Anche per la metà…

Ieri tale Mario C. Rossi, su Facebook, esercitando il suo legittimo diritto di critica, scrive sulla mia bacheca: “Bernard Moitessier non faceva tanto marketing”. Mario lo scrive sotto al mio annuncio della presentazione che farò giovedì 19 a Roma (a proposito, ore 18.00 da MelBookstore, in via Nazionale. Ci vediamo lì.).  Io, esangue, esausto, con un violento desiderio di suicidarmi, ho commentato laconicamente: “Mario, che palle…”. Chiedo scusa a Mario, sinceramente, per l’esclamazione poco incline al dialogo, ma lo rassicuro circa la sua spontaneità. Mi è proprio venuta dal cuore.

Qualche tempo fa scrivevo che ognuno dei miei lettori vorrebbe che io facessi qualcosa di diverso per somigliare il più possibile al suo scrittore ideale. Mario qui s’inserisce nel filone di quelli che mi vorrebbero più silenzioso, meno presente, che fa senza dire. Vorrebbero che manifestassi disprezzo per le vendite dei miei libri, non soddisfazione. Lo fa usando come paragone il grande navigatore Bernard Moitessier, un vero zingaro dei mari, che se ne andava in giro per il mondo con la sua barca a vela e rifiutò di vincere la prima regata intorno al mondo pur di restare un uomo libero. Mario dimentica che anche Moitessier scriveva libri, li vendeva in libreria, campava con i proventi di tali vendite, faceva presentazioni, video, scriveva ai giornali, quando ne aveva l’opportunità. Mario dimentica che io ho rinunciato a stipendio, carriera, pensione, tredicesime, bonus, eccetera, per lo stesso suo motivo. Ma non m’interessa, questo…

Ho tuonato dovunque contro l’egemonia del marketing e della pubblicità, che generano bisogni inesistenti, approfittano delle nostre debolezze, ci vincolano a schiavitù logoranti per mantenere status e simboli. Credo che su cosa penso di questo, non ci siano molti dubbi, come anche credo non ve ne siano sugli elementi di radicalismo che venano la mia prospettiva. Mi colpisce però la visione oltranzista che alcuni manifestano. Secondo loro io dovrei quasi godere se non vendo libri, anzi, per essere davvero credibile li dovrei regalare. Certamente non ne dovrei parlare, non dovrei presentarli, dovrei sperare che i giornali non ne parlassero, dovrei perseguire l’anonimato, con la speranza che solo il passaparola comunicasse al mondo (poco) che esistono. Per loro fare marketing sul dentifricio che ha tanti micro scudi contro la placca e promuovere le idee e le storie dei miei libri sono la stessa cosa. Dire “ho scritto questo!” essendone orgogliosi e sperando nel consenso del lettore, non va bene.

Secondo le regole di questa cultura è meglio se fai senza dire, se dimostri disinteresse per la diffusione di quello che scrivi, se la pianti di raccontare come stai, cosa avviene alla tua vita, le ragioni delle tue scelte. Il fatto che si parli di me e dei miei romanzi o dei miei saggi per loro identifica un fenomeno commerciale. Questa è la più snob delle prospettive, la stessa di quelli che godono di una spiaggetta solo se non la conosce nessuno, e quando ci viene gente dicono, con la “r” moscia: “certo che ormai non ci si può proprio più venire qui.” Il fatto che io parli e scriva del mio lavoro di scrittore li irrita, vorrebbero che fossero in pochi (i “giusti”) a conoscermi. Li fa andare in bestia se dicono: “Ho letto un bel libro su…” e qualcuno li interrompe: “ma chi Perotti?! Li ho letti tutti, ma scherzi?!” Se in tanti parlano di me non sono più un fenomeno di nicchia, e questo proprio non va.

Che io abbia voglia, piacere, desiderio di comunicare quello che scrivo… Che io cerchi di evitare l’ipocrisia di quegli autori che fanno finta di non tenerci alle classifiche, alle vendite, e poi farebbero carte false per mille copie in più… Che io ci viva coi soldi dei miei libri, ci compri da mangiare… Che io abbia detto dovunque che la mia speranza non è vendere un milione di copie ma venderne diecimila di ogni libro (cioè diecimila euro di guadagno) per poter sempre pubblicare i miei lavori… di tutto questo a Mario non interessa per niente. Se faccio una presentazione a Roma il prossimo giovedì 19 gennaio (a proposito, ore 18.00 da MelBookstore, in via Nazionale. Ci vediamo lì.) e spero che vengano in tanti, non va bene. Sto facendo marketing. E Moitessier ne faceva di meno.  Vabbè….

