Durata breve

In questi giorni mi parlavano di amicizie storiche, persone che ti accompagnano per una vita intera. Come al solito mi sono sentito un po’ male. Inadeguato. Io non ne ho. La persona che conosco e frequento da maggior tempo è apparsa nella mia vita una decina di anni fa. Molte delle persone che amo le conosco da tre anni, da due, da uno.

Mentre mi distraevo, tuttavia, i discorsi sono andati avanti. Discorsi già sentiti, tic conosciuti fino alla nausea, storie rimaste negli anni, sospese. Mi è tornato un po’ il respiro. Poi… il moto d’orgoglio.

Ma chi l’ha detto che la durata è così importante? Ma dove sta scritto che la temporaneità o la brevità sono disvalori? E perché mai dovrei dolermi di non avere più un amico d’infanzia, uno che possa fare da testimone alla mia vita intera? Non sarà che quei testimoni, se anche ci amano e ci accompagnano, ci inchiodano a quel che eravamo? Non sarà che un uomo troppo legato agli amici di sempre stenta ad aprirsi e a incontrarne di nuovi? Stenta a cambiare vita…?

Alla fine di uno dei discorsi mi sono accorto che ero di ottimo umore. Ho capito che la durata che mi interessa è “adesso“. Se perdura è solo per l’accostamento degli adesso, che hanno ognuno intrinsecamente valore. Una durata basata sui “prima” e sui “poi” non riesco neppure a concepirla. Quante persone contano per me “adesso”? E perché, per quali attualissimi motivi, che valgano ora, che non siano un’eredità passata? E quanto è importante questo, rispetto alla mancanza di chi “prima” c’era e di chi “domani” dovrebbe esserci ancora? Quello che deve esserci per forza, almeno spero, domani… sono io. Mi sembra già parecchio.

Ho deciso che teorizzerò il valore del rinnovamento, della dimenticanza, dell’abbandono. Ho deciso che perorerò la causa degli amici recenti, quelli che mi incontrano oggi e non sanno niente di com’ero, peggiore o migliore che fossi. Sarò il pugnace sostenitore del valore breve contro il valore lungo, del senso dell'”adesso” e del dissenso del “da sempre”. Io non ci sono da sempre. Io ci sono stato già tre volte, in tre vite diverse, talmente diverse che non c’ero neanche io. Figuriamoci gli altri.

Il mondo lo giro, le vite le attraverso. Cambio. Resto solo, a volte, certo. Ma resta solo ogni volta un uomo nuovo, che nessuno può dire di aver visto restare sempre se stesso. Nuove vite, nuovi amici, nuovi testimoni, nuovi mondi. Mi sembra bello così, non meno bello almeno. Io non critico da sempre quel certo atteggiamento. Non tollero da sempre quella persona perché è amica d’infanzia. Mi sembra una buona cosa che non ci sia più. Se ci fosse stato un buon motivo non sarei cambiato, lui non sarebbe cambiato. Ma il motivo c’era…

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93 pensieri su “Durata breve

  1. Farsi un nuovo amico può essere esaltante a 50 anni come a 20. Tuttavia, tradizione e continuità hanno un loro valore particolare, e il luogo comune che i vecchi amici siano sempre i migliori risponde senz’altro al vero. In un’amicizia di lunga data entra in gioco un interesse comune che a ogni incontro risveglia armoniosi echi del passato, profondamente sentiti anche se materialmente non sono udibili.
    Forse, dato che il mondo é così mutevole e senza radici, una semplice pietra di paragone risalente a tanti anni prima diventa una pietra angolare che dà forma e significato alla nostra vita e che ci fa sentire un po’ meno instabili in un deserto che cambia forma di continuo.

    L.E. Sissman

  2. @ Signorina Trinciabue, Senti un po’, Ciccio, che vuoi da me e, soprattutto, chi ti si fila? Non ci tengo per niente a fare il troll e manco l’accendino, fallo te visto che lo sai far meglio: mi sta benissimo e non ho nulla da eccepire. Non è meraviglioso? Ah, spero che tu abbia notato che non ti ho ignorato. Vuol dire che non mi stai antiparico! Non sei contento?

