Potresti, ma…

Un poveraccio sui quarant’anni immagina di sbatacchiare per bene, in un percorso fuoristrada, la moglie consumista e snob e le sue due amiche, che salgono querule a bordo della sua auto come fossero appena uscite da Sex and the City. “La vera soddisfazione è sapere che potresti farlo”, dice il claim. Lo spot è quello della Wolkwagen Tiguan.

Non “fare”, ma pensare di fare. Non “essere”, ma immaginare di essere. Non “agire” ma sapere che potresti. Il tutto, naturalmente, in virtù di un’auto. La scena finale dello spot, deprimente, tristissima, è il tragico ritorno alla realtà: le tre ragazze che se la sghignazzano e lui che guida mogio, prono, malinconico, per le vie del centro.

Cultura onanistica, la definirei così. Non a caso applicata a un target maschile. Per l’uomo che ha perduto ogni spirito d’avventura, ogni iniziativa, ogni senso della propria dignità e individualità, non c’è che l’abbandono all’immaginazione, al sogno possibile ma (per carità!) da non realizzare. Lui potrebbe smettere di subire, ma non lo farà mai. E non perché non possa, appunto. Perché immaginarlo, senza farlo, gli basta.

L’auto che potrebbe fare cross e invece scivola sull’asfalto. L’uomo che ptorebbe guidarla divertendosi, e invece è costretto a fare da autista a tre rumorose consumiste. Il sogno che potrebbe essere realizzato e invece rimane tale. Quando un essere razionale si accontenta di immaginare, quando il solo pensiero di un’azione gli è consentito, quando fare sarebbe troppo e basta drogarsi con chiacchiere e distintivo (la macchina, appunto), le cose si mettono male.

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112 pensieri su “Potresti, ma…

  1. Sono indignata: quel video della teleferica è una sorta di bacio in fronte, Perotti, e tu non dici niente e manco ringrazi? E continua a portarteli sulla schiena finché non stramazzi, allora!

  2. Sempre a proposito di automobili:
    Sapete che vengono dismesse auto
    in condizioni generali ottime
    solo perche sono datate o fuori moda.
    Un esempio tipo:
    Lancia Ypsilon anno 2001, km 24.000
    in ordine a 1.000 euro.
    Le cifre si commentano da sole.

    Chi è “sveglio”, coglie l’ occasione…
    altri si indebitano per l’ ultimo podello.
    Per poi piagnucolare con l’ ossessione del fine mese e relative scadenze.
    Ognuno raccoglie ciò che semina.
    Ciao Ciao
    VALE

  3. Una possibile idea per il trasporto della legna: una piccola teleferica.
    Al carrello (meglio) o a una singola puleggia che scorre sulla corda, che percorre l’ intero tratto accidentato, viene collegata un’ altra corda che permette il controllo della discesa e della risalita del carico. Per diminuire lo sforzo di braccia durante la risalita del carico la corda può essere avvolta ad un winch o piccolo argano.

    http://www.youtube.com/watch?v=ti351uirKtY

    Sperando che possa essere d’ aiuto …

  4. Secondo me Michael ha ragione.
    Un camp in cui si dimostra alle persone che si può vivere con meno, o con poco e si insegna come farlo potrebbe essere un’esperienza preziosa, in grado di motivare tanti indecisi col piede sulla soglia.
    Questo sia perchè assapori una vita diversa, sia perchè capisci che in qualche modo è realizzabile.
    Naturalmente dovrebbe essere un’esperienza più che realistica, direi REALE, 50 quintali di legna da portare sulla schiena inclusi.
    E dovrebbe lasciare, nella giornata, molto tempo libero, tre-quattro ore.
    Poi ci dovrebbe essere qualcuno che ti mette in guardia sulle difficoltà pratiche (ebbene sì, anche il denaro) e spirituali (solitudine, paura di perdere il proprio ruolo, etc.).
    Chi arriva in fondo a quindici giorni così rischia davvero di essere toccato nel profondo.
    Che ne pensi, Simone? Sbaglio?
    [in fondo scrivo queste cose ma non sono un downshifter… per il momento!]

