certi mestieri, certe vocazioni…

  31. E insomma mi sono letto anche USV, come da te utilmente suggerito. Non sei diventato il mio scrittore preferito (il che, come già detto, ti scarica di un onere 🙂 ) ma di certo mi ha spaventato ancora una volta l’ennesima forma, da te descritta, della spietata, crudele rapacità umana. E ancor più spaventoso è quanto questa sanguinaria ingordigia venga dissimulata e nascosta, e di come sia messa in atto in così immane quantità e a vantaggio dei soliti pochissimi.
    Più di tutto però mi ha avvinto la passione che hai messo nel racconto, nella tua autoanalisi, nell’articolazione limpida dei ragionamenti supportati non da cifre e personali tornaconti (sintomi di paura, e si sa che gli antidoti alla paura non bastano mai, dato che le paure ne creano sempre di nuove) ma generati e nutriti da filosofia, poesia, perfino dal proverbiale e antico buon senso. E proprio per questo paradossalmente più solidi e stabili di qualsiasi effimera tabella, di qualsiasi ondivago bilancio.
    Ci ho letto passione, dicevo. In qualche modo è contagiosa. Venerdì ho cominciato ad allestire un piccolissimo orto sul terrazzo di casa. Recuperare le cassette chiedendole gratis al supermercato, foderarle con nylon di recupero, predisporne il drenaggio, andare a prendere secchiate di sassi e sabbia sul greto del fiume, sbriciolare le zolle di terra con le mani, riordinare e pulire al meglio… E’ un’idea che coltivavo da anni ed anni ma non mi decidevo mai per pura pigrizia. Domenica sera avevo le ossa macinate, ma che soddisfazione! E’ tutto pronto per la semina, che farò questo fine settimana, con la luna calante. Anche di questo ti voglio ringraziare.

    • Grazie Angelo, mi fa piacere il tuo parere. Sì, passione. Uno scrittore, per avvincere, deve essere avvinto, persuaso per essere persuasivo. Uno scrittore vive molto, dentro, fuori, dovunque, e trasferisce vita, la sua, ma che altri possano sentire propria. Spero di fare questo, lo spero molto. (serve la luna nuova per seminare, occhio. Se metti piantine, non importa, ma se semini nel semenzaio, o già in orto, devi aspettare la luna nuova. Il che va anche bene così prendi un clima a minor rischio di gelate. Qui nel Levante ligure abbiamo seminato con questa luna, quella finita adesso.)

