Palloni e pelouche (e domande…)

Scena n.1
Lui avrà ottant’anni, lei anche. Il luogo è il Parco di Porta Venezia, Milano. Raffichette di maestrale, cielo azzurro che risucchia la vista, sole che batte sui palazzi. I due sono lungo il viale alberato, hanno un carretto pieno di oggetti e cianfrusaglie, lui ha davanti un leggio con la musica e il testo. In mano due burattini di pelouche, due scimmie dalle zampe lunghissime, che loro agitano, come danzassero, muovendone i fili. Il vecchio canta una canzone italiana degli anni Cinquanta, romantica e melodica. Lei guarda intorno, un vago sorriso sulle labbra, come non osservasse niente di preciso. Nessuno si sofferma a guardarli. Ma loro agitano le scimmie, le fanno danzare alle note malinconiche della vecchia canzone. Una donna passa, mette una moneta nel bicchiere. La signora se ne accorge, la chiama. “Per una moneta, ci sono le bolle di sapone!” La donna torna indietro, sorride, le prende, la ringrazia. E va.

Scena n. 2
Lui avrà più di trent’anni, gioca in porta. Il luogo è San Siro, Stadio Meazza. La partitissima Milan – Juve, che non vale uno scudetto, ma neanche molto meno. Davanti, a un metro, ha un altro giocatore, un ragazzo di colore, casacca a strisce rossonere. Lo vede troppo tardi, nella mischia, mentre esplode uno scatto felino e ribadisce in rete un rimpallo fortunato. Il portiere si allunga, ma ormai è battuto. La palla entra profondamente oltre la linea, lui d’istinto la respinge, anche se è troppo tardi. L’arbitro e il guardalinee non vedono. Non convalidano il goal. Era il due a zero. Il portiere, i suoi compagni che erano accanto, non dicono niente. Loro sanno che la palla è entrata. Dovrebbero andare dall’arbitro, dirgli “Signore, era goal. La palla purtroppo è entrata”. Ma niente…

Passeggiando con M., mentre ci tiriamo su i baveri nel vento a folate, ci chiediamo chi saranno quei due anziani burattinai oltr’età. Forse un operaio e una cucitrice in pensione, con la passione dei pupazzi, che cantano per arrotondare. Forse due artisti di strada, una vita per le vie del mondo, circensi ormai non più giovani, che mantengono la voglia di esibirsi. Lei un angelo del trapezio, che da bambina faceva il salto mortale dalla groppa di un pony. Lui digeriva fiamme e la prendeva per la vita dopo il volo, quando tornava a terra. “E noi che saremo”, mi chiede M., “cosa sarà di noi tra quarant’anni…?” Quando suonano le domande, il vento scompare. Una foglia ci vola davanti. La seguiamo con gli occhi.

Fuori dal parco attraversiamo e torniamo nelle vie, tra i palazzi. Troviamo un negozio di articoli alimentari russi. Entriamo a curiosare. La domanda è lontana. Le tante parole non ci hanno dato una sola risposta.
Penso a quella palla dentro la rete. Mi chiedo se, al posto del portiere, i due artisti avrebbero detto che era entrata. Con quei visi, l’espressione casuale della meraviglia, avrebbero guardato l’arbitro. Lui non avrebbe avuto bisogno d’altro. Lo avrebbe capito da solo

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103 pensieri su “Palloni e pelouche (e domande…)

  1. ciao, si e’ vero era exodus. pero sonmie sara’ anche libero di scriverci quel che pensa lui su qsto forum? poi ognuno lo trovera come lo trovera.@giovanni, anna e mario.e’ successo cosi: il al mio piano in fondo non posso evitare di lavorarci perche si tratta di studiare argomenti di psicologia e comunicazione che mi interessano talmente tanto che quando ho tempo libero mi ci dedico. quasi 2 anni fa io ho fatto delle scelte in ambito lavorativo: ho detto dei no secchi su alcune pretese ingiustificate del mio datore di lavoro. con qesti no ho potuto dedicare il tempo che per me era opportuno alla mia famiglia (per me e’ importantissimo stare con mia moglie e i nostri bimbi). i bimbi sono piccoli e han bisogno di tante cure e energie mie e di mia moglie. nel frattempo il mio capo si e’ deciso a farmela pagare per quei no mettendomi i bastoni fra le ruote per tutto. all’inizio me ne fregavo pero adesso mi pesa ricevere critiche sistematiche e campate in aria. mi manca il riconoscimento del valore del mio lavoro. vorrei fregarmene ma non ci riesco.col tempo, tra notti in bianco a casa, viaggi di lavoro e mai una pausa sono sfinito. ogni tanto mi scopro a desiderare solo di fermarmi un attimo per respirare un po ma e’ proprio difficile. mi mancano le energie e ho spesso (come ieri sera) la paura di sbroccare allora certe volte mi sembra di non poter piu andare avanti.pero oggi la vedo un po diversamente (e questo comment inizia a diventare lungo):- adesso sono proprio stanco e non so che pesci pigliare-pero in fondo sto sempre rimanendo fedele a me stesso e alle cose e i valori che mi stanno a cuore-> con la conseguenza che non accetto certi compromessi e ad esempio sul lavoro saro presto costretto a cambiare- in fondo il mio progetto sta andando avanti da solo. in futuro qcosa cambiera anche come conseguenza di scelte che ho fatto e le cose andranno non so bene come ma nella direzione che voglio. sonmie lo diceva anche da qualche parte che la nostra vita segue il percorso di minima resistenza.oh, Chissa se si capisce qcosa di quel che ho scrittosalutimarco p.s. nei in momenti in cui mi sento piu stanco, ogni tanto riesco a piangere. e piangere mi fa un gran bene. poi si riesce spesso a ricominciare da capo.

  2. Sarebbe bello che tutti
    si sentissero un pò meno soli,
    un pò più allegri,
    un pò più forti,
    vorrei abbracciarli tutti.
    La risata è un abbraccio,
    un bisogno che ci sarà sempre.

    ANTONIO ALBANESE

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