La zappa e la mente (buon anno!)

Giornata perfetta. Aria asciutta, assenza di vento, sole, colori. Come ieri. Come l’altro ieri…

Alle 6.15 scrivevo già, poi due caffè e un biscottoall’alba. Ho finito alle 12.00, più o meno. Mi sono messo a lavorare a un nuovo orto. Non ho molto spazio, l’orto è diviso in tre punti diversi intorno a casa. Ora è il momento di preparare il terreno per piantumare a marzo, oppure per seminare cipolle, fave, ravanelli, piselli. Tra poco sarà già il tempo di radicchio e insalata, se non fa troppo freddo. Farò anche una piccola serra. Comincio a capirci qualcosa, dopo quattro anni, e questo mi mette di ottimo umore. Quando non capisco mi deprimo.

Zappare è un’operazione eminentemente intellettuale, tutto il contrario di quello che si crede. Certo, fai fatica, la schiena urla. Però mentre sei lì e batti, spingi, scavi, dissodi, sei solo. Intorno non c’è alcun rumore, forse un gallo che canta, il ronzio di una motosega a chilometri da qui, nella valle. Sei solo, ma c’è qualcuno… Ci sei te, la tua mente va veloce, pensi e ripensi a mille cose, anche difficili da confessare. Fino al momento in cui non ti accorgi del pensiero, vai giù più profondo. Mentre non sei cosciente di pensare… pensi sinceramente, ti dici le cose come stanno, non c’è make-up, non c’è mediazione. Quando te ne accorgi (che stai pensando) diventi più cauto, ma l’ultimo pensiero, almeno, quello te lo ricordi. Di solito, se sei onesto, impari qualcosa su di te: “Io stavo pensando a questo…! Dunque io sono così! Che merda d’uomo a pensare queste cose…” oppure “che paraculo…” oppure: “che bel pensiero!”, quest’ultimo è già più raro. 

Difficile ammettere quello che pensiamo. Da soli, in silenzio, di solito, siamo peggio di quello che si sa. Anche di quello che sappiamo noi…. Cosa molto importante da conoscere. Se non sai di che peggio stiamo parlando non puoi né condannarti né assolverti.

Domani è il 9 gennaio. Sono già cinque volte che non riprendo a lavorare dopo la pausa natalizia. Per tutta la settimana ci sarà il sole, e le notti saranno chiare (chi abita in Val di Vara? Ma avete visto verso le 5.00 la luna che si tuffa nella valle? Ma che spettacolo è?!). Cercherò di lavorare all’aperto più che posso, appena smetto di scrivere. Ho fatto la spesa già una settimana fa, e non devo neanche scendere in paese. Sto qui, non mi muovo. Costa fatica stare da soli, perché chi ami non c’è. Però è necessario, per l’equilibrio, per l’armonia, per pensare, per lavorare nel bosco o all’orto, che sono due esercizi spirituali. Domani, lunedì, e nei giorni a venire, è molto importante per la mia salute non trovarmi nel traffico, non incontrare gente che non amo, con cui ingaggiare assurdi duelli. Sono contento di non fare un lavoro inutile, che serve a guadagnare denaro che non mi può rendere felice. Sono contento di non usare più l’automobile. Ho deciso che la mia auto non uscirà mai più dal cirucuito urbano. Fuori da Spezia ci andrò solo in treno. Dunque il rincaro dei carburanti mi spinge a una scelta di risparmio, non a un costo maggiore. Sono anche contento di consumare un secchio di legna al giorno per scaldarmi, ma soprattutto di avere il tempo necessario per scrivere il mio romanzo, come faccio ormai da due mesi. Sono contento, sì, di un gran mucchio di cose. Penso che sarà un grande anno. A giudicare da molte cose, è cominciato bene.

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125 pensieri su “La zappa e la mente (buon anno!)

  1. Chefa, ho pensato a quanto hai scritto, ma non so proprio cosa risponderti: trovo che quello del maschile e del femminile dei nomi sia un falso problema. Ci sono messaggi subliminali decisamente ben peggiori. Qualcuno ha mai dato un’occhiata al cartello che segnala gli edifici scolastici? Qualcuno si è mai accorto che la bambina, nell’immagine, è più piccola, resta indietro ed è tenuta per mano, naturalmente dal maschietto? Poverina, ha bisogno di un maschio persino per attraversare la strada, figuriamoci per il resto… Ebbene, quel cartello è molto più nocivo di tante parole, se non altro perché i bambini se lo ritrovano davanti per anni: e ha a che fare con la posizione “naturale” che poi è perfettamente rispecchiata in tutti i settori. In teoria prima le donne e i bambini: mica vero, come ha dimostrato la vicenda della Costa la vita.

    http://ilsessismoneilinguaggi.blogspot.com/2009/08/siamo-syros-nelle-cicladi-qui-una-bimba.html

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