Anche per la metà…

Ieri tale Mario C. Rossi, su Facebook, esercitando il suo legittimo diritto di critica, scrive sulla mia bacheca: “Bernard Moitessier non faceva tanto marketing”. Mario lo scrive sotto al mio annuncio della presentazione che farò giovedì 19 a Roma (a proposito, ore 18.00 da MelBookstore, in via Nazionale. Ci vediamo lì.).  Io, esangue, esausto, con un violento desiderio di suicidarmi, ho commentato laconicamente: “Mario, che palle…”. Chiedo scusa a Mario, sinceramente, per l’esclamazione poco incline al dialogo, ma lo rassicuro circa la sua spontaneità. Mi è proprio venuta dal cuore.

Qualche tempo fa scrivevo che ognuno dei miei lettori vorrebbe che io facessi qualcosa di diverso per somigliare il più possibile al suo scrittore ideale. Mario qui s’inserisce nel filone di quelli che mi vorrebbero più silenzioso, meno presente, che fa senza dire. Vorrebbero che manifestassi disprezzo per le vendite dei miei libri, non soddisfazione. Lo fa usando come paragone il grande navigatore Bernard Moitessier, un vero zingaro dei mari, che se ne andava in giro per il mondo con la sua barca a vela e rifiutò di vincere la prima regata intorno al mondo pur di restare un uomo libero. Mario dimentica che anche Moitessier scriveva libri, li vendeva in libreria, campava con i proventi di tali vendite, faceva presentazioni, video, scriveva ai giornali, quando ne aveva l’opportunità. Mario dimentica che io ho rinunciato a stipendio, carriera, pensione, tredicesime, bonus, eccetera, per lo stesso suo motivo. Ma non m’interessa, questo…

Ho tuonato dovunque contro l’egemonia del marketing e della pubblicità, che generano bisogni inesistenti, approfittano delle nostre debolezze, ci vincolano a schiavitù logoranti per mantenere status e simboli. Credo che su cosa penso di questo, non ci siano molti dubbi, come anche credo non ve ne siano sugli elementi di radicalismo che venano la mia prospettiva. Mi colpisce però la visione oltranzista che alcuni manifestano. Secondo loro io dovrei quasi godere se non vendo libri, anzi, per essere davvero credibile li dovrei regalare. Certamente non ne dovrei parlare, non dovrei presentarli, dovrei sperare che i giornali non ne parlassero, dovrei perseguire l’anonimato, con la speranza che solo il passaparola comunicasse al mondo (poco) che esistono. Per loro fare marketing sul dentifricio che ha tanti micro scudi contro la placca e promuovere le idee e le storie dei miei libri sono la stessa cosa. Dire “ho scritto questo!” essendone orgogliosi e sperando nel consenso del lettore, non va bene.

Secondo le regole di questa cultura è meglio se fai senza dire, se dimostri disinteresse per la diffusione di quello che scrivi, se la pianti di raccontare come stai, cosa avviene alla tua vita, le ragioni delle tue scelte. Il fatto che si parli di me e dei miei romanzi o dei miei saggi per loro identifica un fenomeno commerciale. Questa è la più snob delle prospettive, la stessa di quelli che godono di una spiaggetta solo se non la conosce nessuno, e quando ci viene gente dicono, con la “r” moscia: “certo che ormai non ci si può proprio più venire qui.” Il fatto che io parli e scriva del mio lavoro di scrittore li irrita, vorrebbero che fossero in pochi (i “giusti”) a conoscermi. Li fa andare in bestia se dicono: “Ho letto un bel libro su…” e qualcuno li interrompe: “ma chi Perotti?! Li ho letti tutti, ma scherzi?!” Se in tanti parlano di me non sono più un fenomeno di nicchia, e questo proprio non va.

Che io abbia voglia, piacere, desiderio di comunicare quello che scrivo… Che io cerchi di evitare l’ipocrisia di quegli autori che fanno finta di non tenerci alle classifiche, alle vendite, e poi farebbero carte false per mille copie in più… Che io ci viva coi soldi dei miei libri, ci compri da mangiare… Che io abbia detto dovunque che la mia speranza non è vendere un milione di copie ma venderne diecimila di ogni libro (cioè diecimila euro di guadagno) per poter sempre pubblicare i miei lavori… di tutto questo a Mario non interessa per niente. Se faccio una presentazione a Roma il prossimo giovedì 19 gennaio (a proposito, ore 18.00 da MelBookstore, in via Nazionale. Ci vediamo lì.) e spero che vengano in tanti, non va bene. Sto facendo marketing. E Moitessier ne faceva di meno.  Vabbè….

PS: nel 1962, nella baia di San Francisco, uno sconosciuto ammiratore offrì a Moitessier 30.000 dollari (cifra spaventosa, all’epoca) per portarlo a Tahiti e insegnargli a navigare. Era Klaus Kinski, che in Fitzcarraldo aveva solo simulato di guidare deliranti battelli nel cuore dell’Amazzonia, ma di mare ne sapeva poco. Moitessier, com’è comprensibile, accettò, anche se il viaggio venne poi annullato all’ultimo momento dall’attore, che gli chiese comunque, previo pagamento, di condurlo in Messico. Se qualcuno, anche meno noto di Kinski, mi offre la metà per portarlo a Civitavecchia, sappia che io accetto.

 

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112 pensieri su “Anche per la metà…

  1. @ red, siè vero su ciò che scrivi sulle ferree regole militari, infatti spesso i graduati combinano disastri a non finire…

    Diciamoci la verità fino in fondo:
    è pieno il mondo di uomini di merda senza dignità e “sangue nelle vene”!

    Come è possibile scommettere tra comandanti su chi si avvicina di più alla terraferma?

    Stesso giochetto lo si usa nel golfo paradiso davanti a PORTOFINO, per la gioia dei croceristi, tutte le autorità sanno e tutti fanno finta di niente.

