Distanza…

Provo un enorme sentimento di distanza, io qui il resto laggiù. Una lontananza, quasi un distacco, qualcosa di incolmabile, come se fosse ormai impossibile qualsiasi recupero.

Distanza siderale dalle scene che vedo in televisione sulla vicenda della Lega, ad esempio. Forse è vero, se sono così, se corrono a salvare chi li ha fregati, se credono alle favole che non si sapeva, che c’è il complotto… allora aveva regione Bossi: sono padani, un’altra razza. Io no. Siamo diversi.

Distanza irrecuperabile dalla Borsa valori, dallo spread, dal denaro come metro di giudizio, come vangelo, come mantra da recitare ogni giorno a memoria, privo di apocrifi, senza alternativa. Quel denaro non vale niente, è l’ombra di un tragico kabuki sul velo ottuso  di un sistema sbagliato.

Distanza dagli esodi delle ferie. Lunedì pare ci fossero 45 chilometri di coda tra Andora e Savona. Ho provato pena per quella gente immobile in un’automobile. Non mobili, a carissimo prezzo di denaro e tempo, su un’auto-mobile, mentre la vita è movimento stando fermi.

Distanza sopra ogni giudizio per i prezzi di alcuni beni, che non posso più comprare. Che potrei forse anche, ma non voglio più. Un ristorante che conosco ha messo la tagliata di manzo a trenta euro la porzione. Una cosa molto triste, al di là di ogni considerazione.

Distanza senza pari per chi scambia le cose, giudica senza intervenire su di sé, senza dare ordine ai pensieri, alle azioni, senza programmi, e i giorni scorrono e la fine si avvicina e nella loro vita non accade nulla, non entra la gioia anche effimera di qualche limpido istante di libertà. Domani, domani, domani…

Distanza da chi dimentica, da chi scompare, senza capire che andare via fa più male a chi va, e chi resta lo dimenticherà.

Distanza da chi spreca parole, le usa come se fossero aria, che non costa niente, mentre le parole sono dieta, sono cibo, e il loro abuso o il loro uso sciatto è tossico, per se, per gli altri. Per me.

Distanza come fossimo alieni da chi segue un sole, una luce che è soltanto un riflesso, e la fonte luminosa è altrove, o non c’è. Il sole non si deve mai seguire, serve a illuminare il sentiero, a dirci a mezzogiorno dov’è il sud. Il sentiero si imbocca solo quando si smette di seguire il sole, qualcosa, qualcuno.

Distanza da chi non capisce, ma non perché non ci arrivi. C’è ancora qualcuno (ricordo il suo nome molto bene) che non ha neppure l’onestà di ricordare. Come potrebbe capire?

Di questa distanza, tra i tuoni e i lampi di un giorno fuori stagione, mi pare di provare dolore e gioia in egual misura. Scoprirsi ancora vicini a qualcosa che non ci giova, che ci fa male, sarebbe più triste. Sarebbe stato meglio non esserci mai avvicinati? O quella contiguità è servita, purché oggi si trasformi in allontanamento? Non lo sappiamo, non possiamo saperlo. Oggi però distanti, lontani. Tanti guai vengono dall’eccessiva vicinanza. Tutti troppo accanto, tutti troppo falsamente accanto. E quello che serve qui, sotto mano, ora, perché è un bene per noi… Dov’è?

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114 pensieri su “Distanza…

  1. La distanza fa parte del gioco della vita. voglio dire, prima del Big Bang eravamo tutti ammassati e non c’era vita, no?
    Non so quanto c’entri.

  2. Distante,distante,distante,proprio come dici tu mitico Simone,sei riuscito a mettere nero su bianco un mio pensiero in forma poetica,pura verita’usando le giuste parole senza offendere nessuno ma di grande riflessione!!!
    Un anno è passato da quando ti ho conosciuto accompagnandoti alla macchina dopo una tua conferenza a Modena e da allora mi sono sempre piu’ allontananto da tante cose ma non ho ancora avuto il coraggio di staccare il cordone ombelicale,certo ci sono vicino ma non ancora abbastanza per andare una volta per tutte distante,ma ce la faro’,ce la faro’ perchè è l’unico modo per sopravvivere,uscire dal sistema!!! GRAZIE!!!

