Dati e fenomeni

La domanda finale...

 

Uno dei maggiori esperti di comunicazione che abbia conosciuto, e che fu mio maestro, era solito scendere in strada per chiedere ai passanti cosa ne pensassero di questo o quel problema che dovevamo analizzare. Gli vidi fare quel teatrino anche sotto l’ufficio della multinazionale dove lavoravamo, all’uscita da una riunione in cui avevamo appena commissionato una ricerca costosissima e assai articolata. Un mese dopo, alla presentazione dei dati, li confrontai con quelli che aveva scritto a penna su un foglietto, risultato delle domande fatte ai passanti. Alzai lo sguardo. Dall’altra parte del lungo tavolo riunioni, il grande esperto di comunicazione mi sorrideva. Erano quasi identici.

In molte altre occasioni, quando lavoravo, ho ripetuto il test fai-da-te per poi confrontarlo con i dati raccolti in modo scientifico: malgrado gli errori, la tendenza emergeva sempre con chiarezza. Per questo ho voluto fare un piccolo sondaggio sul tema che mi interessava, la “scomparsa” degli uomini, e l’ho diffuso attraverso la mia pagina Facebook e qui sul blog. Hanno risposto circa 500 donne, per il 95% tra i 30 e i 50 anni, per il 45% per cento nel Nord Italia, per il 30% nel Centro e per il 25% nel Sud e isole. Nessuna pretesa scientifica, naturalmente, ma molte cose interessanti.

I dati per esteso di questo sondaggio li ho inseriti e commentati nel mio libro-inchiesta “Dove sono gli uomini?” (Chiarelettere). Qui mi soffermo soltanto sulla domanda finale, che suona come un tragico plebiscito. Quel che emerge, lo ripeto ancora, non è una fotografia con dati scientificamente attendibili, e neppure l’immagine di come siamo veramente. Un messaggio tuttavia ce lo manda, forte e chiaro. Qualcosa che a me, uomo tra 30 e 50, fa un po’ incazzare, e comunque riflettere.

La domanda era: «Definisci gli uomini tra i 30 e i 50 anni che conosci o di cui senti o sai attraverso amici/amiche e/o i media, con un aggettivo (massimo tre)». La lista era lunga, suddivisa in egual misura fra positivi e negativi, l’uno l’opposto dell’altro per evitare preferenze automatiche o involontarie.

I più votati, e di gran lunga sugli altri, sono stati «non in evoluzione», «impauriti» e «dipendenti da famiglia e altro». Queste tre definizioni hanno letteralmente sbancato il sondaggio con percentuali bulgare. Subito dopo non compaiono aggettivi positivi, ma «insoddisfatti» e «immobili». Per trovare il primo timido aggettivo in controtendenza si deve andare molto in giù nella classifica («dotati di una grande passione», che solo una donna su sei ha indicato).

Che conclusioni dobbiamo trarre da questo sondaggio per nulla scientifico e del tutto parziale? Forse nessuna, o forse molte. Ognuno potrà farsi una propria opinione. Certo, questo lungo elenco di aggettivi negativi fa effetto. Se non suona come una campana a morto, poco ci manca.

Eppure, ciò che mi ha colpito di più in tutta questa storia, non è il singolo dato, ma un fenomeno: la mobilitazione delle donne sul web il giorno in cui ho messo in rete il questionario. La loro reazione è stata sorprendente, impetuosa, tanto nei toni quanto nell’argomentazione. A pochi istanti dalla pubblicazione fioccavano già le prime risposte. Non solo. Arrivavano messaggi da tutte le parti: chi non capiva come rispondere, chi voleva sapere se a 51 o 29 anni potesse comunque partecipare (c’era scritto «riservato alle donne tra i 30 e i 50»), chi scriveva in pubblico per dirmi «era ora, parliamone!» oppure «mi raccomando, vogliamo vedere i dati, alla fine!».

In tanti anni di onorata partecipazione alla rete non avevo mai visto una notizia, un link o un tag accolto con un calore e una simultaneità simili. Per settimane e mesi, fino a oggi, ho continuato a ricevere, a ricerca ormai chiusa e a dati già analizzati, questionari fuori tempo massimo, che per forza di cose non sono rientrati nelle elaborazioni citate. Molte delle donne a cui era giunto il link attraverso le loro amiche mi hanno scritto per sapere chi fossi, perché facessi un’indagine così e che cosa stessi preparando. Volevano seguire. Molte hanno capito che stavo scrivendo un libro su questo argomento. Mi chiedevano quando sarebbe uscito! Alcune di loro mi hanno sollecitato a pubblicarne un estratto in anteprima.

