Più duri. Più efficaci. Basta manifestare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sui movimenti di piazza di questi giorni. Un mio articolo sul Fatto Quotidiano.

Smettiamo di manifestare. Non diamogliela vinta

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63 pensieri su “Più duri. Più efficaci. Basta manifestare.

  1. questo post mi era sfuggito… si intravede ciò che pensi, è terribile. un egoismo bestiale. si scappiamo tutti dal sistema così muore da solo…che bella fregnaccia, i diritti sai cosa sono? cancelli tutti gli step della storia, metti tutto sullo stesso piano, misurando tutto con la stessa misura, come i bambini. è comodo così perotti, di grilliana memoria, spari a tutto e tutti e non sai cosa proporre se non..scappate.. facile no? tu non hai figli perotti deduco… altrimenti a parte le tue scelte di vita un minimo di senso della responsabilità sociale la avresti. la tua tesi sta alla Politica come i rotary stanno al welfare. Ora te ne esci con: stai parlando con me? ti rivolgi a me? non hai capito. auguri e ciao.

    • Antonio, che ti rivolgi a me e’ evidente, c’e’ il mio nome nel tuo post. Io chiedo solo quando non si capisce, non fare il malizioso.
      Quanto a quel che dici e’ evidente che la pensiamo diversamente, o che non ho supoto spiegarmi.
      Solo una cosa, per riflettere. Non so perche’ ma dal tuo tono sembri nervoso, o in collera con me. Io non lo sono con te. Fatti qualche domanda. Ciao!

      • no no nessuna collera simone, però trovare persone che pensano che non si può fare nulla per cambiare il sistema (se non uscirsene) mi fa pensare che quelle persone sono socialmente “morte” e che le persone che pensano potrebbero invece sbracciarsi per cambiare le cose da come sono a come dovrebbero essere e nei tuoi articoli vedo solo critica critica ma nulla di socialmente propositivo.

  2. Condivido in toto l’articolo di Simone, come di conseguenza diversi commenti qui postati.
    Il cosiddetto Sistema non è apparentemente riformabile in buona parte perché noi, semplifico, continuiamo a tenere i denti affondati sul nostro più o meno piccolo pezzo di formaggio con il terrore di perderlo; viviamo in buona parte, e scrivendolo lo dico per primo a me, sui binari della paura, ma le scelte dettate dalla paura non sono vere scelte, magari comprensibili e rispettabili, ma le scelte luminose sono altro.
    Affrancarsi dalle paure anche solo un po’ genera prospettiva perché la mente smette di concentrarsi sulle superstizioni e comincia ad ascoltarsi con attenzione che sviluppa entusiasmo, in quanto sentiamo di occuparci finalmente di noi, e ciò che serve a far nuovamente respirare la mente e pre-disporsi all’azione decisa, smettendo di controllare cosa fanno o meno gli altri (paure), creando così differenti binari con fondamenta solide su cui gettare altro oggi che strutturerà altro futuro: si chiama Vita 🙂
    THX

  3. Concordo con ciò che sostieni, Simone.

    Tempo fa mi sono imbattuto in una riflessione di Osho a proposito di questo stesso tema: le sue parole mi hanno colpito e appassionato a tal punto che ne ho poi fatto un riferimento quando si è trattato di costruirmi un’opinione in merito.

    Riporto alcuni brani tratti da quella lettura (che, in effetti, è piuttosto conosciuta… ma tant’è): mi pare che contengano parecchi punti di contatto con il senso di questo post.

    “Nessuna rivoluzione è ancora riuscita a cambiare gli esseri umani, ma sembra che non ce ne siamo accorti. Ancora continuiamo a pensare in termini di rivoluzione, di cambiamento della società, del governo, della burocrazia, delle leggi, dei sistemi politici. Feudalesimo, capitalismo, comunismo, socialismo, fascismo: tutti, a loro modo, erano rivoluzionari e tutti hanno completamente fallito. Un fallimento inequivocabile perché l’uomo è rimasto lo stesso.”

    “Dobbiamo essere ribelli, non rivoluzionari. Il rivoluzionario appartiene a una sfera terrena. Il ribelle e la sua ribellione sono sacri. Il rivoluzionario non può stare da solo: ha bisogno di una folla, di un partito politico, di un governo. Ha bisogno del potere… e il potere corrompe.”

    “La ribellione è una discontinuità. Non è né riforma né rivoluzione: semplicemente, ti sconnetti da tutto ciò che è vecchio. Le vecchie religioni, le vecchie ideologie politiche, il vecchio essere umano… Ti stacchi radicalmente da tutto ciò che è vecchio, riparti da zero, inizi la vita da capo.
    Il rivoluzionario cerca di cambiare il vecchio; il ribelle semplicemente ne esce, come il serpente che si lascia alle spalle la vecchia pelle senza mai guardare indietro.”

    [da “Liberi di essere” / “Una nuova spiritualità per il ventunesimo secolo: non una rivoluzione politica ma una ribellione individuale”]

    Insomma: mi piace questa idea di essere RIBELLI e non rivoluzionari!