  3. Non è facile restare vicini mentre si sta vivendo un percorso di cambiamento individuale, ma quando resti vicino e il cambiamento dell’altro è compatibile è una grande cosa.
    Simone, quando parli di senso della continuità, nella durata, intendi nella quotidianità, nel condividere la vita di tutti i giorni? o piuttosto quel “filo rosso”che ti fa reincontrare una persona dopo anni in cui ognuno ha vissuto esperienze e vite diverse e ritrovi qualcosa che ti aveva unito anni prima, magari nell’adolescenza o prima giovinezza? E certamente qualcosa di nuovo nella maturità, legato all’esperienza specifica di qualcuno.
    Vorrei introdurre anche l’elemento della “discontinuità”nelle relazioni.
    nella mia vita ho vissuto amicizie e amori magari di lunga durata ma “intermittenti”nel senso che non erano vissuti nella quotidianità…magari non ci si vedeva per giorni e per mesi e sono durati e durano finchè c’è la gioia di incontrarsi.
    Sono ogni volta nuovi e nello stesso tempo c’è il senso della “storia”.
    Per me funzionano molto bene, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

    • Sì Marika, intendevo quel filo rosso. Spesso e volentieri portiamo avanti amicizie per un numero di anni superiore al dovuto. Rompere, fare ordine, fare igiene comportamentale costa fatica…

  4. @ Piera: sono stata meglio, ma non posso proprio dirti di stare male. Diciamo più che altro che lascio alle spalle – ancora -qualcuno. E conto i cocci che son rimasti…
    Ma come dite voi, sono romanticona (?) e quindi, vado avanti sbattendo le palpebre e cercando l’isola che non c’è.
    Un abbraccio anche a te Piera, bello il tuo dialetto, ne ho un ricordo vivo e tenero…

  5. Reprimere le emozioni, soprattutto la rabbia, mi fa venire l’emicrania. Detto questo, ho imparato che con alcune persone non ne vale la pena, perché continueranno a non ascoltare ciò che cerchi di comunicare. Anzi, con la scusa che sei arrabbiata ti faranno passare anche per persona “cattiva” o “socialmente inaccettabile”.
    Perciò mi arrabbio quando sono convinta che il rapporto valga la pena di arrabbiarsi. Altrimenti snobbo, perché entro nell’ottica che la persona che ho di fronte non vale abbastanza da renderla partecipe delle mie sensazioni.
    Un atteggiamento assolutamente snob e pseudo-superiore, ma quando ce vò, ce vò 🙂
    Buona giornata a tutti

  6. @Silver: Nella mia lunghissima carriera di cazzeggiatore su forum e siti altrui, ho visto gente essere bannata a vita per interventi molto meno pesanti dei tuoi. Purtroppo l’antichissima e nobile arte di ignorare chi (su forum o blog) ti sta antipatico, sembra che sia difficile da apprendere, e che la gente se la prenda a male per il parare di un perfetto sconosciuto, cosa che, a rigor di logica dovrebbe contare meno della scorreggia di una farfalla nella bufera. Però questa razio su internet, non si sa perchè, sparisce. Detto questo, non ti gasare, non sei ancora un troll, i troll hanno altre caratteristiche.Tu sei ancora un semplice flamer, quindi per favore, impegnati di più se vuoi veramente scassare le palle come dio comanda.

  7. Perotti mi sa che è come Picasso: ha le amicizie del periodo rosa, quelle del periodo blu, quelle del periodo nero…Per questo, dopo, gli tocca buttare le fotografie: ogni foto, ogni faccia, gli ricordano un periodo preciso. Deve essere terribile, vivere così. Perotti, sto scherzando!

    Dona, ma ti faceva star male reagire in quel modo? Boh, mi sfugge come uno possa controllarsi, se gli girano: io ho sempre avuto la convinzione che controllarsi faccia malissimo alla salute. Preferisco far venire la gastrite a qualcun altro, piuttosto che farla venire a me. Poi sono perfettamente d’accordo che spesso, con certa gente, non ne vale la pena.

  8. Sapete per me l’amicizia cos’è o quand’è?
    Quando…”ti ga un mal de note” (un male di notte, modo di dire a Venezia) e hai qualcuno di cui poterti fidare…..
    E vicecersa, naturalmente! Baci!

