(Ri)Conoscimenti

Il mare sembra dovunque, per settimane che somigliano a sempre; la barca procede lentamente, e l’isola che vedi là in fondo non si avvicina mai, figuriamoci il porto d’armamento; anche i pensieri sono lenti, i ricordi scolorano, a volte ti pare di non averne neppure. La tua casa, se mai il marinaio ha qualcosa di suo, è lontana, così lontana che quasi non la vedi più. Poi, un giorno, la prua fende il filo invisibile tra i fanali del porto, lo scafo barcamena qualche istante, le cime, come trecce di capelli prensili, volano verso le bitte… Quei fili sottili ricollegano la testa alla terraferma, e un istante dopo il viaggio è concluso.

Ho letto tanti portolani, diari di bordo, scritti da marinai famosi o sconosciuti lavoratori del mare. In ognuno di essi ho trovato tracce dello spaesamento, il sentimento che solo il mare sa generare. Un montanaro, quando torna a valle, non lo prova. Non lo prova, così fortemente, il viaggiatore dei deserti, il solitario dei boschi. Il marinaio, invece, rischia di morirne o di viverne, che è lo stesso.

Ieri, dopo oltre duemila miglia di mare, ho ritrovato la mia casa. Ora sono seduto nuovamente dove scrivo i miei libri. Stamani all’alba, dopo un giro tra le piante esauste dell’orto, dopo aver raddrizzato qualche oggetto caduto per il vento, buttato via qualcosa di strappato, riordinato appena, mi sono guardato le mani. Le mani callose e ruvide del mare, che già diventano nere di terra. Le unghie bianche, smerigliate dal sale, si stavano già seccando, una venuzza scura le attraversava. Sono corso a lavarmele, le voglio ancora bianche, trasparenti, diafane di salmastro e marino, per qualche giorno almeno.

Il primo giro per la poca terraferma che chiamo “il mio”, è un riconoscimento. Io non ho mai conosciuto niente. Semmai riconosciuto, ritrovato. Per vivere e godere, in questa vita minacciata dal disincanto, devo ritrovare me nei luoghi. Quando sono salpato era luglio, e per giorni ho faticato a farlo col mare. Ora devo tentare di riconoscere la terra, partendo da qui. Il silenzio di questo angolo serafico aiuta, ma i rumori del mare mi mancano.

Un tempo sapevo stare dove non c’ero io. Ero vaccinato contro l’alienazione dei “non luoghi”, i posti dove stavo ma non c’era la mia vita. Oggi ne morirei. Posso passare da una costa solitaria al mare in altura, popolato di gente che lo ama. Non più di questo. La mia vita è tutta qui, in questa rotta breve, che pure è un viaggio straordinario, aeronautico, tra la mente e il cuore.

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50 pensieri su “(Ri)Conoscimenti

  1. Aggiungo……ho letto “Adesso Basta” tre anni fa e cosa avrei dato per fare DS all’istante ma non potevo; forse ero pronta ma troppo arrabbiata con tutto e tutti…
    Sapevo perfettamente che dovevo farlo con la mia testa e le mie forze; dopo è arrivato “Avanti Tutta”, ancora niente e adesso il mio DS…senza rabbia e senza paura….eh sì…proprio così!

  2. Ciao a tutti!
    Volevo dirvi che il mio DS, per esempio, è stato con il paracadute ed anche con il materasso ad aspettarmi…:-)!
    Tutto pianificato in 16 anni; certo all’ultimo ho dovuto lanciarmi con un pò di brividino ma sentivo/sento che era/è il momento giusto.
    Dopodichè non tutti lo sapranno perchè ho capito che basta lo sappia io…cioè che me ne renda ben conto…:-)))) e chi lo potrà capire; gli altri non contano mi farebbero solo innervosire…già appurato…
    Ecco quanto…saluti!