    PS
    Piacere, Ivo Marabotto. 🙂

    • Piacere Ivo. grazie per le citazioni, molto belle. le condivido in gran parte. Peccato che Osho fosse un personaggio così discutibile, come uomo. Io non so tanto disgiungere l’uomo e il suo pensiero. Forse dovrei farlo di più. In ogni caso molte delle cose che scrive Osho sono davvero importanti. ciao!

  4. condivido quanto scrivi, in particolare questo:

    “Non si può manifestare senza aver prima fatto un grande lavoro interiore, senza essere cambiati noi per primi. E noi quel lavoro non l’abbiamo ancora fatto. Tutto il tempo e le energie per quelle manifestazioni vanno messi in altro, vanno rivolti verso l’interno”

    a tal proposito vorrei segnalarti chi sta lavorando proprio su questo fronte:

    http://www.antipodiedizioni.com/pagina_rinascita_italica.htm

    http://coscienzeinrete.net/

    http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/

    forse conosci gia’ o forse no ma mi sembrava utile segnalarlo.

    grazie

    roberto

  5. Uaho! un uomo saggio,pensavo si fossero estinti. Qui si perde tempo a discriminare sul candelotto lanciato da dove o sul polizziotto che infierisce , sullo studente che vuole marinare la scuola o sul teppistello che abbatte un cartello…non so se mi viene la noia o la nausea:magari lo studente dovrebbe lagnarsi in primis con i sindacati che continuano a proteggere i benefit di una generazione che con i privilegi acquisiti le ha rubato il futuro, per poi far passare le istituzioni come vittime (non sopporto sentire che lo stipendio dei polizziotti è di 1000 euro al mese,non è vero,tanto per dare un indizio il dirigente pubblico più pagato in Italia,quindi forse al mondo, è Manganelli): oggi per un lavoro garantito in una qualsiasi forza di polizia la maggioranza dei giovani disoccupati (manifestanti compresi) si taglierebbe un braccio!ciò detto mal sopporto chi si azzarda ad usare violenza contro le forze di polizia,è come se la facessero allo stato,quindi a noi.La ricetta per fermare il declino forse non esiste, però smettiamola di farci del male da soli,visto che siamo all’inizio e ci si può fermare subito! 🙂

    • Flavio, capisci? Ecco il gioco del sistema, che governa media e messaggi. Parlare del candelotto lacrimogeno… Oggi, a qualche giorno, è rimasta eco di quella manifestazione? Ha dato qualche segnale vero? ma le persone che erano lì, invece, sono tornate tutte a fare il loro dovere, a reggere l’architrave del sistema con la loro spalla. Io vorrei che fossimo rivoltosi pacificamente ma duramente nei nostri comportamenti diversi ogni giorno, compreso quello della manifestazione, invece che finti rivoltosi per un giorno e poi omologati il resto del tempo.

  6. Vorrei confutare i singoli punti esposti da Voi tutti, ma troppo lungo e faticoso. Rispetto e amo alcune cose che scrivete, ma NO, NON SOTTOSCRIVO e vi “sparo” dei flash di sensazioni e pensieri “a pelle”.
    Ho letto: belle idee, utopie, lucide descrizioni di fatti condivisibili …. Si scrive sul web tanto per scaricarsi un po’ (come sto facendo anch’io). Però, quando sei bloccato dalla paura del futuro tuo e di tuo figlio. Quando ti rendi conto di aver mal riposto la tua fiducia in una società (va bene al posto di sistema?) cretina, inumana ed egoista in grado solo di produrre uno Stato di m… (destra, centro o sinistra che sia). Quando hai accettato di seguire un percorso di carriera in un lavoro che non ti piaceva poi più di tanto, ma solo per dare serenità alla tua famiglia (partendo dal basso, per chi l’ha conosciuto).
    Quando … tutto ciò finisce e la “società civile” decide di metterti da parte. E, contemporaneamente, vedi negare il presente e il futuro a dei giovani sani, belli, che ragionano con le loro teste, che sarebbero capaci di … Mi domando perché nessuno va in piazza veramente! Ma non per protestare, bensì per tirare fuori dalle stanze del potere i politici, i vari dirigenti e funzionari compiacenti, assunti per appartenenza a partito o gruppo di potere. Si tiriamoli fuori e facciamoli fuori tutti. Si ok, è già stato fatto nel passato. Ma la società civile” non può macchiarsi di un tale abominio. Non importa se nel frattempo la stessa “società civile” umilia gli anziani, i giovani e i meno giovani; taglia i servizi … uccide, di fatto, lo spirito e l’anima di milioni di persone.
    Quindi perché non andiamo in molti (non tutti) fuori a lottare. Resta altro da fare? Pensare, maturare, mangiare a colazione, pranzo e cena !?
    Facile, a questo punto, la battuta sul salvarsi da soli, singolarmente o in piccoli gruppi, come propone la filosofica scelta di vita di Perotti, che al di là di tutto ammiro e invidio. No, non la faccio la battuta perché l’operazione che propone ha una sua dignità e giustezza. Però gli e Vi domando: chi ha famiglia, intesa come amori non come dovere, e non riesce a far comprendere la necessità del cambiamento ai propri cari; chi non è più tanto giovane; chi ha già fatta sua da tempo la filosofia del necessario e non del superfluo; chi comunque sia ha una grande passione (i motori) e ci sa lavorare sopra; chi … mi fermo, altrimenti… è troppo personale.
    Voglio dire, tutto quello di cui si sta parlando è anche legato all’esperienza di vita di ciascuno di noi ed al punto di vissuto in cui siamo ognuno di noi. Per questo la Piazza, nonostante tutto, potrebbe essere un giusto punto di incontro di tutte le generazioni coinvolte in questo massacro programmato dal Potere Economico e Politico (compresa la chiesa, che sta zitta). Ma è vero che andare in piazza solo per protestare, OGGI NON HA SENSO. Occorrerebbe andare in piazza portando con noi delle TAVOLE DI UNA NUOVA ALLENZA DEI POPOLI, che indicasse le fondamenta di una nuova società realmente civile, nella quale uomo/donna, la natura, le cose fatte da noi stessi e condivise siano i valori. Ecco, portare avanti un’idea, questa idea, e per essa lottare, morire se necessario, come hanno fatto nel passato tanti uomini, degni di essere chiamati così. Troppo lirico? Forse. Ma il concetto è che vi trovo tutti poco incazzati!
    Federico (59 anni tra 5 giorni)

