Concretamente sarà lei!

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67 pensieri su “Concretamente sarà lei!

  1. Ciao Patrizia
    Per quanto riguarda la paura, beh, quella ce l’abbiamo tutti.
    E’ un sentimento che fa parte della vita.

    Se sei contenta all’idea del tuo personale grande salto , e ti senti viva e pronta, come mai hai tutti questi dubbi ?
    Tu stessa dici che c’e’ qualcosa che ti stride in tutto questo.
    Cosa non vuoi perdere e cosa sei disposta a perdere pur di fare il “grande salto” ?

  2. Ti chiedo Simone, vi chiedo amici del blog una cortesia, un’opinione, un confronto. Sono molto centrata sul discorso Ds e collocamento e mi sto preparando per il mio personale grande salto sia dentro che fuori ormai da anni; sono contenta, un po’ impaurita ma mi sento viva e pronta …ma. Ho un paio di amici, amici sinceri direi (quindi non invidiosi o ottusi detrattori) che ogni volta che si finisce a parlare dei miei progetti mi ribadiscono che l’importante nella vita è la serenità, vivere sereni (e su questo io non ho molto da contestare…dico solo che l’importante non sia vivacchiare sotto la soglia delle emozioni e dei rischi pur di una vita tranquilla) e siccome vivere sereni è un atto interiore, una decisione di come si vuol vedere il mondo e la vita mi dicono appunto che non è lasciando la banca ,che ad oggi mi assicura entrate per la sopravvivenza e qualche capriccio e non mi rendo conto di come è la vita fuori-dicono loro- che otterrò il fine ultimo dell’esistenza, cioè vivere serena. Ecco. A me questo discorso turba, è l’unica argomentazione di fronte alla quale tentenno, non tanto per la mancanza di profondità e analisi delle mie scelte, di chi sono io e cosa voglio, quanto per il fatto che temo tocchino un tasto un pochino veritiero, perlomeno per quanto mi riguarda. Non è forse vero che psicologicamente si tende ad assimilare ogni cambiamento, positivo o negativo, e nel giro di qualche anno si tenta, automaticamente in quanto dinamiche psicologiche molto radicate, a riproporre l’esatta percentuale di soddisfazione e infelicità che si aveva nella situazione precedente? Se così fosse, e a nulla valgono l’esperienza e la coscienza di sé, è roba inconscia sulla quale non c’è molto margine di manovra, se così fosse allora non è forse vero che è meno faticoso rimanere dove si è e lavorare sull’accettazione ? C’è qualcosa che mi stride in tutto questo e da sola non riesco a fare chiarezza su questo punto. Grazie per chi vorrà condividere con me il suo punto di vista

  3. Bel commento, quello a nome Luca. Ma allora c’é bisogno di scriverci un libro? Ognuno dovrebbe scrivere il proprio, chiarendosi le idee e facendone una sorta di vademecum personale. Giorni fa consideravo che le mie perplessità in merito all’ultimo libro del Perotti hanno a che fare con l’aver visto mischiate pratica e teoria: ma la parte pratica é parecchio nebulosa. La prima parte ha a che fare con un’analisi stringata ma abbastanza ampia della decrescita e del downshifting, temi dibattuti da tempo e corredati da una vasta bibliografia. La seconda ha a che fare con una teoria nebulosa, quella dello scollocamento, da mettersi in atto con l’aiuto di un ufficio di cui non si capisce bene la natura. Se dovessi scrivere una tesi sullo scollocamento non saprei dove girarmi, non ci sono precedenti. Quanto all’ufficio in questione ha caratteristiche da definirsi individualmente. Trovo singolare che proprio la parte più nebulosa abbia dato il titolo al libro. Le stesse figure che dovrebbero star dietro all’ufficio di scollocamento riflettono la stessa commistione di teoria e pratica: si può mettere sullo stesso piano un teologo e un commercialista? Direi di no. In realtà, quando uno approda all’ufficio di scollocamento, dovrebbe aver già risolto i suoi dubbi relativi al prendere una decisione che da teorica deve diventare pratica. Vedrei l’ufficio di scollocamento come una sorta di centro di smistamento che aiuta a risolvere questioni di natura pratica. Il teologo, i letterati, ecc. aiutano a prendere la decisione, eventualmente. Li vedo associati al divulgare, informare, dialogare su possibilità alternative a quelle attuali. Del resto, avendo letto il libro, consideravo che il termine “scollocamento” é improprio. Infatti non equivale a licenziarsi, equivale a collocarsi meglio, tenendo conto delle esigenze individuali legate alle attitudini personali, alle necessità familiari, a ritmi più decenti di vita; in base a quanto ho letto questo collocamento si contrappone al dis-collocamento degli odierni uffici di collocamento che tengono presenti solamente le esigenze dell’industria, delle ditte, ecc. seguendo le leggi del mercato che, dell’individuo, se ne fregano. Infine ribadisco che questa commistione confusa di pratica e teoria si riflette anche, come scrissi giorni fa, nell’accostare un termine come “ufficio”, che nell’immaginario collettivo ha caratteristiche pragmatiche ben precise, ad un termine astratto come “scollocamento”. Se io chiedessi a qualcuno cos’é lo scollocamento mi guarderebbe stranito, infatti, senza sapermi rispondere. Bah, non so se sono riuscita a spiegarmi.

  4. Secondo me ci rinchiudiamo ancora troppo dentro i termini.
    Scollocare, downshifting, ecc.

    Due domande :
    – cosa vuoi fare ?
    – chi vuoi essere ?
    Basta, il resto vien da se’.

