Non fatelo…

La Rochelle, sul porto, vicino al Joshua di Moitessier

Tre giorni di vita per “Dove sono gli uomini?”, un pargolo, un neonato appena. Eppure intorno a lui avvengono cose grosse, quelle che mi sarei aspettato, in minima parte, più avanti.
Discussioni forti, confronto duro tra persone, tra generi. Quando un libro appena uscito spacca l’opinione l’autore è felice, sente che ha colto un punto, che c’è qualcosa di cui discutere, su cui si agitano le emozioni. E invece no: io sono preoccupato

Mi ha colpito il messaggio di Fly33, su un forum. E’ apparso alle 7.30 del 10, il giorno dell’uscita del libro, a librerie ancora chiuse: “Non è vero, gli uomini ci sono. Sono le donne che non ci sono più, sono distratte, hanno perso la loro femminilità, non ti cagano. Da quando portano i pantaloni non si sa più cosa sono e cosa vogliono. Noi siamo sempre gli stessi, sono loro che sono cambiate”.
Senza aver letto il libro, senza ancora aver sondato di cosa si discuta, senza neppure aver seguito qualche dibattito…. Così, d’impulso: una difesa d’ufficio. Paura.

Nelle ore seguenti ne ho visti tanti di messaggi simili. “Sono tutto intorno a voi, donne, ma non li volete, o fate loro una radiografia e decidere che non fanno per voi perché: uno ha un molare scheggiato, l’altro ha un neo sul pisello, il terzo non ha il giusto colore degli occhi, il quarto non si fa la barba… and so on”. Oppure: “femminilità, classe, eleganza, raffinatezza, il corteggiamento, il portamento, la galanteria, il romanticismo, il pudore…. sono tutti aspetti che si sono persi… I pantaloni sono una bella metafora… la donna ha indossato i panni dell’uomo e l’uomo non sa cosa mettersi…. non può di certo mettersi la gonna! Io mi alzo in piedi e chiedo che le donne tornino a portare la gonna!”. Negare tutto, prima di ogni valutazione, o chiedere all’altro di cambiare lui.
Oppure l’ironia, lo scherzo. Uno scherzo nervoso, di chi la vuole mettere in barzelletta, purché non doverci riflettere, non doversi fermare a pensare, ammettendo qualcosa, confutando altro, stilando un meditato elenco di invocazioni. E poi gli arrabbiati. Commenti durissimi, che rivelano ferite profonde. Dolore che non viene da ieri o dall’anno scorso, ma da molto lontano…

Le donne invece leggono. Qualcuna mi ha scritto alle 10.00: aveva comprato e finito il libro. Pare che l’eBook fosse in vendita su Amazon già dalle 8.00. Lo commentava interessata, questo sì questo no, aveva un’opinione articolata, ci ragionava con me. Qualcuna ci si vedeva. Qualcuna si sofferma sulla lettura che faccio di “Cinquanta sfumature di grigio”. Altre mi raccontano la loro storia, come se potessi ancora inserirla nel libro. Tantissime mi dicono, di qualche capitolo: “è successo anche a me. E’ stato orribile…”.
Molta voglia di discutere, di comunicare. Di capire.

Non fate così, amici miei, uomini sconosciuti che siate. Non perdiamo l’ennesima occasione. E’ troppo tempo che dentro di noi c’è silenzio. E’ troppo tempo che sentiamo la pressione sul cuore, il peso del ruolo, che non ci sentiamo liberi. Qui non c’è da ammettere colpe, questo non è un processo, gli uomini non sono gli imputati. Questa è una riunione, dove si parla, si cerca di capire. Non perdiamo la chance di comprendere che ci manca coraggio e parola, che dobbiamo capire a parlare, invocare le nostre istanze frustrate, le nostre debolezze, che dobbiamo costruire un modello di uomo che ancora non c’è, ma che noi siamo già. Non siamo come gli eroi dei film, non abbiamo la loro durezza, la loro umiltà. E allora cosa siamo?

Quando si diventa qualcosa bisogna dargli un nome, altrimenti è come essere fantasmi: ci siamo ma nessuno ci vede. Ecco, noi, i fantasmi, gli uomini tra trenta e cinquanta di questa epoca in declino, che non abbiamo contestato, che non ci siamo capiti mentre cambiavamo, che non sappiamo neanche chiedere, perché per chiedere occorre avere una domanda, e noi abbiamo solo risposte a domande scadute… noi, cerchiamo di darci un nome, cerchiamo di tornare corporei, di tornare visibili.

Non facciamolo, non neghiamo l’evidenza, non tiriamoci fuori con un “no”. E’ troppo facile. Proviamo a leggere cosa ci dicono le donne, cosa raccontano. Oppure, anche senza il libro, facciamo delle domande alle donne che abbiamo accanto. Possono mentire tutte? Possono essersi sbagliate tutte? Perché mai, com’è possibile? Quello che vedono di noi non ci piace, forse, ma in questo momento della nostra storia è più vero di ciò che vediamo noi da dentro. E soprattutto, costruiamo qualcosa, proviamoci. L’uomo che era nostro padre, nostro nonno, noi non lo siamo più. Non lo siamo mai stati. Ma attenzione: forse nessuno ci sta chiedendo di esserlo.

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157 pensieri su “Non fatelo…

  1. Ciao,
    perché non metti i tasti di condivisione per agevolare lo share dei tuoi post?
    Così è un po’ macchinoso diffonderli :).
    G.