  5. Beh, si vede che ormai sono fuori dal mondo 😉 Nella mia idea di scena di coppia il bacio, come dire, si consuma, si da, magari frettoloso, ma si da.

    Personalmente credo che questo spot sia frutto di un lavoro aprossimativo e sostanzialmente misero. Oppure pensato per un target tedesco, non adatto all’italia, ma per motivi di budget deve andar bene per tutta l’europa.

    O in germania sono talmente avanti e qui non capiamo una beata fava, o semplicemente si è risparmiato sensibilmente in termini di creatività ed indagini di mercato. Personalmente infatti credo che la pubblicità non faccia eccezione e sia un servizio come un altro: per avere un prodotto valido, occorre spendere dei danari e/o scegliere i creativi e le agenzie di successo, che ovviamente hanno costi alti.

    Sul rifiuto di organizzare i “camp di DS” ci ripenserei. Se non lo fai tu, lo farà sicuramente qualcun’altro, magari anche sfruttando indebitamente del “lavoro di preprazione culturale” da te svolto.

    Vedi, io sono della opinione, forse sbaglio, ma sono dell’opinione che ciò che vale costa fatica, anche fatica intellettuale e danaro, altrimenti vale poco o vale poco nella percezione dei più.

    La pubblicità serve proprio a dare una percezione di valore a beni o servizi che, spogliati di essa, avrebbero molto meno valore (valore in danari contanti).

    Non vedrei quindi assolutamente nulla di male se tu mettessi a frutto quanto seminato per monetizzare qualcosa con dei “camp”. Se avessero successo, significherebbe semplicemente che hanno valore.

  6. Questa volta concordo appieno! Lo spot della VW è assai deprimente e lo è ancora di più se consideriamo che anche la cosiddetta trasgressione, che l’uomo solo immagina, è in effetti una “trasgressione di moda”. Ossia, il “fare fuoristrada” è in effetti un modo brutale, consumistico ed irrispettoso della natura, almeno alle nostre latitudini, di divertirsi e bruciare carburante, ovvero inquinare e distruggere e molestare (il bosco, gli animali) per motivi puramente futili. 😉

    In buona sostanza lo spot è un concentrato di negatività. Questa volta mi stupisco veramente dei “creativi” della VW (o meglio della agenzia pubblicitaria incaricata).

    Una sola domanda: come fai a capire che una delle tre è la moglie e le altre sono sue amiche?

    • se ci fai caso, quella che si siede davanti fa per sporgersi e lui, il purino, si sporge verso di lei pensando che lei voglia dargli un bacino. Resta come un coniglio fradicio perché lei invece non ci pensava proprio. Tipica scena di coppia direi, dunque lei è la moglie.

  7. Dunque sul fatto di muoversi prima possibile o ancora meglio non dover accorgersi di non essersi mossi per tempo sono completamente d’accordo, ma questo non vuol dire che anche a 90 anni si può essere folli, e non solo per l’alzheimer…tutti i giorni ci reinventiamo e possiamo prendere decisioni completamente diverse da quelle che abbiamo preso il giorno prima anche se erano completamente libere. Il racconto di Claudio sull’episodio accaduto in Sierra Leone lo trovo stupendo….Che cosa è il tempo ? Che cosa siamo noi ? Tutte le risposte rischiano di essere molto riduttive

  8. x Francesca
    Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano
    http://www.youtube.com/watch?v=3TbI4ertOtw
    In questo spezzone Monsieur Ibrahim insegna al ragazzo che “sorridere é ciò che ti rende felice” (Smiling is what makes you happy). E che non si deve essere in grado di sorridere solo quando si verificano tutte le condizioni che ti porterebbero a farlo.
    Il messaggio del film é un po’ simile a quello che Mauro suggerisce a Dax.
    Bel film, lo raccomando.

