Niente. O solo per soldi

Sotto l’alta scarpata di macchia mediterranea tra le Cinque Terre e Porto Venere, all’àncora, ieri, pensavo…
Quanto siamo fragili. Quante cose potremmo fare. Quanto la realtà non esiste… se non attraverso di noi. “Il viaggio è il viaggiatore” scriveva Fernando Pessoa.

A bordo ci siamo scervellati con Gigi e Max: possibile che esistano solo due vie: 1) fare come facciamo tutti oggi (nella media: non avere una barca; affittarla solo due settimane l’anno; per il resto del tempo fare altro col languore di quello che non si fa) oppure 2) lasciare e navigare per lavoro (dunque: doverla comprare; faticare per mantenerla; navigare per lavoro). Tutto nasceva dal fatto che io faccio sempre più fatica a far pagare la gente per navigare insieme.

Il sistema del denaro mi sfianca. Con tante delle persone che vengono a bordo nascono amicizie vere, che mi mettono in imbarazzo quando devo farle pagare. Fino a che sono degli estranei, ok. Poi però… che passi denaro tra loro e me mi infastidisce, tenta di rovinare quello che facciamo. Ho già dichiarato pubblicamente e privatamente che se potessi navigare senza dover guadagnare i soldi che mi servono per vivere, sarei l’uomo più felice del mondo: le persone avrebbero cittadinanza gratuita sulla mia barca, ognuno porta una bottiglia di vino, finita lì. “Dove siete?” “A Sifnos” “Arrivo domani” “Ti aspettiamo. Portami del gray tape che l’ho finito”. Invece noIl denaro rovina (o tenta di rovinare) quasi tutto quello che tocca. Io però ci campo con la barca, e non ho soldi da poter avere una barca senza che lavori. Dunque? O così o niente?

Tanto tempo fa teorizzavo la multiproprietà allargata. Poche migliaia di euro a testa per una moltitudine, decine di persone, tutti proprietari. Magari uno solo “in charge” della gestione, anche a turno. Ma non si può fare. Quando c’è di mezzo il denaro, anche poco, finisce che si bisticcia. “Andiamo di là” “no di là”. Fine del viaggio. Ero un po’ troppo ingenuo (invece ora…). Da qualche anno, dico a tutti: “cerca di fare in modo di promuovere i miei libri. Se ne vendo tanti compro una barca grande e tu vieni a bordo gratis quando vuoi”. Lo farei davvero, anche se naturalmente pochi ci credono (quelli che mi conoscono bene e sanno che raramente dico una cosa e poi non la faccio). Per molti è una mossa da paraculo. E ti pareva. Solo che io lo dico sul serio. Io compro la barca (così c’è uno che decide e non facciamo casino) ma chiunque ci può venire gratis (fino a esaurimento posti). Quelli antipatici li sbarco. Io lo farei, ma sul serio, non a chiacchiere. Solo che mi sa che non avverrà… Oppure sì?

Lo scienziato Higgs pensò al Bosone senza nessun elemento per sapere se esistesse o meno. Pensava avanti. Cercava qualcosa che non c’era, che sembrava impossibile. Era andato oltre la realtà, oltre il limite. Il punto è: ci sono solo due strade (niente, oppure a fini di lucro)? Ecco una bella rotta da fare, alla ricerca di una terza via. Dobbiamo superare il denaro, legarlo, imbavagliarlo, farlo ridiventare schiavo. Siamo noi la realtà, e siamo troppo poco, abbiamo poche idee, siamo fragili. La realtà dobbiamo deformarla noi, non farci deformare. Quella bella proda scoscesa coperta di macchia mediterranea nel pieno sole di luglio, ieri, me lo sibilava al suono di un esercito di cicale festanti. Simone fatti venire delle idee. Tante e buone. Adesso.

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101 pensieri su “Niente. O solo per soldi

  1. Il tempo quindi potrebbe essere l’unità di misura che andrebbe a sostituire il denaro, strada già intrapresa dalle banche del tempo.

    Il tempo potrebbe essere la terza via, il lavoro, l’impegno si misura in tempo, e con il tempo si viene ripagati.

    Ad esempio io dedico 2 ore a te per aggiustarti la lavatrice, tu dedicherai due ore a me per insegnarmi a fare il pane.

    cosa ne pensate?

  2. L’idea di una sponsorizzazione esterna potrebbe essere realizzabile?
    In un vecchio post, scrivevi di aver rinunciato a inserire pubblicità sul sito per coerenza con i tuoi princìpi. (Scelta peraltro encomiabile.) Se non ricordo male, aggiungevi di aver chiesto se fosse eventualmente possibile selezionare la tipologia di inserzioni, in modo da poterne accettare di “virtuose”, tipo quelle a carattere sociale, e che ti fu risposto picche.
    Nel caso della barca, però, non ci sarebbe il tramite di una concessionaria di pubblicità, come immagino fosse per il sito: la scelta dello/degli sponsor sarebbe quindi senz’altro più elastica.
    La tua notorietà, nonché la tua rete di contatti che presumo essere ampia, ti dovrebbero permettere di avere accesso ad una serie di opzioni tra cui individuare il finanziatore ideale, in grado di soddisfare i criteri per te più opportuni.
    La contropartita potrebbe essere intanto una visibilità qui sul tuo sito, oltre a quella, tutt’altro che trascurabile, nelle acque e sulle coste interessate dai viaggi.
    Resterebbe il nodo della coerenza con i princìpi a cui ti ispiri. Mi chiedo se non potrebbe essere salvaguardata tramite un’esplicita dichiarazione di intenti, che specificasse la finalità della sponsorizzazione intesa non al lucro, bensì a sgravare l’esperienza della navigazione da tutte le limitazioni di cui ci hai detto nel post.
    E’ chiaro che questa proposta rimane pur sempre legata alla sfera del denaro e dei suoi schemi, più o meno perversi: servirebbe però, se non altro, a modificarne il flusso, con beneficio tuo e del tuo equipaggio.
    Ed è altrettanto chiaro che, tra il dire e il fare, c’è di mezzo – pensa un po’ – il mare! 😉

    • Ivo magari qualcuno con cui non ho conflitti di pensiero e d’impostazione volesse sponsorizzare la mia barca… Gli farei una pubblicità enorme e smetterei di far pagare gli ospiti. all’istante. ma temo che siano assai pochi quelli con cui non ho conflitti ideali. pochi e senza un euro. ma va bene così. meglio poveri che in vendita.

  3. Siamo sempre davanti a un bivio, ma non sempre riusciamo a scegliere bene.
    Questo argomento della gratuità del dare mi piace. E c’è un perché che c’entra con questo blog, il suo autore e il suo spirito. Ho curato un cancro del sangue con un trapianto di midollo osseo da donatore non consanguineo. Ma questo è solo uno dei passi, in mezzo ci sono stati altri trapianti, tanta chemio, tanto affetto, tanta capacità e tante domande.
    La vita lavorativa che faccio, quella da impiegato del terziario avanzato milanese, mi sono accorto che è diventata pesante.
    Tanto lavoro e tante paure, nonostante quanto ho passato.
    Mi piacerebbe fare qualcosa per gli altri, per provare a restituire quanto ho avuto (il midollo che mi ha salvato la vita, ad esempio) e allo stesso tempo riuscire a guadagnarmi da vivere con questa attività. Mi accorgo che è quasi impossibile proprio per l’aspetto economico che diventa sempre predominante. Sono disposto a rivedere anche il mio paradigma di vita. Il fatto è che non sono disposti gli altri, in un momento in cui l’unica litania è la cresi tutto diventa più faticoso.
    Non vorrei far sorridere qualche frequentatore, ma negli affetti io credo molto.