  9. @Silver: beh! almeno ti ho fatto ridere dopo la maretta degli ultimi giorni, ma il mio “carattere precedente” era un modo breve per dire che fino a qualche tempo fa, se me le facevano girare, reagivo come te.
    Ora reagisco così, ma solo se si tratta di battagliare con persone che reputo valide. Altrimenti sorrido sorniona e lascio che pensino ciò che vogliono, così ho un’arma dalla mia parte: l’effetto sorpresa 🙂

  10. Perotti, che vergogna: devo chiederti di cancellare il mio commento relativo all’incendio del porto. In realtà, si trattava di quello del mio cervello, che ancora fuma. Eh, il caldo fa brutti scherzi e non se ne può veramente più: non piove da più di un mese, rendiamoci conto e l’umidità si affetta.

    Allora: poco prima che postassi quel commento, avevo sentito un chioppo (come dite voi “chioppo?” noi diciamo chioppo) tremendo e mi è preso un colpo. Si è spento il computer e si è riacceso da solo, in casa è saltata la luce, sono scattati tutti gli allarmi intorno, i cani abbaiavano e si sentivano le sirene dei vigili del fuoco, che stanno vicino a casa mia. Lì per lì ho pensato fosse successo qualcosa alla raffineria di Falconara: ahimè, non sarebbe la prima volta. Inoltre, dovete sapere che stiamo per avere tra noi, contro il mio volere e senza che mi abbiano consultato, il papa e ci stanno anche rendendo la vita impossibile dall’inizio di settembre; hanno stravolto la viabilità urbana ed extraurbana, un casino incredibile, non si parcheggia, polizia e vigili ovunque e tutti che si incazzano moltissimo e parlano male del papa, al punto che, se fossi in lui, mi guarderei bene dal mettere piede da queste parti per precauzione. Siccome continuavo a sentire le sirene dei vigili e avevo ancora il batticuore, ho avuto la malaugurata idea di cliccare su Google “ultimora notizie ancona”. Mi è comparso il titolo “incendio al porto di Ancona” e, dall’agitazione, non ho visto che non si riferiva alla giornata di oggi, ma al 23 giugno. Ahem! Insomma, non ho contato fino a 300, come al solito, e questo è il risultato. Ora, dopo che mi hanno accusata di essere un troll, di causare la distruzione dei blog altrui e di un sacco di nefandezze che non è vero lo giuro sul mio gatto rosso morto sei anni e mezzo fa, ci manca solo che mi accusino di procurato allarme e di diffusione di notizie false. Quindi, Perotti, ti prego: cancella quel commento. Grazie, Perotti. Buona sera. Che vergogna. Ma la mia amica al telefono piangeva dal ridere, quando gliel’ho raccontato…

    Vado a fumarmi la lavanda gastrica. ‘Notte.

  11. @La Signorina Trinciabue: Perdonami, è la definizione “dream team” che mi ha colpito.
    Team sa di squadra di lavoro, un’equipe, il tuo staff.
    Quanti amici hai? Secondo me è già tanto averne uno, già due mi sembra un miracolo, un team poi! Lo so intendi un gruppo di amici, ma sono amici o sono compagni di ventura, conoscenti, persone con cui ci si diverte e con cui si condividono esperienze ludiche/sportive/familiari.
    Non è per cavillare ma cambia molto umanamente parlando.
    Ciao

  12. Simone, ma se uno e’ convinto e sereno , xke’ mai preoccuparsi di chi ha l’esigenza di quantificare il “valore” delle relazioni in base alla durata o meno delle stesse ?

    Signorina Trinciabue, non c’e’ mai niente di nuovo sotto il sole…!

  13. @ Lilly, mi hai fatto esplodere in una risata che non ne hai idea! Sì, mi drogo: con la lavanda. Gastrica.

    @ cumino Io non ho detto che chi va a convivere non è convinto: ho detto che non è convinto e motivato quanto uno che decide di sposarsi. Per porre fine ad una convivenza basta fare le valigie e andarsene: porre fine ad un matrimonio è molto più complicato. Quindi almeno per il primo anno di rodaggio, lo spirito con cui si affrontano i litigi è ben diverso. Dopo un anno o due, convivenza e matrimonio sono uguali.

    @ Dona, “il mio precedente carattere” mi ha fatto ridere: io ne ho sempre avuto uno solo. A seconda delle giornate!