    Vedrei bene una palla al piede e lavori forzati a vita per certi individui, a fronte della sciagura accaduta, altro che ha tentato di far spanciare a deriva la nave per contenere i danni!!!

    Ed il comandante della Capitaneria di porto, ora eroe per aver richiamato il collega a ritornare a bordo?

    ma quale eroe?!?
    Ha cercato di pararsi il culo per minimizzare le corresponsabilità dell’ accaduto.
    Nel frattempo c’ è chi ha pensato di stampare una triste t- shirt…

    Amici, qui stiamo scherzando o cosa?
    Stanno cercando le cause?

    Ma finiamola qui di prenderci per il culo, dai…

    Un ultimo pensiero và, a chi, purtroppo ha perso la vità, magari lavorando per guadagnarsi il pane quotidiano.

    Vale

  2. Per ciò che riguarda la marina militare un sottufficiale non può non eseguire l’ ordine di un superiore, anche se può sembrare una assurdità, se l’ ufficiale di rotta riceve delle direttive di navigazione e vede che va a fare sbattere la nave contro un iceberg deve avvertire il comandante, il quale si prende la responsabilità finale, ma se quest’ ultimo gli ordina di proseguire allora il sottoposto non può rifiutarsi anche se per un buon motivo. Altrimenti va sotto processo e rischia il carcere!
    Non so se sia altrettanto netta la disciplina nella marina commerciale.
    Faccio notare che dal momento che il “comandante” della Concordia (forse sarebbe più appropriato chiamarlo “commediante” ascoltata la telefonata…) aveva abbandonato la nave, era nella possibilità, e di fatto nei doveri, dei sottufficiali di grado inferiore di assumere il comando e coordinare prontamente le operazioni, spiegando meglio la situazione alle autorità della Guardia Costiera. Mi pare di capire che pure loro non abbiano saputo dare il loro contributo in maniera convincente… Sarebbe fondamentale assumere il proprio personale non solo in base ai certificati, al curriculum che possono fornire, ma testarne l’ affidabilità del comportamento, dei valori quando si trovino sotto stress.
    Un’ ultima considerazione mi viene in mente: quella riguardo il personale di bordo: camerieri, uomini delle pulizie, altre figure di cui é stato detto che in ampia parte non conoscessero, non dico bene una lingua come l’ inglese, neppure un frasario minimo d’ inglese per potere diffondere dei comandi semplici e comprensibili del tipo: salvagente!, evacuazione!, ecc. Quanto costa alla Costa Crociere fare un minimo di formazione in più al personale? Non che in questa situazione avrebbero potuto fare molto visto che sulla nave non erano state trasmesse informazioni vitali e chi doveva gestire la situazione si era dato alla fuga.
    Temo che di questa storia oltre a responsabilità principali si potranno riscontrare altre miserie più piccole di contorno.

  3. Simone, erano giorni che desideravo sentire un tuo pensiero da marinaio su quanto accaduto al Giglio, peccato che ho visto troppo tardi l’avviso che eri in radio a parlarne.
    Solo una riflessione … a me, che amo e vivo il mare da seduta su una piccola deriva a pochi centimetri dall’acqua, quelle grandi navi fan venire i brividi se le penso in mezzo ad una tempesta, mi fan paura, non gradisco, le vedo come la massima espressione del consumismo portata sul mare, un centro commerciale navigante, … il contrario della vera essenza del mare.
    Mi riprometto, un giorno, di venire con i nomadi a testare la gravità del mio mal di mare visto da qualche centimetro più in alto …
    Buoni pensieri, saluti.

  4. Esistono anche violazioni continue alle rotte ed ai piani di volo aerei del traffico commerciale e militare nei cieli.
    Avvengono per motivi diversi, tra cui risparmio energetico, idiozia del comandante di turno, risparmio di tempo precedenza negli atterraggi ecc ecc.

    Avvengono anche fatti apparentemente misteriosi come il disastro nel porto di Livorno.
    Ci hanno raccontato di tutto tranne la verità.

    In Teatro della Cooperativa a Milano in questi giorni va in scena “SUICIDI?” tangentopoli in commedia,BEBO STORTI narra le vicende legate alla scomparsa di Gardini, Cagliari e Castellari tutti morti ufficialmente suicidi,
    con molte ombre e dubbi al seguito.

    Occorrre veramente capire, studiare, approfondire onde evitare di recepire il fasullo…

    buona giornata
    vale

  5. C’ è ben poco da capire con il disastro del Giglio.
    Vi sono una serie di responsabilità dei graduati in plancia di comando senza dignità nel non reagire alla follia e delle autorità di portuali nel far finta di niente di fronte a certe sfide tra comandanti nell’ avvicinarsi più possibile a terra.
    Consuetudini abitudinarie ed idiote,elaborate da personaggi investiti da delirio di onnipotenza, ove chi paga il prezzo più alto sono innocenti vite umane.
    Povero mondo, poveri noi.

    vale

  6. E poi, diciamocela tutta.

    Il marketing e’ davvero il demonio ?
    Allora dovrebbero esserlo pure i coltelli, visto che vengono usati per uccidere, persino internet, visto che ci sono i siti pedopornografici.

    Poi , penso che la maggioranza di noi, usi il coltello per tagliare la carne, mica per uccidere.

    Le cose di per se’ non sono buone o cattive. E’ quello che abbiamo dentro di noi a determinarne l’utilizzo.
    Il marketing e’ stato usato per altri scopi poco nobili, come dice giustamente Simone, per creare falsi bisogni.
    E’ quello il vero problema, non il marketing, che di per se’ , serve solo a pubblicizzare un prodotto.