    I sogni dell’ età avanzata dovranno essere adatti alle differenti capacità che si possiedono. Chiaro che non bisogna arrivare a quell’ età per iniziare a cercare di realizzare qualcosa per sè. Oltre che essere uno spreco, verrebbe a mancare un lungo apprendimento di come fare a realizzare ciò che si progetta.
    Jacques Mayol diceva: “Si è vecchi quando il numero dei ricordi è superiore a quello dei sogni”.

  9. Esatto ….
    il mio “cambiamento” è iniziato a40anni ( crisi di mezza eta ? probabile ).
    Il lavoro dipendente, buono per carità , vicino casa , mi comincia a stare stretto e preso spunto da un libro di Fabio Volo ( eggià ) ho chiesto al mio capo qualche pomeriggio libero, scambiandolo con riduzione di stipendio, chiaramente.
    Ora sto meglio ma sto cercando di liberare ancora più tempo e per farlo sto seguendo altre vie … ma non importa … il fatto è che oggi , a 44 anni , mi sembra di avere “poco tempo” davanti per realizzare quello che non ho realizato fin’ora, sopratutto perchè non ero cosciente del fatto che un’altra vita fosse possibile.
    Insomma, a volte ho la sensazione di rincorrere, anzi di correre per recuperare il passato, col rischio concreto di perdermi il bello del presente.

    saluti
    Giddy

  10. Ognitanto mi rifaccio viva, ed appena scendo a valle dal mio eremo vengo qui a leggere.
    Intravedo spesso in quel che scrive Simone la paura della vecchiaia e la paura del venir meno delle proprie capacità e possibilità. Non per tutti è così: conosco una anziana signora che a 90 anni si è messa ad organizzare mostre ed incontri, ma era, ed è ancora, una donna libera che ha sempre seguito solo se stessa. Forse per essere ancora capaci di fare e desiderare anche da anziani bisogna imparare a sviluppare la propria libertà. Ed allora forse anche nella malattia potresti trovare la gioia delle piccole/grandi cose e soprattutto non avere rimpianti.

    • Naturalmente Licia. Potrebbe finire così anche per noi. Io però, per natura, non amo rischiare. Voglio fare ora tutto quello che trovo adatto alla vita, alla mia vita, perché se poi diventassi un anziano meno energico o abile di quella signora che citi, mi girerebbe assai di dover constatare che non ho fatto quel che volevo quando potevo.

  11. A proposito di età,
    ricordo sempre quello che mi disse un uomo di un villaggio sperduto tra le colline nel nord della Sierra Leone.
    Lì l’età media della vita è di 38/40 anni (la riforma delle pensioni non serve).
    Allora chiesi l’età a quell’uomo,aveva l’aspetto di un vecchio con tutti i segni del tempo sulla faccia e nel corpo.
    ’28 anni’ Per poco non svenni, io a 46 anni sembravo suo figlio, e aggiunse
    ‘Io e te abbiamo gli stessi anni,solo che non sappiamo quanti, nè io nè te sappiamo quanti anni vivremo ancora’.
    Almeno così mi venne tradotto.

  12. Giddy,
    Bello quello che scrive baricco e soprattutto come lo scrive, ma non ho capito perché desiderare in vecchiaia farebbe male. Sono convinto che è una grande stronzata

    Buona giornata a tutti….io mi vado a divertire….lavorando
    Mauro

    • beh mauro, se ci pensi… desiderare in età giovanile o non anziana, potendo lavorare sui propri sogni (per quanto lunghi e ambiziosi) e dunque realizzarli, credo sia decisamente diverso che desiderare, sognare, quando le forze, il tempo, l’incanto saranno inferiori. Penso sia comprensibile… il rimpianto dell’età avanzata nasce da questo, altrimenti, invece che rimpiangere, basterebbe fare. Ma a un certo punto, per motivi fisici, emotivi, psicologici e di opportunità, si hanno meno energie. Meno possibilità.

