Tutti qui

Stamattina c’è brezza da nord a Bosa. I colori brillanti della pressione che sale. Sul piccolo agglomerato alla foce di questa piana valle c’è solo un molo commerciale, riconvertito a ospitare barche a vela. In giro non c’è nessuno, a parte il gestore, con cui bevo un caffé carico di sintonie e riconoscimenti. Ha navigato a lungo su “motoryacht”, come li chiama lui, e ricorda avventure un po’ dovunque, dagli oceani alle tratte per Port Said. “Il Mediterraneo, se vuole, è più duro dell’oceano” mi dice. Lo dico sempre anche io. Sono voci nostre, queste, provate sulla pelle. Dunque hanno valore.

Mentre penso alla trama del seguito di Uomini Senza Vento, il gestore del porticciolo mi racconta che qui a Bosa, anni fa, hanno fermato un veliero carico di armi, bandiera francese e equipaggio libanese. Provo a chiedergli come facessero a sapere di quel carico illegale, anche se conosco già la risposta. “Cosa vuole… siamo tutti collegati”. Gente del Mediterraneo, che si parla da costa a costa.

Siamo tutti collegati”, mi ripeto mentre torno verso la barca. E’ un pensiero forte, che affascina, stupisce, rassicura, preoccupa. Per un anarchico non è una notizia eccellente, per un libertario lo è di più, per un marinaio lo è in modo rassicurante, per un artista è come dire che l’aria di maestrale è asciutta, per un uomo lo è in modo quasi struggente. Noi, cioè l’io che si compone di tutto questo, ragiona tra sé…

Siamo tutti collegati: io che qui faccio il marinaio, io che a settembre riprenderò a scrivere, io che a ottobre starò mettendo insieme legni e ardesia, io che stasera spero di andare a una festa, io che qualche anno fa… Siamo tutti collegati su questo mare, che “ricompone i dissidi che in terra dividono il male dal bene”, che ci rende simili a quest’uomo a cui gli occhi si fanno lucidi al ricordo delle scorribande nei “Seamen” dei porti samoani. Il mare collega, anche quando ti assale e ti fa sentire disperso.

Da oggi, quando mi faranno per l’ennesima volta la domanda: “Perché scrivi spesso che il mare che preferisci è il Mediterraneo?” risponderò così: “Perché qui siamo tutti collegati”. Noi agli altri. Noi ai nostri noi

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47 pensieri su “Tutti qui

  1. Ciao Simone,
    anche a me piace scrivere, ho già scritto un romanzo giallo e ne ho iniziato un altro. Abbiamo in comune già due cose, la barca a vela e lo scrivere. poi dopo aver letto i tuoi libri e altro sul downshifting a gennaio 2011 ho mollato tutto, ho preso al balzo un’occasione da non perdere, come si dice. purtroppo la moglie non mi segue e mi tocca vivere ancora a Milano. Mi ricordo ancora la tua risposta al convegno del risparmio a Milano a riguardo ad una moglie che non rispetta il sogno del marito, ma lasciamo perdere.
    Sono molte le fughe al lago Maggiore e adesso ho trovato la barca giusta da acquistare. Un Catilina di 6,5m.
    Il progetto è di propormi come istruttore di corsi base di vela, tanto per monetizzare la passione che ho per la vela e poi un piccolo introito non fa male.
    Per quanto riguarda lo scrivere, mi piacerebbe sapere come ti sei mosso per poter pubblicare i tuoi libri, certo con il lavoro che facevi prima le conoscenze non ti mancavano, ma come ci si deve muovere per vedere il proprio lavoro nero su bianco?
    senza pagare naturalmente, pagando in giro su internet trovi qualunque cosa…anche LaFeltrinelli a pagamento ti pubblica tutto, mi sembra vergognoso, ma è così
    un saluto
    sandro

    • sandro io ho mandato il dattiloscritto per posta a Theoria, un piccolo editore di qualità, e loro mi hanno risposto. ti consiglio di fare altrettanto. Ho avuto cento rifiuti, lungo la via, ma non ho mai mollato. Fai lo stesso. Chi vuole riesce. ciao!

  2. FERMI TUTTI!!!
    STRSVN, torna al tuo posto di combattimento e niente scherzi, ti vediamo, non fuggire.
    SILVAN…A, sono giorni fatti di cazzeggio ed ozio, i tempi di reazione sono lunghi, siamo tutti svogliati, si è messo pure il caldo africano.
    Non scalpitare come tuo solito,tranquilla,ora che ho messo la testa a posto(non ti dico dove), non farmi preoccupare.
    GODIAMOCI LA BELLA STAGIONE ESTIVA.
    OZIAMO SPENSIERATI
    VALE

