Tutto ma non liberi. E’ indecente

Tanto per fare un po' di pubblicità ai bravissimi ragazzi di Linosa

Questo è business”. Hanno avuto il coraggio di scrivermi questo su internet. Io raccontavo che sono in mare, quello che faccio, come sto, e che è possibile raggiungermi. Che tristezza

Che tristezza dire a me che faccio business, io che se va bene dalla vela porto a casa 5000 euro in un anno facendomi un mazzo tanto (e divertendomi altrettanto). Che tristezza questa Italia immobile e moralista, criticona e polemica. Che tristezza questa facilità di dire, accusare, attaccare, senza sapere, senza neppure farsi una domanda. Che tristezza chi non legge, non sa, non s’informa e spara ad alzo zero su chiunque tenti qualcosa, provi a salvare almeno la propria vita dall’immensa palude dell’epoca e del Paese. Che tristezza non verificare che in mare tutto costa quasi il doppio, e io per stare bene con me stesso, per far stare bene gli altri, decido di ospitare la gente a bordo guadagnando meno del dovuto. Che tristezza non sapere che la barca su cui lavoro si è pagata col lavoro stesso, mese per mese, euro su euro, facendo tutto da solo o insieme ai miei amici, finché possiamo, finché sappiamo, finché ci proviamo. Che tristezza vivere in modo così simbolico, che se di mezzo c’è una barca diventiamo tutti Briatore. Che tristezza internet, così gravida d’ipocriti protetti dal nickname, fancazzisti senza qualità, che hanno anche il coraggio di parlare di libertà e democrazia della Rete…

Emaciati, pallidi, tristi, insani, al limite con la sussistenza, così dobbiamo essere? Beh scordatevelo. Tollerate qualunque cosa, ma non che si tenti di vivere liberi, vero?! Questo suona come indecente in questa epoca, non è così?! Mai dire che stai bene, mai dire che provi a vivere, mai dire che stasera hai goduto del sole che tramonta, di un buon bicchiere, di un cibo preparato bene. Che tu ci provi e fallisca, al contrario, sta bene a tutti. Anzi, è prezioso! Che tu ci provi e riesca, invece, genera ondine di fetido risentimento. “Stai barando, certamente. Nessuno può!”. Schiavi tanto da non saper immaginare, da non saper neppure sorridere se qualcuno corre via nel campo di grano, si allontana dalla prigione, fugge inseguito dai cani. Neppure il tifo sapete fare, sperate che i cani gli addentino le caviglie! Quel fuggitivo non sei tu?! Non è la tua speranza?! Se non ti vedi, se non ti riconosci in quella schiena fustigata che suda correndo, sei già morto. Non ci avevi mai pensato?

Eccola la nostra cultura, invidiosa, malevola, maliziosa, che augura a tutti il naufragio mentre affoga, che spera nella caduta, che sogna che nessuno possa, se noi non possiamo. Che nessuno tenti se noi non ci proviamo. Ma che razza di morti viventi siete?!

Cara classe media del pensiero comune, cara gente senza alcuna immaginazione, che non credete mai a niente, ossessionati dalle truffe e dal marciume, che giudicate falso ciò che voi vivete falsamente, che spendete su un monitor tutte le vostre poche energie attaccando tutto e tutti… fatevi un bel giro, una bella passeggiata. Ossigenatevi, date fiato ai pensieri. Elaborate prima di morire qualcosa che sia vostro, un’idea anche minima, ma che possiate realizzare. Impegnatevi a fare, non guardate da questa parte, lasciatevi in pace. E lasciate in pace anche me. Siete il peggio del Paese, ve lo dico con franchezza. Siete voi che consentite all’enorme Leviatano di stare in piedi, di schiacciarci. Fino a che potrete sfogare rabbia e frustrazione nell’immensa cloaca a cielo aperto della Rete avrete il vostro pane e il vostro circo, messo su ad arte dal Sistema per far fischiare la valvola della vostra parossistica pressione. Voi da cui non c’è niente da temere, che non farete mai niente di eversivo, che non tenterete mai una via vostra, che non avete il coraggio dell’accusa vera, quella che si fa agendo. Dobbiamo a voi, alla vostra immobilità, ai vostri sospetti, ogni disagio, ogni degrado, ogni potere che ci opprime. Uomini-mai-stati-liberi, che non tollerate alcun vagito di libertà, smettete di cercare il baco, la nota stonata, sono anni che ci provate, anni che vi rispondo punto su punto. Che vi è successo in questi anni, come siete vissuti? Io così, come sapete…