  3. Una distanza senza muri, separata abbastanza perchè permetta lucidità allo sgurado, ma aperta abbastanza perchè tanto possa venire a sorprenderci, a nutrirci in modi che non conoscevamo e che magari erano ciò che cercavamo, senza capirlo.
    Un’oscillazione perenne ed elastica tra esserci ma non farsi inglobare, tra rimanere intatti ed essere toccati…così penso dovrebbe essere…forse…
    Emanuela

  4. Quanto lo sento mio questo post Simone … e quando sento mia quell’immagine … Su una pietra nel mio giardino il mio bis nonno ha inciso: ” Se vuoi vivere bene, nasconditi bene” … quanto aveva ragione!

  5. @Mauro: è vero quello che dici, Mauro. La nostra società “moderna e avanzata” non ammette la Morte e che se ne parli. Ai bambini, oggi, viene negata la vista del nonno o della nonna morti, perché “se no si impressiona…”. Sono medico e ricordo un ragazzo durante una visita medica dire al collega che lo stava visitando e che lo aveva trovato in buona salute, rispondere: “E ti credo, ci mancherebbe, ho 20 anni!”. Ricordo di aver sentito (e forse con gli occhi della mente ho anche visto) il mio viso sbiancare..dalla rabbia, davanti a tanta incosciente presunzione. Neghiamo ciò con cui conviviamo ogni giorno. Gli antichi rappresentavano le tre Parche a tenere il filo della nostra Vita; l’ultima delle 3 aveva in mano una forbice. Non ci farebbe male pensare qualche volta anche a questo.

  6. Ritengo sia impossibile, da parte di chicchesia (anche dei più fervidi credenti in un aldilà), superare la paura della morte, quale istante preciso del trapasso per un altrove sconosciuto.
    La mia paura più grande è, piuttosto che l’evento morte (durante il quale mi auguro di non essere cosciente) il morire, il processo, in quotidiano divenire, del morire – che ha inizio dal primo vagito dell’inizio della vita; e ho particolare paura dell’ultima fase del processo del morire, cioè della vecchiaia, dell’inesorabile declino fisico, dell’umiliazione di malattie invalidanti, della sofferenza…
    Perdonate la particolare tristezza di questa mia riflessione, magari neanche espressa abbastanza chiaramente, proprio perché mi tocca da vicino e mi confonde.
    Vedrò di rimediare in un prossimo mio più leggero intervento.

  7. Barbara, riguardo all’essere soli tutti sappiamo che si può essere soli anche in mezzo a una folla o vicino ai propri cari proprio in punto di morte. Io purtroppo ho una brutta esperienza con mio padre al quale sono stato vicino, in un ospedale romano, in punto di morte…..E’ stato terribile, ma ancora più terribile è stato non poter parlare con lui durante tutto l’anno della malattia per prepararci al distacco perché evocare la morte faceva troppo paura, un conto è parlarne e un altro conto è sapere che a breve toccherà a te con tutta l’atroce sofferenza che la precede…Ci fa talmente paura che evitiamo non solo di parlarne ma anche di pensarci, mentre la morte è già con noi. Io credo che superare la paura della morte o avere maggiore confidenza con essa ci farebbe già sentire meno soli e forse, al momento del trapasso, ci farebbe lasciare questo mondo con un sorriso

  8. @Amina 15/04/2012 at 13:51

    Suvvia, un po’ di leggerezza: è un modo di dire.
    Essere genitori è bello ma impegnativo, o potrei dire anche che è impegnativo ma bello.
    Non lo considero negativo per definizione, non tutti i genitori sbagliano a priori.
    Critico ciò che vedo (potrei fare nomi e cognomi ma avrei qualche problemino di privacy).
    Converrai con me che non è una passeggiata, implica senso di responsabilità, richiede forza nel saper dire di no.
    Il che non cancella tutta la bellezza dell’avere figli.
    E ci aggiungo pure uno smile, così è più chiaro che non sto polemizzando e non ne vedo il bicchiere mezzo vuoto!
    🙂

  9. Grazie Valentino
    Maueo sicuramente è vero quello che dici dovremmo pensare al percorso e non alla fine… Ma credo che solo sapendo di una fine si vive al meglio l’attimo, sapendo che nulla ti è dovuto. Non intendo dire godendo di ogni istante ma cercando di cogliere l’essenza di ogni attimo per costruire al meglio un futuro con noi stessi e con gli altri. Sperando di non essere soli! Quello che vorrei dire e vivere è il vero senso del carpe diem alla latina e non sulla romanzata sbagliata dell’attimo fuggente