  3. Silver, se è vero come è vero che questo spazio è messo a disposizione di chi si trova soltanto di passaggio o di chi è un assiduo frequentatore per condividere l’esperienza di vita del suo fondatore, e far emergere le esperienze e le opinioni di altri, da discutere e approfondire quando ci si riesce, una persona come te non può tirarsene fuori, anzi una personalità come la tua non può tirarsene fuori. In qualche occasione ti ho fatto notare come secondo me il tuo carattere forte e i tuoi principi granitici si scontrassero con l’immensa varietà di caratteri e personalità esistenti nella famiglia umana, ma ti ho sempre apprezzato per la somma di quello che esprimevi, per il modo in cui lo esprimevi e per il solo fatto che ti prendessi la briga di bacchettare questo o quello cercando di smontare con i tuoi agili scritti quanto sostenuto da altri, quando io, al contrario, avrei lasciato correrre…
    A me non interessa il tuo codice fiscale, in generale mi interessa la generosità che ci mette una persona nella relazione con me e con gli altri, e tu mi sei sempre sembrata una generosa da questo punto di vista. Ti chiedo quindi di ripensare a quanto hai scritto nel tuo ultimo post. Grazie ciao

  4. In questi giorni mi sono riletta i vecchi post e i vecchi interventi: qui rileggo quanto ho scritto a proposito del codice fiscale. E’ vero che è rappresentativo, pure parecchio: c’è tutto quel che uno non ha scelto, il cognome, il nome, la data e il luogo di nascita; tutto quel che hanno deciso altri, pieni di aspettative nei nostri confronti, un bel debito appioppato sul groppone a nostra insaputa. Sì, il codice fiscale direi che è altamente rappresentativo della nostra identità: quella stabilita dagli altri. A posteriori, c’è la faticaccia di trovarcene una del tutto personale, tutta nostra, che con gli altri non c’entra niente: magari portata avanti su Internet col nome di uno o più nicknames. Uno scontro tra titani, direi: un nickname che cerca di avere la meglio sulle prerogative di un codice fiscale.

    Non so perché, questo silenzio mi sembra innaturale, c’è qualcosa di artificioso ed artificiale, al di là delle considerazioni logiche relative all’attività di chi gestisce il blog e al suo mood da capodoglio. O, forse, è solo un deja-vu, una dinamica già vista: solo che, se tale dinamica è accettabile in un contesto di macchiette senza volto e senza nome, associarla ad una faccia e ad un nome precisi è parecchio fastidioso, direi intollerabile, sa di presa in giro. Nulla di personale, insomma, un’insofferenza che ha vecchie radici, ma fa perdere senso al tutto.

    Questo è il mio ultimo intervento qui: un saluto a tutti e grazie delle belle e interessanti chiacchierate.

    STRSVN61E61A271T

    • quale silenzio silver? ti riferisci a me? Io sto navigando, poco tempo, poca elettricità, poco segnale. Tornerò ad essere più assiduo quando sbarco. Spero di ritrovarti quel giorno. ciao!

  5. Notte di ferragosto! C’è una luna che non sembra quasi vera: il cielo è talmente terso, un immenso blu notte; questa luna sembra ancora più tonda , più luminosa, più vicina, più perfetta che mai. Per godermi la pace e la brezza intrisa di umidità di questa pacifica notte, sono qui, sulla grande terrazza “vista cielo” del tetto di casa mia. A Ferragosto non mi muovo mai di casa, lascio volentieri il piacere della confusione e del frastuono al resto del mondo, che malauguratamente non può scegliere diversamente la propria pausa feriale. Penso a certe spiagge, anche quelle dell’Adriatico, così vicine, ma così lontane dai miei desideri. Per anni le mie “vacanze” sono state altrove, “lidi” lontanissimi, dove evadere non era solo un desiderio, ma un sentimento, che assumeva il profumo di una spiaggia deserta, di un paese perso nel verde , di un gusto fra le labbra, di un colore blu intenso negli occhi, fra cielo e mare. Eppure l’estate scorsa è stato “Adriatico”, riviera marchigiana: in vacanza con mia madre, anziana, i soliti acciacchi; meglio una località vicina da raggiungere, un clima dolce, un viaggio breve in automobile. Una spiaggia comoda, morbida, senza ostacoli da valicare, nessuno sforzo fisico. Meglio un mare calmo, facilmente accessibile con pochi passi lievi sulla sabbia calda e vellutata, una “spiaggia di velluto” per una settimana di vacanza insieme dopo tanti anni.Un albergo tranquillo, fronte mare; al di là della strada, il lungomare con i pini marittimi “importati”, le file di ombrelloni, vicini vicini, troppo vicini; ma qualche chiacchiera per un pensionato che vive solo gran parte del proprio tempo, è un’allegra distrazione. Il tempo scorre sempre uguale, scandito da una pigra routine. Vita d’albergo: colazione, spiaggia, pranzo, spiaggia, cena , passeggiata serale, chiacchiere sotto l’ombrellone, famiglie, padri, madri, bambini, ragazzi, giovani coppie, struscio mattutino sulla battigia, struscio serale sul lungomare…Relax e qualche sbadiglio!! Tutto perfettamente “standard”: pacchetto vacanza adriatica, vacanza su misura per famiglie al mare! Ma una mattina all’improvviso qualcosa di “anomalo”: un uomo giovane, solo, perfettamente solo; sotto l’ombrellone di fronte, legge tranquillamente un libro “La battaglia di Gerusalemme”. E’ molto assorto, si distrae solamente per lunghe nuotate solitarie al largo ed attenti momenti di osservazione di quanto gli si muove intorno. Non parla quasi mai con nessuno, ma osserva molto i movimenti altrui, ascolta i discorsi degli altri con ostentata indifferenza, volge lo sguardo attento e furtivo a quanto gli accade intorno; a volte passeggia lentamente in riva al mare, poi si arresta per alcuni minuti, volge lo sguardo all’orizzonte, osserva tutto intorno con espressione serena e sorride fra se stesso e il cielo. Ogni tanto alza gli occhi dalle pagine di quel libro e sorride anche a me, lungamente, senza parlare; continua a sorridere, quasi “ieraticamente”. E da qui è spontaneo rompere il ghiaccio per scoprire chi siamo entrambi, io e lui. Da quel momento sotto quell’ombrellone di una spiaggia Adriatica sono state ore piacevolissime di dialoghi intensi, confidenziali, profondi, come raramente accade, incontrando uno sconosciuto su una spiaggia. Ma un Padre Carmelitano, anche sotto il sole di una normalissima vacanza al mare, non può non cedere alla divina tentazione di entrare nel profondo dell’anima, che incrocia il suo sguardo attento a ciò che una fatua apparenza nasconde dietro l’immagine. Lo sguardo attento e vigile dell’uomo allenato per cultura e formazione all’indagine e all’analisi interiore sà cogliere l’ombra del dubbio e del bisogno di conoscenza di sé, lo accoglie come occasione di incontro, indipendentemente dal luogo e dalla situazione, cosicché una vacanza al mare per entrambi sia momento di conoscenza e di arricchimento interiore. Sotto questa luna, ogni spiaggia ha una sua storia da raccontare! Serena notte di Ferragosto!