    Se Simone ama scrivere libri, perche’ non dovrebbe promuoverli in giro per l’italia ?
    Liberissimo di farlo, cosi’ come io sono liberissimo di comprarlo o non comprarlo.
    Allora chi e’ che fomenta il consumismo ?
    Chi vende o chi compra ?
    Entrambi al 50% secondo me.
    Ma chi compra ha sempre l’ultima parola.
    Ha il potere di decidere.
    La verita’ e’ che siamo deboli, ci beviamo tutto quello che ci viene proposto e questo potere ce lo siamo dimenticato.

    Altro che marketing…

    A chi demonizza il marketing, si vada a leggere le biografie dei grandi inventori del passato
    Scopriranno tante cosette interessanti, ad esempio, che non sempre chi e’ stato il primo a inventare una cosa, e’ diventato colui che il mondo ha riconosciuto come tale…allora siamo tutti cattivi ?

    Queste sono regole antiche quanto il mondo…
    Simone, continua cosi’ e porta avanti la tua missione con passione ! 😉

  7. Comunque, ignorare le provocazioni dei perfetti estranei, è una skill che si impara dopo tanto tempo che si sta sul web. Col tempo realizzerai che è molto più produttivo ignorare che ribattere.

  8. Leggendo il commento di Perotti, il messaggio originale di Rossi ed il lungo thread di commenti, citerei una delle leggi di Murphy (la “quinta legge”), che recita semplicemente così:
    “Vi siete presi troppo sul serio”…

  9. Se la risposta era al mio post…mi chiamo Valerio e non Vittorio. Al nome ci tengo parecchio :))
    Per il resto avevo capito. Secondo me ci sta quello che hai detto ed anche il tuo sfogo. La stanchezza per certe cose la condivido e la comprendo perfettamente. Purtroppo (o per fortuna?) ci stanno anche i santi più santi degli altri…i furbi più furbi degli altri etc etc. Forse è proprio quello lo “zoccolo duro” con il quale occorre avere la forza di confrontarsi…ed incazzarsi…proprio come stai facendo! Se “ti regge la pompa” (e se ti va) continua a farlo. Penso ne valga la pena.
    Questo è quello che volevo dire…tutto qui…

  10. Ciao Simone, il mio pensiero non è in tema col tuo post, però volevo esprimerlo a te come uomo di mare, quel mare che è sulla bocca di tutti in questi giorni con la tragedia della Concordia; mi ha dato parecchio fastidio il fatto che la negligenza (ormai quasi accertata) del Com. Schettino sia stata strumentalizzata da molta stampa straniera per estendere quella “qualità” a tutta l’etnia italica, corredandola di superficialità, approsimazione e quant’altro potesse giustificare anche la nostra disastrata situazione economica. Vorrei dire a quanti in questa occasione hanno “generalizzato” che ci sono tanti italiani che si distinguono per rigore, professionalità e capacità, ad iniziare proprio dall’Amm. De Falco che nella registrazione della telefonata con il Com. della Costa con le sue parole decise e precise ha rivolto involontariamente un invito a prenderci sempre la respnosabilità di ciò che facciamo, a non voltare le spalle ai nostri doveri rifugiandosi in una inutile fuga.

    • Roghise, ciao. Guarda, mi sto arrovellando in questa storia della Concordia. Ci sono molte cose che non capisco e ho quell’inquietudine tipica di quando qualcosa non mi quadra. forse ne scriverò tra qualche giorno. Ma c’è molto che non va in questa storia, e non solo riferito alla dinamica degli eventi. Chi generalizza fa sempre male. Poi, sull’Italia, tutti si sentono autorizzati a farlo. Dimenticano la tradizione di comando che abbiamo, dimenticano la vicenda dell’Andrea Doria, dimenticano le gravissime inadempienze cantieristiche e di gestione del Titanic, tutte responsabilità inglese. Dimenticano il fallimento della Bismark, che era tedesca e affondò al suo viaggio inaugurale. Dimenticano i grandi nomi del passato, in gran parte italiani. Dimenticano che noi navigavamo quando i popoli egemoni attuali neppure esistevano (e sarebbero serviti millenni prima che nascessero). Dimenticano Andrea Doria, il più grande ammiraglio di sempre. Dimenticano, e come chi dimentica dicono assurdità.

  11. A me piacciono i temi che affronta Simone e sono d’accordo con lui su moltissime cose. Però c’è il diritto di critica. Anche Simone ci va giù pesante quando deve dire le cose, mica nessuno poi dice che è invidioso o altro. Propone un modello di vita, con le parole e con i fatti. Normale che questo possa suscitare reazioni, consigli, invidie o semplicemente punti di vista diversi.
    Mi sembra pure una cosa sana… no?

    • Sempre Valerio! Come diceva Voltaire: “Non sono d’accordo su niente di quello che dici ma mi batterò fino alla morte perché tu possa dirlo”. Io gli ho addirittura dedicato un post su questo blog, dunque l’ho amplificato a 1000 visitatori al giorno di cui il 33% di nuovi ogni giorno. Potevo evitarmelo se il punto fosse far parlare oppure no chi critica.

      Ora, però, qui… nessuno nega la parola a nessun altro, e ci mancherebbe. Solo che, Vittorio… io comincio a essere un po’ stanco dei giusti più dei giusti, dei santi più dei santi, di quelli che non si alzerebbero dalla sedia per salvarti la vita se stessi morendo ma da te pretendono che faccia il triplo salto mortale con avvitamento solo perché altrimenti non vale. Un po’ tutta la nostra cultura, soprattutto di sinistra, cioè la mia, soprattutto dei quarantenni, cioè noi, ne è intrisa, pervasa, infetta. Secondo costoro c’è sempre un giudizio che taglia la faccenda, c’è sempre un “più oltre” per l’intellettuale (te lo ricordi Santaflores in ‘C’eravamo tanto amati’?). Il tutto a costo zero, senza mai fare, senza rischiare mai neppure una piuma, perché chi sa fare fa e chi non sa fare giudica. Ecco, alcune risposte un po’ stufe (soprattutto mie) credo vadano attribuite a questo.

