Contrazioni. Domani nasce…

Esce domani, il 3 maggio, in tutte le librerie. Un altro figlio, piccolo, sporco, con gli occhi chiusi. Vedremo se resiste, cresce, diventa grande. La mortalità infantile, nell’editoria, è ancora alta. Giornali e televisioni in lieve imbarazzo: finché c’era da parlare di stili di vita, lifestyle e cambiamenti originali… ponti d’oro. Ma parlare di scollocamento… in quest’epoca… Forse cominciamo a esagerare. Mi facevano un po’ snob, un po’ fighetto, pensavano che avrei mollato la presa dopo un po’. I primi giornali hanno già detto di no, che non ne scriveranno. Vedrete che, in generale, ne parleranno poco. Ma non fa niente. Quando qualcuno si imbarazza, allora è il momento di andare a fondo. Vuol dire che qualcosa di valore c’è.

Per i lettori di questo blog, in anteprima, le due pagine iniziali e quella finale tratte da “Ufficio di scollocamento”, scritto con Paolo Ermani, edito da Chiarelettere. Buona lettura. ciao.

Quando sarà tardi, già domani mattina, molti cittadini,
come alcuni malcapitati passeggeri della nave Concordia,
non riusciranno più a farcela. Cosa ha consentito il salvataggio
della gran parte degli uomini e delle donne su quella
nave, se non essersi ammutinati, essersi dati idealmente
da soli i sette fischi più uno, cioè l’ordine del «si salvi chi
può» che non arrivava dal comando? Se avessero atteso
ancora, confidando nel comandante, sarebbero morti. È
per la loro indisciplina che hanno portato a casa la pelle.

 

Questo libro

Nel capolavoro di Ridley Scott Il gladiatore un ufficiale dell’esercito romano impegnato in battaglia contro i barbari dice al generale Massimo Decimo Meridio: «I popoli dovrebbero capire quando sono stati battuti». E lui saggiamente gli risponde: «Tu lo capiresti? Io lo capirei?».
È sempre difficile comprendere ciò che avviene nel proprio mondo, soprattutto per i contemporanei, perché da dentro le cose si vedono male. Anche ammesso che ci si riesca, si fa una terribile fatica a individuare quale sia la via di uscita. E se anche se ne trova una, è proprio allora che iniziano i problemi veri, perché bisogna mettersi a lavorare duro per imboccarla, mentre i più, che non si sono resi conto della situazione, ridono e ti danno del folle, dell’illuso, del visionario. Per non parlare delle difficoltà stesse del  cambiamento, degli inciampi che s’incontrano lungo la strada, del confronto con pensieri e pratiche mai sperimentate prima.
Il tutto senza la certezza che l’analisi, come anche la soluzione, sia giusta, e in più con il peso del rimorso per aver lasciato una via conosciuta.
Oggi non si fa che parlare di articolo diciotto, di disoccupazione, di posto fisso. Parlare di «scollocamento» in piena crisi, dunque, può sembrare assurdo, irriverente e perfino eretico. È anche per questo, credo, che vogliamo farlo. In effetti, finché l’idea di far nascere un Ufficio di scollocamento era rimasta una provocazione relegata all’ultima pagina di un libro (Avanti tutta,  Chiarelettere, Milano 2011), nessuno aveva sollevato obiezioni. Nonostante l’ampio dibattito che il saggio aveva suscitato tra i
lettori e sui media, quell’idea non aveva raccolto critiche. Semmai un coro di plausi e incoraggiamenti. Ma quando, un anno dopo, è uscita la notizia che il primo Ufficio di scollocamento era nato, un brivido ha attraversato la schiena di molti. Disapprovazione ed entusiasmi, mugugni e grida, tanto brusio. Per alcuni la possibilità di avere a disposizione un percorso che agevoli l’uscita dall’attuale sistema per tentarne uno migliore è una grande idea. Per altri è una bestialità da utopisti naïf.È sempre così: le parole volano, l’azione spacca.

O forse si è solo verificato quello che diceva Adriano Olivetti, e cioè che se dici in pubblico che hai avuto un’idea su come cambiare il mondo tutti annuiscono e applaudono. Se sostieni che vorresti tentare concretamente di realizzare quell’idea ti attaccano, soprattutto in certi salotti. Una giornalista mi ha detto: «Sai, non me la sento di scrivere sullo scollocamento. In questo momento, nella situazione in cui versa il paese…». Immagino che, se l’economia marciasse e il paese fosse organizzato bene, non ne dovremmo parlare affatto. Amici che sono stati ad Atene nei giorni in cui concludevamo questo libro ci hanno raccontato scene di desolazione: strade deserte, ristoranti vuoti o chiusi, negozi privi di merci, circolazione sulle strade ridotta al minimo. I giovani
hanno lo sguardo assente e vagano senza meta, gli anziani si disperano e attendono invano che qualcuno si occupi di loro. La pulizia delle strade è discontinua, la nettezza urbana non funziona più, negli ospedali scarseggiano le forniture sanitarie, non c’è lavoro. È tutto molto più triste e drammatico di quanto appare nei servizi di trenta secondi del telegiornale, quasi sempre infarciti di immagini che vengono da Bruxelles o Strasburgo, o da Francia e Germania. La Grecia sta morendo, e quel che sopravvive non appartiene più ai cittadini: è sotto sequestro finanziario. Ma il nostro spread è calato, i principali indicatori hanno ripreso i loro livelli di sicurezza, e noi possiamo guardare la Grecia dall’alto in basso, quasi con sufficienza, senza vederla, senza coglierne la preziosa testimonianza. «Noi non siamo i greci» ci diciamo. «Loro se la sono cercata, dài!».

I popoli dovrebbero capire quando sono stati battuti. O quando il loro sistema ha smesso di funzionare e va cambiato. Tra qualche tempo, quando saremo stati tutti costretti a scollocarci a causa della vera crisi e del crollo dei presupposti su cui è basata la nostra società, o più semplicemente e duramente per la furia della natura e l’estinzione delle risorse, qualcuno ripenserà a oggi con
qualche rimpianto. Potevamo cambiare, prima di essere cambiati. Ma forse sarà tardi per dolersene.
Oggi tuttavia non è ancora quel giorno. Ecco il perché di questo libro.

