A vela da Genova a New York

Quante volte mi hanno offerto un bel lavoro su una barca a vela e io ho dovuto dire di no perché… lavoravo?! Molte… E quante volte un amico che gira il mondo in barca, mi ha detto “Vieni, mi dai una mano a fare Capo Horn, stai a bordo una ventina di giorni…” e io ho declinato per lo stesso motivo? Più d’una (Scusa Luigi…). Beh, stavolta ho detto sì

… e l’ho detto a Giovanni Soldini. Eravamo a cena a Sarzana, dopo la presentazione del mio ultimo romanzo (“Uomini Senza Vento”). Siamo usciti a fumare una sigaretta e lui mi fa: “perché non vieni con me a fare l’Atlantico? Almeno mi dai una mano. Tutti ‘sti scrittori a bordo, mi sa che non sanno tanto andare a vela…”. E io, subito: “Va bene, vengo”. Eccola qui la libertà. La mia, almeno…

Dunque faremo l’Atlantico a vela da Madeira a New York, fuori stagione (quella giusta è novembre-dicembre), fuori rotta (quella giusta è Gran Canaria – Santa Lucia, all’altezza degli Alisei), su una barca splendida (l’Oceanic 71 di Vittorio Malingri, un ketch di 22 metri, foto sopra) e per di più all’interno di un progetto ambizioso: come cambiare il Paese in 7 mesi, in 7 mosse (www.7mosse.it). Se comprate “Sette”, allegato al Corriere di oggi, siamo in copertina. Partenza da Genova per Palma di Maiorca, poi da Palma a Barbate, quindi terza tappa a Madeira e infine New  York, arrivo il 2 giugno. Ogni tappa si daranno il cambio a bordo scrittori, artisti, imprenditori, tutti con la voglia di discutere e ragionare su come dare una scossa a questo nostro Paese.  Subito, adesso, e basta con questo pessimismo e questa continua lamentela. Si può fare. Così almeno assicura Oscar Farinetti, il patron di Eataly, ideatore e sponsor dell’avventura.

Io non so se si può fare. Credo talmente poco al cambiamento collettivo, in questa epoca, che il mio mondo me lo sono cambiato subito, da solo. Però si tratta di navigare, e navigando pensare, e pensando discutere e scrivere. Dunque è perfetto per me. In un certo senso, da scrittore e marinaio, sono la sintesi di questo viaggio, che mi sta addosso come una cerata di sartoria.

Terrò un diario, naturalmente. Scriverò e racconterò. Voglio vedere cosa hanno da dirsi a bordo di una barca a vela uno scrittore anticonsumista appassionato di mare (io) e un mercante utopista appassionato di mare (Farinetti), e da che parte starà un marinaio radicale (Soldini) in certe fasi del discorso. Vedremo, ve lo racconterò. Soprattutto, che navighi, discuta o scriva, starò vivendo come ha senso vivere per me. C’è gente che va in cima alle montagne, altri che passeggiano, altri che partono per lunghi viaggi tra terra, laghi, fiumi. Io per vivere, e per sentirmi vivo, scrivo. E navigo. Nell’ordine.

Cambieremo questo Paese, noi, intellettuali e marinai, nel corso di un viaggio pure lungo, fervido e avventuroso? Mah… Però mi piace che ci sia gente che ancora pensa di poterlo fare, non si limita alla sterile utopia, scrive un progetto, lo mette in atto, si pone degli obiettivi, tenta di raggiungerli. Sa di cervelli in movimento, interruzione del piagnisteo e azione. Io sono e resto uno scettico, lo sapete. Ogni cosa che conta viene da dentro, da ogni singolo individuo che rompe le proprie catene e apre la propria gabbia. Sarò io a introdurre nel documento finale (che consegneremo formalmente all’Ambasciatore italiano a New York, all’arrivo) tutti i riferimenti alle responsabilità individuali, all’anticonsumismo, alla sobrietà, alla libertà, al rifiuto delle responsabilità inutili, all’assunzione di quelle fondamentali. Insomma, ho il sospetto che (come al solito) sarò l’anima anarchica del gruppo .