  3. @Sara:
    perché dovrebbe preoccupare te o Simone? La gente che fa le scelte (qualsiasi scelta) è abbastanza adulta da prendersi la responsabilità di un successo o di un fallimento.
    Il mio caso è un esempio. Due anni fa sedevo, annoiata, in un ufficio commerciale dove facevo la segretaria e odiavo il mio capo isterico e stimavo poco il mio collega fancazzista (scusate il francesismo ma non esiste un sinonimo altrettanto efficace).
    Un mio amico mi chiama e mi propone di lasciare tutto per un’attività che stava mettendo su e che a me interessava. Mi dice che rischia tutto di suo, non vuole soldi da me, ma che non può garantirmi niente. Si impegna solo, finché possibile, finché le entrate dell’attività lo permettono, di darmi una cifra simbolica a coprire le mie spese (affitto/bollette).
    Visto che l’attività proposta faceva parte dei miei sogni e visto che nessuno mi avrebbe più fatto quella proposta nella vita (perché non ho i titoli accademici o i requisiti di legge per svolgere quell’attività) ho deciso di prendere il treno e fare il viaggio finché possibile.
    E’ durata 2 anni bellissimi, nonostante i patemi d’animo e le difficoltà. Due anni che mi hanno aiutato ad acquisire nuove competenze, crescere (perché no? si cresce sempre), imparare tante cose e mi hanno anche dato il coraggio di reinventarmi altre 1000 volte.
    Perché Simone, tu o perfino il mio amico dovreste sentirvi responsabile della mia scelta o delle conseguenze?
    Ho 40 anni, penso di saper pensare con la mia testa. Non ho mai visto Simone come un guru, una guida spirituale. Ho letto i suoi libri con interesse, ne ho preso gli spunti interessanti e spesso ho fatto l’opposto di ciò che indicava.
    In questi due anni ho incontrato una persona che, al contrario di Simone, si sente investito dal destino del “salvatore”, dispensa consigli, vuole insegnare o guidare. Senza farne un dramma o scatenare conflitti, tengo questa persona a debita distanza e diffido istintivamente dei suoi atteggiamenti.

    Alle persone che hanno scelto di chiudere un capitolo della propria vita per aprirne un altro vorrei solo dire di affidarsi sempre a sé stessi, di guardarsi bene dentro, di non cedere mai alla tentazione di biasimare gli altri. Le strade sono fatte per essere percorse.

  4. Carla, non ti scoraggiare mai. Ce la farai. E’ solo l’inizio di una nuova avventura dove stavolta la protagonosta sei tu.
    Ci sono quasi anch’io, ma ho un’attività autonoma ed è un pochino più lungo e omplicato.
    Se vuoi scrivermi per scambiarci esperienze e opinioni senza approfittare troppo dello spazio di Simone, non esitare! Ciao!
    nash2710@live.it

  5. Mah…, il leggere di certi scollocamenti non pianificati, di salti nel buio senza paracadute, di insuccessi con nefaste conseguenze di ricollocamenti, mi preoccupa.
    Ma più che a me dovrebbe preoccupare te, caro Simone, che rifuggi da almeno parziali responsabilità di azioni, a volte sconsiderate, che alcuni dei tuoi lettori, mettono in atto seguendo il tuo esempio di DS.
    Se non intendi prenderti le responsabilità di cui sopra, la prossima volta, invece di un saggio, scrivi un’autobiografia…
    Cari saluti a te e a tutti.

    • le azioni sono sempre responsabilità di chi fa Sara. Altrimenti chi scrive d’amore dovrebbe avere il merito di molti matrimoni (e colpa nei relativi divorzi). Ognuno è fabbro della propria storia. ciao!

  6. @Cambiare vita
    In linea teorica hai ragione, il cambiamento va pianificato per filo e per segno e bisogna far bene i propri calcoli.
    In pratica, nella vita, a volte passano treni che non ti aspetti e che ti portano nella direzione che vorresti.
    Decidi di salire, partire per il viaggio, senza fare bagagli, giusto con quello che hai addosso.
    Altrimenti resta sempre il rimpianto di non aver provato a realizzare un sogno.
    Nel mio caso si è realizzato a metà e sono contenta lo stesso, perché ci ho provato, perché ho messo alla prova me stessa e perché ho imparato tante cose utili.
    Se due anni fa fossi rimasta in ufficio, con le spalle al sicuro ma annoiata, invece di rischiare, non me lo sarei mai perdonata.
    Buona giornata a tutti 🙂