Simone Perotti
Val di Vara, marzo 2012

Un’ultima immagine

I principi e gli obiettivi su cui si basa la proposta dello scollocamento sono una reazione al lamento assurdo che si leva ovunque, ogni giorno, come un sordo brusio. Questa lagna immotivata è velenosa, invoca salvezza da una crisi che dipende da noi, diffonde e autorizza lacrime finte e vane, fa proliferare il pessimismo inerte e la decadenza della nostra vita. Lo scollocamento, al contrario, è contro il lamento, contro l’unica dottrina mediatica, contro l’omologazione. Lo scollocamento è ottimista, propositivo, non crede
nella crisi economica, semmai gioisce della riduzione dei livelli di spreco e consumo. Lo scollocamento può consentire il  superamento della vera crisi, quella delle coscienze e delle menti, ben più grave e irrimediabile perché impedisce di scegliere e rende schiavi.
Lo scollocato si rimbocca le maniche e prova, insiste, se non trova la soluzione cambia strada, riprova ancora, di certo non si scoraggia né si lascia andare, non chiede bustarelle né si può permettere di darne, non invoca raccomandazioni. Lo scollocato non impreca nei social network, non accusa nessuno se non il sistema egemone che lui stesso ha contribuito a costruire, ma senza l’intenzione di offendere o contrastare chi lo sostiene, semplicemente agendo ora, in prima persona, per modificarne le cause
e gli effetti.
Se lo scollocato non ha soldi si astiene dal consumare e non ne fa un dramma né si rivolge alle banche, agli strozzini o alle mafie. Riduce movimenti e bisogni, ma non è triste per questo. Semmai se ne compiace, esaltando la propria libertà. Lo scollocato pensa che si possa fare molto di più con molto meno, che ci siano mille cose da autoprodurre, e che è molto divertente imparare a farlo.
Lo scollocato non si annoia. Cammina molto, riprende a stancarsi fisicamente, e così facendo forse si scolloca anche dalle malattie di quest’epoca insana, evita il diabete e l’obesità, combatte con l’azione i trigliceridi e il colesterolo.
Lo scollocamento è la cultura di chi vorrebbe arrivare alla fine sapendo che ha tentato una strada diversa, usando la propria testa, facendo quello che è meglio, individualmente o in una comunità di consapevoli. Uomini, sempre, dunque terribili distruttori, unici esseri viventi ad avere coscienza di sé pur incapaci di comprendere la propria stessa vita, ma non schiavi, non a testa bassa, non
oppressi dal senso di colpa di una vicenda umana che li rende tristi, in costante difetto verso la natura. Lo scollocato spera, ma lo fa perché ha fondati motivi di successo, perché pensa, progetta e agisce, perché sa di avere molte doti e le usa.
Lo scollocato un giorno si è detto: «Ma tutta questa fatica, tutta quest’ansia, non varrebbero una vita migliore?». E allora si è alzato dalla sala d’aspetto dell’ennesimo colloquio di lavoro, ha oltrepassato la porta senza una parola, è uscito all’aperto.
E ha ricominciato a vivere.

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82 pensieri su “Contrazioni. Domani nasce…

  1. @ Carmen:
    Uomini senza Vento, assolutamente. L’Estate del Disicanto è altrettanto bello, ma forse troppo “picaresco”, non l’ho sentito vicino…Uomini è splendido…con un’idea di libertà preziosa, da curare e coltivare, da far crescere..quel senso di fuga ragionata, costruita, voluta, fortissimamente desiderata…C’è la barca, quasi una donna…. c’è una donna che sfugge, quasi un pesce… c’è un uomo che cerca, che trova, che sceglie, sì, finalmente, di essere LIBERO…c’è il mistero, c’è la suspense, c’è il piacere di leggere un bel romanzo, e di goderselo dalla prima all’ultima pagina. Uomini è il più bel romanzo di Perotti, almeno fino al 30 maggio…poi vediamo!

  2. @ GIULIO
    e mi aggiungo anche io al coro che ti dice “io non svolgo un lavoro creativo” e MI VENDO:faccio la colf…di me stessa, la baby sitter delle mie figlie,segretaria di mio marito,la cuoca e insegnante di cucina per tutti quelli che mi conoscono e ricambiano in altre conoscenze,faccio la panettiera e soprattutto spaccio! sì spaccio pasta madre…E la psicoterapeuta la faccio solo di contrabbando e probono.
    Soprattutto risparmio e senza vendere nulla (soprattutto la mia anima e dignità) guadagno:per tutti questi mestrieri non ho bisogno di corazzarmi con tailleur e borse da 100 euro per essere autorevole e mettere in soggezione il prossimo.Sono più potente di una regina con le mie ballerine da 9.90 e una t-shirt bianca con su scritto “show you’re wild” trovata a 3 euro e non credo che il cotone sia cambiato da quando costava 12.
    Sul fatto che c’è dignità da vendere ce lo mostra l’esempio di

    @ GIOVANNI che prego di far giungere la mia ammirazione e complimenti ai suoi amici.Persone così mi fanno rivalutare la specie umana. Ultimamente soffro di misantropia, qui mi curo (forse).