  13. Giddy, splendida citazione.
    Ricordo ogni singola parola di quel passaggio di Oceano Mare, letto molti anni fa, dove in poche righe c’è tutto il senso della vita e dei desideri, colorato di struggente malinconia.
    Ma il finale lo possiamo riscrivere perché, contraddicendo Garcia Marquez, noi non siamo condannati a cent’anni di solitudine, e quindi abbiamo una seconda opportunità su questa terra.
    Tuttavia dobbiamo attivarci ed agire adesso. Senza fretta, ma con il giusto senso di urgenza.
    Perché, in fondo, si vive solo due volte.

  14. Simone,
    com’è triste il tuo post! La descrizione che fai dello spot e le tue parole sono così crude e allo stesso tempo così reali che mi hanno trasmesso una grande tristezza. Brutto il mondo che viviamo. Brutto. Sono convinta, perchè ci credo e lo scopro ogni tanto nelle persone, che esiste un sussulto di ribellione a questa vita consumistica, sospesa su un abisso e circoscritta a un metro dal nostro piede, ma quanto è difficile andare avanti col cuore pulito! Ma qui a Roma oggi c’è un bel sole e un cielo “azzurro cielo”, il mio basilico ha messo nuove foglie e la rosa è sbocciata. Io, di quello spot, non so che farmene! Buona giornata 🙂

  15. Buongiorno a tutti e grazie a tutti per gli spunti eccezionali.
    Il blog di Simone, che saluto e ringrazio pur non conoscendolo se non attraverso i suoi libri, è una scuola di pensiero , una finestra aperta sulla vita… grazie ancora, a tutti.
    Detto ciò mi allaccio al commento di Mauro e riporto una citazione di Baricco alla quale tengo particolarmente:

    “Poi non è che la vita vada come tu te la immagini.
    Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada.
    Così… Io non è che volevo essere felice, questo no.
    Volevo… salvarmi, ecco: salvarmi.
    Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri.
    Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente:
    il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. No.
    Sono i desideri che salvano. Sono l’unica cosa vera.
    Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l’ho capito.
    Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile:
    e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male.
    E’ lì che salta tutto, non c’è verso di scappare,
    più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci.
    Non si ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare.
    Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male
    che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.”

    Alessandro Baricco, Oceano Mare

    Alla prossima ,
    Giddy

  16. Dax,

    Se odi il tuo lavoro c’è qualcos’altro che timpiace fare ? lo fai ? Puoi pensare a come questo ti potrebbe dare nel futuro sostentamento ? Se non te lo può dare puoi pensare nel futuro (o anche subito) a qualcosa di alternativo ? In ogni caso ancora prima di pensare ai soldi io credo che sia di vitale importanza dare “respiro” alle proprie passioni. Io ho sempre lavorato come dipendente (fino a 5 mesi fa) ma ho sempre fatto il musicista. Ho suonato in diverse incisioni fatto centinaia di concerti in Italia e all’estero, continuo a suonare e a studiare (ho iniziato a studiare pianoforte a 40 anni e adesso ne ho 47) e ti assicuro che il lavoro che facevo come dipendente era bello tosto e mi toglieva un sacco di energie, anche se per certi versi mi piaceva. Nonostante tutto questo oggi la musica non mi da sostentamento ma almeno mi salva come mi ha sempre salvato. Il centro di tutto non sono i soldi ma le proprie passioni. Io quello che ho visto nella mia vita che per qualsiasi cosa che vogliamo conquistare occorre lottare, impegnarsi, fermarsi ogni tanto a riflettere, aggiustare il tiro, accettare le sconfitte, rialzassi e di nuovo riprovarci…ma continuare a.lottare, lottare, lottare…..per la propria libertá.

  17. Purtroppo credo che il downshiting sia un prospettiva di soluzione ai problemi generati da questo sistema ma che sia una approccio individuale, di quelli che non danno veramente fastidio perchè non mette in discussione i grandi numeri. Anzi puo’ rappresentare una “valvola di sfogo” individuale a dei problemi che non possono essere nascosti e che sono sotto gli occhi di tutti. Quindi meglio addirittura incentivare il DS individuale togliendo energie che altrimenti si potrebbero incanalare in forme di organizzazione creative.