  5. La signorina Trinciabue ha centrato il punto “tutti vorrebbero fare esattamente quello che hai fatto tu, licenziarsi e fare quello che gli piace per campare”. Infatti penso che più che scollocarsi, bisognerebbe COLLOCARSI BENE sin dall’inizio, scollocarsi è la conseguenza di essersi collocati male all’inizio del percorso. Se si studia ciò che piace e poi si riesce a fare della propria passione il proprio lavoro ci si è collocati bene. Ad esempio una persona che studia psicologia e poi riesce a fare lo psicologo nella vita, procurandosi un reddito in questo modo, probabilmente non avrà mai bisogno di scollocarsi. Il problema è che nell’attuale mercato del lavoro italiano questo sembra essere diventato impossibile.

    • Francesca, lo capisco. Ma io non ho smetto di lavorare per fare quello che mi piace per campare. Ho fatto ANCHE questo, certo. Ma molto altro. Io ho rivisto radicalmente la mia impostazione di vita, ho modificato tempo, relazioni, consumi, valori. E tra l’altro non l’ho FATTO, lo sto facendo da quasi cinque anni, e la via è assai lunga.
      Ti dico questo perché, davvero…, non finirò mai di ripetere che il cambiamento che ho effettuato non è fuori, ma dentro. Il lavoro è fuori. Fare quello che amo fare è comunque fuori, anche se più interno. E’ il come. E’ tattica. Ma il cosa, la strategia, è un processo interiore. Io credo molto nella distinzione di questi aspetti. Mi piacerebbe che si dicesse: ““tutti vorrebbero fare esattamente quello che hai fatto tu, cambiare dentro, diventare più saldi, acquisire l’equilibrio e il coraggio necessari e dunque licenziarsi e…”. Sarebbe più corretto, almeno dal mio punto di vista.

      Se devo dire una cosa definitiva su questo punto, rispondendo alla domanda “come vivo oggi?”, la mia risposta è: io riesco ad andare avanti, oggi, adesso, a campare piuttosto bene, a non avere troppa paura, perché dentro so cosa voglio, so cosa è adatto per me, posso dosare le cose, gli impegni, i doveri, e so dire molti no, quando mi sembra opportuno. Come vedi qui non si parla di lavoro o di soldi. Ma ti assicuro che è la risposta più sincera che io possa dare.

      ciao!

  6. Molte volte mi sono chiesto come mai questo blog fosse frequentato sopratutto da gente del centro-nord e, anche vedendo l’agenda della presentazione dei tuoi libri, Simone…il 95% di queste avviene sempre nella fascia superiore dell’Italia….la tua risposta potrebbe essere che tu vai dove ti invitano, certo, ma la riflessione rimane. Ieri sono tornato dal salento dove ho conosciuto gente che veramente senza un euro ha realizzato progetti bellissimi vivendo con poco, ma conquistando la ricchezza sconfinata della libertá, dell’amore per la vita e il senso di gratitudine per i doni della terra. Forse è per questo che al sud c’è meno richiesta di presentare i tuoi libri ? Io penso di si ma mi chiedo anche del perchè, specialmente nella zona nord del nostro paese, abbiamo bisogno di fare le buche (che sarebbero i vuoti delle nostre coscienze), per poi riempirle con le analisi sociologiche più o meno illuminate che ci aiutino a trovare la strada per uscire dalle nostre crisi….forse veramente non c’è bisogno.

    Buona giornata a tutti,
    Mauro

    • Mauro ciao. Ci sono alcune ragioni per questo fenomeno, che anche io patisco molto.

      La prima è che nelle regioni Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna si vendeoltre il 600% dei libri che vengono acquistati in Italia.
      La seconda è che i librai sono più intraprendenti, organizzano presentazioni, si danno molto da fare.
      La terza, che credo incida molto, è che su questi argomenti chi è più sensibile, chi ha più bisogno di scrivere, leggere, comunicare, risiede nel nord. Più ci allontaniamo dal Mediterraneo e più la vita di oggi perde il proprio centro, la propria molteplice ragione d’essere.

      Sono andato a presentare in Sicilia, in Puglia, in Sardegna, a Napoli, ed è stato sempre bellissimo. In Salento, a Lecce, soprattutto, come anche a Ragusa e Cagliari. Ci tornerò vedrai. Ma quel che dici è vero e mi dispiace sempre molto.

  7. @ Nicoletta bis:

    “scollocarsi non è facile! ” No, invece è facilissimo, basta farlo! Il difficile, concordo con te, viene dopo, ma a monte puoi fare poco e niente a parte organizzarti un po’ come ha fatto Simone. La strada, il viaggio, i compagni che guadagni e quelli che perdi, queste cose ti insegnano chi vuoi essere ogni giorno, e perché no, anche gli errori … Quindi zaino in spalla (in senso figurato) e partire. Non è una passeggiata, è durissima e lo sarà, questo è bene saperlo, ma è l’unica via possibile per non soccombere del tutto.

  8. A me sinceramente non stupisce che le persone ti chiedano “Concretamente” come fare. Sei conosciuto principalmente per Adesso Basta, libro che in un certo senso le persone comperano sperando di trovarci dentro un modo semplice e veloce per smettere di lavorare. Non si può certo biasimarle, la prima impressione che da il libro è proprio questa.

    Scoprire in seguito che dentro non c’è scritto quello che uno vorrebbe trovarci, cioè come diamine faccio con uno stipendio da fame e il mutuo, immagino li lasci tutti un po perplessi.

    Perplessi ma motivati, perché ciò che scrivi da coraggio, ed è sull’onda di questo coraggio che poi ti seguono, comperano gli altri libri ecc… solo che la domanda gli resta in testa, perché è ovvio che tutti vorrebbero fare esattamente quello che hai fatto tu, licenziarsi e fare quello che gli piace per campare.

    E’ quello l’aspetto affascinante di tutta la faccenda, parliamoci chiaro, cosa vuoi che glie ne freghi del risparmio, dell’equilibrio mentale o dell’impatto ambientale? La gente sogna di andare dal capo e dirgli: “Mi licenzio, maledetto bastardo” e spaccargli la scrivania sulla schiena.

    Loro vorrebbero sentirsi dire come fare a farlo, subito, senza tanti fronzoli… vagli tu a spiegare che non funziona così.