  4. Ogni volta che ho “regalato”, donato qualcosa l’universo mi ha sempre restituito molto di più.

    La vita è molto semplice: ti restituisce ciò che hai donato.

    Hai ragione tu, Simone. Dobbiamo cambiare noi.

    Bye

    Carla

  5. @Carla
    Pensa però a quanto é scomodo il baratto: se io ho una latta di vernice e voglio barattarla con un taglio di capelli mi devo mettere in cerca di un barbiere che accetti di scambiare la sua competenza con la mia latta di vernice, che gli stia bene il colore e le caratteristiche della vernice… Una pratica non proprio immediata… nel frattempo mi tengo la criniera in testa! Meglio allora pensare a differenti possibilità di scambio tipo le monete locali. Hai letto del sardex?
    http://www.lettera43.it/economia/aziende/sardex-moneta-virtuale-anti-crisi_4367553894.htm
    “”SPERIMENTAZIONE PER I PRIVATI. Al circuito di credito commerciale Sardex.net per ora possono accedere solo i possessori di una partita Iva. «Ma stiamo lavorando per aprire anche ai cittadini», dicono i ragazzi, «a fine giugno partirà la sperimentazione».
    Ma visto che i privati non sono produttori di valore, «avranno una payback e riceveranno crediti spendibili in Rete se acquistano prodotti all’interno del circuito».
    Naturalmente, ogni transazione avrà allegata una data e un numero di fattura. Il privato che fa un acquisto su Sardex.net paga in euro e riceve in cambio un bonus in sardex, da rispendere all’interno nel circuito. Il cittadino avrebbe così un servizio o un prodotto gratis e i sardex da lui versati contribuirebbero a fare girare il sistema e l’economia sarda.””

    Questa tua affermazione la trovo controversa:
    “Come si possono affamare gli esseri umani, portare via abitazioni a chi non può pagare un mutuo concesso con la consapevolezza che non sarebbe stato pagato?”
    Non capisco in particolare: “concesso con la consapevolezza che non sarebbe stato pagato”
    Chi ha concesso un prestito ad una persona palesemente insolvente ha fatto bene? Di chi erano i soldi che prestava con tanta disinvoltura? I suoi? No, non penso proprio… … quei soldi sono anche i soldi dei piccoli azionisti (gente comune) che hanno investito dei propri risparmi nelle azioni dell’ istituto di credito.
    Chi é riuscito a contrarre un debito da onorare sapendo che non poteva rispettarlo ha fatto bene a farsene carico? Sapendo che si metteva da sè in una condizione precaria, non sostenibile. Gli individui non devono più essere responsabili delle proprie scelte, anche di quelle che comportano contrarre un debito (ovveo ottenere un prestito)??
    Detto questo non intendo acclamare le banche ed il loro comportamento! Però in ogni relazione, in questo caso banca-cliente, non tutto ciò che é negativo può essere imputato ad una parte soltanto.

    @Simone
    L’ idea dell’ associazionismo va studiata… inoltre certe formule aggregative sono sottoposte a dei regimi di tassazione agevolati.
    A naso, più che verso i rimborsi sarebbe pratico indirizzarsi in direzione di un sistema di crediti, un po’ nell’ ottica del meccanismo della moneta locale sardex di cui linkavo sopra. Anche perché il sistema dei crediti tiene più in movimento gli scambi.

    • Caro Red, come al solito dici un mucchio di cose sensate. Io però all’associazionismo, come si sa, credo poco. Se ci credessi avrei già fatto molte cose teorizzate già da venti e più anni. tra cui la barca. Per associarmi avrei bisogno di trovare gente che ha già fatto un lungo percorso individuale diventando una eprsona autonoma senza diventare egoista. e non è facile trovarne… però grazie. ciao!

  6. forse nel nostro modo di pensare il concetto di valore implica anche un’unita di misura e quindi una misura.

    vabbehh, adesto basta xche sto straparlando

  7. si, non pensavo infatti di dire qcosa di nuovo. stavo pensando al tuo post e a quel che ho scritto io….
    ero a ruota libera coi pensieri e’ ho scritto sta frase.

    pero mi chiedo:
    -tu dici “tutto ha un valore economico che lo misura e lo definisce” (sacrosanto quel che dici)
    -se il valore economico perdesse importanza fino a quasi scomparire, sarebbe sostituito da qualche altro valore?
    -come fara il nuovo valore a non misurare e definire le cose e le azioni?
    -non ci inventeremo una misura anche per il nuovo valore? per le azioni gratuite che facciamo?
    ho di nuovo il presentimento che il punto non stia nei soldi o nel valore economico ma in qualche modo in come pensiamo noi.

    scusami, sono ancora pensieri dubbi e domande a ruota libera ..
    marco

    • figurati marco, fai bene.

      L’uomo ha sempre dovuto misurare e incasellare. Senza misure ci sentiamo spacciati. Misuriamo il tempo, il valore, i pesi, le distanze. Tendiamo anche ad eccedere, misurando anche sentimenti ed emozioni, passioni e idiosincrasie. Dunque non avverrà mai (e non sarebbe né un bene né un male) che noi si abbatta la misura, la moneta, il peso etc. Non serve farlo, anche fosse possibile. Chi vuole “abbattere perché non avvenga”, sbaglia, perché sposta le responsabilità da dentro a fuori, da noi allo strumento, che però di per sé non ha colpe, ma dipende da come lo usi. Ecco perché io ripeto sempre che il punto siamo noi come individui, siamo noi a scegliere. Chi vuole eliminare l’alcool per eliminare l’alcolismo, sbaglia. Chi vuole eliminare le auto per cambiare mobilità sbaglia. Chi vuole eliminare tende alla soluzione totalizzante (infatti i totalitarismi vietano, impediscono, eliminano…). Il denaro serve. Il punto è a cosa. Usato come. E soprattutto, dilagando, cosa impedisce? In che modo, dilagando, diventa lui totalizzante e totalitarista? E quando dico “lui” intendo “noi”, cioè “noi che glielo consentiamo, che lo usiamo così”.

      Ecco il punto. Non serve andare troppo lontano con la fantasia. Quel mondo di uomini buoni che scambierà banane invece di banconote e vivrà in un mondo naturale con un vago sorriso di compiacimento sulle labbra… non esiste. Noi, come esseri umani, non possiamo viverlo, perché non siamo così. Ma da oggi, dall’attuale decadenza, fino a quell’immagine idilliaca… in mezzo… c’è un vasto territorio inesplorato, e che invece senza peccare in pessimismo cosmico o in utopismo ideale, dobbiamo conoscere e tentare. Con senso di realtà, senza pippe. Ma anche con grande ispirazione sentimento dell’impresa. Un sognatore è un cocciuto e un concreto, prima di tutto. Altrimenti è un’onanista inutile e dannoso.

      occorre quindi pensare, provare, trovare modi per cui la gratuità sia più praticabile, concretamente e idealmente. Occorre arginare il peso del denaro, che serve a molte cose ma non deve e non può dilagare e permeare di sè il mondo intero. Occorre che noi cambiamo, per fare questo. Noi. Cambiamo. Non lui. Noi.