Essere visto così, come molte ci vedono, non mi piace per niente. Non mi piace neppure che a noi serva una domanda, un sondaggio, un articolo, un libro… per renderci conto della “fame” di dialogo delle donne su questi punti, e delle loro profonde perplessità. Essere in difficoltà è già penoso. Distratti e lontani, non va per niente bene…

 

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187 pensieri su “Dati e fenomeni

  1. @Simone: verissimo ciò che dici, ma forse basterà lasciare correre per un pò di tempo: i contestatori si dilegueranno e quelli di buona volontà invece cominceranno a farsi sentire…speriamo?!?
    @Marica: grazie, è un tema che mi coinvolge molto!

  2. Ciao Simone, ho partecipato alla presentazione del tuo libro a Torino (ma avevo seguito già in precedenza il dibattito che aveva suscitato) e mi sono dedicato alla sua lettura, tra l’altro molto piacevole e scorrevole come sempre. Potrei limitarmi a dire che ne sono uscito con una buona dose di autostima in più, visto che a mano a mano che leggevo i punti negativi riguardanti gli uomini e che provavo a posizionarmi in una immaginaria mappa scalata mi ritrovavo abbondantemente nella parte positiva. D’altronde sono anni che sostengo di avere grossi problemi a parlare con gli altri uomini ed infatti ho molte amiche donne, con le quali mi ritrovo a privilegiare i rapporti perché mi soddisfano molto di più. Senza contare l’ilarità che ho dovuto subire quando ho provato a dire che mi sembrava stupido e noioso parlare sempre di sport e di donne (nel senso di stabilire la classifica in base al fisico delle donne conosciute), ma che sentivo la necessità di parlare di noi, di quello che proviamo, di quello che desideriamo, di sentire l’emotività che so che c’è dentro ognuno ma che tutti si sforzano di reprimere per sentirsi “adeguati” allo stereotipo che ci hanno consegnato i nostri predecessori-
    Ma non mi basta sentirmi, se si può così dire, a posto, malgrado questo mi abbia dato notevoli vantaggi anche nelle possibilità di conquista del cuore delle donne, in mezzo a tanto deserto avere anche solo una bottiglietta d’acqua equivale ad avere il più importante dei tesori.
    Accolgo proprio con grande voglia e piacere il pensiero che possa nascere una discussione su questi argomenti e che tutti quelli che hanno pensieri simili ai nostri possano uscire allo scoperto dando vita ad un fenomeno di cambiamento graduale e generale degli atteggiamenti.
    A dire tutta la verità, da un po’ di tempo, qualcosa di nuovo ho notato, come cinquantenne sono al limite della scala che hai indicato come rappresentativa ma la mia impressione è che scendendo un po’ in questa scala, andando a stimolare i trentenni e quarantenni, si possa trovare terreno fertile, i figli maschi della generazione appena successiva a quella del femminismo, hanno imparato a sentire le donne molto più facilmente di quanto non succedesse alla mia generazione, durante la quale il processo di avvicinamento a quel mondo è risultato una vera e propria scalata dell’Everest.
    In ogni caso l’unica possibilità che abbiamo è parlarne senza paure, per cercare di rendere isolati quegli individui che ti hanno bollato come “venduto” e “menzognero” solo per la loro incapacità di mettersi in discussione.
    Alla prossima, Maurizio

    • Ciao Maurizio. E’ come dici tu. Solo che per parlare occorre prima pensare, sentirsi. Dovremmo andare in ritiro spirituale per un anno, tutti, soli, e poi tornare e cominciare il dibattito. Ma come vedi tutti corrono, tutti urlano, tutti si lamentano. Tutti, soprattutto, scelgono la via della polemica, della critica, della contrapposizione, perche’ e’ la piu’ facile. L’acidita’ dilaga. Tutti combattenti, per cosa, su cosa, di cosa, naturalmente, nessuno lo sa. Speriamo in un po’ di quiete dentro. Speriamo che tutti questi polemisti si chetino, sentano, cerchino. Forse, dopo, sara’ piu’ semplice comunicare. Ciao!

  3. “Io ancora incerta sul da farsi, chiedo consigli se sia il caso di votare IO NON VOTO?

    (Dichiaro, con un certo orgoglio…, la mia totale ignoranza in materia, non mi sono documentata, quindi spero di non aver scritto castronerie, se sì… sorry).”

    @ sara Viste le premesse, cara, ti consiglio di votare il partito in cui le donne hanno più meches.

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