Domani

Domani sera, 25 ottobre, su RAI 5, alle 21,15… Mah!

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77 pensieri su “Domani

  1. Ciao sono Daniele di Valmadrera.
    Complimenti per la puntata del 25/10 che ho visto in Ray-replay. Non riesco però a trovare altre puntate; quando sono andate in onda? Qual’è il giorno delle prossime? Grazie e ciao!

  2. ciao Simone,
    ho appena finito di vedere la terza puntata del tuo programma. C’è stato un tempo in cui pensavo che bastasse ritirarsi dal mondo, prendere le distanze per trovare la felicità; poi ho capito, sulla mia pelle, che stare a contatto con se stessi è tutta un’altra faccenda. Ed è stato così che ho iniziato la ricerca della verità di me e dell’essenzialità; diventare ciò che sono è il mio scopo. Ora è il contenitore a non essere più adeguato. Attendo la prossima occasione di incontro. Grazie

  3. non serve??? ma stai scherzando? perché dici che non serve? e a cosa, secondo te?
    serve e come! Almeno a me, ora che ti ho trovato.
    specie a chi come me, in una mattina come questa, di una settimana qualunque, si prepara per condurre una riunione dove deve cercare di fare funzionare le cose nel verso giusto.
    Quando non ce ne sarebbe proprio bisogno se chi si siede al tavolo con me fosse animato dal desiderio di un lavoro ben fatto assieme. Un desiderio capace di superare rivalità e pregiudizi! Io ci credo ma da sola non basto e prima o poi mi stancherò di essere un don Chisciotte! Però,sono convinta che le istituzioni si cambiano dal di dentro! Ne ho già abbandonato una, perché non c’era niente da fare, e non mi va di farlo ancora! Grazie.Buona mattina, Simone.
    p.s. non temere non ti scriverò sempre con questa frequenza.

  4. buona notte Simone,
    ho rivisto la trasmissione per risentire le parole.
    Quando ci sarà la prossima puntata.
    notte
    p.s. per caso rispondi solo alle persone che conosci?

    • Ciao Paola. No. Per due anni ho risposto a tutti. ora non riesco più. Rispondo al maggior numero di post-emai-sms-post su fb che posso. Ma sto meditando di smettere. Non riesco, e poi vedo che molto spesso non serve… Ciao, notte…

  5. Ciao Simone,
    mi e’ piaiuta molto la prima puntata e mi ha fatto riflettere parecchio sul curaggio, paure…

    in qualche modo sto ridefinendo quel che definisco con coraggio anche se devo ancora capire bene che cose veramente e soprattutto (domanda che ti rivolgo) perche spesso le persone che sono indicate dagli altri come coraggiose non si ritengono in fondo troppo coraggiose?

    Esempio: parecchi miei amici e conoscenti dicono che sono coraggioso per via di scelte e cose che ho fatto o che faccio.
    Senza andare nei particolari sono state tante scelte che spesso chi mi stava in torno mi sconsigliava, e che mi hanno portato a vivere proprio spesso sulla mia strada e sulla mia via. Avendo quasi sempre la senzazione di essere al proprio posto. Queste scelte mi han portato poi lontano su una via e un percorso e una posizione nella vita che spesso mi vengono invidiate.

    Io, in teoria, se penso a queste tappe della mia vita mi sento si coraggioso.
    (e questo aiuta a tirarsi un po su in periodi in cui non si sta proprio bene).

    Pero penso anche che, da una parte avevo spesso poche alternative. ho “dovuto” fare certi passi perche avevo la paura e la sensazione che il non farli mi avrebbe portato a guardarmi allo specchio e non stimare chi vedevo.
    Dall’altra parte so proprio bene che, per ogni passo che si puo dire coraggioso me la son fatta spesso addosso dalla paura.

    Anche tu, o Filippo della puntata o Gino Strada. Io vi definisco subito come coraggiosi. ma non ho avuto l’impressione che voi non abbiate avuto paure.
    (lo avete detto in trasmissione anche in maniere diverse mi sembra).

    Ecco, perche quelli additati come coraggiosi spesso sembrano dire: Beh, ma in fondo ho fatto quello che mi veniva da fare e non mi sembra neanche eccezionale e poi comunque guarda che ho avuto tanta paura anche io.
    Questa cosa vorrei capire meglio.