  2. Forse il mondo femminile e quello maschile dovrebbe tornare a colloquiare di più… in alcuni casi a costo di prendersi per i capelli! Non credo che la donna sia meno attratta dagli uomini, ma piuttosto ha bisogno di mettere prima in collegamento le parti alte (la testa) e poi si spinge anche a quelle più basse… E’ una questione di stimoli : abbandoni anche il discorso della bellezza se l’uomo ti dà quella scossa al cervello che ti mette a tuo agio, anche nei conflitti!
    E poi sarebbe opportuno che sulla faccia di certi uomini non si leggesse esplicitamente quello che pensa quando parlando con una donna cerca di arrivare ad altri fini ! …L’uomo un po’ misterioso non dispiace certo alle donne : questo non vuol dire nascondere fatti importanti o peggio raccontare balle, ma significa colloquiare con una donna non pensando che questa è dell’altro sesso. E certo noi donne dovremmo metterci del nostro, metterci un po’ nelle loro teste e avere atteggiamenti che li aiutino a “buttare” le classificazioni…
    Insomma fare un po’ “un gioco di ruoli”!

  3. @Morris
    sono d’accordo, in genere quello che non è andato, non andava già. e ci si incaponisce pur di non cambiare rotta oppure “semplicemente” arrendersi (a volte sapersi arrendere è una benedizione!) Credo che le relazioni in generale, ma soprattutto quelle d’amore, siano i luoghi per eccellenza dell’evoluzione umana, luoghi alchemici… Ci sono forse passaggi obbligati nella vita delle persone e le relazioni ci costringono volenti o nolenti a confrontarci con noi stessi, con i nostri limiti e a fare dei passi in avanti.

    @Marica
    mi ha commosso il racconto dei tuoi amici e della loro strategia! e secondo me l’abbraccio è la metafora dell’amore, anzi della tenerezza che “forse” è più importante dell’amore stesso…

    @alex e andrea
    per quanto riguarda l’attrazione fisica, sessuale tra gli uomini e le donne non credo che sia utile farne una questione quantitativa. alex, dici che le donne non sono attratte dagli uomini TANTO QUANTO lo sono gli uomini dalle donne. Se la questione è che mediamente gli uomini vogliono fare più sesso delle donne….boh, non saprei, forse è vero. Se c’è una differenza – e credo ci sia – è qualitativa. Come vogliono fare sesso le donne (impossibile generalizzare ovviamente), cosa mettono in gioco nella sessualità le donne e gli uomini. La sessualità che andrea dice è un patrimonio dell’umanità, è quindi patrimonio delle donne e degli uomini allo stesso modo, perché l’umanità è uomo e donna. Sesso e sessualità non sono la stessa cosa. Appiattire la sessualità sul sesso significa perderla secondo me. Il sesso si consuma, la sessualità si alimenta…

    @simone
    il cerbiatto e il cacciatore sono simpatici! sono d’accordo che il cerbiatto che salta addosso al cacciatore disarmato non se po’ guardà! anche se….ci sono cacciatori che non vedono l’ora….le armi le tirano fuori poi….

  4. Non voglio alimentare stereotipi, ma ritengo che la donna abbia nel suo patrimonio genetico le informazioni per avere diritto a esercitare l’ arte venatoria, nella duplice accezione: quella di proporsi al maschio (o ai maschi, perché l’ idea che debba essere monogama é più gestibile da un lato, ma é pure una forzatura risultante da un condizionamento sociale che si é imposto nel lungo susseguirsi dei secoli) e quella atavica di sostituire o affiancare il maschio nella sua attività di cacciatore-raccoglitore, magari dedicandosi a una selvaggina di minore impegno.
    Nel Nord Europa uomini e donne sono più aperti verso la sessualità, il fatto che la donna si proponga senza tanti giri se é interessata non costituisce un elemento di difficoltà per il maschio. Noi popolazioni mediterranee abbiamo un’ altro modo di sentire. Nei paesi dell’ Europa meridionale l’ uomo latino aveva un ruolo adatto alle donne di allora, oggi significativamente mutate.

  5. @ Andrea

    Andrea, trovo la tua analisi su tutti i punti che hai tirato fuori più che condivisibile oggettivamente parlando anche se ovviamente io, in quanto uomo, sono di parte, però ripeto, in maniera oggettiva credo.
    P.S. Simone ho letto il tuo primo libro ed ho comprato quest’ultimo anche se non ho avuto ancora il tempo per leggerlo.
    Saluti

  6. Provo a dire qualcosa scusandomi subito se sarà un’accozzaglia di considerazioni ma non ho molto tempo per articolare un discorso decoroso

    intanto i miei complimenti ad ANTONELLA per il suo post del 16/01/2013 at 00:21, l’ho trovato empatico su come possiamo sentirci spesso noi uomini.