  8. e poi comunque fare le cose gratuitamente, se si puo e se e’ il seugire un impeto del proprio cuore e’ bello e rende felici.

    • marco, sono anni che sostengo che l’unica cosa di valore per il prossimo futuro sarà la gratuità. in un mondo in cui tutto ha un valore economico, che lo misura e lo definisce, l’unica cosa preziosa sarà quella gratuita. e sarà una rivoluzione morale, economica, comportamentale. è da qui che nascono le mie domande.

  9. magari quel che ho scritto vale per me e non per te.

    o magari il problema c’e’ ma e’ cosi piccolo da essere trascurabile.

    Per quel che mi riguarda, io mi sono accorto di avercelo il problema e tento di ricordarmene quando e’ il caso e di correggere eventualmente quel che mi verrebbe istintivo fare.
    Poi voglio anche essere benevolo nei miei confronti e accettare i miei difetti incluso questo.

    Ciao
    Marco

  10. Ciao Simone,
    grazie del bel post

    io penso che: pero dopo tutto il denaro in se non e’ negativo. E’ nato come mezzo di scambio e, se lo si usa bene, e’necessario.

    tu in barca hai dei costi e (presumo) anche la necessita di risparmiare qualcosa per tempi in cui sara piu difficile procurarsi da vivere.

    le persone che vengono in barca con te associano un valore allo stare con te, al fare qcosa di piacevole e che gli fa bene…
    Non e’ sbagliato (e non e’ neanche facile) chiedere una qualche contropartita per questo. il denaro e’ semplicemente un mezzo di scambio piu versatile che una bottiglia di vino o altro.

    io, anch enon andando in barca, ho difficolta simili quando si tratta di bilanciare con soldi o altro. quindi non voglio fare quello che predica dicendo che per lui e’ facile.

    secondo me (e questo punto vale prima di tutto per me): chi ha un problema al chiedere agli amici una giusta contropartita per cose che fa (come l’organizzare giri in barca) ha anche probabilmente un problema di autostima. inconsciamente e’ come se io non fossi importante abbastanza da meritarmi quella piacevole compagnia degli altri o come se dovessi pagare col mio tempo e le mie energie l’amicizia o il riconoscimento degli altri.

    Se io organizzo per esempio una cena e so che dovrei (per un qualunque motivo) chiedere un contributo per le spese e alla fine non lo faccio, allora manco in qualche modo di rispetto a me stesso.

    saluti,
    marco

  11. butto li una bozza di idea che mi è venuta in mente…
    se invece di mettere in multiproprietà la barca si mettesse in multiproprietà un’idea.

    tipo se uno fa un’associazione che ha come scopo diverse attività che riguarda la navigazione, le gite in barca, la vita in mare … ecc.
    Ci sono diversi livelli di soci, alcuni che si iscrivono solo per fare una gita in barca ogni tanto (pagando il viaggio), altri che partecipano più attivamente alla vita associativa, altri che mettono a disposizione la barca, altri che si offrono di portare in giro la gente in barca… e via di seguito…
    In questo modo ad esempio Simone Perotti mette a disposizione la barca e lo skipperaggio (si dice?), Mario Rossi la barca, tizio solo la disponibilità a portare le navi ecc…
    In questo modo chi vuole girare per barca come viaggio paga un tot all’associazione per il viaggio (e non direttamente a Simone Perotti o Mario Rossi, così si risolve il brutto sentimento di chiedere direttamente dei soldi), chi ha già una barca può pagare l’associazione per farsi portare a spasso, ecc…
    L’associazione incamera dei soldi che in determinati momenti (ogni mese, ogni tre, ecc) “può” erogare rimborsi (e teniamo presente il può) per chi ha prestato dei servizi per l’associazione o messo a disposizione dei mezzi in base a dei parametri stabiliti precedentemente.
    Ho detto “può” perché magari in un periodo in cui le cose vanno bene (ad esempio tizio ha portato a casa un bel po’ di soldi con i libri o si è vinto alla lotteria, “può” dire di lasciare il rimborso nell’associazione creandosi del “denaro” da spendere per migliorare l’associazione o comprare dei mezzi dell’associazione, o permettere viaggi free agli associati, ecc.

    è un’idea molto grezza buttata li, non so nemmeno bene la fattibilità 🙂

    Il vantaggio rispetto alla multiproprietà della barca è indubbio. Ad esempio ad agosto chi mette a disposizione la barca può dire che in quel periodo la usa per portare a spasso gli amici e quindi non è più a disposizione dell’associazione e gli associati non possono dire niente (come invece potrebbero fare nel caso della multiproprietà).

    e via dicendo 🙂 spero di avere dato un’input utile e “fruttifero”. ciao

  12. Chi produce la vernice può barattarla in cambio di un viaggio o di un libro o di una baby sitter o di uno spettacolo teatrale. Non tutto ha un prezzo. Le cose più belle della vita sono gratis.
    Da sempre le tasse sono state pagate dal popolo per consentire ai potenti di fare la bella vita senza lavorare.
    Pensate al tenore di vita dei politici, dei governanti, dei dirigenti.
    Possono permettersi, gratis, cose lussuose, vedi il buffet , tanto per citarne uno, del Quirinale costato cifre assurde, grazie ai soldi che noi versiamo per avere in cambio i servizi. I servizi, ormai, sono tutti a pagamento.
    Lo stato sociale è stato eliminato dalla mano criminale di chi governa massacrando i cittadini.
    Quelli che stanno commettendo tutti coloro che reggono le sorti del mondo, non sono altro che crimini contro l’umanità.
    Come si possono affamare gli esseri umani, portare via abitazioni a chi non può pagare un mutuo concesso con la consapevolezza che non sarebbe stato pagato?
    Questi atti hanno un nome: crimini contro l’umanità.
    Il denaro non è colpevole. Il denaro è neutro. Ma chi ne ha il potere, lo usa come mezzo per dominare l’uomo.
    E’ per questo che urge uscire da questo sistema.
    Se noi usciamo dalle loro logiche, come potranno continuare a governare il mondo?
    Ogni nostra scelta economica ha un peso politico.
    Ecco qual è lo scopo del libro di Simone e Paolo: permettere ad ognuno di riprendersi in mano la propria vita.

    Felice Mercoledì

    Carla

  13. Per cambiare il denaro e rendendolo schiavo, dobbiamo cambiare completamente il nostro approccio nei suoi confronti. Per esempio per me funziona molto bene girare sempre senza soldi in tasca, in questo modo non compero niente, mai niente, e sono costretto a portarmi da casa tutto quello che mi servirà durante la giornata, anche banalmente una bottiglietta d’acqua. In questo modo mantengo un totale distacco dal denaro e vi ci attingo solo per le cose realmente necessarie.

    Riesco a vivere con meno di 300 euro al mese, lo ho già spiegato lungamente in molti dei miei articoli.