    Mi rivado anche a vedere la puntata. forse avete dato questa risposta e mi e’ sfuggita.

    saluti
    Marco

    p.s. grazie a simone, fabio e claudio per le vostre risposte sulla questione produttivita/ore lavorative

    • Marco guarda… ho tentato di sintetizzare proprio il punto che tu fai nel pezzo dei Un’Altra Vita in cui esco da casa di Filippo e faccio la sintesi tra me e me di quel che ho visto. Lì dico “per una persona che segue il suo sogno serve molto, molto meno coraggio”. Credo sia questo il punto. Il coraggio serve quando devi buttarti alla cieca, quando fai qualcosa che non è proprio il tuo mondo. Quando sei nel tuo, come nel caso di Joshua Slocum (“in faccende riguardanti il mare avevo diritto alle mie opinioni”), quando segui il tuo vero filo, fai e agisci senza neppure porti tutti i problemi. Paura ne hai, ma è solo specifica, non sistemica. Non temi tutto il fallimento, ma fallire su una singola cosa, perché è comunque un impegno, una prova. ma il disegno in cui ti muovi è tuo, dunque non serve così tanto coraggio. Il problema è tutto qui: trovare il proprio disegno, piazzarsi al centro del proprio quadro. Tu, io, lui, cosa deve fare, qual è la sua linea di minore resistenza, qual è il suo sogno? trovare questo, cercare questo, richiede coraggio, ma non farlo. Non così tanto.
      E’ come quando ti svegli. La cosa più dura è alzarsi dal letto. Poi il resto viene da sé.

  6. Quando i sogni e le aspirazioni che spingono l’uomo ad essere umano non si sento ascoltati ed accolti sempre lo inquieteranno e tarda sarà la calma nel raggiungerlo. Qualsiasi cosa io faccia mi mostra inevitabilmente il suo limite, perchè nulla o poco hanno a che fare con le aspirazioni più profonde. Ecco, allora, che conoscere testimonianze di persone che hanno saputo ascoltare la loro vitale energia per ritornare a vivere umanamente, mi incoraggia e ridesta in me quella voce che, anche se sorda, rimane presente in me. So che prima o poi quella voce urlerà talmente da fa udire il suo grido assordante ed io, felice, la seguirò! Fino ad allora, però, state con me cari amici coraggiosi! paola

  7. Grande Simone! come sempre sentirti parlare….!vederti (adesso) nella bellissima trasmissione!, leggerti (anche in questi commenti) è benzina ai mie sogni, energia nuova che alimenta la mia vita! “Avanti tutta” Simone…!!

  8. ecco lo sapevo, adesso, conoscendomi (e mi conosco anche se spesso fingo di no se mi incontro per strada) farò di tutto per trovare un cavillo tra i peli di un cavallo per darti contro e litigare irrimediabilmente anche con te così da issare anche qui la mia bandiera misandrica, misantropa e misogina come sul mio blog (che se hai visto è seguito da tre anime buone, credo inviatemi dalla asl)
    tornando alla tua riflessione___ allora, eccomi qui e qua, lalalà.
    io ho perso tutto!
    (tranne la furbizia di aver messo la testa sotto un tetto quando pensando fosse giunto il momento di tirare i remi i barca non c’era più neanche quella)
    e a chi spiegassi l’iter mi direbbe: “non è stata colpa tua!” e invece si!!
    intanto mi frega un accidente delle “colpe” (ammesso esistano) degli altri verso cui posso niente, preferisco pensare alle mie responsabilità e qui la lettura cambia a 180°.
    quello che ho fatto l’ho dovuto fare per via che avevo un figlio da crescere da sola, sistemato lui ho deciso di fare quello che volevo fare.
    e se facendo ciò ho “perso” qualcosa che per gli altri è tutto e per me è evidente che fosse nulla, cosa avrò mai perso?
    altro discorso quello del cosa ho trovato:(
    del resto se nasci quadra hai voglia di feng shui, vedersi tonda è o sarebbe ipocrita.
    comunque sia questo è quel che è.
    ho perso tutto e quel che arriva lo scanso adesso vediamo quanto tempo ci vuole per litigare con te, perchè son certa che per quanto simili le nostre posizioni siano diverse.
    “strano e interessante…” sì, anche trovarne due che stiano insieme tra quelli che chiamo “invisibili” o “alieni” è quell’impresa che mi/ti proponevo come sfida.
    io a parte il linguaggio dei segni e quello delle mazzate ancora sto ne cercando uno capace di “intendersi” a quel modo in cui ci piace tanto immergerci quando leggiamo qualcosa che ci sfrigola.
    a me per esempio succede con Jun’ichirō Tanizaki e in generale con i libri che hanno scritto prima che fosse inventato il pc e cioè il copia e incolla.
    poco fa avevo per le mani il simposio di platone per via che vorrei farne un post da un bel po’ di tempo se non fosse che le parole le ho in testa, ma poi quando le scrivo cambiano aspetto, inciampano, bisticciano tra loro e con me, cadono o fluttuano per ogni dove.
    mi capita spesso, so quel che voglio dire, ma poi mi perdo.
    quindi vedi? chi perde tutto vive nel nulla che è diverso dal niente.
    (il nulla è zen, il niente no).

