A vela da Genova a New York

Quante volte mi hanno offerto un bel lavoro su una barca a vela e io ho dovuto dire di no perché… lavoravo?! Molte… E quante volte un amico che gira il mondo in barca, mi ha detto “Vieni, mi dai una mano a fare Capo Horn, stai a bordo una ventina di giorni…” e io ho declinato per lo stesso motivo? Più d’una (Scusa Luigi…). Beh, stavolta ho detto sì

… e l’ho detto a Giovanni Soldini. Eravamo a cena a Sarzana, dopo la presentazione del mio ultimo romanzo (“Uomini Senza Vento”). Siamo usciti a fumare una sigaretta e lui mi fa: “perché non vieni con me a fare l’Atlantico? Almeno mi dai una mano. Tutti ‘sti scrittori a bordo, mi sa che non sanno tanto andare a vela…”. E io, subito: “Va bene, vengo”. Eccola qui la libertà. La mia, almeno…

Dunque faremo l’Atlantico a vela da Madeira a New York, fuori stagione (quella giusta è novembre-dicembre), fuori rotta (quella giusta è Gran Canaria – Santa Lucia, all’altezza degli Alisei), su una barca splendida (l’Oceanic 71 di Vittorio Malingri, un ketch di 22 metri, foto sopra) e per di più all’interno di un progetto ambizioso: come cambiare il Paese in 7 mesi, in 7 mosse (www.7mosse.it). Se comprate “Sette”, allegato al Corriere di oggi, siamo in copertina. Partenza da Genova per Palma di Maiorca, poi da Palma a Barbate, quindi terza tappa a Madeira e infine New  York, arrivo il 2 giugno. Ogni tappa si daranno il cambio a bordo scrittori, artisti, imprenditori, tutti con la voglia di discutere e ragionare su come dare una scossa a questo nostro Paese.  Subito, adesso, e basta con questo pessimismo e questa continua lamentela. Si può fare. Così almeno assicura Oscar Farinetti, il patron di Eataly, ideatore e sponsor dell’avventura.

Io non so se si può fare. Credo talmente poco al cambiamento collettivo, in questa epoca, che il mio mondo me lo sono cambiato subito, da solo. Però si tratta di navigare, e navigando pensare, e pensando discutere e scrivere. Dunque è perfetto per me. In un certo senso, da scrittore e marinaio, sono la sintesi di questo viaggio, che mi sta addosso come una cerata di sartoria.

Terrò un diario, naturalmente. Scriverò e racconterò. Voglio vedere cosa hanno da dirsi a bordo di una barca a vela uno scrittore anticonsumista appassionato di mare (io) e un mercante utopista appassionato di mare (Farinetti), e da che parte starà un marinaio radicale (Soldini) in certe fasi del discorso. Vedremo, ve lo racconterò. Soprattutto, che navighi, discuta o scriva, starò vivendo come ha senso vivere per me. C’è gente che va in cima alle montagne, altri che passeggiano, altri che partono per lunghi viaggi tra terra, laghi, fiumi. Io per vivere, e per sentirmi vivo, scrivo. E navigo. Nell’ordine.

Cambieremo questo Paese, noi, intellettuali e marinai, nel corso di un viaggio pure lungo, fervido e avventuroso? Mah… Però mi piace che ci sia gente che ancora pensa di poterlo fare, non si limita alla sterile utopia, scrive un progetto, lo mette in atto, si pone degli obiettivi, tenta di raggiungerli. Sa di cervelli in movimento, interruzione del piagnisteo e azione. Io sono e resto uno scettico, lo sapete. Ogni cosa che conta viene da dentro, da ogni singolo individuo che rompe le proprie catene e apre la propria gabbia. Sarò io a introdurre nel documento finale (che consegneremo formalmente all’Ambasciatore italiano a New York, all’arrivo) tutti i riferimenti alle responsabilità individuali, all’anticonsumismo, alla sobrietà, alla libertà, al rifiuto delle responsabilità inutili, all’assunzione di quelle fondamentali. Insomma, ho il sospetto che (come al solito) sarò l’anima anarchica del gruppo .

Intanto mi godo la semplice libertà di quel “sì, vengo” detto a Giovanni la sera a Sarzana, un mese fa. “Posso” dunque “vengo”. Un mese di navigazione senza vedere terra, sarà un mese ben speso nella mia piccola vita, che è già cambiata, prima che il mondo cambi, prima che il mondo vada a carte quarant’otto, dunque ancora in tempo. Il tempo che ho io. Il tempo della mia libertà di uomo. Tutto quello che possiedo.

7 MOSSE – DA GENOVA A NEW YORK  (www.7mosse.it)

Partenza lunedì 25 aprile al porto antico di Genova. Prima dell’imbarco, sul molo tra l’acquario e Eataly, alle ore 14,30, conferenza stampa con la presenza di tutti i partecipanti alla transoceanica.

1a Tappa
Daniel John Winteler – imprenditore
Alessandro Baricco – scrittore
Riccardo Illy – imprenditore

2a Tappa
Antonio Scurati – scrittore
Mario Brunello – musicista
Lella Costa – attrice

3a Tappa
Matteo Marzotto –  imprenditore
Piergiorgio Odifreddi-  matematico
Giorgio Faletti – scrittore

4a Tappa
Simone Perotti – scrittore
Francesco Rubino – illustratore
Maria Pierantoni Giua – cantante

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177 pensieri su “A vela da Genova a New York

  1. le coincidenze…al ritorno dall’ennesimo viaggio all’estero per lavoro cado vittima del virus influenzale, ho tempo di leggere, vedo l’iniziativa Genova-NY, si parla di te, dei tuoi libri..incuriosita scarico su iPad Adesso Basta, lo leggo in un pomeriggio..ma parla di me?!? Poi Avanti Tutta..sensazione quasi di ebbrezza, ho aperto un po’ di porte, già socchiuse..ci sono moltissimi punti (l’investimento formativo e di esperienza di una vita, l’identita’ data dal ruolo, il dare spazio al sogno, il piano economico ecc.ecc.ecc.) che sarebbe bello discutere con te di persona…nel frattempo ne parlo a tutti, il mio compagno le amiche…mi sa che domani sera vengo a sentirti! Non comune un’esperienza di downshitfing in Italia, forse siamo tanti anche nel nostro paese solo nascosti…comunque sia, continuero’ a frequentare il tuo blog. Bello condividere…

  2. Mi ritrovo a dover scegliere anche io… si intravvede un’opportunità di downshifting dopo l’estate, un passo concreto perchè riguarda il lavoro, dopo aver compiuto alcuni passi in passato (vacanze estive in bicicletta, acquisto di un’utilitaria usata a gasolio in perfette condizioni e pagata il giusto al posto di un’Alfa Romeo). Sono anche io fra gli indecisi quindi e ne vado fiero!! 🙂 Tutto questo pensare, il rischio di mettere a repentaglio il mio futuro (ho solo 31 anni, dovrei spingere sull’acceleratore e ne sarei anche capace, ma quel che vedo non mi piace!), il sentirmi così vulnerabile di fronte ad una scelta per cui non ho mai studiato, è un buon segno in fondo: vuol dire che ci sto lavorando sù.
    Anche perchè non mi basta credere nella libertà, se questa non l’ho mai veramente apprezzata fino in fondo, se non ne conosco le sue facce, se non l’ho neanche mai rispettata sul serio. E allora mi aggrappo a proiezioni su possibilità che si aprirebbero (un po’ troppo rarefatte ancora) e piccole cose che già so che guadagnerei.