  7. Ciao com.
    Stasera sono qui coi miei fantasmi, e dunque, per prepararmi alla lotta, ho messo su Cohiba di Silvestri ed ho pensato a te.
    Non è che ci siano tante parole da scrivere, perché so che già sai.
    Ma non riesco a ritrovare la calma per godermi il momento, sono di nuovo per aria, sempre per aria.
    Che si fa com?
    Che si fa quando disperatamente ti accorgi che dopo giorni di navigazione sei di nuovo lì, da dove credevi di essertene andato per sempre?
    C’è un senso in questo ritorno? Ho dimenticato qualcosa? Ho dimenticato d’imparare qualcosa?

    • lucia… si rimane lì, in pozzetto, al timone, coi piedi freddi nelle scarpe bagnate. Si rimpiange, si maledice, ci si strugge. Ma poi si arriva in porto. Sempre. Nessuna burrasca dura in eterno. ci sentiamo. ti abbraccio

  8. Il film l’ho preso in prestito dalla biblioteca comunale (na miniera d’ oro).
    Mi è piaciuto molto il confronto tra le vite delle due famiglie (banchieri e “downschifters”).
    Film vecchio ma molto attuale e simpatico.
    Ciao.

  9. Scollocato, anch’ io , lo sarò dal 1° Ottobre, dimissioni consegnate, ferie obbligate naturalmente fino a fine mese, e poi…??E poi mi attende il primo giorno della mia nuova vita, più elettrizzante di così?!
    Nulla di concreto per il momento, ma grazie, grazie a tutti Voi.

    In bocca al lupo a tutti, a me!!

    Federico

  10. Secondo me, prima di mollare, la strada va spianata e ben battuta, perchè il cambiamento è fredda e calcolata pianificazione. Poi, tanto di cappello a chi ha il coraggio di fare un salto nel vuoto, ma per me non ha senso il rischio, le spalle vanno un po coperte 🙂

  11. Per quanto possa sembrare forzato, il mio scollocamento è stato fortemente voluto e cercato. Pensato ogni minuto della giornata, con la paura dell’ignoto. Che paralizzava le mie azioni. Finchè il 25 Luglio ho avuto il coraggio di fare la proposta indecente: un aumento di stipendio.
    Ma come si permette? Non lo sa che c’è la crisi? Non vede i licenziamenti ed i contratti sempre più precari?
    Si, li vedo. Proprio per questo ho chiesto l’aumento di stipendio. Sapendo che lei non me l’avrebbe concesso e desiderando, in realtà, non lavorare più.
    E così sarà.
    Dal 1°Ottobre sarò a casa. Per ora non ho niente di concreto. Solo il mio progetto da mettere nero su bianco che ogni giorno si arrichisce di elementi.
    La mia vita è in divenire, come la vostra.

    Basta crederci

    http://www.youtube.com/watch?v=3c1X1gHL4BI

    Ciao ciao

    Carla

  12. Che bello Cece! In bocca al lupo per tutto! Dacci qualche dettaglio in più…conosco un bel po’ di bambini a torino ai quali suggerire il tuo parco 😉
    ciao giada

  13. bello il film del 1938 di frank capra:” l’ eterna illusione ”
    titolo originale: ” you can’t take it with you ”
    ciao e grazie

  14. “Delle mie idee, proprio per quello che tu dici, sono responsabile per me. Ognuno lo sarà per le proprie. Come per le azioni che ne conseguono. Io non invoco altri responsabili che me per le mie…”