  6. Ciao Simone,

    anch’io, come qualcuno prima di me, faccio un uso improprio della sezione “commenti”, ma non mi sembrava il caso di romperti su facebook…
    Ho letto sia Adesso basta! che il suo seguito: grazie per averli scritti! Questo vuol dire che non sono matta a fare certi ragionamenti (anche se io non sono mai riuscita a metterli in pratica, ma fa niente!).
    A settembre compirò 40 anni e voglio regalarmi una nuova vita: un regalo molto ambizioso lo so, ma me lo merito!
    Non so ancora dove andrò a parare, al momento sto investendo in una ricerca molto accurata sia dentro che fuori di me per capire cosa posso fare, ma sono certa che qualcosa cambierà. Qualcosa DEVE cambiare perché dalla mia vita voglio di più. Non più oggetti, ma più passione!
    Sono almeno 10 anni che sogno di lavorare meno, di non lavorare più sotto padrone, di impiegare meglio il mio tempo e di passare parte dell’anno in montagna o in un luogo più a misura d’uomo di una grande città come Milano.
    Sicuramente il 7 settembre non avrò nulla di tutto ciò, ma gettare le basi è già un primo passo verso la meta!
    Complimenti per le tue scelte e… buon mare!!
    Sonia

  7. Renato, hai ragione da vendere, basta con questo stupido PIL: basta coi pil superflui, è estate DEPILiamoci tutti, pure voi maschietti! Cera, una volta. E hai ragione, il Perotti non mi e non ci si fila di pezza, ultimamente. Che modi, non scrive nemmeno più le sue impressioni di viaggio: vedrò di ricordarmene quando capiterà dalle mie parti, ricambiandogli la scortesia; lo eviterò volentieri. Perotti, se pensi che venga a prenderti alla stazione, quando vieni ad Ancona, stai fresco. A piedi, devi andare!

    Segnalo un interessante libro sulla decrescita: per i digiuni di questioni economiche è faticoso, un bel tozzo; però, trattasi di interessante lettura. Prosperità senza crescita-Economia per il pianeta reale di Tim Jackson.

    Se invece avete il cervello fuso dal caldo e dal sole a picco, segnalo un delizioso e divertente libro, ristampato da poco e letto a 18 anni (ahimè, un bel pezzo fa, quindi): “Tutte le ragazze lo sanno” di Winifred Wolfe.

    Arrivedorci e buon ferragosto.

  8. Il fermo pesca vale per la flotta nazionale italiana, ma non in zona ISTRIANA ed in CROAZIA: da queste parti “vale tutto”.
    Verissimo che il problema è il ripopolamento e non i confini; purtroppo, però sembra non ci siano accordi tra i vari stati…
    Prima si devasta il mare, dopodichè si corre ai ripari con il fermo biologico.
    TEORIE DISCUTIBILI A DETTA DI MOLTI ADDETTI AI LAVORI:
    Ciao SILVANA, grazie comunque della precisazione, lo sapevo.
    A ferragosto non andare tirar gavettoni, mi raccomando…
    Io mi godrò la mia MILANO, con il suo aspetto magico, un pò pigra e tranquilla.
    “Grande città”, con tutti i pro e contro.
    Cordialità a tutti voi
    VALE
    VALE

  9. Passerò la giornata a chiedermi cos’è il safo. Maledetti blog, disseminano dubbi ad ogni pié sospinto.

    Ah, Renato, è vero quanto affermi della crescita: se questa manica di idioti che parla di crescita a dismisura si soffermasse a pensare, si renderebbe conto che tutto quello che cresce manifesta anche la deprecabile caratteristica di morire, ad un certo punto, perché tutto quello che cresce non è immortale; e sarebbe costretta prendere adeguati provvedimenti. Ma temo siano troppo idioti per accorgersene. La stupidità può avere effetti devastanti, l’ho sempre saputo.

