I don’t like monday

Le cose che non amo fare di lunedì: non poter scrivere dalla mattina presto; non poter navigare, se ne ho voglia; avere degli appuntamenti; dover espletare pratiche di qualsiasi genere; dover incontrare persone che non amo; dover prendere la macchina e andare da qualche parte per poi tornare indietro finito quel che devo fare; pagare; lavorare; ricevere visite di persone che non amo; avere impedimenti a fare quel che voglio; avere programmi già fissati da tempo; dover essere “in orario”; dover dire necessariamente qualcosa; non poter stare da solo, se ne ho voglia (spesso); avere il telefono isolato; non avere qualche ingrediente per una buona cena che, durante il giorno, mi è venuto voglia di preparare; altro (dipende dalle stagioni).

Ieri, più o meno dopo sei ore che navigavo verso la Capraia (splendida e poco conosciuta isola dell’arcipelago toscano), mi sono accorto che stavo compliando mentalmente questa lista. Era lunedì, appunto, e io stavo navigando. Il vento dolce da ponente, circa 18 nodi, la barca ben pulita nella carena, dunque veloce come sa essere, un equipaggio di gente che mi garba, come non sempre avviene, il mare formato, ma docile, cosa non così frequente… tutto mi stava regalando emozioni. Una barca condotta bene, come si deve, sta in equilibrio tra vento e mare, tra pesi e forze, e dice dell’universo più di qualunque trattato di filosofia. Ecco perché, nell’armonia migliore, mi sono messo a compilare elenchi.

Gli elenchi hanno un vantaggio: sono concreti. Ricordano senza possibilità di compromissione quel che sta di qua e quel che sta di là. La riga in mezzo al foglio, il desiderio recondito di ogni essere razionale (cioé quelli che credono che ciò che è reale lo vedi, mentre quello che non vedi non esiste). Alla destra della riga la roba da buttare, da evitare, per cui occorre applicarsi con metodo; alla sinistra quello che va perseguito, con impegno, per evitare che non avvenga, che sarebbe un peccato. A me il mare rende lucido, mi fa andare al punto.

La sera, lunga e bella discussione sulla vita, sulle donne, con un amico, seduti come due flaneurs al bar del porto. Un po’ ebbri di aperitivi, ci siamo stimolati, abbiamo detto, confessato, dichiarato. Il sole sulle barche all’ormeggio, l’azzurro contrapposto del cielo e del mare, le nostre anime salve, tutto aiutava la comunicazione. E l’emozione. E’ stato allora che mi è venuto in mente qualcosa che avevo dimenticato. Il lunedì non amo comunicare. Se non così, a pochi passi dal mare, quando ha senso, terribilmente senso, e non farlo, nonostante sia lunedì, sarebbe qualcosa di meno.

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133 pensieri su “I don’t like monday

  1. per Simone
    Sul fatto che milioni si lamentano ma non fanno nulla per cambiare concordo, ma l’unico cambiamento possibile per loro è a livello sociale: la loro responsabilità è avvallare un sistema di vita come questo. Individualmente non hanno possibilità di sottrarvisi. E’ anche evidente che non è facile immaginare un cambiamento sociale efficace, che funzioni sui grandi numeri (diverso è il caso di piccole realtà locali), come l’esempio del fallimento di tutti i movimenti rivolouzionari degli ultimi 2 secoli dimostra.

    Non ho mai detto che occorra essere ricchi per il ds: anch’io non lo sono. Dispongo di alcune sicurezze che mi hanno permesso di attuarlo contraendo il mio tenore di vita, ma non sono nè sono mai stato un miliardario. Ho scritto che il 20%-all’interno dei quali ci sono milioni di veri ricchi- potrebbero farlo subito ma hanno troppo da perdere-sempre dal loro punto di vista, naturalmente.
    E’ vero che tutti hanno talenti, anche chi non lo sa, ma non tutti i talenti sono “monetizzabili”. Ci sono milioni di potenziali buoni pittori, musicisti, poeti, artigiani di valore, ecc. ma non tutti potrebbero trovare acquirenti per le loro opere se la scelta fosse fatta da molti. E anche qui torniamo al solito punto: il ds non è una strada per tutti ma solo minoranze- milioni di persone, includendo tutti quelli che potrebbero ma per vari motivi non vogliono-, ma pur sempre molti meno delle decine di milioni che non possono a prescindere da considerazioni di tipo culturale.
    E’ vero, come scrivi, che è estremamente improbabile un ds di massa improvviso, ma l’esempio che avevo fatto era proprio per dimostrare che, se non è attuato solo da una minoranza, il ds non è in alcun caso possibile senza una base esconomica alle spalle(non ricchezza, ma autosufficienza basata su bassi consumi).
    Assolutamente non posso concordare sull’affermazione che cambia solo chi è già cambiato dentro: è un prerequisito, certo, come dimostrano i ricchi che cercano di accumulare sempre più, ma senza mezzi-il minimo necessario, non la ricchezza- o talenti spendibili sul mercato-e quindi utilizzati a fini economici da una minoranza- il ds è impossibile.
    Il cambiamento interno è stato il mio primo passo, la rinuncia alle follie del consumismo, del culto ipocrita del lavoro, delle finte libertà propagandate ogni giorno. Ma senza qualche sostanza non avrei potuto attuarlo. Tu stesso, Simone, non avevi debiti o mutui da pagare nè figli da mantenere e in più hai un notevole talento come scrittore che già da solo può darti una notevole sicurezza per il tuo futuro.
    Vorrei però chiarire, perchè le mie posizioni non vengano fraintese, che io sono nettamente a favore del ds(non a caso l’ho attuato già da anni) e il fatto che la maggior parte non possa ancora farlo non ne sminuisce il valore: nell”800 pochi sapevano leggere, oggi ciò che allora era un privilegio di pochi è diventato patrimonio di tutti-almeno in occidente. La stessa cosa accadrà col ds: un giorno tutti vivranno secondo questi principi e ciò perchè le condizioni sociali lo renderanno alla portata di tutti.
    Sentirsi in colpa perchè io posso farlo e altri no sarebbe come sentirsi in colpa perchè io sono fisicamente sano mentre milioni di persone non lo sono: quello che dico è che tutti potranno farlo se la società cambierà. E io sono per il cambiamento.

    saluti roberto

    • Io ti citavo, Robert: “Ora come ora il ds è per il 20% più ricco “.

      Comunque no Robert, proprio non concordo. Rispetto il tuo punto di vista ma non concordo con il mood generale di quel che scrivi, con la propedeuticità che dai alle affermazioni e ai concetti. Per me vale l’ordine opposto. Mai visto uno che ha mezzi cambiare se prima non ha fatto un lavoro dentro. Visto spesso, invece, cambiare gente che non aveva mezzi ma dentro era pronta.

      Circa me, tu dici: “Tu stesso, Simone, non avevi debiti o mutui da pagare nè figli da mantenere e in più hai un notevole talento come scrittore che già da solo può darti una notevole sicurezza per il tuo futuro.” Io avevo una moglie da “saldare”, che ha preso molto di quel che avevo messo da parte. Mutui non ne avevo ma dovevo comprarmi una casa, visto che ero in affitto, e l’ho fatto trovando economie in dodici anni e poi lavorandoci direttamente (senza avere doti di muratore o carpentiere, sbagliando e imparando, facendo peggio di molti o meglio di altri). Idem per la scrittura. Ho cambiato quando vendevo 5000 copie a romanzo, dunque niente, tre o quattro migliaia di euro lordi, quando e se pubblicavo. I libri di successo sono venuti dopo e se c’è una cosa vaga per uno scrittore è il futuro.

      No, mi spiace, davvero non concordo. Ma bene così, così riflettiamo entrambi. ciao!