  12. Bicchiere mezzo pieno: ti hanno semplicemente paragonato ad un mito, almeno questo capisco leggendo i commenti.
    Capisco anche che era un pò cazzone, però.
    Te l’immagini Valentino Rossi che per primo al traguardo si gira e torna al box?
    Lo linciamo.
    Magari ‘sto Moitessier era pure misogino.
    Allora sì che ti dovresti offendere…

  13. Ciao Simone,

    capisco il tuo sfogo , mi sembra però che il problema non esista , uno scrittore pubblica libri e li promuove… finito, tu sei un ex – manager che ha deciso di cambiare rotta e vivere in modo più sobrio e più vero , tutto qui… che io sappia non hai fatto voto di castità , povertà, non sei un eremita. Penso invece che ci sia un pò di invidia in tanti commenti.

    Downshifting
    ps. per scalare una , due, tre marce ne devi avere 6, quindi essere una vettura di primo piano, questo provoca invidia…chi ha solo la prima cosa vuoi che scali è già tanto se riesce ad andare avanti.

  14. Volevo sottolineare un’ aspetto che spesso si trascura di mettere in evidenza: Bernard Moitessier non ha lavorato trenta anni in modo da raggiungere una agognata pensione, quindi un po’ di soldi ha dovuto metterli da parte, no? 😉

  15. “Bernard Moitessier non faceva tanto marketing”..
    Io gli avrei risposto ‘e io sono Simone Perotti, non Bernard Moitessier’

    …ma di cosa stiamo parlando ?

    Sempre ad appiccicare etichette, a imbrigliare, a rimettere le cose al ‘loro’ posto. Ma voi avete mai provato a mettere un aquila in una gabbia ?

    O una stella alpina in pianura ?

    Quanti limiti mentali che ci poniamo…

    Viviamo e lasciamo vivere…si sta molto meglio 😉

  16. Sottoscrivo il commento di pattylafiacca e di Marco: a suo tempo sono rimasta di sale, nel sapere che lo scrittore percepisce una percentuale tanto irrisoria del costo finale del libro.

  17. Boh, mi immedesimo nell’insofferenza: c’è qualcosa di grottesco nel dover rendere conto a perfetti estranei delle proprie, legittime, scelte di vita a cinquant’anni, laddove non incidono su quelle altrui. Diciamo anche che un conto è dover discutere con uno solo, un altro doverlo fare con gruppi interi di persone che pretendono di vederti soccombere alle loro pretese di logica superiore, spesso fondata sul solo fatto che sono in molti a pensarla come loro. Sono drastica: quando mi trovo in queste situazioni, divento ignorante e ribatto che sono ben lieta di non essere vissuta in loro compagnia all’epoca del nazismo, per dire, perché avrei fatto senz’altro una brutta fine. Lo so, è un colpo basso, ma quanno ce vò, ce vò.

  18. ciao simone,
    na hai tanta di energia e anche chi non ti conosce capisce che gli argomenti che tratti ti stanno a cuore, ma tu lascia che dicano, il tuo percorso è valido, sai che non può che essere individuale… il sentiero è di quelli stretti, non porta carovane, e già un risultato che sia frequentato da radi viandanti…
    chi ha orecchie per ascoltarti lo farà, chi vuole essere scettico non ascolterà, ma non importa…
    è il tuo esempio che può aprire le menti e i cuori di chi ti passa accanto, non fermarti per raccogliere le provocazioni o i dubbi di chi non si è mai speso in un lavoro di presa di coscienza, di crescita della consapevolezza…
    lascia le polemiche a chi sa spendersi solo in quelle…
    ti abbraccio…
    paolo

    p.s. se riesco porto un po’ di focaccia a “sminchius” prima di pasqua… mi spiace non essere riuscito a passare a salutarti per questo nuovo anno, mi mancano le vostre “fusa”…

  19. – gli scrittori veri andrebbero pagati meglio e non dovrebbero essere costretti al marketing
    – lo crittore è fiero di ciò che scrive e trovo giusto che lo trasmetta a chi incontra, con un gioioso scambio di idee

  20. ciao Simone, contavo di incontrare (finalmente dal vivo) te e gli altri “concittadini Ds”,
    ma a causa impegni lavorativi, giovedì non farò in tempo a raggiungervi … per caso ti trattienti oltre?

  21. Simone…sono sempre interessanti le introspezioni sollevateci in buona e malafede da chi “giudica” il nostro operato, motivazioni e mete tutto compreso..lo sono non per coloro che sollevano per lo più violentemente, le loro (non)ragioni , né tantomento per far loro domande o addiritturare dare risposte, ma come stimolo all’autocoscienza incessantemente sempre in viaggio ,gradino su gradino.Almeno cosiè per come la penso e vivo su tematiche come le tue o analoghe, sia di sconosciuti invisibili come me, sia di piuvisibili quindi più espposti come te.

    Tutto( di questa natura o tema) avviene per segnalare che la nostra ITACA KAVAFIS, non sia mai quella di un qualsiasi “Celentano” che manda la moglie alla solita vetrina di presa per i fondelli degli italiani (italiani?) , sulla pretesa di parlare dell’anticonsumismo , di modelli di vita “genuini” o autentici..il tutto per vendere il solito prodotto, nobilitato per giunta apparentemente perchè l’allestimento pseudodialogico del contenitore di vendita , sembrerebbe diverso dalla televendita di un materasso o di un divano.

    un caro saluto
    ro

  22. Che palle è diventato questo blog! pieno di vacui bla bla bla e mediocrità. Simone: do ragione a Rossi e trovo tu viva di crescenti contraddizioni: predichi bene e razzoli male.
    E dire che tempo fa avevi scritto di avere abbandonato più amici per la loro incoerenza tra parole e fatti… Guarda la trave nel tuo occhio prima della pagliuzza altrui, eddai, Simone! Non conosci dignità né rispetto; ti sei permesso di giudicare il (faticoso) percorso di DS altrui con parole offensive: che delusione sei!