    Vale per tutti…..Soprattutto per chi crede nei salvatori….Meglio ripeterlo 😉

  15. Ciao Simone e ciao a tutti coloro che hanno,ognuno a proprio modo, voluto rispondere al mio commento lasciato sul post “inchini”.
    Caro Simone, il tuo modo di vivere è ormai anche uno stile, un modus vivendi che tu non tieni secretato o solo appannaggio dei tuoi intimi amici ma che divulghi attraverso i tuoi libri, presentazioni e convegni.
    Nel mio commento mi volevo riferire solo a come tali tuoi concetti e idee possono coinvolgere i tuoi lettori, estimatori che ti seguono sul web e/0 leggono i tuoi libri al punto che essi stessi possono lasciare tutto e seguire le tue orme(un blogger ti chiede persino se gli invii la tua “spassosa” lettera di licenziamento).
    Io credo che tu abbia effettuato il cambio di vita in età matura utilizzando anche tutto il bagaglio di conoscenze acquisito nella tua vita aziendale metropolitana.
    Lavorarvi nella comuncazione e conoscevi le case editrici con cui avevi già prodotto delle collaborazioni e nella nautica avevi già provato a cimentarti.
    A te mancava solo il tempo.
    Non avevi tempo per dedicarti ai tuoi hobbies che oggi sono diventati un lavoro e da cui oggi trai profitto.
    Ritiengo quindi che il tuo precedente lavoro aziendale “routinario” sia stata solo una particolare “gavetta” per la vita che oggi conduci e che tu, più che un cambio di stile di vita, sia solo passato da una tipologia di lavoro ad un’altra.

    Pertanto ti ripeto le mie domande a cui non hai fornito risposta:

    1- Ritieni che sia necessaria una gavetta nella società metropolitana, quella che tu ora disdegni, per maturare e motivare il cambiamento verso una vita come quella che tu oggi interpreti?
    2- Il cambiamento da te attuato può essere compiuto a qualsiasi età? E’ preseguibile sempre e comunque anche da un minore o dai giovani che, letto i tuoi libri, desiderano abbracciare il tuo stile di vita?
    3- Hai dei suggerimenti anche per chi ha, come me, costituito felicemente una famiglia ma voglia come te cambiare vita obbligando alla scelta anche gli altri componenti?
    4- Può un capo famiglia felicemente sposato e innamorato dei suoi figli decidere un cambio vita assumendosene per tutti la responsabilità culturale, sociale, intellettuale, che tale scelta comporta?
    capisci caro Simone? E’ mia personale opinione che tu debba talvolta precisare, specificare che le tue teorie hanno un valore personale e non propagandarle come la soluzione di tutti i problemi.
    Io ti rispetto e ti ammiro perchè hai saputo trasformare il tuo logorante ed usurante lavoro in un altro lavoro redditizio brillante e colmo di soddisfazione.
    Ma sempre di lavoro si tratta e questo concetto lo ometti nei tuoi discorsi e commenti.
    Questo può, in un forte periodo di recessione economica come quello che viviamo, creare false attese e vane speranze.
    Io ti ho sentito parlare dal vivo e da abile comunicatore (mestire che hai appreso nell’azienda dove lavoravi) invitavi tutti i presenti a lasciare i noiosi lavori e a recarci nell’isola “che c’é” senza pensare che questa sia immaginaria come per Peter Pan; dicevi che Dio non esiste; che dietro l’angolo non dobbiamo aspettarci nulla; che al governo sono tutti incapaci; che noi non avremo la pensione (a proposito, e per i nostri figli quale scenario prevedi?); che Gaber diceva inesattezze quando parlava di “partecipazione” perchè per te la libertà è solo “azione”.
    capisci bene che le tue idee non sono più un fatto privato tra te e la tua mente, non sono tra quattro amici al bar ma, per come le dici e per come le stai proponendo/divulgando agli altri, un forte strumento di persuasione di cui ti devi sentire responsabile.
    In attesa delle tue risposte saluto tutti.
    Alessandro T

    • ciao alessandro. ecco:
      1- Ogni gavetta è utile e necessaria. la mia lo è stata. Ma chissà che gavetta utile avrei potuto fare (maggiormente utile, forse, chissà) se avessi fatto tutt’altro. Non lo sapremo mai.
      2- Il cambiamento non credo abbia età. Ma ha epoche adatte. Ognuno la propria.
      3- Un genitore non obbliga nessuno né può evitare delle scelte. Penso che un genitore debba avere una linea, offrire una lettura della realtà, netta, chiara, di cui si vedono i risultati. Poi i figli che crescono sceglieranno. Ma un modello devono averlo

