Tortelli e pontili

Qualcuno potrebbe pensare che le cose migliori accadute a me nell’ultima settimana siano state alcune interviste televisive, alcuni articoli su importanti giornali, la soddisfazione per osservare che il mio libro “Dove sono gli uomini” (Chiarelettere) sta suscitando dibattito e interesse. Fuochino…

Ciò che conta di più nella mia vita è scrivere, questo si sa. Lo so io, almeno, talmente bene da aver organizzato la mia vita per questo, soprattutto questo. Un nuovo libro è sfiato, conclusione, relazione, soddisfazione. Con un nuovo libro, il decimo ormai, si compie di una nuova tessera il mosaico che ho in mente (che intravedo…), e quando guardo alla piccola teca dei miei libri provo la soddisfazione (mista a timori, incertezze, speranze e paure) che prova il montanaro guardando a valle, da una cresta montuosa, seguendo il filo sottile del sentiero percorso, e poi a monte, verso la cima invisibile, ancora avvolta nella nebbia, ma lassù…
Figuriamoci dunque se io voglio smentire chi è convinto che l’evento di questa settimana sia stato la pubblicazione del mio ultimo libro…

Tuttavia, se parliamo di piacere viscerale, quello secco, nudo e crudo, quello che ti strizza bene bene di gusto la misera coratella terrestre… ecco, se parliamo di questo piacere, allora devo ammettere che due cose fatte in questa settimana mi hanno offerto il maggior picco di godimento: un pontile e i tortelloni.

pontile in legno di risulta

Il pontile è quello che vedete nella foto. L’ho pensato, immaginato a sbalzo sul bosco, ho trovato un amico compiacente (e complice) che mi ha rimediato il legno (grazie mille Max…), l’ho disegnato, modificato, poi piano piano messo in opera, ancora modificato, poi rifinito… e adesso c’è. Difficile trovare qualcosa di più inebriante che costruire un pontile, camminarci sopra una volta concluso, guardare intorno dicendo (neppure tra sé e sé…) “ehi, questo è il mio pontile!”. Il fascino dei terrazzamenti, degli spazi in piano, della conquista della terra scoscesa alla livella auricolare dell’uomo verticale, sempre in bilico, che gode degli slarghi e delle aree. Spazio che non c’era, costruito, sudato, e che adesso è lì. A che serve? A niente, naturalmente, se non a dimostrarti che siamo qui per disegnare il mondo, realizzarlo e poi sederci con le gambe a penzoloni, sognando.

E poi i tortelloni, o cappellacci, o ravioloni, o agnolotti, come volete chiamarli, ma ripieni di cinghiale fatto andare con una noce di burro e olio d’oliva equivalente, sedano carota e cipolla, sale magico, pepe, poi disossato, sminuzzato, regolato col fondo (per l’umidità) e infilato nella pasta all’uovo fatta in casa, bella liscia e porosa, elastica e turgida. La pasta fatta in casa mentre fuori diluvia, è scuro, e il camino crepita, dà una straordinaria soddisfazione. Ha una sua forma, una sua integrità, e quando cuoce la vedi bene che c’è, soda e docile, ben fatta. Condita a due sapori (burro e salvia e poi fondo di cottura del cinghiale) rende il cibo un’opera d’arte temporanea, destinata a scomparire all’apice della sua bellezza.

tortelloni al cinghiale

Due lavori manuali, dunque. Costo irrisorio. Pontile 75 euro, perché la legna viene dallo smobilizzo di un cantiere; tortelloni qualche centesimo tra uovo e farina, cinghiale cacciato da mio padre. Due lire due, anche meno di due, a riprova che il Buono non richiede Tanto, e il Tanto non genera necessariamente il Buono.

Da ragazzo mi chiedevo: “Sono un uomo di pensiero o d’azione?”. Quanto mi sono arrovellato su questa disputa adolescenziale, tutta letteraria, tutta intellettuale! La risposta era semplice, ma fuori dalla mia portata d’allora: sono entrambe le cose, il più possibile, il più intensamente possibile, il più spesso possibile. Ad ogni pensiero, per rimanere un essere umano, deve seguire una martellata, a ogni strofa un tiro di righello, a ogni virgola una vite, a ogni accento un rivetto. Costruire pensieri e costruire oggetti sono la croce e il taglio del cacciavite con cui regolare l’esistenza, e se i muscoli non fanno male, nessuna idea può sorgere pulita.

Siamo animali intellettuali, o uomini manuali. Se oggi, per caso (solo per fare un esempio…), avessimo usato solo la testa, non sarebbe stata una buona giornata. Come soltanto le nostre mani. Ricordo giorni (molti e sprecati) in cui non ho usato entrambi.

Ecco un passo sulla strada, soprattutto per noi uomini. Torniamo a usare le mani. E già che ci siamo, la testa.

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89 pensieri su “Tortelli e pontili

  1. Sul discorso figli sono fortemente convinto che il carattere e il modo di pensare dei nostri figli dipenda all’80% dagli insegnamenti dei genitori e da quanto questi gli sono stati vicino, sopratutto nei primi 3 anni di vita. Ci sono migliaia di studi scientifici sull’argomento, e sottolineo scientifici per chi comprende l’importanza di questa tipologia di studi rispetto alla moltitudine di studi inattendibili che esistono, sui quali si sprecano anche infinite parole sui libri che compriamo ogni giorno.

    Tutto questo a patto di essere genitori presenti, che sanno trasmettere ai propri figli principi sani, veri e forti… i NON genitori, fenomeno in crescita, non saranno mai esempi per i loro figli, quantomeno esempi positivi, e lì allora scatta (prima o poi) la ribellione e la ricerca di punti fermi di altra natura.

    • Mah… La casistica di genitori presenti che tuttavia devono fronteggiare esseri assai diversi da come si sarebbe potuto presumere che crescessero, e’ altrettanto lunga. Come anche le persone meravigliose che grazie a Dio ogni giorno crescono sane e ricche interiormente nonostante provengano da ambienti di grande disagio… Continuo a credere che nell’ultimo secolo ci siamo fatti tutti un po’ prendere dal fascino della psicologia e dalla sua mirabolante promessa di poter plasmare l’animo e la vita dell’uomo… Credo che in questo secolo assisteremo a un lento ma progressivo ridimensionamento del ruolo e del potere della psicopedagogia nella formazione delle personalita’ e del carattere. Senza per altro nulla togliere al grande valore di queste belle scienze umane.