    • Federico, l’incazzatura che invochi io la chiamo indignazione. La rabbia è una reazione che dice molto di chi la prova; assai più dell’oggetto della rabbia. Ma al di là di questo, tu evochi una nuova alleanza tra i popoli, le fondamenta di una nuova società. Quel che da giorni sto facendo fatica a spiegare, è che quella nuova società la fai solo con uomini nulvi, non con le regole dall’alto, pure se condivise. Questa società è così perché NOI SIAMO COSi’. Ecco perché è tautologico manifestare. Ogni manifestazione di protesta è, in realtà, una protesta contro noi stessi che indirizziamo ad altri perché è più comodo prendercela con i politici (che abbiamo eletto noi), con i valori della società (che quotidianamente sottoscriviamo e interpretiamo noi) e con le difficoltà che derivano da questo ordinamento socio-economico e politico (che però c’è da decenni, e finché produceva stipendi, consumi e sprechi ci andava bene. Ma dovevamo cambiarlo perché era sbagliato ed era evidente che sarebbe crollato).
      La riprova di tutto questo sta nel fatto che se riprendesse la cosiddetta crescita, ci fosse denaro per far lavorare e consumare tutti o quasi tutti (come è sempre stato) le manifestazioni smetterebbero, si estinguerebbero, perché panem et circenses darebbe nuovamente assicurato a tutti.
      Con chi la vuoi fare la nuova alleanza dei popoli con noi, con questi qui, che ho appena descritto? Ecco, IO NO. E non voglio neppure manifestare così, ma mettermi al lavoro per fare la vera rivoluzione delle nostre vite, partendo responsabilmente da me. L’obiettivo è duplice: 1) togliere d’intorno uno che fa le cose che ho appena stigmatizzato 2) mettere in circolazione un uomo migliore. Obiettivo già sufficientemente ambizioso.
      Solo che se manifestiamo in piazza invece di fare questo, resteremo popolo bue, sempre manipolabile, sempre eccessivo, sempre irresponsabile, sempre perduto. ciao.

      • perotti,
        tu metti tutti sullo stesso piano, noi siamo cosi’, noi dobbiamo cambiare, fai un minestrore fritto…
        In realta, tu ben sai che le cose non stanno cosi.
        In questa società, sistema, c’è chi è cosi per proprio interesse individuale e di gruppo per sopraffare tutti gli altri. In sostanza c’e a chi questo sistema gli conviene perchè chi sguazza a danno di tutti gli altri. E a chi gli conviene le manifestazioni non piacciono!!!!

  7. Sottoscrivo ogni parola di questo articolo…avevo letto il pensiero di Saviano che invitava i poliziotti a deporre i manganelli e a passare dalla parte dei manifestanti e, per la prima volta, non mi ero sentita d’accordo con lui (anche ripensando alle parole di Pasolini…). Ora tu offri una visione molto più ampia ed evolutiva della questione, la proposta di un cambiamento che nasce dall’interiorità del singolo e non dall’aggregazione in una massa non pensante e facilmente strumentalizzabile. Eppure leggendo il tuo ultimo libro trovo una manifestazione-occupazione che raduna una città intera contro i poteri occulti che avvelenano le nostre terre (problema che sento moltissimo visto che la mia Campania ormai “infelix” è avvelenata dalla diossina)…Forse talvolta il no compatto di una folla unita che si oppone, senza violenza, che oppone un rifiuto convinto alle manovre del potere può avere senso? Ci sono battaglie che vanno combattutte tutti insieme nelle piazze (o nei porti, come nel tuo libro)…?