E non chiamatela critica, almeno, non fate quest’ennesima figura da mistificatori. La critica è una sofisticata arte della comprensione. La fa chi ha studiato, chi ha tentato, chi riesce a misurare su di sé mentre fa, perché su-di-se-mentre-non-fa non serve a niente, e toglie diritto di parola. Fa solo rumore. Fa il gioco del nemico.

Su internet resta tutto, grazie al cielo. Tra qualche tempo rileggeremo ogni affermazione, ogni “pensiero”. Vedremo chi c’è ancora, cosa fa, com’è andata. Vedremo chi mentiva. Vedremo chi c’è ancora e che senso avevano le sue parole. Quel giorno io spero solo di non dovermi vergognare, spero di constatare che dicevo quello che facevo, quello che ero. Per alcuni sarà un brusco risveglio. Non vorrò essere nei loro panni, ma nei miei. Come oggi.

 

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109 pensieri su “Tutto ma non liberi. E’ indecente

  1. io non so se sono troll o meno, so solo che per caso sono arrivata su questa pagina e lho letta tutta d’un fiato. bello e vero ciò che hai scritto, questo mondo(non so se è solo questo paese) è pieno di invidiosi falliti che vorrebbero essere circondati solo da falliti. alla gente gli scoccia anche solo che dici di voler andare all’estero a provare. ti dicono subito; là è come qua, anzi peggio.
    grazie per questo post, mi ha fatto bene.

  2. che ci siano i troll che sparano sulla benzinao è una certezza però delegittimare un discorso intero o una critica o, meglio ancora delle analisi e delle osservazioni solo perchè esistono i trolls …è molto un fare all’italiana.

    io…dico io… le cose che penso e che ho scritto su questo blog le so dire a voce e senza problemi de visu… e forse con meno noia da digitazione.

  3. Si ma così fai il gioco di chi ti da contro, il troll gode nel vedere che i suoi attacchi ti fanno incazzare (o quantomeno alterare) è come un bambino che continua a provocare se vede che la sua azione ti tocca… non dare loro questa soddisfazione, è tutto ciò che vogliono, turbarti!

  4. Bravo Simone, hai parlato al mio cuore. Io da quando ho letto “Adesso basta”, vedo la tua schiena ogni giorno, inseguita dai cani neri di McEwan, e non faccio altro che fare il tifo per te, vedendo che la macchia di sudore della tua t-shirt si allarga sempre di più perché i cani non mollano ma tu corri più veloce ma questo costa tanta fatica, sudore e lacrime. Costa anche dover leggere tante sciocchezze dettate dall’acrimonia e dall’invidia. Corri Simone, corri.

  5. Non essere strangolati dal sistema, Simone l’ha spiegato bene, ma se uno non vuol capire, è dura.
    Un esempio: fare un lavoro che non piace, per pagare una casa a rate ad un prezzo assurdo, per venti e più anni. In quel caso tutta la dignità di una persona è persa, cosí come la sua libertà. Quella persona alimenta il sistema, vivrà da schiavo in quella che lui crede una bella prigione.
    Quella persona sarà una persona frustrata, incapace di immaginare un’alternativa.
    Puoi sostituire casa con macchina, vacanze, amante, la sostanza non cambia.
    Uno può essere d’accordo o meno ma non mi sembra un concetto difficile da afferrare.

