Freddo fuori

 

In questi giorni di freddo tagliente rido come un matto. Tutte le volte che passo davanti a una finestra, o allo specchio che ho in bagno, guardo la mia immagine riflessa e rido, ma sul serio, non per dire. Quello che vedo è un enorme fagotto antropomorfo, che a dispetto della roba che ha addosso, è pure congelato. E giù a ridere…

Il freddo è una variabile psicologica, o almeno lo sono i suoi effetti.  Come per il piacere, esistono due tipi di freddo: quello reale e quello percepito. Quello reale conta poco, come sempre poco conta l’oggettività, diciamo un trenta per cento. Quello che vale di più è la percezione, che è una funzione composta da una molteplicità di fattori, quasi tutti legati all’emozione e alla mente.

In se e per sé la situazione è questa: Per vivere qui quando fa freddo occorre avere addosso: sottocerata di microfibra pantaloni e maglia; salopette di pile da vela integrale; maglia in polartek; due pile grossi; giaccone di pile stile Armadouk; due paia di calze; cappello di microfibra; guanti. Ricordo il primo inverno in cui, a questo, si aggiungeva la pioggia. Avevamo dimenticato la guaina e avevo trentasei vie d’acqua tra tegole e legno. Dunque, più di una volta, ho dormito con la cerata oceanica. La cosa che mi disturbava di più era il tic-tic-tic della goccia sulla schiena. Non riuscivo a prendere sonno.

Martedì è venuta una troupe televisiva, sono stati qui un giorno intero, e volevano morire, non potevano credere che fosse così freddo. E non era ancora nevicato…. Il tutto dipende dal fatto che casa mia è di pietra, per nulla coibentata, è poco meno che vivere all’esterno. E poi non uso petrolio o gas per il riscaldamento, solo camino e, in questi giorni, stufa a pellets che di solito, invece, non accendo. E’ riservata a quando viene la mia compagna o qualche amico, cui non voglio far pagare il prezzo delle mie scelte. Ma il camino e il pellets non possono essere bruciati a ciclo continuo. Se non economizzo il primo, la legna non mi basta per finire l’inverno, mentre per il secondo ho un budget che non posso sforare. In sintesi, descritta così, casa mia dovrebbe essere un inferno.

Va detto che non abito a Stoccolma, ma nel Levante ligure, dove queste condizioni di freddo sono eccezionali e, durante l’inverno, le settimane veramente dure sono tre o quattro al massimo. Ma il punto è un altro: il freddo percepito. Io ho effettivamente freddo, non posso negarlo. La mia vita si svolge esclusivamente entro un metro dal camino, quando è acceso. Ma non soffro. Non sto male. Non rinnego la mia scelta di trovarmi qui. Mi copro come dovessi affrontare un deserto polare. Escogito ogni sistema, ogni ritmo della giornata, per cavarmela. Oggi c’è il sole, ad esempio, e io mi metto a far cose solo dove i raggi tiepidi entrano dalle finestre. Poi mi muovo: ogni due ore spacco legna, faccio qualche lavoro all’esterno, cioè mi scaldo col movimento. Mangio cose bollenti, che per un paio d’ore cambiano la mia temperatura interna. E poi, soprattutto, rido quando mi vedo allo specchio. E il riso scalda. Magari non il corpo, ma l’anima sì.

L’essenziale, dunque, ancora una volta, è non morire. Meglio avere freddo all’interno di una vita percepita come sensata, che essere al calduccio in una vita di merda. Poco fa ho chiamato un amico e ho scoperto che era domenica. Non lo sapevo. Quando ho realizzato che domani è lunedì, che girare in città sarà un inferno, che dovunque si polemizza sulla protezione civile, sulle ferrovie, sul traffico impazzito… ho sorriso. Mi è parso subito meno freddo.

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170 pensieri su “Freddo fuori

  1. non so esattamente come sia fatta questa casa di pietra. ma la possiamo coibentare anche con le nostre mani! così quando il camino è acceso non riscaldiamo la Liguria, ma le pietre della casa!
    Da una vita credo che la barca a vela sia l’ultima libertà disponibile, ma non è stato destino, e in casa non ho respirato aria di mare..
    Ma amo la casa, le case. Oggi sono convinto che coibentarle sia una passione. Io ce l’ho.
    Se vuoi la coibentiamo, e poi te la godi uguale o di più anche se fuori è freddo (percepito).
    fede

  2. @ Simone
    Finendo ieri sera di leggere questo:
    http://atomvoyages.com/content/articles/sailor-interviews/105-iceman
    mi sei tornato in mente quando Trevor Robertson descriveva ciò che indossava in Antartico:
    “The lengthy dressing process required removing his thick down-filled parka and redressing in his ‘active wear’ layering system, which included: polypropylene long johns, two layers of fleece inner garments, gore-tex outer garment, three pairs of socks, felt boot liners, three pair of gloves and mittens, face mask, two fleece caps, a hood, and a pair of snowshoes. ”

    @chefa elena
    Devo ricordarmi di scriverti per trattare l’ argomento; adesso mi sento pigro, sarà il cambio di stagione, sarà che ho smesso da un mese di prendere caffé e altro per via di un malessere che ho avuto (niente di grave; devo ancora capire quali alimenti devo escludere o limitare).

