Dove sono gli uomini?

L’idea di un libro viene sempre da lontano. Prima è materia sfumata, gassosa. Una nuvola che aleggia e scompare. Poi diventa scoria liquida, detrito, mescola priva di forma che scorre in una sola direzione. A volte il torrente si estingue, o prende strade traverse. A volte resta, si ingrossa, fino a depositare oggetti solidi sulle rive della fantasia. Uno scrittore vive seduto sugli argini di questi fiumi. Fa il pescatore, il raccoglitore, e quando decide di alzarsi è carico, con la schiena china. Trascina cose più grandi di lui.

Il viaggio del nuovo libro sta per concludersi. Per anni mi sono fatto domande, per anni ho chiesto racconti, ho raccolto articoli, letto libri. Ora vedo sullo schermo tante pagine, 250.000 battute circa, che a fine mese consegnerò a Chiarelettere. Nascerà, ormai posso dirlo credo, “Dove sono gli uomini?”, libro a tesi.

E’ stato un viaggio lungo e impegnativo, a volte penoso, doloroso. Tante storie, tutte di donne, tutte vere. Storie che servono a comporre un mosaico che ritrae un assente. Un itinerario percorso per ascoltare donne, e per capire con loro il mistero della scomparsa degli uomini.

Come sempre accade in un’indagine, il risultato è solo un insieme di dubbi. Ecco le ultime righe del libro che, forse, leggerete a gennaio:

I libri non hanno mai saputo dare risposte: sono importanti perché pongono domande, le estraggono dalla polvere dove la disattenzione o il calcolo le hanno relegate. Ecco perché li vietano, i libri: perché non c’è cosa più importante ed eversiva delle domande, e chi non se le fa è destinato alla decadenza o alla schiavitù. Tra le pagine, invece, sorgono interrogativi e nasce il desiderio di tentare possibili ipotesi, proprie e originali, da mettere in comune perché tutti possano confrontare le proprie con le altrui. Il dibattito non lo concludono mai i libri, semmai lo suscitano. Un libro è sempre e solo un inizio. Fine”.

 

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76 pensieri su “Dove sono gli uomini?

  1. Caro Simone,
    leggere la tua intervista sul CdT mi ha illuminato, nonostante non appartenga a nessuna tipologia elencata.
    Il tuo libro qui è introvabile.
    Ho pensato di andare direttamente alla fonte… ovvero tu.Così se chiudo gli occhi e entro nel portale magico trovo la tua energia e sento che tu sei veramente quello che scrivi. Prova a fare anche tu lo stesso, avrai la risposta che cerchi.Un abbraccio.

  2. Ciao Simone,
    ho iniziato ieri sera il suo libro, dopo essermi imbattuta per caso(?) alla Feltrinelli nella tua presentazione.
    E’ stato un piacere ascoltarti ed assistere alla chiacchierata, ho trovato ottimi spunti e molte persone desiderose di PARLARE e CONFRONTARSI in modo intelligente.
    Come ho detto nel mio intervento ieri, vedo molta paura di approcciarsi e mettersi in gioco, anche solo per dire la propria idea senza maschere che schermano.Tuttavia rimango fiduciosa che le cose possano cambiare un giorno; se tutti avessero maggiore consapevolezza di sè, sarebbe più veloce il processo.
    Ora continuo nella lettura, grazie per la condivisione.
    Sara

  3. …”Dove sono gli uomini?”è proprio la domanda che mi faccio ogni giorno…leggerò il tuo libro!!!!Anche se sono convinta che continuerò a farmela…

  4. @Stefanodalontano

    Non sono d’accordo. Il rispetto non è una componente del maschile. Il rispetto è parte fondamentale nelle relazioni tra esseri umani. La violenza nasce dalla paura, dall’incapacità di leggere la realtà. E gli uomini oggi hanno paura. E sono violenti.
    Non mi riferisco solo a quelli che ammazzano le ex fidanzate o le mogli o le figlie.
    Mi riferisco alle violenze quotidiane.
    Quelle motivate dalla mancanza di rispetto.
    Dall’incapacità di riconoscere il valore della donna, considerata ancora oggi un oggetto di possesso.

    Penso che la responsabilità sia davvero delle donne.
    Ti parlo da madre, separata, di due ragazzi. Il padre completamente assente.
    Non posso dire se sto svolgendo correttamente il mio ruolo di genitore, ma sto insegnando loro il rispetto, soprattutto nei confronti delle donne e prima di tutto verso se stessi.

    Fra qualche anno ti farò sapere se sono riuscita nel mio compito: quello di far crescere due uomini di valore.

    Tutto il resto non conta.
    Perchè l’Umanità deve ritrovare il suo sentiero. La strada verso la costruzione di una società armoniosa.