    • Antonella, ciao. E’ quel “tutti insieme” che mi imbarazza. Tutti insieme chi? Noi tutti che spendiamo inopinatamente, che ci schiavizziamo col lavoro, che viviamo in posti inadeguati quando potremmo spendere un terzo per posti bellissimi, che ci muoviamo seguendo una mobilità assurda, che ci annoiamo, che non sappiamo quale sia il nostro sogno, che vorremmo essere viaggiatori e siamo sedentari, che ci alimentiamo male…? Ecco questo gruppo (dico noi per dire tutti) non è un gruppo vincente, quasi non ha diritto alla lamentela, alla manifestazione. Queste persone (questo nostro popolo) deve guadagnarsi il diritto alla manifestazione, all’urlo, alla lamentela, diventando PRIMA migliore, vivendo PRIMA diversamente, facendo scelte sue, individuali, preliminari che lo rendano DIVERSO dal destinatario delle sue proteste. Altrimenti non ha senso. Altrimenti è una battaglia sbagliata, prima di tutto, e poi persa.
      L’insurrezione che leggi nel mio romanzo “L’Equilibrio della farfalla” è meravigliosa, sognavo da anni di poter descrivere una scena di piazza, corale, come quella. E’ una speranza che come vedi non si realizza, che è quasi utopistica. I romanzi fanno sognare soprattutto chi li scrive… 😉

      • Anche chi li legge…gli scrittori sono un pò dei visionari in grado di anticipare le evoluzioni della realtà…spero che si possa realizzare davvero almeno una parte di quello che tu hai sognato…complimenti comunque per il romanzo che è avvincente e ti rispecchia davvero tanto

  8. Sono d’accordo con quello che hai scritto nell’articolo, tranne su quel che affermi del viaggiare in treno.
    Purtroppo non è più economicamente conveniente rispetto all’auto

      • Sono contenta di essere stata subito smentita con i fatti da trenitalia: il biglietto per Roma che prima costava 110€! ora è sceso a 29. Fino ad esaurimento biglietti.
        Rimane il fatto che per spostarci dovremmo poter fare a meno di questi giochetti da estrazioni del lotto.
        In attesa di diventare sempre più consapevoli che ognuno di noi può fare la differenza con le scelte quotidiane, attendo la prossima puntata di “Un’altra vita”, che già solo il titolo mi fa sentire bene!

  9. Leggo spesso (qui e altrove) di critiche contro il ‘sistema’, come se fosse un mostro da abbattere, ma il ‘sistema’ e’ fatto da tante persone che prendono tante decisioni ogni giorno
    Le decisioni vanno da quale prodotto comprare al supermercato, a che parole usare per rispondere a una persona, a decidere di imporre l’IMU agli italiani e cosi’ via.
    Le decisioni che vengono prese ogni giorno dagli esseri umani sono miliardi e miliardi.
    Ciascuno di noi, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, decide che cosa fare della sua vita.
    Il sistema siamo noi.

    • Perfettamente d’accordo! A me espressioni come “il sistema”, “il potere” richiamano sempre alla mente teorie complottiste più o meno campate in aria, vecchie o recenti che siano.

      • e come lo chiameresti il sistema allora? Io non trovo di meglio per dare un nome allo stato delle cose, all’ordine costituito che abbiamo intorno, mix di regole, culture, comportamenti. se hai un’idea migliore ben venga. non davo a queste parole alcun significato occulto. Intendevo solo dire “le cose” “la situazione” che ha evidenti vettori, direzioni, culture, centri di comando, regole.

        • Il problema secondo me non e’ tanto dare un nome alle cose.
          Il nome lo diamo per capirci quando comunichiamo tra di noi.
          Il problema nasce , secondo me, quando prendiamo una cosa, gli diamo un nome, e la consideriamo come la causa dei nostri mali, quando invece la causa dei nostri mali siamo noi stessi.
          Se qualcuno mi fa del male, e’ vero che potrebbe evitare di farlo, ma se mi causa del male , sono io che glielo permetto.
          Se questo sistema non ci piace piu’, possiamo cambiarlo, cambiando noi stessi.
          Condivido cio’ che dice Simone in proposito, quando afferma che il cambiamento deve avvenire a livello individuale.
          Che poi non significa necessariamente farsi le cose da soli, ma credo che il cambiamento debba essere individuale in quanto siamo responsabili di cio’ che pensiamo, di cio’ che esce dalla nostra bocca e di cio’ che scriviamo, di cio’ che facciamo.
          Il ‘sistema’ non e’ una cosa che sta la’ fuori, e che opprime le nostre vite, dal momento che gli diamo persino un nome per l’insieme delle nostre vite.
          Simone chiama ‘sistema’ lo stato delle cose, l’ordine costituito che abbiamo intorno, il mix di regole, culture, comportamenti.
          Lo stato delle cose chi lo crea ?
          L’uomo.
          L’ordine costituito chi lo crea ?
          L’uomo.
          Le regole chi le crea ?
          L’uomo.
          La cultura chi la crea ?
          L’uomo.
          I comportamenti chi li crea ?
          L’uomo.
          E’ assurdo considerare l’insieme di cose che creiamo noi, come una cosa che non ci appartiene dal momento che la sua esistenza dipende da noi, non il contrario.
          Esso esiste perche’ lo creiamo noi ogni giorno.
          I creatori siamo noi.
          Cosi’ come lo abbiamo creato possiamo cambiarlo a nostro piacimento.
          Come ?
          Cambiando il nostro modo di pensare, di parlare, di fare e modellandolo sulla base cio’ che ci piace.
          Non e’ ipotizzabile imporre un altro sistema usando gli stessi metodi del sistema attuale : cosi’ non si fa altro che perpetrarlo nel presente e nel futuro.
          Bisogna cambiare.
          Dobbiamo cambiare.
          Bisogna pensare in modo creativo.