    • ottime domande fabio. ottimo il punto che non hai mai studiato per una scelta di libertà. per cambiare servono anni, soprattutto per questo: per studiare le mille anime, i mille arti, di quel corpo complesso che è la libertà. Sei giovane ma sei in gamba. Occhio solo alle troppe domande. Sono spesso un modo per intasare tutto di quesiti ed evitare le risposte. ciao!

  3. Riccardo Illy non mi sembra da additare ad esempio per un’Italia migliore. E’ un fautore delle grandi opere (TAV), con tutto ciò che esse sottintendono e comportano…

  4. Grazie Simone per la tua risposta pacata. Hai centrato in pieno il senso di quello che sentivo,forse perchè anche tu lo hai vissuto.
    Grazie di cuore..accetto questa fase
    ” intermedia” prima di tuffarmi…nella acque di un bacino…e lasciarmi trasportare…..anche se non sono un tipo cosi accomodante!!!
    Grazie caro Simone…
    e leggendo del tuo lungo viaggio in barca a vela auguro a te ed ai tuoi compagni di viaggio di incontrare sempre onde benevole nell’immenso oceano blu!!!!!
    Maria Teresa

  5. @ silver, la tua trisnonna sarebbe perfetta per un romanzo… e poi ora capisco da chi hai preso il tuo humor! 🙂
    @ 1ligt, ho un compagno molto comprensivo ma che col downshifting ci azzecca come la maionese sui biscotti. Quindi, io vado avanti nel mio percorso, con le mie scelte alcune molto faticose (tra poco più di un mese cambierò casa, da 4 locali a 3). Lui avrebbe preferito per me un passaggio da 4 locali a 6! Ciò non vuol dire che non mi capisca o non mi ami. E’ semplicemente diverso da me.
    Non sempre possiamo avere la pretesa, o la fortuna, di trovare l’esatta metà del cielo! E pragmaticamente – per ora – dico va bene così!
    @ valentino, mi piacerebbe quando sono qui, pensare di essere tra amici. Mi aiuti?
    @ piera, anche a me spesso piacerebbe avere la spensieratezza dei 20 anni ma dammi retta, ora che ne più del doppio sono molto più gnocca!!! 🙂
    @ simone, è proprio bello questo posto. Grazie!

  6. Credo che sia dura quando il proprio compagno non appoggia le tue idee di cambiamento, anzi lo so per certo…
    E’ dura perchè ti fa sentire un’incosciente, è dura perchè pensa che stai sognando o ti dice che sei un’irresponsabile….
    Spero che chi sta vicino a 1light si ravveda; io sto cambiando per conto mio e mi dispiace non condividerlo con chi mi faceva leggere “Il Sole 24 ore” e mi diceva: ma non capisci che c’è la crisi! Un saluto a tutti, Piera
    P.S.Piccola precisazione: non ci siamo lasciati per il mio progetto di downshifting!

  7. Ciao Simone
    nel tuo libro Adesso Basta scrivi che un tentativo di cambiamento basato sulla fuga, sulla ricerca della soluzione esterna non è una soluzione. Io sarei in questa situazione. Voglio andare via dal mio lavoro perché mi trovo molto male, ho una capa insopportabile (il contrario del downshifting, solo denaro ed isteria) ed ormai sono completamente demotivata. Vorrei fuggire da quel posto, in questo momento faccio anche fatica a costruirmi le alternative da quanto sono depressa. Mi trovo in questo vicolo cieco da almeno un anno el’unica soluzione mi sembra andarmene e poi progettare le alternative. Io vivo aspettando che arrivino le 5.30 quando esco dal lavoro e il venerdì!Non è possibile!Eppure a me piaceva molto lavorare. Qualcuno si è trovato in situazioni simili? Come ha fatto?

    • Francesca dalla tua situazione non si fugge. Si lavora (duro) per cambiarla, con ottimismo, calma, determinazione. Quando si è in burrasca (càpita…) non si può scendere e andare. Bisogna patire quel che c’è da patire, tenendo duro, mettendo in campo ogni possibile contromisura (nessuna di esse è risolutiva).

      Dunque siediti, carta, penna, un sorriso (anche forzato, va bene lo stesso) e scrivi:
      – scrivi innanzitutto una breve descrizione (tre righe) di come vorresti trovarti tra tre anni
      – lista delle cose che impediscono questa realizzazione (lista onesta… con impedimenti veri. I soldi se sono un impedimento NON possono essere il primo ostacolo della lista)
      – mosse per agire su quegli impedimenti. Ora. (le mosse però non possono essere risolutive da subito. Occorrono mosse propedeutiche, nel tempo)
      – calendario: occorrono dieci anni per trovarti dove vorresti, invece di tre? Ottimo, hai risolto il problema di come passare il tempo nei prossimi dieci anni
      – lista dei vantaggi, cioè delle doti o delle situazioni positive su cui puoi fare forza e leva per agire

      Questo è quello che faresti se dovessi lavorare su qualcosa professionalmente. E’ NECESSARIO che tu non faccia l’errore che tutti facciamo sempre, e cioé di essere professionale sul lavoro e non professionale sulla tua vita. Basta lavorare seriamente per gli altri e non seriamente sulle cose più importanti. Devi decidere un percorso, dunque studialo come faresti se fosse un problema di lavoro, freddamente, senza rischiare ma anche senza indugiare. Datti tempi, budget, decidi gli investimenti necessari, capisci gli ostacoli. E soprattutto, come un monaco zen, lavora a questo progetto, da domani, un’ora al giorno. Ogni giorno vai a dormire con la certezza di aver lavorato un’ora al tuo progetto di cambiamento.

      Con un programma e mettendo dedizione nella sua realizzazione ti sentirai meglio. Sarai troppo impegnata per dolerti troppo della tua capa. Cosa vuoi che sia un capo insopportabile mentre sei così presa dalla realizzazione dei tuoi sogni. Sarà solo un incidente quotidiano. Dunque starà già scomparendo.

      Un capo insopportabile o un lavoro avvilente sono un dramma quando non stiamo lavorando per cambiare. Quando stiamo cambiando, il resto è un dettaglio. Ma cambiare inizia domani, non è il terminale di un processo. Cambiare E’ il processo.

      Ottimo.
      in bocca al lupo.
      s.

  8. E’ proprio questo: voglio evitare l’odio.
    Non dico “amore guarda Perotti cos’è riuscito a fare”, non creo gelosie o confronti.
    Sono abbastanza lucida per portare avanti il progetto, ma, come sicuramente è capitato anche a te, ci sono persone che si mettono di traverso se non fai quello che a loro piace. Più queste persone sono affettivamente vicine, più grande è il danno che possono fare, danno che si ritorce anche contro di loro e forse non se ne renderanno mai conto.
    E così questo mio fare in silenzio, in punta di piedi, un pò da ladra, mi provoca continue crisi di coscienza.
    Evitare l’odio, evitare il conflitto, ma se questo non fosse possibile:
    Sun Tzu: Un risultato superiore consiste nel conquistare intero e intatto il paese nemico. Distruggerlo costituisce un risultato inferiore.