  9. Anche Oliviero Beha ha scritto per Chiarelettere il suo ultimo libro, e noto che per certi versi ripropone alcuni tuoi concetti (come per esempio distinguere tra necessario e superfluo), quelli che ti hanno definito “yuppie annoiato” dovranno ormai ricredersi. Ciao, Roberto.

  10. @ PAOLO ERMANI

    grazie mille per aver ribadito ancora una volta un concetto che sbatto in faccia con una certa efficacia a tutti quelli che mi pongono la questione “roba da radical chic! vallo a dire a un disoccupato…”
    Bene, io al disoccupato so perfettamente cosa dirgli senza alcun imbarazzo, ed è molto concreto: se ti serve una cosa e hai qualcuno che te la presta o la condivide con te o divide con te ,non hai bisogno di comprare.

    “non aver bisogno di comprare” dovrebbe essere la massima aspirazione per un disoccupato, ma purtroppo spesso non è così. Spesso il bisogno principale non è comprare per rispondere a un bisogno, bensì’ comprare fine a se stesso è un bisogno. In questo caso si tratta di una persona fottuta dal sistema fino al midollo e allora…sono bastarda dentro, lo so…ma non riesco a provare compassione, con tutti gli altri sono sempre piuttosto generosa e disponibile. ciao.

    NESSUNO SI SALVA DA SOLO (che è pure un bel libro)

    • Io penso invece che nessuno si salvi insieme. Credo che ognuno si debba salvare da solo e, poi, possa collaborare. Ma dopo essersi salvato. Non prima.

  11. Ciao Simone, sai dirmi nulla per luoghi ed orari delle due presentazioni del 30 e 31 maggio a Rimini e S.Arcangelo di Romagna ?
    Essendo anche io di Ravenna, prevedevo di venire a vederti almeno in una delle due serate.
    Grazie.

  12. Luca, hai perfettamente colto nel segno, la libertà è il peggior incubo per chi non sa come vivere la vita.

    Per Paola e le varie persone che si domandano cosa fare o dire a loro stessi o a chi perde il lavoro.
    Ridurre sprechi e consumi è un primo grande passo ma la disperazione, lo scoramento, l’assenza di prospettive si combattono anche instaurando progettualità con altri. Perchè le persone si sentono in difficoltà, impotenti, disperate fino ad arrivare ad uccidersi? Perchè sostanzialmente si sentono sole, schiacciate da problemi che loro reputano immani e di impossibile soluzione, così impossibile da togliersi il bene più prezioso che hanno, la loro stessa vita.
    Per il sistema essere e sentirsi soli e l’obiettivo massimo, il fine ultimo perchè quando si è soli e per soli si intende ognuno per se, al massimo con la propria famiglia, si diventa dei perfetti consumatori. Tutto si deve comprare, nulla da condividere. Ognuno con mille diavolerie di cui la gran parte superflue e il restante magari condivisibile.
    Ecco perchè ritrovare gli altri, il senso della comunità, di condivisione, di collaborazione è fondamentale.
    Da soli si può fare tanto ma più la situazione diventa difficile e più gli altri possono essere una grandissima risorsa progettuale e relazionale per affrontare difficoltà grandi e piccole.

    Paolo Ermani

  13. Ciao, vorrei scriverti una mail, potresti rispondere al mio indirizzo? Grazie. Non è spam, nn sono un robot, nn lavoro per la Cia, e manco per Befera, giuro!

  14. Cosa bisogna fare, Simone, per organizzare una presentazione del tuo libro? Stasera devo passare dalla libreria Piazza Repubblica libri, la trovi anche su Facebook. Quali sono le tue richieste?

    Fammi sapere. Spero che la cosa vada in porto. E’una libreria d’eccezione. Ti piacerà.

    Carla

  15. E’ molto bello che l’Ufficio di Scollocamento si sia trasferito anche qui sul blog di Simone… si potrebbe lavorare sui due fronti! Detto questo: eccomi, ci sono anch’io, abito da pochi mesi nel ravennate, mi sono trasferita qui da Bologna, doveva essere il mio personale scollocamento, un cambiamento di obiettivi, un tradurre nella vita concreta quello che mi aveva tormentato nell’animo per anni, perchè… siamo sinceri, scollocarsi non è facile! Qui si parla dello scollocamento concreto, le azioni pratiche da attuare, ma prima bisogna aver fatto a monte un grosso lavoro su sè stessi, bisogna ritornare ad “essere” sè stessi, ricordarsi di quali erano i sogni e le aspirazioni di quando si era ragazzi, riscoprire e ricostruire quell’energia; ci vuole coraggio perchè bisogna fare i conti anche con i propri errori, con i fallimenti e da questi, come la fenice, ripartire e rinascere. Bisogna destrutturare i vari ruoli e le maschere che si è indossati nel corso degli anni, più o meno consapevolmente, e ritornare all’essenza, guardarsi allo specchio, nudi.
    Il primo scollocamento per me è questo, ed è anche in questa fase che c’è bisogno di aiuto perchè si è fragili: lo scoramento può mandare tutto a puttane, o ci si può esaltare e sentirsi forti più del dovuto quando forti non lo si è ancora e perciò si rischia di fare errori. E’ da questo processo che deriva la buona riuscita dello scollocamento successivo, quello concreto e definitivo, perchè per attuare il secondo bisogna essere ben saldi sulle proprie gambe, convinti e forti in quanto nessuno verrà a dirci “bravo, fai bene, che bella idea!” … anzi, saranno in tanti i detrattori, dalla famiglia, agli amici, ai colleghi ecc.
    Agli amici che allora mi chiedevano, ricordo che per spiegare dicevo che volevo “far coincidere il dentro col fuori”, oggi noi qui potremmo dire “far coincidere il pensiero con l’azione”.