    Buona notte

  10. Amina, quando i miei si toglievano dalle scatole e lasciavano me e mio fratello da soli, a quindici anni, era una festa. Altro che gioie condivise, quelle le vedi te. Dall’adolescenza in poi li sopporti sempre meno, i genitori. Ed é sacrosanto, serve a te quell’insofferenza, per staccartene. Altro che coccole fino a trent’anni. Da parte delle solite mamme che hanno bisogno, loro sì, di sentirsi indispensabili. A spese dei malcapitati pargoli.

  11. Che carina che sei nel tuo scritto Barbara.
    Hai toccato un tema delicatissimo,
    con delicatezza e dedizione,
    fai capire cosa vedono i tuoi occhi mentre svolgi il tuo lavoro.

    Auguri per il tuo avvenire
    Valentino

  12. Educare dovrebbe essere ex-ducere, ovvero tirare fuori. La scuola non lo fa, la società ti dà dei modelli ai quali aderire, se non ti allinei sei un deviante. I genitori, come é stato evidenziato, spesso non hanno la preparazione necessaria; faticano anche verso se stessi con l’ (auto)ascolto a capire cosa é buono per loro. Gli adolescenti sperimentano sensazioni, impulsi nuovi e più intensi, magari disperdendo le loro energie in vari atteggiamenti, riti, sfogli emotivi anziché incanalarle in possibili passioni adatte a sé che ancora non hanno messo a fuoco e che li aiuterebbero non poco ad acquisire competenza e sicurezza di sé.
    Eh… distanza da noi stessi da come eravamo a quella età.

  13. Mamma mia che idea pesante che vi fate dell’essere genitori, voi che figli non ne avete!
    Benedico senza nessuna ironia la vostra coerenza, ma tenete presente che a ogni “patema d’animo” corrisponda almeno il triplo di gioie condivise.
    E, MO’, no non è uno sporco lavoro: è una delle parti migliori dell’essere genitori.

  14. Boh, tutti a parlare di figli. Se ne avessi avuti, li avrei educati a coltivare quello che li differenziava dagli altri e a fregarsene degli attacchi alla loro diversita. Praticamente quello che invece l’educazione dei genitori e la scuola tendono ad annullare, la diversità. Migliaia, milioni di caratteri improntati ad una manciata di schemi, con preferenze obbligatorie in funzione del sesso di appartenenza. Che limitazione insopportabile. Nel falso mito di un’inesistente uguaglianza, dal momento che non esiste una persona uguale ad un’altra. E meno male, altrimenti sai che noia avere a che fare coi propri cloni. E nell’adolescenza, nascono i primi germi di ribellione, esternati in modo formale con tagli assurdi dei capelli o piercing e tatuaggi o abbigliamento strani. Che spreco immane di risorse che potrebbero essere impiegate molto meglio.

  15. Meglio sarebbe non farne più, figli. O farli come li fanno gli animali, farne tanti, lasciarli arrangiare dopo le prime cure, alcuni morirebbero, altri saprebbero vivere, grazie alla esperienza di vita. Invece ci si arrovella sui mail del mondo, sui giusti percorsi di educazione. Si fanno dibattiti, si prefigurano disastri, usando quelle stesse categorie mentali che ci hanno abituato ad usare; drammatizziamo, centralizziamo, , focalizziamo…ciò che è semplice. Vivere senza figli? Si può e si sta bene, non so se sul letto di morte avrò voglia di stringere la mano di un figlio o di un parente, magari dopo una vita passata a godere di altri piaceri, diversi da quelli famigliari.