  9. Grazie Simone! Molto bene, credo proprio che ci vedremo lunedì sera alla presentazione. Sto facendo conoscere i tuoi libri ad alcune persone, le quali lo accolgono con favore e gioia. Infatti, noto sempre più spesso – come se ci fosse una sorta di intelligenza collettiva i cui pensieri sono trasmessi tra le persone in base ad uno strano meccanismo osmotico – un profondo disagio e desiderio di fuga che però devono ancora trasformarsi da un “via da” a un “verso di”, cioè in un piano, in progettualità (vale anche e prima di tutto per me). Ciao a te e ciao a tutti gli utenti del forum, Francesca

  10. “con il tuo scritto “HAI PROPRIO RAGIONE”, cerchi in continuazione di “prendere per il culo”, chissà per quale scopo; probabilmente ti diverti con poco.”

    @ valentino Sono pienamente d’accordo con te!

    @ Perotti “Quello che non ricordo e non sento già da me, non serve conservarlo…”

    Dissento. L’importanza che si attribuisce alle cose cambia, nel corso degli anni: fino a qualche anno fa, non mi importava granché della provenienza della mia famiglia, poi ho sentito l’esigenza di approfondire e di saperne di più, probabilmente nel momento in cui chi serbava la memoria dei miei antenati moriva e si perdeva una parte del legame con le radici. Nel reading hai detto che molti non conoscono il nome della loro trisnonna: la mia si chiamava Katarina Swoboda, nata a Stradoun, in Boemia, il 7 marzo 1864, morta a Merano il 4 luglio 1945; sposò un francese di cognome Poul; ebbe una sola figlia, Antonia, che nacque il 7 giugno 1889 a Vienna, dove si era trasferita con il marito, poi lasciato. Conosceva frasi in yiddisch che si sono tramandate, forse era ebrea o lo era il marito, ma non ne sono certa; fumava il sigaro, aveva i capelli rosso rame e gli occhi chiari. E’ tutto quello che so di lei. Non ho nessuna foto e mi dispiace molto. E ho voglia da tempo di percorrere le strade del piccolo paese in cui era nata. Della trisnonna paterna, invece, non so nulla.

  11. Grazie Simone, grazie Luca.
    Forse, dico forse, perchè ho sempre le mie paure ben presenti, ad un certo punto bisogna scegliere; non puoi essere diviso a metà! E se la passione ti può far vivere,economicamente, ma non troppo, naturalmente rischiando, bisogna andare avanti! Avanti tutta! Non era voluto….mi è venuto spontaneo! Stasera non sono arrabbiata…si vede!? Comunque a chi desidera sapere come funziona un Downshifting, per chi semplicemente, non fa un lavoro da tanti euri, ma vuole tornare a fare il lavoro-passione e non spegnersi, rinunciando ai propri sogni…deve “solo” capire se vale qualcosa, c’est à dire (cioè)se la passione non è un semplice hobby… Se sai che sei capace,abile e professionale e hai avuto tanti riscontri negli anni; perchè non lanciarsi in una nuova vita!? Solo perchè hai superato i quaranta…!? Eh sì, li ho superati… Sapete a vent’anni mi sono trasferita in una grande città per seguire la mia passione o meglio, per capire fino a dove potevo arrivare… Avevo dei contratti per mesi e vivevo a pieno quei mesi, senza pensare a dopo. Mi ritrovavo a preoccuparmi scaduto il contratto! Adesso, vent’anni dopo, faccio fatica a pensarla così, purtroppo.. E vorrei tanto tornare ad avere quella spensieratezza! Che dite? Sbaglio? E’ utopico? Sigh!

  12. Gentile Simone
    mi fa piacere riprendere a raccontare qui sul tuo blog, dopo qualche mese, quello che mia sta accadendo in merito al progetto di cambiare vita. Due mesi fa avevo deciso…dal primo luglio mi metto in part. time…….più tempo per me…per i miei figli…i miei interessi…mio marito…la mia vita….già mi vedevo sull’ onda lenta e lunga della mia nuova vita…che tra l’altro avevo già sperimentato quando avevo chiesto, tra le prime al lavoro, un part- time per seguire i figli piccoli..Ma non avevo fatti i conti..con il vasto oceano della vita…che a volta ti mette davanti opportunità, scelte da prendere..quando meno te lo aspetti. Sembra assurdo ma dopo aver comunicato al lavoro questa mia intenzione..è come se si fossero messe in moto forze contrarie all’esterno di me…un direttore di dipartimento mi ha proposto un posto importante proprio per seguire un settore da cui me ne ero andata quattro anni prima chiedendo un trasferimento al buio..a causa di diverse vedute con un dirigente…io sono un semplice funzionario…ma come hai anche tu sottolineato nel tuo libro…molto spesso il lavoro ” proficuo, utile efficace ed efficente” è svolto da funzionari…altro che dirigenti…strapagati e spesso incapaci!!!!! Bene…da domani…guardo caso è un lunedì…… cambio tutto…..lavorerò in un posto nuovo…con persone che non conosco in un settore che in questi anni è cambiato..una sfida per …me. Io ho accettato…ho un conto in sospeso da chiudere…prima di portare avanti il mio cambiamento…. Non voglio sapere se ho fatto bene o ho fatto male…io ho scelto.
    So che ho solo spostato il mio appuntamento, il mio progetto…mi sono data un tempo… mi ha fatto riflettere la concomitanza degli eventi….decido di cambiare vita e mi si offrono opportunità contrarie ed opposte al mio cambiamento…le mie scelte lavorative sono sempre state controcorrente…contro le logiche comuni… allora mi chiedo…vi chiedo…..forse finalmente questo fare ” diverso ” sta assumendo una qualche valenza contro l’omologazione comportamentale di tutti? Si sente il bisogno di una sana rivoluzione?……il difficile è fare il salto…lo so …ma il salto non è uguale per tutti…vero? Ed ognuno ha i suoi tempi…le sue onde da cavalcare……..buona serata a tutti.
    Maria Teresa

    • Maria teresa capita quando si fanno passi intermedi rispetto alle scelte che abbiamo in mente. Fino a che non “si va” molte e dure sono le cose che si frappongono. Al contrario, quando si decide e si rompono gli indugi, tutto rema a nostro favore. Quando si sta nel canale c’è sempre corrente contraria. Poi si sfocia nel bacino e tutto si calma, ci sospinge. Ne parlava già Goethe, poi altri. ciao!

  13. Ciao Piera,

    no, non scusarti.

    Capisco..trovo esauriente quello che hai scritto.

    Come per tutte le cose, se hai un’obiettivo c’e’ da lavorare e sudare per ottenerlo.

    Per certi versi e’ giusto cosi’..non e’ alla portata di tutti e non e’ qualcosa di facilmente raggiungibile.