Intanto mi godo la semplice libertà di quel “sì, vengo” detto a Giovanni la sera a Sarzana, un mese fa. “Posso” dunque “vengo”. Un mese di navigazione senza vedere terra, sarà un mese ben speso nella mia piccola vita, che è già cambiata, prima che il mondo cambi, prima che il mondo vada a carte quarant’otto, dunque ancora in tempo. Il tempo che ho io. Il tempo della mia libertà di uomo. Tutto quello che possiedo.

7 MOSSE – DA GENOVA A NEW YORK  (www.7mosse.it)

Partenza lunedì 25 aprile al porto antico di Genova. Prima dell’imbarco, sul molo tra l’acquario e Eataly, alle ore 14,30, conferenza stampa con la presenza di tutti i partecipanti alla transoceanica.

1a Tappa
Daniel John Winteler – imprenditore
Alessandro Baricco – scrittore
Riccardo Illy – imprenditore

2a Tappa
Antonio Scurati – scrittore
Mario Brunello – musicista
Lella Costa – attrice

3a Tappa
Matteo Marzotto –  imprenditore
Piergiorgio Odifreddi-  matematico
Giorgio Faletti – scrittore

4a Tappa
Simone Perotti – scrittore
Francesco Rubino – illustratore
Maria Pierantoni Giua – cantante

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177 pensieri su “A vela da Genova a New York

  1. .Questo non per giudicare gli altri in quanto sono consapevole di quanto anche io in primis abbia un sacco di lacune e che quindi farei sicuramente meglio a mettermi io per primo in discussione e starmene zitto ..ma detto e ribadito questo e solo perche ci tengo a rivendicare almeno loriginalita e per alcuni aspetti utilita delle autentiche informazioni di cui sempre e comunque cerco di infarcire i miei post ..che poi anche se scritti con i piedi questo credo non faccia altro che confermare che sono un marinaio un giramondo e non uno scrittore!!!..Bene allora ad esempio voglio parlarvi di alcune cose a cui assolutamente bisogna porre particolare attenzione nellintraprendere questo life style…Come ho gia raccontato ho avuto la fortuna sfortuna in quanto poi e terminato il tutto non per nostro volere di essermi vissuto in barca a vela il Venezuela di prima del paro civico ed il colpo di stato al presidente Ugo Chavez…Credo di non dire nulla di nuovo che il Venezuela e un vero paradiso un paese bellissimo varado a poco prezzo donne bellissime gente allegra..e per chi vive in barca anche geograficamente in una zona che rimane fuori dalla fascia battuta dai Cicloni che ogni anno preoccupano non solo chi vive per mare ed investono quasi tutto il Caribe ..

  2. E come si fa a non fare un salutino al sig. Perotti prima della partenza? Oramai è come uno di casa …
    Anche gli osservatori silenziosi e vergognosi in tali occasioni si affacciano.
    Sono stata una affascinata spettatrice della sua ultima presentazione in Toscana, dove ho constatato con gioia che quanto afferma con convinzione nei suoi saggi corrisponde alla sua persona e al suo modo di esprimersi e presentarsi, una piacevole sorpresa, un sig. Perotti vero al 100%, come Le ho anche detto personalmente.
    Prima di leggere i suoi libri, avevo scoperto il suo blog proprio per le sue cronache di mare, per il racconto degli emozionanti incontri con gli animali del mare, emozioni di chi ama il mare, quindi anch’io mi associo al coro generale che le chiede racconti “anche” di vita di mare dalla traversata atlantica, faccia sentire il profumo dell’oceano anche a noi che conosciamo solo quello del Tirreno, Ligure, …
    Da mozzo di piccola deriva da spiaggia vorrei anche che in quella traversata oceanica lei portasse occasioni di riflessione sul nostro mare e sulle nostre coste, più che altro sulla loro cementificazione selvaggia e sulla mancanza assoluta di strutture per far vivere il nostro mare alle piccole barche e quindi alla persone normali, la maggior parte delle persone che ha una grande “passione” per il mare e in particolare per la vela parte dalle piccole dimensioni e poi cresce, ma se trova ostacoli enormi, invece di crescere, prima o poi abbandona, se la passione è proprio grande non molla ma tutto costa una grande fatica. Penso di aver fatto già troppe richieste ….
    Grazie dei suoi libri, non si può immaginare quanto ho sentito mie intere parti (ad esempio la prima parte di AT sulla centralità dell’uomo) e quanto, leggendo, ho becchettato e discusso virtualmente con lei sui vari argomenti, la parte delle “aziende” poi … il massimo della veridicità, grazie anche degli spunti di riflessione e crescita che ci offre quotidianamente dai suoi blog, anche se talvolta noto con rammarico che proprio i post più “ecologici” sono quelli meno partecipati.
    Ma con Soldini ha mai navigato prima? Mi sembra di percepire che lei in questi giorni si sente come il primo giorno di vacanza quando riarmi la barca e devi uscire a fare il primo giro della stagione, il desiderio è irrefrenabile ma c’è quel brivido che ti fa osservare bene l’orizzonte alla ricerca di segnali di cambio di vento, che ti fa ricontrollare ogni grillo, ogni nodo, ogni sartia più volte però, alla prima planata, il brivido scompare e affiora la gioia.
    Nell’attesa di leggerla dall’oceano, nell’attesa di trovare il coraggio di affrontare il mal di mare per venire a provare la vela di più grosse dimensioni, nell’augurarle che il prossimo invito a bordo sia per il mitico passaggio di Capo Horn, ….. semplicemente ….. Buona Avventura!!!