  16. Un uomo che nella sua solitudine trova motivo di vita… Armonia. 
    Non mi permetto di giudicare. Voglio solo dirti che  la maggior parte delle persone sono egoiste, sfruttano la debolezza degli altri, menefreghisti…trovare persone vere che vogliono il tuo bene o che ti regalino un sorriso gratuito non è semplice. Soprattutto non è semplice trovarli per sempre. Fino ad ora anche nei rapporti personali ci sono riuscita solo per mesi o anni! 
    Ma la solitudine mi spaventa e non voglio essere sola! Lavoro in ospedale e purtroppo vedo la gente morire… Ti assicuro che tutti, anche quelli stufi che ad ogni seduta di chemioterapia ti dicono voglio morire, quando stanno per morire  hanno paura cercano consorte figli…o la mia mano
    Tutti hanno paura 
    Affronta la malattia da soli è drammatico…

    • Immagino Barbara. E’ anche vero che i primi a sfruttare le nostre debolezze (a volte per manipolare gli altri), a regalarsi qualche sorriso gratuito, a essere egoisti verso se stessi… siamo noi. A volte pretendiamo dagli altri doti che noi stessi avremmo ma non mettiamo a nostra disposizione. Io credo che prima occorra fare il nostro, tutto ciò che abbiamo a disposizione come esseri individuali verso noi stessi, poi, dopo, possiamo porci il problema degli altri. Gente instabile, senza un equilibrio, che straparla, che non sa stare da sola, che non si applica, che non impegna le sue migliori risorse, che non fa ciò che potrebbe, che non esercita la propria volontà, che è succube inerte delle proprie emozioni negative… troppo spesso dice “la gente fa schifo, è egoista, non fa, non dice…”. Il che, bada bene, è (credo) abbastanza vero. Ma non lo si può dire se non dopo aver fatto il proprio.

      E alla fine capita che, se uno si è messo a fare quel che può, quel che potrebbe, quel che deve per sè, si deconcentra dal fatto che il mondo è brutto e cattivo, lo considera un fatto né buono né cattivo, semplicemente un fatto, e smette di odiarlo. Ma solo perché ha da fare, perché ha smesso di guardare solo fuori e guarda dentro, dove c’è un mucchio di roba interessante.

      Il procedimento è dal particolare all’universale, da dentro a fuori, dall’uno ai molti. Non il contrario. E questo fa capo a un principio troppo dimenticato: la responsabilità. Come pretendere che qualcuno si occupi di noi se noi per primi non ci occupiamo di noi?

  17. Siamo in tema con il confronto del blog.

    NON SPARATE SULLA MAMMA

    è il titolo dello spettacolo in atto
    al TEATRO DELLA COOPERATIVA a Milano.

    Chi può e chi vuole partecipare è benvenuto,
    si godrà una commedia brillante e divertente.
    Regia dell’amico Marco Rampoldi.

    Tutti invitati, comandante in primis.

    buona domenica
    Valentino

  18. @Amina 12/04/2012 at 19:16
    Neanche io mi riferivo nello specifico a Carla.
    Ho usato i videogiochi come esempio per richiamare più in generale la schiavitù da oggetti e griffe.
    Molti figli sono schiavi dell’avere/apparire. Hanno già un cappio intorno al collo.
    Non li considero “liberi” ed è responsabilità dei genitori impedire che si impicchino già dalla culla.
    Eh sì, è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve fare. E chi se non chi ha scelto di farli, i figli?
    Certo, con buon senso, alcune scelte di estremo downshifting si possono ridimensionare, in ottica di accudimento.
    Mica vogliamo farne dei disadattati con la polmonite!

  19. “E una donna che reggeva un bambino al seno disse: Parlaci dei Figli. E lui disse: I vostri figli non sono figli vostri. Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa. Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono. Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri: Essi hanno i loro pensieri. Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime: Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno. Potete tentare di essere simili a loro, ma non farvi simili a voi: La vita procede e non s’attarda sul passato. Voi site gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti. L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane. Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere; poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco.”
    Kahlil Gibran “Il Profeta”

    “….ma se proprio volete insegnate soltanto la magia della vita”- Il Signor G…..
    http://youtu.be/PqglkJqTyPk

  20. Che guazzabuglio!

    Perotti, lo sapevo,
    parlare di figli , politica e religione porta un subbuglio di massa.

    Contribuiamo ad aiutare questi giovani a crescere
    in un mondo migliore.

    è un compito di tutti, nessuno escluso.

    Vale

  21. Fulvio, hai ragione per l’o.t. ma permettimi una battuta: lo so che non m’hai messo incinta tu! Però secondo me ci metti troppa distanza. I figli son figli di tutti. Chissà, un giorno potresti trovarti a dare un consiglio ad un ragazzo come fosse tuo figlio, amandolo nello stesso modo. Magari entreresti in crisi e verresti a rompere le palle qui, come me, certo di non trovare la soluzione ma molte teste pensanti sì.
    Anch’io mi pongo spesso la domanda “ne valeva la pensa?” . Ora per non perdere troppo tempo ho deciso di rispondermi subito che nell’altro modo non ce la facevo a vivere. E passo ad un’altra domanda.