  6. “..vivere non assoggettato al sistema” in una definizione sintetica? In realtà è una cosa impossibile se ci pensi. Il nostro modo di vestire per esempio o di mangiare è una forma di “assoggettamento” ad un sistema sociale. Nessuno si sognerebbe domani mattina di andare in giro vestito come un giavanese mangiando solo riso a pranzo e cena. Ma diciamo di più: TV, giornali, cinema sono mezzi di cocmunicazione controllati dal sistema e ti portano verso il conformismo. Insomma, non si sfugge mai completamente al sistema. Ma quando in un giorno d’estate prendiamo un sentiero di montagna, siamo soli o in compagnia di persone care, in contatto con la natura e facciamo pensieri piacevoli…beh, quello è un momento di “non assoggetamento”. Se una persona riesce a moltiplicare quei momenti il più possibile, non solo in vacanza…ecco, io lo considero molto fortunato.

  7. Ciao Simone… Ragazzi che post!
    Ieri sera ho scritto quanto segue, ora ho avuto tempo per l’invio e mi sono trovata questo sfogo: condivido ogni singola riga, cantagliele a sti sfigati!!! E poi hai visto quanti ti hanno scritto in merito!?!?!  Ora non ho tempo di leggere ma il numero la dice lunga.
    Bene ecco cosa volevo dirti:
    Grazie Simone per comunicare quello che sei, una persona che ogni giorno percorre il suo personale cammino nonostante tutto e tutti.
    Mi sono risollevata da una situazione di stasi che perdurava ormai da tempo e ora ho ripreso il mio viaggio sempre più spesso in compagnia di persone e luoghi che mi appartengono. Ti leggo da tempo, la tua testimonianza non e’ stata determinante ma mi ha certamente aiutata a sentirmi più forte e determinata nella mia scelta.
    Ho mollato volontariamente un lavoro per me alienante sostituendomi ad una collega la cui posizione e’ stata cancellata, tutti mi hanno preso per pazza a farlo in questo momento! Ma con “l’accompagnamento all’esodo” ho il tempo e il denaro per mettere in piedi il
    mio nuovo progetto di vita. E’ stata un’occasione che mi sono cercata perché  convinta che la vita va presa nelle proprie mani e condotta dove vogliamo con tutte le gioie e i dolori che questo comporta…certo fondamentale e’ essere in contatto con se stessi x sapere dove andare . La responsabilità del nostro successo e’ solo nostra, di ogni singolo, che facendolo comunica al mondo che e’ possibile! Grazie di cuore per aver scelto di essere te stesso e di averlo comunicato al mondo. Marina

  8. simone…ma se estendiamo il significato di business al..vendere qualcosa o un servizio…

    e se tu non è che fai charter facendo concorrenza alle grosse agenzie di charter ma fai una particolare forma di charter in cui parte del prodotto offerto è l’idea fascinosa del vivere in barca e di vivere in libertà..questo le varie horca miseria (o come diavolo si scrive) non lo fanno…loro vendono solo il servizio sic et simpliciter… tu no, tu hai una genialata…proponi de facto una idea ..

    insomma è mercato..una forma MOLTO sofisticata di vendita che da un lato ti permette di vivere come meglio ti piace (magnifico questo) da un lato la vendi… perchè parliamoci chiaro se tu non offrissi la tua idea di mare, di navigazione, di vita, di cambiamento…altro che estate piena e fine posti liberi…si ci faresti due lire ma molto meno..le varie agenzie ti divorerebbero…e invece no…tu occupi una altra nicchia, una altra fascia di mercato quella che di fatto hai conquistato con la tua propaganda…

    voglio dire…è tutto sano…non c’è nulla di vizioso in questo…ma è business far questo…

    @Fabio Saracino ..stai capendo adesso o no?

  9. Wow.
    Era qualche giorno che non venivo.
    Qualche settimana che non scrivevo.
    E ripeto: wow!

    Proprio ieri, a una collega che in una mail denunciava la mediocrità di altri colleghi, ho scritto queste parole:
    “E’ solo grazie a loro, che possiamo esserci… noi.”