PS: nel 1962, nella baia di San Francisco, uno sconosciuto ammiratore offrì a Moitessier 30.000 dollari (cifra spaventosa, all’epoca) per portarlo a Tahiti e insegnargli a navigare. Era Klaus Kinski, che in Fitzcarraldo aveva solo simulato di guidare deliranti battelli nel cuore dell’Amazzonia, ma di mare ne sapeva poco. Moitessier, com’è comprensibile, accettò, anche se il viaggio venne poi annullato all’ultimo momento dall’attore, che gli chiese comunque, previo pagamento, di condurlo in Messico. Se qualcuno, anche meno noto di Kinski, mi offre la metà per portarlo a Civitavecchia, sappia che io accetto.

 

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112 pensieri su “Anche per la metà…

  1. Nuova ma “vecchia” litcrete affezionata dai tempi della casetta con dettagli verde acido, il mio abbraccio piu forte oggi e per voi… in bocca al lupo.

  2. x tmatitmuazza ma venite tutti venite come omaggio potreste anche portarmi i DVD di Troisi che stanno uscendo in edicola in queste settimane e un’idea altrimenti cercasi volontari che me li spediscono!!! ))

  3. Adriana: anche io feqeurnto il liceo classico. Secondo me e sbagliato dividere le categorie cosi schematicamente Lo hai detto pure tu che leggi sia Petronio (sublime a mio parere) che la Meyer quindi

  4. la cosa che mi sorprende e mi piace di più dei tuoi libri è quell’insolito equilibrato senso di realtà, carente in scritti del genere ( per questo credo che i tuoi siano “fuori genere”).La tua risposta a Mario è in linea con questa tua caratteristica che (nonostante conosca il tuo disappunto verso gli invidiosi) ti invidio tantissimo e tanto mi ha insegnato. Grazie,a te e anche a quelli come mario che ci stimolano a ruminare col pensiero ancora,ancora e ancora… fino a digerire realtà del nostro essere che non ci consentono di essere onesti con noi stessi. Adesso basta, non prendiamoci per il culo, vendere e avere successo nobilmente è bellissimo soprattutto se poi se ne fa buon uso. ammirata, ciao.

  5. Ciao Simone,chi ha letto I tuoi libri e ragiona come Mario non puo’che essere un estremista dei ragionamenti altrui o un radical chic,Che mio avviso recano danno alla sinistra, coninua cosi’ “sporcati” pure le mani con un po’ di marketing,non sono questi I problemi ! Ciao

  6. @red e simone
    chissà se red vedrà questo mio comment, con tutti ‘sti bottoni “older comments” che qui e là spariscono

    anche a me qualche gg. fa (che volevo andare a vedere se red e silver e amina e mauro e simone mi avevano risposto) non mi funzionavano e mi appariva come ultima cosa in coda solo i Trackbacks & Pingbacks (che nonostante abbia anch’io un blog/sito, giuro che non ho ancora capito bene bene bene cosa siano.. i track, da ex dj radiofonica, mi rimandano più al mondo della musica ..bonus track, title track.. i ping come immediata associazione mi rimandano alla pinguedine che avvolgerà tutto il genere umano se continueremo a passare sempre più tempo ferm* e attaccat* a tutte ‘ste diavolerie informatiche.. ; )) ; (( )
    poi però ho provato, con fare mooooolto random, a cliccare su data e ora dell’ultimo comment e magicamente il bottone “older comments” è ricomparso..
    esattamente come ho fatto ora e ho visto la risposta di red (che mi vuole fare andare in video a tutti i costi ;))) ..ci ho pensato, ci ho pensato,.. anzi, a proposito @simone confermo anch’io, come altr*, che sei molto “vero” quando posti un video che ti ritrae e in cui parli e guardi in camera, e, devo dire -non l’ho mai detto ma ora lo dico- che sei molto più “vero” adesso che non nei video dell’epoca in cui parlavi, per esempio, delle pulizie di casa nei giorni di pioggia o di “adesso basta” in mezzo al traffico milanese.. anche se quello, a pensarci ora, faceva molto “ernesto calindri e il suo cynar” 😉 😉

    ..red, appena ho un momment
    rispondo al tuo comment..

