Fuori

In mare era brutto, questi quattro giorni. Ultima uscita dell’anno, forse, con i Nomadi a Vela, il gruppo con cui organizzo le mie navigazioni. Era brutto, certo… Ma un giorno intero siamo riusciti a navigare: venti-trenta nodi, la barca che correva nel sole e nei colori del Golfo. Che meraviglia. Il resto del tempo abbiamo chiacchierato, mangiato pesce delizioso, fatto festa, dormito. Da soli. A parte un paio di barche qua e là, non c’era nessuno….

Tornando verso casa pensavo che questi giorni somigliano molto alle nostre vite, a quello che facciamo, a come lo facciamo. Piove, forse… c’è vento forte, forse… molte cose potrebbero consigliare di non fare, di desistere, di lasciar perdere… Forse. Oppure no. Oppure che piova o no, che le raffiche siano troppo forti o no, che sulla barca (piccola) ci stiamo in tanti, che non si possa neppure aprire un osteriggio perché diluvia… ecco, tutto questo non è né negativo né positivo, non è in grado di motivare o di dissuadere. Cosa accade a un gruppo di persone che va per mare col brutto tempo?

Accade che per lunghe ore del giorno quasi non ricordano che il tempo è brutto. Accade che preparano cene meravigliose, insieme. Accade che appena c’è uno spiraglio nella meteo, subito schizzano fuori dal porto, perché sono già lì, e allora fanno splendida vela, quasi scuffiano dalla felicità. Accade, soprattutto, che del brutto se ne fregano, perché se la nostra vita fosse decisa da fuori, saremmo spacciati.

Ho pensato che per questa settimana potremmo fare un esercizio: potremmo provare a immaginare che il “fuori” non esista. Che quel fuori è il teatro dove deve agire il nostro “dentro”. Per modificarlo, quel fuori, piegarlo, plasmarlo, forgiarlo, indirizzarlo. Per dirgli che non passerà, che non c’è solo lui, che tra noi e lui, lui è quello che conta di meno. Per non farci contagiare. Non è una grande epoca, vista da “fuori”. Forse da “dentro” è migliore. Buona settimana a tutti.

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37 pensieri su “Fuori

  1. Sì.. ma quando sei arrivato a capire che il “fuori” non esiste, che quel fuori è il teatro dove agisce il tuo “dentro” e lo hai modificato, plasmato, piegato, forgiato, indirizzato.. quando lo sai che non c’è solo lui, che tra te e lui, lui è quello che conta proprio di meno o non conta proprio.. quando ti accorgi di poter bastare a te stesso? ..Si può bastare a sè stessi?

  2. Il “dentro” e il “fuori”, o meglio l’approccio all’argomento, è alla base del mancato successo del progetto per il quale avevo cambiato vita (ndr.: in realtà la vita è cambiata, perché una volta fatto il passo non si è più gli stessi anche se sono rientrata nel sistema produttivo classico dell’ufficio 8 ore rispetto a una vita molto più libera).
    Chiusa questa parentesi torno al soggetto: nell’analizzare le cause e i motivi per cui non siamo riusciti a portare avanti il “ristorante” io mi oriento più sulle cause interne (motivazioni, esperienza, idee, etc.) mentre l’altra parte in causa nel progetto tende sempre a trovare nel “fuori” le cause (la crisi, le persone, la fortuna/sfortuna, il posto dove eravamo e via dicendo).
    Ho provato a spiegare che con la “sfiga” non è che si possa giustificare tutto: la mia convinzione è che se hai un sogno, ma vero, nel quale credi davvero, allora devi essere disposto a pagare il prezzo per realizzarlo. E spesso il prezzo è molto alto e ti porta a sacrificare tante altre cose.
    Se non sei disposto a rinunciare alle altre cose, il sogno lo sfiorerai e basta. Ma dipende tutto dal nostro dentro e non dalle situazioni contingenti.
    Buona e serena serata a tutti. Rientrando a casa dal lavoro mi sono goduta un bel tramonto dietro le montagne innevate! 🙂

  3. io del commento di teti non c’ho capito un ca… e poi, perchè ci si prende sempre così sul serio? ma soprattutto, chi cacchio è rakudo ka? viva l’ignoranza in questo mondo di radical snob
    ps. sto leggendo adesso basta e sono a pag.96, la solitudine è un tema appassionante, quando finisco ti dico il mio parere

  4. NON AMO PARLARE CON CHI NON GUARDO NEGLI OCCHI MA A TE SIMONE DEVO DIRE CHE IO VIVO COSì!E SAREBBE BELLISSIMO SE NON TUTTI MA QUASI RIUSCISSERO A FARLO ALMENO MENTALMENTE!