  14. Ciao Simone, ‘sta storia del denaro è proprio una rottura di palle…pensa che c’è un mio caro amico, dentista che cura mia figlia, al quale da 2 anni non riesco a dare un euro…dopo vari tentativi, agguati e sorprese non riuscite ho dovuto consegnare una busta alla segretaria (che rifiutava di prenderla da tempo)dicendo che si trattava dell’invito alla Comunione di mia figlia da consegnargli…roba da farsi internare…credo però che tutto sommato si tratti di un equivoco: se io so che tu fai il dentista per campare e non per hobby, per me è la cosa più naturale del mondo pagarti…se tu ci campi con la barca, o con i libri, io ti pago….diverso sarebbe se ci speculassi, sparando prezzi assurdi per un’otturazione, per le settimane con voi a navigare (ma non mi pare…)o con prezzi di copertina come se il tuo libro fosse il compendio della Treccani….e l’amicizia non c’entra, anzi no..c’entra eccome, perché se non ho rispetto di te, del tuo lavoro, delle tue necessità, come posso definirmi amico tuo? Un abbraccio, Capitano, e buon vento. Luigi

  15. Il post di Simone è uno dei suoi tanti per i quali scende una lacrimuccia di commozione (vera). Verrebbe da dire che è troppo avanti ma c’è chi qualcosa di simile la sta facendo, come Alessandro Ronca del Parco Energie Rinnovabili con il progetto http://www.naturalife.org/
    Posso dire che in qualità di “Velista di terra” da tempo cerco di mettere in pratica quello che Simone mirabilmente scrive e nonostante lividi e fratture varie credo che si possa fare. E’ sicuramente una delle cose più difficili in assoluto ma se riesce è notevole.
    Comunque tanto di cappello a Simone.

    Paolo Ermani

  16. Ciao Simone,

    Innanzitutto giù il cappello per la tua scelta di vita e per come cerchi di descriverla, spiegarla, motivarla con estrema onestà e trasparenza.
    Detto doverosamente ciò, ho letto il tuo post poco prima di accingermi a prenotare una crociera in barca a vela per questa estate ( in un certo senso ance ispirato dal tuo libro uomini senza vento che ho da poco finito di leggere. Vengo al dunque: immagino che avrai già l’agenda strapiena, ma ci provo lo stesso.. Mi puoi dare info o link per verificare cosa proponi per questa estate? O magari la prossima?

    Sperando che per la prossima non ce ne sarà poi il bisogno se riuscirò a comprarmi il mio catorcio a vento.

    In ogni caso ci tengo ancora a manifestarti ancora tutta la mia stima, stima di un giovane uomo (imprenditore) che sogna una vita diversa e sicuramente possibile. Come mi stai insegnando tu.

    Buon vento

    Paolo

  17. In Italia siamo meno propensi alla multiproprietà, al mettere le cose in comune rispetto ad altri paesi. Non mi riferisco ai sempre mitizzati paesi nordici, ci sono delle forme di mutuo scambio o condivisione anche in certe zone d’ Africa.
    Non vorrei che il mio discorso fosse interpretato con il luogo comune “Ma siamo in Italia…!” , tuttavia mi sembra che non siamo culturalmente molto portati (mediamente) per le cose in comune. Penso che testimonianza di questo possa essere l’ approccio tutto nostrano alla microimprenditorialità, con le tantissime paritite iva che abbiamo che se da un lato sono segno di vitalità e indipendenza dall’ altro sono anche una forma di nanismo imprenditoriale che é al contempo poco efficiente. Ed é un modello, tipico del nordest, che sta andando in crisi irreversibile sotto le sferzate del mutamento del clima economico.

    Avevo letto un libro:
    Gli occhi della giunca
    Pitiot Michaël; Laheurte Marielle
    Addictions-Magenes Editoriale (collana Maree. Storie del mare)
    che mi aveva divertito, gliene capitavano un po’ di tutte, ma riuscivano con atteggiamento propositivo a gestirle, mantenendo sempre una vena di ironia. La prima questione con cui ebbero a che fare fu proprio come riuscire ad avere una barca tanto per iniziare, visto che non possedevano i soldi necessari. L’ autore del libro narra che trae allora spunto da una nozione che gli avevano insegnato da piccolo: quella di condividere gli oggetti, allora giocattoli, per averne di più, mettendoli in comune con altri bambini. E allora lui e la sua fidanzata costituiscono una società di armamento marittimo, vendendo quote di essa ai partecipanti al futuro viaggio che si sta progettando dal Vietnam alla Francia. Questo porta a condividere non solo una proprietà ma anche una esperienza di navigazione assieme, con dei partecipanti che raggiungereanno in aereo la barca per intervenire a differenti tappe del percorso.
    Non so se da noi una cosa del genere prenderebbe piede, c’ é gente che storce il naso quando sente parlare di appartamento di vacanza in mutiproprietà. Quota di multiproprietà che per altro può essere venduta qualora si volesse. Forse la caratteristica dell’ italiano é di avere la inconscia aspirazione a diventare un piccolo feudatario mignon, signore e principe della sua piccola proprietà, non importa a che prezzo cerca di raggiungerla e quali altre possibilità invece si nega. (Magari semplifico e stereotipizzo eccessivamente!)

    Il viaggio descritto nel libro si conclude nell’ agosto del 2000, oggigiorno con le aumentate potenzialità di internet dovrebbe essere più facile fare il passaparola per pubblicizzare qualcosa del genere. Oltretutto se la sede del progetto e dell’ uso si trova in mediterraneo si presta ad essere raggiungibile e appetibile da un più ampio bacino di utenti. Magari, per pervenire ad un numero necessario a fare massa critica, quote di tale partecipazione possono essere cedute ad abitanti di nazioni europee.

    Non ritengo “La” soluzione il solo baratto di tempo di cui leggo nei commenti, perché, per esempio, presto o tardi bisognerà acquistare delle latte di vernice per ridipingere lo scafo (o altre spese simili). La manodopera da sola non basta, tanti si possono offrire per cartavetrare e pitturare lo scafo, ma se nessuno é disponibile ad addebitarsi le spese per la pittura che si fa?
    E ancora: chi concorre a pagare le tasse?

  18. Ciao Simone,
    “il denaro rovina (o tenta di rovinare) quasi tutto quel che tocca”: sono d’accordo!
    Anche con il “quasi”, che potrebbe essere la soluzione al dilemma che proponi qui.
    I princìpi assoluti, per quanto virtuosi, non sono di questo mondo, mi sa: riguardano piuttosto quel famoso “migliore dei mondi possibili”, affascinante e… immaginario!
    Nel mondo vero, i princìpi si confrontano con la realtà, che li modifica, tanto o poco, e a volte li fa addirittura a pezzi.
    Vedi proprio la questione del denaro. Per quanto lo si possa demonizzare concettualmente (e non immagini quanto lo demonizzi io!), rimane comunque, nella pratica, uno strumento di scambio pressoché irrinunciabile. Vuoi la barca? La paghi (per l’acquisto o il noleggio). Ergo: voglio viaggiare sulla barca che tu hai pagato? Pago.
    Però, diavolo, questo è anche un utilizzo virtuoso del denaro! Tanto più nel tuo caso, in cui si paga non solo per il viaggio in sé, ma anche per avere un contatto diretto con te e con la tua straordinaria esperienza. Voglio dire: c’è una bella differenza tra spendere soldi per garantirsi un’esperienza del genere e spenderli – che so? – per comprarsi il megatelefonino!
    Dunque sì: il denaro rovina (o tenta di rovinare) QUASI tutto quel che tocca: di certo, io credo, non rovina la preziosità di questi tuoi viaggi (fisici, emotivi, culturali, etc) che pure va a finanziare.
    Detto ciò, i tuoi scrupoli sono comprensibili: chiedere soldi a un amico può essere imbarazzante. E’ anche vero, tuttavia, che quell’amico si renderà ben conto
    delle motivazioni pratiche, affatto opportunistiche, che stanno dietro al contributo che gli viene richiesto. Insomma, secondo me il problema non sussiste! 😉