  7. Oddio. Chiedo venia. Stavo tentando di far funzionare quel cavolo di I-Pad e non mostrava i messaggi che inviavo, ero convinta non li inviasse. A quanto pare mi sbagliavo. Pardon.

  8. Ho ricontrollato, andando un po’ indietro. La maggior parte dei post é a posto.
    Ma a fine pagina di alcuni non trovo più il bottone “older comments” , ma al suo posto delle scritte del tipo:
    Trackbacks & Pingbacks
    (seguite da alcune altre righe che però cambiano da post a post)

    Questo é l’ elenco di quelli in cui ho riscontrato l’ anomalia:
    Anche per la metà…, Chiatte, La zappa e la mente, Sempre qui…, Io sto col Bisagno, Tentazioni…, Li ho trovati…, Grazie!, C’è ancora acqua sottovento,

  9. @ Chefa
    Purtroppo nel blog di Simone non sono più rintracciabili i tasti per visualizzare i vecchi e i nuovi commenti e non posso controllare esattamente ciò che ti avevo scritto. (ma non é una urgenza che ciò venga sistemato, ora Simone sta scrivendo e sono dell’ idea che non sia una priorità guastare del tempo per dovere smanettare sul blog e magari arrabbiarsi, perché di frequente ciò che é legato all’ informatica esige delle imprecazioni… come é successo a me ieri nei riguardi della stampante 🙁 )
    Mi pare di averti scritto di considerare l’ opzione di produrre dei video per fare un canale youtube, per lasciare una porta aperta alla notorietà. Se questa si realizzasse potrebbe essere anche una carta da giocare per promuovere un libro presso degli editori.
    A tal proposito esistono dei programmi gratuiti per l’ editing video che consentono di montare e manipolare (anche il livello di audio durate lo scorrere del filmato, così da rimediare ad una registrazione non uniforme dal punto di vista acustico) i video prodotti ad esempio con una semplice macchina fotografica digitale.
    So anche che per quelli che non dispongono di abbastanza memoria sulla sd card (micro sd) é possibile collegare la videocamera al pc (portatile é meglio) e fare in modo che quello che si filma sia registrato direttamente sull’ hard disk del computer. Non male, no! Magari c’ é da lavorarci un poco, da cercare una procedura su un articolo di un blog di informatica che spieghi come fare.

    Chefa, io personalmente sono dell’ avviso che il successo non é d’ obbligo nelle azioni che si compiono e che una persona può tentare dei sentieri e non sempre essere ripagata in proporzione, PERÒ! non é assicurata nemmeno la sfiga! Uno prova senza avere la pretesa dell’ esito…
    Ritengo sia necessario raccontare la propria tipicità, voglio dire che di video che illustrano ricette in rete ce ne sono tanti e penso che sia vincente come la persona si propone, che taglio sceglie, che immagine, la narrazione… Io non sto dicendo affatto che debba diventare uno show come con certi noti chef anglosassoni… Ma, per fare un esempio, ho notato che usi di frequente espressioni dialettali lombarde, se lo sai parlare bene il lombardo allora fra i video potresti pure produrne alcuni parlati in lingua regionale, e sottotitolata in italiano, ovviamente. Magari iniziare proprio con essi; per divertimento e per conoscerne l’ esito dell’ ascolto.
    Inoltre perché non inserire qualche video di esperienze che segui: in versione “agronoma” del tipo “Che resa ci darà questo straordinario compost…” , in versione “inviata” del tipo “Prospettiva e vita in un ecovillaggio…”.
    Penso che sia importante farlo divertendosi, la questione della notorietà, del ritorno é eventuale.

    Il merluzzo che gocciola non sarà cool per i tempi moderni, ma forse solo un po’ meglio dell’ immagine delle buotiques per la moda mare che magari si trovano nei pressi di un porto e dove vanno a fare compere i marinai di acqua dolce (della domenica) per rifornirsi dell’ abbigliamento, soprattutto, e poi passano il fine settimana ormeggiati nel porto sulla loro barca cool, magari con la moquette. Bleah!