  32. ‘Rubo’ simbolicamente il titolo di un post dal blog della mia amica Perni, visto che oggi, forse complice anche la giornata dal meteo ballerino, sono immerso nei miei pensieri, a breve e lungo termine. Pensieri che non possono non includere progetti e sogni, alcuni nuovi, altri covati da tempo, altri ancora nati proprio con me. E complice di questi pensieri e’ anche la situazione, sempre meno rosea in Italia, per quel che riguarda il lavoro dipendente, che non ha mai vissuto particolari attimi di felicita’, ma che mai come oggi viene sistematicamente attaccato da piu’ versanti, sottovalutato, sottopagato, bistrattato e chi piu’ ne ha piu’ ne metta… Penso sia giunto il momento di cercare di ‘affrancarsi’, di liberarsi, dal giogo del cartellino, dell’orario settimanale, delle ferie-quando-si-puo’, degli stipendi decisi da altri, mai proporzionati comunque alle mansioni ed alle responsabilita’ e soprattutto inadatti per la maggiorparte dei casi al costo della vita attuale. Non si puo’ vivere da precari !! Non possono farlo i giovani di oggi, non possiamo farlo noi giovani di qualche anno fa, non e’ una condizione accettabile di lavoro, semmai potrebbe risultare come ‘schiavitu’ moderna’, visti i tempi ed i modi in cui viene applicata. Pensieri e sogni, dicevo, o meglio progetti, che molte volte, causa la stanchezza, o il ripetersi di situazioni lavorative quotidiane, rischiano di perdersi nella nebbia; a volte si ha la fortuna di riuscire a riprenderli, a volte, molte persone, li perdono per sempre … E questa ultima malaugurata possibilita’ e’ quello che NON VOGLIO che succeda ai miei sogni, ai progetti ed alle passioni, che oltre che’ soddisfare me come persona, potrebbero, se riuscissero a decollare come si deve, diventare l’attivita’ della quale vivere, serenamente ed in piena liberta’ ed autonomia, senza dover rendere conto che a se stessi ed agli impegni presi personalmente. Quando si tratta pero’ di dover ottenere informazioni, o di cercare aiuti concreti, la strada inspiegabilmente si mette tutta in salita, quasi a non volerci lasciare spiccare il volo, quasi a bloccare perennemente il nostro decollo. Ebbene non mi interessa della salita, se e’ necessario bisogna cambiare marcia, scalare per rallentare dagli impegni che non portano a nulla, ed ingranare la quarta per quel che riguarda il partire con il proprio progetto. Da parecchio ormai inseguo il sogno di poter vivere disegnando e fotografando, sono le passioni di una vita, e da parecchi anni sto cercando in tutti i modi di metterle a frutto, per riuscire a farle diventare professione. E’ difficile, oggi piu’ che mai, ma penso non impossibile. Abbiamo modo di tenere contatti con il mondo intero, cosa fino a 15-20 anni fa possibile solo via posta, oggi invece pratica quotidiana attraverso il web. Abbiamo strumenti e programmi che fino ad un decennio fa si potevano permettere solo i professionisti piu’ quotati. Cosa ci blocca allora ? Io penso che siamo solo noi stessi che a volte ci soffermiamo troppo a pensare, e ci creiamo dei blocchi interiori che inibiscono la creativita’ ed il naturale fluire delle cose. Ecco, io spero, anzi no, VOGLIO che in questo 2011 non ci siano blocchi di alcun genere a frenare la voglia di poter finalmente emergere come illustratore, disegnatore, fotografo, artista. Sono passioni che mi porto dietro da una vita, mi ricordo da sempre con un foglio ed una matita in mano, o con le prime macchinette fotografiche a scattare istantanee della vita di tutti i giorni, e penso che una passione come questa non possa e non debba finire nel calderone delle occasioni perdute …

  33. “Considero valore sapere in una stanza dov’è il Nord, conoscere il nome dei venti che asciugano le nostre lenzuola stese”

    mi sembra di riconoscere in questi versi Erri De Luca o quantomeno uno dei brani di G.M. Testa.

    Dico bene?

    Mi piace molto anche a me. !

  34. Vorrei dire a Simone (ma lo sa già di suo) che è una persona fortunata a poter dire così della sua vita e della sua giornata. Questa fortuna non è però possibile a tutti. Come tutte le cose belle, sono per pochi, sono cose rare e non di massa. Pensiamo solo se tutti abitassero i luoghi che Simone mostra nella foto. Forse non ci sarebbero più luoghi così belli. Sarebbero tutti antropizzati. Per cui chi non può godere di certe bellezze, di certi momenti, di certi scorci, non può fare altro che godere di chi li vive.

  35. Buongiorno Simone. Sto finendo di leggere Avanti Tutta, ho iniziato a leggere Adesso Basta quando avevo già messo in atto il mio personale scalamento di marcia, pur sentendomi sola e perdente, inadatta al sistema, quindi espulsa. Leggerti ha corretto di 180 gradi la mia visuale. Ti ringrazio quindi per l’ottimo servizio reso con i tuoi libri AB e AT.
    Mi sono permessa di recensire AB, mi sembra corretto segnalarti la mia recensione, che spero tu condivida.
    Questo è il link.

    http://www.ciao.it/Adesso_basta_Filosofia_e_strategia_di_chi_ce_l_ha_fatta_Simone_Perotti__Opinione_1266569

    Che altro dire, al momento navigo a vista, ma non mi preoccupo, poichè ho di molto migliorato il mio senso di orientamento.
    Spero che questo modo di sentire, questa voglia di lentezza e gusto, si allarghi a macchia d’olio e produca presto risultati apprezzabili. E’ davvero una noia vivere tra brainstorming, call conferences, team building ed happy hours.
    Ancora grazie.
    Leda193