    Ciao, carini: divertitevi, ché è estate. Non lo sapete che in estate bisogna divertirsi, riposarsi, cuccare, abbronzarsi ed essere fighi? Faticosissimo.

  10. Caro Renato, il Perotti lavora e si diverte, Valentino è in vacanza e si annoia e si intristisce: bah, qualcosa non mi torna. Mi sa che, alla fine, la differenza sostanziale di fondo è che uno fa qualcosa che gli sembra sensato e l’altro no. Tutto lì, altro che tutti qui. Nel mentre, uno guarda le stelle cadenti in cielo e l’altro vede le stelle radenti … in rada!

    Povero Valentino, meglio vedere le stelle cadenti che i denti cadenti: che si può fare per tirarti su il molare? Toh, guardati ‘sto video troppo carino: mi hafatto morir dal ridere. Ti ci vorrebbe una così. E’ quello che si merita un farfallone strappamutande come te!

    http://www.youtube.com/watch?v=m4ednZkkpq8&feature=player_embedded

  11. Dopo 6 giorni di vacanza gentilmente offerta,battuta di pesca notturna, a parte, mi sono stancato di giornate fotocopia.
    Vita di albergo, di spiaggia, orari fissi, struscio serale, non fanno per me.
    Ci ho provato,ma non ho resistito.
    Ieri sera mi guardavo attorno nel viale principale, in occasione della passeggiata dopo cena e mi sono intristito.
    In mezzo a quella bolgia di gente, non mi identifico proprio.
    Domani all’ alba partenza controcorrente, lontano da caos e masse di gente insignificante.
    In riviera adriatica ci sarà un posto in più…
    BUON FERRAGOSTO A TUTTI VOI
    VALE

  12. Chiedo venia, di là mi avevano chiamata in causa più volte ma ero fuori e mi ero riproposta di rispondere in seguito, ma per motivi vari, ho rimandato; alla fine le tematiche affrontate mi sono sembrate lontane ed inattuali, al punto che rispondere sembrava un probabile soliloquio. Internet, scattante ed agile, ha movimenti peristaltici veloci, digestione rapida ed assimilazione scarsa: non sarà mai grassa, ma snella e scattante, sempre freneticamente e nevroticamente di corsa.

    http://www.youtube.com/watch?v=OwAQq5qo1Ug

    Buona luna a chi mi ha parlato mentre non c’ero e non ascoltavo.

    http://www.youtube.com/watch?v=vG16V1OAwMI

  13. Valentino, ti informo che in Adriatico c’è il fermo pesca per due mesi. Le gite in barca sarà meglio farle alla luce del sole: a guardare le stelle ch’addenti.

    Perotti, sono molto contenta che tu non sia affogato: pensa, cominciavo a dimenticarmi che faccia avessi. Mi è toccato andarmi a guardare qualche video, per ricordarmene.

  14. Ciao Ragazzi, Silver mi sa che il Perotti (come lo chiami tu) è troppo ciappato con la navigazione e non ti può dar retta adesso…
    Vedo che qualcuno cita la decrescita, un miracolo in questi giorni, tutti continuano a riempirsi la bozza di CRESCITA, bisogna CRESCERE, il PIL!! Ma che vadano a farsi un PIL da qualche altra parte, bravo Mauro, quando io dico che è il sistema che sta crollando, che bisogna cambiare qualche cosa (forse tutto), la gente mi guarda e sorride, come se avessi detto che ho visto un ufo dal panettiere!
    Si, forse ci vogliono loro ! Ciao.

  15. Da blog a blog

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/12/ma-ha-ancora-senso-parlare-di-crescita/151226/

    Decrescita intelligente ma ancora prima rivedere la scala dei propri valori, questa e’ la ricetta della crisi. Nelle prime 10 cose più importanti per la vita della maggior parte degli esseri umani non compare il denaro, a meno di non confondere l’amore, l’amicizia, il lavoro che ci piace, la passione per le cose in cui crediamo, la compassione etc etc etc con il denaro.

  16. Perotti, mi sa che sei proprio affogato. Che peccato, mi stavi pure simpatico anche se hai un brutto carattere, anzi probabilmente è per quello che mi stavi simpatico; e poi mi facevi tenerezza, avresti potuto essere mio fratello. Almeno se mi dicevi dove stavi affogando, potevo venire a salvarti: eh, ma tu non sei uno che chiede aiuto, piuttosto si morde la lingua e se la ingoia. Però, Perotti, magari mentre si affoga sarebbe il caso di soprassedere ai sussulti d’orgoglio. Nella prossima vita pensaci, mi raccomando.

    • Non sono affogato Silver. Sono stato 4 giorni in rada, senza mai scendere a terra, senza contatti col mondo altro che con gli eqipaggi di queste barche nomadi, che navigano, navigano, efanno miglia di cuore, di mente, di safo. Prima o poi leggo sempre tutto e pubblico sempre tutto. un caro abbraccio a tutti. ciao!