    Altro argomento: i rischi per i figli, per gli aziani, per i coniugi, ecc.
    Una coppia di navigatori, Elisabetta (Lizzi) Eordegh e Carlo Auriemma, nelle loro conferenze, nei loro scritti, hanno spesso fatto notare che le statistiche ben mettono in evidenza che i rischi nel vivere nelle nostre metropoli sono spropositamente più alti di quelli di navigare per il mondo. Però capisco che possa mettere paura… Si teme comunque di più ciò che é ignoto e se la possibilità che accadano disgrazie é remota, al contrario, la paura é concreta (nel senso che esiste).
    Vorrei però fare notare che nei paesi nordici, in zone rurali, ai bambini di pochi anni di età viene consegnato un pugnale (non si tratta esattamente di un coltellino svizzero… 😉 ) che é strumento indispensabile per chi vive nella natura. È differente la mentalità da quella nostra, sempre affannata da ansie per tutto quello che potrebbe succedere. I bimbi vengono anche responsabilizzati senza che venga loro tolta loro l’ infanzia. Ci sono molti meno: no… non puoi… non fare questo…

  10. Si Chefa….Mauro de Roma ! Mi piace molto quello che fai e la musica che proponi….io suono le percussioni da tanti anni e sono anch’io un amante delle black voices. Ma le tue ricette si trovano sul tuo sito ? Sto tentando di mangiare sempre meno carne ma mi ritrovo a cucinare sempre le solite zuppe 🙂 (A proposito….ero io che ti avevo chiesto di scrivere un libro di ricette 😉

  11. @red
    quello che dici su cambusa, dispensa, fornelli incatenati, ecc. mi smuove dentro un’emozione forte perchè è un po’ che desidero sperimentare insieme vela e fornelli, ma ancora non l’ho fatto.. l’idea di cucinare con il blu del mare e del cielo che mi avvolge tutt’intorno mi acchiappa un casino..
    ecco.. la storia dei vichinghi, del merluzzo che gocciola e tutto il resto mi acchiappa un po’ meno.. ;( 😉

    ..ora che ci penso “fornelli incatenati” è un bel titolo, non so bene per cosa e quando lo userò e se riuscirò a depositarlo prima che me lo rubino 😉 ..ma è un bel titolo.. a proposito di quanto mi diceva qualcun*: ma perchè non scrivi un libro di ricette? (forse red?..)

    @anna
    non so nulla dei genitori, come non so quasi nulla di questa ragazza (a parte le cose linkate da red), di primo acchito mi ha emozionato molto il fatto che una donna e per di più molto giovane abbia fatto il giro del mondo prendendo il mare (la storia e la letteratura ci parlano solo di valorosi, coraggiosi marinai uomini) ..e poi “marinaia” è bellissimo.., per il resto era solo un chiedermi ad alta voce come si sarà nutrita in tutto questo tempo.. forse perchè mi sarebbe piaciuto essere la zia in cambusa -della marinaia- anche solo per una breve tratta del suo lungo viaggio, ..ai fornelli incatenati, spadellando nel blu dipinto di blu.. 😉 😉 😉

    @mauro (dde roma, credo, no?)
    mi è piaciuto ricevere quel “vi amo” in un comment di un po’ di giorni fa, grazie!, non ti avevo ancora risposto.. 😉

  12. Ehi Simone, credo sia tutta invidia quella del Rossi…Avanti Tutta! Sto suggerendo i tuoi libri e il tuo blog a tanti amici e scopro, felicemente che tanti già ti conoscono!

  13. Bhé, dipende dal palato!. 😉

    Parlando in generale, dipende da due fattori principalmente:
    – Cosa ti rimane in cambusa (nella dispensa, và! … tutti sti tecnicismi…) quando ciò che era deperibile non ce l’ hai più a disposizione; quindi parliamo di riso, pasta, patate, cipolle, legumi, tanto scatolame, cibo essiccato, quello che si pesca (se si é capaci di pescare).
    – Che condizioni meteorologiche hai: più il mare é formato e tanto più diventa pericoloso maneggiare coltelli, essere schizzati da acqua bollente, ecc. È persino necessario bloccare ai fornelli i tegami e i relativi coperchi con delle catenelle, perché non vengano sbalzati via. Quindi si riducono le possibilità di tentare cose un po’ laboriose. É questione di non farsi male.