  23. Ciao Simone, perché ti vorresti suicidare per un commento simile? E’ solo frutto dell’impossibilità di molti di ammettere che una scelta diversa è possibile, senza chiedere niente tu l’hai fatta! Li disorienta il fatto che un modo di reinventarsi la vita esiste, prima di tutto e soprattutto individualmente e che è concretamente realizzabile! Anzi, ancora meglio, il problema LORO non se lo pongono proprio… la loro realtà è quella di essere costantemente insieme ad una “sana (?) inquietudine”! Come faranno ad autogiustificare le misere vite già tutte programmate e strutturate, le corse sfrenate e le battaglie sanguinarie per mantenersi il “posto”, necessario a pagarsi il mutuo! No, tu devi per forza far parte di quelli che hanno rinunciato a mantenersi attraverso dell’onesto e semplice lavoro, quello che se non sta al gioco deve andare con la sua barchetta e non rompere… quello che se, a volte, esercitando la propria passione porta pure un risultato, un guadagno, rinuncia! E che pretendi? Il giusto corrispettivo per il fatto che attraverso i tuoi libri fai circolare idee, metti in contatto persone, sollevi questioni importanti? No devi mangiare solo la verdura del tuo orto e vivere di baratto (nemmeno poi tanto male come prospettiva)!! Niente DENARO, sterco del demonio! Alla fine farai la fine di Grillo… sarai anche tu considerato uno che fa business attraverso il suo personaggio! Non preoccuparti, NOI ti abbiamo capito LORO purtroppo NO!! Chi sta peggio secondo te? A giovedì!!!

  24. Per farti un pò ridere di quello che la gente ha sempre da dire, ti mando un link di una canzoncina buffa che mi è venuta in mente stasera: visto che piovono critiche a secchiate, non solo per quello che scrivi tu, ma anche per altro…
    Posso dirti a proposito, che “le pietre” non mi fanno paura, è la faccenda ” per tutta la vita” che mi preoccupa un pochino…..
    http://youtu.be/3ofeOuE4J20

  25. non credete anche voi che il punto fondamentale sia che c’è una certa differenza tra il marketing (se con questo intendiamo qualunque attività volta a promuovere la conoscenza e l’uso di qualcosa) dei pensieri e il marketing delle cose?!?

    nel primo caso, non vedo il marketing come un orco, anzi … perchè coltiva il “dentro” e perchè più stimoli e pensieri diversi si “assumono”, più ricchi e sfacettati si diventa come individui; mentre nel secondo sì, perchè si vuole esclusivamente aumentare l’uso di cose standardizzate e il consumo di risorse, cosa che va ad un tempo a detrimento del benessere individuale e collettivo…

    sono solo io a vedere questa differenza?!?
    saluti a tutti
    miki

  26. Una certa dose di marketing a mio avviso va considerata legittima, corretta ed innata. E’ giusto far vedere di se il lato migliore o cercare di farlo. Anche il pavone mostra la ruota e cerca di “apparire” bello per vendersi o per convincere la femmina a sceglierlo. Anche il fatto di mettere in campo determinate astuzie e strategia non immediatamente trasparenti all’interlocutore (o potenziale “cliente”) vanno secondo me considerate parte del gioco della vita.

    Occorre comunque in ogni caso un minimo comune denominatore, una specie di deontologia del marketing, che io individuo nel rispetto della dignità altrui e naturalmente della dignità propria.

    Come sempre, e non mi stancherò di ripeterlo, è una questione di equilibrio. E’ bello, è giusto, è buono ciò che è in equilibrio.

    Ma come si raggiunge un equilibrio, qualsivoglia equilibrio in qualsivoglia settore del umano comportamento? Io credo che si possa raggiungere solo provando prima ad avvicinarsi (pericolosamente) agli opposti estremi. Avete presente un un pendolo, che non più alimentato da nessuna spinta eserna, tende a diminuire l’escursione del suo movimento sino a fermarsi?

    Una certa dose di marketing in tutte le cose la considero quindi inevitabile e persino benvenuta. D’altronde se qualcuno vuole vendermi un bene, un servizio od un’idea, dovrà pur sbattersi un pochino per presentarmela in modo accativante e gradevole, altrimenti difficilmente la prenderò in considerazione. Ovvio che dietro la presentazione vi deve essere una buona dose di “sostanza”.

  27. Be’ benvenuto in internet, a differenza della televisione, dove chi parla non può essere contraddetto, sul web (nel bene e nel male) ognuno può dire la sua. Che abbia o meno ragione poco conta, queste sono le regole del web, se si decide di farne parte, bisogna anche sapere che si viene inevitabilmente giudicati, anche aspramente, anche ingiustamente, anche senza cognizione di causa. Per me non è questione di invidia o frustrazione o rabbia, semplicemente “nascosto” dietro lo schermo del PC puoi sparare sentenze molto facilmente. Faccia a faccia pochi avrebbero il coraggio di vomitare gli stessi giudizi e le cattiverie che digitano sulla tastiera.