  3. Ciao

    Vorrei rispondere a Giulio.
    Io non sono skipper, artista o musicista e quando ho iniziato la mia “carriera” di scollocato ormai più di venti anni fa, avevo scritto solo un libro autoprodotto che a malapena si ripagò delle spese. Non sono nemmeno un creativo nel senso che si intende oggi ma faccio molto affidamento su quella creatività che ognuno di noi ha e che sfrutta troppo poco. Intendo la creatività alla vita, poichè la migliore qualità è credere in se stessi, da lì in poi tutto è possibile.
    Simone nel suo libro “Avanti tutta” lo ha spiegato benissimo mettendoci tanti esempi pratici di persone che si sono scollocate non essendo nè artisti, nè piene di soldi. Non si tratta di censo o di qualità particolari ma bensì di credere che la strada ci sia e magari non sarà quella che noi prendiamo da subito ma sarà un’altra a cui arriviamo dopo aver preso la prima. L’importante è partire, tentare, cadere e rialzarsi, prendere in mano il proprio destino, dirsi forte “ce la posso fare” e non darsi per vinti troppo facilmente.
    Ci sono così tante possibilità alla nostra portata che non basterebbero mille vite per esperirle tutte.
    Non so poi a cosa ti riferisci quando parli a forme estreme di vita. Io vivo benissimo con poco senza correre dietro a milioni di oggetti e cose che non mi servirebbero a nulla se non a riempirmi di ciarpame e problemi.
    La soddisfazione non è possedere qualcosa ma essere qualcosa.

    Ciao

    Paolo Ermani

  4. Ho letto il libro in due giorni,bello scorrevole,mi ha colpito la parte che tratta delle persone che non si rendono conto e continuano a vivere come se nulla fosse,io nel mio piccolo cerco di fare proseliti agli amici,ma mi rendo conto che nonostante alcuni che sono d’accordo in pieno e si informano in maniera alternativa all’informazione di regime, quindi non sono del tutto ignoranti,vi è una certa difficoltà a pensare di correre ai ripari e uscire gradatamente da questo sistema,incominciare a buttare le basi tipo comprare un pò di terra un bosco per la legna,quelle cose che solamente 100 anni fa era impesabile non avere,quelle cose che sono veramente importanti per non morire di fame e di freddo.

  5. @Giuio
    Qualcosa da vendere al “sistema”, come dici tu, ma è meglio dire agli altri, alla comunità, al prossimo … lo abbiamo tutti, praticamente nessuno escluso.

    Sia pure la cosa più umile e semplice di questo mondo, se offerta al mercato inteso come nostro prossimo, vicino o interlocutore a qualsivoglia titolo con dignità, serenità, passione ed onestà, troverà una adeguata ricompensa economica.

    Certamente in un vortice di consumismo senza freni, come quello che caratterizza le attuali moderne società occidentali, è assai poco probabile che molti abbiano la pazienza e l’umiltà di imparare un nuovo mestiere e proporsi, come detto, con dignità e serenità per guadagnare quello che serve loro da vivere. Molto più facile inseguire la chimera del posto fisso, dei “diritti sociali” e dei “diritti economici” e considerare un disastro il richio di rimanere al margine delle follie consumistiche, invece di considerare un dovere verso se stessi la ricerca di un equilibrio fra tempo dedicato alla libera soddisfazione dei bisogni economici e tempo dedicato ai bisogni spirituali e, perchè no, goliardici, che sono altrettanto importanti nella vita di una persona.

  6. @ Giulio,
    io non credo che “fare un lavoro creativo” debba significare necessariamente scrivere libri o realizzare opere d’arte.
    Ho un gruppo di amici (di età dai 25 ai 50 anni!) che si sta scollocando attraverso la creazione di una cooperativa per fornire servizi alla persona, con l’obiettivo di favorire la vita a domicilio delle persone anziane, ritardando o evitando il loro ricovero in casa di riposo.
    Gli faranno di tutto: dalla compagnia alla spesa alle pratiche burocratiche fino alle prestazioni sanitarie specialistiche a domicilio.
    Mi pare un’idea estremamente creativa ed uno “scollocamento collettivo” spettacolare!

    Quindi credo ci siano opportunità (e speranza) per tutti! Che ne pensate?

  7. Bravi, bravi, bravi. Ho letto metà libro ancora, ma mi sento di congratularmi con i due autori per la chiarezza e la schiettezza del pensiero che sta alla base. Gli autori, nella prima parte del libro, riescono a condensare e spiegare il pensiero politico economico che ci ha portato fin qui, e riescono a darmi quei resoconti che io ho intravisto dopo essermi letto una notevole quantità di libri, dalla klein a Keynes, da Kahneman a Bauman. E lo fanno con una scioltezza tale da rendere la lettura del libro un piacere, un momento di riflessione non angoscioso, sebbene i temi trattati siano di cruciale importanza per la nostra vita, ma creativo.
    Sopratutto ammiro la capacità di far strada a pensieri che tutti noi, magari in momenti più scuri della nostra vita, abbiamo avuto, e che abbiamo volontariamente rifiutato per tornare in fretta alle mezze maniche e la rassicurante attesa di un 27, che oggi in verità non vale più la pena attendere.

    Un ringraziamento personale infine per aver colto una discrasia nella crisi che viviamo attualmente. Ma che crisi è se ancora oggi aprono i centri commerciali e ci sono le file alle casse per beni che chiamare inutili è un eufemismo? Che crisi è mai questa dove i miei amici stipendiati statali gridano che siamo arrivati a raschiare il fondo perché le finanziarie non vogliono aprire una terza linea di credito per cambiare la macchina o peggio ancora per comprare un tablet?
    Grazie quindi, per aver illuminato una parte di Italia che difficilmente viene messa sotto i riflettori dei media, sempre intenti a mettere in luce gli estremi ma mai il “medio” italiano, che porta con sè incredibili contraddizioni.

    A proposito: sono da 4 anni scollocato dal sistema, ho messo da parte laurea, dottorati e cravatte. Sono molto più ricco di prima in tutti i sensi possibili. Ero stato sempre predisposto, ma mi sentivo un po’ al di fuori del mondo, quasi un disadattato. Non mi sento più così, ma per molti lo sono ugualmente. Molti miei amici non riescono a comprendere perchè io non spenda ciò che risparmio nell’ultimo ipad o iphone, o un bella polo firmata. Finchè avrò difficoltà a farmi capire vorrà dire che la crisi sarà solo economica. Quando quella culturale?