  17. Guardate qui. Downshifting in versione bycicle anziché sail.

    http://piciclisti.wordpress.com/2011/07/01/le-cose-belle/

    Lasciano il lavoro e partono per il sudamerica, in attesa di stabilizzarsi in Turchia per una nuova vita. Hanno così modo “di vedere, vivere e assaporare cose che altrimenti non avremmo mai conosciuto”, cose “belle come il sorriso delle persone che hanno il tempo di parlarti”.

    Anche loro, come Simone, arrivano alla conclusione che “non servono tanti soldi per essere felici”.

    Chapeau…

  18. Sole, mare, cielo blu.
    Sto godendo l’ adriatico, nelle sue caratteristiche.
    Amo il tirreno, ma ho imparato a conoscere meglio anche questo mare.
    La scorsa notte mi sono imbarcato su una barca di pescatori locali.
    Sono stati gentilissimi, mi hanno fatto vivere una notte indimenticabile, all’ insegna del loro duro lavoro quotidiano, nell’ intento di guadagnarsi da vivere, pescando.
    La legge del mare è dura ,sotto questo profilo.
    I pescatori però sfidano la natura e spesso la vincono…
    Un forte vento da nord est ci ha attaccato,
    nonostante tutto, il pescato è stato abbondante.
    Non scorderò mai ciò che ho vissuto ed imparato da questa gente di mare.

    OGGI S. LORENZO!
    Auguri a tutti coloro che credono nelle
    stelle cadenti.
    VALENTINO

  19. Il problema del chiedersi chi si è nasce nel momento in cui bisogna descriversi a qualcuno e dare una versione convincente di se stessi. Basta non raccontarsi e il problema è risolto. E quel poco che si racconta, di tanto in tanto, sarà liberamente interpretato dagli astanti. Nella maggior parte dei casi, con risultati esilaranti.

    Io, tanto per cominciare, sono il mio codice fiscale: direi che mi rappresenta parecchio. Mica me l’hanno affibbiato a caso.

  20. Com’è che io non me le faccio, tutte ‘ste pippe su chi sono? Sono io e basta. Il problema è di quelli che non mi conoscono, mica è mio. Io mi conosco alla perfezione. Sono la sola persona che mi conosce a fondo. C’è chi non può dire altrettato, a quanto pare. Quindi mi definirei fortunata.

  21. La possibilità di cucinare e la tradizione culinaria non è da sacrificare. Nutrirsi male non è un traguardo!

    Mi limito a riflettere sul fatto che se si ha del verde, o comunque dello spazio, intorno a sé, si può cucinare direttamente fuori di casa per buona parte dell’ anno, portando fuori il piano cottura, la griglia, o altro. Una tettoia estensibile/retrattile si può sempre installare su un lato della tiny house. Però come si vede in uno dei tanti filmati disponibili su youtube

    http://www.youtube.com/watch?v=LJLSoUkh1Vs&feature=related

    lo spazio per un adeguato piano cottura non manca alla fin fine.

    Comunque se torniamo indietro di svariate decine di anni nelle zone montane quando si viveva di allevamento era importante avere un grande fienile e riparo per gli animali d’ inverno mentre la casa per le persone poteva essere invece decisamente piccola. Piccoli erano pure i trulli di Puglia, le attività le svolgevano in giardino.

    La tiny house per come la vedo in varie fotografie mi sembra a misura di un singolo individuo, massimo di una coppia davvero affiatata, minimalista e senza figli. Eppure c’ è gente che su piccole barche a vela ci vive a tempo pieno con l’ essenziale e compie traversate. Forse uno dei punti di vista (non il solo!) da cui guardare la cosa riguarda l’ ammontare di oggetti di cui abbiamo bisogno per decidere di conseguenza le dimensioni di una casa in cui abitare. Tenendo un po’ di margine, ovviamente.

    Sì, mi ricordo del filmato del figlio illegittimo di Perotti che vive in roulotte 😀 😀 lo stavo cercando per riallegarlo, ma non l’ ho trovato… ed invece sono incappato in questo (del 2008) che mi fa meditare vista la congiuntura economica attuale…

    http://www.youtube.com/watch?v=uq0mZ08W85k

  22. CAMMELLINI DELLA MEMORIA
    Morire significa non avere più ricordi.
    Perdere i ricordi significa iniziare a morire
    Prima di addormentarvi controllate le orecchie