    Intanto io tutte queste donne che prendono l’iniziativa non mi pare di vederne in contesti di quotidianità … boh sarà che vivo in provincia…
    sul desiderio di sessualità dei maschi intendevo semplicemente una frequenza dei rapporti ben maggiore della disperazione che raccontano le statistiche e amici vari (sempre in termini generali), sappiamo bene tutti quanto sia soffocante e disumana la vita odierna mentre invece una sessualità più presente nella coppia potrebbe fare la differenza verso una vita più gioiosa ed autoimmune contro gli attacchi “esterni” …
    sui ripetuti rifiuti che gli uomini subiscono, che tra l’altro per quelli che non sanno accettarli con ironia e senza drammi diventano bloccanti, dicevo per quelli come me che sanno che è un gioco no problem, tuttavia mi chiedo cosa sognano alcune donne, il solito maschio alfa? che se sa di essere (o apparire) tale non si fermerà mai con nessuna, oppure “il romanzo” poco replicabile nella vita reale? …
    le lungaggini estenuanti del corteggiamento poi trovo che spesso diventino una ritualità scontata e banale e che ammazza ogni spontaneità …
    insomma la sessualità che l’uomo cerca è una delle poche meraviglie patrimonio dell’umanità, ce ne sono anche altre sia ben chiaro, ma purtroppo si fa di tutto per strumentalizzarla e/o demonizzarla .. che tristezza.
    Sulla violenza alle donne purtroppo si tratta di una grande vergogna per l’uomo, credo dipenda dal fatto che alcuni non potendo controllare/sublimare la famosa ed insopprimibile “spinta ormonale” (che tra l’altro è Natura) e quindi non potendo competere con la supremazia/complessità sessuale della donna questi si sfogano/vendicano usando quella fisica, trasformandosi in mostri ..

    Naturalmente quanto scritto è mia umile opinione su questa complessa faccenda e potrà dar adito alle più che legittime repliche, prendetelo solo come spunto alle riflessioni più genuine e costruttive.
    Ciao e arrivederci

  7. secondo me invece gli uomini in generale vorrebbero piu propositività sessuale dalle donne, ma non credo sia possibile perché in generale le donne non sono attratte fisicamente dagli uomini tanto quanto avviene a parti inverse.
    parlo della generalità di uomini cosiddetti nella media, non degli attori di soap opera, dei divi del cinema, dei top manager ecc.
    un uomo può essere attratto con relativa facilità da una donna normale, il contrario invece non si può dire. proprio per questo gli uomini devono mettere sul piatto della bilancia molto di più per attrarre le donne e questo alla lunga provoca conflittualità e risentimento tra i due generi.

  8. Buongiorno Simone,
    è la prima volta che Ti scrivo.
    Non ho ancora letto il libro ma lo farò a breve, l’argomento è interessante, tanto più perchè scritto da un uomo.
    Riflettevo su una cosa: stando alle classifiche di vendita dei libri, vediamo in testa titoli come 50 sfumature di …, dove di esalta l’involuzione della donna. Il solito clichè dell’uomo dominante e la donna vittima consensiente. Forse c’e’ un legame.

  9. Ok, ora finalmente ho capito cosa intendevi al punto 6 e mi trovo perfettamente d’accordo. Avevo equivocato credendo che facessi riferimento non solo al momento della “caccia”, ma anche all’intimità di una coppia già formata…mi sembrava strano…
    In bocca al lupo per S. Vittore, è un’iniziativa bellissima e sono convinta che i detenuti ti stupiranno…naturalmente dopo vogliamo un resoconto dettagliato!

  10. Boh, vabbè ragazzi, io mi sento quasi a disagio a venire qui e fare la pecora nera dicendo di non essere d’accordo quando tutti gli altri si intendono all’unisono…
    Come ho già detto non ho letto il libro, ma è un argomento su cui si può dire ugualmente la propria opinione, almeno credo.
    Concordo con alcune delle cose che dice l’autore, ma su molte altre è limitato (e limitante) farne un discorso di genere.
    E promozioni al libro come l’intervista ad affari italiani fanno un po’ cadere le braccia (e non solo quelle 🙂 )
    Ok, non dico altro, se no mi becco del “rancoroso”; anzi, solo per il fatto di aver dissentito di nuovo (sono recidivo!!) mi sa che me lo sono già beccato…
    Pazienza, c’est la vie 🙂

    • Angus, mi pare che di tutto mi si può accusare meno che di non accogliere qui chi la pensa diversamente. dì la tua, io certamente ascolto. non credo serva polemizzare, basta che ognuno dica la propria e gli altri fanno altrettanto. spiegaci cosa pensi e perché ti cadono le braccia. se posso chiedertelo, dicci in modo preciso quale concetto, quale frase ti trova in dissenso e perché. così posso, possiamo, dire la nostra.

      mi rendo conto che in questo paese polemico e stizzoso siamo disabituati al dialogo e alla dialettica. tuttavia, con un piccolo sforzo possiamo tentare. ognuno dice la cosa in cui crede, disinteressandosi di giudicare chi la dice. non è impossibile. tentiamo.

  11. tutt’altro credo…ha molto senso…
    sono appena rientrata dal SudAfrica, dove mi sono spesso ritrovata in queste ultime settimane nuovamente a fare questo tipo di riflessione sulla libertà, ritrovare, un pò ovunque la figura di Mandela e la sua storia (comprato la sua autobiografia ma per ora troppe cose in ballo)…27 anni in carcere…un uomo libero lui…

  12. @ una società civile si distingue da come vengono trattate le donne… e’ saltata l’ultima parola ( si capiva lo stesso credo)
    Si Simone ci saremo io e mio marito…

  13. scusami Simone
    mi sa che mi è andato in tilt qua
    nel dubbio ho ri-postato (e aggiunto qualcosa)
    se viene doppio perfavore elimina
    grazie

  14. grazie Simone,
    spero di riuscire ad esserci e questa volta con un’amica che l’altra volta per “avanti tutta” non era riuscita a venire

