La barca e il topo (per non dire del mio amico)

Faamu-Sami che salpa

Un amico, una barca, un topo. Strane triangolazioni, oggi. Con un filo comune: il coraggio. Senza, non c’è niente nelle nostre vite. Piccolo cabotaggio anche passare da qui.

Mattina, ore 12.00: la barca che salpa, doppia il capo delle Grazie, i due fanali dell’entrata del golfo, prende la sua rotta verso sud est. Quante volte è uscita da quel capo, per poi tornare. Stavolta no. Dall’alto della collina ho fumato l’ultima sigaretta con lei. L’ho vista prendere il passo, so a quanti giri motore lo fa, ho immaginato la vibrazione sotto al timone, retaggio di una vecchia saldatura. Ho sentito cosa sarei stato per fare, sul ponte, per prepararmi a issare. La brezza da sud consigliava randa piena e fiocco appena dopo il Tino. Chissà se avrebbe retto l’angolo col vento. Ho scommesso di sì. Ci vuole coraggio per guardare salpare un pezzo di sé.

Prima, verso le 8.30, avevo sentito al telefono il mio caro amico F., il mio migliore amico. “devi ricominciare a vivere, godere dei tuoi giorni…” “Ci vorrebbe un po’ di coraggio…”. Certo, come sempre. Dove però?

E in serata, un topo: il protagonista di Ratatuille. Terza volta che vedo quel film, terza volta che mi commuovo nel finale. Io adoro il talento, non so resistere quando lo vedo. Ma del talento amo particolarmente il motore, le sue vele piene che pompano: il coraggio. Mai visto talento senza coraggio, come anche il contrario. Il topo che volle diventare chef, e quella frase finale del critico cattivo diventato buono: “stupiscimi!”. Di chi ha coraggio si finisce sempre col fidarsi. Più di quanto chi ha coraggio si fidi di sé.

Il foraggio del cuore. La capacità di sentire che si può, che quello che abbiamo in mente ci costerà caro, ma una possibilità c’è. La linea da superare, che al solo pensiero taglia i piedi come una lama, attraversata con la fiducia che non ne moriremo. Il coraggio, l’orizzonte “che il guardo esclude”, che visto da qui spaventa, ma che a mano a mano che andiamo avanti si chiarisce. L’orizzonte avrà bisogno di coraggio anche lui, vedendoci avanzare.

Coraggio: l’idea ferma e cocciuta di superare il limite, la convinzione che la palude può apparire insuperabile, ma non è vero: posso attraversarla se ci provo. Provarci, appunto. Con coraggio.

Il peso che prova F., le lacrime su quella collina, e poi il bistrot aperto dal topo-chef, carico di entusiasmo, gravido di gioia. Che giro del mondo passando per il pericardio! Paura e coraggio, sale e unguento per questa ferita aperta che chiamiamo impropriamente vita.

A un certo punto non l’ho vista più, pure sforzandomi. Nell’umidità in crescita del fronte depressionario in arrivo, l’ho persa. Scompara, via, finito tutto. Ho chiuso gli occhi, deglutito l’ultima lacrima amara, pensato all’amarezza di F., capendola un poco di più. Poi sono salito in macchina e sono partito verso casa. Di fronte a me solo le curve armoniose del futuro.

il puntino ormai invisibile in fondo alla scia di un mmotoscafo. Sullo sfondo Monte Marcello

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22 pensieri su “La barca e il topo (per non dire del mio amico)

  1. simone però….chiamare “barchina” un 36 piedi…e vabè che dinanzi a 60 tutte sono piccole…ma 36 piedi barchina….dai..ci vuole faccia di bronzo! diciamo che lo hai usato come vezzeggiativo… perchè 36 piedi barchina…oggi che nei marina meno di 30 piedi non c’è quasi nulla …ma oggi…venti anni fa con un sesta classe…si faceva l’oceano… e non parlo di mini650 …ma di un sesta classe di serie…te lo ricordi? un first 36.7 non sarà adatto al vostro progetto…ma non è una barchina…

  2. Ciao Simone,
    ho avuto la fortuna e l’onore di partecipare all’ultima uscita pubblica di Faamu Sami e nel frastuono di una vita vissuta (… troppe volte!) in modo inconsapevole, mi chiedo se non avrebbe potuto esserci un’altra soluzione…….
    Un abbraccio.