  2. SIMONE:un pò più sognatore
    VALENTINO:un pò più con i piedi per terra
    Con una finalità in comune: godersi la vita.
    Come è capitato a me sab sera, sdaiato su un campo d’erba a guardare le stelle,attorno a me le lucciole(quelle che luccicano ad intermittenza, intendiamoci)un leggero venticello.
    Località villa minozzo appennino reggiano 750 metri slm
    Opsss… dimenticavo in dolce compagnia!
    CIAO A TUTTI

    • ma sì, ognuno ha il suo modo. Il mio, da sognatore che tu dici, non manca di essere sufficientemente concreto. Tant’è che ci vivo così, concretamente, come te. Nel mio caso, secondo il mio “modo” il vero motore di tutto è proprio il sogno. Senza di quello non avrei l’energia e la motivazione per affrontare le difficoltà, i problemi di soldi, le economie, e la durezza che, come ho detto, questa vita spesso porta con sé. Immaginare, come dice Stojan Decu, è agire. ciao!

  3. “è difficile rendersene conto davvero se non si prova”

    …simone, adesso non vorrei fare la classica gara maschile a chi lo ha più lungo. Ho cambiato 2 volte e prima di te. 8 anni fa da stipendio alto con aerei in giro per l’italia, a stipendio basso e lavoro in piccola città di provincia, con ruolo da ultimo arrivato. Poi sono passato da hotel di lusso a spendere TUTTO QUELLO CHE AVEVO per farmi casa e famiglia. Ma non mi basta ancora, voglio lavorare solo al mio studio. Non sei l’unico ad essere “dentro” (per quello che può significare).

    quindi so cosa vuol dire.

    precisato questo:

    Ripeto ancora una volta: tutto quello che dici per me è vero, ultra vero, vorrei inventare una parola nuova per dirti quanto sono d’accordo con te.

    Ma i soldi in tutto questo servono, e la gente non li ha e non li avrà mai.

    • non è una gara, infatti. hai fatto bene a raccontare qualcosa di te, questo avvalora le tue posizioni. Che i soldi servano è evidente. Ma ne servono pochi per chi pochi ne usa. E’ solo la conclusione che è diversa. Il che è legittimo. La pensiamo in modo simile, ma con conclusioni diverse. ciao!

  4. CAPITAN PEROTTI, ho l’ impressione che a volte sogni ad occhi aperti.
    Svegiati e riprenditi!!!
    Oltre alle idee chiare, se mancano le condizioni,
    SI RISCHIA LA CODA ALLA MENSA DEI POVERI.
    BUON POMERIGGIO A TUTTI
    VALENTINO

    • Sono sveglissimo Valentino. A furia di parlare di soldi invece che di sogni si rischia la fila al cimitero. Anzitempo… Meglio morire poveri che vivere morti dentro.

  5. per Simone
    La maggior parte della popolazione dell’occidente è classe media perchè ha un lavoro a tempo pieno, e questo lavoro permette l’accesso anche a una quota più o meno ampia di consumi superflui. Peraltro meno di quanto appaia sui media: per fare un esempio sembra che tutti vadano in vacanza-i famigerati esodi- ma in realtà solo poco più di un terzo della popolazione trascorre almeno 5 notti consecutive in un hotel.
    Comunque la riduzione dei consumi superflui non permetterebbe alla gran parte di quell’80% di abbandonare il lavoro: senza beni solo una piccola percentuale possono tentare e riuscire. Quindi non dubito affatto delle migliaia di casi che citi, ma appunto non sono nè potranno mai diventare milioni.
    Prendiamo il tuo esempio di vendersi la casa in città e acquistarne una in provincia spendendo un terzo e vivendo per 10 anni con la differenza: l’83% degli Italiani possiede una casa, ma questa percentuale include anche chi ha ipoteca e mutuo da pagare, in maggioranza giovani coppie. C’è la casa dei genitori, è vero, ma di solito questa è “occupata” a lungo visto l’innalzamento della vita media. Diventerà disponibile quando la nostra coppia-allietata nel frattempo dalla nascita di un paio di figli- avrà oltrepassato la quarantina: a questo punto dovrebbero lasciare il loro lavoro più o meno sicuro con un paio di adolescenti a carico-e chissà per quanti anni ancora a carico!-potendo contare su riserve sufficienti nel migliore delle ipotesi per un decennio scarso. Tu dici che in 10 anni ogni problema si risolve, io sono meno ottimista: la maggior parte di loro si troverebbe nel migliore dei casi a passare dalla schiavitù del posto fisso a quella peggiore del precariato. Qualcuno, dotato di particolari talenti o attitudini, se la caverà certamente alla grande, ma dato che in media non siamo tutti particolarmente dotati, la maggior parte finirà solo per peggiorare di molto le sue condizioni di vita.
    Ora come ora il ds è per il 20% più ricco (che non lo vuole attuare) e per una piccola minoranza del rimanente 80% che dispone o di un patrimonio sufficiente per non precipitare nella precarietà e pochi vincoli familiari-è il mio caso dato che anch’io vengo da quell’80%- oppure è dotata di particolari attitudini e capacità: peraltro in questo secondo caso, funziona solo se il numero è limitato, se a esserne dotati fossero in milioni non riuscirebbero comunque a trarne il necessario per vivere.
    Ci si può mettere a lavare barche o imbiancare case, certo, ma che accadrebbe
    se migliaia di altri ds arrivassero nella tua provincia pronti a fare lo stesso? in breve tempo la concorrenza farebbe crollare i compensi a livelli cinesi e in ogni caso molti non troverebbero alcun lavoro. Tu hai talenti che ti permetteranno sempre di cavartela-a cominciare dalla scrittura-, la maggior parte della gente no.
    Per diventare alla portata di tutti, occorre una profonda riorganizzazione della società: per ora tutto il mondo si sta muovendo nella direzione opposta.
    Nel futuro, chissà
    saluti roberto

    • Robert capisco. Ma non condivido. Non mi interessa affatto stabilire che il ds sia una direzione adatta alla maggioranza o alla minoranza. Mi interessa il fatto che milioni di persone si lamentano quotidianamente ma non fanno molto (direi nulla, spesso) per cambiare la loro condizione. Non lo fanno dentro, soprattutto, e poi fuori. Però conosco in modo virtuale e/o reale migliaia di persone che non rientrano nella tua categoria di “ricchi” o di “abbienti” che hanno già cambiato vita, che hanno già seguito sogni o progetti alternativi. Solo in Piemonte ci sono migliaia di persone che vivono così, con molte cointeressenze ideologiche, politiche, culturali. L’Italia che conosco io, dove ho viaggiato in lungo e in largo abbandonando le convinzioni ma vedendo e toccando con mano, direttamente, dunque conoscendo davvero, la realtà della gente che non finisce sui giornali ma fa, dice, progetta, vive… è un’Italia appunto sconosciuta, ma che ha già messo in atto programmi di vita alternativi, e lo ha fatto senza pensarci su neppure troppo, agendo, con figli, senza particolari mezzi etc. Non condivido per nulla, secondo la mia esperienza e le mie convinzioni, che il ds sia qualcosa che può fare solo una piccola percentuale di ricchi. Quello che vedo io è diverso. Quello che ho fatto io, che ricco non sono, è diverso. E in questo, torno a dire, mi interessa pochissimo che sia la maggioranza o la minoranza. Mi interessa che sia possibile, che sia fattibile, per me soprattutto, e per tantissima altra gente. Se tutti quelli che possono cambiare vita (volendolo, ovviamente) la cambiassero e chi non può economicamente restasse fuori da questa opzione, avresti ragione tu. Ma non è così. Cambia chi è già cambiato dentro. E per un uomo già cambiato non c’è alcun ostacolo insuperabile. Nel nostro Paese siamo diventati tutti ragionieri, facciamo i conti, ci preoccupiamo della controcifra… Ma oltre questo c’è poco purtroppo. Tanti lamenti, ma poco altro. Moriremo con una moneta in bocca, stretta tra i denti, se continuiamo così.
      Quanto alla tua ultima osservazione, scusami, è l’estrema ratio delle paure. Quando mai qualcosa è stato fatto da tutti, tutti insieme, creando gli squilibri che ipotizzi? Mai. In nessun campo. Dunque perché nel ds o nel cambiamento collettivo, dovremmo temere questa ipotesi del ds-tsunami che rende tutto impossibile? Tutti hanno talenti Robert, ognuno i suoi. Il problema dei talenti non è averli o no, ma non rendersene conto, non utilizzarli. Non crederci. ciao!