  2. La mia, in fondo, è solo una storia di ordinario mobbing: il mio posto di dirigente interessava al solito raccomandato con il curriculum finto, ed io ero sacrificabile. Amavo il mio lavoro e, come tutti gli innamorati, vivevo di ingenuità e passione, perciò per anni ho lottato, resistito, convinta di fare la differenza e sì, persino di poter “cambiare il sistema dall’interno”. Invece, di fronte all’ultimo, violento e imbarazzante sopruso e alla mia evidente sconfitta, sono crollata, con mia stessa sorpresa, fisicamente e soprattutto psicologicamente. Ricordo gli incubi orrendi, il ribrezzo per il cibo, i capelli che cadevano, l’angoscia pervasiva. Il medico del lavoro mi mette a riposo per mesi, la psichiatra mi prescrive sorridendo pastiglie per aiutarmi a dormire, a mangiare, a sopravvivere. Sepolta in casa dalle mie stesse paure, come nei sogni infantili tuttavia mi viene data l’opportunità di osservare lo spettacolo della mia “morte”, perchè di morte sociale, in questa cultura, in effetti si tratta quando ti tolgono il tuo lavoro. Vedo la preoccupazione e insieme il conforto di mia madre; la vicinanza dei (pochi) amici; la solidarietà di parecchi, impensabile; ma vedo anche, con evidenza inconfutabile, che in 20 anni di fatica, impegno, successi, non ho lasciato alcun segno. Quasi il 100% della mia vita dedicata al “sistema”, e per il “sistema” io sono nessuno, praticamente mai esistita. Rimpiazzata in un quarto d’ora senza il minimo contraccolpo. Anzi.
    Ma che fortuna averlo capito prima di morire per davvero.
    E’ così che leggo Adesso basta, poi AT, poi il blog. Conosco. Imparo. Sperimento. E poi autoproduco, razionalizzo, sfrondo, progetto. Al lavoro mi tengo cara la mia sconfitta, anzi, ho pure chiesto il part-time 50% (a giorni la risposta), tra sguardi perplessi e vagamente compassionevoli: poverina, dopo che l’hanno silurata non è più la stessa, non riesce a riprendersi…

    #Stefano, la mia storia mi sono decisa a condividerla soprattutto per te, come me 50enne, che mi hai fatto ricordare di me come ero e delle mie terribili paure. Dici di essere “un impiegato di 50 anni”, ma non è vero: tu “sei” una persona, con sogni, passioni, capacità che hai solo accantonato e magari dimenticato. Tu non “sei” il tuo lavoro, per quanto tu ne sia persuaso e per quanto tu stesso lo abbia reso prioritario. Scrivici presto, per favore, di tutte le cose belle che la tua sconfitta ti porterà.

  3. Nicola, non sei l’unico. In questo momento provo la tua stessa “frustrazione”, mi sembra di tradire me stessa, soprattutto dopo che per due anni ho vissuto in un’altra dimensione che però è fallita per scarsa pianificazione. Ma mi faccio forza pensando che questo sacrificio oggi è propedeutico al mio progetto. Quella prima esperienza mi ha insegnato che ci vogliono delle basi solide per poter riuscire.
    Se non fossi qui ora, non potrei gettare le basi per il mio cambiamento.
    E cerco di sfruttare le ore fuori di qui per riprendere contatto con me stessa.
    A proposito di manualità: in questi giorni mi sono dedicata alla “ristrutturazione” di quella che definisco camera degli ospiti/laboratorio di bricolage.
    Ho svuotato le librerie, smontato i mobili, staccato le mensole dalle pareti, stuccato e imbiancato e poi ho ricominciato a sistemare le cose in maniera più organizzata e funzionale.
    C’è ancora molto caos in tutta la casa per questi spostamenti, ma i risultati cominciano a vedersi e sono soddisfatta.
    Anche sulla mia vita sto facendo un lavoro di ristrutturazione, che passa per fasi più faticose e dure. Però i risultati arrivano!
    Un abbraccio a tutti

  4. Ciao Simone e ciao a tutti,
    so di essere fuori tema. Ma vorrei confrontarmi.
    Per un periodo della vita ho creduto alle terre promesse che poi non si mantengono, alle chimere del modello culturale ed economico occidentale.
    Poi ho avuto dubbi. Poi ho letto libri di chi aveva avuto i miei stessi dubbi. Poi ho capito che si può fare ed anche molto. Poi sviluppi un progetto.
    Ora lavoro alla realizzazione quel progetto. Ma.
    C’è un Ma che mi sta logorando, sto male e faccio star male a chi mi sta attorno. Ho ancora un lavoro normale. Come tutti. Un lavoro di quelli che non hanno dubbi. Vivo diversamente le mie ore fuori dal capannone. Ma quelle ore. Quelle ore dentro pesano, sulla mia psiche e sul mio fisico.
    Tu, voi non avete provato frustrazione? nel momento in cui volevate andare in direzione contraria ed invece. Vivo una sorta di schizofrenia, mi sembra di lottare con me stesso.
    Buona giornata,
    Nicola

  5. Ciao Simone,
    non ho commentato i tuoi tortellini ma mi veniva la bava alla bocca …Ho scritto la ricetta e non appena qualcuno mi “regala” la materia prima voglio provare!!
    Per passare dalle stelle alle stalle vi metto sul blog una ricetta utile per qualsiasi downshifter…. E’ una ricetta dei nonni (poveri) rivalutata perché avendo avuto 2 figli intolleranti al latte, ho dovuto svezzarli presto e il buon pediatra (allora anziano e ormai morto) ha riesumato proprio questa ricetta…. Dose x 1 persona
    gr 330 di acqua, un panino raffermo grattuggiato, 1 spicchio d’aglio, 1 cucchiaino di salsa di pomodoro (meglio se fatta da voi), sale q.b., se lo avete 1/2 cucchiaino di dado di carne o vegetale fatto da voi (se no fatene a meno), grana padano 1 cucchiaio, olio extrav. di oliva q.b
    Fate bollire l’acqua con lo spicchio d’aglio, aggiungete il dado e fate sciogliere bene, il sale, aggiungete lentamente il panino (a pioggia tipo polenta) fintanto che la consistenza sia di polenta un po’ molle, spegnete la fiamma. Aggiungete il cucchiaino di pomodoro, il cucchiaio di grana e l’olio (a me piace abbondante).
    Servire come una minestra…E gustatevi questo piatto che penso che se costa 50 centesimi è dir tanto!
    Buon appetito a tutti!