  5. 1) ci sono pochi commenti a tema perchè gli introversi comunicano poco e a modo loro:)
    2) e gli altri ci devono pensare
    3) dimmi un motivo per cui dovrebbero venire a dirtelo;)

    comunque, essendo una introversa giudicata fuori come un poggiolo, posso dire la mia, di fatto l’ho già detta e la dico altrove, ma per comodità “estraggo” la conclusione:
    il mio dentro è tendente al nulla.

    _ il nulla è, per me, l’entità del tempo e della dimora, invece del contrario come solitamente si descrive.
    è una dimensione privata, soggettiva, quella in cui, se vogliamo e riusciamo, è possibile fluttuare sui margini dei nostri confini e i limiti autoindotti, o siano pure oggettivi, senza avvertire nessun gradino sotto ai piedi benchè scalzi; qualcosa che ci permette di camminare anche senza un saldo terreno su cui poggiarli in un indistinto che è così prodigioso da cogliere che perdere tempo per descriverlo è assurdo anche solo per il fatto che per farlo lo dobbiamo abbandonare._

    insomma, faccio mio il pensiero di 
Rakudo ka:

    “È meglio non fare nulla e prendersela comoda.

    Quando mi viene fame mangio il mio riso;
 quando mi viene sonno chiudo gli occhi.

    Gli sciocchi ridono di me,
ma il saggio comprende”.

    e se qualcuno pensasse che è poco, posso dire fin da subito che infatti è nulla.

  6. @”perché se la nostra vita fosse decisa da fuori,saremmo spacciati”
    Io non voglio dargliela vinta al fuori,e’ un esercizio che pratico da tempo

    Grazie Comandante

  7. ciao Simone, oggi è una giornata di quelle in cui non vedo il senso di quello che faccio.
    Il mio lavoro non dovrebbe esistere se le persone fossero capaci di parlarsi senza usare i dissensi come barriere …
    Basta con le barricate!
    Forse sono solo stanca.
    Cosa puoi dirmi per dare aria al mio pensiero e ali alla mia immaginazione?

    • Paola Fusaro, che vuoi che ne sappia io di cosa può sollecitare la tua immaginazione e far prendere aria alle tue idee. Forse questo: non chiederlo a qualcuno che sta fuori (come me). Domandalo a te, che sei dentro. Sei tu l’unica che ha la domanda, dunque anche la risposta. Non sempre è sbagliata quella risposta… ciao!

  8. Tu solleciti a mandarti ritorni sul nostro pensare e far valere più il nostro dentro del nostro fuori.
    Bene, avevo letto due giorni fa il tuo scritto, poi non ci ho più pensato. Perché?
    perché non ho tempo, sono presa dal fuori, dall’inseguire gli eventi e anche quando ho la possibiltà di fermarmi, la mia testa continua a correre, a pensare a quello che verrà dopo.
    Per concentrarsi su di sé un pò di tranquillità ci vuole e me ne sono accorta nei quattro giorni del ponte che sono stati tanto produtivi.
    Mi piacerebbe rallentare, ma non è facile, e non è solo il lavoro, sono anche tutte le cose intorno, gli ingranaggi dentro i quali sono inserita, il mio impegno sociale/civile di cittadina ativa (sarò masochista, ma non riesco a farne a meno), poi partecipo a un orto comune, poi devo far visita e la spesa a mia mamma, poi magari si rompe qualcosa in casa e devi chiamare qualcuno che te lo aggiusta…
    Certo non lavorare sarebbe già un aiuto, ma il mio lavoro mi piace, mi basterebbe un part-time, ma in questo momento non lo concedono e allora l’unica soluzione sarebbe licenziarsi.
    Ho una vita molto sobria, anzi di più, in alcuni mesi credo di stare anche sotto i tuoi 850: Eppure mi concedo ciò che desidero, il fatto è che ciò che desidero spesso costa molto, molto poco: Ogni tanto viaggio perché viaggiare …è una gran bella storia a cui non posso e non voglio rinunciare, anche se poi penso che è qui dove vivo che devo stare bene tutto l’anno.
    Ho una sobrissima vita, ma nessuna passione minimamnte redditizia dalle quali trarre il mio sostentamento come hai fatto tu. Non ci vogliono molti soldi, ma un pò le spalle coperte bisogna averle, anche se ognuno, è vero, ha la sua storia. Senza parlare poi di un’altra preoccupazione per il futuro: mia mamma, anziana, che spero resti autosufficiente ancora per molto, e lo spero per lei, ma anche per me, perché se/quando non lo sarà più, non so proprio come farò.
    Ora mi rendo conto che la mail ha preso un’altra piega, non era proprio questo ce avevo in mente di scrivere…oramai è andata così.
    buon pomeriggio
    V