    • Grazie del bel messaggio LO. Credo possiamo darci del tu come si fa qui…
      Grazie soprattutto della sensazione di “veridicità” che riporta. E’ l’unica cosa a cui tengo veramente. Si può rifiutare qualunque cosa io dica, ma mi dispiaccio moltissimo quando sento (ancora pochi giorni fa…) che si parla di me dubitando: “mah… chissà Perotti se ci fa o ci è” “Chissà se è un paraculo oppure…”. Ecco, comprendo che il tema sia solo mio e nulla aggiunga o tolga ai libri, a quel che comunicano etc, però vedere la fatica che le persone fanno oggi (anch’io, forse…) a fidarsi, a credere che in qualche ambito, su qualcosa, is può superare questa diffidenza… ecco, questo mi sfianca. Io ho fatto il diavolo a quattro per l’Italia e altrove, anche per questo, per testimoniare di persona, per togliere spunti e argomenti a chi, per non dover parlare dei temi, dei contenuti, che spaventano, preferisce mettere in dubbio la fonte, screditare, mettere il dubbio. Liberi di farlo, certo, ma io doverosamente libero di smaniare e di non mollare mai su questo punto. Sono ragionevolmente fiducioso che perderanno loro la voglia di dubitare che non io quella di confermare.

      Sì, la sensazione nautica che descrivi è più o meno quella. Se avrò modo parlerò anche dei punti che citi. No, con Giovanni non ho mai navigato, però sono stato spesso a cena da lui e ho potuto constatare che le sue posizioni radicali su politica e ambiente e stili di vita corrispondono alla sua casa, ai suoi luoghi, alla sua esistenza reale. Cosa che anche io (a proposito di fiducia) considero essenziale. Non che dubitassi molto, preferisco impegnare i miei residui neuroni in positivo che nella malizia e nella sfiducia, però constatarlo mi ha fatto piacere. Vorrei che anche lui parlasse nei video, perché di cose da dire, e in un modo molto netto, ne ha.

      Grazie, in ultimo, di esserti palesata e aver scritto su queste pagine. Mi fa molto piacere quando qualcuno rompe gli indugi e si manifesta. Manifestarsi, dire la propria, candidarsi al dialogo, fa parte della comunicazione e della vita. E’ il primo positivo passo per l’ascolto e la comprensione, propria e altrui. Dunque una cosa che mi piace molto.

      Un saluto.
      Grazie.
      S.

  3. Simone, ho seguito il consiglio che hai dato a Francesca, di sedersi con un sorriso e mettere nero su bianco il progetto per la mia vita.
    Mi è servito tantissimo, per chiarire, per fare ordine, per capire cosa fare, dove sono gli ostacoli, dove devo ancora migliorare, su quali capacità posso contare per riuscire, e tanto altro.
    E’ una promessa a me stessa, non più un lamento, un “farò…” sospeso nei pensieri.
    Il primo passo è stato quello di rendere il progetto prezioso: pochi lo conoscono davvero, voi tutti solo un piccolo accenno. Non è più un “ah, se potessi…” con occhio al cielo e lacrima incorporata per cercare compagni di sfighe e sollievo.
    Il secondo passo è stato quello di capire gli errori che mi hanno portata così lontana dalla mia vita, per non ripeterli mai più (e qui son dolori!).
    Il terzo passo è rimediare a quegli errori, smontare le parti inutili e ricostruirmi da capo come voglio essere e vivere davvero. Questa è la parte tosta, ma è anche quella bella.
    Ovviamente il progetto è più terra-terra di così: più specifico, più concreto, più pratico, come voglio che sia.
    Sulla pazienza ci sto lavorando, sono abituata al tutto e subito, la costanza e la tenacia le devo imparare proprio daccapo, e anche qui l’è dura!
    Però si va, la direzione e i mezzi adesso ci sono.

