Giorni duri, così pieni

 

La badante le dice “mangia!”. Ma mia madre chiude la bocca, l’ultima resistenza contro l’invasore. Socchiude anche gli occhi, come uno che ti voglia dimostrare che non scherza affatto. Sembra pronta al martirio. Non mangerà.

Io intervengo, cerco di spiegare che in famiglia abbiamo una certa passione per la libertà, e non sopportiamo le imposizioni. Maria, la badante, forse si offende. Mia madre mi lancia un’occhiata. Uno sguardo complice, credo.

Non ho mai sopportato che mi imboccassero. Ci provò per prima (e ultima) mia madre, proprio lei, con gli omogeneizzati. Dovevo essere dotato di buon gusto fin da neonato: glieli sputai in faccia. Lei capì, e non mi costrinse mai più a mangiare qualcosa. Tentava di spiegarmi che dovevo nutrirmi, ma raramente: avevo un buon appetito di mio. Poi, crescendo, mi insegnò tutti i suoi trucchi ai fornelli. Cominciai a cucinare, e lei assaggiava sempre con piacere quello che preparavo. E’ sempre stata curiosa dei cibi esotici che scoprivo. Mio padre invece si fidava poco: “non si potrebbe avere un piatto di pasta col pomodoro?” provava a dire. Ma lei no, assaggiava tutto: il pesce crudo, lo zenzero, i sapori agrodolci, le spezie indiane, quello che riportai tornando dal Giappone. Le è sempre piaciuto tutto, bastava fosse una novità. Purché nessuno ci obbligasse a mangiare. Il cibo è come la vita: bisogna sceglierselo.

In questi giorni le sto sempre accanto. Non capisco niente di quello che dice. O forse sì. R., la mia agente, che ha esperienza di queste situazioni, mi ha scritto ieri: “Simone, tu sei uno scrittore. Cerca di capire il suo linguaggio. Vedrai che puoi riuscirci”. A tratti parliamo, infatti. Non credo sappiamo di cosa. O forse sì. Ieri mi ha detto una cosa che non dimenticherò facilmente, ad esempio. Una cosa che avrei preferito non ascoltare.

Allora sentitemi bene, devo dirvi una cosa importante: tutto quello che ho scritto fino ad oggi sulla vita, sugli anni buoni, sul tempo, sul non perderlo e dargli valore, sulle scelte da non procrastinare, sul peso reale delle cose, sulla dignità… era vero! Non so se mi servisse una prova. Credetemi, ne ero già convinto. Ma il senso di certe mie affermazioni, di certe scelte, non potevo supporre che fosse così ponderoso, neanche io. Oggi mi è tornato in mente che dietro tutto questo c’è un principio molto importante, qualcosa che mi ha insegnato proprio lei: la dignità. Dignità è caricare i minuti di senso, non farli fuggire via. Dire prima che sia tardi, fare prima che sia più facile dire. I minuti  finiscono, e per la dignità non c’è più tempo.

Mia madre ha sposato un uomo povero, che non aveva potuto proseguire gli studi. La sua famiglia era contraria, ma non c’è stato verso. Una persona (una donna!) quando crede in qualcosa, quando ama qualcosa davvero…, non c’è verso di fermarla. Da allora ha fatto traslochi, ha cambiato città e città, ha viaggiato con una roulotte da Roma fino alla foce del Danubio, sul Mar Nero, ha dormito sola in case isolate, ha fatto fronte ai problemi di soldi, a ogni cosa. Mia madre ha sempre avuto coraggio. Oggi che fa fatica a fare ogni minimo movimento, oggi che quasi non c’è più, ci sono e restano e parlano forte, urlano per lei, tutte le sue azioni. Siamo quello che facciamo, sembrano dire. “Ricordatevelo, quando avete a che fare con me”. Niente storie, solo tanta vita. Alla fine i discorsi valgono meno di zero, almeno se non sono preceduti dai fatti.

Scrivere e piangere sono azioni che mal si conciliano. Non si vedono bene i tasti, si rischia di sbagliare. Però col cuore in subbuglio, con l’anima che latra, fuori da ogni stronzata spazzata via dall’esistenza vera, non faccio che pensare a scrivere. Sarà perché si campa di questo, alla fine dei conti, e di questo si crea. Non so se dopo questi giorni sarà ancora facile sognare. Lo vedremo. Pensavo di sapere cos’è la stanchezza, di essere uno che non lo metti in ginocchio neanche se crepi, ma mi sbagliavo. Meglio 60 nodi nel Golfo del Leone che vedere la vita quando si compie. Si soffre meno, e alla fine resta solo l’orgoglio. Qui, non credo ce ne sarà.