    • Grazie Valeria. Quante cose… sei davvero impegnata. Io sto finendo di lavorare al libro, ancora una settimana e poi fine di tutti i programmi. Per mesi. Un caro abbraccio. s.

  9. Il tema da te suggerito può essere sviluppato assai diversamente a seconda che si intenda:
    – motivarci da dentro a gestire e selezionare la realtà esterna, piuttosto che subirla come ci viene generalmente illustrata dai media, che stanno diventando una sorta di vissuto comune: basti pensare che, di tutti gli svariati argomenti di cui si può parlare oggigiorno, nella media le persone attaccano discorso sempre su quei pochi ristretti argomenti. E quindi convincerci a cercare attivamente quel fuori (che interagisce per osmosi con in nostro dentro) adatto al nostro dentro, che per noi ha un senso, col quale entriamo in risonanza.
    – non semplicemente adattarci in maniera positiva alle possibilità che il fuori ci offre, ma interagire in modo più intenso con esso, addirittura aggredirlo con creatività, energia per plasmarlo quanto possibile alle nostre esigenze, ai sogni. Questo credo sia il difficile per le persone. Quello di cui avranno più difficoltà a parlare in questa discussione. Perché si può plasmare qualcosa che già era positivo alla nostra valutazione migliorandolo ulteriormente, oppure cercare di mettere le redini a qualcosa che riteniamo a noi avverso e qui entrano in scena caratteristiche come la propria tempra del carattere, la creatività e sensibilità personali; insomma approcciare in maniera più vigorosa il fuori.

  10. Ciao, l’esercizio di coltivare il ‘dentro’ credo si possa riallacciare al concetto di solitudine dell’ultima puntata di ‘Un’altra vita’. Fare di noi stessi gli artefici della nostra vita, conoscersi a fondo, responsabilizzarsi senza scuse o alibi, abbandonando i condizionamenti esterni e ascoltando il proprio cuore.
    Fuori può esserci la tempesta,mare grosso,sole o bonaccia, dentro c’è il calore,l’armonia,la complicità,il buon vino, l’essenza della vita.
    Claudio

  11. Questo esercizio mi fa venire in mente l’idea che noi siamo responsabili della nostra felicità. E poi mi fa venire in mente un’altra idea che mi ha detto qualcuno: che io posso scegliere di essere felice e di non far dipendere la mia felicità da cose, persone o circostanze.

    Bo…centra? Bo…

    se io scelgo oggi di essere felice, ad esempio scelgo di non entrare in un gioco di potere ed essere felice di essere rimasta “stabile” oppure scelgo di guardare il sole splendente, il cielo e le foglie coloratissime mentre sono sull’autobus invece che le auto in colonna e i visi tristi di chi guida; oppure scelgo di fare dei passi verso progetti che mi danno entusiasmo ed esserne felice anche se l’uomo a cui voglio bene è distante…non lo so se straparlo o se centra quel che dico ma è un po’ questo che mi viene in mente…certo è che anche qui ci vuole equilibrio: quel fuori c’è…forse posso guardarlo con altri occhi…o forse, per non rischiare la sindrome di Pollyanna, posso guardarlo per quel che è, accettarlo e continuare a muovermi per quel che posso…???
    Simona

  12. Io mi ci sto impegnando nello svolgimento dell’interessante esercizio da te proposto, carissimo Simone, esercizio che ho accolto, con entusiasmo, per prima (il mio post è il n° 1, nel caso te lo fossi perso).
    Ma è solo martedì, ti saprò dire a fine settimana l’esito del mio impegno.
    Grazie.

    p.s. un giorno vorrei parlare con te di un progetto di pesca-turismo (e ittoturismo) tra Spezia e Viareggio; posso scrivertene in privato?

  13. “Ho pensato che per questa settimana potremmo fare un esercizio: potremmo provare a immaginare che il fuori non esista.”