  14. Volevo scrivere una cosa poi ho letto il provocatorio commento di Silver Silvan, mi ha fatto sorridere. Perchè io la penso come te, dopo un po’ le amicizie mi stanno strette le persone cambiano poco e io invece sono un casino. Dico che si e no a silver Silvan. La racconta benissimo per le amicizie poi dice dice che si convive così, perchè ci si prova e invece no, chi va a convivere ci crede, come ci crede chi ci prova a recuperare la trama logora o bucata di un’amicizia ma bisogna pur essere in due, perdio!

  15. Non è che necessariamente ciò che “dura” (nei rapporti umani) è meglio. Forse è soltanto che il tempo è un ottimo banco di prova e un rapporto che dura da anni ha soltanto superato i giorni di sole e le tempeste. E nonostante tutto continua.
    Non necessariamente un rapporto di vecchia data ti limita o ti costringe a non cambiare. Ho un’amica (LA mia amica) da più di 30 anni e nessuna persona è più diversa da me di lei. Non credo abbiamo mai avuto un solo argomento in comune e per questo abbiamo sempre parlato e discusso, mettendoci sempre in gioco. Nessuna delle due è mai riuscita a “cambiare” l’altra, soltanto magari a farla ragionare un po’ su un diverso punto di vista.
    Ci separano (ahinoi!) centinaia di km ora: lei sposata e neomamma, quella che diceva che mai nella vita!; io ormai vagabonda che ha rinunciato al sogno di avere almeno 5 figli 🙂
    Siamo entrambe cambiate tantissimo, pur senza riuscire a diventare uguali nel frattempo.
    Poi ci sono una serie di rapporti importanti, sia recenti che un po’ meno recenti (una decina di anni), ma che non hanno ancora attraversato tempeste e quindi durano senza scossoni, ma senza condizionamenti reciproci.
    E nella mia scelta di mollare tutte le sicurezze e fare DS, i primi a incoraggiare sono stati proprio coloro che mi conoscono da anni, vedendo nella mia scelta “inconsueta” la mia strada reale.
    Ho notato invece che, spesso, le conoscenze recenti non riescono a resistere alla tentazione di insegnarmi come stare al mondo. Boh? di certo con queste premesse finiscono presto per essere mandate a quel paese 🙂
    PS: Silver Silvan, nel tuo essere “fumina” ci trovo un bel po’ del mio vecchio carattere, forse per questo che (nonostante tutto) mi riesci simpatica anche se “logorroica” 😉

  16. “… e che succede quando scambi l’amicizia per amore?”

    @ Lilly A me non è mai successo, fortunatamente: ma, ad occhio, direi che si è presa una bella cantonata.

    Chiedo venia per il doppio link: mi è sfuggito e non sono riuscita a riprenderlo.

  17. A proposito, di brevità: guarda, guarda, i segni dell’invecchiamento servono a qualcosa. Adesso chi lo spiega alle stiracchiate botuliniche?

    http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/news/articolo/lstp/406050/

    Vado subito a stringere la mano di qualche giovincello, così dò una botta di vita alle mie cellule e si ringiovaniscono: meglio evitare quelli di 7, 14, 21, 28, 35, 42 e 49 anni, ce l’hanno già scadute. Quindi d’ora in poi stringerò le mani solo a quelli di 1, 8, 15, 22, 29, 36, 43 e 50 anni: tutte cellule fresche e rinnovate. Toh, tanto vale che me la stringa da sola!

    http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/news/articolo/lstp/406050/

  18. Io, nella ricerca continua di novità, ci trovo qualcosa di schizofrenico, non ci posso fare niente. Tante volte ho visto fare appello al cambiamento per liberarsi dalle abitudini: io preferisco distinguere tra cose che si fanno consapevolmente, e si scelgono, e cose che si fanno col cervello scollegato, che si sono scelte la prima volta e che si fanno automaticamente per innumerevoli volte, in seguito. Le seconde sono abitudini, le prime no.