  22. Fingersi…immaginarsi…per poi rientrare. Bah! Praticamente quello che fanno tutti. Abito firmato, macchinone, occhiali, gnocca al seguito. Poi, tolto tutto, ci si guarda allo specchio e si vede quello che si é davvero. Una merdina secca.

  23. Ciao Simone,
    sul bellissimo tema della distanza, ritengo invece che qualche occasionale e fugace presa di distanza da noi stessi possa anche essere salutare. Una distanza intesa non come incoerenza nei confronti della propria natura, ma come momentaneo distacco per poter più chiaramente, da diverse prospettive, mettere in discussione i nostri incrollabili punti di vista e le nostre granitiche certezze. Essere anticonformisti non solo al di fuori di noi, ma anche nei confronti di quel mondo di opinioni e convincimenti interiori che negli anni si sono andati pericolosamente a sedimentare. Guardarsi da fuori, aggiustare il tiro, smantellare e ricostruire, ricollocare le nostre priorità e quando serve, rileggere, sempre partendo da un grosso lavoro individuale, le nostre inconfutabili verità.
    Brevi viaggi esplorativi per poi tornare a se stessi più vicini di prima.
    Ciao

    • Molto d’accordo Piolo. Intendo anche questo, che senza solitudine e distanza dal mondo è impossibile. Immersi nei nostri ruoli sociali come uscir da sé? Impossibile appunto. La distanza, di cui la solitudine è ingrediente essenziale, consente, favorisce, stimola l’uscita e il rientro, in un viaggio essenziale per riconfermare alcune certezze e mutarne altre. Il cambiamento è porprio favorito dal meccanismo saltuario di finzione che tu descrivi. Fingersi, immaginarsi altro, uscendo per poi rientrare.

  24. Ciao Simone,
    è stato un piacere conoscerti personalmente a Milano, negli studi di Canale 5.
    Il tema che proponi è come al solito stimolante.
    Credo che trascorriamo molto tempo a guardare troppo in alto o troppo sul fondo del nostro vivere, perdendo di vista ciò che ci sta di fronte. Ciò che serve adesso ciascuno di noi lo sa e non è sempre detto che sia una costante: i desideri come i bisogni, variano. Per chi sceglie di andare controcorrente è normale imbattersi sui detriti lasciati dalla massa in movimento e su quelli potersi soffermare.
    Per questo il tempo, la pazienza, l’osservazione, sono beni preziosi, oggi più che mai che ci raccontano che la frenesia è il motore del benessere, della ricchezza, del successo.
    Così come i figli. Averli o non averli è un dettaglio se averli significa togliere tutto di sé ai figli e a se stessi.
    C’è bisogno di “modificare la domanda”(parole tue)e questo spaventa i padroni del vapore.
    Ben felice di poter essere tra quelli che si vestono da spaventapasseri anche accettando la solitudine di un campo.
    Grazie.
    A presto

  25. sono partito dalla lettura del post e mi sono ritrovato a leggere subito sotto i commenti sull’educazione dei figli. Ma che palle! L’argomento del post era così bello…e questi figli che tornano sempre e comunque a fare i protagonisti mi hanno stufato. Non ho figli né li voglio e mi annoia ricondurre un discorso ai figli. Va bene siamo in un libero blog per fortuna e un argomento prende un po’ la piega che vuole, quindi sopporto…la distanza, invece, mi interessa. Io a forza di scegliere la vita autentica rifiutando le convenzioni, i sogni, i desideri, le paure indotte dalla società, sono finito troppo lontano. Mi pongo la domanda: ma ne valeva la pena? Lontano dal mondo, pur essendo dentro al mondo, fa male e bene allo stesso tempo. Ma ho deciso che è meglio dare soddisfazione al proprio bisogno di autenticità è più importante di qualsiasi appezzento o condivisione di valori socialmente accettati. La distanza fa male. Se è da se stessi, è insopportabile.