  6. Ciao… sono d’accordo con te Simone sulla questione “figli”. Ho un figlio di 18 anni e ho cercato di accompagnarlo alla età quasi adulta cercando di insegnarli soprattutto a confrontarsi con le persone …. di avere un dialogo con persone di qualsiasi età e soprattutto assecondarlo alle sue passioni (ora è quella della fotografia) senza dimenticare l’educazione nei confronti degli altri.Il mio sogno di madre è quello di avere un figlio sereno e libero !!!! Se sarà così sarò una madre felice 🙂

  7. Il rapporto 30-70 tra educazione ed originalità credo possa valere in contesti tutto sommato equilibrati, dove viene impartita un’educazione “sana”. Se questo non si verifica, se le figure genitoriali sono irrisolte o assenti, come capita purtroppo in molti casi, il condizionamento del contesto familiare, secondo me, cresce in maniera esponenziale e può diventare anche molto limitante per lo sviluppo della personalità e per la propria evoluzione personale…

    • Non so, siamo usciti del tutto fuori tema, ma va bene lo stesso…
      Più passa il tempo più penso che moriamo a pochi metri da dove siamo nati… pur avendo la sensazione di fare il giro del mondo. Cambiare è possibile solo quando siamo già cambiati.

  8. @Sara del tempio
    in italiano il downshift si chiama semplicita` volontaria, a mio parere e` molto meglio di “scalare marcia”…

    @simone
    complimenti per le bellissime opere di manualita`, alla fine il comunicare e il sapere usare le mani sono proprio le due cose che hanno permesso all’uomo di evolversi e da animale diventare uomo…

  9. @Sara nel tempio
    “io, come madre, non ho nessun potere sulla personalità di mio figlio”
    No, guarda, come madre forgi proprio tu la personalità di tuo figlio nei primi 3 anni della sua vita. Non bisogna nemmeno scomodare la psicanalisi, sono sufficienti i migliaia di studi di psicologia dello sviluppo. Quindi mi raccomando, fate bene il vostro mestiere di mamme…e siatene consapevoli!

    • Ho visto i miei nipoti, i figli di altri… Non sono genitore certo, forse non ne so… Pero’ non sono d’accordo Francesca. Non si forgia proprio niente. Si ha la sensazione di forgiare, e certamente molti parametri ai figli vengono dati… Ma poi crescono e si scoprono persone in continuita’ o diverse dall’educazione. La gran parte non e’ ne’ l’una ne’ l’altra cosa, ma resta il peso 30 – 70 tra educazione e originalita’ della persona. Io credo questo. Ciao!

  10. Finalmente un bel post sui tortelli fatti a mano! Questo sì che mi piace, non ho preso parte al dibattito uomo-donna scaturito dal tuo libro perché alla fine non ho letto il libro, se non alcuni capitoli in libreria e non suscita il mio interesse. Ho un’impressione molto diversa dalla tua, dovuta alla mia esperienza, non ho incontrato tutti questi uomini irrisolti e negativi, anzi ho quasi sempre incontrato uomini in gamba con i loro interessi e magari un lavoro che gli piace pure, anche se impegnativo. La generazione dei 30-40enni comunque è già diversa da quella dei 40-50enni, io appunto parlo dei miei coetanei, non viene più data tutta questa importanza al ruolo sociale, tutto sommato bisogna sbarcare il lunario e non ci sono chissà quali carriere all’orizzonte, la crescita dei figli ormai è condivisa ovunque, gli interessi e gli hobby si è abituati a coltivarli sin dall’adolescenza. Non è che le donne che hai incontrato tu attirano “gli irrisolti”? Perché davvero quelli che ho attorno a me non sono così, forse però “scansano” le donne come quelle che hai descritto, insomma sono mondi che forse non s’incontrano, ma ci sono.
    Io potrei scrivere un libro “dove sono finite le donne” 

    Stamattina invece facevo invece una riflessione sul desiderio di libertà, che è la cosa più bella che ci sia per chi ha la possibilità di sceglierla e di capirla. Credo che la maggior parte delle persone non si renda proprio conto di cosa voglia dire essere liberi. Ad esempio, è torniamo sul tema donne, io vedo le mie amiche che fanno figli, tutte, io sono l’unica che ha deciso di non averne per libera scelta. Ecco sembra che la gente non si accorga della limitazione di libertà che si decide quando si fa un figlio. In verità se ne accorge un po’ dopo, quando i figli escono dal magico mondo dell’infanzia e poi si fanno i conti con la realtà e con quello che è il figlio reale (fine delle proiezioni e disillusione), dopo tutti quei genitori ti scrivono qui frustrati che non possono fare downshifting come hai fatto tu e s’incazzano pure con te! Ed io sono dalla tua parte in quelle discussioni, come capisco le cose che gli spieghi. Nessuno riesce a concepire che una donna non abbia desiderio di fare un figlio (che poi magari ce l’ha, ma è legato all’avverarsi di alcuni avvenimenti, ad esempio essere autenticamente innamorati del partner, e vi assicuro che è raro che questo avvenga, anche qui, solo gli uomini liberi possono permettersi un amore autentico), che preferisca la libertà, che abbia delle altre passioni, degli altri oggetti d’amore. Io ti capisco molto bene Simone quando parli del tuo amore per la scrittura che ti esce da dentro, per la solitudine, per la tua barca, per la libertà scelta ogni giorno.

  11. Buongiorno Simone, in seguito ad alcuni episodi personali, stamattina , prima di aprire il tuo blog, avevo in mente di proporti una trilogia : ) La cosa incredibile è che il tuo ultimo intervento racchiude proprio le mie riflessioni mattutine o quasi … ” Dove sn gli altri” nasceva dal mio bisogno di cercare e trovare nel quotidiano “altri” come te e le persone che scrivono qui. “Dove sn io” nasce dalla conclusione che nulla è possibile se non so chi sono io e cosa voglio. Nn é semplice scoprirlo se te lo chiedi per la prima volta dopo gli anta e nn riesco a cedere a tutti quei percorsi che promettono di fare scoprire la missione della tua anima, le tue potenzialità, i tuoi doni ecc. Forse ho paura di scoprire e di andare fino in fondo? ma dopo mi dico che nn è così, il fatto è che desidero scoprilrlo da me, magari in modo cinematografico …. all’improvviso, perchè desidero che sia vera , spontanea, che viene da dentro e nn controllata dalla ragione, questa mia scoperta, ma evidentemente sbaglio. Aggiungi che non mi rendo le cose seplico o almeno ci provo e nn mi viene facile, infatti, da quando sento che così com’è non va, nn riesco più a lasciarmi andare alla vita in modo spensierato, sono un continuo ” muble muble” su come cambiare e su cosa fare e questo nn mi consente di rilassarmi e di cogliere i “segnali” che forse potrebbero indicarmi nuove vie. Insomma , penso davvero di dovermi chiedere “dove sono io” prima ancora di chiedermi “dove sono gli uomini”.
    A proposito… ma dico… a parte ” cotto e mangiato” che serve anche nella vita, ma nn potremmo trovare sugli scaffali della grande distribuzione dei mega super iper mercati , anche il tuo ” Dove sono gli uomini” ? Le librerie nel mio paese satellite di Milano , sono poche e poco fornite. Conto di esserci il 31 e di ordinarlo anche in biblioteca.
    A presto