    Ciao

    Carla

  5. Carla,
    Cio’ che tu chiami rispetto e’ una componente fondamentale del maschile, insieme a generosita’, forza, protezione e difesa del piu’ debole, attenzione alla giustizia, intraprendenza per l’avventura e altro ancora.
    Nella mia esperienza, il problema e’ la trasmissione di questo sapere emozionale, di queste informazioni fondamentali sull’essere maschio, si e’ interrotta ad un certo punto della storia.
    Tu giustamente fai luce su alcune responsabilita’ delle donne, che possono fagocitare il giovane maschio quando assumono il ruolo di grandi madri invece di madri nutrienti (nourishing).
    Ma resta il fatto che nessuna donna puo’ iniziare il giovane maschio ad essere uomo, poiche’ nessuna donna possiede questa informazione. Un tempo questo codice veniva tramandato da uomini maturi a uomini giovani, attraverso passaggi di iniziazione alla comprensione del maschile, anche nella sua dimensione di intimita’. Avveniva nella famiglia, nei campi, nelle botteghe, intorno al fuoco e nei viaggi. Si traduceva in momenti con poche parole, molti gesti, silenzi, energia poderosa trasmessa in modo misterioso.
    Adesso questo succede raramente. Giovani maschi hanno poche occasioni di contatto con le informazioni maschili, con padri assenti, spesso droni aziendali che a loro volta non hanno ricevuto tali informazioni dai propri padri. Le insegnanti sono quasi tutte donne. All’eta’ di 18 anni, un uomo ha speso probabilmente il 70%-80& del proprio tempo in relazione con figure adulte femminili. Non sempre c’e’ la fortuna di incontrare un maestro che nel campo dello sport o altri possa supplire al ruolo mancante del padre. E il tempo passato in gruppo, in un’intimita’ cosi’ piu’ difficile per il maschio che per la femmina, si risolve in una ralezione superficiale di fronte alla Tv o all’happy hour.
    E cosi’ la maggior parte cresce con una visione del maschile vista attraverso la lente del femminile, necessariamente parziale e distorta. Ti parlo di esperienza personale, dell’esperienza di centinaia di uomini con cui ho avuto modo di discutere di questo intorno al mondo. E ti parlo dell’esperienza di quegli studiosi e praticanti del movimento degli uomini che hanno deciso di cambiare le cose (per l’esperienza Italiana, illuminanti i libri sul maschile di Claudio Rise’. E in attesa del libro di Simone, ti consiglio la lettura di “Iron John”, il testo fondamentale di Robert Bly.)
    Cosa possono fare le donne per aiutare gli uomini? Innanzitutto aiutarli a diventare consapevoli di questa mancanza di informazioni fondamentali e della necessita’ di mettersi alla ricerca di queste informazioni. Secondo, aiutare gli umoni ad affrancarsi dal ruolo di bambini-prigionieri, imparando a rimpiazzare il bisogno con la generosita’. Terzo, aiutare gli uomini a superare la paura di avere figli ed esigere da essi che si comportino da padri veri nei confronti dei propri figli.
    Questo inevitabilmente richiede maggiore consapevolezza del problema da parte delle donne. Il mio invito e’ evitare di cadere nel tranello di quanti hanno interesse a spettacolarizzare i problemi (vedi ad esempio il recente libro “The end of men”).
    Al momento il genere maschile non gode di buona pubblicita’. Ma per un inevitabile principio di conservazione dell’universo, la fine degli uomini corrisponde alla fine del mondo.
    Uomini e donne hanno ora una straordinaria opportunita’ di crescere nel proprio genere e insieme.
    Cogliamola.

  6. Dove sono gli uomini?
    Sono accanto a noi.
    Sono i nostri figli, i nostri amici, i nostri padri, i nostri fratelli.
    Che responsabilità ha, la donna, nella crescita di un essere umano? Totale.
    Perchè la donna crea la vita.
    Ognuno di noi è stato concepito con un atto d’Amore, l’unione tra un uomo e una donna.
    Dopodichè il corpo della donna accoglie in sè “la vita” ed ordina ad ogni sua cellula di costruire un essere umano.
    E in nove mesi avviene quel miracolo che si chiama vita: un essere complesso viene al mondo.
    La mamma lo nutre, si prende cura di lui, lo protegge.
    Sono sempre le donne a prendersi cura della vita.
    Possono farlo in modo che gli uomini siano eternamente dipendenti e non si assumano le loro responsabilità, oppure possono fare in modo che crescano autonomi, sicuri di sè e delle potenzialità insite nella loro vita.
    Noi donne abbiamo un grande potere e ne siamo sempre più consapevoli. E l’uomo non sa adeguarsi. Per questo le violenze sono sempre più frequenti. La forza fisica prevale là dove non hai altri strumenti per affrontare un problema.
    Eppure io, dopo anni passati ad odiare gli uomini, oggi provo per loro grande stima.
    So che ce la potete fare, una volta che imparerete un atteggiamento fondamentale: il rispetto.
    Il rispetto è alla base di ogni relazione, anche quella con se stessi.

    Bye

    Carla

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