    E’ la mediocrità, che delimita i fuoriclasse. E’ il pressapochismo, che delimita l’eroismo.

    Simone,
    tempo fa, incazzandomi al posto tuo con questi zombie postmoderni, inveii:

    “Per che cosa verranno ricordati, dopo la loro morte?”

    Poi, privatamente, mi scusai per la veemenza. Per la cattiveria.
    Ora, invece, non mi scuso più. E, anzi, lo ribadisco: per che cosa ci si ricorderà di loro, domani?

    La loro pochezza.
    La loro invidia.
    La loro inerzia.
    Possono, questi loro “attributi”, indisporci?
    Meritano, questi smidollati, la nostra indignazione? Il nostro risentimento, e di tutti quelli che, guidati da un sogno, rischiano qualcosa? Di noi, che immoliamo una vita intera a un’idea (giusta o sbagliata che sia: lo deciderà il destino)…?

    E sai che cosa mi rispondo, quando torno calmo?
    Che questi zombie invertebrati, in fondo, hanno un’altra cosa, che noi non abbiamo:
    una fifa blu.

    E allora, mi dico, io ho già vinto.

    Un carissimo saluto,
    Andrea

  10. forse non mi riesco a spiegare..

    chiedevo una definizione sintetica di
    “..vivere non assoggettato al sistema”
    frase usata da Paola in questo post

    ho letto 2 dei 5 ma non c’è una definizione di stare dentro o fuori il sistema

    le definzioni sono frasi semplici, logiche, sintetiche, non libri e/o contenuti interi di un blog

  11. Simone ma se anche il tuo è un lavoro, allora non capisco qual è il criterio preciso che usi per stabilire che gli altri sono schiavi del sistema e che tu invece ne sei fuori. E’ un criterio oggettivo? Il tipo di lavoro? Il guadagno? La tranquillità interiore? Prima di accusare gli altri di essere schiavi del sistema e rivendicare la tua diversità ed estraneità dovresti chiarire il criterio con cui lo fai. Altrimenti le tue accuse sono solo delle generiche offese prive di fondamento.

  12. Cari Geoc, Fabio, Ratzinger, i vostri discorsi sono contorti e senza ne capo ne coda. Sinceramente è difficile capire cosa vogliate dire. Avete le idee confuse e magari credete veramente a quello che dite ma, non ve la prendete, ciò che si nota è soltanto una grande superficialità e vacuità. Siete lo specchio del “pensiero” dell’uomo moderno e mi fermo qui che è meglio 🙂
    Amen

  13. “…ci ho provato in circa 5 libri (tre saggi e due romanzi) e in qualche centinaia di pagine tra rticoli sui giornali e pagine di blog…”

    va bhe… cosi’ è vero tutto e il contrario di tutto
    ciao

    • Beh, no giulio. Scusa. E’ vero quel che ho scritto e riscritto in molte sedi, su molti media. Non tutto. Se la domanda non e’ appesa ma sentita, ti ho dato indicazione su dove cercare. Vai in biblioteca e sfogliati uno dei miei libri. Se vuoi sapere cosa ne penso, almeno. Ciao e buona lettura.

  14. @gec condivido pienamente, e sottolineo che è legittima la scelta di simone…è geniale, coraggiosa..meno originale è la scelta di vivere con 5000mila euro all’anno come tu dici…ma se passi da 5k al mese a 5k all’anno allora hai voglia che è un bel colpo di reni… e se lo facessero tutti coloro che hanno quella mensilità…allora si che ci sarebbe un downshifting. ma cmq… quello che mi da più fastidio di sta discussione è che si nega l’evidenza che è cmq un lavoro anche quello…tu offri un prodotto e un servizio e ti danno i soldini….a mia mi pari travagghiu…poi magari è beneficenza. e i soldi che ti danno in cambio del prodotto offerto sono guadagnati con un altro lavoro che fa parte ad alimentare il sistema…insomma è di una banalità mostruosa questo ragionamento… forse fa scomodo vederlo e fa più comodo avere un alter ego che ti dice che si può fare tutto al contrario e senza schiavitù e senza sistema…mentre nel sistema lui è parte integrante…che dire? “basta che sono contenti tutti…” (un nuovo titolo di potenziale libro sul ds)