  8. @ PEROTTIANI (PEROTTI COMPRESO)
    Lo so che non sono perfettamente nel tema, ma nella misura in cui si parla di libri, di libri di perotti,che ho finito pure l’ultimo, e qui dovrebbe esserci un’alta concentrazione di lettori del genere…sono in tema:
    sentite ragazzi,toglietemi dall’indecisione, che leggo “uomini senza vento” oppure “l’estate del disincanto”?
    avà sù…un consiglio…un parere…un pensiero…un sentimento… boh? vabbè ciao

    • carmen io ti dico la mia (gli altri la penseranno come me o diversamente da me. Un libro è di chi lo legge, non di chi lo scrive).
      Uomini senza vento: ha a che fare con tutto questo enorme ragionamento sulla libertà. E sta uscendo ils equel, il 31 maggio.
      L’estate del disincanto: è del filone che riprenderò presto tra avventura, formazione, identità. Romanzo d’avventura, metaforico, protagonisti tre ragazzini (una ragazzina e due maschietti) di 14 anni nella sicilia del 1943. Temi: mare, crescita, adolescenza, sesso, formazione, avventura, vita.

      Sono due romanzi diversissimi, eppure che si parlano.

      ciao!

  9. Si Simone mi hai risposto…

    Mi hai confermato che il miglior modo oggi per “scollocarsi individualmente” è quello di minimizzare i consumi, autoprodurre il piu’ possibile e fare un lavoro creativo secondo le proprie aspirazioni e capacità.

    Purtroppo in questa fase, a meno di scegliere forme estreme di vita, sono necessari dei soldi per l’acquisto di prodotti/servizi che solo il sistema attuale rende disponibili.

    Quindi ci si deve ricollocare…. e il miglior modo è quello di fare dei lavori creativi in cui si esprime la propria capacità. Insomma fare qualcosa di piacevole anche se le regole economiche
    con cui si vende la propria prestazione sono quelle di mercato. Purtroppo in questa fase credo che individualmente di meglio non si possa fare.

    A mio avviso il limite di questo “modello di scollocamento” è che pochissime persone sono brave e capaci di vendere qualcosa a questo sistema di tipo creativo (libri, arte,…..).
    Quindi è un po’ una forma di scollocamento di elitè….
    Questo non significa che tu Simone e gli altri capaci e creativi non fate bene ad utilizzare questo modello di scollocamento… da un punto di vista personale funziona!!!

    Un contributo importante dato alla collettività dalle attuali applicazioni di pratiche di downshifting è quello fornire esperienze, temi di discussione (un esempio è questo forum)
    per cercare di trovare insieme soluzioni il più aperte possibile.

    Per assurdo se non si riesce a fare tutto questo e a rendere operativo un “modello di scollocamento
    aperto” il sistema ne trae vantaggio. Infatti fà percepire che ci sia una via di uscita vedi ad esempio come hanno usato una tua vecchia intervista al TG2 durante il recente tema della riforma del lavoro), una soluzione personale al problema.
    In realtà la sua applicazione per i meno capaci e creativi di fatto consiste
    solo nel minimizzare i consumi perchè non si ha poco da vendere al sistema economico: non tutti siamo artisti, scrittori, skipper, musicisti,…

    Ciao,
    ti seguo con affetto e stima.
    Giulio

  10. beh ancora una volta a pendere dalle tue falangi simome! E’ piacevole leggerti, quasi incantevole. Poi, chiuso il ibro,mi sento sempre più convinta di un’idea di che è stata la parte più grossa del mio scollocamento: la differenza LAVORARE ed ESSERE COLLOCATI oppure OCCUPATI.penso che in verità il LAVORO non manca, il bisogno esistenziale che ci hanno inculcato è piuttosto l’OCCUPAZIONE.Quanto incontro qualcuno che non vedo da anni la prima cosa che chiede è DOVE SEI ovvero DOVE SEI OCCUPATO e se tu questo POSTO non ce l’hai, mentre gli altri lo danno per scontato, il disagio è grande e non è economico.Adesso,anche grazie a te simone, questo senso di imbarazzo è superato,mi ritrovo con la vita tra le mie dita, sicura,felice con l’autostima alle stelle facendo tutti quei lavori che faceva qualcun altro che io pagavo lavorando. che aberrazione! scoppiettano in testa aneddoti scollocati:
    – mi ritrovo a dire spesso “da quando non lavoro, lavoro il triplo”
    -penso alla mia amica che dopo la maternità: “non vedo l’ora di tornare in ufficio quanto mi riposo quelle 3-4 ore!”
    -penso a quella paziente che alla mia domanda “conduce un lavoro stressante?” risponde “sìììììì dottoressa,il tempo non passa mai a stare lì a guardarel’orologio”
    Io ANDATE A LAVORARE lo griderei a tutti coloro che pensano di lavorare solo perchè hanno un posto, perchè spesso è chiaro che non sanno cosa significhi.
    Mentre con orgoglio mi vivo la condizione di DIVERSAMENTE OCCUPATA vivendo la vita onda su onda.

    “IL NAUFRAGIO MI HA DATO LA FELICITA’ CHE TUUUUU…NON MI SAI DAR….”

    trallallero trallallà olè!