    Simone,
    guarda che è proprio così, il fuori “non esite cosi come lo percepiamo….”
    Due illustri scienziati e ricercatori cileni, Maturana e Varela, hanno sviluppato il concetto di “Autopoiesi” in realzione al vivente e le loro teorie sono alla base delle moderne scienze cognitive.

    Il link ad una interessante intervista a H. Maturana:
    http://perception.unibg.it/cerco/aree_tematiche/page.asp?macro=11&ID=10

  14. A proposito di dentro e fuori, questa mattina ho letto questa frase che mi ha fatto riflettere e che condivido con voi:

    “Ciò che non dipende da noi sono gli avvenimenti ciò che invece dipende da noi è il modo in cui li recepiamo”

    Buona giornata,
    Mauro

  15. Buongiorno Simone!
    Non ti scrivo per commentare “il piegare dal fuori al dentro”…si troppo difficile!Ti ho visto a Geo&Geo, l’ultima parte dell’intervista.Non ti conoscevo ed incuriosita ho cercato tutta l’intervista e ho iniziato a fare ricerche.Ok, come hai scritto tu, io faccio parte di quelle persone che pensano di te:…tanto è ricco!Vivi con 850€ al mese?Non ci vedo niente di strano!Forse lo è per te che vivevi con uno stipendio da manager;-))!Comunque in questi giorni ho pensato molto a quello che hai fatto tu, inizialmente con rabbia sentendomi un po’ presa in giro e alla fine mi sono detta…cosa importa se sei ricco o meno?Tu hai fatto la scelta che hai fatto con coraggio (che a me manca ma lo potrei trovare nascosto in qualche mia cellula)e ora non ti devi alzare alla mattina,strisciare un badge,stare o meglio sottostare a compromessi,a regole,ipocrisie,non devi correre dietro all’orologio…Conclusione:t’invidio,t’invidio molto perchè vivi la tua vita come vuoi tu e voglio credere che sia tutto vero quello che scrivi!Anzi ci credo…Buona settimana anche a te :-))!!!

    • Grazie Tita. Del resto ti rispondi da sola: se non consideri strano vivere con 850 euro al mese, vedi che allora sai che è possibile vivere diversamente, in luoghi diversi, facendo altro, magari in modo discontinuo ed estemporaneo… Buona vita!

  16. dal dashboard del sito vedo moltissime letture di questo post ma pochi commenti… interessante… Invito poco raccolto, quello del piegare il “fuori” al “dentro”, o troppo difficile? Come sta andando la settimana?

  17. Simone, hai mai letto Osho Rajneesh? Parla proprio di questo, di quanto il nostro cervello sia abituato a valutare e agire solo in base a quello che c’è fuori di noi, ma che non guardiamo mai il mondo che è dentro di noi, un mondo incredibile, completamente inesplorato e immenso!

    • Già… Osho e moltissimi altri. Praticamente tutti ne hanno parlato. Perfino Cristo. Peccato che ne abbiamo/abbiano parlato sempre tutti quasi invano… Seneca ne parlava due mila anni fa e guarda come siamo ridotti… 😉

  18. Ciao Simone, è una bella sfida quella che lanci a noi, tuoi lettori, in merito al fuori di ognuno di noi. Se è vero il discorso della legge di attrazione ( legge che sta alla base della fisica quantistica ) noi siamo ciò che pensiamo, il nostro pensiero produce la realtà. Di conseguenza non ci resta che esercitarci nel pensare che noi siamo ciò che desideriamo essere e siamo in armonia e come dici tu:” tra noi e il nostro fuori noi samo i più forti e lui sarà un riflesso del nostro pensiero. a presto.
    Serena

  19. Ciao Simone, sto leggendo “l’equilibrio della farfalla” e non riesco a continuare a domandarmi durante la lettura quanto dei fatti ed emozioni  narrate fa parte del tuo vissuto. Ma avrà partecipato davvero a quella cena? Gilda si potrebbe chiamare Manu? i personaggi di Ponza sono reali ma il resto dei conoscenti di Spezia? E le sensazioni di Renato? (certo non la sua disorganizzazione mentale). Molto piu di quando ho letto “uomini senza vento”. Nel leggere zenzero e nuvole, Stojan Decu e l’estate del disincanto questo pensiero non continuava ad assillarmi anche se credo che in genere gli scrittori scrivano sempre qualcosa di se, ma sarà che ho letto AB, AT, ufficio di scollocamento, seguito il tuo blog dal 2010, partecipato a delle presentazioni e ad una mostra delle tue opere a Milano, seguendo la tua trasmissione…ed ecco che questo pensiero continua ad distogliermi dalla lettura Uff! 
    Spero che il seguito evolva in qualcosa che io riesca a ritenere sicuramente fantastico così da riuscire ad essere catturata esclusivamente dal racconto come mi e’ capitato con “l’estate del disincanto”…molto bello delicato ed avventuroso, a volte al lavoro avevo dei flash come se avessi visto un film. Complimenti!
    Un saluto, 
    Marina