    • Fabio, qualcuno mi hai mais sentito dire che io non lavoro? Io ho contestato chi mi diceva polemicamente e sardonicamente, mentre raccontavo cosa facevo in barca, che dirlo, parlarne, fosse business. Ecco cosa mi sembra fuori di testa di queste affermazioni: attribuirmi affermazioni e concetti che non ho mai fatto e che non ho motivi per fare.

  15. Ho letto nel commento di Paola
    “..vivere non assoggettato al sistema”

    vi ripeto la domanda
    cosa significa????

    nessuno riesce a dare una definizione?

    • Io giulio ci ho provato in circa 5 libri (tre saggi e due romanzi) e in qualche centinaia di pagine tra rticoli sui giornali e pagine di blog…

  16. Ma dai… non è vero. Per me sei un modello. Anzi, sei la mia cattiva coscienza. Da prigioniero ti vedo oltre le sbarre che mi dici “molla tutto e vivi la tua vita prima che sia tardi”. Non ho il coraggio e nemmeno le tue capacità. Ma voglio fuggire e sarà sempre troppo tardi. Dove non so. Fuggire altrove. Come dici tu, ogni giorno un altrove.

  17. ma non hai scritto l altro ieri che questo blog è un luogo di pace e che per gli insulti a te c è facebook? ti hanno preso in parola ah ah.. ma io mi domando: fai quel che ti piace, lo scrittore, il marinaio, l artista, il conduttore tv, vivi da solo ma sei pieno di donne, non hai figli da rincorrere, sei invidiato e ormai icona del cambiamento di molte fans di questo post, lasci il lavoro e coltivi l orto, fai il pane e scruti l orizzonte ma dicevo mi chiedo… ma che ti importa di quel che la gente dice? magari con il timone in mano il sole e il mare eri lì belligerante a pensare a questi cattivoni. ma che ti aspettavi che ti offendessero e poi fornissero le generalita’? ma non eri un manager della comunicazione? eppure chissà’ perché è così importante il messaggio in bacheca il cinguettio di twitter o il post di questo blog. sono chiacchiere perotti pensieri ad alta voce che non rimangono ma si perdono in miliardi di nuove pagine di nuovi messaggi. hai aperto un blog un account facebook allora hai scelto di starci dentro con ciò che ne consegue. altrimenti stavi davvero da solo facevi quel che volevi senza necessità di renderlo noto al mondo e il pc lo usavi solo per scrivere. scrivi bene l ho sempre detto ma questo post da merola (pace all anima sua) polemico con minaccia finale su quel che succederà nella democratica rete ti rende ( ai miei occhi s intende) un po’ meno lupo di mare ed un po’ più italiano vero