    Questo in barca é precluso ovviamente:
    http://www.youtube.com/user/alexrevelli/videos?sort=dd&view=u&page=1
    fantastico canale con ricette (anche vegetariane) ben spiegate, da cui intendo prendere spunto.

    A proposito, questo é da veri marinai: 😀
    ” I vichinghi impararono dai baschi questo nuovo sistema di conservazione del merluzzo, e ne estesero l’impiego: oltre che come cibo, sulle loro navi il baccalà fungeva anche da barometro. Dopo averlo messo sotto sale, lo appendevano a bordo con delle corde. Quando il baccalà cominciava a gocciolare, voleva dire che era in arrivo una tempesta: la maggiore umidità dell’aria faceva infatti sciogliere il sale.Oggi i barometri saranno magari più sensibili, ma non sono commestibili come quelli di una volta. ”
    Fonte: http://www.baccala.it/storia.htm

    E dopo aver letto questo articolo sulla preparazione dello stoccafisso:
    http://fiordilatte-appuntidicucina.blogspot.com/2009/12/baccala-stoccafisso-di-nonna-lina-e.html
    mi verrebbe voglia di provarci solo per avere una scusa valida per comprare un martello di dimensioni davvero generose. Di più di quello della foto.
    Troppo forte il resoconto dell’ articolo, con lo zio che provvede ad ammorbidire lo stoccafisso.

  14. Ehm… Chefa, la stragrande maggioranza delle volte mi trovo d’accordo con te, ma riguardo alla giovane velista credo sia una bambina privata dell’infanzia e gonfiata da genitori (almeno, il padre da quello che leggo) irresponsabili e piu’ attenti al proprio ego e al dubbio onore della fama che al benessere della loro figlia

  15. Cambiando discorso, stasera mi sono cucinato (dopo una giornata intera passata a ripulire/sistemare il mio laboratorio) un bel piatto di “fusilli della memoria” (zenzero e nuvole). Grande ricetta Simone.

  16. per riprendere il contenuto del tuo post, simone: correttissimo il tuo atteggiamento.
    Invece questo snobismo nascosto di chi, anche nella protesta e nella alternativa alla cultura dominante, vuole fare gruppo , sentirsi elite, dimostrarsi superiore alla media….. e’ il fottuto atteggiamento di chi ci ha spesso sempre perdere le elezioni…… o gli appuntamenti importanti di questo Paese.
    capisco la filosofia di vita, ma ogni tanto bisogna anche sporcarsele le mani!
    mf

  17. Bah. Qualche considerazione a freddo.

    1) Quando si fa l’inchino è sempre opportuno verificare che non ci sia uno scoglione in agguato da qualche parte.

    2) La crociera Costa … la vita, in alcuni casi.

    3) Ho molto rivalutato questa manovra: all’epoca mi ero detta “Embè, tutto qui?”. Invece mi sa che non era roba da poco con quella sleppa di nave, visto che la reclamizzavano tanto. Ma da ignorante qual sono della materia, non mi ero impressionata più di tanto. Però devo ammetterlo: lo spazio era davvero poco.

    http://www.youtube.com/watch?v=_nJv7VmuEho

  18. Simone, io di libri ne ho scritti due e parlano di una malattia, la mia!
    Pensa quanto possa essere giudicata la mia promozione! E infatti cco di farne il meno possibile, spesso li regalo ‘pubblicamente’ proprio per evitare di finire in pasto a chi vorrebbe che remassimo contro noi stessi. Per soddisfazione loro!

  19. Ma dai Perotti, siamo seri e poi chiudiamolo qui il confronto.
    Oggi in Consiglio dei Ministri si discute delle rotte a rischio e su eventuali norme “anti inchino”.

    Ok non generalizziamo, ma scrivere di eccellenza operativa di fronte all’evidenza dei fatti…

    Risulta altrettanto vero che operano professionisti seri e capaci, probabilmente messi a tacere dal potere occulto di superiori in preda a deliri di onnipotenza.