  28. Lapsus mio: mentre stavo scrivendo il titolo del libro di Moitessier ho scambiato il titolo del suo terzo libro “La lunga rotta” al posto del corretto titolo del suo secondo libro che é “Capo Horn alla vela”.
    (correzione dovuta)

  29. Ciao Simone, finora ho letto il tuo blog (dopo aver letto “Adesso basta” e “Avanti tutta”), ho letto e non ho mai commentato, limitandomi a considerare come come tu dica, meglio di me le cose che potrei dire anch’io e da molti anni.
    Non ti sto a raccontare come io stia preparando il “mio” downshifting, ma lo sto facendo con i miei mezzi, nel mio contesto e con le mie possibilità. E appena ne accenno a qualcuno ecco subito, regolarmente, prima una sorta di condivisione di vedute e di solidarietà epoi, la fatidica frase..tanto senza soldi non si può andare avanti…vedrai che non ce la farai…complimenti per l’incoraggiamento e per alimentare (ma solo per poco però) tutte le mie paure..
    Poi quando hai fatto le tue scelte, e le porti al mondo senza alcuna pretesa di fare scuola o discepoli, ma come fai tu, come testimonianza di un percorso di qualcosa che si può fare..perchè tu lo hai fatto, sperimentato e vissuto, pagando fino in fondo il suo prezzo e senza sconti…ecco spuntare le code di paglia che vorrebbero ma non oserebbero mai perchè a loro le paure fanno paura davvero, non hanno attributi, di nessun genere per affrontarle.. e allora scrivono commenti come questi per nascondere a se stessi per primi, la loro vigliaccheria e la loro mancanza di coraggio.
    Fregatene Simone, lo faccio anch’io ormai, con coloro a cui non piaccio nè io nè le mie idee. E’ giusto che non piaccia a tutti, perchè a me non piacciono tutti.
    Io abito sul lago Maggiore. Quando verrai a Milano per qualche presenzazione faccelo sapere, perchè voglio esserci.
    In bocca al lupo per tutto.
    Gabriella

    • un saluto a Garbiella e ad altri che scrivono per la prima volta. Lo stesso a chi scrive da tanto ormai. Non me la prendo, figuriamoci… Però è sempre interessante questo processo: “Moitessier non faceva tutto questo marketing” (l’ho pronunciato con la voce da papero, come quando si ironizza). Insomma, quando Clooney, nella nota pubblicità dice “Immagina. Puoi!” io immagino un mondo in cui la gente le energie le usa in positivo, per proporre, per progettare, per fare da sola qualcosa, e non gli verrebbe mai in mente neanche per un istante di sprecarne anche solo un grammo per fare una battuta del genere. L’energia, se hai da fare, non ti basta mai, e certo non vai in giro a sprecarla.
      Solo che Clooney mente, sappiatelo. La cosa che immagino io non si può fare. Pazienza. Ciao!

  30. Io sinceramente non vedo qual’è il problema ad avere tanti soldi o pochi…..La cosa più importante è quello che vuoi e quello che poi metti in atto. Di certo i soldi di per se non fanno la felicità…..e come diceva qualcuno, questo lo sanno i ricchi….ma se vengono insieme al lovoro in cui credi, dove per lavoro intendo progetto di vita, dove sta il problema ? Beh guarda un po….io Simone ti auguro di fare un sacco di soldi ! Tanto so che non te ne frega niente 🙂
    A presto,
    Mauro

  31. caro simone
    concordo con la tua visione,specialmente in questo momento in cui l’alternativa anche di vivere scrivendo o di talento personale rappresenta l’eresia della diversificazione
    dal consumo forzato,vorrei che anche i piu’ giovani che si identificano con l’avere ed il brand lo comprendessero..lo scopo poi non e’ essere di nicchia o snob,ma tornare alla comprensione di chi siamo veramente anche senza gingilli tecnologici..
    nel mio silenzio quotidiano da disoccupato mal vissuto dai continui rumori dei sensi di colpa imprenditoriali iniziali sino ad un nuovo e piu’ edificante silenzio che ora comincio a comprendere ed apprezzare nei suoi vari risvolti,posso ricominciare daccapo con nuove e rinnovate energie qui’ in campagna dove mi sono ritirato dalla citta’ incivile ed invivibile in cui devi pagare anche l’aria che respiri.
    il sistema tende sempre ad inseguirti anche attraverso le critiche di disapprovazione di altri esseri umani,poiche’il sistema ama tutte le sue pecorelle nel recinto,esso se ne nutre quotidianamente,non ne vuole perdere neanche una…per questo le indottrina in apparenza in differenti modi,opinioni,vizi,professioni,lobby..per costruire meglio l’illusione di una pseudo variegata liberta’.meglio la propria indipendenza personale di manovra su questa nave italia che realisticamente sta affondando e la ricerca di una propria collocazione senza inutili piagnistei che molti,troppi italiani continuano ad esprimere…affidarsi ciecamente al sistema e’ l’errore l’offesa piu’ grossa alla nostra indipendenza..
    mi complimento per il tuo blog..

    ARIO

  32. Ieri ho trovato il tuo “sbuffo” su facebook e mi sono messa a ridere. Stavo anche per cliccare “mi piace” e fare il tifo, ma avrei scatenato l’inferno 😉
    Il fatto è che giudicare la vita degli altri è uno sport fin troppo praticato e abusato, di quelli comodi che non costano fatica. Si incontra sempre qualcuno che ritiene di essere nella posizione giusta per insegnare qualcosa.
    Un sincero “che palle” non ha mai ucciso nessuno, però fa ridere 🙂
    Buona serata

  33. Finalmente si parla di Moitessier. Ricordo ancora il primo libro che lessi, “Un vagabondo dei mari del sud”, quattordicenne velista in erba, pieno di sogni e desiderio di orizzonti infiniti. I sogni restano, gli orizzonti anche, alcuni realizzati altri ancora (la vita è lunga) da realizzare, forse i più importanti.
    Posso dire di aver compreso e vissuto ciò che oggi si chiama “downshifting” proprio dal grande Bernard: rimasi tanto affascinato dalla “grande rinuncia” che la misi in pratica in nome suo molti anni dopo, comunque prima che ciò avesse tanta risonanza in rete e sui media.
    Il fatto è che Moitessier è stato a lungo conosciuto solo da pochi intimi, appassionati di lunga navigazione; guarda caso è solo dopo che il donwnshifting è diventato di moda che egli è stato “riscoperto a distanza” (è morto nel ’94) da chi magari non sa neanche che faccia avesse.
    Purtroppo notiamo ancora la lista dei DOVREI/DOVRESTI: attenzione, allarme rosso, mayday, mayday…
    A certa gente di quello che sei non importa nulla, a loro importa come appari e con una punta d’invidia grossa come un’iceberg, pontificano e sentenziano…
    Moitessier… mi viene la pelle d’oca al pensiero: grazie a lui ho attraversato la vita lavorativa DIVERTENDOMI. Giro il mondo, visito luoghi che nessun turista ha mai visto e sono pagato! Vado quando voglio e dove voglio, alla faccia di chi mi dice “eh, ma l’azienda vorrebbe questo”… o quello. Quando non mi diverto più cambio azienda e ricomincio.
    Nel frattempo mi avvicino al mio orizzonte: ieri ho fatto dei ravioli di pesce da sballo! Ho anche iniziato a coltivare il mio orto. Belìn anche un manager può far questo!!!
    Chi ha detto che Moitessier non faceva marketing? Lo faceva eccome, e faceva benissimo!
    Buon vento a tutto il blog,
    Gianni