  12. Posso solo immaginare il tuo cuore che scoppia quando percorri questo pontile e ascolti il rumore dei tuoi passi … bellissimo Simone!

  13. Ho aperto la tua pagina, non ho ancora letto il tuo articolo, ma mi sono ritrovata davanti la foto del pontile, bellissimo, ma proprio bello, sei stato bravissimo, chissà che soddisfazione, bravo proprio bravo questa si che è vita 🙂

  14. io, come madre, non ho nessun potere sulla personalità di mio figlio.Questo era chiaro fin da quando l’allattavo e così è ancora. Io non amo la psicanalisi, troppo difficile per me, io parlo di vita vissuta: educazione per me è esempio. esempio nelle azioni, nel pensiero, nelle cose da fare insieme, e nel VOLER ESSERE FELICI INSIEME.
    Mi stai dando ragione nel dire che si è data troppa importanza all’educazione: la scuola così com’è non va. la competizione il confronto anzichè l’aiuto reciproco e l’ampiamento delle competenze questo non va..
    ps hai ragione anche a dire che voi uomini non siete forti chiari determinati come i padri,ma allora che cosa serve un donna più forte al proprio fianco? non è forse che non volete farvi aiutare? o forse la donna spera davvero ancora anacronisticamente al principe azzurro? Qualcuno ha detto che la favola di Cenerentola ha fatto più danni di catastrofi naturali.. Credo che ci sia bisogno di una nuova coppia oggi, giustamente come dici tu, in comunicazione continua. Parlando due lingue diverse uomini e donne non sarà uno scherzo, ma si deve provare: la settimana scorsa mi sono davvero divertita con mio marito!

    • Sara, una coppia, o una buona vita da single, o fare il genitore… Sono cose che con-seguono. Prima, di tutt…, servono individui. La relazione con le donne non e’ la causa, ma la conseguenza. Qui servono individui che si alzino, su due zampe soltanto, che alzino il mento dal petto, gli occhi da terra, il cuore da sotto le scarpe, e sorridano, tentino, rischino, vivano. Quell’uomo stai certa che sara’ un buon componente della sua vita, da solo o in coppia che sia.

  15. Mia nonna era una fanatica della spazzatura (anni ’90): ho “ereditato” almeno due oblò della lavatrice che uso come insalatiere (consigliatissime perche molto resistenti!) e poi cestini, piatti intonsi..Poi è stata mia madre…elenco troppo lungo..
    Poi noi ai giorni nostri: 2 comodini con dentro lo stereo, 2 sgabelli impagliati, sassi enormi da mettere in giardino, un lampadario a gocce fumee. Devo ammettere che i bottini migliori si fanno in città, dove la gente davvero butterebbe anche la sua mamma…
    ps il termine downshif..ecc mi suona davvero male..possibile che in italiano non esista di meglio (e comunque è un modo di vita che c’è sempre stato e soprattutto nelle campagne, vorrei ricordarlo ai “cittadini”)
    buona vita

  16. Posso?, posso tornare al discorso del tuo nuovo libro che non ho letto? il post del pontile e della cucina mi è piaciuto, ma un po’ meno l’argomento del nuovo libro (in effetti è rivolto di più agli uomini, no?), ma ti spiego “brevemente” perchè.
    Ti ricordi il post sulla tua mamma? Lì trovi tutte le risposte: se tu sei un maschio pensante, ma anche capace di fare, è perchè la tua mamma ha preteso da te certe cose, te ne ha insegnate altre, ti ha concesso certi errori. Invece, gli uomini che hanno deluso le tue 500 donne sono stati allevati dalle mamme di quelle stesse donne, gli è stato permesso di poltrire sui divani, di maltrattare le donne, in primis la madre, di essere serviti a letto ecc, creando figli eterni fanciulli incapaci. Sono mamma, osservo tanto mio figlio, è ancora piccolo, ma vedo che se cedo solo un attimo, sono spacciata. Le mamme devono essere allo stesso tempo indulgenti e severe come lo sono con se stesse. Non è facile, ma lo farò anche a costo di lasciare un lavoro che adoro. L’hai detto: “quando una donna ama QUALCOSA DAVVERO”. Quando una donna ama qualcosa davvero, non la ferma nessuno: è curioso poi notare fra le donne che conosco (e che si lamentano)che non sanno amare, non sanno cosa vogliono, che persona cerchino, soprattutto non vedo in loro la serietà, la pazienza, l’impegno, la voglia di mettersi in gioco e anche l’ironia, la voglia di stare bene e di essere felici. A volte manca anche la bontà sai? E questa non sembra abbondare nemmeno nel mondo femminile…Non voglio apparire pessimista, sono solo realista vorrei spiegarmi solo il perchè di tanta infelicità..
    Credo che il compito educativo in questo paese stia diventando di importanza cruciale e penso che questo non sia abbastanza percepito come un problema. Se oggi viviamo in una società in declino è anche perchè la famiglia e i suoi valori sono in declino e con lei anche la scuola. Spero che il tuo prossimo libro si occupi anche di questo. Ciao Simone! ti auguro di vivere l’esperienza della paternità perchè davvero è il viaggio della vita!

    • Sara, capisco cosa dici. In parte e’ vero. Tuttavia non sono del tutto d’accordo con quanto dici e ti spiego perche’.