    • Caro Paolo, sì, tu c’eri nell’ultimo raid velico, l’ultimo miglio fatto da Faamu-Sami.

      che dire… un’altra soluzione? Mi sa di no. Per realizzare il Progetto Mediterranea dovevamo per forza barattare questa nostra splendida barchina con il barcone che ci serve per realizzare un altro sogno. Se fossimo stati ricchi l’avremmo tenuta. Non serviva neanche tanto denaro, ma in 9 già riusciamo al pelo (forse) a realizzare il progetto Mediterranea. Figuriamoci tenere, mantenere, curare, far lavorare due barche…

      Peccato, certo. Soprattutto per me che ho perso un pezzo di corpo, sangue, anima. Ma (credo) per una buona causa. Senza Faamu-Sami, che si è pagata interamente da sola, col proprio (mio…) lavoro, nessuna Mediterranea sarebbe mai stata possibile.

      Un caro abbraccio.

  3. … stupiscimi?! non mi sembrava che fosse così il finale; sono andato a rivederlo e infatti dice “Sorprendimi!”, un’espressione che ha un sapore più legato all’inaspettato e all’inatteso che ci attendono dietro l’angolo, diversamente dallo stupore che ha in sé qualcosa di artificiale (non diciamo infatti “stupefacente” anche la sostanza tossica?)… insomma… è un fantastico film, concordo pienamente. Bellissima l’immagine del coraggio come motore del talento: illuminante! Bravò.

  4. “Nell’umidità in crescita del fronte depressionario in arrivo, l’ho persa. Scomparsa, via, finito tutto. Ho chiuso gli occhi, deglutito l’ultima lacrima amara, pensato all’amarezza di F., capendola un poco di più…”
    Post bellissimo e nostalgico, ma questo momento di empatia e di comprensione delle debolezze altrui mi colpisce molto più di mille moniti (per quanto saggi..)…

  5. il nesso tra la barca e il suo comandante è fortissimo, intenso, morboso, viscerale… capirlo non può chi non lo prova…non ci sono esemplificazioni, analogie…cercarle è assurdo…è un legame molto particolare e non riconducibile ad altro.

    e questo lo so per esperienza …di una vita intera…sono sulle barche a vela da neonato quasi…certe vibrazioni si ricevono prima e poi si sentono in prima persona.

    detto questo…
    simone ha fatto una “permuta” (mi passi questo termine?!) perchè i suoi obiettivi ora sono diversi da quelli di 10 anni fa… e non è che gli hanno puntato la pistola alla tempia e gli hanno preso la barca…quindi…non straparliamo

  6. Il coraggio. Ecco la cosa che fa incazzare tanti riguardo te Simone. Il coraggio che si ha o non si ha, e da cui tutto deriva… Tu te le cerchi proprio parlando così, mettendo sempre il dito dentro la piaga. “Venite pure avanti… in fin della licenza io non perdono e tocco” (Cyrano)

    • Non condivido Tina. Il coraggio è un muscolo, non un osso. La sua dimensione non è genetica, semmai atletica. E la funzione sviluppa sempre l’organo. Quasi sempre… 🙂

  7. La fine di una avventura, di qualcosa che è una intima sicurezza. Davanti il futuro, le domande sul nuovo, sullo sconosciuto, il punto interrogativo. La scelta che va contro il proverbio che consiglia di non lasciare la strada vecchia per la nuova. A parte tutto rimane la nostalgia, che può essere serena o meno, e questo dipende solo da noi. Guardarla partire sapendo che non tornerà con un sorriso sereno e un po’ di peso allo stomaco è buono. Come quando in autunno, in una bella giornata di sole non più caldo si tira il bilancio di una estate vissuta con le persone che si amano, le serate con la ciucca in un barrettino di canne sulla spiaggia, la chimica tra le persone, le parole sincere dette con la voglia di dirle, una stagione che finisce, che non torna uguale, forse un’altra sarà ancora meglio ma quella non torna uguale, e già un po’ ti manca. Però ci sono i ricordi, e soprattutto la certezza di esserci stati, da protagonisti, di averla vissuta tutta, fino in fondo, respirata, annusata, sniffata, senza averne perso un attimo.