    Il console era ormai vecchio.
    Quella notte, come ogni notte, stava facendo la doccia prima di andare a dormire.
    Mentre s’insaponava ricordava sua moglie Elisabetta: la rivedeva sorridente mentre lo prendeva in giro appoggiata al frigorifero; poi rivide suo figlio a cinque anni, una domenica mattina, con le sue ultime scarpe nuove; poi suo fratello Antonello, serio e immobile, in bianco e nero, proprio come nella foto che portava sempre con sé nel portafoglio.
    Quest’ultimo pensiero fu interrotto da qualcosa che al console sembrò il grido di qualcuno che precipita.
    Un grido quasi impercettibile, leggero come un sussurro.
    Il suo sguardo scattò sfiorando la tenda a fiori della doccia e scivolò giù, sino ai piedi: notò il solito vecchio callo, poi seguì l’acqua mista a schiuma che scorreva verso il mulinello; fu lì, fu nel vortice di acqua e di schiuma, che gli parve di scorgere un cammellino piccolissimo che si dibatteva ancora per un attimo prima di sparire nel buco dello scarico.
    Il console si sciacquò bene, si asciugò, indossò il pigiama, le pantofole e filò verso il letto.
    Non poteva essere stato che uno scherzo della stanchezza.
    Entrò nel letto che già pensava ad altro.
    Lesse quasi due pagine di un romanzo noioso e fu colto dal sonno senza avere il tempo di riporre il libro sul comodino, né di spegnere l’abat-jour.
    Fece dei brutti sogni.
    Verso la metà della notte ebbe un attimo di dormiveglia.
    Non aprì gli occhi ma si accorse ugualmente di non aver spento la luce.
    Stava concentrandosi per trovare la forza di ordinare alla sua mano insonnolita di spegnere, quando, all’improvviso, si rese conto che intorno a lui c’era un’indefinibile animazione.
    Lentamente, trattenendo il respiro, apri gli occhi; ma li richiuse quasi subito.
    Con un movimento leggerissimo si morse a sangue l’interno della guancia: era sveglio.
    Questa volta socchiuse impercettibilmente solo una palpebra: i cammellini continuavano ad andare e venire sulla coperta a quadri, sul lenzuolo, sul cuscino; continuavano a entrare e uscire dalle sue orecchie con disinvoltura.
    Anche se aveva le ciglia quasi chiuse riuscì lo stesso a notare che le bestiole, ogni volta, uscivano dalla sua testa con un pacchetto tra i denti.
    Cercò di ripetersi che era stanco, ma ormai non poteva più crederci: i cammellini c’erano veramente.
    Ed erano una moltitudine.
    Stavano attraversando le sue orecchie e portavano chissà dove pacchetti rubati, chissà come, nella sua testa.
    Dei predoncini sfacciati lo stavano depredando nel suo letto.
    Il console ebbe un moto d’ira ma riuscì a controllarsi. Un ronzio, come di mosca, lo informò che due di loro si erano fermati proprio all’ingresso di un orecchio e stavano conversando.
    Concentrò l’attenzione sul ronzio… li capiva; distingueva perfettamente ogni parola: parlavano del cammellino Markoskintu precipitato nello scarico della doccia.
    Erano molto contrariati.
    Il console cercava di respirare piano, mantenendo sempre lo stesso ritmo.
    Un cammellino chiese all’altro cosa avesse nel suo pacchetto e questi gli rispose che aveva un bel ricordo; disse che stava portando via l’immagine di Filippo con le sue ultime scarpe nuove.
    Il console ebbe un brivido, cercò nella memoria l’immagine di suo figlio Filippo con le sue ultime scarpe nuove e non la trovò.
    Aveva la sensazione che quell’immagine fosse stata sua per tanto tempo ma, per quanti sforzi facesse, non riusciva a trovarla.
    “Adesso andiamo via – sussurrò un cammellino, e aggiunse: tanto non c’è fretta; abbiamo ancora due anni sette mesi e quattro giorni.”
    Si allontanarono: uno salì su per il cuscino insieme a molti altri, l’altro, invece, scese lungo un braccio immobile del console; quando fu sulla mano questa scattò come una trappola e lo imprigionò.
    Ci fu un fuggi-fuggi generale.
    I cammellini erano travolti dal panico: quelli che si trovavano nei paraggi delle orecchie vi si precipitarono dentro, sparendo nella testa; gli altri si dispersero velocissimi alla periferia del letto.
    In un attimo nella stanza tutto tornò apparentemente calmo.
    “Cosa accadrà tra due anni sette mesi e quattro giorni?”
    La voce del console era secca, come di chi non ha più saliva.
    Il cammellino prigioniero fra le dita era confuso, ma seppe comportarsi in modo ineccepibile.
    Subito si scusò anche a nome di tutti i suoi colleghi per essersi lasciato sorprendere; poi disse che era davvero dispiaciuto, che incidenti come questo non erano capitati più di quattromila volte in tutta la storia dell’umanità, e avrebbe sicuramente continuato a tergiversare se il console, con decisione, non avesse ripetuto la domanda.
    Il piccolo prigioniero, questa volta, fu preciso ed essenziale:
    “Fra due anni sette mesi e quattro giorni, esattamente alle ore ventuno e trentasei, tu morirai.”
    Il console non batté ciglio, ma il cammellino dovette ritenere ugualmente di essere stato un po’ brutale.
    Quando, dopo una breve pausa, riprese a parlare, il suo atteggiamento era quasi affettuoso:
    “Io e i miei colleghi – disse – siamo i cammellini della memoria e portiamo via i ricordi a chi sta per morire.”-
    Parlava con un lieve accento straniero
    “Purtroppo non sempre riusciamo a fare per tempo questa operazione di trasloco.Certe persone, a volte giovanissime, muoiono improvvisamente; per certe altre, anche se anziane, ci viene comunicata troppo tardi la data del decesso; alcuni addirittura si uccidono di loro iniziativa, e un suicida, come saprai, muore con tutti i suoi ricordi. Tu sei stato fortunato, per te siamo stati avvertiti in tempo: abbiamo iniziato il trasloco già da venti giorni, lentamente. Tra due anni sette mesi e quattro giorni, alle ventuno e trentasei precise tu morirai con pochi ricordi indispensabili e secondari.”
    La voce del console questa volta era solo stanca:
    “Voglio morire adesso, portate via i ricordi e fatemi morire subito. – disse, e aggiunse – Per favore”-
    Il cammellino ci pensò un po’ su poi decise che lo avrebbe accontentato. Era il meno che potesse fare:
    “Ma ti devo informare che l’infarto per il quale saresti dovuto morire fra due anni sette mesi e quattro giorni non può, per regolamento, essere anticipato. Dunque morirai di morte pura. Accadrà domani notte, in questo stesso letto. La morte ti ucciderà senza travestirsi da malattia, né da incidente, né da nient’altro. Non fornirà spiegazioni tecniche per alcuno: sarà morte, e basta.”
    Il console abbassò il pugno sul cuscino e lo aprì: il cammellino si sgranchì bene le gambe e le gobbe, poi, trotterellando, rientrò nell’orecchio.
    Ma si trattenne poco. Un attimo dopo, infatti, stava già galoppando verso i margini della coperta e salutava col braccio.
    Il console rivide il figlio con le sue ultime scarpe nuove, poi passò la notte a ricordare.
    Il mattino seguente si alzò molto presto e, come sempre, scese a piedi le scale; aveva sempre evitato gli ascensori. Giunto sul marciapiede attese nell’aria fresca che passasse un camion interminabile; poi attraversò la strada. Sarebbe stata una giornata speciale.
    Quando salì sull’autobus numero dodici era già buio. Attese la sua fermata guardando fuori del finestrino.
    Giunto a casa si spogliò, si fece la doccia, si lavò i denti, indossò il pigiama e si mise a letto.
    Inaspettatamente si addormentò quasi subito.
    I cammellini non si fecero attendere: alcuni uscirono dalle sue orecchie, altri, moltissimi, arrivarono da chissà dove.
    Si portarono via la moglie Elisabetta mentre, sorridente lo prendeva in giro appoggiata al frigorifero; suo fratello Antonello serio e immobile in bianco e nero come nella foto che portava sempre con sé nel portafoglio; suo figlio a cinque anni, quella domenica mattina, con le sue ultime scarpe nuove. Poi un altro ricordo, e un altro, e un altro ancora. In meno di un’ora si portarono via tutti i ricordi.
    Un ultimo cammellino si portò via il ricordo dei cammellini.
    Nella stanza, terminato quel brulicante viavai, tutto era tranquillo: si sentiva soltanto il respiro profondo del console.
    Dopo un po’, nell’orizzonte limitato della coperta a quadri, apparve un dromedarietto grigioperla.
    In breve superò la coperta e si distese in un galoppo sfrenato sul bordo del lenzuolo, scalò il cuscino e scese sulla spalla del vecchio.
    Quando infine, districandosi tra le pieghe del pigiama, fu sul petto, si fermò, chinò il capo e morsicò in profondità, verso il cuore, con i suoi denti di ghiaccio.
    A quel punto per il console fu solamente la fine di un sonno senza sogni.