  34. Confermo quanto dici su Moitessier, tante sono le collaborazioni con i giornali (su youtube si trovano anche dei filmati fatti per l’ editoria, tanto per farsi un’ idea) e anche se aveva già fatto un importante viaggio a vela, e ne aveva pubblicato un libro: La lunga rotta, (che fu il suo secondo libro) il successivo viaggio intorno al mondo, al di là del premio finale in palio per il vincitore, a cui ha rinunciato, fu finanziato dal Sunday Times. Dando un aiuto economico ai velisti partecipanti alla regata, in modo che potessero sistemare le loro imbarcazioni, comprare viveri, accessori. Bernard incassò quella cifra che gli venne offerta. Altrimenti il viaggio intorno al mondo senza scalo non l’ avrebbe compiuto. In seguito ha guadagnato anche andando ogni tanto in “tournée” presso i circoli velici e mostrando diapositive dei propri viaggi. Faceva il minimo marketing necessario.
    Quello che cambia é che dove viveva lui all’ epoca c’ era meno cemento, meno villaggi turistici, prezzi più contenuti. Già da anni chi si reca in località remote con la barca sperimenta le stesse spese di manutenzione, acquisto accessori, ecc. a cui si é abituati in occidente. I tempi sono cambiati. È probabile che se Bernard fosse un nostro contemporaneo sarebbe nato fuori tempo massimo per fare quella vita lì, almeno come l’ ha svolta allora.
    Poi, vabbè, ha pubblicizzato delle cose affini ai suoi interessi, al mondo della vela, ha guadagnato il necessario per una vita frugale, tutto sommato, e si é accontentato. Non si é messo a fare come in America che fai pubblicità al profumo per il marinaio, le foto sulle riviste scandalistiche, non ha prestato la sua faccia alla pubblicità per vendere i frollini per la colazione, non é stato testimonial di una marca di vibratori e via dicendo.

    Riguardo a Mario, se avesse letto di più su Moitessier non se ne sarebbe uscito così, ma se ne sarebbe venuto fuori comunque con altri argomenti a sostegno del proprio assunto. I tanti Mario ci saranno comunque, non so di quali energie sei a disposizione per continuare a rispondergli. Capisco che il ruolo e le aspettative che ti vengono attribuite sono comunque almeno marginalmente condizionanti, infatti alla fine con non più di una riga scritta hai finito per rispondergli comunque, magari perché provocato, per non tacere.
    Per strada, con i conoscenti, ma pure con la gente estranea, almeno per cortesia, siamo inclini a fare un cenno col capo, a dare una breve risposta per non passare come maleducati, magari anche quando siamo di un discreto malumore, ma se contiamo tutti quelli che incrociamo che vogliono puntualizzare qualcosa allora é questione di quanto é grande il bicchiere (la pazienza) che una una volta pieno comunque traboccherà ad ogni successiva goccia.
    Nel mio personalissimo caso altro che staccionata come diceva Silver nel precedente post, altro che cartelli e filo spinato che teorizzavo io, metterei pure i dobermanns (quelli che Higgins aizzava dietro a Magnum P.I. 😉 ).
    Una cosa per onestà la devo puntualizzare: in passato -nel post: Tentazioni…- ho anche io evocato la figura di Moitessier, ma non in senso di una astinenza assoluta da ciò che é materiale, infatti Bernard non era un asceta indiano, un baba. Quella volta ne avevo apprezzato la qualità di essere rimasto in un qualche modo aderente al proprio contesto, invece di essersi fatto inglobare dal business più esasperato. In quel post esprimevo (non ricordo se con due o tre commenti) che la tentazione, che tu hai prontamente rigettato, degli introiti derivanti dalla pubblicità sul sito di beni di consumo non il linea con i tuoi ragionamenti non sarebbe stato il massimo, ma che non ci avrei visto niente di scandaloso nell’ ospitare dei contenuti pubblicitari compatibili. Scusa, ma questo mi sono sentito di precisarlo, altrimenti passo come uno con la memoria corta su quello che dichiara.
    Il fatto é che per quanto farai a livello di trasparenza e coerenza non potrai essere apprezzato da tutti. Di Mario ce ne esisteranno sempre tanti. Curati di stare bene con te stesso. 😉

  35. Ciao, a me personalmente dà un mucchio di fastidio quando qualcuno spara a zero su quello che faccio, quando l’ho fatto con le migliori intenzioni e con spirito di sacrificio e impegno. Mi ferisce proprio e mi fa incazzare. E’ uno dei motivi perchè mi sento sempre più solo fra gli altri.
    E sapere che si tratta generalmente di pura invidia, o almeno che una data posizione trae sicuramente alimento da questo sentimento, non mi fa stare meglio, perchè detesto gli invidiosi e averci a che fare.
    Umanamente, quindi, sono un deluso ma la razionalità mi dice che l’invidia è un ottimo segnale che dimostra quando bene si stia facendo.