  8. Caro Simone,
    uso il tu perchè ti conosco ormai bene. Ho letto due tuoi libri, sono venuto alla presentazione a Roma-Campus, ti seguo su Facebook. A volte non capisco cosa vuoi dire, questa volta non ho capito. Hai venduto la tua barca e sei triste? Se così fosse mi viene in mente il detto sulle barche: i momenti più felici sono quando la compri e quando la vendi. Ma forse non era di questo che si trattava…

    • Gianfranco, ciao. Conosco quel detto. Rappresenta ontologicamente l’opposto di come la penso. Per nove anni questa barca è stata fonte di gioia e poche preoccupazioni. L’unico momento triste è stato venderla. La comprammo in 4, poi diventati 3 lungo la via, si è pagata col suo lavoro, poi ci ha reso anche qualcosa negli ultimi tre anni. Ma soprattutto è stata la fonte di amicizie, momenti, emozioni, viaggi, conoscenze, esperienza… Meraviglioso.

      Quel detto è proprio tipico di chi non sogna, e se lo fa sogna la cosa sbagliata. Compra magari una barca che poi non usa, che ne ha sempre una (come ogni cosa che non si usa) e poi desidera altro, vende, ricompra… Io vivo all’opposto. Nonostante questo non mi affeziono mai alle cose. Tranne questa barca. Era mia al 57 per cento, ma ci sono vissuto sopra mesi quando ristrutturavo la casa, l’ho accudita e curata… insomma. E’ stata il perno della mia vita in questi 9 importantissimi anni. E’ solo una perdita per me.

      Ma nel post si parla anche di un topo e un amico. Di coraggio….

  9. “L’orizzonte avrà bisogno di coraggio anche lui, vedendoci avanzare.”

    Merda, Simone, ma dove le prendi?

    Comunque, complimenti. Assogestioni, il tuo passato, il mio presente. Una nemesi! Il tuo coraggio, poi il mio.

    Io sono stanco delle parole che richiamano il coraggio (solo di quelle): molto stanco…

  10. Faamu Sami e’ andata, ma resterà sempre dentro la tua mente e dentro il tuo cuore, per aver condiviso 10 anni…..un periodo importante, non solo per durata ma, sopratutto, per contenuti, per scelte compiute, per esperienze che sicuramente non si cancellano come un file, ma rimangono….ricordi, flash back, volti, giorni e notti….

    scrivi davvero bene, Comandante……

    A presto, spero.

  11. “… Strana condizione è quella dell’intera esistenza,
    in cui tutto fluisce come l’acqua che scorre,
    ma in cui, soli, i fatti che hanno contato,
    invece di depositarsi sul fondo,
    emergono alla superficie
    E raggiungono con noi il mare”.

    Oggi, primo giorno di un armonioso futuro.
    Con te, coraggioso comandante.
    Raggiungendo il mare.
    .mari.

  12. Quando si ama tanto una cosa, o ad una persona, che e’ stata così tanto parte e compagna della nostra vita, ci vuole molto coraggio a lasciarla, ed è lacerante il distacco…. ma credo che non l’hai persa, è cambiata la dimensione, perché ora è dentro te, anzi è una parte di te.
    sarà un ricordo bellissimo che ti aiuterà molto in altri momenti…
    Ora ….. “davanti a te solo le curve armoniose del futuro”

  13. Sono anhe questi momenti, tristi, intensi e veri a dirci che ci siamo, che stiamo vivendo. Spero che il futuro ti permetta di rivivere con serenità, e solo un pizzico di nostalgia, questi momenti…

  14. molto bello questo tuo scritto! capirlo non può chi non lo prova.. vabè ma non oso commentare una cosa ben scritta e sentita.

    dico solo che se c’è gente che si stupisce per un po’ di coraggio quando ne parli…allora sono io che voglio troppo da me ma sono già tanto coraggioso…ma io voglio di più…senza avvilirmi però.

    per gustarmi tutte le vibrazioni, tutti i respiri dello scafo che scivola o gli scossoni di una scotta lascata piano..mi piace uscire a vela da solo… è un godimento unico….

  15. Non so perchè…! ma le parole di Perotti, anche quando è un po di tempo che non ci navighi dentro e pensi di poterne farne a meno, si impadroniscono di nuovo di Te!nutrono, corroborano, danno speranza nel mare della vita in cui tutti (nessuno eccettuato) si trovano a navigare ogni giorno….

  16. Ma quanto caro deve costare? ci sono momenti in cui pensi che stia costando troppo, che l’orizzonte è ancora troppo lontano, ma devi andare avanti, indietro non si può tornare e questi momenti ti massacrano, aspetti che finiscano, e che ritorni il coraggio…di solito torna…anche ad aspettare che torni ci vuole coraggio.

    • già… come oggi… la barca non finiva mai di esserci, eppure d andare… dieci anni che andavano via, ma molto lentamente…

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