    La prova di questo è che già provare a mettere in pratica il DS con una sola famiglia è quasi impossibile…

    Se il DS da esperienza individuale potesse iniziare ad affermarsi come metodo collettivo…..
    è una speranza!!

    • Giulio, sono migliaia, decine di migliaia quelli che vivono diversamente anche con famiglia… coabitano barattano, autoproducono. Attenzione a dire “impossibile”. Ogni volta che lo diciamo ci riferiamo a noi, non sempre alla realtà allargata. C’è sempre qualcuno che sta facendo qualcosa che noi riteniamo impossibile.

  18. a MERELLO E MERELLA!
    Dove siete finiti?

    Non sarete, per caso, in giro per concessionari d’ auto?

    Se, la risposta è no, allora,
    spero sia passata la “turbolenza da alta quota”, per te.
    Ma si, dai, quella dei giorni passati

    CIAO
    VALE

  19. Questo consumismo può essere tagliato solo da una crisi economica terrificante che devasti ogni singola famiglia e persona e ci riporti ai consumi minimi essenziali. Una guerra insomma. Non esiste altra strada; parafrasando la celebre frase: il default come igiene del mondo.

  20. Ciao! Posts fa, “parlavate” di uno scrittore a me sconosciuto, per caso è Predrag Matvejević?
    Non riesco a trovare i vostri posts, di sicuro sono io che non ho pazienza, ma
    vorrei sapere se è lo stesso perchè mi è rimasto impresso quello che dicevate e venerdì prossimo viene a Mestre a teatro.
    Grazie…

    Sapete…nelle isole,una a caso..Lido di Venezia, si potrebbe andare in bicicletta…come in Olanda e invece si corre con moto e Suve…non è ridicolo!?

  21. @Fabio: anch’io sono schifato del mondo del lavoro. faccio questa schiava vita da 15 anni, ho cambiato molti lavori ma ho trovato sempre più o meno le stesse zozzerie. Senza contare che gli ambienti di lavoro spesso e voelntieri tirano fuori il peggio delle persone.
    Quotidianamente mi devo sorbire le lezioni di vita del mio titolare, che mi spiega quanto valore abbia per la nostra società la missione che portiamo avanti.
    Non sospetta minimamente che tutto ciò che faccio nell’orario di lavoro mi è TOTALMENTE ESTRANEO…

  22. Il concetto di superfluo non è personale. Non si tratta di tutto quello di cui senti di poter fare a meno; fosse così, un riccone potrebbe sentire di non riuscire a fare a meno del Cayenne, ma questo non implica che non sia superfluo…
    Il superfluo è oggettivo: è tutto ciò che risponde alla soddisfazione di un bisogno non essenziale. Le maglie a 15 euro potrebbero essere necessarie, se le trovi a meno meglio, ma certamente quelle a 120 euro sono superflue…

  23. x Vale
    Non avevo capito. Pensavo a un rifiuto senza appello per la tv, come nel caso degli Amish o di certi intellettuali della letteratura.
    Meglio non guardarne troppa, sì. Altrimenti si incorre nel rischio di scambiare la realtà che fa parte del nostro quotidiano con la iperealtà dei media.
    Può essere che frequentando l’ ambiente del fashion quell’ atteggiamento sia addirittura stimolato e in parte assimilato. Saranno contente sì, vista la ricompensa.
    Temo che molti siano disponibili a esserlo. Una volta, dal dentista mentre sfogliavo le riviste settimanali che lasciano a disposizione, ho visto un servizio fotografico con Soldini (il velista) che teneva uno sguardo intenso verso l’ obiettivo, era vestito con un bel completo, poi in una foto lo bagnavano lanciandogli addosso una mastellata d’ acqua e nelle successive manteneva sempre quella espressione con i capelli e il vestito tutti bagnati. Davvero più decenti le 3 cretinette.