  10. Tracy Chapman – “Talkin ‘bout a revolution”

    Don’t you know
    They’re talkin’ bout a revolution
    It sounds like a whisper
    Don’t you know
    They’re talkin’ about a revolution
    It sounds like a whisper
    While they’re standing in the welfare lines
    Crying at the doorsteps of those armies of salvation
    Wasting time in the unemployment lines
    Sitting around waiting for a promotion
    Poor people gonna rise up
    And get their share
    Poor people gonna rise up
    And take what’s theirs
    Don’t you know
    You better run, run, run…
    Oh I said you better Run, run, run…
    Finally the tables are starting to turn
    Talkin’ bout a revolution

    e qui trovate la canzone:
    http://www.youtube.com/watch?v=SKYWOwWAguk

    perché – signori – anche questo è manifestare!!!!

  11. Cat Stevens – “But I might die tonight”

    Don’t want to work away
    Doin’ just what they all say
    “Work hard boy and you’ll find
    One day you’ll have a job like mine”

    ‘Cause I know for sure
    Nobody should be that poor
    To say yes or sink low
    Because you happen to say so, say so, you say so

    I don’t want to work away
    Doing just what they all say
    “Work hard boy and you’ll find
    One day you’ll have a job like mine, job like mine, a job like mine”

    “Be wise, look ahead
    Use your eyes” he said
    “Be straight, think right”
    But I might die tonight!

    e qui potrete ascoltarlo!
    http://www.youtube.com/watch?v=-Vs9rpA6bcE

  12. ciao simone,

    sono d’accordo in toto sul tuo pezzo, tanto per cambiare.

    ieri mi sono trovata al centro di una curiosa discussione tra amiche (tutte con figli/figlie tranne me) che verteva su come occupare il tempo non scolastico dei propri figli, convinte che avessero troppi pochi compiti da fare e che rischiassero di finire a cazzeggiare.

    beh, la soluzione che avevano trovato era di fargli fare un corso di cinese. insomma, un altro corso “intellettuale”, finalizzato al lavoro (chissà quale) di domani…

    non ti dico le facce quando mi sono permessa di suggerire che visti i tempi, forse era meglio far imparare ai loro figli a fare qualcosa di manuale, che oltre a insegnargli a cavarsela sapendo fare qualcosa di concreto riducendo la loro dipendenza dal consumo fine a se stesso, magari occupasse le mani e la mente favorendo concentrazione, equilibrio, pensiero…

    ingenuamente suggerivo ad esempio un corso di taglio e cucito per le femmine, che le mettesse in grado di farsi da sole i vestiti che tanto agognano e visto che invidio tuttora a mia madre la scuola delle vespertine che ha frequentato cinquantanni fa e che l’ha messa in grado fino ad oggi di fare una quantità infinita di manufatti per noi di famiglia e per amici che le chiedevano aiuto.

    temo che il mio contributo, accompagnato dal solito pensiero “cosa vuoi saperne tu di figli che non ne hai”, sia finito come al solito alle ortiche… tu dici che ho detto una roba senza senso!?!?
    😉

  13. MI torna in mente la scena iniziale, riguardo le manifestazioni, di questo film del filone neorealistico:
    http://www.youtube.com/watch?v=ic3o4KS7HzE&feature=related
    La differenza tra il film e quelli della piazza attuale é che ci sono molti giovani che ancora non hanno accantonato abbastanza per mettersi nell’ idea di ridursi.
    Condivido del tuo articolo la parte in cui dici: ” Per cosa manifesta, per quello che non avrà mai?”
    In effetti se guardo a quello che non si ottiene in Spagna, in Grecia, da noi, ecc, mi chiedo che ci stanno a tornare ancora lì! Forse nonstante tutti gli stimoli (informazioni, sapere) di cui oggi si dispone c’ é semplicemente un immenso vuoto di idee.

    • Bah, alcuni stimoli non arrivano, altri invece, quelli lanciati ad arte dai “professionisti generatori di stimoli” colpiscono e affondano. 😉

      Non possiamo pretendere che il giovine medio europeo sia in grado di discernere criticamente gli stimoli “giusti” nel bombardamento di informazioni a cui è sottoposto quotidianamente. Mentre è senz’altro ovvio che esso cada strumento, attraverso stimoli specifici e indirizzati con sapienza e che fanno leva sul suo impeto e sulla sua giovanile sete di giustizia, di disegni di conservazione ed ampliamento del potere da parte di una elite che rimane, sempre sapientemente, nell’ombra.

  14. Mamma mia, quanta carne al fuoco…!
    Il tema è scottantissimo, non scottante.
    Credo che però si stiano confondendo le cose…
    L’articolo di Simone sul Fatto si libra stavolta su un piano “ideale”, non pratico.

    Non ci sta “semplicemente” ricordando l’equazione:
    meno bisogni = meno ricattabilità sociale

    Ci sta suggerendo che la re-azione avvenga non sul piano “fisico” della piazza, ma su quello “intimista” della responsabilità soggettiva. Tesi che è ESATTAMENTE la mia.