      Nel 1900, in quel preciso anno, venne data alle stampe “l’Interpretazione dei sogni” di S. Freud. Da allora abbiamo assistito alla crescita fino all’apogeo della cultura scientificsa psicanalitica, che credo abbia finito col creare, forse perche’ nell’enfasi della scoperta “recente” oltre che per il fascino intrinseco della materia, un eccesso di attribuzione e fiducia verso la sfera della formazione. Non fraintendermi, credo molto nella formazione, soprattutto su temi civili e sociali, assai meno sulla formazione della personalita’ e sulla relazione esistenziale col mondo di una singola persona.

      Sono convinto che ognuno di noi sia il risultato di quello che Emile Zola chiamava “race milieu moment”, ovvero lo zeitgeist (lo “spirito del tempo” che ci influenza), la nostra eredita culturale, la nostra razza intesa come tipologia geografico-climatico-politico etc. In sintesi: un bel 30 per cento ci viene dall’educazione, ma non di piu’. Io ho tre nipoti, due sono del tutto disorientati, uno e’ bello in equilibrio. Eppure: stessi genitori, stessa casa, stesso luogo, stessa educazione etc. Sono davvero convinto che abbiamo dato troppo peso all’educazione e alla formazione dei ragazzi. Ne ha, sia chiaro, molta, ma poi ognuno di noi e’ sintesi di cromosomi, cellule, storia, contesto. E soprattutto, ecco il punto, ha la responsabilita’ della sua vita, che puo’ e deve cambiare con fiducia e ottimismo. Se c’e’ una cosa che non posso sentire e’: “sono fatto cosi’!”. Terribile.

      Noi uomini non abbiamo assunto su di noi, in questa generazione, il peso e il potere di questa responsabilita’. Viviamo come i nostri padri ma non siamo cosi forti, chiari, determinati. Il mondo cambia e noi no. Va bene l’educazione ricevuta, che certamente non ci ha aiutato in alcuni casi, ma poi ci siamo, dovremmo esserci, noi.

  17. @Red
    Sia per quanto concerne il mix manuale/mentale sia per quanto concerne la dieta (carne/verdura) è sempre una questione di bilanciamento…
    Esempio : Ho provato per 1 anno a mangiare carne solo 1 volta la settimana (non x ideologia ma per mangiare cose che auto-produco , che so x certo che sono sane e di stagione, contro carne da supermercato insipida e ormonata) : cronicamente anemica da quando avevo 13 anni, un paio di mesi fa mi sono ritrovata a gambe all’aria e ora sto prendendo da allora integratori (e ne avro’ ancora per alcuni mesi)…
    Morale : Credo siano pochi quelli che si possono permettere di non bilanciare le 2 cose (chi sa costruire una staccionata senza metterci un po’ di testa?)… E così x la dieta…. Poi ci sono altri discorsi sugli allevamenti (intensivi e non) e sugli animali selvatici (cinghiali e caprioli) che, ha ragione Simone, non è il caso di approfondire in questo post…. Forse basterebbe vivere in campagna e avere un orto e un frutteto per farsi un’idea più ampia di tutti i discorsi che a volte si fanno senza conoscere bene le cose…
    La cosa peggiore che possiamo fare noi uomini è trasformare un’esigenza innegabile in uno sterminio o fare scempio di quello che ci dà la natura : e vale anche per i vegetariani purtroppo!!!

  18. Ciao Simone! Uno dei prossimi libri che acquisterò sarà sicuramente “Dove sono gli uomini?”,nella mia libreria la tua quinta opera!
    Leggevo degli innumerovoli materiali e oggetti che vengono BUTTATI e del baule che hai recuperato…era un suggerimento che volevo dare mesi fa…cercate nella “spazzatura”, non immaginate quante cose si possano recuperare gratis dando così anche un piccolo contributo alla salvaguardia dell’ambiente! Io e il mio compagno, frugando nei cassonetti del nostro condominio e quello dei genitori, abbiamo recuperato: un piccolo carrello per trasportare oggetti pesanti, una bella camicia da uomo, uno stereo(!!!)funzionante,un navigatore (funzionante!!!), un seggiolino, un porta saponi, shampoo ecc. per vasca, vasi, portavasi, sottovasi,libri (edizione Feltrinelli del 1958 del “Dottor Zivago”), lampade, anche di design, per scrivania e probabilmente altro ancora che non ricordo! E chissà quante altre cose girando per palazzi, uffici e magazzini dismessi e come dici tu cantieri si possono recuperare! Quanto spreco, quanti soldi buttati via e quante ore di lavoro, di fatica, di stress, di ore della nostra preziosa, e per me, unica vita, diventare troppo presto immondizia…
    Evviva Simone! Continua così, tua fan

    • Anna, si’, lo raccontavo in Adesso B credo o in Avanti T, non ricordo… Della lampada azzurra trovata nell’immondizia, a Milano. Sempre recuperato molte cose che buttavano gli altri. Ho molti oggetti, tuttora in funzione… Dalla mia immondizia, invece, neanche tu potresti recuperare qualcosa… 😉

  19. Secondo commento, per Stefano. Coraggio! In primis, se lo scollocamento te lo stanno imponendo, vendi cara la pelle: in secondo luogo, non preoccuparti e pensa intensamente che qualsiasi cosa succeda la saprai gestire. Se sei arrivato dove sei, vuol dire che vali e che non sei sprovveduto: te la caverai! Per citare il nostro ospite, nessuno muore di fame nel mondo occidentale! Anche la grande crisi attuale, prima o poi finira’. Non farti abbattere e non farti piccolo – la paura e’ il tuo nemico, e nelle mani dei tuoi “avversari” si trasforma in un’arma. Tieni alto l’ottimismo e la fiducia in te stesso! Un abbraccio…

  20. Io credo che una scelta vegetariana o vegana abbia molti punti a favore. Io personalmente sono spinta in questo senso in maggior misura da una questione di compassione, ma la ragione per cui ho invitato Simone ad aprire la discussione in proposito su un blog di downshifting e’ perche’ della scelta vegetariana (o meglio ancora vegana) si avvantaggiano in misura davvero notevole sia il portafoglio che l’ambiente. Quindi, cari aspiranti downshifter, provate anche solo per curiosita’ o per puro divertimento a esplorare il fantastico mondo del legume e della verdura – non ne trarrete che benefici!
    E, vorrei anche capire perche’ una scelta alimentare di qualsiasi tipo debba essere piu’ o meno giustificata in funzione della sua naturalita’. Come ho gia’ avuto modo di commentare in altri post, perche’ scriviamo l’equazione naturale = buono? La peste e’ naturale, morire di parto e’ naturale, una mortalita’ infantile al 50% e’ “naturale”: cosa c’e’ di naturale nel vivere in una casa di mattoni, nelle vaccinazioni, nel fatto di essere stati capaci di mandare l’uomo sulla luna negli anni ’60 del secolo scorso? Eppure, tra le cose naturali e quelle non naturali elencate sopra, mi tengo strette le non-naturali. Come mai l’alimentazione invece scatena questa naturalomania? Che poi, se vogliamo aderirvi, tra i nostri antenati si annoverano sia vegetariani che non, quindi non c’e’ una indicazione precisa… Va beh, scusate la deriva logorroica, il tema e’ “provate legumi e cereali, vi stupirete”!