    • Fulvio, riguardo la tua ultima riga, mi torna in mente una bella frase di José Saramago, che suonava (a memoria) più o meno così: la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la sua linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice. Condivido dunque che la distanza fa male se è da se stessi. Spesso quando mi chiedono in qualche intervista cosa penso della solitudine rispondo che si equivoca sovente tra solitudine e isolamento. Un uomo che sta da solo può anche non soffrire di solitudine. Un uomo può stare tra tanta gente ma essere solo. Non si sente solo chi ha consapevolezza della solitudine. Si sente solo chi non la concepisce. Ciao!

  26. SIMONE, ma non hai più volte affermato che non ti piacciono i bambini? Sarà mica per questo che non li hai ?!
    I non-genitori che dispensano ricette pedagogiche sono come i preti che dispensano ricette matrimoniali: la stessa boria astratta!

    • Mika, non credo tu abbia ragione. I preti possono dire cose sull’unione coniugale. Se siano cose giuste o meno questo dipende dall’uomo che sta sotto la tonaca, non tanto dal fatto che sia un prete. Conosco moltissimi uomini o donne sposate che di unione coniugale ne sanno meno di qualche prete sveglio. Lo stesso dicasi per i bambini. Se hai tre o quattro ore di tempo ti faccio una lista di genitori che conosco direttamente a cui sarebbe dovuto essere impedita la procreazione, perché di figli non ne sanno davvero niente. Ma soprattutto non sanno niente di sé.

      Con ciò non voglio dire che l’esperienza non sia essenziale. In generale amo le persone che parlano di ciò che conoscono bene. infatti io di figli parlo poco o niente, perché è un argomento che mastico poco. Però per quanto sia cauto mi accorgo spesso che molti genitori ne sanno ancor meno. Dunque bene l’esperienza, ma anche bene la testa, i principi e le riflessioni. Soprattutto bene che io non faccia figli. peccato per tanti altri che sono stati meno cauti di me. E peccato per i loro figli…

  27. “NON SAPREI DA DOVE COMINCIARE” simone… che puro!ah ah ah
    quando non sono patetica sono cazzona.
    ah ah ah!
    Buonanotte bella gente

    • Barbara la solitudine non è cosa che si possa estinguere. Però è cosa fatta di due facce, o più di due. Solo una è dura e distruttiva. Tutte le altre sono molto ricche e piene di cose belle. Quando soffro la solitudine è perché in me le foglie sono lontane dalla radice, come diceva Saramago, la corteccia è distante dalla linfa vitale. Il tutto non ha molto a che vedere con la presenza degli altri o con la loro fisica assenza. Un uomo che abbia fatto “un onesto patto con la solitudine” (Marquez) non vuol dire che non ne soffra, anche. Vuol dire che per la maggioranza del tempo trova nella sua solitudine un motivo di vita, meditazione, azione, equilibrio, armonia. Che è quello che tento di fare io. Cosa che non sempre mi riesce. Ma sempre ci provo. ciao!

  28. sera a tutti
    la distanza centra anche con l’essere genitori e figli,quella intima delle coccole e della condivisione di un gioco e quella sociale(anche se non ne conosco la definizione letterale) quando ci sono dei metri di distanza,perchè quando ci si incazza e non si sa cosa fare ci si allontana(probabilmente un istinto primario per la continuità della specie)altrimenti giù botte,perchè per vedere se il lavoro di genitore funziona bisogna sapersi allontanare e restare a guardare o ad attendere.
    1light oggi non sei fuori tempo massimo ma raccogli il positivo ed il negativo di ciò che hai seminato in questi 15 anni,oggi,mi sembra,ti è tutto un po più chiaro che in passato,usa questa ritrovata lucidità per riassestare un rapporto che non puoi assolutamente perdere.
    chi ha avuto un gatto ha idea di cosa voglia dire avere figli,chi ha avuto un cane ancora meglio,se poi lo ha avuto negli ultimi 10 anni con la storia dei divieti per animali,le multe per gli abbandoni,il sacchettino per la cacca ancora meglio,chi ha dei figli ma li lascia ai nonnni fino ai sei anni….e….quando se liprende la scuola,alle maestre,solitamente a loro detta(dei genitori) incapaci di gestire dei normali bambini che stanno crescendo,non può parlare di come SI crescono dei figli,PERO’…..può parlare di come crescono i figli e per il fututo speriamo bene………..