    Questo nulla ha a che fare con le invettive che, nonostante tutto, si continuano a leggere sulle scelte di aderire a stili di vita più sobri. Certo, messaggi come quello di Laura – che non arriva a fine mese – fanno riflettere… Sono davvero le persone come Laura i veri destinatari del “messaggio” di Simone?
    Io credo di no. Ho più volte discusso con persone che si ostinano a rifiutare il messaggio del downshifting quando, loro per prime, di fatto… no ne hanno bisogno!

    Credo quindi che l’articolo di Simone non debba necessariamente essere “per tutti”: molti di noi già re-agiscono individualmente, sottraendosi agli imperativi di massa dettati dal “sistema” (mamma mia, quanto la odio questa parola! … quanto puzza di cantina!). Il significato è che la protesta, in certi frangenti estremi, non deve sfociare nell’urlo, ma nella meditazione.

    Questa è almeno la mia interpretazione. Chiedo scusa se sono stato un po’ contorto nell’esprimerla…
    Buona domenica a tutti, ciao!

  15. Che ci sia una strategia dei poteri forti è indubbio, così come è indubbio che, qualora lo ritenessero necessario ed inevitabile, questi poteri scatenerebbero, attraverso le solite strumentalizzazioni, guerre e violenze anche sui territori del cosiddetto primo mondo.

    Ciò detto, io tuttavia penso anche che la strategia di questi potenti non sia ne infallibile, ne sempre concordata all’unanimità, ne tantomeno progettata in modo intelligente.

    Anzi, assai spesso i potenti, essendo anche loro uomini con i loro difetti, le loro bramosie ed i loro vizi, giocano d’azzardo con il potere, con le risorse di cui dispongono e sono spesso in forte competizione fra loro o meglio fra “clan” di diversa etnia ed appartenenza culturale. Competizioni volte all’accaparramento di risorse e ricchezze sempre più ingenti e competizioni di cui sino ad oggi hanno fatto le spese le popolazioni del terzo mondo, considerate da questi criminali l’ultima “carne da cannone”.

    E’ assai probabile che il bilderberg stia lottando strenuamente contro nuovi potenti asiatici, che come è ineviatbile cercano di espandere il loro controllo, le loro ricchezze, il loro potere.

    Ne deriva una situazione non tanto facilmente leggibile ed anche l’individuazione di un (uno solo) “sistema” da combattere o contrastare (in piazza o con azioni individuali) risulta tutt’altro che agevole, ne immediata.

    Vi è poi la cosiddetta primavera araba, che tantissime carte deve aver sparigliato nei disegni di alcuni, tanto da provocare l’attuale rinnovo di tensione in medio oriente. Tensione che a mio avviso questa volta sfocerà in un incendio non più tanto circoscritto e dal esito non più tanto certo. 50 palestinesi morti in 48 ore non sono da sottovalutare.

    Pensare a se stessi, a rivedere bisogni e desideri e soprattutto a rimodulare i comportamenti di acquisto, risulta senz’altro un esercizio utile e necessario. Tuttavia a mio avviso non è affatto certo chi e con che risultati si va in questo modo a “colpire”.

  16. Questo articolo è molto bello, per me una pagina da leggere e rileggere. Condivido e sottoscrivo tutto, ma proprio tutto, questo è il manifesto di un uomo nuovo, di una vita nuova. Forse lo capiremo, tutti, tra venti anni. L’attuale sistema ha previsto anche la protesta, la ingloba in se stesso, non so come spiegare, ma è come se l’annullasse per il fatto stesso che la prevede. Tutti se la aspettano è tutti sanno esattamente cosa si deve fare per protestare, è un copione. Tutto qui, un copione che non fa altro che alimentare il film che viviamo. Pensate un po’ de i media non avessero più proteste da mandare in onda?! I i giornali non avessero più foto di giovani picchiati. Tragedia! La pubblicità crollerebbe. Pensate poi, nel contempo, cosa succederebbe se decidessimo tutti insieme di non comprare più auto, oppure di non comprare più coca cola, di non comprare più qualunque altro servizio. Tragedia. Questa sarebbe una vera rivoluzione, una protesta che fa paura.

  17. Manifestare non serve a cambiare, ma a rivendicare. Per questo le manifestazioni sono sempre affiancate da altre azioni: scioperi, boicottaggi o azioni violente, ahinoi. E la rivendicazione è intrinsecamente legata alla presa di coscienza.
    Perché rivendicare in piazza dovrebbe essere peggio che farlo dal proprio o altrui blog?

    • Mika, non è peggio. E’ la stessa cosa. A meno che i messaggi non servano a far prendere coscienza e consapevolezza del lavoro migliore, più utile, più urgente da fare.