  36. Vabbè lo riposto (si pensa che è un tag):

    “non vuol convincere nessuno”. Questa mi ha risvegliato un’emozione tra angoscia e fibrillazione. Sono quasi emozionato dalla consapevolezza che morirò comunque, anche quando altri penseranno che cercavo di convincerli, quella volta che ho parlato loro. Il mio mestiere attuale è: parlare con gli altri e prendere in dono l’emozione che mi regalano. L’emozione è dentro di me, però. Cosa me ne faccio? Mi ravvivo alla stregua di un tizzone e attendo di cogliere un altro sguardo. Esso mi regalerà la vita che ho sempre voluto, la vita che io ho. Cosa me ne mangio? Quello che mangiavano i partigiani sul punto di morte: l’onore di aver combattuto da uomo per il diritto fondamentale alla vita ed alla dignità umana. Perché me ne parlo? Fra 7 giorni non avrò più da mangiare. Mi è già successo, non ho paura. Sono un uomo. La cosa strabiliante è che ho chiesto ad un’associazione xxx di parlare con gli associati per portare loro la mia testimonianza di vita – l’ho fatto altre volte, e mi hanno risposto:
    “ma tu da noi che vuoi, concretamente..”
    “parlare” ho risposto
    “sì, ma concreatamente…?”
    “parlare. Parlare” ho detto.
    Perché io non ho intenzione di convincere nessuno.

  37. be’ sto qui oggi a casa mia, ho preso un giorno di ferie per non andare al lavoro, per non percorrere un’ora e mezza di viaggio, per non ricominciare la settimana con le stesse cose e le stesse parole di sempre.Ieri ho fatto un trekking in montagna e la vista delle cime innevate mi ha riempito lo sguardo e il cuore.Sono pigra, insoddisfatta e poco coraggiosa,e con la voglia e il desiderio di cercare un altrove, per superare il limite, l’imbarazzo, la costrizione, la frenesia di una città come roma, che credo sia bella solo per gli occhi dei turisti.
    sentendo la tua storia a melog, oggi forse sono rimasta per questo a casa, per scoprire che un’altra vita è possibile, fattibile, realizzabile.
    un saluto
    carla

  38. @mf
    Mi sto scervellando da un pò ormai…
    E’ che questa soluzione deve toccare più punti e non può essere troppo radicale, specie se non ben accetta da moglie/marito.
    Se hai buone idee fammi sapere…

  39. Se parliamo di emozioni, mi dispiace rovinare la poesia ma oggi il mare, che adoro, mi parla di cadaveri, quell dei tanti migranti che fuggono dalla guerra e dalla miseria per trovare la morte……
    So che chi sceglie di uscire dal sistema lo fa anche per non essere complice di queste morti ma ora vorrei tanto trovarmi a Lampedusa e fare qualcosa di concreto, oggi sento che tutto quello che sto facendo non vale un minuto trascorso lì!

    • e il dramma è che rischiano di morire, o muoiono, per venire in un mondo dominato dal consumo e dall’infelicità… pensa che ironia tragica della sorte…

  40. Ciao Simona, molto bella l’immagine dello “stare a tavola con l’inesplicabe”. È una metafora frutto di una mente carica di “emozione”, come annoti in un commento più sotto.
    L’inesplicabile, il magico, l’insospettabile meraviglia, circondano ogni momento della nostra quotidianità. Solo che la maggior parte di noi non è sufficientemente libera per accorgersi di quanta fortuna passa sotto il naso.
    Mentre i sacchi ricolmi di giorni sprecati continuano ad ammassarsi nelle cantine del nostro animo…

  41. @garrincha
    situazione simile la nostra… io sto sempre molto attento alle considerazioni che faccio in famiglia, per non spaventare… I bambini sono piccoli , non capiscono, mia moglie si potrebbe spaventare perche’ ben sa quanto poco apprezzo oramai l’andazzo moderno di questa vita.
    Ma come dici tu la forza e la priorita’ restsano gli affetti, la famiglia in primis, e forse proprio da questo nucleo cosi’ essenziale scaturira’ la forza (oltre che l’esigenza), per sperimentare nuove strade, soluzioni diverse…
    mf

    ps che meraviglia svegliarsi con il mare simone….qui milano oggi ….lasciamo perdere.