    Solo chi vuole puo’,,

  14. Ciao Simone, causa viaggio rispondo in ritardo alla tua domanda col says n.11 del 10/04/2011 at 16:54.

    Io non ho scritto che secondo me tu sei un radical chic, non lo penso; ho scritto che quando come militante del DS ne propalerai le motivazioni e farai considerazioni sul futuribile dell’Italia, siccome ex manager ora compagno di regata di cotanti personaggi famosi, il tribunale popolare del senso comune italiano dichiarandoti colpevole (del reato) di essere un radical chic, ti condannerà con sentenza inappellabile all’irrilevanza delle tue opinioni.
    L’ho già sentito da amici sto refrain, ti ho voluto mettere in guardia.
    Il senso comune italiano è fascismo allo stato puro: elimina chi cambia il mondo cambiando la propria vita.

    PS: per lavoro ho incontrato un signore che insieme ad un amico con skipper famoso al seguito facevano le traversate oceaniche. Ha perso l’amico. Per una improvvisa tempesta un’onda anomala altissima sbalzò fuori l’amico che scomparse inghiottito dai marosi. Errore dello skipper che stette troppo sotto l’onda ed entrò dentro, ma anche errore dell’amico che non si tenne vincolato alla barca. Gente espertissima che ne aveva fatte tante di trans-navigate. Eppure bastò una minima distrazione e la morte arrivò.
    Non abbassare mai il livello di attenzione e precauzione.

    Per il resto, solo invidia 😉 non per i VIP ma per il viaggio che mai farò.

    PS2: questo signore mi ha detto che l’oceano con le sue immense onde lunghe causa una sorta di straniamento allucinogeno nel navigatore. Mi raccomando, attiva tutti i tuoi sensi e parlacene.

    ciao

    • condivido angelo. il comune senso mi fa paura. Grazie per il warning sulle onde. Io sono un maniaco della sicurezza del resto… ciao!

  15. E così dobbiamo impegnarci e partecipare… ci provo: credo che molti di noi lettori non scrivano perché questo sembra un gioco un pò da duri e bisogna stare attenti a non fare figuracce, a non fare le fighette.
    Però così facendo ci danneggiamo, non andiamo avanti e non costruiamo.
    Faccio la fighetta: sono preoccupata perché il mio compagno si sta tirando indietro dal nostro progetto ds. Si rende conto che senza il suo lavoro lui non sarebbe felice, non avrebbe identità. Ora naturalmente mi sto chiedendo prima di tutto se sia stato un progetto solo mio fin dall’inizio (eppure mi pareva proprio di no!) e se sia più importante il progetto o la relazione e, infine, se ci sia un modo per non dover scegliere fra i due.
    Del progetto a casa non parlo più, perché non mi va di litigare o sentirmi dire che quello non è vivere ma giocare.
    Certo, io non ho le prove per poter dire che poi vivrò bene, ma ho le prove che ora non lo sto facendo.

    • il tuo compagno sarà un altro che mi odia… ne sto incontrando alcuni recentemente. Dira scegliere tra le due cose che citi… Certo non può esserci amore senza compiersi come uomini e donne dotati di sogni… in bocca al lupo. Nessun gioco da duri qui, dai. Almeno spero. Anche perché io non sono un duro.

  16. Ciao Luca,
    ma per trasformare la passione in lavoro, bisogna anche accettare di fare lavori che non piacciono, dignitosi ma che non vorresti fare tutta la vita. E come Simone ha scritto, non si può fare downshifting in poco tempo, te lo devi costruire negli anni. Io, quando mi sento dire che posso permettermi di cambiare, rispondo che me lo merito! Ho lottato tanto e lavorato tanto… Certo è stata dura e lo sarà ancora ma sarà diverso; faticherò per la mia libertà. Libertà di scegliere un lavoro che mi faccia esprimere, che mi faccia sentire viva. Scusa lo sfogo, non ce l’ho con te…
    P.S.Mi piace molto scrivere di me e delle mie idee, non l’avevo mai fatto!

    • Ottimo inizio Piera. Grazie. Io penso che una passione vada fatta e basta. Se non rende denaro pazienza. Se ne rende, bene. Ma è LA nostra passione, ciò che siamo e abbiamo dentro. Troverei piuttosto bizzarro fare altro. Almeno per sempre… intendo. ciao!

  17. A proposito del blog, ultimamente sapete cosa mi è mancato? I racconti più approfonditi della vita e delle esperineze di chi ha iniziato un percorso di DS. Sarà perchè sono uno a cui piace ascoltare, capire come le cose si sviluppano, arrivare al “pratico”…
    Molti lo annunciano ma pochi ci raccontano, lo condividono solo come avvenimento senza scendere nella sostanza.
    A questo, credo, serve questo spazio, a diffondere esperienze di vite in rinnovamento. Poi ci sta anche lo scherzo, la battuta ecc., ma serve anche la ciccia.
    ciao

  18. @silver silvan: con il tuo scritto “HAI PROPRIO RAGIONE”, cerchi in continuazione di “prendere per il culo”, chissà per quale scopo; probabilmente ti diverti con poco. Io non ho tempo da perdere, men che meno sono un ragazzino sprovveduto e te lo scrivo chiaramente. Ognuno ha la propria opinione, giusta o sbagliata che sia.La ragione la si da ai matti, si diceva un tempo.
    Finiamola qui per cortesia, anche per non mancar di rispetto al blog di PEROTTI, ed ad altri lettori, che, penso non hanno voglia di leggere botta e risposta di scritti a due.
    BUON WEEK END A TUTTI
    P.S.Io mi godrò la bellezza naturale dell’ ISOLA D’ELBA

  19. Perotti, te lo volevo chiedere da un sacco di tempo: ma tu davvero davvero hai buttato via centinaia di foto e lettere, quando hai traslocato? Come hai potuto, Perotti? Io non potrei mai. Sarà che non faccio altro che cercare le tracce del passato, in questi ultimi tempi: mi serve proprio, andare a rivedere la strada fatta fino ad oggi; se non avessi conservato minuziosamente le tracce, sarei allo sbando.

    • Sì. Ho buttato il 90% dei cimeli iconografici che avevo. Tanto era roba superata. Il mio cuore è una pinacoteca piccola ma ben fornita. Quello che non ricordo e non sento già da me, non serve conservarlo…

  20. Io di Vittorio,che non conoscevo e di cui non sapevo nemmeno l’esistenza, posso solo dire che è morto per quello in cui credeva, che responsabilmente si era assunto i suoi rischi.
    Se fosse filopalestinese o no, non importa, ha seguito la sua strada,consapevolmente,ha deciso di vivere la sua natura,ha ricevuto la morte nella vita che per lui era ‘piena’.
    Amo queste persone, a prescindere.
    Claudio

  21. “E’un po’la sintesi di tante discussioni..come trasformare una propria passione in un’attivita’ remunerativa.”

    Io mi sono sentita dire che: “Una passione è tale finché non te la pagano. Nel momento in cui devi far fronte ad un impegno con qualcun altro, smette di essere una passione e diventa un lavoro”. Non sono stata in grado di ribattere e capita di rado. Probabilmente perché è vero: la passione non te la puoi far pagare; però fare un lavoro che ti appassiona è meglio che farne uno che detesti, come dice Catalano.

    “Troppa Silver”

    @ mf Ma sì vedono così tanto ‘sti cinque chili di troppo? Ok, va bene: da domani mi metto a dieta. Quanto a Exodus ha deciso di fare onore al suo nickname, direi.