    è toccante l’immagine del cacciatore, rende bene
    a me è accaduto di non essere compresa e di esser guardata con stupore da altre donne, mie amiche, quando ho confessato di non amare questo ribaltamento della caccia, di non trovarmici proprio nel ruolo “dell’aggressore” e di non giocare al nuovo gioco,
    suppongo il bello sia come in tutte le cose il trovarsi
    ben venga che le donne cui piace possano giocare al cacciatore ed incontrare chi come uomo ama esser preda…se funziona (non sembrerebbe)
    forse il rischio di rimanere preda “all’antica” misto ad un percorso di conquiste, autonomia ecc. più “moderne” è proprio quello di finire col dimenticarsi proprio della caccia…e trovarsi inebriate dal gusto della libertà…il cerbiatto che si diverte a saltellare solo libero e indisturbato!! 😉

    salvo poi in un rapporto avviato, in cui vi è confidenza, fiducia e gioco…si giocano tutti i ruoli…

    marica, morris, carlotta
    bello lo scambio su cosa sia una comunicazione vera, che da i suoi frutti..forse è più facile riconoscere inizialmente quel che non è una comunicazione autentica…
    riuscire a fermarsi prima di ferirsi troppo? ma non evitare quando serve anche lo scontro
    riuscire ad ascoltarsi davvero anche quando uno dei due non riesce a tirare fuori nulla che sembra avere senso

    • è in agenda qui sul sito. a lerici, sala consiliare credo, con iacona a parlare della violenza sulle donne e di dove sono finiti gli uomini… vieni? vengo anche a torino e dintorni, a febbraio, presto. appena ho date e luoghi metto in agenda.

  15. @Lucia
    Sono d’accordo con il crescere i figli a diventare autonomi e indipendenti,(sono madre di un maschio di 20 anni )ma per esperienza personale non e’ quello che aiuta a non diventare aggressivi e violenti.
    La maturità emotiva e’ tutt’altra cosa.
    Sono anni dopo una tragedia familiare a domandarmi cosa possiamo fare noi tutti ad aiutare le persone in questo caso gli uomini, visto che il problema e’ piu maschile.
    Tg5 di tre sere fa riporta la notizia che ogni tre giorni viene uccisa una donna dal proprio compagno. Dati del 2012
    E’ una tragedia che non riesco neanche a scriverne.
    Per favore non smettete di parlarne, di scriverne chi può, ognuno nel proprio ambiente, in famiglia dove volete, non fate l’errore di pensare che sono cose che capitano agli altri… Abbiamo tutti amiche figlie sorelle figli amici e fratelli …
    Dicono che una società civile si distingue da come vengono trattate.
    Ps
    Per tutti quelli che hanno scritto che Simone ha scelto un tema che fa vendere, vorrei dire: e’ solo questo questo quello che vi preoccupa?

  16. daccordissimo lucia, io ho parecchi amici francesi che sanno egregiamente sostituirsi alle loro compagne,cucinando,stirando facendo lavori domestici,senza frustrazioni, lasciando così qualche ora di svago alle loro compagne che lavorano e crescono i figli,il tutto interscambiandosi.Questi maschi però hanno avuto madri meno chiocce delle nostre,che gli hanno insegnato precocemente ad essere indipendenti.

  17. Non ho ancora preso il libro.
    Per quello che so, per quello che ho visto, gli uomini immaturi che diventano violenti o succubi, sono stati cresciuti da madri che si autoalimentano golosamente del potere che riescono ad esercitare sui figli maschi.
    Certo, manca la figura maschile in famiglia e forse è sempre mancata. Per cui, quando noi donne riusciamo ad ottenere un prodotto da foggiare secondo i nostri gusti, le nostre paranoie e le nostre fobie, lo facciamo senza scrupoli certe di aver partorito un dio. Cerchiamo di manovrarne i pensieri e le decisioni come se finalmente potessimo riscattarci nel confronti del mondo tramite il suo pene. Troppo Freud?
    Eppure a me pare che le cose vadano così.
    Appello alle mamme: cresciamo i figli maschi in modo che siano indipendenti, in modo che sappiano cucinare, lavare, organizzare una casa. In questo modo non passeranno dalla dipendenza da noi a quella dalle loro future donne… e quando la storia finirà, non si troveranno nello sconforto pratico, non si sentiranno abbandonati perché saranno in grado di prendersi cura di loro stessi autonomamente.

  18. Va bene, Simone. Non dico che le donne sono tutte vessate. Dico solo che i centri antiviolenza sono pieni. Lo dico perché ne ho frequentato uno e non perché me l’hanno raccontato. Spesso gli uomini non accettano la decisione della loro compagna di non voler più condividere la vita con loro e diventano violenti, aggressivi, impazziti. Capisco l’esperienza tua e di Mauro perché so bene che è così. Volevo solo dire che tante donne sono diverse.

    Per Carlotta e Morris
    Quello che avete scritto mi ha ricordato che una coppia che conosco e che io considero una coppia che “comunica” mi ha detto (lei mi ha detto) che nelle loro discussioni più accese, quando sembra che non ci sia più controllo, quando la rabbia inizia a parlare…la loro regola è di fermarsi. Uno dei due chiede all’altro un abbraccio. L’altro dice sì. Sempre!! Si fermano e restano così in silenzio. Il resto della discussione è rimandata al giorno dopo. Hanno capito che calmarsi è necessario. Si fermano, pensano, si calmano. Ma uno nelle braccia dell’altro. Così. Senza dire niente. Poi se hanno bisogno di stare ognuno per conto suo per un po’, se lo dicono. E lo fanno. La discussione è rimandata. Per loro questo sistema funziona sempre. Hanno trovato un sistema, tutto loro, meraviglioso secondo me, di comunicare. Quando si toccano qualcosa cambia e cambia l’atteggiamento quando la discussione sarà ripresa.