    Dicevo che questo di Ravenna doveva essere il mio personale scollocamento, ma poi, per cause indipendenti dalla mia volontà, ho dovuto aggiustare il tiro, ma l’energia è ancora tanta, insomma, io ci sono!

    herena17@yahoo.it

    @simone – si sa qualcosa dell’orario e del luogo della presentazione a Rimini e a Bologna?

    Un saluto a tutti
    Nicoletta (la bis!)

  16. Giù la maschera.Aderisco alla visione e alle iniziative di “Ufficio di scollocamento”.

    Proporrò una presentazione del libro in Sardegna

    Carla Deidda carla.prunas@tiscali.it

    Grazie Paolo e Simone…due nomi biblici. Sarà una profezia?

  17. Buongiorno, sono Paola e non so se questa mia può essere pertinente….ma ci provo. Lavoro in un piccolo Comune e sono giornalmente a contatto con delle persone (odio la parola utenti…sono persone, non utenti, cioè utilizzatori). Da qualche mese a questa parte sto toccando con mano la disperazione…di gente che non sa più a che santo votarsi. Hanno perso il lavoro ed insieme con questo fiducia e, a volte, dignità. Non posso fare molto concretamente se non starli ad ascoltare e pensare che può capitare a tutti, anche a me. Cosa posso raccontare relativamente all’ufficio di scollocamento? Cosa posso dire? Fino ad ora ho dato consigli quasi “banali”, relativamente a cose che già io faccio nel quotidiano…tipo orto, pane in casa, minimi consumi. Ma faccio fatica a parlare di scollocamento dal sistema. Forse perchè anch’io ne faccio parte. Paola

  18. Simone, il silenzio dei giornali e’ lo stesso silenzio di quando parlavano del downshifting sempre con gli stessi occhiali con cui parlano dello spread e di tutte le altre cose della vita.
    Finche’ parlavi di downshifting , eri un alternativo simpatico, qualcuno che gli dava ispirazione per scrivere i loro articoli , gli davi lavoro ! 🙂
    Forse eri anche quello che loro non avevano il coraggio di essere, li facevi sognare.
    Chi lo sa.
    Ora che hai scritto ‘ufficio di scollocamento’ , ora che sei entrato nel vivo, nel concreto, ora che si tratta di fare , di sporcarsi le mani, e non di sognare a occhi aperti da un ufficio, non ti riescono piu’ a seguire, perche’ per farlo dovrebbero sposare il tuo pensiero, e quindi dovrebbero mettersi in gioco per essere coerenti.
    Il fatto e’ che tu sei andato avanti, loro no.
    Non ti capiscono, ma non ti capivano neanche prima, fingevano senza esserne consapevoli.
    Cosa credi ? che quelle siano persone che sono disposte a consumare meno , a cambiare vita , a cambiare mentalita’ , a pensare in modo autonomo ?
    Potresti aprirgli il cancello e renderli liberi, non uscirebbero comunque dal loro recinto, perche’ non vogliono esserlo.
    Parlano con te, ma lo fanno in modo ancora troppo condizionato, da dentro il recinto.
    Tu gli dai le chiavi per aprire il cancello, ma loro non sanno che farsene.

  19. Penso che non si puo’ invitare gli amici a scollocarsi e dirgli di “spendere del denaro per comprare” il libro….

    A mio avviso “ufficio di scollocamento” dovrebbe avere una versione .pdf free!!

    • Giulio, allora digli di leggerselo in biblioteca gratis. I miei libri generalmente si trovano in qualunque biblioteca. ciao! 😉

  20. Oggi lo acquisto…seguo Simone con sentimenti a geometria variabile che oscillano tra il fascino e la repulsione…ma è una delle poche traiettorie di pensiero concreto che oggi vale la pena di seguire.

  21. @ TUTTI QUELLI CHE….SIMONEPEROTTIPUNTOCOM :

    Diamoci da fare!.. Facciamo girare “Ufficio di Scollocamento”..dimentichiamo il libro sui tavolini dei bar…invitiamo gli amici in libreria…regaliamo copie del libro…mandiamo mail..passiamo parola… I media non ne vogliono parlare, ormai si è capito…ma noi sì, noi ne parliamo, noi lo diciamo che il libro è uscito, noi lo leggiamo e lo raccontiamo…noi ne facciamo l’argomento delle nostre conversazioni…

    E giù la maschera anch’io: francescapiro@hotmail.com

    • Bella questa cosa del “giù la maschera”. E’ un ottimo inizio di mondo dvierso. Se si comincia con la comunicazione a fronte alta, occhi sereni, nome e cognome, tutto segue come deve. e grazie del sostegno al libro. Sono così colpito dal silenzio dei giornali… Non ci avrei creduto se qualcuno me lo avesse detto…