    • lo vedi Gloria? Professionali, carta e penna, un’ora al giorno di lavoro… così si cambia. così sei già cambiata. ciao!

  4. Ciao Simone
    La rotta Genova-Nuova York (così chiamata nell’ottocento)è la rotta che nel 1861 il mio Jack fa per portare l’equipaggio del Re del Portogallo a prendere in consegna dai Cantieri Webb di Nuova York Il Re d’Italia Corazzata di nuova concezione per l’epoca che verrà affondata nella battaglia di Lissa del 20 luglio 1866.Questo per dire che siete in tema con il 150° del nostro Risorgimento.Ulteriori notizie a richiesta.Con la cambusa potete certamente fare qualche piatto di quelli che piacevano a Garibaldi.Sono certo che un buon caffè del marinaio non mancherà.
    Buon vento.
    Il 18 di maggio esce il mio Jack, come al solito gratis per tutti
    gigi

    • grande gigi. grazie della notizia. il tuo jack la bolina, grande personaggio, sarà un successo. ti abbraccio. ti ricordi del nostro raid velico genova-te-aviv? belle storie. ciao!

  5. .Questo non per giudicare gli altri in quanto sono consapevole di quanto anche io in primis abbia un sacco di lacune e che quindi farei sicuramente meglio a mettermi io per primo in discussione e starmene zitto ..ma detto e ribadito questo e solo perche ci tengo a rivendicare almeno loriginalita e per alcuni aspetti utilita delle autentiche informazioni di cui sempre e comunque cerco di infarcire i miei post ..che poi anche se scritti con i piedi questo credo non faccia altro che confermare che sono un marinaio un giramondo e non uno scrittore!!!..Bene allora ad esempio voglio parlarvi di alcune cose a cui assolutamente bisogna porre particolare attenzione nellintraprendere questo life style…Come ho gia raccontato ho avuto la fortuna sfortuna in quanto poi e terminato il tutto non per nostro volere di essermi vissuto in barca a vela il Venezuela di prima del paro civico ed il colpo di stato al presidente Ugo Chavez…Credo di non dire nulla di nuovo che il Venezuela e un vero paradiso un paese bellissimo varado a poco prezzo donne bellissime gente allegra..e per chi vive in barca anche geograficamente in una zona che rimane fuori dalla fascia battuta dai Cicloni che ogni anno preoccupano non solo chi vive per mare ed investono quasi tutto il Caribe ..

  6. è il primo blog a cui partecipo per motivi di riservatezza, di adeguatezza , ma credo ne valga la pena . Anche la mia, come quella di tanti, è una vita che rischia di essere più spesa alla ricerca di… che vivendo il …, ma, più o meno spontaneamente, sto riportanto il timone al centro. Il mio asso nella manica è che sono una sognatrice, a tutti i livelli, mentre dormo (adoro dormire e non penso minimamanete di sprecare tempo, faccio sogni magnifici) e mentre sono sveglia. Sogni realizzabili, sogni ipotizzabili e sogni impossibili. Se non si realizzano mi intristisco un pochino (sono malata di dolce malinconia al tramonto bagnata da un Lagavulin e dal sapore acre di una sigaretta)e poi mi rimetto al lavoro: avanti un altro sogno.
    Sono anche parecchio (auto) critica e non mi nascondo dietro niente e nessuno, sbaglio – molto spesso- e pago, ben sapendo che sbaglierò ancora.
    Perchè qui e ora? Forse perchè onorare e stimare una persona imperfetta e coraggiosa come Simone (l’ordine degli aggettivi non è a caso, a volte preferisco l’imperfeziona a qualsiasi altra cosa) è un ottimo motivo.
    E per questo viaggio attraverso l’atlantico che dirti… ho letto ancuni commenti sulla connotazione “commerciale” e “mediatica” dell’evento e sono daccordo con te, ci sta se comunque si fa qualche cosa di utile, anche solo navigare.
    Ci vediamo al porto di genova il 25 aprile, mi piacerebbe vedervi salpare!