      Ho specificato più volte che io ho scelto per me. Dovunque. Nei libri, nelle interviste, nel blog. Credo non sia più necessario ripeterlo. Difficile che io possa creare false attese e vane speranze, credimi. Sono entrato talmente tanto e talmente frequentemente nel dettaglio, che tutto, credo può essere discutibile ma non confuso. Parlo di me, parlo del fatto che ognuno deve trovare il suo modo, parlo del fatto che è possibile. Tutto qui. E’ tanto. Non è tutto.
      Delle mie idee, proprio per quello che tu dici, sono responsabile per me. Ognuno lo sarà per le proprie. Come per le azioni che ne conseguono. Io non invoco altri responsabili che me per le mie.
      ciao!

  16. @Dona
    Ero incappato in questo articolo che mi aveva fatto riflettere:
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/29/come-costruire-una-casa-in-legno-in-tempo-di-crisi/167237/
    Anche se dai commenti mi sembra che sia discutibile il secondo punto, ovvero l’ iscrizione all’albo dei coltivatori diretti, perché questo dovrebbe rispondere a dei criteri oggettivi -almeno così veniva suggerito nei commenti critici a riguardo.
    Però l’ articolo in questione non ha mancato di farmi rimuginare… nel bene e nel male. Certo é percorribile pure la strada dell’ acquisto di un rudere, se lo si trova a prezzo accettabile. Immagino che non manchino anche alcune difficoltà riguardo i possibili vincoli da rispettare, ad esempio in certi casali di campagna non si possono variare le misure delle finestre, la loro posizione ed altri parametri limitanti.

  17. Cambiare vita…scollocarsi…tutto ci dice che non è il momento, ora, di fare certe scelte.
    A me sembra che non ci sia stato momento migliore, visto che il periodo storico è davvero terribile.
    Intere famiglie che si mettono in coda per andare in un centro commerciale, ragazzi che non vivono più all’aria aperta per giocare alla play station. Tutti a collezionare l’ultimo modello di cellulare.
    E pochi che si preoccupano del futuro di questo pianeta.
    La solidarietà e l’umanità sono valori desaparecidos.
    Sono avvolta da una tristezza più grande di me. Vorrei andare da ogni singola persona, darle un pizziccotto e risvegliarla dall’ipnosi.
    Ma sembra che vivano bene, addormentati e collegati al CERVELLONE MANIPOLATORE.

    Comunque, il mio maestro un giorno ha scritto che la rivoluzione umana di un singolo ondividuo può portare al cambiamento del mondo intero.
    Qui ci sono persone che hanno iniziato questo percorso di rivoluzione

    Chissà, domani, come si vivrà

  18. @Cambiare Vita:
    non lo reputo un fallimento. Lavoravo anche durante il mio DS, solo che ero “dipendente” di un progetto fondato su basi instabili, rese più fragili dalla crisi.
    Il mio DS parte “monco” perché la metà del mio budget mensile (circa 600 euro) serve a pagare l’affitto di casa. Ho cominciato a guardarmi intorno per vedere quali sono i prezzi di ruderi semi-abitabili e da queste parti sono ancora un po’ cari (nonostante la crisi, ma i proprietari non hanno necessità di vendere quindi aspettano).
    Quindi, finché ho la quota affitto da pagare, c’è la necessità di un lavoro e un progetto che assorbe tutte le risorse è da valutare per bene.
    Cercavo un part-time, invece ho trovato un lavoro che mi lascia libera metà giornata anche se è full-time.
    Questi due anni sono stati utilissimi, soprattutto a livello personale, visto che vivo in una zona che non permette di stordirsi di “compagnia”. 🙂
    Al momento aspetto la risposta di questa società. Una volta capito dove soffia il vento, ricomincio a programmare e progettare. Il sogno è sempre lì e il cassetto ormai è aperto. 🙂

  19. Peschiera-Milano tutti i giorni. Eurostar delle 7:01 e poi delle 18:35 in direzione opposta. Sono volati due anni e mezzo così. Ne parlavo stasera con la mia vicina di posto. Lei pendolare da Verona. Entrambi ci siamo confessati che nonostante tutto il nostro lavoro ci piace. È questa la fregatura. Vi leggo volentieri. E rifletto. In bocca al lupo a tutti, DS e non. Questo blog vale, e i miei ripetuti tentativi di non tornarci lo testimoniano.