  36. Un principio buddista dice che l’uomo saggio non si lascia sviare dagli otto venti: prosperità e declino, onore e disonore, lode e biasimo, sofferenza e piacere.
    Perchè dai peso alle parole, che hanno l’intento di ferirti, delle persone?

    Chissà questo Mario com’è coerente, nelle sue scelte!

    Le persone come te, Simone, attirano l’ira dei mediocri che non sanno portare avanti scelte coraggiose.
    Lasciare carriera, stipendio, pensione…per la libertà.
    E’il sogno di tutti…ma solo pochi lo raggiungono…gli audaci.

    Avanti tutta, Capitano, come ti chiamano i tuoi lettori.

    Peccato che non potrò essere a Roma, il 19…ma se verrai a Cagliari vorrò conoscerti.

    Ho spedito il tuo libro alle Ladies di Radio Capital, così che possano donarlo ad un ascoltatore

    Sii saggio

    Carla

  37. Simo, sei un grande!!!!!! A proposito, ci vediamo a Roma giovedì 19 ore 18 da Melbookstore in Via Nazionale… ci sarò!!!!!!!!!!!
    Mannaggia, non ho 15.000 dollari, altrimenti te li offrivo io!!!!!!! Avresti incassato meno ma credo di essere un pochino più carina di Klaus Kinski!!!!! Mamma che brutto!!!!

  38. Bene! Bravo! Bis!….Simone mi hai fatto morire dalle risate!!! Nella vita cè, e ci sarà sempre qualcuno che ti dice (parlo in generale) e credo, sopratutto nel campo lavorativo, che “si poteva far meglio!”, e perchè, è troppo perchè, e meno è troppo meno! ….e che palle!: la risposta giusta, breve e chiara 🙂

  39. Simone, sono d’accordo con te.Si esagera un pochino volendo dividere la gente in chi e’ schiava,assoggettata a marketing, soldi, ecc e chi invece vive al di fuori da questi schemi.Secondo la mia personalissima opinione si puo’ benissimo usufruire di entrambe le posizioni sopratutto perche’, almeno per ora, vige la liberta’ di opinione, di s celta e anche di incoerenza se qualcuno la vuol vedere in questo modo.Sembra una sorta di caccia alle streghe se per caso utilizzi le competenze e le esperienze del lavoro passato ( ma sei anche quello, vero?!) e non obblighi nessuno a presenziare alle tue conferenze o a comprare i tuoi libri.Onestamente a me poco interessa se vivi davvero nella maniera in cui dici o se e’ tutta una finta per vendere il prodotto Perotti; a me interessa che i tuoi pensieri, la tua presunta biografia smuova in me qualcosa, che inevitabilmente ho gia’ dentro, risuona, vibra con le tue idee.E’ con me e su di me che devo fare il ragionamento per capire se sono una persona coerente, coraggiosa, fuori dagli schemi attuali.Tu sei un mezzo, piacevole, per raggiungere me e i miei pensieri che confrontandosi coi tuoi trovano un senso, una conferma oppure no.Solo tu nel buio del tuo letto, la notte sai quanto c’e’ di vero e di vissuto in quello che dici e come lo dici… a me non crea nessun problema quello che ti risponderai, forse ti commisererei in po’ se fosse tutta una farsa legata alla vendita e ai soldi ma voglio pensare tu sia innocente fino a prova contraria.D’altronde glielo si concede pure ad un assassino e ad un ladro, no?!

  40. Capitan Perotti,
    fai ciò che credi, ascolta gli altri per poi prendere decisioni personali ed indipendenti.

    Io continuo a sostenere che nessuno mi paga tasse e debiti,
    non vedo perchè farmi influenzare
    da chi nemmeno conosco.

    Ragionamenti già triti e ritriti,
    invidia, gelosia e critica altrui
    non interessano.

    Auguri per la tua prossima presentazione a Roma,
    che sia ricca di soddisfazione e
    successo.

    Vale

  41. Credo che sia giusto garantire che ognuno (con i dovuti limiti dettati dal rispetto e dall’educazione) possa esercitare il proprio diritto di critica.
    Certo meglio sarebbe se la critica, anziché divenire una contestazione rispetto alle scelte e ai linguaggi delle persone (i famosi “dovresti”), anziché essere sbrigativamente declinata in giudizio, fosse circostanziata ed entrasse nel merito di punti specifici. Sarebbe utile ed interessante dire “non sono d’accordo” magari portando elementi di discussione e confronto.
    Ma ancor più sarebbe bello e proficuo se sapessimo prendere gli spunti di discussione come stimolo per interrogare noi stessi, per esprimere le nostre opinioni, per metterle a confronto con quelle degli altri.
    Se sfruttassimo cioè l’occasione di un contesto ampio come quello che la capacità di aggregazione di autore o di un testimone di scelte sa creare (il motivo per cui frequentiamo questo blog), per progredire in un percorso individuale di conoscenza, di scoperta e di incontro.
    Esercitando senza timidezze il nostro diritto di critica, ma sempre nella prospettiva di contribuire ad una discussione interessante e capace di arricchirci.
    Siamo qui perché ci interessano alcune tematiche, perché siamo alla ricerca di qualcosa, perché le belle idee e le belle discussioni ci fanno stare bene. Almeno io la vedo così.

  42. @Simone
    Calma e sangue freddo.
    Prendi l’osservazione di Mario C. come una sorta di consiglio e non come una critica.
    La visione altrui (del nemico?) è sempre piena di utili indicazioni per il nostro accrescimento.
    Se qualcosa ci irrita non è solo perchè ci viene somministrato un elemento urticante ma anche perchè potremmo essere eccessivamente sensibili a quella sostanza.
    Lavoriamo su questo.

    Già da tempo avevo programmato di venirti a salutare alla libreria di via Nazionale e non certo per la tua “pubblicità”.
    A giovedì.
    Giancarlo

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