  21. @Simone
    Stai quasi rischiando di trovarti travolto… dai discorsi della carne. Sospetto che il fatto che si tratti di selvatico incida ancora di più sull’ immaginario delle persone. Forse se avessi postato di una semplice fettina ai ferri le reazioni sarebbero state leggermente più quiete. Tutte le volte che ho sentito parlare di cinghiale, in particolare, l’ immaginario delle persone con cui discorrevo si faceva più vivace.
    Io stesso sto costringendo le mie dita posate sulla tastiera a controllarsi… che é meglio! ^__^
    Hem, tornando al tema del post dirò semplicemente che mi sembra che avere un mix di manuale e mentale che si avvicendano o arricchiscono fra loro mi sembra una necessità per l’ equilibrio. Secondo me può essere paragonato al fare una ciambella (così non abbandoniamo l’ ambito culinario) : di ogni ingrediente necessario serve la giusta dose, non é che più abbondi di un ingrediente e più ti viene bene. Al contrario risulterebbe sbilanciata; si aggiunge l’ apice quando si perviene al migliore rapporto tra le parti che la costituiscono.

  22. @Stefano
    non è proprio così schematico. La caccia la concepisco come possibile mezzo di mantenimento di un equilibrio di biodiversità, etc. etc.
    Comunque porre delle tutele agli animali sarebbe migliorativo di un punto, forse due.
    La questione è complessa, sicuramente farebbe meglio a tutti, animali, pianeta e consumatori di carne, mangiarne il meno possibile.

  23. Grazie Blue, davvero grazie.

    @Nicola….ragionamento contorto….se cacciato si, se allevato no….sempre di animali stiamo parlando….casomai imporre livelli di tutela degli animali da allevamento…come già accade…

  24. Gli animali d’allevamento se non servissero alla catena alimentare non sarebbero nemmeno nati, quindi uccidere un animale ‘fatto’ nascere per tale scopo crea meno problemi di coscienza in chi lo consuma.
    Discuterei sulla opportunità di far nascere questi animali.
    L’uomo,come animale è,anche carnivoro, quindi risponde in un certo senso al proprio istinto e alla propria natura.
    Per quanto riguarda i selvatici, concordo con Nicola.
    Ciao

  25. Non so se posso permettermi, ma mi va di farlo e perciò lo faccio. 😉
    Parliamo di carne, ho 33 anni e son vegetariano (per varie cause) da 34 anni. Diverse volte ho ragionato sui vari buoni motivi per non cibarmi dia carne. Fondamentalmente son 3 macro-categorie:
    1- per rispetto degli animali
    2- per rispetto del proprio corpo
    3- per rispetto dell’ambiente
    Credo che rinunciare alla carne sia una cosa giusta per ognuno di questi motivi, se si compra la carne al supermercato. Gli animali vivono in lager e son privi della dignità di animali son oggetti, nulla più, mangiare carne piena di antibiotici e ormoni di certo non fa bene a chi la mangia ed in fine quella carne è responsabile del 18% (quasi un quinto) dell’inquinamento di gas serra.
    Quindi se non mangiassimo più carne faremmo un favore a noi stessi!
    Però.
    Se ci si ciba di carne che viene dalla caccia, secondo me è diverso, l’uomo essendo al vertice della catena alimentare ha il dovere di mantenere un certo equilibrio. Se su un territorio sussistono 5000 cinghiali e sono sostenibili solo 3000, l’uomo dovrebbe procedere all’abbattimento, pena la perdita della biodiversità. Anche qui faremmo un favore a noi stessi.
    Questi son comunque casi che non coprirebbero mai l’attuale enorme richiesta di carne.
    Buona giornata a tutti!

  26. ciao Stefano,
    non posso fare altro che esprimerti la mia solidarietà
    essere uomini, e donne, significa anche doverci confrontare, come lo stai facendo tu, con realtà dolorose, paure e responsabilità
    prima di riuscire ad agire bisogna rendersi conto di quel che accade
    e a volte ci sono momenti in cui la paura prende il sopravvento e sembra bloccarci…ma sono momenti
    è coraggio ammetterlo e guardarla in faccia
    il primo passo
    in bocca al lupo!!

    mi sono chiesta, anche in passato se ci fosse un luogo virtuale in cui sostenersi in questa ricerca/lavoro di cambiamento di vite, scambiarsi consigli ed opinioni, in modo più dettagliato e personale, senza invadere troppo lo spazio di Simone
    (non mi riferisco a te Stefano ma a tante domande e vissuti che di volta in volta vengon fuori)
    ?

  27. ..ed eccoci qua…..dove sono gli uomini ?…nel mio caso, sono qui, chino sul PC, preoccupato per il mio futuro e quello della mia famiglia…..un “uomo” prenderebbe in mano la situazione ed almeno proverebbe a risolverla invece di piagnucolarsi addosso facendo preoccupare anche chi sta vicino….dopo un paio di anni a leggere Adesso basta, Avanti tutta e Ufficio di scollocamento…sto per essere scollocato…ed in molti diranno…ecco ora ci sei….si e’ vero ora ci sono ed ho una paura bestiale del futuro…..un impiegato di 50 anni non ha grandi capacità “manuali”…..ed a proposito di cibo…..come sfamarsi ?…no e’ vero, sono un pessimista della peggiore specie…ancora non sono alla penuria di cibo ma la preoccupazione verso un futuro incerto e’ enorme…..nel video di Silvano Agosti ( ricordi Simone ?….il discorso tipico dello schiavo ) si …..descrive proprio il mio stato d’animo di adesso…..