    Aggiungo un’ultima considerazione. Ammesso che il ruolo del denaro non si possa eliminare del tutto, certo lo si può ridimensionare. In questo senso, il baratto è la strada più praticabile. Sempre che la cosa sia fattibile a livello gestionale, potresti prendere in considerazione l’idea di introdurre sulla barca forme mirate di baratto. Per “mirate” intendo che portino prima di tutto A TE un beneficio effettivo, un servizio utile, degno di essere scambiato, del tutto o in parte, con le meraviglie del viaggio.

  19. Donare perchè quello che conta veramente non si può ne vendere ne comprare.

    Barattare per dare un valore a quello che abbiamo.

    Vendere per vivere e ricominciare a donare.

    Se manca un anello di questa catena, forse non stiamo dando un valore alla nostra esistenza.

  20. Caro Simone vediamo un po’…….Dona se vuoi apportare qualche modifica sei benvenuta.
    Allora, quanto costa tenere la barca in vita ? sparo dei prezzi a caso
    ormeggio: 2.000 euro l’anno
    rifare carena: 1500 euro
    manutenzione straordinaria : 1000 euro
    gasolio : 5000 euro l’anno
    si potrebbe dividere il tutto in quote singole di “partecipazione giornaliera” sulla tua barca…… non so di 40 euro e dare quindi ad ogni amico-cliente la sensazione (ma anche a te Simone) che si contribuisca al mantenimento-godimento del mezzo.Un po’ come il contributo per un viaggio di nozze ….io pago per la cena a lume di candela tu ai biglietti aerei, la differenza è che qui si puo’ condividere la sposa……
    Poi a fine anno su questo blog fai un rendiconto finale di come è andata : se ci sono dei soldi in piu’ si mettono per una bella cena tutti insieme se in meno si aggisuta il tiro.Così caro Simone avrai avrai e darai una percezione diversa del contributo per navigare.ciao FAbio

  21. @ Cinzia: “Solo quando qualcuno ti sa portare per mare capisci come è fatta la terra…” che belle parole, mettono voglia di andar per mare…

    @ Simone: ma da qualche parte parli dei viaggi per mare che fai quest’anno? perché la sezione Viaggi di questo blog non è aggiornata… 🙁

    • sì barbara. ecco qui. ora lo aggiorno. grazie. ciao!

      PELAGOS 2012 – 7 arcipelaghi nel Mediterraneo
      Vacanza itinerante in barca a vela tra luglio, agosto e settembre 2012

      (are you interested in sailing in Mediterraneo – Summer 2012? Send us an e-mail and ask about calendar, prices and booking!)

      Chi è interessato può trascorrere a bordo da un minimo di una settimana, a scelta, a un massimo di sei settimane.
      Saremo una mini flotta di 3 imbarcazioni da 37 piedi

      Tappe e costo:

      1. 28 luglio – 3 agosto – Spezia–Trapani (via Arcipelago Toscano, Ponza, Capri e Ustica), 450 miglia. 480 € a persona

      2. 4 – 10 agosto – Trapani-Pantelleria (via Egadi, costa siciliana fino a Capo Granitola), 113 miglia. 560 € a persona

      3. 11 – 17 agosto – Pantelleria-Malta (via Lampedusa e Linosa). 208 miglia. 590 € a persona

      4. 18 – 24 agosto – Malta-Catania (via Punta Corvo, Pozzallo, Capo Passero, Siracusa). 191 miglia. 590 € a persona

      5. 25 – 31 agosto – Catania-Stromboli (via Scilla, Lipari, Panarea). 128 miglia – 560 € a persona

      6. 1 – 7 settembre – Stromboli-La Spezia (via Palinuro, Ischia, Ponza, Giannutri, Elba, Capraia). 450 miglia. 480 € a persona

      Se sei interessato scrivici un’e-mail a marco.simeoni75@alice.it
      Booking e assegnazione barche casuale secondo l’ordine cronologico di prenotazione, fino a esaurimento posti
      Imbarco tutti i sabati entro le 13.00. Sbarco tutti i sabati entro le 9.00. Chi sbarca dorme ancora a bordo il venerdì sera
      Ai partecipanti non è richiesta alcuna minima nozione velica. Ci sono gli skipper!
      Chi invece vuole fare pratica di vela aiuterà nella conduzione delle imbarcazioni sotto la supervisione dei comandanti
      Per chi vuole stare a bordo due settimane tra 28 luglio e 10 agosto o tra 25 agosto e 7 settembre, la quota individuale è 950 €
      Per chi vuole stare a bordo le due settimane centrali, tra 11 e 24 agosto, la quota individuale è 1.100 €
      Per chi vuole stare a bordo da tre settimane in su, sconto 15% sul costo di listino delle settimane
      Gli equipaggi provvederanno, con cassa comune, a cambusa, gasolio e porti (stima spesa 15 euro al giorno a testa)
      Gli skipper sono a carico dell’equipaggio e non partecipano alla cassa comune
      I Nomadi a Vela non si occupano dei trasferimenti da e per i porti di imbarco

      Se hai bisogno di ulteriori informazioni scrivici a marco.simeoni75@alice.it

  22. Certo il denaro provoca turbamento, se non ce l’hai, se ne hai troppo, se lo devi dare a qualcuno o se qualcuno te lo deve e sarebbe bello farne a meno.
    Ma c’è quel problema legato alla vita di tutti i giorni, a pagare la benzina, la spesa la bolletta e li che restiamo fregati… Vivendo in modo convenzionale non se ne può fare a meno, che ci piaccia o meno.
    La soluzione potrebbe essere uscire da quel “convenzionale” passare insieme ad altri ad un livello differete, non più alto o più basso, ma differente. Crearsi o meglio costruirsi un luogo dove un insieme di persone producano, scambino e riescano ad essere felici dei frutti del loro lavoro restando indipendenti da tutto il resto “convenzionale” fuori… Che dite si può fare?

    • sognatore distratto, certo… credo sia possibile pensarlo. ho sempre paura, tuttavia, delle soluzioni collettive. mi paiono più rischiose di qualsiasi altra via… ma non ho molto da opporre. il mio “sistema” vale per me. i problemi nascono quando vogliamo condividere.