  18. Simone tutta questa acredine perché ti hanno detto che hai un business? Tu hai la pretesa di accusare continuamente gli altri di essere schiavi del sistema, però ritieni inaccettabile che qualcuno possa rispondere a queste tue accuse. I tuoi articoli sono una pro-vocazione costante, in senso letterale. Accetta anche tu la pro-vocazione. Se pubblichi un’offerta last minute a 299 euro per una vacanza in barca a vela, stai vendendo un prodotto. In quel preciso momento stai lavorando, esattamente come gli altri. Dunque non puoi accusare gli altri di non esserci, o di essere schiavi del sistema; sono a lavoro come te. Tu lo fai da una barca a vela, altri altrove,come possono. Non tutti possono vivere delle proprie passioni. Non tutte le passioni sono monetizzabili. Tanti un lavoro lo hanno perso o lo stanno cercando. Non tutti hanno una casa di proprietà. Ma tu devi derubricare tutti questi aspetti come alibi per non cambiare. Molti vivono con 800 euro al mese come te, magari dovendo pagare anche un affitto, ma non decantano in modo ossessivo la propria virtuosità e diversità. Ti sei sottratto allo stress della vita da manager. I 5000 euro che prima guadagnavi in un mese, ora li guadagni in un anno. Ma eri l’anomalia prima, non adesso. Vendi libri, vacanze in barca, corsi di vela, conduci trasmissioni in tv. Fai lavori dai quali ricavi un guadagno, faticando e divertendoti. Chiarisci qual è il criterio preciso che usi per stabilire che gli altri facciano parte del sistema e che tu ne sia invece estraneo, altrimenti rimarrà una categoria così ampia e generica da ricomprendere tutti, quindi anche te. Qual è questo criterio? È oggettivo? È il tipo di lavoro? Il guadagno? Fare l’orto? La pace interiore? Per il momento questo criterio rimane molto equivoco, e di conseguenza lo è l’accusa generica che muovi agli altri di fare parte del sistema, che spesso quindi viene rispedita al mittente, soprattutto quando è formulata in modo aggressivo.

  19. Io penso che Simone a volte sia un po’ aggressivo nel suo modo di argomentare e questo spesso risulta irritante per molti.

  20. Egregio Sig. Simone Perotti, mi congratulo per questo stupendo sfogo. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di chiamare la cose con il loro nome, che non si vergogna di sostenere le qualità che ha. Bravo, bravo, bravo! Coraggioso e onesto. Grandissimo.

  21. stai a vedere che non sono l’unico ad aver pensato che fosse un business…
    ma poi ho visto, e sentito: la montagna di una scelta da confermare ogni giorno, malgrado intorno ci sia il mare, la solitudine che spesso ne deriva, nonostante tanta gente intorno a cui mostrare il miglior sorriso, l’equilibrio che tutto questo richieda, sebbene il vento prenda e strattoni, e dalla terraferma si aspetti che l’albero maestro si spezzi, e il recinto del “sistema” torni rassicurante.
    quindi, a dispetto delle debolezze di noi uomini, di taglie e modello di ciò che scegliamo di indossare, io faccio il tifo per la tua scelta: oggi più che mai, questo mondo ne ha bisogno.

  22. @Andrea
    Bella la tua considerazione sul rancore e sul perdono…spesso trovo difficoltà nel lasciar andare la rabbia nel perdono, ma mi impegno ogni giorno un po’ di più per liberarmi da questo veleno…se ritrovi il post a cui facevi riferimento ce lo potresti indicare? Mi piacerebbe leggerlo
    @Roberto
    Del tutto inaspettato un lettore di Brian Weiss in questo contesto…io continuo ancora ora ad utilizzare le sue meditazioni quando mi sento sopraffatta dagli eventi..,

  23. Le mie migliori congratulazioni a Davide… un po’ alla volta ci arrivero’ anch’io.
    Per Simone, capisco e concordo su quasi tutto, ma io credo solo nelle cose portate avanti senza rabbia, senza acredine.
    Ognuno ha il suo cammino e nessuno puo’ giudicare nessuno. Ho amici d’infanzia che sono esattamente come li descrivi tu, e anche se qualche volta questo mi fa soffrire, capisco che il meglio che io posso fare per loro e per me e’ seguire la mia vita, sorridere agli insulti, occuparmi della mia felicita’… sarei lei a parlare per me, senza troppe altre spiegazioni.
    L’opinione degli altri conta solo per il nostro Ego, tu sai quello che sei.
    Sorridi.
    La vita e’ dolce come uva zuccherina ed e’ piena di gioia come un campo di grano in un giorno di sole e vento.
    Un abbraccio.

  24. Ciao Simone
    non posso che ritrovarmi in tutte le considerazioni e riflessioni esposte in questo post……troppa e sempre più frequente dilaga la mediocrità di molta gente e del loro modo limitato di osservare la Vita. Molto spesso (soprattutto negli ultimi tempi)sono anch’io infastidita dalla negatività,ipocrisia e ottusità di cui siamo circondati quotidianamente! Ma sai la vera sensibilità, quella autentica, è un dono che è stato mandato a pochi……e dunque è bello riconoscere che la vera libertà è dentro di noi……tutto il resto è finzione!!