  9. Si,dici bene.Per chi se ne va non è rilevante ma per noi che rimaniamo quanto è importante ricordare gli insegnamenti ricevuti…ho perso mia madre dieci anni fa e ne so qualcosa…
    A volte ci danno coraggio in momenti,come quello che stiamo vivendo,dove tutto e tutti cercano di metterci addosso paure d’ogni genere cosi’ da metterti a tacere!
    E cosi’,se una persona che come me lavora da 22 anni in un laboratorio d’ospedale a ritmi ormai insostenibili si lamenta, viene intimorito e zittito con la solita frase “pensa a chi non ne ha di lavoro”!
    Da anni mi dico che qualcosa succederà ma è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e non aspettare gli eventi…solo bisogna avere coraggio e capire cosa si vuol fare davvero in alternativa!
    A volte penso la soluzione sia andarsene da questo Paese e allora ho mandato un po’di curriculum in giro,ma recentemente il resto del panorama europeo non è entusiasmante!
    Poi ci son persone come te che riescono a trovare delle alternative senza doversi necessariamente allontanare da tutto e da tutti e questo mi fa sperare.
    Ti ho visto a Geo&Geo l’altro giorno ed è stato come respirare una boccata d’ria fresca…
    Spero di riuscire a trovare presto anch’io mia strada e di riuscire a camminarci nel mezzo…

    Grazie

    Debora Quinert

    • Debora coraggio, ottimismo e lavoro. Ma ti prego, non pensare a dove. E’ come scegliere i colori delle pareti prima che ci sia la casa. I luoghi contano poco. Conta chi ci va, come ci va, come sta dentro. Dovunque vuoi andare ci sei gia’, diceva un esperto di meditazione. Il posto bello dove vivere e’ dentro, che poi diventa fuori anche e soprattutto nel cuore, nell’anima, nella mente. Ciao!

  10. grazie per la risposta.
    sì, mi rivolgevo a te (il blog è tuo:)
    provengo dal tuo stesso ambiente e ho fatto la tua stessa scelta circa sette anni fa, ma in modo più “integralista” (per via che sono misantropa).
    di te mi interessa e incuriosisce la diversità che colgo tra il mio essere volontariamente aliena e il tuo (per me) alto tasso di socialità (di cui ti ho ringraziato e che quindi ti riconosco come merito).
    mi interesso di nuovi linguaggi e il tuo potrebbe farne parte.
    sai penso che spiegare a chi ha un buon livello culturale in cosa consista la tua scelta e magari indurlo a seguirla sia relativamente facile.
    da quanto posso cogliere attraverso l’esperienza del mio blog, invece, vedo molto più arduo dialogare con chi ha perso tutto suo malgrado e fatica a comprendere che l’alternativa che proponi sia praticabile e soddisfacente.
    su questo mi interesserebbe, senza invadere o assillare, parlare insieme/tramite te, quindi di tanto in tanto magari dirò la mia (come spesso accade e, come sa bene chi mi conosce, un po’ a sproposito) così da sentire la tua;) teti

    • grazie teti, questo genere di scambio è proprio il modo di rendere interessante la comunicazione e dunque questo blog. Non avevo capito se ti riferissi a me o a giulio perché i vostri post sono arrivati in successione, sembrava una risposta a lui.

      quanto dici è vero, ma se ci pensi è sempre stato così. Qualunque idea diversa, nuova, più o meno rivoluzionaria o comunque, come in questo caso, antica come il mondo (da Socrate a Seneca a Sant’Agostino…) ma attualissima, coinvolge sempre delle minoranze. In alcuni casi le minoranze diventano massa cosa che generalmente viene manipolata dai poteri forti e si trasforma in rivoluzione, spesso cruenta.
      In altri casi, che auspico, la minoranza dialoga, comunica, spinge a pensare, pone domande e per questo genera due effetti:
      – viene osteggiata dai poteri e dalle consuetudini a cui rompe le uova nel paniere
      – modifica leggermente o più strutturalmente il pensiero unico imperante, lo sgretola, comincia a generare crepe nella sua inossidabile inoppugnabilità.