    • Marina, ciao. Sia Uomini senza vento sia L’Equilibrio della farfalla sono romanzi scritti con materiali della mia vita. Più il primo del secondo, in un certo senso. Questi materiali sono stati recuperati dalla costruzione precedente e riutilizzati. Nel nuovo muro portante può anche darsi che qualche mattone sia capitato nella stessa posizione in cui era prima, ma è un caso, o comunque un fatto saltuario. In UsV c’erano personaggi reali portanti, Oreste e Antonio. Qui meno. Molte delle cose che leggi fanno parte della mia vita, certo, ma rimontate in modo diverso. Lo sforzo di un autore è sempre quello di rendere universale, oggettivizzare, per evitare che ciò che scrive serva a lui soltanto, sia comprensibile solo dall’autore. Spero di esserci riuscito.
      ciao!

  20. Ciao,
    penso che tu conosca la poesia scritta sulla lapide di George Gray nell’antologia di Lee Master. Io la trovo bellissima ed il tuo post un po’ me l’ha ricordata. Una vita senza senso è una barca che anela al mare eppure lo teme.

  21. Secondo le recenti teorie quantistiche siamo realmente in grado di plasmare il nostro mondo esterno in quanto noi, il mondo, la materia siamo tutti fatti della stessa energia…siamo interconnessi gli uni agli altri e all’universo intero come un’unicità…ma per non “filosofeggiare” troppo, volevo solo dirti che mi è piaciuto molto il racconto di queste tue giornate in barca e che, dal mio punto di vista, il fuori diventa meno pressante quando si vivono momenti di condivisione, di legame con gli altri. Nell’ isolamento si è più vulnerabili e condizionabili…e non a caso parlo di isolamento, perchè la solitudine è un’altra cosa, come hai ben spiegato nell’intervista a Padre Natale…
    Ciao e buona settimana anche a te!

  22. ciao Simone,
    no, nessun commento, o meglio, ho cercato la tua mail per scriverti due righe: ho appena finito di leggere “Adesso Basta”, non ti conoscevo ed ora sembra quasi di conoscerti da sempre. ho avviato la “procedura di downshift” da un annetto e non sapevo esistesse il guru del processo…comune denominatore la vela, i libri, la professione e tanto altro.
    mi hai sconvolto, o meglio il tuo libro è stato come la bustina di zucchero durante un calo glicemico.
    se ti va di contattarmi o di inviarmi la tua mail, ne sarei onorato.
    grazie

    vincenzo
    (taranto)

  23. Caro Simone, ascoltari è sempre un piacere, mi trasmetti quella carica di cui ho tanto bisogno. Non ho ancora deciso cosa farò di me e della mia vita, ma le tue parole e la tua serena visione del mondo, mi aiutano moltissimo. Mi danno speranza di riuscire a mettere a frutto le mie capacità, di “scrivere il romanzo della mia vita”. Grazie.

    @Gentili: a me colpì la stessa frase pronunciata da Saviano “per cambiare le cose serve che ognuno di noi faccia bene quello che fa”.
    Sembra poco ma, così come tante gocce fanno il mare, tante azioni oneste faranno un mondo migliore.

  24. Penso dipenda anche dal fuori che si seleziona di provare. Guardando questi suggestivi filmati
    http://www.youtube.com/user/ANTMETEO
    mi viene da pensare che il fuori, anche se impervio, con un po’ di maltempo, lo si possa andare a cercare, piuttosto che subire passivamente, per vedere che effetto fa sul nostro dentro.