  7. Ieri, leggevo le considerazioni di molti sulle titubanze e le indecisioni in merito al momento giusto per saltare dall’altra parte e prendere la decisione definitiva di cambiare vita: mi sono tornati in mente i discorsi dell’adolescenza, allo stesso modo si fantasticava sulla prima volta, si immaginava, ci si arrovellava su come sarebbe stato un qualcosa che si procrastinava; si parlava, si parlava moltissimo, timorosi di un’esperienza che doveva essere assolutamente memorabile. Tu l’hai già fatto? E come è stato? Poi, per tutti, arrivava il fatidico momento: e si rimaneva sconcertati dalla naturalezza dell’evento e dall’aver passato così tanto tempo ad elucubrare su qualcosa che si faceva prima a fare che a raccontare …

  8. Parole sante quelle di Simone nella risposta a Francesca. Un progetto di vita ti alleggerisce il presente. Smetti di pensare al collega che non sopporti o al capo despota. E’ quello che stiamo provando in questo momento. Un progetto c’è, le ricerche continuano. I week end ormai sono pieni zeppi di impegni. Quando è sera e ci sentiamo stanchi, ci guardiamo negli occhi e ci raccontiamo le emozioni del momento. I Lunedì non ci fanno più paura, perché dopo le cinque ricominciamo con le ricerche.

    Progettate la vostra vita prima che qualcuno decida per voi!

    Un abbraccio

  9. Stasera non sarò dei vostri.
    Sarò da amici carissimi.

    Venerdì hanno concluso i 3 mesi di preavviso (erano entrambi primo livello) e stasera fanno una grande festa x salutare glia amici.
    Il 3 Maggio partono alla volta…del mondo. 1 solo biglietto aereo in mano alla volta del Messico e poi decideranno via via dove, come e quando. Comunque, al di la del giro che faranno, stasera celebrano la libertà!
    Fiuuu… scrivere questa parola, quando è veramente sentita, fa un certo effetto.

  10. “se nel lavoro dev’essere tutto perfetto, preciso e responsabile e siamo in grado di farlo, perché poi con i nostri fatti personali soprassediamo, ci accontentiamo, fingiamo di non vedere?”

    Credo che abbia a che fare col perfido motto “Prima il dovere, poi il piacere”: chi non se lo è sentito ripetere, fin dalla più tenera età? In teoria, si dovrebbero avere doveri anche verso se stessi: ma prima che uno se ne accorga, arrivano il prete e la maestra che ti confondono le idee dicendoti che gli altri devono venire prima di te! Il tutto con la collaborazione convinta dei genitori: mica vorremo tirar su un perfetto egoista, dopo tutto, che prende e ci molla quando saremo vecchi?! Se poi facessero tutti così dove andremmo a finire? Non bastasse, ti insegnano che le cose te le devi meritare, ma non ti dicono quando arriverà il momento: così molti fanno confusione e capiscono che capiterà solo in Paradiso e ci penserà Dio a ricompensarti, sempre che tu ti sia comportato bene; in caso contrario, devi scontare qualche annetto in Purgatorio. Per un ateo è una tragedia e infatti tutti gli atei sono inesorabilmente pessimisti.

    • condivido tutto. poi però alla fine sono contrario. Io sono ateo e decisamente ottimista. Del resto se uno è credente, può starci il pessimismo. Alla fine è convinto che si salverà, che c’è il Paradiso etc. Ma se uno è ateo sa che alla fine morirà e basta. Dunque la vita, qui, ora, non è cosa accessoria, di transito, anzi. E’ l’unica faccenda, il punto vero della situazione. La conseguenza non può che essere ottimismo forte e chiaro, voglia di vivere ora.