  3. @red

    sarebbe bellissimo rispondere, o provarci, a tutti i tuoi quesiti che mi stimolano un sacco.. temo però che saremmo un po’ troppo fuori tema qua a casa perotti
    tu che dici?
    se vuoi possiamo spostarci a casa mia

  4. Scusate, ma meglio di Valentino? Lui é esperto di calori, il sangue gli affluisce tutto in un punto preciso. Chiedete a lui come fa, no?

  5. @red
    una riduzione degli ormoni tiroidei (ipotiroidismo) , molto spesso si accompagna alla incapacità di sopportare anche temperature modestamente basse ( sensazione costante di freddo)… al contrario un aumento degli stessi ormoni (ipertiroidismo) si associa di solito a grande resistenza al freddo (ho sempre caldo)…:-)

  6. chefa, mi hai provocato altra curiosità!
    In un documentario sul programma di Piero Angela avevano messo dei monaci orientali (non ricordo appartenenti a quale scuola o fede…) all’ esame di una apparecchiatura in grado di rilevare su uno schermo la distribuzione del calore (energia) nel corpo ed effettivamente questi riuscivano a indirizzarla e concentrarla come ritenevano. Angela precisava che con questo non si intendeva dimostrata la validità di alcune teorie orientali sulla salute, sul funzionamento del corpo, però qualcosa che meritava di essere indagato di certo c’ era.
    Se ti va di continuare il discorso mi semplifichi la vita, perché non essendo buon conoscitore di queste tematiche andrei a disperdere la mia attenzione su siti in internet di cui non conosco la attendibilità.
    Tempo fa mi insegnavano che anche il modo di respirare ha la sua importanza nella termoregolazione. Mi raccontavano che poche decina di anni fa Il Dalai Lama scendendo da un aereo in un paese occidentale in pieno inverno vestito come fosse estate fu investito da domande dei giornalisti sul fatto che non sentisse freddo. Lui osservò che noi occidentali non sapevamo respirare correttamente e che dipendeva da questo. (Ps non sono buddista).
    Probabilmente con i ritmi di vita degli occidentali e la loro scarsa attenzione ad ascoltare sé stessi siamo carenti verso approcci magari meno consueti e non altrettanto dimostrati secondo i canoni scientifici della moderna medicina, occidentale, sempre.
    Puoi spiegarmi che cosa intendi con:
    -la costituzione della persona (più yin o più yang),
    -la sua condizione del momento (più yin o più yang),
    -il cibo assunto durante tutta la sua vita (più yin o più yang)
    magari se per te é più comodo, per il tempo che potresti impiegare a scrivere la risposta, potresti girarmi dei links a degli articoli su questi argomenti che ritieni siano attendibili. Mi incuriosisce. Vorrei capire come sono rispetto a questi punti che dicevi.
    Oltre a chi ha sempre freddo, e per chi ha sempre caldo? Ho imparato a coprirmi volutamente di più in inverno altrimenti con l’ arrivo del caldo estivo per me era peggio, abituato come ero a essere vestito leggero, perché non avevo più da togliermi nulla.
    Ti farà forse sorridere, ma anni fa ho sofferto di vampate toste di calore pure in pieno inverno (ora non più) e sono uno che da sempre esegue spontaneamente una respirazione addominale (diaframmatica) pur essendo in genere questa più associata al genere femminile.
    Ti dirò una cosa che -non so se possa c’ entrare qualcosa con le tematiche che conosci- in genere non racconto in quanto si presterebbe a ricevere espressioni meravigliate. Mi capita quando ho occasione di accarezzare un cane di avere assai più calore/sensibilità al palmo della mano sinistra rispetto a quella destra, e loro (i cani) se ne accorgono di questa cosa, ma in origine molti anni fa era il contrario: la sensibilità/calore veniva prevalentemente dalla mano destra, poi ho avuto successivamente un periodo in cui da ambo le mani esprimevo questa percezione ed infine questa si é trasferita nella mano sinistra, come se avesse compiuto una “migrazione”. Non ho idea di cosa possa volere dire… ne con chi possa confrontarmi di tali questioni. Mi rimane la curiosità.
    La teoria dello yin-yang può dare una qualche interpretazione su questo argomento?
    È comunque difficile per un occidentale, abituato a ragionare secondo alcune credenze, nozioni, pensare in termini di meridiani, canali energetici, chakra…

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