    Premessa: non amo le commemorazioni funebri e la ritualità della morte, mi mettono a disagio, forse perché ho sempre pensato che i lutti debbano essere privati e non condivisi: spesso, invece, si tramutano in uno spettacolo da baraccone, in un circo mediatico o in un’occasione per mettersi in mostra da parte di chi rimane e lo trovo ripugnante e irrispettoso. Gli applausi ai funerali, poi, mi fanno letteralmente ribrezzo.

    Concludo con quella che può sembrare una battuta irriverente, ma non lo è affatto, almeno nelle intenzioni: è, piuttosto un’amara constatazione della natura umana, che mi è venuta per associazione leggendo gli ultimi post di Lilly. Bestiamo uniti.

  22. Un viaggio per l’Atlantico,fuori rotta e fuori stagione,rompe le convenzioni, strappa le regole.
    E’ ancor più significativo, emblematico che sia nato da una fumata improvvisata.
    Bella la naturalezza con cui puoi permetterti di decidere al volo, senza pensarci,senza dubbi, istintivamente; insomma libertà allo stato puro.
    Quella libertà che si ha da bambini,quella sana ‘incoscienza’ che le nostre misere certezze, le nostre sicurezze indotte, la mancanza di padronanza delle nostre azioni, hanno sepolto nella parte più profonda del nostro cuore.Ci affanniamo per bisogni e necessità che non ci appartengono, puntiamo i nostri desideri su lenti che li distorcono, violentiamo noi stessi alla ricerca di una verità drogata.
    Ascoltarci dentro,isolandoci dai compromessi di questa società, sentire il nostro ‘sogno’ ,prendere consapevolezza del nostro destino e seguirlo.
    Mi piacerebbe che chiunque al mondo potesse rispondere ‘Si,vengo’

    Claudio

    • Sì. Quel “Sì vengo” è il secondo migliore premio di tutto il percorso fatto. Se ricordo le paure, le incertezze, i rimorsi anche solo a pensare certi cambiamenti… Il primo sono i miei libri, finalmente scritti con calma, con continuità, tutto il tempo che serve, tutto il tempo che serve… che bello. Sì, vengo.

  23. Volevo dire una cosa: a parte che dispiace a tutti che un ragazzo giovane sia stato ucciso in questo modo e a maggior ragione dalle persone cui stava portando aiuto.

    Ho letto il suo blog, era dichiaratamente anti-israeliano e fin qui per carita’ ognuno la pensa a suo modo.

    La cosa che non condivido e’che viene chiamato Pacifista.

    Non e’ la prima volta che capita che qualcuno a favore dei palestinesi sia dichiarato da certa stampa di sinistra un pacifista.

    Sappiamo che non e’ cosi’, come non e’ il primo esempio che ci capita.

    Una persona di parte o schierata non puo’ essere chiamata pacifista in una guerra.

    Resta il rammarico, e grosso, di aver perso un giovane ammazzato da gente cui credeva amica, gente che per alcuni dati di fatto e’ancora nel medioevo e alla quale piace restare nel medioevo.

  24. Simone, ho riportato qui quel pezzo pescato in rete sulla morte di Vittorio Arrigoni.
    Un ragazzo che credeva di poter cambiare qualcosa in questo mondo, come forse sono stata io, e te, e tutti quelli che sono stati ragazzi appassionati.
    La sua morte mi tocca da vicino. Ho una figlia che l’anno scorso avrebbe voluto partire volontaria in Palestina…poi le cose sono andate diversamente.
    Sono triste semplicemente, senza giudizi, senza dire altro. Se non ciao Vittorio, grazie per il tuo crederci.

  25. seguo quasi tutti i POSTS del sito , mi piacciono e mi rilassano.
    Alcuni fantastici, altri piu’ leggeri…
    Se si giudicassero dal numero dei COMMENTS questo sarebbe da annoverare tra quelli di “successo” , invece devo dire che , in generale, rispetto a qualche tempo fa la qualita’ si e’ un po’ abbassata.
    Piu’ parole , meno concetti….
    Troppa Silver, meno Exodus, Garrincha e altri “compegni di navigazione” che sui posts di qualche tempo fa stimolavano la profondita’ dei temi trattati.
    Forza ragazzi, un po’ di impegno!
    Senza polemica, per carita’ ma solo perche’ penso che per tutti sia piu’ interessante aprirsi e scambiare ragionamenti piuttosto che pensierini.
    Scusate l’arroganza.
    Comunque ci siamo quasi Simone, pochi giorni alla partenza!

    • Vorrei dire una cosa, alcune cose, sul tema dei post, del tono, dei contenuti. Ho letto questo dibattito su cosa viene scritto, da chi, con quale beneficio per gli altri, etc.

      Allora:
      – Un blog, come un dialogo, soffre e gode dei momenti, delle fasi. Per un buon dialogo servono due o più persone che dicono cose interessanti, centrate, utili, condivisibili, su un tema. Certo, a seconda delle questioni poste e delle fasi, si assiste a maggiore o minore interesse. Dipende da me, certo, ma anche da noi
      – Mi piacerebbe che entrassero in campo le persone (migliaia!) che vengono qui, leggono e non dicono la loro. Ne incontro spesso e mi sembrano solo un poco timidi. Vincete la vostra timidezza e diteci qualcosa di voi o sui temi o altro.
      – Mi piace molto leggere le storie individuali. Hanno il vantaggio di essere concrete ed esemplificative. Soprattutto quando sono brevi e immediate.
      – Mf, abbiamo avuto qui alcuni che comunicavano con il recondito o quasi esplicito intento di fare phishing per i loro siti, blog etc. Io non sono intervenuto. Non è così che si recuperano lettori. E in ogni caso i lettori di un blog non so di proprietà di nessuno, bensì liberi e autonomi
      – Non amo le cose seriose, e neppure l’eccesso di facezie. Devo dire che qui vedo gente leggera ma anche seria e focalizzata. Mi piace il tono medio della discussione
      – Se io avessi dovuto giudicare migliori o peggiori alcuni o altri, se avessi dovuto chiedere o stimolare verso un solo tipo di comunicazione, se avessi manifestato il mio apprezzamento o la mia disapprovazione per alcuni rispetto ad altri, allora qui non ci sarebbe più nessuno. Ho evidentemente i miei gusti, preferisco alcune cose e non altre, ma ho pazienza verso i nervosismi, verso gli entusiasmi, verso i silenzi e logorree, perche capisco che ognuno ha diritto di essere come è, e solo alla fine sapremo qualcosa di più. Ora non voglio e non mi sento di giudicare
      – In “Avanti Tutta”, come si sa, ho utilizzato moltissimi spunti sorti per caso, da sconosciuti, qui, in privato etc. Il che vuol dire che qui emerge roba buona e utile. Io, per me, l’ho riscontrato spesso
      – I blog molto frequentati sono i nuovi spazi di condivisione, i nuovi media, dove si impara, si viene a conoscenza di cose interessanti e nuove, si riflette sulla posizione (diversissima, a volte) di qualcuno rispetto a noi. Sono un media, che in più è orizzontale. Non scrive solo uno e gli altri leggono, come nei media tradizionali, bensì tutti sono sia autori che lettori (a scelta).