    Speriamo piuttosto di tornare a goderci le coste toscane senza inquinamento.
    Ormai il disastro è accaduto,
    confidiamo nel riparare il riparabile.

    buona giornata
    vale

  20. Grazie Vittorio per le precisazioni sulle persone responsabili coinvolte nel disastro.

    Niente verità rivelazione o tifoserie, c’ è solo da indignarsi per l’ accaduto, rattristirsi per le vittime;
    si tratta solo di non farsi rimbambire da notizie ridicole e
    cercare di capire.

    Sembra che al Livorno nel lontano 91, vi fosse a capo il Comandante di seconda alla capitaneria di porto un certo Angelo Cedro,
    ma poco cambia, agli atti processuali è emerso di tutto tranne la verità.

    Nel frattempo, sembra anche,che, alcuni passeggeri,iniziano a ricordarsi
    di aver visto il comandante gustare allegramente vino in abbondanza ed in buona compagnia, prima della manovra tragica…

    Boh,ci stiamo convincendo tutti che siamo in mano a gentaglia
    incosciente che agisce alla “spera in Dio” e vive a tarallucci e vino,
    altro che centri di eccellenza che agiscono in modo perfetto, caro Perotti.

    Buon lavoro a tutti coloro che usano maestria e competenze oltre che rischio, al fine di salvare il salvabile.

    Vale

    • Io le capitanerie le frequento, dal mare. le vedo agire. e sono spesso eccellenti, con le dovute deroghe. il mio giudizio è dato dalle miglia, in questo caso, e dall’esperienza diretta. Ma anche da ciò che ci diciamo in banchina, da quello che gente credibile ha sperimentato e racconta. Quando scrissi di Ponza me la presi duramente con la Capitaneria. Un caso specifico. Che non nega lo schema generale del servizio.

  21. OT
    Ciao Simone, da aspirante scrittore mi interesserebbe sapere come funziona con i titoli dei libri; se il libro non è ancora finito, è già possibile verificare ed eventualmente registrare un titolo che piace?
    Ho visto che esistono siti dove è possibile stampare autonomamente e registrare codice ISBN. Si può dare al libro il titolo che già esiste per una canzone o una poesia? Effettivamente mi sto accorgendo che molte combinazioni sono già state usate…
    PS: Quanto conta il titolo? Come mai a volte l’autore lo lascia sceglere all’editore? Non è importante? Magari proprio perché lo è molto e serve ad attirare l’attenzione..
    Grazie

    • Marco ciao, il titolo è molto importante. Lo sceglie chi ha una buona idea. Se l’autore non ce ne ha una vincente, ben venga l’editore che dice la sua. Nessuna possibilità reale di proteggere l’idea del titolo. il primo che pubblica con quel titolo lo fa suo.

  22. @Francesco28

    De Falco al comando della capitaneria di livorno nel 1991 all’epoca del Moby Prince? Ma come faceva se il concorso per entrare in guardia costiera l’ha fatto nel 1994?
    E se anche non servisse essere arruolati, ti pare che la capitaneria di un porto importante come Livorno l’avrebbero data ad uno sbarbatello di 27 anni (De Falco è del 1964)?

    Ragazzi, io non parteggio per nessuno in questa storia triste, ma quanto meno cerchiamo di non cadere nella trappola della disinformazione consultando informazioni a vanvera e poi propinandole come verità-rivelazione.

    Qui come sempre partiamo dalle conclusioni, scegliamo a monte l’eroe e l’antieroe, poi mettiamo in discussione l’uno e l’altro ribaltando i ruoli, e poi finiamo con la contrapposizione delle opposte tifoserie.

    Calma e sobrietà.

  23. Bah, visto il cognome che si ritrova, mi sa che il comandante Schettino era più adatto a comandare un pàttino, anzi un pattìno…

  24. Pingback: Il marketing del downshifting « La vita 2.0 | Blog per il Cambiamento

  25. Meno male che c’è sempre qualcuno più smaliziato di noi che capisce e ci spiega come stanno le cose, che s’informa digitando il nome di De Falco su internet, qualcun’altro che, facendo i processi alle intenzioni, decreta senz’ombra di dubbio che ha agito così per pararsi il culo…

    Sventurata la terra che ha bisogno di eroi, certo, ma ancor più sventurata la terra che ha bisogno di cinici.