  23. Ciao Marinaio!
    non riuscendo a trovare una tua mail diretta,ti scrivo attraverso un commento per farti innanzitutto i complimenti per quello che stai portando avanti come uomo vero che ha qualcosa da dire, idee e motivazioni stimolanti in questo tempo troppo sopito, che attende di svegliarsi un po…i tuoi pensieri sono per qualcuno delle vere e proprie strigliate, pungono la mente mettono dubbi e curiosità, agitano…il tuo modo di pensare è un anticipo di primavera, quella che ci aspetta se solo sapessimo risvegliarci un po come individui, come persone, come uomini.
    Con questa mail volevo chiederti se era possibile organizzare un incontro per presentare il tuo libro, le tue idee, la tua vita. Credo che la gente abbia bisogno (come me) di nuove guide, di nuovi esempi che aiutino a trovare la propria strada personale facendo capire quello che c’è oltre una routine quotidiana che ci sta togliendo la gioia di vivere senza farci apprezzare le piccole e grandi cose che ogni giorno ci passano davanti;
    fammi sapere come solitamente organizzi la cosa così da poter verificare la fattibilità. Grazie

  24. Grazie Mauro e Mariolina 😉

    Dopo un giorno di pausa sul mare, vicino a Cecina, domani riparto verso sud, sempre lungo la costa, e poi nell’interno, Volterra, San Gimignano, Siena, Arezzo, e poi Umbria, Abruzzo e costa adriatica. Il viaggio e’ ancora molto lungo e duro, ma gli effetti benefici li sto sentendo: ieri sera ero felice e basta, in modo inaspettato e naturale. E intanto il lungo tempo trascorso in bici mi da’ occasione di pensare a tante cose. Buona estate a tutti e che sia fruttuosa in qualche modo!