  6. E’ veramente triste dover discutere sui numeri, ma quell’80% è un noto dato tendenzioso, perchè si diventa proprietari AL MOMENTO DELLA FIRMA sull’atto d’acquisto di una casa, non quando si ha finito di pagare il mutuo!

    Quindi parliamoci chiaro: proprietari NON INDEBITATI sono meno del 40%

    Togli gli anzini resta qualcosa intorno al 20% della popolazione, che però deve avere anche altre condizioni favorevoli per fare DS.

    Ne deriva che DS è per pochi, e che l’ostacolo primo sono i soldi, non basta vere un occupazione (precari?) o i genitori con la casa (esistono solo i figli unici?)

    Risparmiare, vero, è una cosa da imparare ed essenziale, ma con 1200 al mese, ripeto, anche se metti via 800 euro al mese, impieghi cmq 10 anni a mettere da parte 100.000 euro.

    • 10 anni ben spesi, La Signora Trinciabue. Io non vedo modi migliori per impiegare dieci anni. In quei dieci anni mettici anche che occorre lavorare dentro. Non ne parli mai, sembra quasi che lo consideri un optional, qualcosa che poi si fa facilmente. Cambiare dentro, diventare sobri, saper stare immobili, non patire lo sradicamento sociale, non temere il futuro, vivere alla giornata… Vorrei proprio vedere… Ma non rispetto a te, che non conosco, rispetto a tutti. Me compreso, che invece di paure senza prova posso riferire esperienze dirette, su base 4 anni, sangue sudato veramente, paure provate veramente. Eppure non sono una mammoletta, e non piango facilmente, sono uno tosto… ma ti assicuro che il cambiamento dentro rende quello dei soldi l’ultimo dei problemi. Però capisco, è difficile rendersene conto davvero se non si prova.

  7. Jorge sembra riemerso dal suo stato di profonda estraneità, ed è nervoso, non più capace di osservare in silenzio. “Per questo scrivi!” urla improvvisamente sul viso di Hrmingway. “E’ per la paura fottuta che hai di vivere! Il terrore che uno solo dei tuoi pensieri possa tradursi in qualcosa di reale, o uno solo dei tuoi personaggi possa rivelarsi vivo, in grado di dirti qualcosa che non vuoi ascoltare. E’ un modo di morire, il tuo, lasciando scritta la descrizione lunghissima del tuo funerale! Beh allora dimenticati di me! Io a questo funerale non partecipo. Io sto da quest’altra parte, quella dove chi vive non sa nulla del suo funerale. Io non ci vado al mio funerale! Io non vado a nessun funerale! E non ne voglio sapere fi questa sbobba che rincontri i tedeschi. Eccoli, i tedeschi, eccoli qui. Sono a qualche miglio da qui. Ecco la possibilità di uscire allo scoperto. Cosa fai ora? Cosa fai? Vuoi sapere cosa fai? Tu muori dalla voglia di scrivere come va a finire questa storia, molto più di quanto tu non voglia vederlo sul serio, il finale. Di’ che non è così!… E’ una merda!”

    Simone Perotti “Stojan Decu, l’altro uomo” pag. 155

    Già. Illuminante, Perotti, davvero illuminante. Grazie.

    • Grazie Silver. Quel romanzo è pieno di cose… Cose importanti, per me. E’ lì che tutto il mio ragionamento sul cambiamento e sull’autenticità è partito. E’ un romanzo sull’identità. Grazie che lo leggi. Fammi sapere alla fine. ciao!

  8. Attenzione Simone ai dati segnalati.
    Nel caso degli immobili, il 75% degli italiani non sono proprietari di casa. i veri proprietari(case pagate) sono il 40%.
    Stesso discorso per le auto.
    Anche sulle supercar, ogni 10 auto solo 3 sono pagate effettivamente. Il resto no.
    Ciò vuol dire che vi son dei gran debiti da onorare, caro italiano medio…
    La capacità di risparmio, invece è in mano alla popolazione matura.
    Purtroppo i salvadanai si stanno svuotando, i risparmi sono in erosione, i vecchi aiutano i giovani.
    Spiegati meglio sul 91.5% degli occupati in Italia.
    Questo dato mi ha spiazzato completamente…

    A presto
    VALE

    • Valentino, se così fosse, il mio ragionamento varrebbe ancora di più! Se un italiano fa debiti per cose che non lo rendono libero, potrebbe farne (meno, per altro) per la libertà. Ma la libertà come sappiamo bene entrambi, bisogna volerla.
      Grazie!

  9. Piera, il lavoro di letturista non mi va stretto, anche se capitano ogni tanto i momenti di crisi in cui mi domando se è stata la scelta giusta. Ma poi cerco di cogliere ogni giorno qualcosa di bello o curioso, all’interno del lavoro mi ritaglio piccoli spazi miei come fare un foto, leggere sulle targhe informative la storia di un portico o di un castello, ascoltare i discorsi della gente al bar, fare un tratto di strada a braccetto con una persona cieca che deve attraversare la strada… e questo è già un lusso, motivazioni valide per andare avanti e pensare che questa è la scelta giusta (e anche per scriverci sopra aneddoti, appunti).
    PanKogut, grazie per l’interesse, spero che il libro esca presto (al momento è in stand-by per problemi con la case editrice). ho visto alcune delle tue foto, mi piacciono quei colori saturi e quei tagli di inquadratura quasi astratti, sono immagini non certo banali, complimenti

  10. per Simone
    forse parliamo di persone diverse: milioni potrebbero cambiar vita, è vero. Ne hanno sicuramente la possibilità, ma hanno troppo da perdere, almeno dal loro punto di vista. Non solo un reddito elevato, ma ancor più la propria identità, il proprio status di ceto superiore, in molti casi posizioni di potere più o meno rilevante.
    Io parlavo di altri milioni, quell’80% della popolazione che dal proprio lavoro trae il proprio sostentamento o poco più.

    Sono persone che hanno meno da perdere nel cambiamento ma che non sono comunque in grado di attuarlo, indipendentemente da ogni altra considerazione. Lilly è un esempio evidente: non le manca la consapevolezza o la spiritualità, le mancano i mezzi. Credo che le fosse dovuta una risposta diretta, certo non piacevole per lei ma veritiera.
    Se l’ostacolo principale per un cambiamento di rotta della nostra società risiede senza dubbio in ciò che hai descritto, dal punto di vista individuale-sempre riferendosi a quell’80%- il muro invalicabile restano i soldi. Quindi non mi sorprende che si finisca sempre per parlarne nel ds: solo il quintile superiore può vederlo come un argomento del tutto secondario.
    Il denaro non da la felicità, anzi pare che oltre una certa soglia la riduca, ma l’assenza di mezzi minimi è fonte di un disagio decisamente maggiore.
    Quanti sarebbero disposti al cambiamento nel “mio” 80%? Moltissimi, se ne avessero l’opportunità. Vogliamo fare un piccolo test? Chiediamoci perchè in nessun paese è mai stato introdotto il reddito sociale di cittadinanza-incondizionato, universale e sufficiente per una vita dignitosa, da ds appunto. Perchè il girno dopo, fabbriche, uffici, cantieri si svuoterebbero, ecco perchè. “Vorrei che fosse già venerdì”, questa frase l’ho sentita un’infinità di volte nella mia vita, spesso proprio il lunedì. Nonostante il lavaggio del cervello a cui siamo sottoposti quotidianamente e le infinite pressioni, moltissimi in cuor loro capiscono bene che la libertà propagandata è quella in realtà dei lavori forzati a vita. Come scrive giustamente Carla, tutti i condizionamenti di questo mondo non valgono quanto la propria autentica libertà.
    saluti roberto