  42. Simone carissimo,
    nel messaggio di oggi mi permetterò di correggere una tua imprecisione.

    Riguarda un uso improprio di termini che hai commesso nel grandioso “Avanti tutta”, dove in almeno due occasioni ti riferisci alle carte di credito rateali chiamandole “carte di debito”. “Carta di debito” è la corretta definizione delle carte che funzionano come il Bancomat, addebitando immediatamente il conto corrente del titolare. Le carte, invece, che creano un saldo non ripagato immediatamente e che quindi genera interessi si chiamano carte revolving, o talvolta “carte di credito”, anche se questa definizione comprende anche le carte a saldo, molto diffuse in Italia, dove si paga l’intero saldo senza interessi a fine mese. Utilizzare il termine “carta di debito”, cioè quelle ad addebito immediato, per indicare quelle che invece generano interessi, è errato: nello stesso errore cascò un noto, bravo ed impegnato giornalista di Repubblica, che forse cedette alla tentazione di dare a queste carte un nome spaventoso, “DEBITO”, per sottolineare il ruolo malvagio delle carte che creano il debito. Purtroppo la definizione è errata – il giornalista di Repubblica non l’ho corretto, con te me lo permetto. La critica non è rivolta al concetto, naturalmente, ma all’uso di terminologia errata.

    Non penso che il tuo scopo numero uno sia fare la guerra alle società di carte di credito, ma comunque è sempre meglio non dare un vantaggio agli avversari con l’uso scorretto dei loro propri termini.
    ciao

    • Grazie della precisazione Anna. La mia idea non mai di far guerra a nessuno. Tanto meno mi sfugge la differenza tra strumento che deve essere usato e utilizzatore dello strumento. Certo è che alcuni strumenti sembrano fatti apposta per indurre gli utilizzatori al masochismo. Questo dovrebbe essere corretto. ciao!

  43. @ Garrincha.. buon segno, va solo incanalato nel modo giusto
    @ Simone: anche io adoro i giorni di vento e cielo terso, ricordo una bella estate di qulche anno fa quando percorsi a piedi una buona fetta di Liguria, respirando il mare e gli odori della macchia mediterranea: fu rigenerante.

  44. La scelta del brano di Biamonti mi sembra denoti una senso di malinconica solitudine. La libertà a volte dà le vertigini……
    E allora ti mando un abbraccio, spero ti riscaldi il cuore.
    L.

    • Tutt’altro Lucia. Quella frase è precisa come solo talvolta la scrittura sa essere. Non faccio distinzioni tra gioia, malinconia, euforia, struggimento, desiderio. Fanno tutte parte di un’unica condizione (in cui io sono immerso fino alle orecchie): l’emozione. E il mare sintetizza quasi ogni cosa in questo senso. Però grazie! ciao!

  45. Buongiorno!
    Due cose:
    1. come si chiama quel sito che citi alla fine di avanti tutta sul lavoro? vorrei dare un’occhiata ma non lo ricordo.
    2. ieri in una riflessione con un’amica e mia moglie sul fatto che viviamo in una delle zone più inquinate d’europa (Mantova)e conseguente tentativo di spostarsi per andare a respirare un’aria un pò più sana ho ottenuto le solite risposte sui mille impedimenti possibili. Tutto previsto. Ciò che non avevo previsto è invece il fatto che a fine serata mia moglie mi abbia detto che sto diventando messianico…parlo di valori in modo pesante e che in questo periodo sono traviato da letture varie piuttosto che da situazioni personali (salute di una persona fondamentale e insoddisfazione lavorativa)che deviano il mio vivere la realtà.
    Non è stato bello ma ho capito che certi sentimenti non vanno esposti. E’ l’ennesima forzatura ma è così.
    Non suggerirmi di mollare tutto. Ho figli che adoro e la voglia impellente di esserci nel loro cammino.
    Bella la foto.

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