  29. Bene. Dopo i commenti sui figli, mi aspetto quelli sugli amanti. Nel frattempo, visto che si parla di Basettoni, attendo di veder comparire Topolino e Gambadilegno. Perotti, se vuoi figli, ti spiego come lo fanno le api e le farfalle. Il resto é per deduzione logica. Certo, con te é una gara dura, si sa….

  30. convintissimamente convinto di solo erori di batitura
    accezzzzionale, egreggio ingienierrre,alesansardo
    i suoi benevolissimi comenti su comenti pattetici tra ipiuasudui la inervosisciono
    eviti la letura
    grazzie
    volantino

  31. Sfuggo dal tema del post che reputo già compiuto dal suo autore per addentrarmi in quello della prole usufrendo di quel maledetto genio che è stato Cioran
    “Quei figli che non ho voluto, sapessero la felicità che mi debbono”.
    Saluti Simone, siamo in due allora;)

    • MArtin bellissima questa citazione del grande Cioran. Non la conoscevo… E per converso potremmo dire: “Sapessero il dolore che gli ho evitato…”

  32. Mi permetto di intrufolarmi ancora nei vostri discorsi…
    Scrivo in qualità di donna 42enne senza famiglia e senza figli.
    Scrivo in qualità di insegnante che ne vede e ne sente di cotte e di crude tutte le mattine.
    Ma scrivo anche in qualità di figlia, che troppe volte si è vista cucire addosso (o ha dovuto subirne il tentativo) un vestito che proprio non le si addiceva.
    I genitori non si scelgono ma anche i figli non sono di proprietà di chi li procrea.
    Reputo sia giusto e doveroso indicare una strada ai ragazzi ma non necessariamente la loro strada deve essere quella stabilita dai genitori.
    Non vi ricordate più la vostra adolescenza? la voglia e la paura al tempo stesso di diventare grandi? le scoperte, gli entusiasmi ma anche le grandi pene che fanno parte della crescita?
    Quando a scuola vorrei prendere per un orecchio l’allievo cretino mi fermo un istante e penso al perché di certi suoi atteggiamenti e pensieri. Scavo, scavo nella sua vita e che cosa trovo? L’ennesima famiglia di genitori quarantenni/cinquantenni (la mia generazione…) che a livello umano ha sbagliato, a mio avviso, quasi tutto. Ovviamente anche con i figli.
    Che cosa si può pretendere da ragazzi che spesso crescono con genitori la cui massima aspirazione è il suv o dimostrare di avere 10 anni meno grazie alla palestra e al botox?
    Io che non ho figli, ma frequento chi li ha, spesso mi rendo conto che dire sì, dopo una giornata di lavoro o un aperitivo con gli amici (sempre per citare la generazione della Milano da bere) è molto più comodo.
    credo però che i ragazzi siano meno superficiali di quanto pensiamo e che con i loro occhi e il loro “sentire” siano in grado perfettamente di cogliere anche la minima contraddizione negli adulti.
    A lungo andare, un buon genitore, potrà raccogliere i frutti dei suoi insegnamenti… ci vuole tempo e pazienza.

    • Capisco quel che dici Nicoletta. In parte hai ragione. Ecco perché (anche) non faccio figli. Non saprei da dove cominciare.

  33. Saggia la teoria di GIBRAN sui figli.

    Perotti, lasciam perdere certe idee di far figli , siamo anche “vecchi biologicamente”.
    Dopo i 35 anni è provato, specie per la donna, si è al giro di boa.

    Mass media e sciocchezze modaiole ci spingono ad innalzare l’eta per procreare.

    Padri a 45- 50 anni?
    Quando tuo figlio tornerà dalla discoteca all’alba, ti ritroverai rincoglionito a 75 anni, con la stampella, ansioso
    ad attenderlo!
    Pensate che risultati, dettati dal puro egoismo di far figli in tarda età.
    Psicologia comportamentale in età evolutiva: chi vuole può documentarsi.

    Auguri ai genitori tardoni
    Vale

  34. I figli vogliono solo il nostro amore.

    Grazie per i bellissimi commenti

    Io parlo sempre coi miei amori di figli.
    E loro capiscono tutto.