  11. Ciao Simone. Ti ho da poco ascoltato a Lodi e ne sono contenta. Se è vero che la fatica che sei disposto a fare è la misura del desiderio che stai cercando di realizzare (lo dico io!),l’inseguimento logistico che ci è toccato fare per assistere alla tua presentazione mi pare un buon sintomo del desiderio che tutti avevamo. In questi giorni ho fatto un po’ quello che fece il gatto con gli stivali per il marchese di Carabà, ti ho fatto strada tra le persone che conosco: non sono stata fortunata o brava come lui, risultati non molti (devo dire che non sono così brava con le parole e le dimostrazioni come te) ma qualcuno è arrivato e ha condiviso. Ne sono felice. La mia amica ti ha fatto una domanda sull’energia, e tu hai pensato che parlasse di energia interiore (misunderstanding): beh, io penso che oltre a quella che riscalda le nostre case e che fa andare i nostri fornelli, l’energia che dobbiamo autoprodurre sia proprio quella interiore, è lì il cambiamento epocale. Come hai detto tu, bisogna ritornare ad essere degli esseri umani,dei Runa(permettimi di usare questa parola quechua – delle Ande – che secondo me calza a pennello), cioè degli uomini che hanno raggiunto l’armonia fra pensieri e sentimenti. Si usa per distinguerli dagli uomini che vivono e vegetano senza mete ne’ obiettivi nella vita “..un runa è un uomo unito, intero, completo, che ha capito come armonizzare il pensiero con la conoscenza e l’amore con la comprensione. Per essere un runa devi riuscire a far sì che ne’ la mente ti domini rendendoti freddo, ne’ il cuore ti domini facendoti scaldare. Queste due parti del corpo non si devono scontrare, ne’ tantomeno farsi la guerra. Se succede, il corpo entra in una grande confusione, perchè dove c’è guerra mancano la collaborazione, la fertilità e la comprensione, e non c’è mai la vera saggezza” (Hernan Huarache Mamani, Negli occhi dello sciamano).Sì, non è facile, anzi è molto dura, anche perchè uno non sa da dove iniziare. Ma io penso, ho il sospetto che il tuo percorso porti proprio lì. Ti dico ancora una cosa: un signore dietro di me quando sei entrato ha detto che aveva un’impressione di familiarità nei tuoi confronti, come se ti conoscesse e i vicini concordavano: credo che anche questo sia un buon sintomo, un segno di vicinanza…naturalmente in senso metaforico, non ti preoccupare, non passeremo da casa tua per caso ;).
    Unici due nei: ve la prendete sempre con noi genovesi (sgrunt!) e tu sei uno sporco milanista. Ciaoooo! anche a tutti gli aspiranti Runa in linea.

    • ciao ro! splendida serata. cambio di sala per eccesso di pubblico, oltre duecento persone, organizzatori colpiti… io felice, ma non stupito. l’onda di fa forza mentre procede. è il principio del mare. quel che descrivi tra cuore e mente è sempre presente in me. si chiama equilibrio, cioé forza non indebolimento delle due grandi componenti della nostra vita. è così, è la via giusta. un grande saluto. ciao! 8il misunderstanding sull’energia, bellissimo…)

  12. scrivere e vendere libri non è un lavoro come gli altri del sistema con le stesse regole economiche?
    simone mi spieghi quali sono le differenze da un punto di vista economico?

    • ciao Giuliog, volentieri: io scrivo da quando avevo nove anni. Per me vivere è, in gran parte, scrivere. Non potevo più evitare il punto e a un certo momento ho preso delle decisioni per poter scrivere la maggior parte del mio tempo. Scrivere doveva diventare la mia vita non solo interiore, ma anche esteriore, pratica. Il mio tempo. E così è avvenuto.
      Quando scrivevo a quattordici anni, a ventiquattro anni, o anche quando ho cambiato vita, i miei libri vendevano assai poco. Non potevo certo viverci. Infatti la mia microeconomia era (ed è) basata su altro: risparmio, sobrietà e per acquisire denaro fare l’istruttore di vela, lo skipper, lavare barche, fare trasferimenti.
      Oggi che i miei libri vendono, io potrei vivere (almeno, adesso, temporaneamente) con i soldi che ne derivano. Diciamo che ho denari per due o tre anni, anche senza fare null’altro. La mia vita però continua esattamente come prima, dedico una minima quota di tempo ad acquisire il denaro che mi serve per vivere attraverso il mare, la navigazione. Se i miei libri smettessero di vendere a sufficienza, io continuerei a vivere esattamente come prima, e se non mi bastassero i soldi ridurrei ancor di più le spese, i costi, fino a privarmi di qualunque cosa che potesse minacciare la mia libertà. Libertà soprattutto di scrivere, e di navigare.

      Ti ho spiegato tutto questo per dire che:
      – io scrivo da sempre e, da sempre, non scrivo per denaro. Sono fatto così, non posso evitare di scrivere. Morirei.
      – se i miei libri vendono o no, questo non cambia di una virgola né quello che scrivo né come vivo. Dunque l’aspetto delle vendite, per quanto gioisca quando avvengono, non è essenziale.
      – le regole economiche che determinano la vendita dei libri, per quanto detto, non sono in grado di modificare la mia vita, di costringermi a fare o non fare, a essere o non essere. Il mio tempo, la mia anima, non sono coercibili da quelle regole economiche. Loro permangono, perché il sistema intorno le rende necessarie, ma io non mi faccio modificare da esse.

      La differenza tra un lavoro come quello che facevo prima e scrivere, che pure è un lavoro intenso e impegnativo, mi pare chiaro che sono capovolte. Io, almeno, la vivo così.

      Spero di averti risposto. Grazie della domanda. ciao!

  13. Libro fucilata. Duro e spietato. A momenti crudele. Ma verissimo. prima volta che tutto rientra nelle stesse pagine, sia la critica al sistema sia il piano per uscirne. Molto bello. Il tuo libro migliore fin qui, a parte Uomini senza vento che amo troppo. grandissimo Simone. Verrò alla presentazione più a sud che farai. ciao.

  14. Libro letto. Lo trovo raffazzonato e frettoloso, una sorta di Bignami del downshifting ovvero riassunto delle puntate precedenti. Utile a chi non ha mai letto nulla in questo blog, o i post del Fatto Quotidiano e, men che meno, i libri del Perotti. In questo caso, invita ad approfondire eventualmente, e ben venga. Non ho trovato atmosfere cupe, forse perché abituata a leggere cose analoghe: chi é digiuno in materia, magari, si spaventa e ci ragiona sopra. Mi é piaciuta molto l’analisi iniziale, ma ho trovato un po’ sbrigativa la seconda; mi sfugge come si possa dire di un ufficio di scollocamento cosa non dovrebbe essere per poi affidare la questione all’iniziativa dei singoli. Mi ricorda esperienze già viste, fallite per mancanza di metodo e per interpretazione del tutto personale delle linee guida. Mi riferisco ad esperienze personali, ovviamente. La terza parte poteva essere approfondita, secondo me. Insomma, sono rimasta un pochino perplessa: ho avuto l’impressione di un libro uscito ad hoc per sfruttare l’onda emotiva della crisi. Giudizio mio, magari mi sbaglio.