  22. Che bello! Bravi! Finalmente!Seguo questo blog dopo aver incontrato personalmente Simone durante due presentazioni di “Avanti tutta” e “Trilogia della libertà” nel giro di una settimana,nella sua Val di Vara,lo scorso anno. Già allora ero molto interessata al progetto dell’Ufficio di Scollocamento, indicato a conclusione di A-T, ma avevo trovato solo sommarie indicazioni sul sito del “cambiamento”, nel corso di questi mesi…Mentre io proseguivo il mio personale scollocamento, che va avanti da anni, ma che ha avuto una decisa accellerata proprio nel senso da voi indicato come scelta di vita e modello sociopolitico di riferimento…ecco che voi “partorite”questa bella creatura! Che dire? Jung parla di “sincronicità”. E’ proprio vero che le cose avvengono, si muovono e noi le incontriamo quando siamo pronti per accoglierle.Ciascuno a suo modo, in base alla propria storia,al proprio “copione di vita” ma soprattutto a ciò che vuol vedere davanti a sè, per la propria vita, da oggi in poi.
    Sono stata scollocata e scollegata praticamente tutta la vita.La maestra diceva alla mia mamma che ero brava,certo,ma “strana”! nel senso che non rientravo nel clichè della brava bimba perchè ero vivace,curiosa,chiacchierona,polemica…Nel ’68 sono stata un’adolescente ribelle, prima della classe,rimandata in tutte le materie con 7 in condotta…e su su lauree ( in psicologia e pedagogia) specializzazioni…lavori, sempre associati ad impegno sociale e politico e volontariato. Spesso non riuscivo a tenere insieme tutte queste cose perchè magari in certi periodi guadagnavo molto, spendevo molto e poi mi placavo la coscienza con onorari in base al reddito,spessotendenti a zero o facendo volontariato…Il rapporto con le istituzioni è sempre stato conflittuale perchè difficilmente sentivo di potermi esprimere perchè cercavo creativià e libertà,presentavo progetti e finivo per essere un personaggio scomodo. Emblematica è la situazione, che ha molto a che vedere con l’ufficio di scollocamento, che si è creata con i “Centri per l’Impiego” della Provincia di lucca una decina di anni fa:avevo un incarico di consulenza e avevo progettato e realizzato percorsi di cambiamento di vita e di lavoro che alternavano momenti individuali e di gruppo con una metodologia detta “bilancio delle competenze”che avevo molto personalizzato.Mi era stata lasciata carta bianca, avevo cercato la collaborazione di altri consulenti nei Centri (molto impegnati e interessati a mantenere il loro personalissimo Impiego) mi ero impegnata molto,il progetto aveva coinvolto molte persone-utenti con buoni risultati in alcuni casi ottimi…ma l’incarico non mi è stato rinnovato; La spiegazione del dirigente-capo era stata che “avevo lavorato troppo bene e cio’ destabilizza!”
    Ecco perchè mi sono sempre più scollocata ed ecco perchè vorrei tanto collaborare con voi, soprattutto alla fase della formazione e provando CONCRETAMENTE a mettere su un ufficio di scollocamento se non proprio a Viareggio, che è la mia città in un punto strategico lungo la costa(da La Spezia a Grosseto) dove convogliare le nostre belle energie.
    Un contenitore flessibile ma rigoroso nei metodi e nei contenuti. Mi piace molto questa cosa che sta uscendo di incontrarci,di uscire dal web-Io ci sono, comunque e mi piacerebbe esserci sperimentando la “terza via”,”con un impegno assiduo e quotidiano,svolto in modo professionale,con la possibilità di potersi dedicare interamente a ciò che si fa,ancor più se in ciò risiede una motivazione ideale.”Ne possiamo parlare,se ci sono persone interessate,incontrandoci “di ciccia”? io intanto andrò alla presentazione di Paolo Ermani a Livorno venerdi 18 e a quella di Simone a Lucca il 7 giugno. Scusate se mi sono dilungata troppo, forse non è questa la sede giusta ma concretamente sono ancora un po’ imbranata e spero di riuscire a trasferire sul sito dello scollocamento tutta questa robina che ormai mi è uscita qui.Buona notte,buoni sogni e soprattutto buon risveglio a tutti più o meno scollocati

  23. Io semplicemente voglio ringraziare Simone a nome di tutti i lettori del blog, per la sua opera, perche’ ci da’ speranza e motivazione rischiando in prima persona e mettendosi in gioco, andando al ‘fronte’, sacrificando lui per primo cio’ che noi facciamo ancora fatica a sacrificare.

  24. splendido il tuo trattenuto disappunto verso la domanda csulla concretezza. A uno come te che è concreto fino all’estremo!

  25. Mi associo:
    Gianni Bogazzi, Marina di Carrara

    gbogazzi@tiscali.it

    Finalmente ho letto il libro, appena rientrato da un viaggio. Molto interessante, si approfondiscono temi precedenti.
    Ora sto leggendo “La fine del mondo storto” di Corona: incredibile, apocalittico!!

  26. A Gridosilente

    Hai perfettamente colto nel segno. Chi critica questo sistema e invoca riforme oppure postula cambiamenti immaginari da ottenere attraverso il magico miglioramento delle istituzioni, è assolutamente inoffensivo. Rimane lì con le sue teorie (bellissime) con i suoi fans, con i suoi seguaci e la cosa non va lontano.
    Se invece dici che le persone, chiunque esse siano, le cose le possono iniziare a cambiare direttamente, subito, qui ed ora indicando loro una proposta di rotta, allora diventi assai pericoloso per il sistema. Il libro Ufficio di Scollocamento è appunto una proposta concreta, non lascia spazio a quei tentativi o teorie che è chiaro non producono cambiamenti reali. Magari queste teorie ti fanno vendere libri come fenomeno di costume ma di certo non cambiano la situazione così come sarebbe assolutamente necessario.
    Lo abbiamo scritto nel libro: al sistema non interessano le idee, le teorie ma i tuoi acquisti, se inizi a mettere in discussione quelli, allora diventi davvero un nemico da censurare, a meno che il tuo messaggio non sia così forte e dirompente che volenti o nolenti non possono più ignorarti.
    Vedremo…….

    Paolo Ermani

  27. @ PAOLA CAPPELLAZZO

    grazie mille, ero a conoscenza e ho pure partecipato, ottime iniziative,io mi associo a quanti dicoNo…
    E ORA FUORI DAL WEB!!
    io vi aspetto in sicilia a lipari insieme a simone e senza simone…quando volete voi!

    @GIANLEO

    bellissimo blog e ottimo movimento
    FUORI DAL NICK!!