    Quando vi ho parlato della nintendo era per dire che siamo noi adulti a cedere per senso di colpa(io sono separata e la separazione l’ho chiesta io e mi sento cattiva, a volte)

    Ma i figli vogliono solo AMORE

    1LIGHT: Ti abbraccio. Vedrai che ce la fai. Tuo figlio ti ama

    Carla

  35. Un po’ perplessa Simone: mi pare il profilo di un padre-padrone il tuo.
    Apprezzabile la determinazione, il polso, la fermezza (apprezzata, prima o poi, anche dai figli), ma indispensabile il dialogo, l’ascolto attivo, la presenza costante e amorevole comunque vadano le cose, il saper oltrepassare il significato solo apparente della questione basette (dietro c’è ben altro!)e… una gran dose di pazienza e comprensione.

    Scusa se, ancora una volta, riporto qualche passo di Gibran, questa volta sui Figli…

    “…I vostri figli vengono attraverso di voi ma non da voi ebenché stiano con voi, non vi appartengono.
    Voi potete dar loro il vostro amore
    ma non i vostri pensieri, poiché essi hanno i loro pensieri.
    Potete dare alloggio ai loro corpi,
    ma non alle loro anime,
    poiché le loro aime dimorano nella casa del futuro che voi non potete visitare neppure in sogno.
    … Non cercate di renderli simili a voi!
    Voi siete gli archi dai quali i vostri figli vengono proiettati in avanti, come frecce viventi.
    L’arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito ed egli vi tende con la sua potenza in modo che le sue frecce vadano rapide e lontane.
    Lasciatevi tendere con gioia la mano dall’arciere
    poiché com’egli ama le frecce che volano, così ama pure l’arco che è stabile”.

  36. @ Simone, permettimi una battuta, nella tua “formazione” c’è spazio per la libertà individuale dei figli (bambini/adolescenti) o conta solo quella dei genitori?
    Magari del più “cocciuto” dei due?

  37. @ 1light, scusa ma perché voler andare in convitto sarebbe una fuga? Pensi che non voglia affrontare le questioni in sospeso (la mancata denuncia di cui parli)?

    Dal tuo racconto, mi ero fatta l’idea che magari volesse prendere le distanze da una situazione famigliare complicata (e non sarebbe una fuga, visto che non spetta a lui 15enne occuparsene).

    Poi magari le lacrime agli occhi gli sono venute perché si sente frustrato e basta! A chi non è capitato alla sua età? Magari le basette sono state una scusa, io non ne farei una tragedia…
    Piuttosto lo metterei un po’ alle strette per cercare di capire perché voglia entrare in convitto, che aspettative e che progetti abbia…
    Ciao!

  38. Carmela, credimi,
    i risultati non mancano.
    Ovviamente non si muove le mani in forma gratuita, è solo un modo per far capire chi porta i pantaloni in casa.
    Il rispetto di regole di vita per un minore
    è imperativo.
    Non mi sono mai permesso di sfidare mio padre, nemmeno con lo sguardo, te lo assicuro.
    Papà non ha mai usato la forza,
    si faceva comunque rispettare a differenza della maggior parte dei padri smidollati
    del giorno d’oggi.
    Basta guardarsi attorno…

    Cari papà, datevi da fare,
    ‘sti ragazzi vanno cresciuti ed educati.

    Vale

  39. Gentile Simone Perotti,
    sono un ingegnere che dalla Sardegna
    è emigrato verso Nord alla ricerca forse vana
    di una parete dietro una scrivania su cui
    appendere la laurea per darle un senso,
    nell’accezzione più comune e banale del termine.
    Nelle brevi pause della mia giornata lavorativa, nell’attesa concreta di avere soldi sufficienti e una passione dirompente che mi riporti nella mia Terra, navigo la rete in cerca di storie di mare, barche, alberi, aria fresca, campagna,…
    Mi capita perciò a volte di leggere i suoi post. Normalmente da spettatore esterno leggo curiosamente anche i commenti;
    quasi sempre tendenti al patetico e soverchiamente estesi quelli dei
    partecipanti più assidui,spesso brillanti e interessanti quelli dei commentatori saltuari o di passaggio.
    Oggi le lascio anche io queste poche righe per dirle che il suo ultimo post è
    DAVVERO MOLTO BELLO (immagine in testa compresa). Grazie.
    Chiedo sinceramente venia a tutti per la maleducata sfacciattaggine travestita da schiettezza.
    L’abbraccio. AlesSardo.

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