  24. Secondo voi il lavoro che una persona fa finisce per plasmarne la personalità? Io temo di si, e credo inoltre che sia una componente importante per la costruzione dell’immagine che abbiamo di noi; allora il venire meno di questa componente significherebbe incorrere in una mancanza.
    Credo che sia questo uno dei motivi che spinge le persone alla ricerca di un lavoro che le appaghi, oltre naturalmente l’ottenere i mezzi di sostentamento.
    Identificarsi in un ruolo, riconoscersi in qualcosa…

  25. @Francesco ,
    allora di sicuro avrai visto l’intera intervista dove parla anche di Sabaudia città.
    Ah, passeggiare sulla spiaggia di Sabaudia fuori stagione, mi fa’ sentire libero !
    PS: Quanto scrivo oggi !
    Sera a tutti, torno silente

  26. @ RED:
    buona considerazione la tua, sulla TV: occorre scegliere e scremare; nulla da dire.
    Io preferisco comunque fare altro.
    Un appunto sulle 3 attrici dello spot TV.
    So per certo, che in cambio di 1 giornata di lavoro, le fanciulle si guadagnano tanto quanto 1 paga annua media netta di un impiegato.
    Secondo me, si atteggiano a cretinette, più che volentieri.
    Sei convinto?

    Saluti
    VALE

  27. @Patrizia,
    per me il superfluo è ciò di cui ti puoi privare senza sentirne più il bisogno.
    Se privandoti delle tue maglie da 15 euro,ne avverti la mancanza,allora non sono superflue.Insomma la questione credo sia strettamente personale.Sarò stato Lapalissiano o Catalano :),diciamo che se uno non sente il bisogno di condurre una vita autentica,non guidata,conforme all’immagine che ha di se stesso, in questo caso anche il DS è superfluo!
    Claudio

  28. x Patrizia
    Due cose sintetiche (ora sono di fretta), secondo la mia opinione:
    -si può fare con poco, non con troppo poco!
    -ogni cosa bisogna imparare a utilizzarla come fosse il maiale: del maiale non si butta via niente!
    — corollario: Il come fare sono conoscenze che vanno acquisite…

  29. @ PIERA: simpaticissimo il video!
    Ti esorto a scherzare,BISOGNA…

    @ LIGHT: Pieno rispetto delle donne vere,
    compassione per le veline
    e puttanelle in genere.

    @ FABIO LA GENTE E STANCA:
    Si, verissimo, pochi reagiscono!
    Vi è una moltitudine di pecoroni,
    vittime del denaro, del
    potere, del consumo sfrenato.
    La crisi non è sui bisogni
    primari, ma sul superfluo.
    Raramente manca cibo o vestiti.
    Molti si indebitano per
    cianfrusaglia inutile.
    IO NON HO ‘STI GRATTACAPI!

    CIAO A TUTTI
    VALE

  30. Per me i pubblicitari possono pure aver colto il trend del downshifting e delineato un preciso target… ma se uno sta bene ed è sereno con pochi oggetti, riciclando o riaggiustando ciò che si rompe , acquistando solo ciò che lo fa star bene,allora hanno sprecato i loro soldi.
    Se credono che una pubblicità mirata sia sufficiente per far “tornare all’ovile” chi è uscito dal circolo vizioso del
    lavoro di più-> spendo di più, avranno una brutta sorpresa.
    A me piace molto questo:
    http://www.youtube.com/watch?v=xQDy_DKWObY

    ma non per questo correrò a comprare una RedBull perchè lo ha finanziato ahah.

    • durissimo questo video attilio… anche un po’ irreale. Presenta le due versioni di vita in chiave perfetta una e disastrosa l’altra. La mia vita non è né come la prima né come la seconda. Grazie al cielo somiglia più a una… ma assai più dura.