    • Robert, è proprio sulla tua segmentazione che io non sono d’accordo. Tutti, ma proprio tutti, fanno sempre l’esempio “di chi proprio non ha mezzi”. Ma stiamo parlando di una percentuale bassa della popolazione. La maggioranza della popolazione del nord-ovest del pianeta è classe media. La disoccupazione è all’8,5%, il che vuol dire che il 91,5% un lavoro ce l’ha. L’80% del Paese (il nostro) ha una casa di proprietà. O ce l’hanno i genitori (cui auguriamo lunga vita ma che prima o poi la lasceranno ai figli). Insomma, il denaro è assai più spesso un alibi che una motivazione. Io ho ricevuto migliaia di email di gente del tutto normale che ha cambiato vita perché aveva un sogno, e quel sogno era la vita, era importante, e non si faceva prendere per il collo da altro. Quel sogno era la vera motivazione al cambiamento, e dunque una via pratica, organizzativa, economica l’ha trovata. Non ho mai visto uno che ha un sogno essere frenato dal problema del denaro. Ho sempre visto molte persone che parlano di denaro perché se lo avessero… chissà cosa farebbero. E invece no, non funziona così. Ognuno ha le sue opinioni, ma non credo alle analisi economiche che ci vedono tutti fermi, impossibilitati a cambiare… Quanta gente che ha una casa in città potrebbe vivere dieci anni solo vendendola e comprandone una che costa un terzo in un posto meno caro? E dieci anni sono un orizzonte così ampio che una soluzione, nel frattempo, si trova. Quanta gente che potresti definire non abbiente cambia un telefonino all’anno da 4-500 euro? Con 500 euro si compra il cibo per una persona (dunque senza convenienze di scala) per 100 giorni, cioè più di tre mesi. Le automobili vengono cambiate per il 75% entro i 30mial chilometri, mentre sono in grado di percorrerne 200mila con una minima manutenzione. Sempre il tuo 80% è quello che spende 3 miliardi di euro per il cenone di natale e poi il giorno dopo butta via cibo avanzato per 1 miliardo di euro. Quanta gente ha la macchina dell’espresso e spende 0,35 euro per un caffé quando basterebbe aprire le capsule e spendere 0,05 euro riempiendole di caffé sfuso? Quanta gente paga bollette elettriche da decine di euro al mese quando un uso economico dell’elettricità ne fa spendere 16-18 a bimestre (come capita a me)? Io non credo al pauperismo generale secondo il quale il nostro ostacolo sono i soldi. Il nostro ostacolo è non saper sognare, non avere coraggio, non avere voglia di lottare per un cambiamento autentico verso altre vite. Io conosco ormai decine di migliaia di persone che non hanno alcun privilegio e cambiano vita. ciao!

  11. Lunga e bella discussione sulla vita con un amico, passi: ma pure sulle donne … Avrei voluto essere una mosca tze tze e farvi dormire per un bel pezzo tutti e due, altro che lunga discussione. Tanto non ci capite un tubo comunque, figuriamoci da ebbri. Hai voglia a discutere. Ma fatevi una bella dormita, che è meglio. Mica vero che chi dorme non piglia pesci: mai sentito parlare di sonno-lenza?

  12. Ok. Vi bacio e vi abbraccio tutti appassionatamente. E se siete sposati o fidanzati, cavoli vostri, a me non mi frega, tanto chiedono conto a voi, mica a me. Quanto al gentil sesso, lo informo che continuo a preferire quello cafone.

  13. Ciao Massimo,
    appena possibile leggerò molto volentieri il tuo libro, anche perché lavoro nel tuo stesso settore. Mi hai incuriosito.

    Un saluto a tutti e continuate così, è un piacere leggervi.

  14. Che bello quello che hai scritto Massimo, molto bello! Pensa che il tuo lavoro di acqua, luce e gas ti ha permesso di coltivare le tue passioni e farti una famiglia. Importante che non ti cominci ad andare stretto quel tipo di lavoro ma non mi sembra il tuo caso…. Tua moglie dovrebbe essere proprio orgogliosa di te!
    Mentre io ho iniziato la fase finale del mio downshifting anzi penso che non lo finirò mai…è in continua evoluzione mattone su mattone; come la mia casa (intendiamoci mini mini appartamento) è verso “l’Arrivo” (scadenza mutuo, tra tre anni!).
    Simone scrivi sempre delle cose illuminanti e “sane”! Non è una sviolinata, ma all’inizio con Adesso Basta, leggevo e mi arrabbiavo…ora con Avanti tutta e leggendo quello che scrivi qui sono più coerente…soprattutto con me stessa! Un saluto a tutti

  15. Perotti, ieri ripensavo alla tua trovata di qualche tempo fa, quella di esporre il tricolore: visto l’andazzo, c’è il “rischio” di metterla in pratica a breve. Ma dopo ho pensato che a casa tua, Perotti, non lo vedrebbe praticamente nessuno tranne te e pochissimi altri!

    Perotti, una curiosità: come’è andata la tua caccia di reperti marini, a Madeira? Fatto bottino? Ciao, Perotti. E gli altri? Non ho voglia di salutarli, quindi non li saluto. Quanto sono maleducata.

    • Silver, non ho trovato nulla. Madeira è splendida, mediterraneo e tropici che si specchiano e si sorridono. Però nulla di antico o di vissuto. Forse avrei dovuto cercare meglio, con più pazienza… chissà. ciao! E saluta…

  16. Ciao Simone, ho da poco terminato il tuo libro “Avanti tutta”. L’anno scorso avevo letto “Adesso basta” e mi ero entusiasmato. Leggendo “Avanti tutta” ho ripreso il filo dei miei pensieri dove l’avevo lasciato l’anno scorso. Trovando molte conferme, e anche qualche dubbio. Hai descritto diverse categorie di downshifters e devo dire che mi ritrovo in più di una. Appartengo alla categoria dei “familiari”, sono sposato e ho un figlio di quattro anni. Potrei rientrare anche nella categoria dei “rassegnati”, perché ho un mutuo che finirò nel 2020 e con il mio stipendio più le entrate saltuarie di mia moglie (che è grafica, libera professionista, ma fa solo qualche collaborazione sporadica) riusciamo a starci dentro appena, con spese mensili che si aggirano sui 1800-2000 euro salvo imprevisti. E dire che non facciamo una vita di sprechi, non andiamo mai fuori a cena e ci concediamo solo qualche gita ogni tanto, in giornata. Potrei considerarmi un rassegnato anche per un altro motivo: la mia totale inettitudine verso le cose pratiche e i lavori manuali, che delego sempre a qualcun altro (appena ho il minimo problema in casa chiamo mio padre che sa fare di tutto). Ma allora perché mi sento anch’io, nel profondo, un downshifter? Perché, come i “convinti”, anch’io ho una vocazione speciale che porto avanti da sempre: la scrittura. E in nome della scrittura ho scelto una vita professionale strana, atipica, e per molti incomprensibile. Nonostante la mia brillante laurea in Biologia non ho mai esercitato la professione, non ho mai scalato un solo gradino della mia possibile carriera. Ho sempre fatto lavori umili, insignificanti, che però mi consentivano di avere del tempo libero. Oggi, a 40 anni, leggo i contatori di acqua luce e gas, un mestiere che agli occhi di molti è solo un “lavoretto” per studenti o pensionati. Ma questo lavoro mi consente di essere libero tutti i giorni dalle quattro del pomeriggio, a volte anche prima. E così ho un po’ di tempo per dedicarmi alla famiglia, fare la spesa, leggere, andare a far foto (un’altra delle mie passioni), vedere qualche mostra d’arte e naturalmente anche scrivere. Insomma, da anni porto avanti una scelta che è un compromesso tra il dovermi guadagnare da vivere e quelli che sono i miei irrinunciabili spazi culturali e la necessità di scrivere. Ancora oggi, a sedici anni dalla laurea, ci sono amici che mi portano articoli di giornale con annunci di lavori da biologo. Non hanno ancora capito. Tra qualche mese dovrebbe uscire il mio secondo libro, “Il letturista”. Scritto in gran parte nelle ore pomeridiane libere dal lavoro, dalla carriera, dall’ansia di guadagnare di più. Ti ringrazio perché leggendo i tuoi libri mi sono sentito meno strano e più consapevole delle mie scelte. Ti ringrazio perché adesso mi riesco a inquadrare in un contesto diverso, molto più ampio, fatto da un coro di voci che hanno trovato la loro strada, il loro personale modo di vivere il downshifting. E anch’io sento in qualche modo di farne parte.