    Concludo con una frase che mi ha fatto sobbalzare, a pag. 93.

    “La testimonianza di chi si é già scollocato sarà la merce più utile ed efficace.”

    La MERCE?!

  15. Qualche giorno fa, dopo pranzo, mi hanno proposto una passeggiata e abbiamo attraversato una zona residenziale di bellissime ville in mezzo ai boschi. Devo dire che ne ho ammirato la bellezza, la cura dei giardini, ma non ho mai invidiato i proprietari (tra l’altro sembravano tutte chiuse sbarrate).
    Una delle persone a passeggio con me, invece, non faceva altro che ripetere che era contenta perché avrebbero pagato una barcata di IMU. L’atteggiamento mi è sembrato incomprensibile, anche se capisco che questa persona fatica a pagare il mutuo che è servito a ristrutturare la propria casa (molto bella) e teme sempre che uno di questi mesi la banca possa portarle via tutto.
    Secondo me “scollocarsi” parte anche dallo sganciarsi dall’invidia di ciò che ha l’altro (oppure non abbiamo noi). Mi accorgo di avere meno di tante altre persone ma sono più serena. Sento tutti i giorni lamentele di gente contro questo governo e le tasse e così via, e mi chiedo tutte le volte di cosa hanno paura. Di perdere cosa?
    C’è un detto che dice che “i potenti sono tre: il papa, il re e chi non ha niente”. Credo che sia molto vero, e questo è il vero potere nelle nostre mani per dare colpi al “sistema”.
    Siamo noi con i consumi indotti, le invidie, le rivalità, a contribuire alla bulimia di questo sistema drogato che ha sempre più bisogno di stritolarci per sopravvivere (fino all’implosione).
    A me viene in mente il racconto di Re Mida.

  16. @ Patty.
    Quelle citate da te sono le uniche righe di Baricco che apprezzo.
    Un’intuizione lucidissima, espressa con una chiarezza disarmante; poche parole che da sole valgono tutto il resto della sua opera.

  17. Preso finalmente stamattina (ieri hanno consegnato in ritardo alla libreria ove mi reco di solito… ) oggi me ne sono gia’ letto la meta’, giu’ in cortile, sotto un bel sole primaverile (quasi estivo direi…).
    Giudizio positivo anche per questo nuovo titolo, capitano 😉 !!

  18. Non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo… salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l’unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai.

    A. Baricco

  19. Ciao Simone, ti leggo da alcuni mesi (ti ho conosciuto sul FQ), e da qualche settimana leggo anche tutte le altre belle persone che scrivono qui. Sono un medico, lavoro in ospedale da 20 anni e in questa medicina lombarda “dell’eccellenza” sto davvero molto male, oserei dire da sempre (mi ha folgorato il tuo ricordo del primo giorno di lavoro: per me è stato lo stesso!). Personalmente auspico il downshifting anche della domanda e della pratica medica, se entrambe di fatto si traducono in materialismo consumista rispetto agli obiettivi, ai metodi, agli esiti. Nel frattempo, si salvi chi può… anch’io ho cominciato a organizzarmi per mettere in salvo la mia vita. Verrò ad ascoltarti a Milano lunedì, e leggerò senz’altro questo tuo ultimo lavoro… grazie!

  20. Perotti, non so come dirtelo. Tu puoi essere libero quanto ti pare, le cose che dici possono essere molto sensate, quello che vuoi: ma il santo patrono anconetano, San Ciriaco, ha avuto la meglio. Il corriere, causa festa del patrono, non ha consegnato le novitá alla libreria. Ma soprattutto, hanno avuto la meglio due chilometri di bancarelle che impediscono l’accesso. E ai vigili non gli frega un tubo, non li fanno passare. Almeno stamattina. Santo patrono + consumismo battono Ermani/Perotti 1 a 0.

  21. Secondo me non e questione di lavorare meno,anzi se scegli una vita di indipendenza e auto sostentamento lavori anche di piu,soprattutto fai piu fatica fisica perchè la campagna e dura,ma sei sereno come non mai,io ne ho fatti lavori di fatica,ma come la legna non ce ne.

  22. Caro Simone,
    Hai presente quando esci dall’autostrada, poi segui una stradina di campagna e le indicazioni verso la tua meta si fanno sempre più rare? Allora, ogni tanto, hai dei dubbi, è normale. Ecco, i tuoi libri per me sono le indicazioni stradali su quel viottolo di campagna che mi confermano di aver imboccato la strada giusta, ormai sei anni fa. Grazie, continua così che anch’io continuo così.
    Guido

  23. Ciao. Comprerò quel libercolo nuovo che hai fatto, per farti mangiare un dolcino 🙂 Li altri 2 precedenti comprati e letti.

    Scollocare=disoccupare=decrescita=ritornare indietro. Questa equazione è’ la bestiemmia più grande. Peggio del comunismo e del nazismo. Ma vuoi scherzare? con tutti i disoccupati che ci sono vai a fare l’apologia della disoccupazione? per questo non ti faranno alcuna recensione i giornali, che sono liberi, sì, ma vigilati: rischiano di prendere insulti e mazzate, sai di questi tempi…
    Quando parli di qieste cose, del lavoro il tempo libero, è come toccare un tabù: ti tagliano la gola.
    1 giorno fa siamo quasi arrivati alle mani con un mio amico che mi accusava di avere troppo tempo libero, che dovevo lavorare di più come lui (sono un dip.pubblico). Sotto la cenere della nostra gente, cova una violenza inaudita contro chi vuole lavorare meno. Li fai saltare il loro mondo. Figurati scollocarsi.

    Che poi lo scollocamento sarebbe utile anche come cultura del fare/sfare, perchè flessibilizza la testa: uno si può scollocare e ricollocare,e via così, la famosa flessibilità appunto. Ma in Italia guai a parlarne.