  23. Io ho un altro lavoro ma ogni tanto do una mano ad un mio amico falegname quando ha bisogno…Io non mi sognerei mai di chiedere soldi(nè lui di darmeli) e allora, visto che siamo amici, ogni tanto mi fa dei regali (cena, muta da surf, riparazioni a casa ecc)
    !L’anno scorso ho avuto bisogno di un amico osteopata ed è avvenuta la stessa cosa…Io gli ho chiesto di trattarmi come un cliente normale e lui ovviamente ha detto di no…quindi gli ho fatto un regalo scegliendo una cosa che sapevo gli sarebbe stata utile.
    Qualche mese fa alcune zie anzianotte mi hanno chiesto di tenere a casa loro a turno delle lezioni di ginnastica perchè si vergognavano ad andare in palestra;pagamento previsto in torte di ottima fattura eheh!
    Io credo che sia impossibile allo stato attuale eliminare del tutto il denaro a meno che non si voglia vivere come Thoreau. Però possiamo “lavorare” per far si che il denaro abbia sempre meno influenza sulle nostre vite scambiando oggetti o competenze, riciclando, autoproducendo, creando reti di relazioni scambio/solidali.. Bòh

  24. credo che andare oltre si può, basta volerlo ardentemente e tutti insieme, crederci!!io sono molto insofferente sul discorso dei soldi e a volte mi sento un pò al di fuori da questo mondo così contaminato. Mi piace pensare Simone che ci siano persone che la pensino così come me…..grazie simone di averlo voluto condividere. mI SA CHE PRIMA o poi mi toccherà fare un salto sulla tua barca……….in cambio non ho molto,ma la meraviglia del mare e degli incontri quella sì la vorrei condividere con gioia, se basta fatemi un fischio

  25. Una domanda. Che differenza c’é tra farsi pagare per i libri e farsi pagare per i viaggi in barca? Io non ne vedo, se non nel fatto che, nel primo caso, c’é un intermediario di mezzo.

  26. Non posso dire perché, ma questo post mi ha lasciata a bocca aperta. Dovrei raccontare cose personali e non mi va. Ma concordo con molto di quello che ho letto. Lunedì proficuo, Perotti, lunedì proficuo. Proverò a pensare ad una possibile soluzione, anche se dubito ce ne siano. Figuriamoci, mi sto leggendo Valicano S.p.A., casca a fagiolo con quanto hai scritto. É ironia, ovviamente.

  27. …come al solito mi faccio prendere dalle considerazioni delle persone che scrivono… Capisco sia imbarazzante ricevere dei soldi dagli amici di bordo però, fino a prova contraria, devi sopperire anche tu anche ai beni di prima necessità, giusto? Ora prova a pensare a quel che, invece, regali ogni volta…Io, purtroppo ho avuto una sola occasione per trascorrere una settimana in barca a vela. E’ stato magnifico. Sono trascorsi anni ma ho ancora vivo il ricordo. Se non fosse stato per la mia skipper sarei ancora qui ad immaginare…. Solo quando qualcuno ti sa portare per mare capisci come è fatta la terra…

  28. – Per il cibo (bisogno primario) è possibile fare recupero, ad es. se nella vs città esiste un gran mercato ortofrutticolo settimanale, alla chiusura potete recarvi con un carrello, meglio se in più persone è anche più divertente, e prendere la frutta e verdura che si trova negli scatoloni ammassati ai bordi della strada, a volte i commercianti pur di sbarazzarsi delle eccedenze vi regalano quello che non hanno venduto, a volte sono felici di donare, e quando accade questo ve ne accorgete, si legge dai loro occhi.
    Non immaginate quanta roba perfettamente edibile si può recuperare in questo modo, e tutti ne guadagnano, l’ambiente perchè non ci sono sprechi, voi perchè al rientro dopo una settimana potete preparare un’ottima macedonia, ancora più buona se la compartite con gli altri.
    Questo è solo un es. di nuova economia che nasce dalla collaborazione reciproca secondo quelle che sono le caratteristiche e abilità delle persone che compongono l’allegro gruppetto che va in missione per il recupero; non esistono regole, ma ognuno si auto regolamenta secondo il principio della partecipazione basata sulle competenze che uno possiede (non esiste persona al mondo che non abbia competenze, almeno una!).
    C’ è chi suona il flauto e sta davanti al gruppetto per l’accompagnamento musicale, chi è bravo a piegarsi sotto le bancarelle per recuperare ad esempio le albicocche/pomodori caduti e quindi non più vendibili, chi aiuta a raccogliere le varie cassette riponendole nel carrello che trasporta e custodisce, chi parla coi mercanti, chi è alto e rovista nei cassonetti in prossimità dei supermercati. A volte si trovano prodotti che presentano dei difetti solo in una parte, basta poi tagliare quella parte andata a male e il resto si può mangiare, oppure altri troppo maturi per essere venduti, insomma basta partecipare e il gioco è fatto.
    – Per il vestiario, tutti abbiamo una quantità smisurata di vestiti, a volte basta vedere bene negli armadi e tac si trovano tante cose dimenticate, a volte basta un rinforzo ad una chiusura lampo, oppure una modifica sartoriale che possiamo fare tranquillamente da noi per indossare un vestito di qualche tempo fa che non ci piaceva, ma ce lo possiamo far piacere accostandolo ad altri accessori o inventandoci delle modifiche secondo uno stile che sarà tutto nostro, così saremo anche più originali e meno omologati. Se si è in più persone i vestiti possono essere scambiati, anche qui non esistono regole, tutto avviene naturalmente e in assoluta tranquillità. Se c’è un armadio collettivo possiamo andare la mattina e rovistare tra le cose che altre persone hanno lasciato, o per ingombro, o perchè si erano stancate di quel vestito o perchè semplicemente buttate lì, dimenticate. E a seconda del tempo, dell’esigenza personale, dell’occasione o perchè semplicemente ci va così possiamo indossare un capo o un altro e essere bellissime lo stesso. Perchè non sono i vestiti a rendere belle le persone, quanto piuttosto le persone a rendere belli i vestiti.
    – Per la casa: qui il discorso si fa più ampio e complicato, non posso dirvi tutto ora ma vi garantisco che ci sono delle realtà dove avere un tetto in testa senza quegli obbrobi di formule contrattuali chiamate mutui o affitti vari è possibile; anche qui si tratta ovviamente di recuperi di strutture abbandonate ma ancora abitabili se apportate le dovute migliorie o accorgimenti vari. In tali contesti però la partecipazione di tutti al buon andamento della manutenzione struttura- coabitazione è condizione imprescindibile per l’abitabilità. In questo caso occorrono delle regole condivise da tutti anche se..ragazzi, qui non ci sono capi. E’ questa la chiave della nuova economia, tutta da inventare.
    – Per gli spostamenti, si può andare a piedi, tutti abbiamo le gambe, in bici, nei mezzi pubblici, nei treni, nelle metro, in autostop, tutti abbiamo il diritto di spostarci, non solo le merci. Ciao ragazzi, e buona nuova economia, i soldi non sono tutto…hasta luego amigos.

  29. Contrariamente al credo “popolare” il denaro puzza, eccome. Peccato non sia un tipo da barche e mare, magari ci incontreremo in altri modi. Buona ricerca…fastidiosa e vera come l’onestà.

  30. Caro comandante,
    ecco la mia idea (derivata dalla necessità) riguardo il post di oggi: mi hanno offerto uno stage a cui tenevo molto per cui non posso più navigare con te quest’estate.
    C’è qualcuno che si vuole comprare la mia vacanza che ho già pagato? Offerta libera.
    Imbarco a La Spezia il 28 luglio e sbarco l’11 agosto a Pantelleria.
    Se volete comprare una settimana sola va bene lo stesso. Grazie e scusate lo spot.