  11. Cara Lilly, purtroppo, non mi piace e non mi è mai piaciuto scrivere, ma la storia della mia famiglia materna affascina da sempre anche me: ritengo che educare i figli non sia altro che insegnare loro i propri schemi mentali e di vita e questo ripetersi di esperienze decisamente simili lo conferma in pieno. Inoltre, mi fa effetto pensare a queste donne che lavoravano tutte e si tiravano su i figli da sole, rinunciando alla “protezione” di un marito, in epoche in cui non era propriamente abituale, come lo è oggi. Certo, allora c’erano rapporti familiari più stabili, veri e propri punti di riferimento: si andava nella città di un parente, anche lontano, e ci si rifaceva una vita. Quello che stanno facendo i tunisini che sbarcano a Lampedusa desiderosi di cambiare le sorti della loro esistenza, contando sul supporto dei loro familiari emigrati da anni altrove.

    Perotti, chissà se sarai indaffarato come penso, nei prossimi giorni: volevo chiederti una cosa e te la chiedo ora, proprio per questo motivo, in previsione del fatto che sarai indaffarato con i preparativi per la partenza.

    C’è qualcosa di cui non potresti mai fare a meno nei tuoi viaggi in mare? Che so, un oggetto, un capo d’abbigliamento, un diario o un libro, qualcosa che non potresti mai lasciare a casa e hai bisogno di portare con te, insomma.

    Buona serata a tutti.

    • non sarò molto indaffarato. al contrario. finite le presentazioni (con stasera a milano) sono piuttosto libero. Non porto mai quasi nulla. Solo da scrivere. Non sono molto legato agli oggetti.

  12. Grazie Lilly, Piera e Simone per i vostri in bocca al lupo.
    E quanto è vero che la professionalità dedicata al lavoro dobbiamo applicarla anche alla nostra vita privata… se nel lavoro dev’essere tutto perfetto, preciso e responsabile e siamo in grado di farlo, perché poi con i nostri fatti personali soprassediamo, ci accontentiamo, fingiamo di non vedere?
    Sembra quasi che abbiamo bisogno di un capo per dare il massimo e quando finalmente il capo siamo noi mandiamo tutto a ramengo, quasi che le nostre capacità svanissero.

  13. @ silver: sono veramente affascinata dalla storia della tua famiglia… veramente. Perchè non pensi seriamente di scriverci un romanzo? io sarei la prima a leggerlo!!!
    Pensaci! (o ci hai già pensato?! ;-)).
    Per quanto riguarda gli uomini, bisogna aprire un capitolo a parte, ma non ora che oggi sono ciapata. Ci torno però, promesso!
    @ Vale: si hai ragione “amicizia” è una parola grande. A volte mi faccio prendere la mano, chiedo venia. Ricambio però la stima, o la fiducia in ciò che può divenire.
    @ Piera: diciamo che se attraversi sulle strisce pedonali, dall’altra parte della strada ci arrivi più tranquilla (ma visti i tempi, ahinoi, mica è verissimo!!!). Io cmq tengo sempre per chi ci prova!
    Abbraccio a tutti.
    Siate indulgenti che fra breve comincio a preparare scatoloni per il trasloco. A proposito, cambio casa e mi rimpicciolisco anche per continuare il mio downshifting, così giusto per dare qui il mio contributo.
    ciaoo
    L.