  28. Credo che il discorso sui giovani sia complesso, delicato e difficile da sintetizzare. I ragazzi hanno mille risorse, ma vivono la trasformazione continua del corpo, della sfera interiore e dell’ambiente. Crescono velocemente (in altezza), ma procedono facendo un passo avanti e uno indietro. Spesso noi adulti vogliamo che siano maturi, puntuali, disciplinati,responsabili e che abbiano le idee chiare. Tutto in una volta sola. E poi, noi adulti siamo maturi, puntuali, disciplinati, responsabili e abbiamo le idee chiare, tutto in una volta sola?
    Prima di maturare una loro identità (chi sono, cosa mi piace fare, con chi mi piace condividere…), gli adolescenti esplorano diversi “sé”; in alcuni casi chiedono aiuto senza formulare domande, in altri casi, invece, le domande arrivano esplicite e dirette come frecce. Secondo me, accettazione (ti accetto per come sei), empatia (so cosa provi) e motivazione intrinseca (ti impegni in un’attività che trovi gratificante di per sé, provi soddisfazione nell’essere più competente) sono tre premesse per aiutarli semplicemente a diventare se stessi. Una speranza c’è, eccome!

  29. Ciao a tutti. Segnalo un testo che sto leggendo in questi giorni e che riprende, anche se da punti di vista differenti rispetto a quelli di Simone, il tema della decrescita. Può essere uno stimolo in più per tutti quanti coloro frequentano questo blog. Non so se è stato segnalato, ma ripetere giova…

    Meno e meglio. Decrescrere per progredire. Di Maurizio Pallande.

    Ecco il link su Ibs.

    http://www.ibs.it/code/9788861596412/pallante-maurizio/meno-meglio-decrescere.html

    • complimenti Gianleo, ho letto tutto il tuo blog (quasi tutto…). Buon vento per le tue belle rotte, consapevoli e centrate. grazie anche per aver messo il mio Uomini senza vento nella tua bacheca, accanto all’immenso Piepaolo Pasolini. Il 31 maggio esce il seguito di quel romanzo: L’Equilibrio della farfalla. Te lo segnalo. ciao!

  30. Ho lavorato per diversi anni nella selezione del personale, prima in società specializzate nella ricerca, poi nella direzione risorse umane… di alcune multinazionali e una cosa che mi ha sempre colpito negativamente è la scarsa propensione delle persone a considerare un problema la distanza tra casa e lavoro. E così ci ritroviamo migliaia di persone che ogni mattina attraversano Milano in tutte le direzioni per raggiungere il posto di lavoro. L’ho fatto anche io per anni e guardando fuori dal finestrino dell’auto mi chiedevo….ma esisterà un responsabile del personale nella corsia opposta, che magari sta facendo il percorso opposto al mio per andare in una azienda che è dietro casa mia! Allora ho pensato: perché noi, lavoratori a vario titolo, manager o impiegati, operai o chicchessia non ci scambiamo le nostre esigenze, ad esempio attraverso un sito di “scambio lavoro”? quando abbiamo trovato l’accordo con l’altro, ci presentiamo alle nostre aziende e diciamo: questo è il mio sostituto, io vado a lavorare a 3 minuti da casa, così non inquino, non spendo soldi, non mo’ innervosisco, non mi ammalo.

  31. @carmen maira
    Il Cambiamento ha realizzato una mappa in cui incontrare chi si vuole scollocare e magari abita a due passi da noi http://incontri.ilcambiamento.it/scollocamento.php.
    Importante è scrivere anche cosa si vuole fare e non solo registrarsi.

    Agli incontri dell’ufficio di scollocamento realizzati a Milano, Roma e al Parco delle Energie Rinnovabili in Umbria le persone hanno iniziato a conoscersi, hanno trovato spunti per iniziare o proseguire un percorso, ma soprattutto hanno incontrato delle persone con cui hanno iniziato a condividere dei pensieri.

    Su http://www.ufficiodiscollocamento.it
    scrivete la vostra testimonianza, il vostro annuncio sulla bacheca cerco/offro, aiutateci a diffondere l’idea dell’ufficio di scollocamento. Noi abbiamo iniziato questo percorso ma c’è molto ancora da fare!

    Direi che è ora di uscire dal Web!!

  32. Bel commento quello di Simone delle 12:34.

    Ho riflettuto un pò, e avrei tanto da dire, e altrettanto da fare.
    I commenti sono stati utilissimi, quindi ringrazio oltre Simone tutti gli altri partecipanti al blog perchè ho potuto riflettere meglio.

    Sulla concretezza, l’immaginazione mi ha portato dentro una libreria dove Perotti si sente chiedere dopo il discorso di presentazione del libro “e ora concretamente che faccio?” e l’autore che risponde “vai in un ufficio di scollocamento, il resto vien da sè.” In altre parole il videopost è servito a togliermi dei dubbi che avevo sulla proposta dell’ufficio di scollocamento. Quanto alla realizzazione apprezzo l’apertura dell’autore che si trasferisce di conseguenza nel progetto stesso. Da ufficio a complesso ministero o a semplice blog non ha importanza, l’importante è cominciare.

    Nel frattempo vedo l’intervista a Serge Latouche a il tempo che fa e mi tornano in mente le parole di Perotti sulla difficoltà di lanciare il libro. Non sarà che Latouche è mediaticamente più presentabile perchè si rivolge di più alle istituzioni, lancia messaggi ai politici, mentre Perotti vorrebbe coinvolgere tutti noi singolarmente? Poddarsi. In fondo la politica “classica” è sostanzialmente immobile, che si lancino altre critiche contro di essa..se ne è perso il conto. Molto diverso sarebbe invece proporre autori che incentivano e mirano a rendere consapevoli anche le piccole scelte di consumo che facciamo ogni giorno, come descritto nella terza parte del libro. Sarebbe un controsenso..io tv o giornale guadagno grazie alla ditta dello yoghurt
    che pubblicizza e invoglia a consumare in abbondanza ( e pagare di più) lo yoghurt che assicura cacche favolose e altre baggianate (giusto un esempio al volo: http://robertolapira.nova100.ilsole24ore.com/2009/09/version10–starthtml0000000165–endhtml0000027064–startfragment0000021512–endfragment0000027028–sourceurlfileloc.html) e poi lancio un’autore che mina i neuroni abbagliati dei telespettatori o dei lettori e di conseguenza il mio budget?