  31. Concordo con ciò che dite.

    Se qualcuno é pratico a livello amatoriale di montaggio dei filmati fatti con la macchina fotografica digitale potrebbe provare a mettere su youtube della contropubblicità sul downshifting inteso come lo propinano i pubblicitari, ovvero che parta riprendendo gli spot sugli oggetti e i bisogni che la pubblicità prova a piazzare e stroncandola subito dopo con un breve esempio di cosa sia in realtà una conquista del downshifting.
    Così almeno un bastone fra le ruote glielo potremmo provare a infilare. Talvolta certi filmati hanno spopolato sulla rete.
    Esempio di uno spot: “Una bella macchina con cui potresti farci così, cosà, cosù, oppure, con gli stessi soldi un’ anno in cui ti svegli quando vuoi tu, vai in mezzo alla natura a fare quello che ti piace di più e non hai “una luce sinistra negli occhi” “.
    Secondo me il contrasto fra queste due proposte colpirebbe l’ immaginario di più di un semplice spot incentrato sulla sola bellezza del tempo per sè. Però da farsi come filmati corti, con tempi di durata pubblicitari.

    Il camp sarebbe utile se fatto da chi insegna una vera forma di downshifting. Il rischio é, come é stato detto, che diventi una fonte di lucro per le aziende che ti spiegano la “loro” formula di downshifting per fideizzarti come consumatore. Magari strutturando dei corsi di vario livello: base, livello intermedio, livello avanzato di downshifting. Con attestato finale di partecipazione al corso.
    Madonna santa!! … lo sto scrivendo così facilmente… come se fosse qualcosa che in fondo ritengo normale che possa accadere. Se ci rifletto mi preoccupa un po’, piuttosto che farmi sorridere.
    Sì, ha ragione Silver, bisognerebbe caricare sui pullman la gente e portarla da persone come Mattia (il ragazzo intervistato da MTV, che fa una vita frugale e lieta) per avere una esperienza autentica di conversione. 😀

  32. Mi sorge un dubbio: ma mi autate a capire quali sono queste cose superflue ? Mi sono persa, non capisco se da sempre conduco una vita parca e quindi da togliere c’è davvero poco oppure se mi sopravvaluto e sono ancora inconsapevolmente legata a questi consumi velleitari… se mi compro una maglietta da 15 euro mi sento comunque consumista perchè potevo non prenderla ma penso anche che dovendo potrei tranquillamente farne a meno.Me ne compro una a trimestre: tanto, poco? Boh, non capisco più.Di certo so che quei 60 euro all’anno che spendo per la maglietta non faranno la differenza in merito alla mia scelta di mollare il lavoro quindi torno al punto iniziale e mi chiedo? Cosa è superfluo?Tutto ciò che esula dalle 1500 calorie giornaliere, da una branda, dall’acqua corrente e da un tetto? Ho paura, ma forse sbaglio, che potrebbe essere Ds anche il macchinone, dipende più che altro dalle motivazioni, dalla consapevolezza di sè, del mondo, di ciò che si vuole essere perchè sono sicura, lo vedo, che non tutti quelli che sono costretti a sopravvivere con veramente pochi soldi si sentano dei virtuosi o lo fanno per scelta oppure ne sono orgogliosi consapevoli e felici…Insomma, è una questione di avere attorno tanti oggetti o non averne? E’ tutto quì? Cioè, se io non mi appoggio agli oggetti per darmi un’identità o uno scopo, posso anche circondarmene o vade retro in quanto oggetti appunto?Mi spiego? Mi sà di no,eh?!

  33. A proposito di agenzie di DS, in Francia esiste qualcosa di vagamente simile: agenzie che aiutano i cittadini a cambiare vita e trasferirsi in campagna, consigliando come fare per la casa o per aprire un’attività, nel caso si debba anche cambiare lavoro.