  25. ciao simone, non ti ho mai cercato ma ti ho incontrato in libreria e ti rincontro puntualmente ogni volta che ho bisogno(articoli, televisioni) delle tue considerazioni.Non è un caso.
    Noi siamo il fuori,dobbiamo prestare attenzione alle nostre sensazioni.Noi sapiamo già tutto ,dobbiamo solo ascoltarci,
    senza razionalizzare.E’ questione di esercizio ,dobbiamo imparare a usare un’altro linguaggio, quello del sentire

  26. oggi volevo scrivere due righe su facebook, io uso fc per restare informato, tramite alcune pagine con le quali mi sento in sintonia e con qualche amico, pochi, con cui dialogo a colpi di foto o condivisioni di link. Volevo dire che mi sono stufato di tutto ciò che mi circonda, del fuori, come dici tu, mi piacerebbe scrivere del dentro che più mi interessa, ma poi penso che forse non interessa agli altri. Ma una cosa la voglio dire, riportare ciò che mi è rimasto impresso delle parole di Gino Strada: “se ognuno fa il suo pezzettino…”
    E allora non mi sento più solo, da quando ho lasciato la mia vita precedente, sto facendo il mio pezzettino,aggiungo,onestamente, senza pensare di fregare il prossimo, senza inganni. E anche se sembra che mi dedico solo a curarmi del mio, penso che se tutti facessero il loro pezzettino onestamente, tante cose sarebbero diverse. E qui mi è d’obbligo citare la canzone di Bruce Springsteen
    we take care of our own.

  27. Eccellente esercizio!

    Per me, ‘stasera anche un po’ di più…

    Perchè, sai comandante, io domani mattina vado a provare a convincerne un centinaio che lì ‘dentro’ e vale ancora la pena…
    Un centinaio di ingegneri e professori che come me ogni giorno insegnano chimica e materiali dentro a un pezzo d’università bella, di quella che ancora tiene la barra dritta, e che tutte le mattine alza l’ancora, cazza la randa, e si prende anche le sue due mani di terzaroli quando il vento soffia troppo forte…

    …mentre ‘fuori’ tutto sembra andare alla deriva, senza più vento favorevole per nessuno, perchè nessuno lì ‘fuori’ sa più dove andare.

    Ecco, io domani vado a spiegarglielo a tutti e cento che quel ‘fuori non esiste’.
    E se esiste, di sicuro è quello che conta meno.

    Purchè non siamo noi a farlo contare.

    Perchè se ci pensiamo bene, siamo noi a concedergli o negargli la sua stessa esistenza.

    Quel ‘fuori’ siamo noi, siamo noi tutte le volte che non abbiamo la consapevolezza e la forza sufficiente per capire che a volte dentro può essere meglio, molto meglio.

    Perchè per dirla tutta, anzi per dirla con Joshua Slocum, che di lì ‘dentro’ ne sapeva un sacco:
    ‘In faccende riguardanti la chimica e i materiali,
    noi abbiamo diritto alle nostre opinioni’.

    Ciao comandante,
    pensami un po’ domattina, verso le 10.

    Io sarò lì ‘dentro’, a farli sognare un po’.

    Un abbraccio, forte.
    mari

    • Lo so Mari, me lo avevi anticipato. Domatrtina alle 10 ti pensero’. Tutti si aspettano la tua verve, tu sarai calma e serena. Come chi sa che ha diritto alle proprie opinioni. I contenuti saranno dalla tua. Ce la farai. Brava, intanto, per il coraggio di tentare. Ciao!!

  28. Non sapevo chi eri. Le storie di “un’altra vita” che ho seguito per caso oggi in Tv mi hanno affascinato, ma quello che mi ha sconvolto ed entusiasmato sono state le tue parole.
    Dio mio, ma allora un uomo che racconta cosa che ascolterei per ore, esiste davvero? Un uomo che usa le parole come un orafo forgia gioelli, ti incanta, ti convince che davvero ……?
    Ti ho trovato in internet (a dire il vero non ho mai letto i tuoi libri) e volevo dirti questo: ora ho capito perchè ho scritto sulla parete della mia camera, a caratteri cubiltali ed in rosso, la parola che per la quale mi alzo ogni giorno:
    CERCARE !
    non smettere mai di cercare
    (Ok: in camera, nella nuova casa dove ho deciso di andare a vivere da sola, ho anche appeso due mie foto in bianco e nero che ho voluto fare nuda … è stato un gesto di amore per me stessa, un gesto di libertà, una forma di riscatto …. ma questa è un’altra soria).
    Baci

  29. Grazie Simone, mi piace l’esercizio che proponi. Immagino, da ora, che il fuori sia il teatro dove agire il mio ‘dentro’: per modificarlo quel fuori, piegarlo, plasmarlo, forgiarlo, indirizzarlo e, soprattutto per dirgli che non passerà, che non c’è solo lui, che tra noi e lui, lui è quello che conta di meno. Parole sante! Belle. Le sente molte mie.
    Grazie di cuore.
    Ciao!

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