  31. Ho una casa al mare amatissima dove non mi stanco mai di invitare amici; è vera felicità averli con me, ma mi rendo conto che a volte alcuni di loro possono sentirsi in imbarazzo, temo che la mia sembri generosità ostentata. Sentono qualcosa che è innegabile: la casa è mia e decido io chi, quando e come. Un bel groviglio: il denaro è anche libertà e potere. Nel mio lavoro invece sono libera di non far pagare nessuno, amici o antipatici, perchè c’è lo stato che mi dà un fisso (finche dura). Eppure mi sono resa conto che per molti quel che non si paga non ha valore, e il rischio allora diventa quello di sentirsi sfruttati. Per tornare a te, credo che se mai riuscirò trovare il tempo (molto più prezioso del mio denaro) per imbarcarmi con voi, sarò lieta di pagarvi, perchè per me non è uno sforzo e per voi è importante, lo stesso motivo per cui compro i CD originali, per esempio. Altri sono in una situazione diversa e quindi per loro, forse, si possono trovare diverse soluzioni. Il problema è eterno, ma quel che mi piace in questo blog è che non c’è il moderno timore di affrontare grandi temi: e chi l’ha detto che alla fine a qualcuno di noi non venga un’idea geniale? continuiamo a pensarci…

  32. … ma se un amico, è un amico vero, vuol dire che sa quel che faccio per vivere… E se per vivere uso la mia barca barca, o preparo pasta fresca o altro… non dovrei neppure chiedere i soldi, dovrei riceverli e basta, senza dovermi sentire in imbarazzo… Tutto qui. 😉

    • cinzia ma infatti così succede. la gente non è affatto in imbarazzo. sono io che ogni tanto sono insofferente di questa cosa…

  33. Bel post e quesiti eterni.
    Il mio libraio di fiducia, mi dice: quel che mi stai dando in denaro per quest’opera XY è la contropartita per aver altra roba buona domani. Lo scrittore, il fotografo, l’artista, ti chiedono i soldi per poterti far sognare anche domani, per poterti dare un altro appuntamento ad un nuovo spunto di riflessione, un altro segno di bellezza nel prossimo futuro. Poi in realtà le cose sono più complicate, ma il taglio del discorso mi piace e te ne faccio dono.

  34. @Carla
    Sono felicissima che il mio sito ti piaccia, e di avere la prima pioniera dalla Sardegna, evvai!!

    Peccato che siamo lontane altrimenti ti chiederei al volo di barattare la tua pasta fresca 😉

    Sono d’accordo con Luca quando dice che i demoni sono dentro di noi e infatti mi chiedo perché anch’io ho così difficoltà a “chiedere soldi”, è qualcosa che non capisco e quindi qualcosa su cui lavorare.

    Ma, nella pratica, sono straconvinta che se ognuno di noi nel suo piccolo modifica le proprie abitudini nella direzione di un’economia alternativa a quella dominante (GAS, baratto, multiproprietà, co-housing, ecc.), le cose cambieranno.
    Sta a noi farle cambiare.
    Forse, a quel punto, il denaro perderebbe anche quel suo alone di “fastidio” che ci provoca ora, chissà.

  35. “Il denaro rovina (o tenta di rovinare) quasi tutto quello che tocca”
    Non sono d’accordo.
    Nel momento in cui diamo la colpa a qualcuno o qualcosa per il fastidio che proviamo, stiamo spostando il problema.
    Il problema non e’ ‘la fuori’ ma dentro di noi.
    Il problema non e’ il denaro, ma l’uso che ne facciamo, l’importanza che gli diamo.
    Se ci infastidisce il denaro dovremmo chiederci perche’ permettiamo a una cosa esterna a noi di infastidirci.
    Altrimenti anche il coltello e’ una pessima invenzione, visto che viene usato anche per uccidere la gente.
    I demoni sono dentro di noi.
    Prima li sonfiggiamo, prima diventiamo piu’ forti e sereni.
    Chi vogliamo essere ?

    • condivido Luca. Navigare con le persone mi piace moltissimo. Mi piace soprattutto che la mia passione per il mare sia anche il modo in cui campo. Mi piace ancora di più che questo non si limiti a una faccenda tra me e il mare ma diventi anche occasione per incontri e relazioni d’amicizia, d’affetto, esperienze umane che non finiscono a bordo. Io sto però cercando di immaginare come andare oltre. mi parrebbe un peccato non farlo. si può? chissà…

  36. @ Elisa,

    Che bello il tuo sito. Mi sono iscritta. Sono la prima ( l’unica) della Sardegna. Una pioniera, insomma. Posterò presto i miei annunci. Intanto ti ringrazio per aver creato questo luogo di scambio.

    Anche io sono poi favorevole alla multiproprietà. Non è poi così difficile avere relazioni basate sul dialogo. Inoltre, per evitare incomprensioni, basta stabilire delle regole, come fanno i coinquilini.

    Non dimentichiamo un particolare: che bisogna cancellare i vecchi schemi secondo i quali siamo abituati a ragionare. Qui si tratta di costruire una nuova forma di convivenza. Perciò anche le idee più strampalate e anticonformiste possono andare bene.

    Immaginate tutte le case che rimangono chiuse per mesi interi e abitate solo in estate. Che spreco!!!

    Insomma: costruiamo il mondo in cui vogliamo vivere.

    Io faccio la mia parte

    Sfruculiate la psiche

    Carla

  37. Il punto proprio questo:
    come si può “uscire dal sistema” se il sistema per vivere ci vincola per l’acquisto di beni/sevizi
    essenziali (sanità, istruzione,…) a “vendere sul mercato” quello che sai fare ?
    In pratica ti fà uscire dalla porta e ti constringe a rientrare dalla finestra.

    Il mercato e il denaro inquinano non solo l’ambiente ma tutti i tipi di relazione che puoi far crescere
    e coltivare.

    Una vision su come “praticare una economia diversa” è il punto essenziale….

    La realtà purtroppo che noi interfacciamo è quasi sempre di natura virtuale (economia, ….)
    La nostra vita “va come se” davvero esistesse il denaro ma questa è una “invenzione umana” e finche
    tutti gli riconoscono un valore sarà cosi…

    ciao
    Giulio

  38. Discorso che condivido in pieno, mi scoccia in maniera esagerata chiedere soldi per quello che faccio… ma forse non è nemmeno giusto che mi scocci così tanto. In fondo pagare soldi per qualcosa che ritengo abbia valore non mi infastidisce affatto, eppure quando sono io a doverli chiedere è un casino. Come te mi sembra che rovini tutto.
    E il baratto, invece, mi piace talmente tanto che ci ho fatto un sito, che mischia baratto di oggetti e banca del tempo, che secondo me è un’idea bellissima perché come si diceva nei commenti qui sopra, io posso scambiare una mia competenza con le zucchine del tuo orto, e ritornare ad avere dei rapporti sociali e di vicinato decenti, mica tutti chiusi nel proprio loculo come spesso succede oggi.
    Se a qualcuno va di dare un’occhiata il sito si chiama http://www.coseinutili.it, non è nato da molto, siamo ancora in pochi ma mi sta dando grandi soddisfazioni a livello umano 🙂

  39. Eppure a me l’idea della multiproprietà piace così tanto. Un pò di tempo fa parlavo di qualcosa di simile con Giugiu.
    Forse non si riesce perchè siamo un pò viziati. Come dici tu nessuno è disposto a fare un passo indietro per la community: io là ci sono già stato, non sono d’accordo a comprare quei ricambi…Manca la cultura della cooperazione: pari funzioni solo nel sociale e nell’edilizia. Io vorrei non lasciare cadere il discorso.
    Parliamone ancora.