    @ Perotti, il tuo è un discorso da opportunista, che sfrutta la gente finché gli fa comodo. Non potrei mai essere amica di qualcuno che parte con presupposti del genere e me ne compiaccio moltissimo. Tra l’altro questo soppesare continuo sulla bilancia i vantaggi e gli svantaggi mette freddo. Brrr. Per fortuna, qui non mi sono mai aspettata di farmene, di amici. Come cavolo si fa a paragonare un rapporto di una sera ad uno che dura da molto più tempo? Saranno entrambi intensi, ma sono una roba diversa. Per fare un esempio: i tuoi giorni sull’Atlantico valgono quanto un giorno a zonzo nel mare davanti a casa? Boh. A proposito: ti sei accorto che la barca a vela è una costante, nella tua vita? Com’è che di quella non te ne sbarazzi e non ti ha stancato? Forse perché ti dà l’illusione di poterla gestire, la barca, anche tra perigliosi flutti: invece, con le persone è diverso, non puoi guidarle come farebbe comodo a te. Eh, Perotti, il nostro guru: l’uomo con tutte le risposte che ci guiderà fuori dal baratro dell’abitudine, delle nostre fragili certezze, dei rapporti triti e logori e dalla schiavitù del sistema. Signori e signore, avanti tutta: ecco a voi Timone Perotti!

  19. Scritto così ha certamente un significato più condivisibile, anche perchè sono gli stessi concetti che troviamo nell’ottavo e nono libro dell’Etica Nicomachea di Aristotele, scritti più o meno nel 350 avanti cristo.

  20. A volte credo che ci si perda troppo in dubbi/domande senza valore : amicizie di lunga data contano piu/meno di quelle recenti ? e se uno non ha amici d’infanzia e’ grave o e’ addirittura meglio ? Ma come e’ possibile riflettere sul prima-sull’adesso ecc ? Cosa ti fa pensare che una cosa escluda l’altra ? Talvolta le cose possono benissimo coesistere ed essere perfette cosi’……
    con simpatia

    • Infatti pat, come specificavo, non credo affatto che una cosa escluda l’altra. Ma che una sia più di valore dell’altra, solo perché ciò che dura sembra migliore di ciò che termina, nemmeno.

  21. Ottime considerazioni, apparse negli ultimi interventi da parte VS.
    Anch’ io confermo semplicemente, che il vero amico, lo riconosci quando ti trovi in difficoltà.
    Alle 4 del mattino, ti corre in soccorso in caso di emergenza…
    Sono pochi su cui si può contare veramente,
    ribadisco, “pochi ma buoni”.
    BUONA GIORNATA
    VALE

  22. Trovata! Grazie Simone.
    Molto bella la scelta in mezzo a quelle foto soprattutto “televisive” (un disastro,io sono nel campo e penso che continuano a mandare messaggi sbagliati a ragazzine e ragazzini..)
    Significativa la provenienza della tua foto, voluta o no…. Bravo!
    P.S.Ma alle tue presentazioni, come fumziona? Si porta un tuo libro e tu scrivi la dedica con autografo? Come nei film…:-)!

  23. @Renato gli esempi erano per spiegare un concetto vecchio come il mondo, cioè che solo chi si mette in gioco per te dimostra di volerti veramente bene. La nota frase “gli amici si vedono nel momento del bisogno” ne riassume lo spirito, e certamente non si “scartano” le persone semplicemente perchè non ti aiutano. Non a caso alla fine ho specificato e volutamente ripetuto che si tratta di persone con cui affronti insieme la vita.

    @Silver si, hai ragione.

    • forse non mi sono spiegato bene. lo deduco da qualche commento. provo a specificare meglio. Non ho nulla contro le amicizie antiche. Rimpiango di non averne semmai. Noto però che la nostra cultura è spesso rivolta al passato. Solo quello che è “antico” ha valore. Quel che è recente no. Se un amore finisce, “vuol dire che non aveva valore” mentre se qualcuno ha una storia lunga vent’anni il commento è sempre “come sono belli…”. Non nego che vi sia del bello nel perdurare. Ci mancherebbe. Vorrei però che non si enfatizzasse troppo la durata sulla qualità. Il dualismo forse è questo: tempo contro qualità. Ho avuto incontri di giorni, o di una sera soltanto, che valevano (coi loro limiti) rapporti lunghi anni. Non solo. Nel cambiamento, nel coraggio di abbandonare rapporti triti e logori, sta una parte del segreto della crescita. Quando ho abbandonato persone al loro destino era sempre perché mi rendevo conto che non avevamo più ragione di essere-in-relazione. E’ servito coraggio per farlo, e ha generato dolore. Ma ha anche liberato memoria, gigabyte da destinare a nuove vite. Trovo dunque valore nella durata, ma solo se è di qualità, se permane il senso della continuità. trovo valore nell’estemporaneità e nella notivtà, purché sia sapida e contribuisca al rinnovamento delle nostre vite. Come tutti sappiamo il ciclo delle cellule dura 7 anni. Il che vuol dire che se stringo la mano a una persona oggi e poi gliela stringo nuovamente tra 7 anni, le mani che si stringono sono integralmente diverse, non sono più le stesse mani. I sentimenti non hanno lo stesso ciclo delle cellule, però subiscono anch’essi il ciclo del tempo. Occorre ricordare, permanere, ma anche cambiare, vivere nuove vite. Il che vuol dire che lungo e breve hanno lo stesso valore. Servono entrambi. Il mio articolo serviva a ribadire questa necessità di pari dignità. Cosa che, ammetterete, nella nostra cultura non è così assodato. Anzi.