    E’ una cosa che mi è sembrata semplice e bella. E che funziona. Per loro, certo. Questo è il loro modo. Ma è solo un esempio…

    • Marica. Io non parlavo affatto di violenza. Dedico due capitoli lunghi a questo nel libro, si sa bene cosa ne penso. Il 23 parlo su questo in pubblico con Iacona a Lerici… Io parlavo del diritto civile e della marea di soldi che cosa a un uomo, spesso, la separazione. O dei figli tolti…

  19. simone
    così è chiarissimo
    essere cacciatore è il primo problema(e manco l’avevamo capito) essere disarmato pensi e mo che faccio??secondo problema,poi guardi e c’è pure il cerbiatto che ti corre in contro..n’incubo …altro che……
    bellissima mi vedo la scena e mi viene da ridere,ma non troppo…
    notte!

  20. marco
    se poni alle persone che compongono una coppia la domanda:” di cosa non vorreste parlare?”
    meno saranno le risposte e più avrai a che fare “probabilmente” con una buona coppia.
    attento!! prima di porre la domanda ad altri devi porla a te stesso e prenditi del tempo per meditare la risposta,il gioco potrebbe farsi pericoloso.
    sono in accordo con ciò che dice marica e fino a qualche ora fa lo sarei stato completamente,anch’io pensavo che per chiudere la ricetta servisse anche una buona dose di fortuna,ma una considerazione di questa sera mi ha portato a pensare che all’appuntamento con l’altra persona ci si presenta con un bagaglio personale, QUALSIASI esso sia,è quello che in gran parte detrminerà il resto.
    la frase di un libro diceva +o- così quando vedrai una coppia tenersi per mano durante una passeggiata li c’è armonia(tolti i ragazzini del ponte dei lucchetti) vedi quanta gente resta la prossima volta che ti fai un giro….a un’altra interessante diceva che: quando una coppia riesce a mantenere un contatto fisico anche durante una accesa discussione,li c’è una coppia solida.
    carlotta
    se ci pensi quello che non è andato solitamente già non andava,ma ti dicevi cambierà o trovavi una scusante alla situazione pensando”nessuno è perfetto” o “ognuno ha i suoi difetti” o peggio ancora con tutto quello che sbaglio io se anche lui sbaglia qualcosa”
    saluti a tutti

  21. @Marica
    sono molto d’accordo con quello che scrivi. E per quanto riguarda la comunicazione, credo sia molto difficile trovare una definizione univoca di comunicazione che funziona. Secondo me la strada si trova quando il desiderio o il bisogno di armonia è superiore agli egoismi o alle insicurezze o al bisogno di avere ragione. Può essere che non riesca a spiegarmi molto bene, ma ne ho fatto esperienza ed è stata una delle esperienze più importanti della mia vita: sentire che ci può essere un’alleanza profonda, tacita tra due persone (è possibile che sia questo l’amore?)Quando c’è questo nell’animo di entrambi, le difficoltà si possono superare, le incomprensioni appianare perché il bisogno di stare bene vince su tutto il resto. Senza questa alleanza, questa “amicizia”, le relazioni possono essere veri e propri campi di battaglia (almeno per me è stato così).

  22. Ciao Marco, no… io non credo che comunicare lo facciano tutte le coppie. Solo alcune ci riescono.
    Immagino che ci riescano forse perché hanno capacità di immaginazione e riescono a mettersi nei panni dell’altro. O perché imparano a conoscere ognuno i tempi dell’altro e ad averne rispetto. Forse non si fanno spaventare dai cambiamenti e ne traggono vantaggi… Non lo so esattamente Marco… non so neppure se si può imparare a farlo o se è solo fortuna…o se ci dev’essere un grando sforzo di volontà o viene naturale solo quando incontri qualcuno …

  23. @marica
    Ciao, hai toccato un punto che mi interessa molto.
    E da che cosa si vede o capisce se una coppia sa comunicare bene? Quali sono i segni? Perche comunicare minsembra lo facciano tutte le coppie, ma quando si comunica bene? Da cosa lo si vede?
    Ciao marco

  24. pto 6:.” Imparate a non fare troppo nel sesso. Non siate eccessivamente proattive, disinibite, estroflesse nell’approccio sessuale. L’uomo adora la donna preda e se la donna diventa cacciatrice, sono due cacciatori che non fanno nessuna cacciata. È uno sforzo molto grande, mi rendo conto, ma quel misto d’infantile ritrosia che si traduce nell’abbandono delle nostre mamme e delle nostre nonne, ho l’impressione che mai come oggi sia necessario.”
    @Antonella: in effetti il punto 6 di Simone ha attirato anche la mia attenzione, ma non mi ha sorpresa più di tanto. Sè è vera l’ipotesi che gli uomini siano alla ricerca del gioco fra le parti uomo-donna, come stimolo ad un approccio fra i sessi, la “regola” ha ancora una sua validità, per quanto possa sembrare apparentemente anacronistica, vista l’evoluzione sociale e di costume che ha coinvolto le donne. Io stessa ho raccolto da qualche uomo la confessione di sentirsi “spiazzato” o un tantino spaesato dall’intraprendenza femminile in certe situazioni. Un eccesso di esuberanza, che fa sentire l’uomo privato di un ruolo, quello del” cacciatore”, che vorrebbe ritornare ad esercitare in via esclusiva. Questo è il mio parere in merito alla tua domanda, ma sarebbe interessante sentire in proposito gli uomini, anche Alex ed Andrea.