    Il popolo italiota non ha capito che questa non è una crisi, ma il declino definitivo. Non si rassegnerà mai. Appunto non sa di essere stato sconfitto.

    Sarai deriso insultato attaccato con una violenza verbale che manco immagini. Simone preparati. Ma ciò ha il suo bello.

    • credo sia esattamente come dici tu. ma va bene così. Pensavano che invitandomi in televisione e intervistandomi sui giornali mi avrebbero facilmente digerito. Ma io non ho bisogno di niente, non possono farmi troppo male. questo libro dovrà andare di bocca in bocca, o sarà come se non fosse mai stato pubblicato. ma va bene così, comunque sia. io scrivo per dire e per raccontare quello che vedo, sento, so, penso, immagino. ho lottato e preso rischi per questo straccio di libertà. ora la esercito. Certo, non vorrei essere il mio nemico. per quanto lui sia motivato, io lo sono di più. Salvando tonnellate di energie che prima andavano sprecate, ora ne ho da vendere all’ingrosso. E tutto il tempo per fare, pensare, dire. Vedrai che casino quando esce il romanzo, il 30 maggio… nomi, cognomi, storie vere di disastri ambientali a Spezia… lì anche ne vedremo delle belle… ciao!

  24. Buongiorno! Cento ne pensi e cento ne fai, eh comandante?
    Lunga, felice e contagiosa vita a Ufficio di scollocamento!
    Bel lavoro (!). Credo molto nella didattica, credo molto anche nella solidarietà e questo libro sarà di supporto a moltissime persone, sarà una mappa, un segno tangibile della nostra generazione. Ne abbiamo lasciati pochissimi finora… certe volte penso che non abbiamo fatto proprio niente d’importante noi quarantenni, siamo come una massa di sardine che schizza di qua e di là attratta da chissà quali chimere. E intanto la vita va avanti, ci incontriamo scazzatissimi a reggere un ruolo che non è mai stato nostro e che, senza l’aiuto della simpatica gioventù che avevamo, ci fa apparire grotteschi!
    Mi sono persa… evviva! Paolo Ermani è la mamma?

  25. Oggi è un gran bel giorno, il libro che esce non è solo un libro ma un tentativo concreto di dare una speranza a noi stessi e finirla di devastare il meraviglioso pianeta che ci ospita.
    Julia Hill diceva che ognuno può fare la differenza e io ne sono convinto. In un mondo in cui la pazzia sembra prendere il sopravvento, ogni singola persona può fare tantissimo e ogni vita scollocata diventa una forza inarrestabile.
    I nostri media più potenti saranno le persone e coloro che troveranno in questo libro idee e spunti per “ricominciare a vivere”.
    E’ stata una bellissima avventura scriverlo assieme al “Grande narratore” e forse siamo solo all’inizio di questa avventura.

    Un grazie a Simone e a tutti coloro che questo libro lo vivranno.

    Paolo Ermani
    “Velista di terra”

  26. Ottimo lavoro, affrontato con la consueta lucidità e l’autorevolezza dell’esempio. Penso di rientrare nel target, spero sian fiori..

  27. “Se lo scollocato non ha soldi si astiene dal consumare e non ne fa un dramma né si rivolge alle banche, agli strozzini o alle mafie. Riduce movimenti e bisogni, ma non è triste per questo. Semmai se ne compiace, esaltando la propria libertà. Lo scollocato pensa che si possa fare molto di più con molto meno, che ci siano mille cose da autoprodurre, e che è molto divertente imparare a farlo.”

    E’ il pezzo che mi è piaciuto di più da questa anteprima del tuo nuovo saggio, perché rispecchia un po’ la vita che sto cercando di portare avanti. Anche se sono circondata da persone che sono convinte che il calo dei consumi sia una catastrofe per l’economia e porta solo povertà e una inevitabile guerra.
    Nessuno riesce a immaginare la possibilità di un sistema diverso e sganciato dal meccanismo produzione-consumo-spreco.
    Vedrai che finiranno per parlare del tuo libro: gli fa troppo paura! 🙂

  28. Non aspettavo altro.
    Sto concludendo “Eremiti” di Espedita Fisher (Roma, Castelvecchi editore, 2012), un libro che certo non sarà una pietra miliare della letteratura ma che apre certe finestre, anche se non si è incorniciati in una fede religiosa, come me. Riporto solo una frase banalissima di un eremita a pag.270: “Esiste un altro Te che aspetta solo Te, la vita terrena va vissuta per conoscerlo. Conoscere se stessi è l’unico imperativo.” Se per conoscersi ci si deve prima scollocare, domani troverò tempo per andare in libreria.

    Saluti.

  29. Auguri Simone, anche se non ne hai bisogno! Siamo in tanti ormai, sempre di più, e se “cominciamo insieme a circolare per le strade di una democrazia può succedere di tutto” e sta già succedendo molto.
    Sarai attaccato, deriso, provocato,bollato di snobbismo, diranno che hai solo cambiato lavoro. Benissimo. Vuol dire che tu, noi come te, siamo tanti, stiamo diventando incontrollabili, destabilizzatori e quindi cominciamo a fare paura.Molto bene.
    Da me personalmente grazie per aver dato forma e vita a quello che sentivo a 20 anni e che mi faceva pensare di essere strana, diversa e anche irriconoscente verso chi con qualche sacrificio mi aveva permesso un’istruzione che mi ha fatto diventare, in passato, parte del Sistema che mi è sempre stato stretto.
    Ora sono grande e più forte e quindi sto andando avanti, a grandi passi verso la libertà, con serenità.
    Grazie Simone, grazie agli amici del blog con cui ormai formiano quasi una comunità. Teniamoci stretti e non molliamo mai ragazzi!

  30. Nel 2008 verso maggio ho preso la decisione,ho aquistato una piccola casa del 1800 un po di terra e avanti con una vita mai fatta prima,ci stò lavorando con fatica ogni anno in inverno facco qualche lavoro di ristrutturazione fai da tè.Ho messo 10 alveari frequento corsi di apicoltura e mi faccio insegnare dai miei vicini contadini,mi faccio la legna,massimo tre anni e mia moglie smettrà di lavorare,io lavorerò ancora massimo 5 anni.
    BASTA.