  24. Ciao Simone,
    condivido in pieno il tuo pensiero sul valore dell’adesso e non solo quello; credo che verrò a conoscerti personalmente ad Ancona il prossimo 17 settembre.
    Continua a scrivere perchè leggerti è sempre un grande piacere!
    Carlo

  25. Oh…ma guarda..Non sai quante volte mi sono trovata nella condizione di pormi queste domande!?
    Non ho amici da una vita, ma ho avuto vicino persone negli anni, con le quali ho fatto un po’di strada, che mi hanno dato moltissimo. Sono come sono, oggi, grazie anche a loro, tanti mi hanno lasciato qualcosa di prezioso, che ha contribuito a rendermi così.
    Grazie a loro, mi sono messsa in discussione e alcuni mi hanno aiutato a svegliare, ciò che in me “dormiva”.
    Restano Amici, anche se da anni non li frequento più.
    Credo che, nella vita, sia “normale” e bello, fare incontri, a prescindere dalla durata, purchè si vivano. E siccome per natura sono “protesa in avanti”, sono molto felice di quello che è stato (almeno gran parte) e ancora di più di quello che è!
    Il presente è un gran bel concetto!!!

  26. @Simone
    Mi piacerebbe sapere da dove arriva questa foto, questa dei bambini….
    Io da piccola, portavo i codini alti e avevo/ho i capelli che sembrano spaghetti!
    Ero sempre triste nelle foto da piccola…
    A costo di sembrarti patetica… ma io mi sono riconosciuta nelle bambina di spalle non che sia io, per carità, non sono impazzita!
    So che può sembrare patetico, ma è dal tuo post che ci penso, sarà per il “percorso” che sto facendo…ma quella foto ha un suo perchè… Insomma solo sapere da dove arriva; magari è una semlice pubblicità…
    Grazie…

  27. @NIBBIOINVOLO: credo che la tua descrizione dell’amicizia sia perfetta.

    @Sig.na Trinciabue: citi un sacco di favori, piaceri, richieste di soccorso fatte agli amici: non sei un po’ troppo interessato all’aspetto “pratico” dell’amicizia? Nel senso, o uno è sempre pronto ad aiutarti o altrimenti lo molli.

  28. Signorina Trinciabue, che splendido commento, tanto di cappello. Sono pienamente d’accordo. Aggiugerei che gli amici sono quelli che sanno il perché delle tue scelte, cosa ti ha portato a farne una piuttosto che un’altra. Ricordo che il Perotti, non ricordo proprio dove, raccontava che il titolo dell’ultimo libro gliel’aveva suggerito un’amica: e ho pensato a quante discussioni e racconti c’erano dietro la scelta di quelle due parole che sono andate a formare un titolo. Quell’amica conosce il perché di una scelta che tanti altri non conoscono. A me sembra una bella cosa: anche lei è un pezzetto della trama che ha portato a quel libro. Gli amici sono quelli che conoscono i tuoi segreti, grandi e piccoli: i conoscenti, i colleghi, gli estranei i tuoi segreti, non li conoscono proprio anche se dovessi passarci persino più tempo di quanto vorresti.

  29. “Ho capito che la durata che mi interessa è adesso”

    Stesso concetto del “Qui e Ora” della filosofia Zen, quindi (anche se niente di nuovo) ben venga.