  17. Ciao Simone, ti ricordi di me,
    Alberto Gatti di scalalamarcia!

    Volevo ringraziarti.

    Tu sei stata una delle persone che ha contribuito al mio cambiamento.

    Oggi ho comunicato che non rientrerò a lavoro.

    Incomincio una nuova vita non ho un tesoro e non ho un lavoro alternativo ma ho quello che serve in questi casi.

    Il coraggio di scegliere!

    Un’abbraccio

    Live simply take it easy

    Alberto

  18. accidenti… non posso navigare un giorno intero, senza segnale, tra la Corsica e la liguria… che vi accapigliate! Mi rendo conto che il tema è forte, che le opinioni qui si mescolano alle giustificazioni o alle motivazioni che ognuno si dà… però… quanta voglia di confronto duro! Da un lato mi piace quando ci si prende a cuore un discorso, sia chiaro….

    Io mi limito a rispondere a Robert, che dice “se potessero quanti lo farebbero?” Pochi Robert. Pochissimi. Oggi possono cambiare vita milioni di italiani, eppure nessuno cambia. Pensa solo a chi ha soldi, cultura, ha fatto esperienze, ha viaggiato… cioé chi ha, oltre ai soldi, il maggior numero di strumenti… Eppure… Sentimi Robert, e credimi quando ti dico che da fuori sembra una questione di possibilità, da dentro ti dico che è sempre, soprattutto, una questione di emozioni. Sì, esattamente: emozioni. Solo chi cerca emozione nella propria vita cambia. Ma chi cerca emozione, cioé passione tradotta in stati d’animo e azioni, sa che si paga un prezzo. E quel prezzo non è economico. Oggi calca le scene una moltitudine di esseri senza vento, Robert, gente senza emozione, senza coraggio di ammettere che quelle emozioni non sono adatte a loro stessi. Parlare di soldi di fronte all’enormità di questo punto è come preoccuparsi per una parete quando le fondamenta della casa sono pericolanti. Ciao!

  19. va bene io non ho altro da dire su questo argomento, lascio spazio a chi ha qualcosa di nuovo da aggiungere.

  20. Quando lessi il libro, venti anni fa, rimasi folgorata da questo passo e mi divertii a paragonare alcune persone che conoscevo alle tipologie descritte. A proposito di consapevolezza, spiritualità e downshifting.

    “La domanda di importanza decisiva, che bisogna farsi, è questa: “Dove sono con la testa quando il corpo è lì in macchina?” Ecco i tre casi più comuni:
    1. L’uomo la cui principale preoccupazione è quella di arrivare puntuale è quello più lontano di tutti con la testa. Seduto al volante, la sua mente è già alla porta dell’ufficio: ha coscienza dell’ambiente circostante solo nella misura in cui rappresenta un ostacolo alla ricongiunzione tra soma e psiche. Questo è il Complessato, che si preoccupa soprattutto di quello che il “boss” penserà di lui. In lui comanda il Bambino, un bravo bambino obbediente, sta giocando a “Non è la buona volontà che mi manca”. Mentre guida difetta quasi completamente di autonomia, e come essere umano è in sostanza più morto che vivo. Non è affatto escluso che questa sia la condizione più favorevole per arrivare all’ipertensione e alle malattie delle coronarie.
    2. Il Musone, dal canto suo, non si preoccupa tanto di essere puntuale quanto di raccogliere scuse per giustificare il ritardo. Contrattempi, semafori che non funzionano, imperizia o stupidaggine degli altri automobilsti, tutte cose che fanno parte dello schema, segretamente bene accetto in quanto contribuiscono al gioco del Bambino ribelle, o del Genitore severo, il “Guarda che cosa mi hanno fatto fare”. Anche lui dimentica l’ambiente circostante se non nella misura in cui favorisce il suo gioco: è vivo soltanto a metà. Con il corpo è nell’auto, con la mente vaga alla ricerca di colpe e di ingiustizie altrui.
    3. Meno comune è l'”automobilista disinvolto”, quello per cui guidare la macchina è una scienza e un’arte congeniale. Mentre si disimpegna abilmente nel traffico, è tutt’uno con la macchina. Anche lui è cosciente dell’ambiente circostante solo nella misura in cui gli permette di sfoggiare la sua abilità: è questa la sua ricompensa, ma nello stesso tempo ha piena consapevolezza di sè e della macchina che guida così bene. In questo senso è vivo.
    4. Viene infine l’individuo consapevole, che non corre perché vive nel presente e nell’ambiente circostante: vede il cielo, gli alberi e sente di essere in movimento. Correre significherebbe trascurare l’ambiente ed aver coscienza soltanto di qualcosa che non è neppure in vista, soltanto degli ostacoli o di se stessi. C’era una volta un cinese che andava a prendere la sotterranea; il compagno bianco gli disse che avrebbero risparmiato venti minuti, con l’espresso, e così presero l’espresso. Quando uscirono al Central Park, il cinese si sedette tranquillamente su una panchina. L’altro lo guardò, sorpreso. “Be'”, gli spiegò il cinese, “visto che abbiamo risparmiato venti minuti, possiamo starcene seduti un po’ a goderci il parco.” La persona consapevole è viva perché sa che cosa prova, sa dove si trova e quale momento vive. Sa che quando sarà morto gli alberi ci saranno ancora e lui no, e perciò vuole guardarseli e goderseli il più possibile.”

    Eric Berne “A che gioco giochiamo”

  21. Sostengo che non è una questione di soldi, ma una questione di equilibrio mentale, spirituale. Per decenni abbiamo fatto finta di vivere, ci siamo creati un mondo dove tutto è possibile, illimitato ed immediato. Ci siamo dimenticati della morte, unica certezza in questa vita e che fa parte della vita.
    Sto cercando un equilibrio spirituale e mentale con me stessa (non centra la religione) e con ciò che mi circonda e mi accorgo che per fare questo bisogna rallentare, togliere, ascoltarsi e ascoltare, andare, lasciare…
    Spero di poter condividere su questo blog esperienze di questo tipo.
    Grazie a tutti.

  22. @ Lilly, cara, non so cosa ti abbia fatto presuntuosamente pernsare che quanto ho scritto fosse diretto a te: diciamo che il tuo è stato l’ultimo di molti commenti di tanta gente, con figli e non, che mi aveva fatto cadere le braccia. Tutto qui. Quanto all’esagerazione, esagera pure, è divertente: io lo faccio spesso. Certo, non so se sui tuoi manuali di galateo è previsto. Mi sa di no. Allora, non si fa!

    @ signorina Trinciabue, non mi riesce di condividere il suo entusiasmo per il vespista sprovveduto e per nulla attendibile: uno che va in Norvegia in maggio senza sapere che ci sono da 0 a 5° e crepa di freddo, è un cretino in meno sulla faccia della terra. C’è da rallegrarsene e da segnalarlo eventualmente ai Darwin Awards alla memoria.

    http://www.darwinawards.com/

  23. Per La Signorina Trinciabue Nr. 2
    I genitori ho avuto la possibilità di assisterli quando ho potuto essere padrona del mio tempo. La scelta di stare con loro a lungo, di seguire momento dopo momento il deteriorarsi della memoria di mio papà e assistere impotente ma presente allo scomparire della sua individualità di tenergli la mano, di stare con lui indifferente al giorno festivo o meno, di farlo ridere e rilassare intavolando con lui dialoghi surreali seguendo strane associazioni della sua mente, di riuscire a farlo sorridere, di scoprire una comunicazione che va al di la del significato delle parole, di permettermi di vivermi, senza scuse, fino in fondo, il distacco da lui, mi è stato possibile ora. E non attraverso i soldi. Anche qui, tutto ha il suo prezzo, ma come ne valeva la pena!!!