      In sintesi, osservo quel che accade, ma non tento di governarlo. Che senso avrebbe? Per avere quel che vorrei avere da voi? Quel che voglio me lo faccio da me. Al contrario, trovo interessante seguire, con curiosità e meraviglia, senza sostenere che qualcuno è troppo frivolo o senza ipotizzare che qualcuno sia molto bravo. Non ci sono pagelle da stilare. Tutto quello che esce, evidentemente, lo stimoliamo noi. Dunque ci riguarda.

      Ciao. Scusate (per una volta) il posto oversize.

  26. Ciao Piera,

    molto interessante il tuo post.

    E’un po’la sintesi di tante discussioni..come trasformare una propria passione in un’attivita’ remunerativa.

  27. Grazie Simone, molto gentile. Non sapevo dove scrivere per raccontarmi un pò e avere scambi di opinioni. Io sono al classico giro di boa. Sto per, sto per e adesso mi manca pochissimo!
    La paura è economica,soprattutto, è quella la mia paura più grande. Ieri, mentre leggevo, su “Avanti tutta” le obiezioni più pungenti, è stato incredibile:sono le cose che mi sento dire continuamente e così mi sono fatta una bella sana risata. Alla fine ho deciso di non raccontare più niente a nessuno, tranne a pochi eletti, così non mi faccio stressare! Anche se penso che chi mi “castra” con le sue opinioni forse mi sta forgiando per la mia futura libertà! A volte le persone ci dicono quello vogliamo sentirci dire..non lo dico io, me l’hanno detto e spiegato. Ma per me questo passaggio è ancora difficile da capire e da condividere… Ciao!

  28. “Avete ucciso Vittorio Arrigoni, ma non ucciderete mai la speranza che in Palestina qualcosa possa cambiare. Vittorio era la nostra voce a Gaza, che parlava sotto le bombe, raccontando quello che vedeva con ironia e umanità, senza filtri. Una voce scomoda per i signori della guerra, di tutte le fazioni, sempre dalla parte degli ultimi e sempre a favore di una pace giusta. Discutevamo spesso con lui sulla sua pagina, che era il primo e più affidabile riferimento ogni volta che la tragedia della guerra permanente riportava la Palestina all’attenzione del mondo. Vittorio è morto nella sua Gaza, una prigione a cielo aperto dove vive in condizioni di apartheid un milione e mezzo di palestinesi. Non sappiamo se a ucciderlo siano stati davvero i salafiti della fantomatica e finora sconosciuta «Brigata Mohammed Bin Moslama», o se Vittorio sia rimasto vittima di un’operazione decisa in qualche stanza dell’intelligence israeliana. Quello che invece sappiamo senza alcun dubbio è che la sua morte priva la pace di uno dei figli migliori e per questo, stringendolo forte in un abbraccio ideale, rilanciamo con rabbia e dolore il suo “Restiamo umani”. Ciao Vittorio, uomo, compagno, fratello. Oggi piangiamo la tua morte, ma nessuno trascuri le lacrime che ci bruciano il viso, nessuno sottovaluti la nostra rabbia”….

    • Lilly io non conoscevo questo ragazzo. Sono molto triste che sia stato ucciso. Ho tuttavia rinunciato tempo fa a prendere una posizione sul disastro israelo-palestinese. Ho verificato fin troppo spesso che le mie opinioni, spesso poco corroborate da notizie e fatti aggiornati, erano tendenzialmente filo palestinesi e non tenevano conto di questioni importanti filo-israeliane. Ho amici che soffrono, in tutto il mondo e anche laggiù, per motivi opposti. Io credo che sia davvero difficile per noi capire come vanno le cose in quel mondo. Resto sempre sconcertato anche per l’incapacità che abbiamo di dare un giudizio sereno.

  29. Io intendevo il CID automobilistico… cioé la constatazione amichevole del danno!

    Aaaaah, ecco. (!)

    @ Giovenni, del resto, che razza di vacanza sarebbe se ti tocca mangiare le stesse cose e parlare la stessa lingua?! E’ poi è bellissimo sforzarsi di capire quello che qualcuno ti sta dicendo: è stimolante per il cervello, non trovi? Non ho mai fatto l’esperienza della vacanza in un maso, mi manca: forse perché è difficile trovarne uno col fossato pieno di coccodrilli intorno.

    “se pongo una domanda in italiano e chi mi risponde parla un’ altra lingua pur comprendendo l’ italiano è semplicemente un cafone!”

    @ Valentino Hai proprio ragione!

  30. Caro Simone, ho divorato Adesso Basta e Avanti Tutta come due cocomeri maturi sotto il solleone estivo! Ho terminato il secondo stamane. Mi piacerebbe scriverti per darti un mio feedback e qui intaserei il server! C’è un indirizzo email a cui posso scriverti? Mi sarebbe piaciuto molto venire ad ascoltarti al Salone del Risparmio a Milano per la presentazione del tuo libro settimana scorsa. Purtroppo impegni imprevisti mi hanno impedito di assistervi ma confido in un incontro futuro! Ti auguro buona giornata e complimenti per questa iniziativa: questo mondo ha bisogno di gente “CCC” e cioè con cervello, cuore e…coglioni! Grazie, Francesca

    • Francesca, sono a Milano a presentare di nuovo il 18. L’ultima presentazione prima di eventualmente fare ancora qualcosa di sporadico a settembre ottobre. Se vuoi vieni. Guarda sull'”Agenda” di questo sito dove, come, quando. ciao!

  31. Ragazzi, chiedo scusa se insisto,ma rimango della mia idea:se pongo una domanda in italiano e chi mi risponde parla un’ altra lingua pur comprendendo l’ italiano è semplicemente un cafone!
    BUONA GIORNATA A TUTTI

  32. Buonasera…..scusate se mi intrometto,io sto facendo downshifting non per lavorare meno ma semplicemente per fare un lavoro che mi piace o, per meglio dire, trasformare una grande passione in lavoro e riuscire a viverci. In che blog posso scrivere? Per avere uno scambio di idee e opinioni…

    • ciao Piera. qui direi che puoi trovare senza dubbio spazio. Su questo sito viene molta gente a condividere esperienze. Se vuoi lanciare il sasso, vedrai che non cadrà nel vuoto. C’è gente molto diversa che viene qui: osservatori silenziosi (continuo a incontrarne…), gente che ha già cambiato rotta, gente che vorrebbe ma ancora non riesce, gente che sta lavorando per, gente che racconta delle sue paure, del suo mondo, confronti su cose specifiche… insomma.. un po’ di tutto. Io scrivo a mia volta quel che mi viene, è un po’ un breviario, un diario di bordo per me, in cui finiscono le suggestioni e le idee di un uomo tendenzialmente libero. Caio e benvenuta.

  33. @ Valentino: Boh? a me gli interventi di Silver non sembrano meno seri degli altri, e tanto meno di dubbio gusto. Ma è questione di gusti… 😉

    @ Silver: sarà perchè da oltre 10 anni vado in vacanza in un maso in una valle dell’Alto Adige dove nessuno parla una parola di Italiano, e spero che rimanga così!