    Ad es. http://www.soho-solo-gers.com/

    Non si propone un DS vero e proprio, è più un servizio di relocation organizzato dai dipartimenti meno trendy che tentano di ripopolare i loro comuni, ma dalle testimonianze di chi ha fatto il salto si nota come tutti scappassero dai ritmi insostenibili del lavoro e cercassero una vita più semplice e naturale.
    Certo, il cambiamento mentale dipende dal singolo, ma vedere che sempre più gente decide di rischiare per sentirsi più in armonia, a me pare bellissimo!
    E se qualcuno, per cambiare, ha bisogno “dell’aiutino” dell’agenzia, beh pazienza…

  34. Simone, io credo che si andrà avanti finchè non si avrà il coraggio di fare il primo passo nella nuova direzione. Il problema, sono abbastanza convinto, lo conosciamo tutti, ma lo releghiamo in un angolo della nostra mente. E come conosciamo il problema, sono sicuro che all’atto del compimento del primo passo riaffioreranno un sacco di soluzioni. Spesso mi è capitato così nella vita: reputarmi non pronto per qualcosa e pensare di non avere le conoscenze sufficienti, ma poi trovare il coraggio e rendermi conto di essere più che pronto. Nell’azione c’è intelligenza ed è più che sufficiente.
    Recentemente ho tentato di trovare un’occupazione presso un’azienda diversa, solo per migliorare la mia condizione lavorativa. L’essermi guardato attorno mi ha aiutato, ho visto che questo non è possibile (per me!). Il modo di pensare aziendale, l’avidità e la falsità mi hanno rotto le scatole. Ho riflettuto e ho realizzato di essere già sinceramente stufo del mondo del lavoro, nonostante nello stesso tempo mi piaccia ciò che faccio. E per un attimo, ho pensato che mi piacerebbe svincolarmi dalla mia occupazione e potrei fare qualcosa di diverso, liberandomi da quel bagaglio di credenze che mi ha portato fin qua e che si sta frantumando. Ho capito, in quell’istante, di poterlo fare. Ho 31 anni, forse è stato uno di quei momenti di lucidità che tu citi in Adesso Basta e che ti fanno vedere le cose per come sono.
    Il mio progetto embrionale di downshifting è di accumulare ancora un po’ di soldi, perchè ne ho davvero pochi, e poi staccare non appena avrò il minimo necessario, ma con la consapevolezza in più di essere capace davvero di mettermi in gioco.

    • E allora sei fregato Fabio. Se hai vissuto uno di quei momenti di lucidità, e se ho capito di quali si tratta, non puoi più farci niente… E’ solo una questione di tempo…

    • Ma certo Claudio. Lui, Bianciardi, Calvino… loro facevano gli intellettuali, cioè puntavano il dito, segnalavano i pericoli, facevano da coscienza critica. E lo facevano per tempo, cioè quando era opportuno, quando era giusto, quando si era in tempo. Sono spariti, non solo per sventura come sappiamo, e il rumore delle grandi ganasce del capitalismo consumista ha coperto il loro grido. Ed è andata come è andata, cioè come vediamo oggi. Ma ricordare, rileggere, riprendere in mano certi libri, certi video, è essenziale per capire. Grazie infinite per questo contributo.

  35. Sì, claudio condivido anche io. tant’è che quando si inizia a tagliare il superfluo ci si rende conto che non se ne ha bisogno. Paradossale ma tant’è. il bisogno che si avverte è quello di omologarsi al bisogno del superfluo perché così fan tutti.
    e allora perché non iniziare dalla costruzione di un mondo su misura partendo dalle relazioni, e anche da un suo parco della tv. faccio il giornalista e quando dico che sono tre anni che vivo senza tv, mi chiedono ma come fai? a fare che? rispondo io. sento farfugliare qualcosa e poi cambiare discorso. E la sera cosa fai? mi dicono. “Guardo” la mia compagna. Stiamo a tavola anche per un’ora. Sentiamo la radio, un mezzo che dà più di quello che chiede. Ce ne stiamo in giardino a sentire i rumori della campagna, a scambiare affetto con i nostri cani, a fare progetti per il futuro studiando il modo per stare più insieme e meno a lavoro… Da quando non devo subire il lavoro subdolo della pubblicità mi sento più libero

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