  24. Per La sig.na Trinciabue
    Bhe, certo che ciascuno parla di se stesso, ciascuno può essere testimone sincero solo della propria esperienza. Ogni scelta, come avere figli, porta a conseguenze diverse e le variabili sono molte. Che consigli posso dare io a chi come Lilly ha una condizione e realtà diversa dalla mia? Se non di respirare profondamente e concentrarsi su quello che la fa stare bene. E andare avanti così, momento per momento. E le cose verranno da se. Troppo semplice? non credo. Ma non credo neanche nella validità della lamentazione. Credo anzi che siamo culturalmente così abituati all’etica del soffrire e del sacrificio che staccarcene è dura. E’ molto difficile lasciare il conosciuto, anche se nefasto, per l’ignoto. E’ un rischio che implica una grande presenza, per affrontare le variabili sconosciute con tutta la capacità che abbiamo accumulato negli anni, non quella che gli altri ci hanno attribuito, ma la nostra, di cui magari noi stessi non siamo consapevoli. Questa la mia esperienza.
    Parli di spiritualità , come se la spiritualità non facesse già naturalmente parte di ciascuno di noi. Diverso è l’ascolto che ciascuno decide di concederle. Perché spiritualità significa trovare l’autenticità del proprio essere, per la quale occorre acquisire l’abitudine di ascoltarsi e si può iniziare anche con molto meno di mezz’ora al giorno, perché quando inizi a sentirti è difficile che tu smetta.

  25. per La Signorina Trinciabue
    Condivido le tue considerazioni: come ho già detto il ds ora come ora è alla portata solo di una minoranza e richiede alcune precondizioni tipo una certa base economica e l’assenza di vincoli familiari importanti.
    Dire che si deve partire dalla spiritualità è senz’altro corretto, ma se si ha solo quello il cambiamento è quasi impossibile. Quanti impiegati e operai sarebbero disposti almeno a tentare se ne avessero la possibilità? Io credo molti, almeno in base alla mia esperienza e ai discorsi che ho sentito da colleghi e amici in tutti questi anni. E questo nonostante tutte quelle pressioni e quei falsi bisogni che ci vengono inculcati ogni giorno!(pienamente d’accordo con te, Carla)
    Resta il fatto che il ds è anche l’unica scelta realistica che l’umanità si troverà di fronte se vorrà continuare a esistere. E questo si porrà con evidenza fra non molti anni.
    saluti roberto

  26. Per Carla,
    credo che il tuo è uno dei migliori commenti che mi è capitato di leggere su questo blog.
    Sono in perfetta sintonia, hai spiegato quello che avevo in mente da tempo.
    Ottimo
    Grazie

  27. … be’ meno male che Silver Silvan c’è.
    Non so bene come e se risponderti ma alla fine credo che farò un tentativo perchè la lettura del tuo post mi ha fatto abbastanza incazzare.
    In realtà le cose che avrei da dire sono talmente tante da rischiare di esagerare. E se una cosa che non amo è proprio questo: esagerare. Be’ Silver Silvan, tu hai proprio esagerato.
    Credo non servi a me (ma nemmeno a te) che ti spieghi alcunché (se e che genere di consigli chiedessi, cosa mi porta a fare determinate considerazioni, quale sia il mio vissuto, quali i tentativi). Di tutto ciò si fa un bel “chissenefrega” e via. Diciamo che in generale non mi piace erigermi a gran dottore nè amo chi si mette sul piedistallo e pensa di saperla sempre di più e meglio di chiunque altro.
    In una parola: ti ho annoiata? Mi hai trovato demenziale? Ti ho addirittura rattristata? Ti sei dissociata? Mi hai svegliata? Grazie Silver Silvan, di persone che la pensano così senza aver cercato di capire una beata minchiafava è pieno il mondo. Io credo di poterne assolutamente farne a meno.

  28. Bha… parlate solo di voi stessi. La gente ha figli da mandare a scuola, che vuole essere in grado di aiutare quando ne avranno bisogno, ha genitori da assistere. La gente tira la cinghia di brutto e stenta ad arrivare a fine mese. La gente è costretta a vivere con 900 euro mese, non libera di…

    La media italiana non è libera di scegliere qualcosa che, se va male, fa male solo a se stessi.

    Spiritualità del cambiamento si, vale per pochi, per chi può permettersi di pensare a queste cose, gli altri, tutti gli altri che fanno parte della media italian hanno ben altri problemi prima, che non si risolvono con mezzora di spiritualità al giorno.

  29. Comunque, giusto per la cronaca, questa estate il viaggio in bici durerà un mese (agosto), viaggerò da solo per la prima volta e sarò “perso” per l’Italia centrale, tra mare, campagna, collina e montagne e cibo buonissimo 🙂 Ho un po’ paura ma sono curioso di vedere come me la caverò e cosa imparerò. Ciao!

  30. DS non penso significhi sconvolgere completamente la propria esistenza.
    A mio avviso ci sono diversi gradi e tipologie di downshifters.
    Simone potrebbe rappresentare la categoria più estrema ma si può rallentare
    e scalare marcia anche senza estremizzare.
    Probabilmente dipende anche dal tipo di lavoro ed esigenze che ognuno ha.
    Quelli come Simone, varie categorie di professionisti se sono dentro un certo giro e seguon ritmi forsennati
    penso siano obbligati a fare una scelta radicale se vogliono liberarsi perchè il sistema in cui sono coinvolti
    non accetterebbe un loro rallentamento.
    Ma non siamo tutti top manager.
    Per esempio un artigiano che magari è abituato a lavorare 10 ore al giorno, sabato e domenica compresi
    per guadagnare e mantenere un certo stile di vita potrebbe rallentare, lavorare meno, godersi i fine settimana,
    prendersi qualche giorno di riposo in settimana a fronte di minori guadagni e uno stile di vita più sobrio.
    DS non significa dover cambiare per forza lavoro o diventare scrittore.

  31. La libertà si paga, ma per mia esperienza non con i soldi. Raccogliere fondi non è cosa impossibile la difficoltà maggiore sta nell’affrontare le conseguenze di farlo in maniera diversa dalla comunità che ti circonda. Quindi:
    superare l’imbarazzo del non avere una identità lavorativa, di dover rispondere a chi ti chiede : cosa fai? mentre sai che in realtà intende: dimmi che lavoro fai e ti dirò chi sei, e a te non piace essere giudicato, perché sai che chi sei non può essere racchiuso in una modalità di raccogliere denaro. Insomma… affrontare il tuo orgoglio, insicurezza e il tuo bisogno di riscontro. Superare la paura di diventare un clochard nel caso le cose non andassero bene, superare la paura di invecchiare o morire in un tristissimo ricovero, malato e senza mezzi, superare il senso di fallimento rispetto alle aspettative dei tuoi genitori…
    Insomma: affrontare tutti i tuoi demoni. questi alcuni dei miei! Non si scappa più dai punti chiave, si affrontano e si sperimentano. In fondo sono solo immagini, proiezioni. Affrontarle è l’unico modo per dissolverle. Forse 😉
    Aiuta:
    imparare a viaggiare in solitaria e a ricordarsi costantemente come si fa
    Imparare a non dare per scontata la libertà guadagnata, ma attingerne forza quotidiana fermandosi di tanto in quando a contemplandone i godimenti.
    Ma io non ho figli e mi sento molto meglio adesso di quando avevo il mio nome stampato sui biglietti da visita aziendali. Non credo di aver avuto molta scelta: semplicemente stavo male. Per stare meglio dovevo andarmene. Non sapevo quanto mi sarebbe costato, ma sapevo quanto mi costava rimanere e non sarei stata più in grado di pagare il conto. Ora invece ci riesco, il prezzo della libertà mi pare equo, e fra l’altro pagarlo mi rende viva!

  32. @Fabio:

    😀
    tranquillo, il mio voleva essere un commento ‘simpatico’, per esorcizzare anche tutto quel baillame mediatico a cui sottopongono le tv ed i media in generale (e al quale non do’ piu’ ascolto da parecchi anni, forse da sempre…).
    Anche io sono uno che le stagioni, il passare delle stagioni soprattutto, e le caratteristiche di ognuna di esse, se le gusta appieno. Non sono cicloturista, ora, ma fino a non molto tempo fa giravo solo in bici (ed e’ una cosa che voglio tornare a fare..), quindi meteo, condizioni climatiche, cambi improvvisi, li sentivo tutti, e sulla mia pelle. Pero’ mi piace gustarmi le stagioni per intero, bene inteso, senza passare anche ‘virtualmente’ a quella dopo, prima ancora che arrivi. Sara’ che di ognuna delle 4 stagioni c’e’ qualcosa che mi piace, che mi fa stare bene, per questo che voglio che durino fino al loro ultimo giorno.