  26. @ red @simone..
    ok, 2 o 3 naufragi, ma statisticamente, se guardate la quantità di miglia che ha fatto, DOVE le ha fatte e COME (da solo, spesso) li posso capire. Non dico che è normale farli, ma così ci possono stare.
    Comunque un grande, non solo per il discorso velistico in se’, ma anche per la visione della vita, simile per molti aspetti al nostro Simone Nazionale e per alcuni atti di altruismo sociale e di generosità gratuita verso gli altri. Ricordo, sorridendo, la “crociata” che fece per portare centinaia di gatti “randagi” da Tahiti a bordo del joshua, per poi lasciarli nelle varie isole delle tuamotu, dove viveva, per far si che i gatti mangiassero i topi e così aumentasse la produzione di noci di cocco, non più distrutte dai topolini! ah ah ah. Per poi però brontolare perchè suddetti gatti riempirono il leggendario joshua di escrementi!
    Un Cialtrone, matto ma maledettamente figo!!! Totalmente sopra le righe…

  27. Ciao Simone, al Sig. Mario C. Rossi credo che il commento “che palle” abbia già spiegato esaustivamente tutto quello che avevi nel cuore. e io ti dico “bravo”. il “che palle” quando ce vò ce vò!!!
    A volte 2 semplici e comuni parole sono molto più efficaci di una ricercatissima apologia (in formato ridotto) come questa del tuo ultimo post. Anche la sincerità, chiaramente “educata”, fa parte del percorso di downshifting!ovviamente è una personalissima interpretazione. buona vita Simone!

  28. Capitan Perotti,
    ho letto e riletto il tuo articolo
    sul Fatto Quotidiano.
    Ho aspettato a replicare su ciò che hai scritto, ora lo faccio.
    In certi passaggi sei ridicolo, credimi.
    Ti stipisci che la prua sia rivolta a sud e poi definisci le Capitanerie di Porto veri centri di eccellenza che agiscono in modo perfetto.

    Già avevo dubbi sulle tue abilità di contadino, ora anche di marinaio.
    Chissà se sei ancora convinto di ciò che hai scritto?

    Hai gustato buon vino prima di fare il giornalista?

    Oh, capitano capitano…

  29. Moitessier era in un certo senso un poco il sacro ed il profano assieme: capace nelle qualità marinare e talvolta troppo rilassato.
    Mi sembra abbia perso due barche in legno per incagliamento su scogli e invece malridotto per arenamento su spiaggia sabbiosa durante un uragano e poi deciso dei vendere la sua quarta barca posseduta: il Joshua. Lui era già un avanti con gli anni e non sentiva di avere le forze e la volontà di rimetterla a posto. La cedette ad un gruppo di ragazzi, perché potessero rimetterla in condizioni di solcare i mari.
    Bernard era in parte pratico, in parte rapito nella sua dimensione.
    Secondo me, ciò che l’ ha reso un po’ più noto rispetto ad altri capaci navigatori che pure sono riusciti a pubblicare i loro libri di viaggi a vela é stato il fatto che ha vissuto come si sentiva, non si é lasciato vivere. Ne ha tratto alcune fortune e qaulche seria ammaccatura. Ha cercato di essere il più possibile se stesso. Ritengo che affascini anche per questo, visto che oggi ci sono poi molte persone che sono spaventate all’ idea di dare priorità a sè piuttosto che alle immediate condizioni economiche di sopravvivenza, di garanzia,ecc. Quelle che poi ci si lamenta che diventino la gabbia dalla quale non riusciamo ad uscire.

    Provate a vedere se incollando tutto quello che sta sotto vi permette di scaricare su pc un corto documento in PDF un po’ illustrativo su di lui.
    http://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=bernard%20moitessier%20figlio%20dei%20fiori&source=web&cd=5&sqi=2&ved=0CEIQFjAE&url=http%3A%2F%2Fwww2.solovela.net%2Fimmagini%2FPersonaggi_I_Ritratti%2F04%2FSV12_Moitessier.pdf&ei=Hc0XT7uALI774QTiv8WPBA&usg=AFQjCNE0B1lawi4qO5vYQVV4Gudwe_OK3A&cad=rja

  30. OK FRANCESCO, hai centrato il discorso!
    Descrivi perfettamente ciò che è accaduto.
    Sono orgoglioso da ex pompiere per ciò che riconosci agli uomini di soccorso, che rischiano la vita per tamponare
    una tragedia evitabile e prevedibile.