    E ora un’ultima cosa. Ho scoperto questo video che sintetizza molto di quello che vorrei dirvi, ma lo fa in maniera davvero divertente (è un video di Natalino Balasso), in un modo che io non saprei fare. Quindi anziché farvi leggere ancora parole mie, vi invito a spendere 8 minuti della vostra vita per arrivare a una conclusione alla quale io sono arrivato dopo aver letto tutta la biografia di steve jobs (e se volete sarebbe pure interessante parlarne).

    http://www.youtube.com/watch?v=xC3WiEIKeoM

  33. @Simone: perché non fai un bel corso di formazione ai ragazzi? Parlo dei 18/20 enni…. quelli che non sanno cosa caspita fare di sè dopo le superiori. Quelli come mio figlio che non sa chi scegliere di poter essere…. sarebbe una cosa stupenda, credimi!
    Sei cibo per la mente. E lo sai!

    • Lilly vado spesso nelle scuole, nelle università, mi invitano a parlare. Lo faccio sempre con timore, io non conosco i ragazzi, mi sembrano smepre incapaci di ascoltare e io di parlare. Poi invece quando vado non vola una mosca, stanno tutti lì con la bocca semiaperta, pendono dalle labbra di qualunque uomo che gli dica cose nette e forti. Allora penso che magari, forse, una speranza c’è…

  34. Ho scelto di fare la prof. e quando ascolto i ragazzi che mi dicono cose del tipo “un domani farò l’avvocato così mi potrò comprare tutti i vestiti che voglio”, “ho speso 70 euro per la ricostruzione delle unghie” oppure “non mi piace studiare latino perché per quello che dovrò fare io (inteso come studio universitario) non servirà”, mi rendo conto che c’è molto lavoro da fare e non c’è tempo da perdere.Concreta-mente!

  35. Apprezzo l’iniziativa e l’idea che sta alla base di “ufficio di scollocamento”. Ma non posso non notare e considerare che in essa non vi è assolutamente nulla di nuovo, se appena appena vogliamo guardare alle umane vicende con un pochino di distacco temporale e con una minima infarinatura di storia.

    Già di storia e cultura dell’umanesimo, quella che purtroppo tende a perdersi sempre più e tende ad essere relegata ad un angolino sempre più stretto e insignificante nell’ambito dei programmi scolastici ed educativi.

    Quando ormai 5 lustri fa dicevo che se fosse dipeso da me avrei reso obbligatorio il liceo classico per tutti ed avrei abolito tutti le premature formazioni professionali e le obbligate scelte di indirizzo in una età in cui l’unica cosa utile e necessaria è il cibo per la mente.

    Purtroppo il risultato di questa deriva da una educazione umanistica, strada tentata nell’ottocento e poi nuovamente nel dopoguerra, ad una formazione esclusivamente tesa alla professionalità ed all’efficienza economica si sta manifestando ora in tutta la sua “tragicità”.

    “Tragicità” fra virgolette in quanto personalmente penso che nulla di vermaente tragico in senso di tragedia greca vi è nella attuale e prevedibilissima situazione. Situazione di vacche magre, degrado e decadenza peraltro già vissute, descritt e sperimentate n volte da n culture nel corso della storia umana.

    Purtroppo (o per fortuna) una buona parte degli uomini, pur godendo sulla carta (dei diritti umani) di eguali diritti, aspirazioni ed opportunità, in realtà non riescono a vvere senza una guida e senza qualcuno o qualcosa (us sistema) che li guidi e dica loro come e cosa fare dalla mattina alla sera.
    Girarci intorno ed argomentare che in effetti oggi l’individuo ha più libertà etc., etc. sono a mio modesto avviso parole al vento. I meccanismi della natura umana hanno ed avranno sempre e comunque il sopravvento ed uno di questi meccanismi prevede che si viva, che i pù vivano secondo dei modelli predisposti, elaborati, proposti, imposti da una elite leader. Punto.

    Ora è pur vero che in epoca passata recente un numero maggiore di persone ha avuto la possibilità di seguire maggiormente le proprie aspirazioni individuali ed ha avuto, anche e soprattutto grazie ad una educazione scolastica votata all’umanesimo, maggiore coscienza della propria interiorità, del valore della cultura, del bello e degli obiettivi spirituali oltre che di quelli economici.
    Ma questo momento è stato reso possibile da un boom economico straordinario. Straordinario per la percentuale di popolazione che ha coinvolto; in passato i boom e le fioriture di città e comunità sono stati innumerrevoli, ma i frutti li hanno goduti sempre solamente delle esigue minoranze.

    Ora in tempi di vacche magre la necessità di una guida, di un modello di vita salvifico si fa inevitabilmente ancora più impellente.

    • eh sì, michael, hai ragione. purtroppo sono un paio di millenni che si batte sullo stesso chiodo… ma credo ci sia bisogno di farlo ancora, e ancora, e ancora, perché sono anche due millenni che l’uomo non capisce, si fa trasportare, sceglie vie più pianeggianti, rinuncia a sé, si perde… tanti hanno bisogno di stimoli, e la cultura, da millenni, serve proprio a questo. ciao!

  36. @ SIMONE
    tocca cominciare a pensare a un censimento…na mappa…
    lo farei io ma non sono tecnicamente capace, troviamo un addetto/a?
    Se lo chiedo a mio marito mi risponde:
    ” ma come…io mi scolloco e tu mi ricollochi?” ah ah ah
    Però…bello l’ufficio di ricollocamento, l’ufficio di spostamento, l’ufficio di conversione, l’ufficio di ribaltamento!!
    vabbe’ basta…m’ero fatta prendere dall’entusiamo. ciao và.

  37. credo che il commento di PATRIZIA sia quanto di più esplicito e concreto si possa dire sull’ufficio (dello scollocamento ne abbiamo parlato).
    Sono assolutamente d’accordo su ogni parola, adesso ho le idee più chiare:
    penso che sia necessario fare comunità, magari avere una sede fisica, ed entrare nell’ottica della banca del tempo (che è denaro si dice no?)