    Tornando al discorso DS, certo, molti, moltissimi parlano prima di tutto dei soldi, necessari (??) per poterlo fare.. pochi, pochissimi si fermano sul COSA e in CHE MODO vogliono davvero fare, prima ancora di pensare a quanto costera’.. anche perche’ il fare DS deve, secondo me, essere una condizione che parte da dentro e che non richiede di ‘essere mantenuta’ finanziariamente, ma che gia’ nel suo essere preveda un modo di andare avanti… il DS non vuole dire ritirarsi in vacanza senza muovere un dito, ma piuttosto, togliere progressivamente tempo ed energie alle cose ‘logoranti’, inutili, per convogliarle in cio’ che ci piace, che ci puo’ far vivere meglio. Per molti puo’ essere viaggiare, per altri aprire una attivita’, per alcuni anche trovarsi un lavoro stabile… chi puo’ darne la definizione definitiva… certo e’ che un bel po’ di lavoro personale, interiore, va fatto, il DS non puo’ essere iniziato, interrotto o gettato, come una moda temporanea, ovvero come lo vorrebbero far apparire i giornali e i media che hanno tentato, negli ultimi tempi, di parlarne, di appropriarsene per buttar giu’ qualche riga di piu’…

    Il Ds puo’ anche essere, per chi non l’ha mai fatto, riprendersi qualche ora libera tutti i giorni, ricominciando davvero a vivere, e non aspettando solo il weekend per disfarsi di fatica, nel tentativo di recuperare il tempo perduto.

    Buona vita e buona giornata a tutti voi !! 😉

  33. Bah, la discussione ha preso una piega che mi ricorda molto il conformismo alla rovescia e questo genera in me un’insofferenza notevole, che non posso definire noia, ma ci va vicino. Trovo triste che persone adulte, per di più con figli, chiedano agli altri come devono fare qualcosa. So anche il perché: a 15 anni, finite le medie, mia madre mi disse che, da allora in avanti, dovevo provvedere alla pulizia della mia stanza, a gestire la burocrazia scolastica e al lavaggio e alla stiratura dei miei abiti; quando obiettai che non lo sapevo fare, rispose drasticamente: “Arrangiati. Impara. Trova il tuo metodo.” Da quella volta è diventata un’abitudine, trovare il mio metodo per qualsiasi cosa e, a maggior ragione ora, mi sembra deprimente che a qualcuno venga in mente di chiedere consigli, per di più a perfetti estranei che non conoscono niente nè di lui né della sua situazione. Trovo che sia demenziale, non posso farci niente. Un conto è ascoltare le varie, molteplici e diversissime esperienze e rapportarle alla propria, un conto è mettersi a fare gli scolaretti che chiedono attenzione al maestro o al guru di passaggio. Mi dissocio. C’è qualcosa di umiliante nel giustificare se stessi e la vita che si fa agli occhi degli altri: porca vacca trenta, quaranta, cinquant’anni suonati ancora a dare spiegazioni e a farsi dare la pagella da chi ti circonda? L’anomalia è lì, sveglia!

  34. @Fabrizio

    Fabrizio, mi hai fatto sorridere! 😛 Ti posso rassicurare sul fatto che non sono preda del lavaggio di cervello dei media italiani, per i seguenti motivi:

    – intendevo dire, quando ho detto che vorrei godermi l’estate(ma anche le stagioni precedenti), che vorrei sentire, vedere e fare esperienza del cambio delle stagioni, vedere che effettivamente la natura attorno a noi, che poi è il mondo reale in cui noi siamo immersi e con cui siamo veramente compatibili, che si modifica, sentire il soffio vitale della terra. Sembrano paroloni di moda, ma devi sapere che (e qui vado al punto successivo):
    – io sono un cicloturista da ormai 4 anni, ovvero uno che si passa le ferie estive in sella ad una bicicletta, per 2, 3, 4 settimane, e in quel periodo magico sono continuamente in contatto con l’ambiente; questa possibilità mi sta insegnando moltissimo, si ha la possibilità di osservare tantissime cose, di cui sono privato sostanzialmente per gli altri 11 mesi l’anno. E non parlo solo di natura e ambiente, ma di persone, di (in)civiltà, di mentalità, abitudini
    – in questo modo principalmente mi sto accorto, relativamente alle stagioni ad esempio, di quanto ci perdiamo. E dei segnali, importanti e significativi, che l’ambiente ci manda. Sono dell’idea, ad esempio, che queste prime due settimane di giugno, piovose in modo violento, almeno qui a Torino, non siano normali. E non lo penso solo perchè gli scienziati parlano del GW, lo penso perchè nella vita di tutti i giorni, chiusi in macchina, vediamo piovere forte ed esclamiamo qualcosa, ma poi non ci pensiamo più. Mentre quando sei in bicicletta, o in barca, ti fai l’occhio e qualcosa “percepisci”. Senti la violenza della natura (non solo quella, per fortuna), in un certo senso la misuri, ne fai esperienza.

  35. Dai Lilly tirati su un pò!
    Hai 3 figli: sono o no una gioia oltre ad essere un impegno? Si, io ne ho due ma è così.
    E allora…

  36. L’analisi dei costi sta bene, è da fare e se si vuole è anche una componente di un certo rilievo: ma il cuore di questa filosofia è altrove.
    Quando penso ad un programma per arrivare a…è perché PRIMA ho avuto ben più di mezz’ora al giorno di riflessioni e pensieri continui per anni su determinati valori che voglio poter coltivare di più, anche la solitudine caspita! MI PIACE! Anche con moglie e figli!
    E’ sacrosanto che le responsabilità di figli da crescere come per Lilli o anche per me siano ben più schiaccianti che altri fattori. Tolto questo credo che voler vedere il denaro come “passaggio inderogabile per” sia una buona scusa: la vera sfida di questa scelta ha radici altrove, in un posto in cui scendere fa molta paura ai più.
    Siamo onesti.
    Io questo percorso l’ho già fatto ed è venuto in modo molto naturale, negli anni.
    Adesso penso a come fare la seconda parte…e poi la terza e poi via di filato fino in fondo.
    Vada come vada ci avrò provato e mi sarò conosciuto meglio. Non ho paura di fallire. Mai.
    Per me Simone hai fatto un grande percorso e “conoscerti” mi ha aiutato nel mio.
    Ciao.

  37. … quindi: andrò avanti a lavorare come un somaro finché morte mi colga???!!!
    Però posso sempre farlo con molta spiritualità, magari muoio meno!
    Un abbraccio sempre più perplesso
    Lilly

  38. Credo che molte persone pensino che una volta risolto il problema “soldi” e trovato il modo di cambiare vita, facendo DS, saranno automaticamente felici e soddisfatte.
    Non so se riesco a spiegarmi bene in questo senso: si crede che avendo più tempo a disposizione, lavorando il poco che basta a vivere, riappropriandosi della propria vita, il grosso del lavoro è fatto.
    Ma come dici tu, c’è sempre il rovescio della medaglia nel DS perché rinunciare a tante cose non è facile, o gestirsi il tempo libero o i rapporti interpersonali che cambiano.
    Il DS diventa un fatto economico perché i “soldi” li puoi toccare con mano e perché siamo addestrati a vedere tutto come una questione di denaro. E forse la spiritualità, il conoscere sé stessi, la solitudine e tutte le altre voci che non entrano nel “bilancio” del DS sono l’aspetto più “romantico” dello scalare marcia, quindi affascinano più che spaventare.
    Piace a tutti immaginare che il DS voglia dire solo essere liberi dalla vita sempre di corsa di tutti i giorni, magari seduti su un pezzo di spiaggia a guardare il mare e pensare all’immenso. 🙂

  39. Già, sono d’accordo anch’io con la mezz’ora di spiritualità, è pericoloso dimenticarsene: si ricomincia a parlare solo di soldi ma in peggio perché prima erano tanti, adesso sono pochi e questi nuovi calcoli ripetuti allo sfinimento fanno venire l’ansia.
    I conti vanno fatti, e bene, ma senza farci troppo coinvolgere, perché in fin dei conti di sicurezza non ce n’è nemmeno nella faticosa “vita” normale. Perché dovremmo pretenderla da una vita semplice?
    Bisogna avere fede nelle proprie capacità di integrarsi con la vita senza tanti artifici, non speranza (è importante la differenza!) ma fede, e questa si coltiva giorno dopo giorno.
    Avevo proprio bisogno di ricordarmelo anch’io.