  20. Non mi sono dimenticata di te, Simone.

    E’ che ho la testa come un pallone.. Felice di scollocarmi e impaurita per l’gnoto. Per questa navigazione in mare aperto, senza rotta, senza orizzonti. Ma come Piera, libera.
    Per essere liberi non basta spezzare i legami col lavoro o con una persona: si è liberi quando si è veri e sinceri. Quando si è sè stessi

    Buon transito su questa Terra, che è il luogo più bello che io conosca. Citando Simone, tra la mente e il cuore

  21. Anche le mie mani – sai? – quando le ho viste così sporche e unte dal grasso del giunto cardanico e dei martinetti di sollevamento, le ho volute tenere nere, che tenere!
    Dalla conservazione alla conversazione… 😉

  22. Sono reduce dal secondo colloquio di lavoro (per la stessa azienda) nel giro di una settimana. A occhio e croce sembrano propensi ad assumermi e così rientrerei nel mondo del lavoro dopo 2 anni di tentato DS (i fondamentalisti del DS storceranno il naso). 😉
    E’ un fallimento? Non direi, anzi. Direi che è stata una bella lezione di come “non vanno fatte” le cose.
    Il mio DS è stato frettoloso (ma il treno andava preso al volo e non me ne pento) e fortemente dipendente dai destini e decisioni di un’altra persona. Così, quando questa persona non ha più avuto la forza di portare avanti il progetto (e io non ne avevo i mezzi), abbiamo dovuto chiudere.
    Ora comincia il tempo per pianificare meglio i prossimi passi: innanzitutto il lavoro che ho trovato si svolge su turni e mi permette di portare avanti le mie passioni nel tempo libero. In più, lavorerò a contatto con gli stranieri e ciò mi rende felice, avendo studiato lingue.
    Vivendo in un posto dove la vita è meno cara e avendo imparato a vivere con poco, confido (salvo imprevisti) di cominciare a risparmiare quel tanto da mettere le basi per il futuro.
    A quarant’anni mi sento abbastanza giovane per cominciare di nuovo.
    Buona vita

  23. Bellissimo quello che hai scritto Cece….
    Bello e commovente!
    Invece Carla…anche per me il primo ottobre 2012 è una data importante, anzi importantissima: sarò LIBERA E SERENA!!!
    In bocca al lupo a tutti quelli che hanno voglia di “migliorarsi” e un caro saluto a Simone!

  24. Grazie Cece,

    Anche io sto per fare un’esperienza simile alla tua. Dal 1 Ottobre sarò a casa.
    E mi sto attivando per ottenere un finanziamento che mi consenta di aprire una struttura al mare.