    CONCRETAMENTE aggreghiamoci

    io sono a MESSINA e VENETICO MARINA, per contatti ho un account su GOOGLE+ con tanto di faccia (non utilizzo FB)
    e rendo pubblica la mia mail

    carmen4net@google.com

  38. Credo che il “concretamente” traduca -oltre alla più o meno comprensibile paura- anche la sensazione che al DS manchi ancora una piena dimensione intersoggettiva e comunitaria. Se il sistema va cambiato in direzione di un’antropologia più fondata, non si può prescindere dal fatto che l’essere umano, in ogni sua facoltà (a cominciare dalla mente), è “animale sociale”: la capacità di stare con se stessi e la dimensione comunitaria si implicano e si sostengono a vicenda. I DS e gli aspiranti tali non si vedono “concretamente”, e questo fa problema. Apprezzo Simone perchè mette la sua faccia, la sua identità, la sua firma su ogni idea e comportamento che propone; forse è il caso di cominciare a seguire l’esempio. Come conoscersi, condividere esperienze, confrontarsi, diventare comunità, dare testimonianza? Datemi lumi. Il web è importante, ma non può esaurirsi tutto qui. Forse l’ufficio di scollocamento potrebbe essere il luogo dove esporsi con più sicurezza rispetto alla rete, e cominciare relazioni umane più autentiche, più adeguate al nuovo sistema che si vuole costruire. A proposito, io sono Patrizia, sono della provincia di Varese… cominciamo a contarci.

    • PAtrizia, ciao. L’ufficio di scollocamento è esattamente quello che tu immagini. Il messaggio, per tutti, è: apri tu un Ufficio di scollocamento a Varese o a Enna o a Verona o dovunque e cogli tre obiettivi:
      – cambi vita te (cambiando lavoro e mettendoti a fare quello a regole più umane e valide)
      – aiuti tanta gente a rimettersi su un percorso sensato per la propria vita
      – ti metti a fare un lavoro utile. Basta lavorare per produrre merendine! (o roba simile, inutile per la società e dannosa per tutti)

      grazie dell’encomio a metterci la faccia. sto pagando dazio in queste settimane, i media mi ignorano, tanti si defilano. Che io proseguissi, che non mi fermassi, che la mettessi giù ancor più dura non lo volevano, non se lo aspettavano, non possono avallarlo. Ma va bene così. Che il libro si venda o diventi un successo da classifica, o non si venda e sia un flop… moriremo comunque tra qualche tempo, e sarà come non fossimo mai stati. Me ne sbatto delle cautele, di quello che “dovrei” fare, dire… ieri mi ha intervistato Radio Vaticano (bontà loro i cattolici si sono accorti che i miei messaggi sono molto più simili al loro valori di quanto non sia lo stile di vita medio dei cattolici stessi) e io potevo dire o non dire che sono ateo, non cambiava molto, ma l’ho detto, perché non mi interessa l’infingimento, e se dico cose che uno apprezzerebbe ma poi, sapendo che sono ateo, le apprezza di meno, va bene anche così.

      Scollocati sempre di più.
      ciao.
      .s

  39. chissà come mai nessuno chiede cosa sia un “concretamente” ufficio stampa, un ufficio eucaristico, o come mai nessuno chieda alla banca come funzioni “concretamente” un fondo d’investimento, un conto di liquidità, o cosa sia “concretamente” lo spread…

  40. Bravo Simone, ancora una volta riesci a esprimere benissimo quello che è il sentire di quei tanti che sono ancora così poco rappresentati dall’informazione sui trend sociali.
    Credo che il principale problema sia che l’essere umano moderno non ha abitudine nè esercizio a “stare con se stesso” nel vero senso della parola, ad ascoltare e riflettere sulle sensazioni e sul suo grado di accordo col mondo che lo circonda (e parlo del mondo in termini di creazione: animali, vegetazione, energie, spiritualità) e cerca piuttosto sempre qualcuno che gli dica come, cosa, quando fare… siamo (o ci hanno fatto diventare, ma è la stessa) un pò come dei robotini …in questo momento il software è in palla, i segnali arrivano disturbati e allora c’è un pò di agitazione nel formicaio… tutti desidererebbero qualcuno che metta ordine e che dia le dritte … tutti interiormente lo avrebbero già quel qualcuno, ma non lo ascoltano, non sono abituati neanche a concepire che ci sia qualcuno dentro … aspettano che venga da fuori…la storia non ci ha insegnato granchè, si vede…. e forse fatti non fummo per viver come bruti, ma di fatto lo stiamo facendo eccome… e tanti rischi sono dietro l’angolo, purtroppo.

  41. Boh. Io le domande sulla concretezza le capisco benissimo. L’ufficio é, per antonomasia, qualcosa di concreto, con una struttura ben precisa, per quanto variabile. Sia che lo si intenda alla lettera come luogo deputato o in senso lato, come punto di riferimento che offre servizi, é normale che i più si chiedano come possa essere strutturato. Forse sarebbe evitabile parlando semplicemente di scollocamento. La parola “ufficio” é fuorviante, secondo me. Secondo chi, altrimenti?

  42. Ho appena visto il video su Youtube, e non avresti potuto spiegare l’argomento in maniera migliore.
    Certo che gia’ me li vedo io quelli che alle presentazioni saltano su con “si, ma … concretamente ?”.
    Gia’ da questa domanda fanno capire quanto poco abbiano capito di quello che scrivi, in primis, ma anche della loro vita (quella vera, che NON stanno vivendo..) ..
    E questi sono quelli che poi, quando qualcuno ce la fa, tirano in ballo le condizioni economiche, le vicissitudini della vita, ecc. ecc. , ma MAI l’impegno e la determinazione di chi ha preso una sua ben definita strada, anche rinunciando a cio’ che la societa’ vuol far credere prassi o normalita’.

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