    Ma non mi trovo per niente d’accordo sul discorso amicizia, lo trovo un errato punto di partenza, oltre che un esempio piuttosto fuori luogo, forse dettato più da una “rosicata” di una serata in cui ad un certo punto ti sei sentito escluso, ti ha compilto, e hai risolto con un classico: invece di incassare, cerchi/crei argomentazioni per autoconvicerti che è inutile.

    Magari non è andata così, comunque lo faccio anche’io molto spesso, e il tuo post trasuda quello.

    Tra “vecchia data” e “nuove amicizie” c’è un abisso, ad ecco il lapidario perchè:

    Banalmente, il fatto che so tutto di loro e della loro storia di vita, fa di loro dei fratelli. Se chiedo loro di darmi una mano a dipingere casa alle 7 di mattina della domenica, ci sono. Se uno non mi invita ad una festa, mi chiama per dirmi perchè non mi ha invitato. Se i carabineri mi ritirano la patente alle 4 del mattino, so esattamente quale amico chiamare, che si alzerà senza sbuffare e mi verrà a prendere a 100km di distanza. Ma magari fosse solo questo: Con queste persone semplicemente non hai segreti, e sei te stesso, perchè con loro hai condiviso le disavventure a scuola, la morte dei genitori e (concedetemi la volgarità), perfino le prime seghe al parco giochi. Si fidano a darti dietro i figli al mare 2 settimane, ti imprestano il furgone con cui lavorano per girare l’europa, ti imprestano soldi pur sapendo che non potrai ridargleli.

    E parlo di cose realmente successe.

    Quelli che negli anni si sono rivelati non essere belle persone, sono state naturalmente escluse dal giro. Non con cattiveria, non con premeditazione o per invidia o rancori, semplicemente evitati, così come si evita di comperare nel negozio dove il commesso ha cercato di fregarti con il resto. Creando un dream team di persone che affrontano la vita insieme, ripeto, che affrontano la vita insieme.

    Realizzi che nella vita non sei solo, che se sbaglia o hai bisogno c’è sicuramente qualcuno, e questo è un valore immenso, che nemmeno tutto il tempo e i soldi del mondo potrebbero sostituire, ma naturalmente bisogna averli per capirlo.

  30. Questo argomento ha molte sfaccettature e si rischia di banalizzarlo o ridurre tutto a bianco o nero. Io credo che un’ amicizia innanzi tutto meriti un po’ di impegno. Ciò non significa che prima o poi non possa finire o che i fatti e le esperienze di ognuno non portino a prendere strade differenti. In ogni caso credo che sia riduttivo parlare di amicizia nei confronti di chi lasciamo o ci lascia per differenti opinioni o scelte di vita. Probabilmente amicizia non era fin dall’inizio. Non credo nemmeno che lasciare vecchi amici apra la mente a nuovi incontri, si può benissimo fare entrambe le cose. Non dipende dal fatto che abbiamo vecchi amici l’impossibilità di conoscerne di nuovi, dipende piuttosto da noi stessi essere aperti a nuove esperienze. Rischiamo di responsabilizzare chi ci vuol bene del fatto che siamo codardi nell’affrontare nuovi affetti. Infatti è sicuramente più facile conoscere gente quando ci sentiamo soli che non quando abbiamo amici. Però attenzione, ho detto conoscere gente. Ciò che troviamo è amicizia o rischiamo di accontentarci di un surrogato che serve a compensare la mancanza di affetto, il vuoto di un momento? Siamo in grado di pesare le due cose? L’amicizia ha anche una componente razionale, non è solo cuore. Parlo per esperienza diretta. Anche io come tutti ho perso persone e ne ho trovate di nuove. Ciò che fa la differenza è come ci poniamo nei confronti di un nuovo affetto, quello che siamo disposti a concedere o ciò che pretendiamo. Sicuramente vi devono essere affinità, complicità, condivisione di interessi. Una piattaforma comune è indispensabile, ma è solo il punto di partenza. In sostanza ciò che voglio dire è che non dobbiamo solamente sederci e aspettare di vedere se chi ci stà difronte si incammina e si dimostra sincero o meno. Il cammino si fa insieme, anche noi si deve camminare, ho paura che molto spesso perdiamo le persone per motivi stupidi, perchè siamo tutti delle “prime donne”.

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