  28. Simone,
    questi sono i post che amo di più…
    e mi ripeto perché te l’ho già scritto in passato..
    sulla tua vita quotidiana, dove incarni nel tempo presente e con l’anima, la tua scelta profonda
    che siano tortellini (che bravo)
    o il bellissimo pontile (non riesco a credere che un legno, così bello tra l’altro, venga davvero scartato, buttato…

    @Marialuisa
    grazie è un pò difficile qui riuscire a dialogare da un punto di vista pratico, ma forse sono io non avvezza a questo tipo di scambio virtuale…
    a mia volta trovo bellissima questa immagine del pontile come ponte, luogo di incontro tra uomo e donna
    e credo anche che la fatica di costruirlo renda bene la fatica del dialogo, oltre i luoghi comuni, le ferite, i desideri e gli aneliti dell’anima…

    stupendo il messaggio di Giuseppe, caldo, fatto di abbraccio cuore e anima

  29. Piu’ sotto, Simone, rispondendo a Carlo dici che sulla questione della Carne (perche’ maiuscolo poi?) hai molti solleciti… Pero’ poi lasci li’.

    • Intendevo dire che che quando parlo di carne molti vegetariani mi pungolano e criticano etc… Io di per se non ho alcuna particolare convinzione in meirto. Capisco alcuni punti, conosco i miei. Un giorno ne parlero’ magari.

  30. @ruedeflorence
    @giuseppe messinese
    @blue jay
    Ho trovato i Vs post molto interessanti e li condivido in pieno!
    @simone
    ….. e se vedessimo il pontile come un collegamento “virtuale” tra uomo e donna?
    Apparentemente “inutile” (come dici tu) : fondamentale invece perchè ha arricchito te che l’hai costruito, darà “qualcosa” a chi lo attraverserà, se non altro una sensazione inusuale a chi cammina nel bosco, incuriosisce i più scettici (che potranno anche criticarlo)….
    Finito il libro, terminato il pontile…. Nulla avviene per caso!

    • Ma che bella immagine. Ecco fatto trovato un senso a questo pontile. Anche se questo pontile… Un senso non ce l’ha. Grazie della suggestione.

  31. Simone, magari una volta o l’altra puoi lasciare un poco di spazio al dibattito sul nutrirsi di carne, al quale accenni soltanto? richiesta fatta con rispetto e In punta di piedi, pero’, di gente che ti dice gia’ cosa dovresti fare dire pensare comunicare scrivere leggere bere mangiare pubblicare recensire ce n’e’ troppa

  32. Ciao simone , da appassionata di cucina le foto sul cibo le adoro…ma anche il pontile non è niente male !!! Fare qualcosa con le mani (il mio ultimo lavoro è stato una sciarpa ai ferri per mio figlio) fa bene allo spirito e cucinare è per me un antistress fantastico . Non so se comprerò il tuo ultimo libro anche se oggi in libreria l’ho sfogliato a lungo…. alla soglia dei 50 anni mi sono fatta una certa idea sull’argomento “uomo” ma potrei regalarlo a qualche amico !!!! Un consiglio anche se credo tu non abbia bisogno di consigli : certe critiche non prenderle in considerazione 🙂

    • Grazie del consiglio. Sempre utile. Comincio a farci il callo ormai. Vorrei solo che capissero cosa vuol dire mettere nome e cognome, e la faccia anche. Dunque combattiamo con armi diverse. Ma fa. Niente anche questo… Ciao!

  33. Mi sono preso la briga d’andarmi a vedere i commenti sul Fatto Quotidiano. Diamine! Hai avuto la conferma di ciò che hai scritto nelle tue 185 pagine…
    Gli uomini-bar esistono eccome!
    Accertata esistenza medio-man insulsi ed incapaci di autocritica.
    Guai a mettere in discussione lo stereotipo del maschio indolente!
    Ad maiora.

  34. Nel weekend ho letto il tuo ultimo libro. Devo dire che mi è piaciuto. Noto che sei passato ad uno stile più “giornalistico” anche se nei racconti di donne una vena da scrittore classico non manca. BRAVO Simone. Condivido la critica al nostro genere maschile e trovo le donne davvero con una marcia in più. Purtroppo è un vezzo tipicamente italiano il piangersi addosso e cercare commiserazione. ADESSO BASTA lo hai già detto e scritto.
    Dobbiamo assolutamente cambiare atteggiamento. Oggi più che mai.
    P.S. Bello il pontile ma soprattutto l’idea e la realizzazione manuale.

    • gianfranco… un’oasi, un uomo che non mi dà addosso… che bello. grazie. ma non per i complimenti. mi fa piacere che ti sia piaciuto il libro, ovviamente, ma per il tuo tono… sul Fatto Quotidiano c’è da suicidarsi coi commenti… grazie davvero. ciao!

  35. ciao a tutti,
    finalmente ho trovato il blog dell’autore del libro che ho appena letto, me l’ha regalato una amica. Il libro è ben scritto, sei bravo. Hai azzeccato il tema giusto, rivolto alle donne con l’escamotage di rivolgerlo agli uomini, sottile e raffinata soluzione di marketing. Ci sono recensioni ovunque.
    Si nel libro ci sono parti interessanti e divertenti anche ma terra terra come livello di profondità. Mi aspetto di trovare una recensione anche su DonnaModerna quando dal parrucchiere sfoglierò le riviste.
    A quel punto ci tenevo a vedere chi sei davvero, ho visto in giro sul web, ho letto biografia su wikipedia, ho visto cosa hai fatto, da dove vieni e dove dici di andare. Che dire di altro?
    Diciamo che hai solo cambiato mestiere ma dal mondo reale sei molto distante.

    Complimenti per l’idea di cambiare mestiere così, di propagandarlo e viverci.