  34. Caro SIMONE, mi spiace constatare che alla maggioranza di interventi seri se ne aggiungano altri di dubbio gusto.
    Sono comunque convinto che il blog da te creato sia serio.
    CORDIALI SALUTI
    VALENTINO

  35. Hai ragione, Perotti: meglio il CID campeador del CID toreador. Fiat pax. Sulla spal.

    Valentino, ultimamente ho degli attacchi di maleducazione irrefrenabili, è un bel problema: e ho pure gli ormoni impazziti, il che complica il tutto. Hai ragione, in Alto Adige parlano anche il LADINO: e al liceo classico, volendo, insegnano anche il GREGO. Hanno una marcia in più, ‘sti altoatesini, non c’è niente da fare…

  36. @ silver:evviva le battute scherzose, però non esageriamo per cortesia!Grazie per averci ricordato che in alto adige si parla il LADINO.Tra gente educata si usa rispondere in italiano; è come se rispondessi in milanese ad un forestiero nella mia città…

  37. “ho capito silver ma la canta rino gaetano…”

    Vabbè se vuoi ragione a tutti i costi, Perotti, guerra sia. A colpi di video.

    Questa poi. La canta anche Rino Gaetano. Vado a prendermi un badile e mi butto qualche palata di terra addosso per sotterrarmi. Sei soddisfatto, così, Perotti? Uffa. Detesto avere torto. Non è carino, umiliare le donne presuntuose in questo modo, Perotti, tsk tsk.

    Sì, però a me che uno mi canta una canzone del genere e mi fa “la bbbella stagggione”… C’è modo e modo, insomma. Facciamo così Perotti: abbiamo ragione tutti e due e la facciamo finita. Ti va bene?

  38. Abbi pazienza, Perotti, leggo quanto hai scritto e devo dire che il commento di Stefania, per quanto lungo, è decisamente pregno; mi sta facendo rimuginare, a me. A te, no? Boh.

    Ho in sottofondo quella canzone meravigliosa che è Captain, non è bella, di più. Ti dò un bacio a schiocco sulla guancia per ringraziarti, te lo strameriti. Grazie!

    • silver ho letto il commento di stefania. io che vuoi che ti dica, ci ho scritto alcuni libri su queste questioni, non posso che concordare che i luoghi non contano più di tanto (salvo gli estremi: Cisterna di Latina è peggio di Portovenere, come dire…). Conta chi ci vive.

  39. Buonasera Simone o meglio ciao! Sono poco tecnologica e mi infilo qui per complimentarmi per la tua scelta, per averla raccontata e per dirti che io sono in fase di downshifting da 14 anni!
    Downshifting a metà,sarei in fase di completamento…spero. Più di un anno fa ho letto “Adesso basta”, mi è piaciuto quasi tutto, dico quasi tutto perchè il capitolo “Facciamo un pò i conti” mi sono rifiutata di leggerlo, non faceva e non fa il caso mio e lo stesso per la “breve disgressione…” Così è passato il tempo e questa mattina ho comprato “Avanti tutta”. Sono solo all’inizio ma devo dire che è notevole, è più reale, non so se riesco a spiegarmi bene. Non so se è più reale perchè il libro è più bello o perchè io sono cambiata, chissa!

  40. Si Simone, non mi sono espresso bene io, volevo sapere se il DS è auspicabile anche nella formazione scolastica e universitaria, anche quello è un Sistema, sistema formativo appunto, che spesso ci costringe a studiare cose che non avremmo scelto, per impressionare professori che non ci amano, per ottenere il massimo dei voti che magari non ci servira’ nel mondo lavorativo.Certo, è importante scegliere la facoltà giusta, quella che piu’ rispecchia l’immagine che abbamo di noi stessi ma anche all’interno di questa spesso non abbiamo ampia libertà di scelta.Qui mi ricollego un attimo alla tua carriera universitaria:quella “da Sistema”, cioè accodarsi a chissà quanta gente e studiare cose che non avresti scelto per ottenere determinati riconoscimenti, ti ha spinto a studiare comunicazione e ad entrare nel mondo delle imprese.Sistema formativo non ben riuscito.

  41. Caro Perotti, oggi ho raccontato al consorte dell’impresa oceanica che stai per affrontare in barca a vela. L’ha ribattezzata “La barca dei famosi” e non ho potuto fare a meno di scoppiare a ridere, chiedo venia: dopo tutto, è vero! Ho sbirciato nel sito delle mosse e ho visto che c’è uno spazio per lasciare suggerimenti, ma dovrei iscrivermi e non ne ho alcuna intenzione: quindi, il mio lo metto qui.

    Andate dal dentista, prima di imbarcarvi!

    Ti immagini un ascesso durante la traversata? Va bene che avete un’infinità di acqua e sale a disposizione per sfiammare, ma prevenire è meglio che curare!

    Ciao, Perotti, a risentirci.

  42. Simone. Leggo ogni tanto i commenti provocatori e tendenziosi che ti fanno… guarda, per me perdi tempo a rispondere perché nobilmente pensi di fargli capire che pensano erroneamente delle cose su di te… ma devi capire che il web pullula di troll, che semplicemente amano rompere le scatole e traggono godimento nel tirare gratuitamente mer.da sugli altri. Di solito si tratta di frustrati o invidiosi. Non so quanto vivi sul web, ma chi ci vive da tanto e molte ore al giorno, sa che questi individui impestano blog, forum, chat ecc… e vanno semplicemente ignorati, e dopo poco si stufano. Esattamente come si fa con i bambini. Capisco che tempo ne hai, ma proprio buttarlo via con certa gente. Tra l’altro rifletti sul fatto che ogni cosa che scrivi tu la scrivi da Simone Perotti, loro la scrivono da perfetti anonimi, con tutte le conseguenze del caso. Ti invidio per quello che hai realizzato, avanti così!

    • Francesco ciao. Vedi, la comunicazione è una cosa importante. Quando leggo io non sorvolo. Leggo con attenzione. Almeno quasi sempre… Ci provo diciamo così. A volte i messaggi sono troppo lunghi o troppi in assoluto… ma ci provo. Rispondo quando riesco, anche. Non lo faccio per convincere qualcuno, ma perché in quel momento sento che devo farlo, che ho qualcosa da dire. Quando non capita, non rispondo. Credo che questa libertà anche nella comunicazione sia qualcosa che ho conquistato. Credo di essere uno dei pochissimi o forse l’unico scrittore a mantenere una corrispondenza così fitta e ampia con i suoi lettori. Io però vengo dalla comunicazione, vengo da un lavoro che potevo fare solo perché ho rispetto per chi mi parla e pretendo rispetto quando parlo. Ma per rispetto intendo ascolto, soprattutto. Questo mondo muore anche per mancanza di ascolto. Ciao!