  25. spettacolare il downsizing!!!
    (mi ricorda un po’ la roulotte del presunto figlio illegittimo di perotti, ve lo ricordate? quel solare e simpatico ragazzo con un mostruoso accento bresciano che vive da solo “into the wild”…)

    ma… @red…la cucina?, ci sarà (e quanto sarà grande) la cucina?… ; -)))

  26. DS in bicicletta, come nel libro (bello seppur datato) La lanterna di Diogene di Panzini; anche se lì alla fine è solo un diversivo per poi non rinnegare la quotidiana farsa.

  27. Hai ragione Simone,questo Mediterraneo,il mare in genere,lega chi lo ama e chi lo ama si riconosce a pelle,ne ho avuto oggi una dimostrazione inattesa e molto gradita,buon lavoro,buon vento!

  28. è sempre bello ritornare su questo blog.
    a gennaio ricambio vita, ricostruisco il modello come dici tu
    e non vedo l’ora
    a presto

    • Avviso ai naviganti: una ragazza ha avuto un problema e non può più venire in barca. Le sue due settimane, dal 13 al 26 agosto, ridiventano dunque disponibili. Se qualcuno vuole aggregarsi e navigare con noi in quelle date (imbarco il sabato mattina a olbia, sbarco il venerdì sera 26 agosto a Spezia), ci facesse sapere il prima possibile. Ciao!

  29. Bello il viaggio in bici, aiuta molto a riflettere e a confrontarsi sia con se stessi che con la mutevole realtà circostante (oltre a far bene al fisico)!

  30. Post affascinante letto ieri sera da una stanza di un ostello. Sto viaggiando da solo, in bici, e lo faccio per un mese. Oggi e’ stata la quarta tappa, ne avro’ altre 28-29… e’ tutto il giorno che, mentre pedalo, penso a questa cosa della molteplicita’… Penso a come e se l’ho vissuta e la vivo io, troppo giovane per rendermi conto nitidamente ma gia’ alle prese con una crisi d’identita’ . E mi ritrovo nelle parole scambiate con gli incontri che faccio, bisognoso di riconoscermi e di dare una risposta alla domanda: “ma io, CHI sono?”. Incontri casuali ma preziosissimi perche’ quando si conosce una persona nuova, si parte da zero e questo e’ un banco di prova dell’identita’. Il mio viaggio (su piu’ livelli) e’ ancora lungo, difficile ma anche per questo entusiasmante. Buon viaggio!

  31. OGGI; 2 AGOSTO FESTA DEGLI UOMINI.
    Secondo una antica usanza napoleonica,
    usavano…
    Scopritelo voi su google.
    Festa della donna celebrata in pompa magna, il 2 agosto non è ricordato da nessuno.
    Pazienza,poveri maschietti, non meritiamo proprio nulla…
    Forse è meglio così; il baraccone commerciale, trasformerebbe una vecchia tradizione in modo per toglierci quattrini dalle tasche.
    Frase famigerata, mi vengono in mente le parole di quel gentiluomo che disse di non mettere le mani nelle tasche degli italiani.
    Si, proprio LUI, lo stesso che sottoscrisse in diretta Tv il contratto con i suoi concittadini, l’ attuale leader del partito degli onesti…
    Scusate, mi è scappata la mano, mi fermo, rischio di innervosirmi alle 9 del mattino.
    Ora vado a fare il meccanico presso un amico.
    Ci divertiremo a sostituire gli scarichi di una vecchia auto americana!!!
    Un pò matti ‘sti DS, però ci permettiamo di giocare il martedì mattino: che lusso eh!
    Buon dì a tutti voi
    VALE

  32. Simone , lo so che non ti piace la poesia ma questa è potente!

    All’amato me stesso

    Quattro. Pesanti come un colpo.

    “A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio”.

    Ma uno come me dove potrà ficcarsi?

    Dove mi si è apprestata una tana?

    S’io fossi piccolo come il grande oceano,
    mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l’alta marea,
    accarezzando la luna.

    Dove trovare un’amata uguale a me?
    Angusto sarebbe il cielo per contenerla!

    O s’io fossi povero come un miliardario.. Che cos’è il denaro per l’anima?
    Un ladro insaziabile s’annida in essa:
    all’orda sfrenata di tutti i miei desideri
    non basta l’oro di tutte le Californie!

    S’io fossi balbuziente come Dante o Petrarca…
    Accendere l’anima per una sola, ordinarle coi versi…
    Struggersi in cenere.
    E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:
    pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto
    le amanti di tutti i secoli.

    O s’io fossi silenzioso, umil tuono… Gemerei stringendo
    con un brivido l’intrepido eremo della terra…
    Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.

    Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
    gettandosi a capofitto dalla malinconia.

    Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
    s’io fossi appannato come il sole…

    Che bisogno ho io d’abbeverare col mio splendore
    il grembo dimagrato della terra?

    Passerò trascinando il mio enorme amore
    in quale notte delirante e malaticcia?

    Da quali Golia fui concepito
    così grande,
    e così inutile?

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