    • antonella, quel punto 6 sarebbe un lungo discorso. Mi pare che quel che dici colga il punto. Immaginati un cacciatore senza armi, che si muova già in modo guardingo, sulle spine. Sa che è disarmato, pensa a tutte le sue debolezze. Improvvisamente spunta un cerbiatto che gli corre incontro. Di per sé sarebbe la festa per un cacciatore normale. Gli sparerebbe e via. Ma lui non è un cacciatore normale. Guarda il cerbiatto, non sa che fare. poi si volta e scappa. E questa scena (un cacciatore disarmato inseguito da un cerbiatto) è irriferibile, a chiunque. dunque il cacciatore è anche solo, non può neppure aprirsi e raccontare la sua disavventura. Dunque non confessa neppure a se stesso il suo fallimento come cacciatore. Dunque rimuove. Dunque si blocca.

      Ora capisci che caccia, disarmato, fallimento inconfessabile, blocca… sono tutti termini violenti, patologici. Sono parole che col fare l’amore non dovrebbero avere nulla a che fare. Il cerbiatto deve scappare, altrimenti acuisce il problema del cacciatore disarmato.

  25. Il libro ancora non l’ ho letto e trovarmi davanti il decalogo estrapolato dal contesto in cui é stato scritto e riportato nell’ articolo rischia di generare un malinteso. Cioé voglio immaginare che l’ elenco -che mi sembra potere essere riassuntivo di un discorso più ampio, magari trattato in un capitolo- non sia buttato lì fra le pagine del libro a caso, ma piuttosto inserito in un quadro preciso.

    • red il decalogo è solo nell’articolo giornalistico. me l’ha chiesto la giornalista e l’ho detto a braccio. non fa parte del libro.

  26. Mi dispiace molto leggere quello che scrive Mauro. E leggere Simone che gli dà ragione.
    Come è vero che esistono donne capaci di distruggere letteralmente un uomo dopo la separazione (ne ho conosciute anche io) ce ne sono altre che sono state (loro) massacrate. E pur senza chiedere casa, soldi o altro (anche avendo dei figli) hanno preferito farcela da sole. Ma non solo per la necessità di fare questo o per dignità ma anche per il rispetto dell’uomo che si è amato ricevendone in cambio solo dolore.
    Mauro, non ti parlo per sentito dire. Ma per esperienza personale e diretta.

    Sono sempre molto in imbarazzo davanti alle generalizzazioni. Mi sento a disagio quando sento parlare di cosa sia il sesso per gli uomini in quel modo. Tra le persone che conosco (alcuni anche molto amici) ci sono uomini che hanno quell’idea del sesso. Quella che è stata descritta qui. Ma ce ne sono altrettanti che non vi si riconoscerebbero mai. E che si lamentano perché le donne che incontrano sono sbrigative, poco attente, poco interessate ad approfondire aspetti della loro affettività. Una partecipazione, insomma, che li renderebbe felici.

    E allo stesso modo molte delle donne che conosco si lamentano di uomini totalmente assenti.

    Conosco poche coppie che funzionano. Non quelle che sono insieme o che non si lasciano. Ma quelle che sono insieme e funziona. E non sono quelle dove non ci sono problemi o non c’è mai una discussione. Sono quelle, ho visto, che hanno trovato il modo di comunicare. In qualunque condizione. Hanno trovato una strada. Perché forse erano così innamorate da non volersi perdere e da volerle tentare tutte, forse perché ci hanno creduto più di altri o forse perché sono state fortunate. Non lo so.

    E nell’intesa sessuale di una coppia la capacità di comunicare con l’altro è primaria. Essenziale.

    Non credo che una volta le donne fossero meno sole. Al contrario, sono convinta che la situazione, in generale, sia migliorata rispetto a una volta. Avevano un uomo. Sì, certo. Di più, rispetto a oggi che le donne single sono molte. Ma non erano meno sole. E le coppie nascondevano solitudini e angosce spaventose.

    Mi piacerebbe molto che si parlasse di individui in difficoltà. Uomini e donne. Entrambi con fragilità, forze, responsabilità. Alle prese con l’altro e soprattutto con se stessi e con quello che vogliono essere e che sono diventati.

    Quello che mi piace di più del libro (che però non ho finito) è la “letteratura” che di quelle storie vere è stata fatta. Mi piace come sono state raccontate e non solo quello che è stato raccontato.

    Quello che mi è piaciuto di meno, invece, … il titolo.

    • Marica, generalizzazioni ne facciamo tutti. sono inevitabili, altirmenti parleremmo solo di noi. E forse anche quella sarebbe già una generalizzazione, in certo qual modo. Io sul tema dico solo che ho patito sulla mia palle due cose
      – una legge medioevale e ingiusta
      – le scelte senza ritegno di qualcuno
      A quel che mi risulta, poi, oggi esistono associazioni per la tutela dei mariti messi sul lastrico dalle possibilità offerte dalla legge (e dalle donne che usufruiscono senza dignità di una legge vessatoria), come anche dei padri deprivati dei loro figli, e uno stuolo di civilisti pronti a fare strage nei tribunali. Direi che i tempi delle donne sempre vessate e sempre vittime, che pure c’è stato, sono abbastanza conclusi, anche se permangono casi di vessazioni o inadempienze.