  40. E’proprio così, Simone.
    Anche io mi sono ritrovata, per necessità, a dover vendere ciò che sapevo fare.
    Nel mio caso parlo di pasta fresca fatta in casa: ravioli, pasta al forno, malloreddus.
    Ma non sono mai riuscita a “farmi pagare”.
    Li regalavo.
    Mi sembrava disonesto chiedere soldi in cambio di una cosa che mi piace fare.
    Ma allora come vivere?

    Io mi chiedo sempre: ma come facevano prima che il denaro prendesse il sopravvento? Ci sono tante cose che prima si facevano per amicizia o solidarietà.Ora tutto ha un prezzo.

    La mia idea è quella già sperimentata della Banca del tempo.
    Ognuno mette a disposizione le sue competenze in cambio di quello che gli occorre.

    Faccio il mio esempio: Devo imbiancare casa.I preventivi che mi hanno fatto sono tutti superiori alle mie possibilità.
    Però ci potrebbe essere qualcuno che lo sa fare e che ha bisogno di ciò che so fare io. Ecco che si può raggiungere l’accordo. Si barattano le competenze.

    Per te, Simone, mantenere una barca richiederà le competenze tecniche di qualche operatore che potrebbe offrirtele in cambio di un viaggio.

    A me l’idea gusta un casino

    A te?

    Felice Lunedì

    Carla

  41. inzio a scervellarmi ora per la TERZA VIA…….questo post avrei potuto scriverlo io…..il mondo senza soldi sarebbe un mondo senza problemi…io lo credo fermamente. ppena mi viene un’idea di quelle pazzesche mi faccio viva

  42. il baratto. dico sempre che mi piacerebbe tornare all’epoca del baratto, lo dico scherzando però un pò lo penso davvero. ci scambiamo tempo e capacità di fare. Ne nascerebbero belle sinergie. ad esempio, in casa da due settimane non mi funziona bene il rubinetto del lavello della cucina, ogni volta che lo uso ho paura che mi resti in mano, e mi rompe dover chiamare un idraulico (o chi per lui) per quella che probabilmente è una stupidaggine (se sai dove metter le mani e cosa guardare)… così, scambierei riparazione rubinetto con qualche lavoretto domestico in casa, oppure con zucchine/patate/pomodori di produzione bio (il cognato), o ancora con un trattamento shiatsu (lo faccio io)… ehh??
    sì lo so, potrei darci un’occhiata da sola al rubinetto, ma, sentite, mi monto da sola tutti i mobili dell’ikea, ho imparato a montarmi le mensole e a gestire il trapano, mi pitturo casa…no…l’idraulica no…non me la sento…
    scherzi a parte, il discorso denaro è sempre delicato, soprattutto quando presti un servizio a persone che sono amiche, o lo diventano in seguito. c’ho riflettuto anch’io e sono giunta a questa conclusione: in fondo il denaro non ha né un valore positivo né uno negativo, è l’uso che se ne fa che lo riveste di significato. il denaro è solo energia che circola. se uno è onesto, e stabilisce dei prezzi equi per ciò che offre (servizi, competenze, professionalità, o prodotti), credo che anche chi paga sia contento di pagare, come segno di riconoscimento di ciò che l’altro gli ha dato. credo che sia importante che ci sia comunque uno scambio fra le parti, sotto una qualsiasi forma (denaro, natura, tempo), come segno di gratitudine e rispetto della fatica altrui.
    In alternativa al denaro, davvero, io valuterei un baratto (serio) come forma di pagamento, se proprio imbarazza chiedere soldi o, ancora di più, se l’altra persona è in difficoltà economica. fermo restando, certo che, se si può, è bello anche donare e basta… (ma questa è un’altra storia, più difficile da realizzare in questo mondo).

  43. Tu chiedevi una soluzione. Nonostante il gran pensarci a proposito della situazione che raccontavo prima, non sono arrivata a una conclusione universalmente valida.
    A meno di non avere un’altra attività che ti consenta di vivere, dobbiamo farci pagare per il nostro lavoro. Se non in danaro, almeno in natura, tipo: chi ti fa la spesa o chi si offre di pagarti una bolletta o una rata del mutuo o l’affitto (a seconda dei casi) al buon cuore di chi viene a usufruire del tuo lavoro. Oppure i vari partecipanti non pagano un prezzo ma lasciano una mancia a propria discrezione.
    Funzionerebbe? Sinceramente non ne ho idea.

  44. Simone, io questo anatema contro il denaro non lo condivido in toto. Il denaro è stato inventato proprio per facilitare gli scambi, il problema non è il denaro in se ma semmai il costo del denaro, in tutti i sensi. Il costo del denaro dato in prestito, il costo del possedere denaro, il costo indotto dal denaro (lavoro-produco-consumo) etc. etc.. La terza via secondo me sta sempre nei rapporti personali, come appunto dici te, ma i rapporti personali per fortuna se ne fottono del denaro, basta che ce ne sia a sufficienza per i bisogni primari. Per i beni voluttuari, come la barca, qualche sacrificio bisogna pure farlo 😉 L’altra possibilità che mi sembra una bellissima idea, è aderire al circuito dei buoni sconto o della moneta locale come gli SCEC o similari per far ritornare il denaro alla sua ragione originaria ossia utilizzarlo come mero mezzo di scambio

  45. Leggo la tua riflessione di oggi e rivedo uno dei motivi che (forse) hanno portato alla chiusura del ristorante. Abbiamo sempre gestito il locale in modo da privilegiare il cliente, a scapito del guadagno. Alta qualità (prodotti sempre freschi) a prezzi di una pizzeria e a volte anche meno. Gli amici, poi, pagavano ancora meno e a volte offre il padrone.
    Speravamo, in questo modo, di attirare a noi molta gente in modo da poter far quadrare i conti lo stesso.
    Invece non ha funzionato, nonostante il gradimento di tutti quelli che sono passati da noi e qualcuno ci ha anche recensito sui portali ad hoc.
    Il fatto è che a noi (il socio e io) manca la mentalità imprenditoriale, quella del commerciante puro che non mischia affari e amicizia. Che tratta i clienti con cortesia ma sempre a giusta distanza e non si sente imbarazzato per i soldi che chiede. Il commerciante che sa dare il giusto valore al proprio lavoro.
    Forse la fregatura nostra è che mischiamo passione e lavoro, e ci viene difficile farci pagare per qualcosa che ci diverte fare.
    Buona giornata

  46. e se la terza via fosse il baratto?!?! se tutti ci dedicassimo alle nostre passioni, avremmo in abbondanza il prodotto di quelle stesse passioni da cedere in cambio del risultato delle passioni di altri… certo, forse la filatelia sarebbe meno barattabile di un pollaio… però… chissà… 😉

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