  14. Ciao Francesca,

    mi permetto di rispondere al tuo post perché viviamo una situazione molto simile. E poi, chiamandoti come me, prendo il coraggio e scrivo il mio parere perché già mi sei simpatica! Ti garantisco: avrei potuto scrivere quasi tutte le stesse cose che hai scritto, ricalcandole con precisione. Ti posso dire anche questo, però: il libro di Simone “Adesso Basta” mi ha dato quell’illuminante e mancante tassello del puzzle (l’ho letto mentre ero in tram e mi sono messa a fare un sorriso grosso come una casa davanti a tutti gli immusoniti milanesi!). Nei corsi di comunicazione che ho fatto, in particolare quando si parlava della formazione di obiettivi, si citava spesso la differenza tra “via da” e “verso di” (come peraltro cito in un mio commento più sotto a questo post). A dire il vero, non l’ho mai capita finché non l’ho letta sul libro di Simone, forse perché non avevo raggiunto il sufficiente grado di maturazione interiore. Tu sei in fuga, io sono in fuga. Vorrei scappare, mollare tutto. Ed è quello che pure mi è capitato in passato. Mi sono licenziata in tronco, senza avere un altro lavoro perché stavo morendo, ero intellettualmente esaurita e completamente demotivata. E sono fuggita. Risultato? Ora faccio un altro lavoro, che mi piace di più, ma che ancora non è in linea coi miei valori per svariati motivi. Adorerei fare qualcosa di etico (per le persone, gli animali, l’ambiente, la natura), ma non sempre è possibile. Per lo meno, NON SUBITO. Come dice Simone, per giungere ad un nuovo equilibrio è assolutamente necessario partire da un altro equilibrio ed è necessario farlo con determinazione e tenacia. Altrimenti il tuo approccio sarà distruttivo, non costruttivo. E’ stupendo credere nell’azienda per cui lavori, è magnifico. Ma non sempre è possibile e questo certamente fa parte del cammino: un domani potresti vederla con occhi diversi, come opportunità, anche se ora ti sembra la morte dell’anima. E’ terribile aspettare la fine della giornata lavorativa, mi è capitato e talvolta mi capita ancora. Pensa in positivo (che non è “sii ottimista”) ma pensa a cose che potresti fare: non in negativo e quindi non a quello che NON vorresti fare (c’è una bellissima poesia di Montale, “Non chiederci la parola”, sugli Ossi di Seppia a questo riguardo che racconta del disorientamento tipico della natura umana). Quindi il mio consiglio, per te e anche per me, è seguire il consiglio di Simone. Consiglio di una persona che ci è passata: che ha fatto da cavia per noi (grazie Simone!). E che è una raccomandazione di grande forza, di saggezza, di lungimiranza. Io sto cercando di seguirlo aggiungendo nel mio tempo libero ciò che mi piace fare, integrando. Mi piace scrivere articoli, partecipo a tante iniziative, anche solo a titolo gratuito, ma che mi danno grande forza e mi aiutano a capire cosa voglio fare, chi sono io. Già, perché io non ho ancora capito cosa voglio fare e se voglio fare downshifting. Ho mille progetti in mente e non so ancora quale realizzare: forse ne sceglierò uno a scapito del downshifting ma ho deciso di darmi tempo e decretare una volta per tutte di essere in fase di ricerca e non di confusione. Per esempio, do ripetizioni per integrare il mio stipendio e ho scoperto che sono molto brava ad insegnare…chissà: una risorsa per il futuro? Un caro abbraccio e tanti auguri! FrancescaF

  15. Certo, soprattutta quella… non ci avevo mai pensato…malgrado i miei percorsi personali… Continuo a logorarmi sui problemi materiali, ma mai su quanto mi sono conquistata, sulle tante difficoltà che ho superato e sulla mia capacità di darmi da fare quando tutto sembra inutile. E di certo non sono mai stata una sprovveduta! Purtroppo sono cresciuta non vedendo mai il lato positivo della vita e adesso ne ho tanta voglia!

  16. Ma per completare il proprio downshifting, ci vuole un momento di totale incoscienza? Cioè… la decisione finale,uno come fa a prenderla? Lo so che devo essere io a farlo, nessuno può darmi la risposta giusta o il consiglio giusto. Io so che starò meglio, molto meglio,che non mi sveglierò più angosciata ma più serena,ma che fatica!E’ come se stessi per attraversare la strada, so che devo andare assolutamente dall’altra parte!Ciao,Piera

    • l’incoscienza serve, alla fine, per decidersi e andare. però l’incoscienza arriva dopo molta, molta coscienza. ma coscienza di sè, non dei problemi. Non solo, almeno… Così, per lo meno, è andata per me.

  17. @lilly,a proposito di fidanzati con modo di pensare diverso: io l’ ho “persa” consapevolmente anche causa di una notevole differenza economica tra noi. Ho sofferto sentimentalmente, ma se ci ragiono sopra è stato meglio così…
    CIAO CIAO
    VALE

  18. Cara LILLY,non so cosa intendi con il tuo scritto rivolto a me, spiegati chiaramente.
    Parlare di amicizia, mi sembra una parola importante, anche se vi è stima reciproca.
    A PRESTO
    VALE