      Ma questa legge e l’intero diritto matrimoniale deve necessariamente cambiare. E’ ingiusto fatto così. Si presta a tante, troppe ingiustizie gravi. Che segnano, te lo assicuro….

  27. @ANTONELLA, Andrea, Alex
    Visto che avete posto il tema in maniera così diretta, vi chiedo un’opinione sul punto n.6 del decalogo riferito da Simone nell’intervista ad Affari italiani…http://affaritaliani.libero.it/curadise/simone-perotti140113.html?refresh_ce
    Mi sto interrogando da due giorni anche perchè non è il primo uomo che sento parlare così, ma finora l’avevo attributo a forme di insicurezza che non mi sembra, invece, appartengano al nostro padrone di casa…visto che state parlando senza falsi pudori, vorrei sentire anche la vostra…

  28. Ma se noi uomini saremmo, così come io credo, il sesso debole…come mai quando ci sono le cause di separazione, ancora peggio quando ci sono figli, sono sempre gli uomini quelli che ci rimettono ? Sarebbe molto più edificante per le donne rinunciare a qualcosa anche se non ho mai sentito una storia del genere.
    Ecco, questo mi sembra un atteggiamento molto ipocrita

  29. ecco perchè non trovavo piu’ il post di Federica.. l’hai prima pubblicato (io l’ho letto..) e poi eliminato (per i motivi da te citati..)

    Devo essere sincero nel blog il riferimento email potrebbe non essere necessario se c’è una persona che gestisce il blog e filtra le pubblicazioni analizzando i contenuti di ogni messaggio, se questi invece sono pubblicati in automatico è indispensabile. Però ognuno a casa sua organizza come vuole…

  30. @Andrea: senza paura e senza ipocrisia, penso anch’io che che alex abbia “centrato il punto”. L’ho già detto nel mio recente commento al post precedente:
    ANTONELLA says:
    16/01/2013 at 00:21
    @alex e @nat:
    Ciao Alex , ciao Nat.
    Penso che abbiate colto il “nocciolo” della questione.
    Gli uomini hanno bisogno di giocare, cercano evasione, leggerezza, trasgressione.
    Gli uomini non lo chiedono e non osano dirlo espressamente, ma negli atteggiamenti e nei comportamenti nei confronti delle donne esprimono un infantile bisogno di ludicità.
    Gli impegni e la pressione della quotidianità gravano su di loro come la responsabilità di riuscire ad essere buoni compagni, buoni mariti , buoni padri, ancora fedeli alla tradizionale figura di “uomo” , che le donne, ormai non più tradizionalmente donne, oggi si aspettano da loro con una maggiore severità di giudizio rispetto al passato.
    Mentre gli uomini hanno sempre più bisogno di giocare, le donne ci stanno sempre meno a sentirsi l’oggetto di un gioco.
    Cosi gli uomini si nascondono e cercano spazi di evasione alternativi, spesso lontani da quelli delle donne di oggi.
    In questo genere di reazioni rientra anche il comportamento sessuale degli uni e delle altre: quello degli uomini, sempre più ludico, quello delle donne, sempre più consapevole.
    In merito a questo aspetto della questione , che ruota intorno alla domanda “dove sono gli uomini?”, nelle ultime pagine del libro l’amica manager , interrogata espressamente da Simone, risponde così:
    “Sono nei locali notturni per soli uomini….oltre confine….Sono in ufficio tutto il tempo che possono…..E sono in internet nei ritagli che restano.Nelle chat”.
    Credo che l’amica manager di Simone conosca molto bene il mondo maschile, credo che senza tanti giri di parole abbia detto come stanno veramente le cose.
    Gli uomini hanno bisogno di giocare e per farlo si rifugiano in quegli spazi reali o virtuali, all’interno dei quali quali le donne non possono opporsi o non vogliono sottrarsi al gioco in corso.
    E cosi, fuori, uomini e donne non si incontrano più sulla stessa strada.

  31. Simone,
    mi sono riferito alla “recensione” di Federica… se ho interpretato male quanto da lei detto mi scuso con te e lei.

    ciao

  32. leggendo i vari post…

    credo sia importante incontrarsi almeno sul punto di partenza…l’assenza di un maschile che sia una controparte valida, solida, un maschile che “c’è”

    da parte mia, in quanto donna, che appartiene alla fascia d’età descritta, confermo di aver (ahimé), più volte pronunciato la fatidica frase, confermo di averla sentita nominare più e più volte da donne, non solo amiche intime in vena di confidenze, ma conoscenti, donne incontrate al volo nei luoghi/occasioni più disparati…
    e confermo che si tratta di donne di diverse età, di diverse indole caratteriale, professioni disparate, status socioeconomico, estrazione culturale, (è sbagliato credere che riguardo solo una certa fascia!) ecc. ecc. e non parlo solo di donne single…la cosa che trovo più triste è quando a dirlo sono le donne sposate, che hanno accanto un compagno di vita…

    posso parlare solo per la mia esperienza, sulla mia pelle e delle donne che ho conosciuto, anche sul lavoro, dove ho l’opportunità di raccogliere parole autentiche in merito, sia da donne che da uomini…

    e anche li ho riscontrato l’altra parte, gli uomini che mi parlano si sentono assenti, in questo senso, ma sono già un passo avanti grazie alla consapevolezza di esserlo…

    in conclusione per me l’assenza è un dato di fatto esiste
    se parliamo di chi non si accontenta di un uomo manichino parcheggiato, un guscio vuoto…ma di un interlocutore pieno, denso, con un suo perché…

    solo la mia testimonianza…credo l’ennesima..