  43. Aggiungo solo qualche sfumatura alla riflessioni di Luca, Silver Silvan e Valentino. Gli estremi scandinavi e le motivazionni – sicuramente complesse – del relativo tasso di suicidi, non le conosco, ma ho abitato in Svizzera, ora in Germania. Entrambe, spesso, un “Alto Adige” in scala maggiore. Piste ciclabili, verde anche in città, orari di impiego più compatti e flessibili, ambienti di lavoro “leggeri” e stimolanti, apparentemente gente che usa il tempo libero per “godersi la vita”. A molti, questi e pochi altri dati sono sufficienti per concludere che qui si sta meglio o che queste sono “oasi felici”. Ma appunto, a mio parere, spesso è solo un’apparenza e non ci trovo nemmeno molta più leggerezza che altrove.
    La gente stressata, competitiva, oppure “illuminata a parole”, ma comunque affetta da consumismo compulsivo si trova nella stessa proporzione qui, come in Italia. Viceversa, la gente che si gode la vita in semplicità e coerenza è distribuita ovunque in egual misura, nella valle trentina, come nella pianura padana, al di qua e al di là delle Alpi. Al massimo la differenza la si rimarca, qui come ovunque, fra vita in metropoli o in paesello: tanto più naturale e a misura d’uomo, tanto più propenso ad evitare le degenerazioni artificiali delle “seconde nature” urbane.
    Effettivamente poi nei paesi anglosassoni c’è spesso più tempo libero, soprattutto se si considera la fine dell’orario di lavoro, generalmente attorno alle 16h30-17h00.Se uno però non è abituato a sentire e cercare il gusto delle vita vissuta, se uno non conosce l’arte di “lasciar vuoto pur potendo riempire”, diventa uno stress anche l’ora di svago. Qui in Germania, per fare solo un esempio, c’è il culto del “programmare” (…famosi Zeitplanungen!!) ogni ora della giornata.. Cosa si fa la sera? Cosa si fa la domenica? Bisogna andare in centro, bisogna andare a far la scampagnata, andare “in die Natur”, fare sport, fare trekking, vedere uno spettacolo al cinema, trovarsi con gli amici… Tutti a riempire fino all’ultimo secondo disponibile il tempo libero. Questa non è qualità di vita, è quantità di azioni. Sono due cose diverse. Possono coincidere, ma sono casi rari. Il più delle volte anche qui la gente invece scompare dietro le cose e le attività, non la trovi semplicemente più. Se cerchi di avvicinarla è come perforare una carta velina, oltre al “fare” non resta nulla.
    Tutto ciò per dire che uno può vivere a Marghera o nella valle trentina immaccolata, a Londra o nell’Oberland bernese, ma se non sai usare il tempo, se non sai capire cosa vuoi e scegliere di conseguenza, non c’è luogo geografico e contesto culturale che tenga o a cui – per dirla altrimenti – poter dare la colpa. In Italia o in Nuova Zelanda, cambia poco… dipende da quanto ognuno è disposto a mettersi in gioco e a rinunciare a salire in giostra. Le culture in cui poi si è cresciuti o ci si trova ad agire sono le grammatiche base tramite cui declinare non solo le forme di downshifting, ma in genere tutte le scelte che riguardano il proprio stile di vita. Posso chiedermi quale di esse si addice di più alla mia storia, quale considero più “leggera” o “evoluta” (sempre e solo relativamente alla mia singola e personale scala di valori), ma è un po’ un gioco sui mondi possibili. Qello che conta è che il discrimine fondamentale alla fine non lo fa il contesto esterno, ma il modo in cui tu lo guardi, la modalità in cui ti relazioni ad esso. La differenza non la fa la quantità di tempo a disposizione, ma la qualità con cui lo usi. E di solito, quando sai usarlo bene, sai anche prenderte quanto te ne serve!
    Ho scritto troppo… e chiedo venia!

  44. Troppo bulla, una che si imbarca per un viaggio del genere nonostante soffra il mal di mare. Tanto di cappello.

    @ Giovanni Grazie per la prima risata della giornata! Mi tocca darti ragione, l’Alto Adige non c’entra molto, con l’Italia.

    @ vasparato, non lentino Tanto per cominciare, l’esempio lo faccio con cognizione di causa: l’obiezione che hai mosso è piuttosto scontata e trita. Se magari ti ripassi la storia, capisci perché non c’è questa propensione a parlare l’italiano e è non per fare un dispetto a te, ti sopravvaluti. Quanto all’alto numero di suicidi nei paesi nordici mi risulta che c’entri la luce e la mancanza di sole; e non escluderei la questione religiosa.

    @ Perotti A mano a mano è di Luberti- Cocciante, cvd.

  45. Oh appena torno domenica metto le foto io le ho intraviste velocemente e sono strepitose!!!Ps rimettero in ordine il post visto che lo scrittore nn ha ancora capito come deve formattare il testo – Ps2 poi si fissa la cena da ricca e si chiama anche la grande Simona che si e integrata molto bene nel gruppo bravo Giacomo!!!Ps3 ora mi vo a fare un bagnetto alla faccia di Lele Mora president che le al lavoro!!!

  46. Per Gloria volevo fare una precisazone, la poesia Lentamente muore non é di Neruda ma di Martha Medeiros una giornalista brasiliana. Questo non cambia il fatto che rimanga una poesia bella e come hai detto tu stimolante per affrontare il downshifting.
    Saluti rallentati

  47. ciao a tutti
    x simone
    leggendo delle possibili difficoltà della traversata e delle tue risposte,vorrei porti una domanda:in un momento di grande difficolta in navigazione meglio avere a bordo persone coscenti dell'”orazione funebre in assenza di cadavere” oppure persone che non hanno considerato per nulla l’ipotesi?
    mi spiego meglio io una cosa così non l’ho mai fatta,credo che la farei,ma già adesso considero la possibilità che possa anche accadere il peggio,senza che questo però pregiudichi un atteggiamento positivo e il più possibile sereno,sapere di avere a bordo persone che si affidano a me e non hanno considerato”il peggio” mi mette in moto uno strano sentimento.
    insomma dici che molti”il peggio”non l’hanno considerato,sapere che saranno in barca con te quali sentimenti ti suscita??
    ciao
    p.s.
    forse ho fatto un po di casino spero sia chiaro cosa volevo sapere

    • morris, capisco cosa intendi. A bordo se le cose buttano malissimo tutti ne sono consapevoli. Malissimo è evidentemente malissimo, per chiunque. Quando invece butta un po’ male la gente si chiede “ma sarà grave?” e guarda il comandante. Se la sua faccia è serena, si tranquillizzano tutti. Se il comandante è preoccupato la gente muore d’infarto. Ma in realtà la vela e la navigazione sono un’operazione d’intelletto. Trovarsi nei guai è una cosa che ogni bravo comandante sa evitare e cerca sempre di evitare.

  48. Caro Simone, il fatto che Soldini ti abbia risposto che non sarà una traversata per “fighette”, mi ha chiarito il perchè a bordo ci saranno poche donne…. che peccato per le donne e per gli uomini di questo paese che un tal luogo comune risulti essere una verità!!!

    • grazias, beh di donne in tutto il tour ce ne sono un paio e una ce l’abbiamo noi. La cantante genovese Giua. La povera, per altro, che non conosco ancora, mi ha confidato via email che soffre il mal di mare. Speriamo bene.

  49. Ops… dimenticavo, a me risulta che,nei paesi nordici e più precisamente in scandinavia, la percentuale di depressi, alcolizzati e di suicidi sia tra le più alte al mondo.
    La qualità di vita da quelle parti a quanto pare è spesso apparente. Chi ne sa di più può completare la mia riflessione.

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