  19. Cara Lilly, anche la bisnonna non scherza: era bellissima, ho una sua splendida fotografia, anche lei ramata con gli occhi azzurri e un ovale dolcissimo; sposò a 18 anni un polacco, di cui conosco solo il cognome, Usielski, e ci fece una figlia, Elvira, mia nonna; lavorava come cameriera in un heurige a Grinzing, nei pressi di Vienna, e in famiglia si conservava gelosamente una moneta datale come mancia da Cecco Peppe, che capitò lì una sera; chissà che fine avrà fatto, me la mostrò come fosse un cimelio. Il bisnonno era un donnaiolo e un giocatore: passava le serate ad andare a donne, ubricarsi e perdere soldi al gioco, motivo per cui Antonia lo mollò con la figlia ancora piccola e se ne andò a Merano, che era ancora austriaca, subito dopo la fine della guerra. In tutta la sua vita (è morta ad 88 anni!) non ha mai imparato una sola parola di italiano, come moltissimi in Alto Adige (ogni allusione NON è puramente casuale): tutte le sue lettere e cartoline (che conservo gelosamente e che non getterò via MAI!) sono in tedesco. Il bisnonno morì di polmonite in Polonia, nelle patrie galere: fu accusato di collaborazionismo, perché aveva lavorato come interprete per i tedeschi; parlava correntemente cinque lingue.

    Elvira, la nonna, era un’autentica virago, con un’energia da stendere un esercito e dicono che le somigli; in base a quel fenomeno stranissimo per cui i meridionali hanno un irresistibile e malsana attrazione per le nordiche e viceversa, sposò un mite e malinconico maresciallo dei Carabinieri di Tricarico, in provincia di Matera, che lavorava a Merano negli Alpini; ci fece ben quattro figli ma, seguendo il destino delle ave, lo mollò subito dopo aver messo al mondo l’ultimo. Mio nonno, che la adorava, si rifiutò di divorziare e la rimpianse fino alla morte, per oltre trent’anni, nonostante convivesse con un’altra donna: lasciò tutto a mia nonna, a lei non lasciò niente, cosa che indignò moltissimo mia madre.

    Anche mia madre non avrebbe fatto eccezione alla legge di famiglia che imponeva di sposare un uomo, farci figli e mandarlo al diavolo, se non glielo avessero impedito la malattia e una morte abbastanza prematura a 53 anni. Confesso che da piccola mi ero convinta che ci fosse una specie di tara nelle donne della mia famiglia materna: mi sembrava impossibile che non ci fosse un solo matrimonio che durasse e che gli avi materni fossero delle meteore di passaggio che quasi non lasciavano traccia! Le donne, invece, erano dei vulcani, sembravano delle figure mitologiche alle prese con dei deboli mortali sfigatissimi e insopportabilmente difettosi.

    Mia zia Silvana non si sposò proprio, ma fece due figlie con due uomini diversi, di cui si rifiutò sempre di dire il nome, e se le tirò su anche lei da sola: fu uno scandalo tremendo. L’altra zia, Adriana, sposò a 40 anni uno più giovane di dieci, e si mise a fare la contadina: ci fece 4 figli uno dopo l’altro, ma lui morì presto di malattia, così come l’unico zio materno, uomo con un talento musicale eccezionale, ma una personalità molto debole. Suonava divinamente il pianoforte nei locali, beveva, soffriva di crisi depressive: è tristemente morto di cirrosi epatica.

    Concludo qui. Qualcuno potrebbe dire: ma che c’azzecca la storia della mia famiglia materna con questo sito? Presto detto: il downshifting, tra le donne della mia famiglia materna, è cosa nota da molto tempo! La teoria ce l’avrei nel DNA: è la pratica, che mi frega, come al solito. Ma lo confesso: c’entra anche il complesso della tara familiare che mi pende sul capo come una spada di Damocle. A suo tempo, quando mi sposai, decisi che volevo essere l’eccezione ed interrompere la catena di questo destino ineluttabile, in cui gli uomini sono delle comete che lasciano una scia ininfluente e sono solo misere comparse, figure di contorno: ma mica lo so, se ci riesco. Comincio ad avere dei dubbi: dopo tutto il sangue non è acqua…

    Ciao, Lilly: grazie di avermi dato l’occasione di ricordare le amazzoni della mia famiglia.

  20. Noto che tra gli equipaggi delle varie tappe manca un biologo marino….musicisti, matematici, imprenditori, scrittori…tutti dalla parte umana….e chi parla a nome della natura, chi da voce alle balene, ai delfini, ai tonni ed al fitoplancton? Ci vorrebbe un biologo marino, che possibilmente sappia navigare, che momentaneamente si trovi all’estero, possibilmente in Spagna, e magari discendente di Alessandro Malaspina, navigatore e scianziato…..io una mezza idea ce l’avrei….

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