    • Mika guarda, la frase che mi colpisce è quella che tu stesso scrivi: “Manifestare non serve a cambiare, ma a rivendicare.” Ed è esattamente il motivo per cui non condivido. Io voglio cambiare. Adesso. Tutto quello che posso. Molti sembra che si accontentino di rivendicare. Forse, chissà… sperando di poterlo fare per sempre. A me la sola ipotesi di rivendicare per sempre mi fa venire orrore. Se c’è una cosa che non posso sopportare sono i sogni che durano una vita intera senza mai realizzarsi, le rivendicazioni che sembrano fini a se stesse ma non vengono mai esaudite, le lamentele che per sempre ci accompagnano senza che vi sia mai il punto di svolta per evitare il danno contro cui si scagliano. A me non piacciono le azioni non finalizzate. Io vivo per avere effetti che ripaghino l’impegno. Un progetto sempre sulla carta, che non diviene mai, mi fa morire.

  18. ti spiego, anche se non sono sandro….

    Obiettivo del potere attuale è:
    1) gestire la fuoriuscita dal lavoro nel modo piu’ indolore possibile;
    (tu cosa proponi: scollocatevi da soli: meglio non dobbiamo gestire nulla lo fanno da soli senza nemmemo l’indennizzo.
    Obiettivo centrato. Grazie perotti per il supporto…)

    2)eliminare qualsiasi forma di opposizione, disgregare, isolare
    (tu cosa proponi: non manifestate adesso: forse domani quando sarete cambiati dentro, da soli. Obiettivo centrato. Grazie perotti per il supporto…)

    3)eliminare lo stato sociale
    (tu cosa proponi: facciamo un bel sogno. da soli pero’ mi raccomando…. Obiettivo centrato. Grazie perotti per il supporto…)

    • Laura, molto interessante… vediamo un po’ portando il ragionamente agli estremi
      1) La gente si scolloca, tutta o quasi. L’attuale sistema di lavoro salta perché se tutti riescono a scollocarsi (utopia) il carrozzone dell’assistenzialismo e del clientelismo salta. Non c’è nessuno disposto a rimanere schiavo del lavoro a condizioni intollerabili perché tutti avranno trovato la propria realizzazione.
      Siamo sicuri che al “sistema” convenga?
      2) La rivoluzione avviene individualmente dal basso. La gente cambia mentalità e vita e smette di consumare. Le banche non avranno più chi foraggia le speculazioni perché non ci sarà più gente a far debiti per roba inutile o a mettere a disposizione denaro “a gratis” (quando apriamo un deposito in banca prestiamo gratis – anzi paghiamo anche – soldi all’istituto di credito)
      Forse questo atteggiamento distrugge le banche più di un bancomat sfondato dalle folle incavolate
      3) Lo stato sociale collassa ogni giorno di più perché non ci sono mezzi per supportarlo. Meno lavoratori o a condizioni peggiori, meno fondi per lo stato sociale.
      Se si instaura uno stato sociale di mutuo aiuto dal basso forse un altro mondo è possibile (medici specialisti e non che non lucrano sulle cure prestate; anziani, disabili e bambini curati dalla collettività e non completamente a carico della famiglia di appartenenza come ora; etc.)

      Utopia… forse…
      Buona domenica
      Vado a preparare l’impasto per i falafel 🙂

    • capisco Laura. La dietrologia della dietrologia della dietrologia. Capisco le cause, però, non il fatto in sé del tuo ragionamento.

      Il potere dice:

      1) Il nostro obiettivo principale: che la gente faccia quello che gli diciamo di fare. Ogni manifestazione è la valvola della pentola a pressione: un bel fischio (i fischietti della FIOM) perché la pentola non si spacchi, poi tutto torna silenzioso. Dopo la manifestazione dell’altro giorno tutto grazie al cielo è tornato normale. Obiettivo centrato. Grazie Laura e grazie a tutti dell’aiuto.

      2) Poi dobbiamo aggregare sempre tutti, evitare che siano saldi e forti come individui, unirli perché mettano in comune le debolezze e abbiano la sensazione “illusoria” di essere forti e uniti, che si distraggano da sé. Tanti deboli uniti non hanno mai fatto un corpo unico forte. Ma loro non lo sanno, grazie al cielo. Obiettivo raggiunto anche stavolta. Che nessuno si occupi mai di sé, mi raccomando, sarebbe rischiosissimo. Che nessuno si rafforzi, mi raccomando, che tutti abbiano la sensazione di contare “perché c’è qualcun altro”, non “perché ci sono io”. Che nessuno studi, diventi bravo, raggiunga carattere e personalità, autonomia di giudizio e acume. Sarebbe imperdonabile.

      3) E comunque dobbiamo sempre aumentare i bisogni, che tutti spendano e lavorino e spendano e lavorino, senza sosta, senza tregua. Che non si occupino di altro mai. Che non venga neppure pronunciata la parola “riduzione dei bisogni”, perché se la gente pensa che si possa ridurre i bisogni siamo spacciati. Noi i bisogni li vogliamo sempre in crescita, che si moltiplichino, che siano sempre gestiti da noi. Ogni volta che un bisogno cade, serve un poliziotto in più, perché la gente la tieni al pezzo coi bisogni assai meglio che con la forza. E le manifestazioni sono il trionfo dei bisogni, la gente li urla, li scandisce come slogan. Dice “pace” “benessere” ma intende i bisogni che gli abbiamo inoculato noi. Dunque obiettivo raggiunto.