    Buona vita

    Carla

  25. Ciao Simone,
    mi permetto un OT e chiedo scusa a te e ai tuoi lettori per questa invasione di campo.
    Sono da poco tornato da un viaggio in bici con tenda al seguito. Un viaggio essenziale, faticoso, illuminante: insomma, bellissimo!
    Come puoi ben capire, in una situazione del genere ogni grammo di bagaglio è un investimento: ciascun oggetto che si trasporta impone il proprio peso, piccolo o grande che sia, agli sforzi del viaggiatore e pretende di essere scarrozzato, metro dopo metro. Ecco, nel mio bagaglio ho scelto di portare anche “Adesso basta”.
    Fino a quel momento ti avevo soltanto letto sul blog, peraltro con grande soddisfazione. Non avevo ancora letto un tuo libro: ho deciso di cominciare proprio in quest’occasione speciale.
    E la scelta si è rivelata azzeccata! Per quanto io sia sostanzialmente fuori target rispetto alle categorie dei destinatari-tipo del libro, ho comunque trovato nelle tue pagine una serie di riflessioni, spunti e suggestioni davvero potenti. Che ho immediatamente preso a rielaborare in funzione della mia particolare situazione di vita e dei miei progetti futuri.
    Concludo con un aneddoto. Ho aperto per la prima volta il libro la sera del secondo giorno di viaggio, quando mi trovavo ad Albissola Superiore, in Liguria. Ero appollaiato su uno sgabello non troppo comodo nel dehor di un ristorantino economico e sgangherato, per una cena nutriente in previsione della pedalata del giorno dopo. (Quella sera avevo rinunciato a prepararmi il mangiare in campeggio con il fornelletto che mi portavo appresso.) Mi sono confuso nel fare l’ordinazione e, per accompagnare un piatto di pesce, ho chiesto mezzo litro di vino bianco, anziché il quarto di litro che avevo in mente. (Una specie di lapsus etilico!) Così, mentre facevo comunque onore a quella caraffa – senza che la cosa mi dispiacesse poi troppo, in effetti! – ho sfogliato le prime pagine del libro. Quel che ci ho trovato mi è piaciuto allora, in quello stato di lieve alterazione alcolica, unita all’esaltazione per l’avventura che si avviava. E continua a piacermi adesso, quando ormai il viaggio è finito, quella serata è solo un ricordo e il libro, stropicciato e pieno di annotazioni, è stato letto fino all’ultima pagina.
    Insomma, Simone: i miei complimenti! Per “Adesso basta”, a cui sicuramente seguirà la lettura di altri tuoi libri. E, più in generale, per come stai portando avanti questa scelta di vita.
    E’ stato un vero piacere viaggiare con te! 😉

    PS
    Credo di essere anche capitato dalle tue parti, in quei giorni, percorrendo l’Aurelia dal Passo del Bracco (“dietro” le Cinque Terre) giù fino a Sarzana.

    • penso spesso ai viaggi che fanno i miei lettori coi miei libri. questa estate ho incontrato molti velisti che avevano con loro L’Equilibrio della farfalla. Vederli sul molo, chiacchierare con loro, diventare un fotogramma del loro viaggio, mi ha affascinato. è una grande esperienza di comunicazione questa. come “essere lì quella sera” QUANDO MANGIAVI, bevevi e leggevi. GRAZIE MILLE Ivo. ciao.

  26. Bentornato Simone!
    Approfitto per scrivere alcune cose agli amici del blog, non molto coerenti con il post. Lo volevo già fare da tempo, ma non ho più frequentato questo spazio per molti mesi, anche se ognitanto vi leggevo di sfuggita. Ho sempre pensato che la partecipazione ad una blog/community deve “portare” qualcosa al gruppo, le critiche possono andare bene in certi casi ma da sole non sono sufficienti. Vi racconto in breve la mia esperienza negli ultimi due anni.

    “Un primo passo”
    Circa 2 anni fa ho deciso di lasciare il lavoro fisso (1.000 euri/mese) per aprire un’attività in proprio con un mio amico e ora socio. Gli obiettivi principali erano toglierci dai rispettivi posti di lavoro, stare all’aria aperta, lavorare meno, avere più tempo libero per noi e mantenerci. Dopo una lunghissima battaglia con la macchina burocratica italiana, un intenso periodo di lavoro manuale e fisico sotto sole-pioggia-neve e il costante impegno a tirare dritto verso il risultato nonostante le decine di imprevisti e problemi, ce l’abbiamo fatta.

    Circa 2 mesi fa abbiamo inaugurato il nostro parco avventura sulla collina di Torino. In questo periodo ho potuto constatare che il nostro progetto è valido, abbiamo avuto un buon successo di pubblico e tutti gli ospiti, soprattutto i bambini, si divertono un mondo. La strada è ancora lunga per rientrare con il finanziamento della banca, abbiamo e avremo delle difficoltà, però…

    … però intanto mi sembra di avere fatto un primo passo. Non devo più passare 8-9 ore al giorno davanti a un pc seduto su una scrivania e trascorro le giornate in mezzo alla natura (mal di testa spariti); ho imparato un sacco di cose pratiche utili: riconoscere, apprezzare e potare gli alberi, lavorare su fune, montare una casetta in legno, montare percorsi avventura… ; ho conosciuto molta gente interessante lungo il cammino, e pure qualche stronzo (che non dovrei però più incontrare).