    A Livorno quella notte vi era una nave in rada all’ ancora area vietata all’ ormeggio, era carica carica di…, altro che
    distrazione per la partita di calcio
    e di cazzate giornalistiche simili.

    Ricordiamoci che siamo un paese leader nella fabbricazione di armi leggere, tra cui le mine antiuomo, già messe al bando da tempo…

    buona giornata
    vale

  31. mmm…simone! a tono con le news di questi giorni dei giornali, la tua citazione del viaggio in messico di moitessier e kinski a bordo del joshua…il joshua fece la stessa fine della Costa Concordia, durante una tempesta…il comandate Bernard però era un tantino migliore del nostro super-comandante della costa…ahhh povera Italia!

  32. @ Giada, convengo col pensiero di Gramellini (che è il mio articolista preferito) anche se come dice Brecht “sventurata la terra che ha bisogno di eroi”. In effetti il mio riferimento verso De Falco era solo un modo per portare l’esempio di tante persone che come lui ogni giorno svolgono il proprio lavoro con umiltà e senso del dovere, senza bramosie di “apparire” e stupiti poi di vedersi “catalogati” come eroi in una società disabituata alla naturale “semplicità” di un comportamento.

  33. …De Falco un eroe? Un simbolo dell’Italia che vorremmo..??Un irreprensibile animato dal senso del dovere in lacrime perchè non ha salvato tutti?
    A parte che qui gli unici eroi sono al solito i Vigili del Fuoco e i Sommozzatori dell’Esercito che sono stati a ore nell’acqua gelida a – 10 metri rischiando la loro vita, ma il ns De Falco dov’era nei 52, diconsi 52, passaggi precedenti sotto costa della Concordia et similia??
    Guardate cosa dice un comandante ormai “a riposo” della Capitaneria di porto:

    http://video.repubblica.it/cronaca/perche-le-capitanerie-tollerano-l-inchino/86057/84446?ref=HREA-1

    Al chè mi sono guardato la storia di questo De Falco e cosa viene fuori: era lui a comando della capitaneria di Livorno durante la strage del Moby Prince, 140 morti e stessa storia della strage imputata all’equipaggio, che si disse guardava la partita invece che dove andava.
    Peccato che la Capitaneria di Livorno ebbe un ruolo di primo piano nel RITARDARE i soccorsi, evitando di salvare i salvabili, ed INSABBIARE il tutto, coprendo i loschi traffici di armi dirette in Somalia che avvenivano sotto copertura dei servizi italiani e statunitensi.
    La colpa era di ben altri e il fuggi fuggi di navi subito dopo l’urto rimase registrato nel cassetto dell'”eroe”.

    Beato chi crede che la realtà sia sempre ciò che si vede..

  34. Tra le ultime notizie battute,
    sembra che quel fenomeno del comandante,quella sera, al bar dopocena, era impegnato con una gnocca in vena di piacevole compagnia.

    Boh, non aggiungo altro, ho capito abbastanza di questo triste dramma…

    Altro che attendiamo gli sviluppi delle indagini, non mi stupirei se fosse stato
    imbambolato di coca piuttosto che di alcool..

  35. Simone, ho molto apprezzato nei tuoi scritti il riferimento a “la Vita Agra” di Bianciardi come pietra miliare di un’avanguardia di cui solo ora ne capiamo la portata, grazie anche ai tuoi libri. Non ho letto alcun riferimento invece a lui, e un pò ne sono stupito (magari è solo una delle mie tante disattenzioni).

    http://www.youtube.com/watch?v=CGQh2_RZvhU&feature=related

    Mi piacerebbe sapere se lo conosci, che impressioni ne hai avuto, se è stato di aiuto per te nel tuo percorso. Grazie…. ps sto facendo le alici marinate, chissà perchè penso ti piacerebbero 🙂

    • Sì hipert, lo conosco, l’ho pubblicato qui sul blog, l’ho citato spesso. Molto efficace. Buone le acciughe, io vivrei solo di quelle (e di ostriche, gamberi rossi, granchione, granseola, cannolicchi, cozze, capesante, tonno, ricciola, dentice… ma non si può!)

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