      Ma sempre di minoranze iniziali si parla. Sono minoranze non per caso, del resto:
      – un’idea differente, essendo diversa da quella che tutti percepiscono, è, appunto, una novità, o comunque qualcosa che non viene percepito da tutti immediatamente e in modo chiaro. L’elemento di novità è generato spesso dalle condizioni di mutamento sociale, economico, o dal disvelamento di alcuni “bachi del sistema” che, a lungo andare, si appalesano chiaramente. Ma chiaramente, all’inizio, non vuol dire a tutti. Vuol dire che qualcuno coglie l’elemento di discontinuità e alza la mano per dirlo
      – un’idea differente genera un cambiamento nelle opinioni e poi un cambiamento nelle abitudini. Due cose assai difficili da ottenere come effetto di un enunciato. Nella mia esperienza di comunicatore ho spesso constatato che è assai più facile far cambiare prodotto a un consumatore che far cambiare opinioni a un cittadino. Il “mercato” si avvale molto di questo, essendo per nulla interessato ai cittadini e alle persone, ma esclusivamente ai consumatori-clienti. “pensate quello che volete, purché compriate il mio prodotto”. La politica ha molto imparato da questo, purtroppo (Jaques Seguela scrisse “Il mio candidato lava più bianco” dando la stura al marketing politico)
      – su un’idea, e sui comportamenti che ne conseguono, incidono fattori non del tutto trasparenti riguardo l’idea stessa. Intendo dire che se una buona idea implica che tu devi metterti in contrasto con una moglie o con una mamma o con il ruolo che ti sei costruito etc… può essere buona quanto vuoi, ma la persona la rifiuterà. Vedi i temi ambientali, della decrescita, etc che negano ruoli e funzioni strutturali della nostra società.

      In ultimo, due cose:

      – “chi ha perso tutto”. Vedi, questo concetto (“e chi ha perso tutto?” “sei un privilegiato, e chi il lavoro non ce l’ha?” etc) viene agitato come una bandiera o come una falce, a seconda dell’agitatore, ma non è affatto centrale, anzi, è un enorme alibi. Prima di tutto dal punto di vista quantitativo: chi non ha lavoro in questo paese (e non tutti di questi non ce l’hanno, perché molti lavorano in nero) è il 9,8% della popolazione. Quando si analizza un’idea è bizzarro criticarla perché è valida per il 90,2% della popolazione ma non per il 9,8, non trovi? A me spiace molto della situazione della disoccupazione, ho anche fatto timide proposte in merito, e sono stato preso per un simpatico fricchettone post sessantottino (io che sono nato nel ’65!!). Tuttavia, posso occuparmi di qualcosa che impatta soprattutto sul 90% degli italiani? Cosa c’è che non va? Se anche non valesse per un decimo della popolazione (che poi avrei molto da dire anche su questo…), il fatto che valga per la stragrande maggioranza è rilevante o no? E’ meno dignitoso o no?
      Vale anche ricordare che NESSUNO di coloro che agita il tema di “chi ha perso tutto” è una persona che ha perso tutto. E’ curioso no? Mai che qualcuno mi scrivesse “io ho perso tutto e non condivido quello che dici”. E’ sempre uno che non ha perso tutto, a dirlo. Strano e interessante…

      – riguardo la nostra differenza (tu misantropa io comunicativo), direi che se hai un blog tanto misantropa non devi essere. E comunque, io passo la metà del mio tempo da solo, proprio un socialone non sono, tutto sommato. Come vedi, le cose basta girarle e sembrano diverse. Resta il fatto, sacrosanto, che ognuno è fatto a modo suo ed è bene che faccia se stesso. Tanto a questo mondo tra qualche anno non apparterremo più. Non è così rilevante, per chi scompare, essere stato in un modo o nell’antro. Poi, come se nulla fosse, e senza poterlo evitare essendo in un modo o nell’altro, scompare.

      Ciao!

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