  40. sì sì…credo proprio che Peter Pan abbia visto giusto…provo a
    spiegarmi meglio…in una parte di un suo libro(Ora basta o Avanti
    tutta,non ricordo bene quale dei due),il buon Simone dice (citando
    Borges e Calvino)che,arrivati ad un punto climax della nostra
    vita(cambiamento,noia,non-senso ecc.)la cosa migliore da farsi è
    fare un po’ di “sana retromarcia”,tornare all’ultimo
    incrocio,vedere cosa non ha funzionato,con umiltà,e,se
    possibile,con maggior consapevolezza…ora,fuori metafora,cercare
    il Pan in noi,al di là di minchiate psicoanalitiche,cosa può
    significare?…Pan per i Greci è il “tutto”,somma di kaos e
    kosmos…non pensiamo di saperla più lunga degli antichi solo
    perchè abbiamo l’i-phon e la cravatta,pliz!…proviamo a fare un
    passo indietro…ai Greci…lode al coraggio di quei marinai che
    navigavano a vista,senza ecoscandaglio e vhf…hanno insegnato al
    mondo a pensare!…per i presocratici Le Furie sono anteriori agli
    Dei…tradotto:”Tutto ha origine dalla non-ragione”…dunque,o si ammette
    una fede, un “piano superiore” ,o si esce dall’adolescenza e si
    “osserva” (con dolore) che la gazzella viene sbranata viva dal
    leone ,come gli asili sono bombardati da bombe più o meno
    intelligenti(per me totalmente idiote,ovvio)…davanti a questo
    spettacolo edificante,che fa Peter Pan,?…gioca,si
    diverte con gli amici,kazzeggia,ricordandosi o inventandosi “pensieri felici”,solo pensieri,immagini…che però gli
    permettono di volare… non mi sento in grado di dare consigli a nessuno,non è mia intenzione…(preferirei poter dare cattivi esempi….ih ih ih….)ma vorrei dare un’amichevole pacca sulla spalla a chi ,nel blog,parla di paura del giudizio altrui…un modesto invito a non sentirsi ridicoli o giudicati…scusate,ma ke fe frega di cosa dice la zia o il vicino di casa!!!….vi sembrano più felici? più realizzati di voi?…maddeghe?….
    Visto che, in questo blog qualcuno ha apprezzato la citazione di E.Cioran ne voglio aggiungere un altro paio…confesso che i libri di Simone non sono gli unici che sottolineo col lapis,ma…in concreto,nella mia vita pratica,mi hanno aiutato moltissimo a capirmi e a capire quale rotta voglio seguire…(sfacciatissima “sviolinata” pubblica….10% sulla tiratura ,come concordato?ok!….eh eh…)
    eccole:
    “Di fronte al mare,rimuginavo onte antiche e recenti. Il ridicolo di occuparsi di sè quando si ha sotto gli occhi il più vasto degli spettacoli,non mi sfuggì. Perciò ho cambiato in fretta tema”.

    …ancòra una?…ok….facciamo due…godi popolo!……non adatte per i più “delicati”….

    “Il mondo comincia e finisce con noi.Esiste solo la nostra coscienza,essa è tutto,e questo tutto sparisce con lei.Morendo non lasciamo nulla.Perchè allora tante smancerie intorno ad un avvenimento che non è tale?”

    “Lezione quotidiana di ritegno:pensare,anche solo per la durata di un lampo,che un giorno si parlerà dei nostri … resti”

    …qualcuno starà toccando ferro,va bè,fate pure,io non sono scaramantico…perchè porta jella…l’ho premesso che non è per i più delicati…ma,piaccia o no,il tempo è una risorsa limitata….ecco perchè mi ritrovo completamente nella premessa di Avanti Tutta…cosa c’è di peggio di “non essere mai stati”?…me lo chiedo spesso…quindi,coraggio!(lo dico a me stesso per primo)…qualcosa si può fare,credo…se non qui/ora,se non proprio a breve termine,a breve-medio …..perchè nel lungo ,come diceva Keynes…..(omissis….ahahahahah….)
    ciao a tutti raga!____cordialmente__marco

  41. per lilly
    ds avendo figli e affitto è quasi mission impossible.
    Credo che discutere di soldi non sia gretto ma la base da cui partire per il cambiamento. E’ vero, Simone, che c’è chi potrebbe cambiar vita all’istante ma non lo fa pur avendone i mezzi ma la maggior parte della gente non lavora per il piacere che ne trae ma per pagare conti e mutui. E a malapena tira avanti con un impiego a tempo pieno condito da straordinari, noia e fatica.

    Io ho fatto ds alcuni anni fa ma ho assunto questa decisione con alle spalle casa di proprietà, discreto conto in banca, niente mutuo o affitto e, soprattutto, niente figli. Una condizione di partenza più vicina a quella di Simone che a quella di Lilly.

    Per vivere in modo non consumistico non occorre moltissimo, è vero: il mio budget è 900 al mese in città, in un paese si può comodamente con meno. Il problema è che non tutti dispongono di una piccola rendita e casa propria, questo rende il ds una possibilità per pochi.
    Si può cercare entrate con lavori saltuari ma se fossero in milioni a farlo anche questa entrata si ridurrebbe.
    Lo stile di vita che ho scelto è possibile anche perchè esiste uno stato sociale che mi garantisce servizi essenziali come la sanità e un’eventuale pensione sociale in caso scoprissi in vecchiaia di aver fatto male i conti-i miei contributi li ho di fatto regalati avendone meno di venti e questo dovrebbe compensare i servizi pubblici che utilizzerò.
    Per tutto questo il ds è per pochi oggi ma non per questo è meno importante: è la testimonianza di un modo radicalmente alternativo di vita che potrebbe diventare alla portata di tutti se la società si riorganizzasse partendo dai valori che ne stanno alla base. Trovo infondate le critiche che taluni rivolgono di essere una fuga, in realtà ci sono ben poche idee così potenzionalmente rivoluzionarie.
    un saluto a tutti roberto

  42. Concordo con chi scrive che il DS non è per smettere di lavorare ma per cercare soprattutto di fare un lavoro che piace, forse meno retribuito, meno sicuro ma un lavoro che ti renda vivo. Ma, come è stato detto, siamo in grado di accettare le sconfitte, le difficoltà, gli scoramenti, le porte in faccia… Il mio DS è per non avere l’incubo del lunedì, per sorridere quando parli con qualcuno di quello che fai, per non essere triste, perchè non ci siano: se avessi potuto fare così o se solo fosse stato diverso o meglio ancora io potevo ma non c’è stata l’opportunità… Insomma bisogna essere sinceri con noi stessi e non dire: voria ma no poso (vorrei ma non posso). Certo che il DS è un progetto, un progetto di vita!

  43. SILVAN, già fatto.
    Ci abbiam provato tra amici, senza grossi risultati.
    “Ghem da del pirla” traduco:le abbiamo detto che è stupido…
    Non è bastato, poveretto è vittima dei suoi abbondanti averi e di una educazione discutibile, frutto dell’ accumulo fine a se stesso.
    Peccato anche che la donna di turno ti pianti le corna, o quell’ altra le ciuccia quattrini a dismisura.

    Non lo invidiamo proprio,questo riccastro.
    Anche perchè quando ci incontriamo, mi ricorda che il vero signore sono io.

    Chi ha il pane non ha i denti…

    I soldi non danno felicità
    figuriamoci la miseria…(qualcuno aggiunge)

    Che mondo, più che vario avariato!

    e chi più ne ha, più ne metta…
    CIAO CIAO
    VALE

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