    Si certo in questi primi due mesi di attività ho lavorato sempre, tutti i giorni, weekend inclusi, come peraltro avevo già fatto praticamente durante i due anni di preparazione, però dalla prossima settimana si lavora solo 2 giorni a settimana e durante l’inverno saremo chiusi. Così avrò finalmente del TEMPO per me. A proposito a gennaio arriva la mia prima figlia e così avrò molto TEMPO da dedicare a lei e alla mia compagna. Anche solo per questo credo di avere fatto un primo passo verso la giusta direzione.
    Un abbraccio a tutti.
    Cece

  27. Penso che per chi ne è appassionato, anche i sentimenti legati alla montagna possano essere altrettanto forti; a testimonianza vi sono tanti ed interessanti scritti in proposito, che descrivono il senso di solitudine e spaesamento in questi luoghi impervi e meravigliosi.

  28. Ciao Simone

    sono un autore testi di Geo & Geo programma di RAI TRE condotto da Sveva Sagramola.
    Come staff autorale e Sveva in prima persona vorrmemo invitarti in trasmissione (Roma in via Teulada)
    Ti inoltro già le possibili ………. redazione ……….

    Fammi sapere
    a presto

  29. Sì, vabbè, sembra un dialogo tra sordi. Quando passi da queste parti, Perotti, fatti vivo. A gesti, forse, ci capiamo meglio. Anche se ho poche speranze.

  30. Bentornato a casa caro Simone!
    Tra i vari lavori e lavoretti che svolgo c’è anche la ‘house sitter’…, custodisco case (perlopiù di vacanza e per brevi periodi) in assenza del proprietario.
    Se non vorrai più trovare piante esauste nell’orto, oggetti caduti per il vento, qualcosa di strappato, disordine ecc. parliamone… Potremmo barattare.
    Pensaci(ho referenze controllabili).
    Ti abbraccio. Ho seguito i tuoi post da nomade a vela: toccanti! Grazie.

  31. Caro Simone, anche leggerti è un riconoscere, sai? Le sensazioni che pensi di aver messo al sicuro, dove non possono fare male. Quando c’era soltanto bisogno di ricominciare, ed io non riuscivo, non ce la facevo proprio perché non mi riconoscevo, e non potevo riconoscere la mia città, L’Aquila, il giorno dopo la catastrofe. Ci ho ripensato leggendo questo tuo pezzo, che con le catastrofi non c’entra niente, anzi. Però, che vuoi farci, ogni mente va per la sua strada e la mia è tornata là, sollevata stavolta dalla certezza che la mia ripartenza è vicina. Ti abbraccio e ti seguo

    Matteo Grimaldi

  32. -E sentire non è possibile senza sentirsi-

    Una cosa che sto imparando. Finalmente.
    E ciò che sentiamo resta. Anche sulle mani
    😉
    Grazie.

  33. Non penso si possa riconoscere ciò che non si é mai conosciuto. Conoscere qualcosa o qualcuno significa prendere confidenza con una materia, un luogo o una persona, in modo sempre più approfondito. Conoscerla bene significa che quella cosa, quel luogo o quella persona per te non hanno più segreti. Non si può riconoscere qualcosa di cui non hai mai conosciuto i segreti e di cui conosci solo la pura esteriorità. Guardare ha a che fare con il vedere l’esteriorità, conoscere ha a che fare con il vedere il lato nascosto delle cose. I “non luoghi’ sono alienanti per quello, consentono solo di vedere, non di conoscere davvero. Non ci vuol molto a vaccinarsi, basta sapere che si vedrà moltissimo. Ma non si conoscerà un tubo.

    • Conoscere non ha per nulla a che vedere con l’esteriorità. Conoscere vuol dire sentire, non vedere. E sentire non è possibile senza sentirsi. Dunque conoscere è conoscersi (per il tramite di qualcuno o qualcosa che sta fuori). Ecco perché ri-conoscersi.

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