    • Bravo fabry. tutti i miei in bocca al lupo.

      e grazie a tutti dei commenti fin qui. speriamo dai. Ho le doglie. Domani nasce. ore 9.00…

  31. Anche se sono già “scollocata” da quasi 10 anni…lo leggerò con interesse e farò in modo che capiti magicamente tra le mani di chi ho interesse che lo legga…come ho fatto in passato per gli altri tuoi libri e non solo….:-)
    Buona fortuna
    Giada

    p.s. c’è stato un contrattempo con i libri che volevo farti leggere…ma ti arriveranno presto 🙂

  32. Fra le tante cose belle di Simone c’è anche quella che se dice che ha intenzione di fare una cosa….la fa! Mito!

  33. Grazie Simone,

    grazie grazie e ancora grazie!Non ti ho mai conosciuto personalmente (e chissà se mai ti conoscerò) ma dal 2009 sei la mia musa ispiratrice. Preso part time, cerco di consumare sempre meno, cerco di crescere i miei figli cosi. Sto mettendo soldi da parte per scollocarmi nel giro massimo di 10 anni (ne ho 33). Ho piantato anche un piccolo olivo in vaso, in città, dove vivo e che cerco di curare come se fossi sulle dolci colline della mia infanzia e adolescenza. Sta crescendo, lentamente, e conto di trapiantarlo in terra appena riuscirò ad andarmene di qui con tutta la famiglia scollocata. Ho un marito che approva il mio personale downshifting e ci sta provando anche lui (anche se mentalmente ed economicamente ha meno margine, ma ce la faremo, stiamo mettendo da parte tutto quel che si può). Però, però, è vero che se non l’hai in nuce questa convinzione di cercare di scollocarti, per certe persone è proprio difficile capirlo. vedi, io l’avevo dentro di me e non capivo cos’era. Tu l’hai tirata fuori, gli hai dato un nome, un’identità e mi hai fatto capire che non ero la sola ad averla. L’arte della maieutica insomma 😉 ben venga il libro sullo scollocamento perché non sia solo una moda. Niente è più potente di chi mette in pratica le proprie idee. per questo fai paura, ma avanti cosi!

  34. Credo che l’impatto sarà notevole, proprio per i tempi e la situazione in cui si é deciso di pubblicarlo.

    In bocca al lupo. Metaforicamente parlando.

  35. Mauro, quando la giornalista ti dice,” se non fossimo in questa fase difficile, se l’economia marciasse,”… se…se…se…quanti se!! Se la finissero di prenderci in giro!
    Caro Simone probabilmente i media non saranno di grande aiuto ma sono certa farai centro! Lo leggerò! Ci vediamo a Torino.

  36. “il superamento della vera crisi, quella delle coscienze e delle menti, ben più grave e irrimediabile perché impedisce di scegliere e rende schiavi.”

    Penso spesso che la gente parla di “crisi” senza sapere che cosa l’attende davvero, se continua a parlare di crisi senza cambiare atteggiamento…

    Il contrario di crescita non e’ crisi, ma decrescita oppure a-crescita.
    Insomma il contrario di ‘luce’ non e’ ‘brutto’, ma ‘buio’.

    Avete mai visto un albero che entra in crisi ?
    Boh…

  37. Ciao Simone,

    grazie per questo tuo nuovo bambino. Crescerà, crescerà, ma non sono io a doverti incoraggiare. Lo sai già.

    Bella l’idea dell’Ufficio di Scollocamento, anche se alla fine non si tratta di uno Scollocamento ma di un Ricollocamento che porterà ognuno verso il proprio Collocamento 🙂

    Cari saluti,
    Michele.

  38. Normale che adesso si tirino indietro: prima eri lo snob che suscitava curiosità, adesso comprendono che fai sul serio, cammini con le tue gambe e inizi persino ad avere consensi! … è il consenso che fa paura, finchè sei solo non sei nessuno. Figuriamoci ora che parli anche di scollocamento: come minimo ti prenderai dell'”antisociale”, oggi “l’anti” è così di moda. Sarai crocifisso anche tu prima o poi.

    • Prima mi devono prendere Gianni. Ma non hanno carte nautiche per dove navigo io… Nel mio mare sono più veloce di loro. 😉

  39. “Una giornalista mi ha detto: «Sai, non me la sento di scrivere sullo scollocamento. In questo momento, nella situazione in cui versa il paese…». Immagino che, se l’economia marciasse e il paese fosse organizzato bene, non ne dovremmo parlare affatto.”

    E’ proprio così…..è proprio tristemente così….E la favola dell’industrializzazione che ci doveva liberare dalle catene del lavoro mentre ci ha ridotto in un cumulo di rane bollite impaurite di tutto ? Beh… un bel Vaffa…. quì ci sta proprio bene.

    Avanti tutta Simone !
    Mauro

  40. “Lo scollocato un giorno si è detto: «Ma tutta questa fatica, tutta quest’ansia, non varrebbero una vita migliore?». E allora si è alzato dalla sala d’aspetto dell’ennesimo colloquio di lavoro, ha oltrepassato la porta senza una parola, è uscito all’aperto.
    E ha ricominciato a vivere.”

    CHE SPETTACOLO !!!
    Gia’ per queste ultime righe di ‘anteprima’ so gia’ che sara’ una gran bella lettura !!

  41. Leggendo questo post mi sono commossa.
    Ho ricordato come ho conosciuto il tuo Libro “Adesso Basta” e come in seguito ho iniziato a leggere i tuoi post.
    Comprerò senz’altro il tuo ultimo lavoro.
    Perchè le coincidenze non esistono e la Vita ci dona sempre qualcosa…
    Perchè la Vita è molto semplice: ci restituisce ciò che abbiamo dato.

    Sono felice per te

    Carla

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