  33. Nello specifico del libro di Simone non posso dare nessun giudizio (non l’ho letto, è un tema che non cattura i miei interessi, scusa Simone…)

    In linea generale, ripeto, le analsi di qualsiasi natura su uomini, donne, anziani, giovani…., che non prendono in in considerazione in modo significativo la variable economica (analisi per stati sociali) mi sembra che siano deficitarie di qualcosa.

    • non hai letto giulio, però supponi che non ci sia una pluralità di casi che tendono a prendere in esame tutti gli strati sociali. come mai? e’ interessante, l’hai letto da qualche parte, in qualche recensione? No, perché… nella fattispecie, è un errore. Se mi segnali dove faccio correggere. I casi delle storie trattate sono rappresentativi di commesse, dirigenti, casalinghe, impiegate, in modo il più possibile ampio. Ciao.

  34. @ Federica, come hai visto non ho pubblicato il tuo ultimo post. Ti ho scritto per email il perché, chiedendoti di attenerti a delle semplici regole di partecipazione a questo blog valide per tutti, da sempre.

    Purtroppo l’indirizzo email che metti quando scrivi un post è falso, oppure il tuo server di Libero non funziona, e così l’email mi è tornata indietro. Se me ne scrivi uno corretto, ti spiego perché non ho pubblicato e cerchiamo d’intenderci.

    Ciao.

  35. @ALEX: sei un grande per sincerità e coraggio! Naturalmente le tue dichiarazioni cadranno nell’oblio, causa ipocrisia e paura, ma per me hai centrato il punto …

    Non ho letto il libro anche se non condivido la dichiarazione del titolo, insomma avrei preferito un titolo tipo “uomini e donne: dove siete?” ma sicuramente avrà contenuti di grande interesse e valenza .. per quanto mi riguarda non mi sono mai sottratto al confronto con le donne, soprattutto più grandi di me, anzi. Per me ben venga questa storica liberazione della donna poichè penso che alla fine il mondo potrà solo migliorare. Ho comunque la sensazione che l’atteggiamento di una parte degli uomini sia quello di essere ben felici di lasciare campo libero alle donne come fosse una sorta di “prego accomodatevi pure! ..”
    Ah, naturalmente adoro le Donne (quelle vere).

  36. Complimenti per il dibattito a Lerici con Riccardo Iacona, uomo serissimo e degno di grande stima…due pezzi da novanta a confronto sul tema del femminicidio, caspita! Peccato essere così lontana, ma lo segnalerò sicuramente a delle amiche che vivono in zona, ciao!

  37. @Federica
    di che fascia sociale stiamo parlando?

    si, credo che fare un calderone unico Uomo-donna senza riferirsi alle specificità delle fascie sociali sia un difetto di analisi(ma questo vale per qualsiasi categoria: giovani, anziani,..)

    • giulio, è per questo che ho scritto un libro senza dire “le donne” troppo spesso ma lasciando a chi legge la possibilità di entrare dentro le storie, tutte vere. quelle donne, insieme alle tante, tantissime, che mi dicono “è così, è vero…” servono a parlare della maggioranza, delle tendenze. Va da sé che molti potrebbero dire “ma io vivo diversamente!”. Ma questo vale sempre, per tutti gli ambiti. Il vettore di tendenza di una certa situazione, in una certa epoca, serve come tronco. Poi i rami, com’è ovvio, sono diversificati. E qui un vettore di tendenza c’è. Utile per ragionare. Il punto non è, come non potrà mai essere, per alcun libro, spiegare la realtà in tutto e per tutto, compresi quelli con impianto statistico e di ricerca sociologica pura – basta prendere Bauman e Cassano, Alberoni e De Masi, tutti contributi scientifici di segno però del tutto diverso. Ma non interessa neppure, credo. Un libro fofre spunti, esempi, provocazioni, suggestioni, che servono per verificare, confrontarsi, capire qualcosa, offrire la propria opinione.
      Non preoccupatevi di me, di valutare me e il mio modo di lavorare. Dimenticatevi di me, mi pare che ci sia una certa ansia di dire bravo simone o cattivo simone. fate finta che io non esista. Pensate al tema (se vi interessa), e al libro (idem). ciao!

  38. Tiziana…hai ragione non bisogna fare l’amica degli uomini, sbattiamogli la porta in faccia e aspettiamo che vengano a chiedere scusa. Giusto, così si fa…un gesto maschio!

  39. A parte le sparate di qualche furbetta che fa l’amica degli uomini… ci hai preso in pieno Perotti. Grande libro. Bello da leggere, centratissimo. “Quello che le donne si dicono e gli uomini non sanno”. Grande prova

  40. @Mari

    “Mi auguro che il messaggio che tu mandi attraverso questo libro arrivi ad altri uomini ma la vedo dura….”

    è già un buon segno… se la vedi dura sta a significare che sta arrivando 🙂

    p.s.: Mari con questa tua frase, battute a parte, non è che dai molta fiducia a chi uomo passa da qui e legge. gli stai dicendo “tanto sono tonti, non ci arrivano” …come ci poniamo Mari? iniziamo a vedere come ci poniamo…

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