      4) (appunto) Ricordiamoci sempre di dargli la sensazione che quello che accade è la conseguenza delle loro manifestazioni, delle loro opinioni, così continuano a credere che sia possibile, che il consenso sono loro, che il mondo si cambia dall’alto, dalle regole (che scriviamo noi) dalle leggi (che scriviamo noi) dalle garanzie (che regoliamo e gestiamo noi) dalle pene (che comminiamo noi) da mercato (che siamo noi).

      Ma stiamo attenti! Non sottovalutiamo mai la gente! Se capissero che il mondo è ognuno di loro e che potrebbero evitare di eseguire una serie di cose che noi vogliamo… di fatto, ci prenderebbero per i coglioni e ci farebbero urlare. Dunque attenzione, diamogli sempre la sensazione che contano, che possono urlare e manifestare.

        • Laura mica è un privilegio. Io non lavoro alla RAI. Ho fatto sei puntate. Punto. Proponi un buon programma e fallo anche tu. Non ci sono vincoli o opportunità particolari. Anche questo tuo commento dà conto di un procedimento culturale e logico che non condivido. ciao!

  19. …ma hai pensato di andare nelle scuole a parlare ai giovani, a tenere delle lezioni in classe; perchè l’articolo è interessantissimo e chissà… se un qualche professore di scuola glielo leggesse…!

  20. ASSOLUTAMENTE in accordo con le tue argomentazioni. Noto, con un velo di tristezza, dai commenti all’articolo sul FQ, che molti faticano a coglierne la sostanza. Plaudo invece alla tua grande PAZIENZA. Sei forte. Ciao.

  21. Caro Simone,i tuoi “ma dopo” mi hanno ricordato la poesia: “I bambini imparano quello che vivono” di Dorothy Law Nolte…
    E’un’altra poesia che cercherò di tenere a mente…grazie!
    Un caro saluto, Piera

    • non lo faccio io il fatto quotidiano. non prendono soldi dell’editoria (che tutti prendono) né alcune pubblicità di particolari aziende. in qualche modo immagino che debbano vivere. ma ripeto, non sono scelte mie. io lì scrivo gratis. volontariato editoriale 😉

  22. Ecco, appunto, smettiamo di essere “carne da cannone”.

    Come se fosse così facile rivoluzionare così dall’oggi al domani la storia e la natura umane.

    Purtroppo (o per fortuna; dipende dai punti di vista) le manifestazioni continueranno e la tensione salirà sempre più. Qualcuno, ed è qualcuno che non scherza, ha già deciso che sia così. L’italia, l’europa, il mondo occidentale va incontro a tempi difficili, assai difficili. Ed i denominatore comune di tutte le specifiche situazioni nazionali sarà, aimè, soltanto uno purtroppo: la violenza.
    E’ così da quando il mondo è mondo e da quando l’uomo è uomo e non sarà diverso questa volta.

    Inutile girarci intorno, la realtà è questa. E come sempre, da questa realtà, qualcuno trarrà dei vantaggi, sporchi vantaggi: “mors tua, vita mea”.

    Nihil sub sole novum.

  23. Hai ragione. Manifestare così è spreco di tempo, quindi di vita, di ore da dedicare singolarmente anche a capire cosa migliorare della società, se pensare a se stessi suona troppo individualista. Non credo nell’esistenza di un potere da combattere, non ci sono rivoluzioni da fare, abbiamo tutti i mezzi per renderci liberi. Le catene ce le chiudiamo noi addosso ogni volta che affidiamo il nostro senso critico a qualcun altro, partito, sindacato o singolo, quando ci abbandoniamo a qualche salvatore. C’è bisogno di buona volontà, voglia di fare costruire positivamente. Non ci sono ricette per uscire da questa crisi ma chi ci porta in piazza a protestare, che suggerimenti o consigli per stare meglio ci sta dando? Questo vorrei sentire da partiti politici, sindacati o candidati: proposte positive.. È ora di pensare e vivere

  24. …. Ogni volta che vedo una manifestazione, soprattutto se a manifestare sono per la maggior parte gli studenti, mi vengono in mente gli anni di piombo e quel “manipolo” di studenti-capo che facevano parte di 2 opposte fazioni politiche (Simone sono certa che sai a chi mi riferisco) che non ci permetteva l’entrata in classe per fare le “manifestazioni studentesche”(io venivo dall’entroterra, i miei facevano sacrifici per mantenermi a scuola, ero terrorizzata e non ero la sola!). E se non obbedivi c’erano i loro manganelli a convincerti… Loro, e solo loro, avevano interesse a far casino e con la scusa di contrastare il potere se le davano di santa ragione… Ora gli estremismi sono crollati, ma mi sa che i furbi che “convincono” tutti gli altri ci sono : non dico con la violenza, ma con “la buona ragione” di combattere questo sistema! Ho visto facce giovanissime al corteo, agnelli mandati al mattatoio, che dobbiamo aiutare a riflettere autonomamente (… e qui il tuo articolo ci prende in pieno) : sarebbe già un grande segnale di cambiamento.

  25. Che dire, un articolo destinato a far discutere molto, ma io sono completamente d’accordo, la nuova rivoluzione si fa da soli, consumando zero, producendo solo per se stessi, così non abbiamo niente che ci possono prendere e non possono (loro) vivere del nostro lavoro.

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