Oggi mia madre ha sussurrato: “Io vorrei che tutto questo…” poi si è interrotta. Le ho chiesto “Cosa, mamma, cosa vuoi dire?” Lei mi ha guardato con occhi pieni di pena, e di passione. “Tante cose…“. Non ha aggiunto altro. Tante cose… Non ci siamo mai capiti così a fondo, forse.

Che giorni…! Che fatica, che dolore… che commozione! Ci sono mattine che mi nutro solo masticando lacrime. Però che gioia essere qui, vicino a lei. Fosse anche soltanto questo il beneficio delle mie scelte, che grandi scelte ho compiuto! Mia madre è sempre stata una persona che prendeva un’opzione: magari sbagliava, ma se decideva per la dritta, andava a dritta. In certi momenti, quando è ancora il momento, quando ancora si può, bisogna non perdere il bivio.

E’ strano… ora che vive immersa nella sua grande confusione, ora che quasi vola, mi pare che occupi più spazio di prima. Sono i suoi bivi imboccati con coraggio a darle volume. “Un grande uomo lascia orme profonde”, diceva il personaggio di un grande film. Nella sua assenza, mia madre occupa ancora la sua scena. Ed è un onore vederla, un privilegio poter dire: “Io sono come lei”. Quando ha serrato la bocca e socchiuso gli occhi l’ho amata. Non mi farete mai mangiare quello che non voglio. Così si fa. E’ mia madre.

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58 pensieri su “Giorni duri, così pieni

  1. Ciao Simone, le tue parole mi hanno commosso avendo passato circa due anni fa un momento molto simile con mia madre….ora lei non c’e più, ma grazie al tuo racconto ho provato nuovamente alcune emozioni, difficili anzi difficilissime emozioni, ma sono contento di averle provate attraverso un ricordo bellissimo che portò sempre nel cuore…per me e’ ancora difficile accettare alcuni aspetti della vita così dolorosi…forse non si accetteranno mai fino in fondo, ma la vita delle persone a noi più care può farci capire molto di più di tanti libri….grazie ancora per le tue scelte di vita che porti avanti con coraggio….sei lo specchio di ciò che scrivi….generi domande, quelle importanti…il dubbio e’ positivo, impone riflessioni, sempre! Un saluto ed un abbraccio! Ciao comandante!

  2. Caro Simone,
    mia madre è giovane ha 53 anni, io ne ho 33. Lei sembra una bambina nonostante l’età. Come tutte le donne è determinata e cocciuta e segue la sua strada senza mai badare ai consigli degli altri. E’ completamente assuefatta dal suo lavoro che volente o nolente (mio padre è ormai disoccupato da 3 anni e più che lavori saltuari non riesce a trovare a 60 anni e mio fratello ne ha 19 e studia all’università) la costringe a intrattenere rapporti sociali con i suoi clienti (fa l’estetista) ma non con la sua famiglia. Lavora dalle 9 alle 21 in media, tranne 1 ora che torna a casa a pranzo. Io già vivo a 100 km, ma anche quando torno a casa (spessissimo proprio per vedere i miei e mia nonna) con i bimbi la vedo si è no in totale poche ore (sabato si cena insieme solitamente, poi la domenica a pranzo). Il resto del tempo….non ha tempo per la famiglia. Si è creata questa vita meccanica (o ha subito, ma io sono convinta che c’è una componente volontaria in tutto questo, una sorta di riscatto, di quando era solo una insignificante casalinga con una bambina strillante, ovvero io) quando era nato mio fratello, già 15 giorni dopo la nascita me lo affidava per portarlo in giro con la carrozzina, perché “non posso perdere i clienti” diceva lei. Pensa che mio fratello lo ha fatto a 34 anni ed ora ne ha 53. Ed io sono triste per questo. Perché non si gode i nipoti, perché se le propongo un’evasione insieme mi dice di no (dicendo con voce di rimpanto “putroppo non posso, mi dispiace tanto”) e gli anni passano. Tic Toc tic toc. E questa è la cosa peggiore: sapere che un giorno rimpiangerò di non aver mai passato abbastanza tempo con mia madre. Ma non vuole lei e devo accettare che viva la sua vita come preferisce (o deve). Vi invidio Simone, invidio te e tua madre che siete in empatia. Io la amo più di me stessa, ma l’empatia ce n’è poca. IO ci provo sempre ma rimbalzo ogni volta. Forse la forma migliore di affetto è quella di lasciarla vivere come vuole, io con il mio senso di libertà irriverente, lei con il suo senso del dovere e le sue remore di un piccolo mondo antico. Buon vento Simone, buon vento mamma di Simone!

  3. Cara Antonella, farò tesoro delle tue parole e nei momenti di sconforto le andrò a leggere e rileggere!
    Grazie caro Simone per questo post e per quello ha creato….un abbraccio a tutti!

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