    ciao

  36. Gli animali anche se domestici e ben socializzati, possono in determinate situazioni, come quelle territoriali ad esempio, mostrare ferocia. É nella loro natura. (e in un qualche modo anche nella nostra)
    Comunque gli animali sono tutt’ altro che buontemponi perché ci fa piacere idealizzarli così. Se si guardano documentari un po’ tosti o certi filmati disponibili su youtube ce ne si può fare un’ idea.
    La mia posizione -sono a favore di caccia, pesca, allevamento, agricoltura, raccolta (nei boschi)- é che ritengo i cacciatori che ho potuto conoscere (poi in ogni categoria ci sono anche i cagnacci…) assai più conoscitori della natura, perché se la vanno a cercare, della media della gente. Come del resto lo sono anche i fotografi, perlomeno quelli non pigri che sono disposti a fare lunghe camminate ed appostamenti. Io sono a favore di una caccia di selezione. Spesso i bravi cacciatori finiscono per interessarsi ed apprendere sempre più dell’ ambito che frequentano, talvolta con un interesse pari a quello di un etologo. Però Il punto che tenevo a mettere in rilievo é che ho constatato che il vero danno alla natura lo fanno tutti quelli che non la frequentano da vicino e vivono nelle comodità delle città. Nel caso dei fiumi italiani il grosso danno inflitto già decine di anni fa alle specie ittiche autoctone derivava dagli inquinamenti, dagli scarichi fognari e non di certo dal ridicolo prelievo di qualche pescatore.
    Per dirla tutta, ho spostato molta parte della mia alimentazione verso i vegetali e sono anche dell’ idea che andare a comprare le fettine di carne al supermercato deresponsabilizzi le persone che la consumano, perché come minimo se uno ne vuole mangiare dovrebbe essere coerente abbastanza da avere avuto il coraggio di avere tirato il collo o macellato lui stesso almeno un animale nel corso della sua vita. É troppo comodo essere deresponsabilizzati dal modo in cui arrivano gli alimenti sulle nostre tavole. Lo é anche d’ altronde l’ atteggiamento disinvolto con cui si butta o si scarta o si lascia andare a male del cibo, anche perché non si é più capaci di fare della cucina di recupero. Che tante volte é stata la stroria della cucina gloriosa del nostro paese. In cucina non esistono scarti, nulla va buttato!

  37. Condivido in piento sulla pienezza donata dall’associazione di attività intellettuali e creatività manuale. Mi lascia invece perplesso che i cantieri coi tempi che corrono non recuperino tutte quelle assi..

    • Marco, tu non hai idea di quante cose vengono buttate. Ieri ho recuperato nell’immondizia un baule d metallo tipo forziere dei pirati, una cosa splendida. E la mia staccionata? fatta tutta con i pallets di carico delle navi, in travetti 10×10 di pino rosso massello, nuovi, che un’azienda butta via pagando per lo smaltimento. Io sono andato e gli ho proposto di portare via io quella legna gratis, e loro erano tutti contenti. ma ti sembra…?! E’ la civiltà del consumo e dello spreco, che però offre a gente come me possibilità straordinarie…

  38. @ Carlo:
    grazie per il tuo intervento che sottolineo e sostengo in ogni suo passaggio… anche se qui il tema era un altro! ma è bene ricordarci che esiste la gentilezza e che noi esseri per così dire “umani” possiamo imparare tantissimo dagli animali. Basta osservarli. Sono amore puro e incondizionato, e vivono a contatto con noi, nonostante noi!!!
    Ti auguro una buona giornata.
    Lilly

    • Ne ero convinto anche io Paolo. Stamattina cielo sereno dopo due giorni di pioggia, alle 7.30 ero gia’ li’ a provare: ho visto luoghi meno sdrucciolevoli, ma tutto sommato niente male!

  39. Bello, bello, bello, il pontile e i tortelli. Io invece, davanti alla stufa, ho fatto pane integrale con lievito madre per tuta la settimana, poi con mia figlia biscotti per la sua merenda a scuola. E ieri ho costruito un enorme cassettone a scomparsa nel muro per metterci pentole e utensili vari, già verniciato e rifinito.

  40. Domanda probabilmente stupida… Ma il 31 Marzo presso Carcere San Vittore non si può partecipare al tuo intervento targato “Libertà” vero?

    P.S. era un po’ che non leggevo un tuo “bel post” bello positivo… Mi sembravi un po’ incupito in questo ultimo periodo 😉
    Grande Simo!

  41. Ciao!
    In attesa della prossima tessera del mosaico che hai in mente ti dico che anche il pontile mi sembra venuto bene, e mi piace soffermarmi sul pensiero che se apparentemente non serve, in realtà è diventato soggetto e complice dell’esserci, se ho capito bene.
    Per i tortelloni, complimenti sinceri anche per l’arte gastronomica! Avranno fatto la felicità dei commensali!
    Io provai a fare i ravioli di magro, anni fa, senza sale magico purtroppo, non li chiusi nemmeno bene, e…in cottura alcuni si aprirono…. non erano male… un po’ sfattini….mangiati uguale.. banalità a parte è, a volte, difficile intravedere nella semplicità e nel fare da sè, l’origine della ns interna felicità di creare. Che bello sarebbe.
    Bella domanda.. pensiero o azione…… forse io sono troppo di pensiero. Sull’azione…..pecco un po’…. di rimando dicendomi…….”lo farò”…… ma il tempo stringe. Mi sa che devo dirmi….”lo faccio”…e basta.
    Malgrado la convinzione di non usare mai le mani senza la testa e la testa senza le mani sto pensando che forse occorre soffermarsi un attimo..a pensare e cercare di scorgere più chiaramente l’obiettivo o la propria mèta, anche se, è pur vero che a volte s’impara strada facendo…..
    ciao!

  42. fino a qualche anno fa facevo un sogno ricorrente: le protagoniste erano le mie mani ed erano sempre ferite, amputate, bruciate… Più che un sogno, direi un vero incubo! Ho scoperto le mie mani – la libertà di fare, di costruire, di creare – da non molto tempo e ritrovo nelle tue riflessioni la meraviglia e la gioia – il piacere insomma – che conosco anche io.

    Al mio pensare vorticoso ed estenuato (estenuante) mancavano le mani.

    Da quando ho iniziato a cucinare, a suonare, a costruire piccoli oggetti… è cambiata la mia percezione del tempo e la mia idea di futuro. Davanti a me ci sono solo progetti (piccoli, grandi….non importa), occasioni per imparare, per oggettivare quello che ho dentro, le immagini nella mia mente e nel cuore. Mi sento fortunata!

  43. Simone, perchè mangiare la carne di esseri che sono come noi? Due occhi, sangue, muscoli, cuore, polmoni? Perchè abbiamo ancora bisogno di cacciare, di uccidere, di appropriarci di una vita? Per rispondere alla domanda del tuo ultimo libro: vorrei che gli uomini non fossero a caccia. Non ne vale la pena. Adesso che gli uomini possono sopravvivere bene anche senza uccidere, mi piacerebbe che gli uomini trascorressero il tempo liberato dalla caccia imparando l’arte della gentilezza. Essere gentili con le donne, con gli animali, con noi stessi, penso possa liberarci, curarci, lenire molti dolori. Ciao Simone, grazie per i tuoi splendidi libri.

    • Grazie Carlo. Lo so, qu questa questione della carne ho molti solleciti da tanti di voi… Ma qui il tema è un altro. grazie, comunque. ciao!

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