  25. ciao Simone,
    dopo quest’ultimo post ho deciso di scriverti, anche se ti seguo sul blog, in video, sui libri, da tempo.
    non credo che ci sia bisogno di scriverti che sono d’accordo con te, perchè il fatto che continui a seguire il tuo percorso già dimostra che condivido la tua visione della vita.
    vorrei però farti partecipe del fatto che quest’ultima tua riflessione,come molte altre, ha acceso una discussione in casa mia,tra me e mio marito, su cos’e’ la libertà di scegliere la propria VITA, sul fatto che non tutti sono ,o forse siamo, pronti ad accettare di avere un sogno e di provare a realizzarlo.
    io vorrei solo ringraziarti per il fatto che le tue riflessioni stuzzicano nuovi pensieri e visioni.
    le tue parole sedimentano e volevo dirtelo.
    grazie per condividere con noi i tuoi pensieri.
    marzia

  26. però il buffo potrebbe essere, a voler esser maligni, pensare che coloro i quali possono farsi la vacanza facendo charter (con spese di volo, cambusa e quant’altro) sono persone che non possono incassare 5000euro l’anno e fare questo ma persone che se non stipendiate hanno cmq un reddito tale da potersi permettere la vacanza..e quindi con lavori in senso più classico del termine e con bilanci un po’ più comodi e che cmq poi tornano dalle ferie e se ne parla a natale nella migliore delle ipotesi…quindi quella stessa categoria di persone che partecipano al sistema e di cui tanto si è detto.

  27. mmmm che bordellino che è nato…

    io penso che sia sano fare qualsiasi cosa senza danneggiare gli altri o se stessi e con molta coerenza.

    non è che ci fai i soldi e sguazzi nell’oro…non potresti farlo questo se il prodotto che vendi è l’opposto di questo… la cosa bellissima è che hai dato l’idea di poter vendere il concetto di piacere di fare e di essere e non di avere… ma vendita è comunque… con tanto di listino prezzi e last minute e con operazioni di lancio e vendita di romanzi. Ma non c’è nulla di male…è geniale. Che poi c’hai un conto corrente pieno o vuoto, che lasci fattura facendo charter, che ci paghi l’iva, se c’è una srl, se hai agganci buoni nell’editoria…non ci deve importare…il prodotto che vendi funziona..e se funziona e non fa danno a te o agli altri…è oserei dire OTTIMO!!! 🙂

  28. Io penso (e mi sembra te lo dissi quando mi offristi al caffe a Ceparana) che le persone che oggi ti criticano in questi termini, non realizzino che tu hai rinunciato ad un salario che forse oggi potrebbe essere di 20K Euro al mese piu’ benefits…

  29. siamo sotta la dittatura del pensiero unico simone; cos’altro ti aspettavi? anzi, ti dirò di più: rispetto ad altre epoche(anni 80-90), i messaggi di chi vive(o almeno vorrebbe vivere)diversamente, non cadono più nel vuoto come allora

  30. “..vivere non assoggettato al sistema”

    cosa significa????
    – per esempio non essere un lavoratore dipendente ma autonomo;
    – non essere consumista;
    – autoprodurre il piu’ possibile;
    – fare solo i lavori che ti realizzano;
    – fare il minimo dei lavori anche se non graditi per recuperare le risorse economiche per acquistare prodotti/servizi che non sei in grado di produrre/scambiar

    Io ho una mentalità che se non capisco razionalmete ho dei problemi a
    metabolizzare. Scusate se è solo un mio problema…

    Chi riesce a fornire una DEFINIZIONE sintetica di “..vivere non assoggettato al sistema”?

    ciao
    grazie

  31. Hai dedicato un post a ottusi denigratori perdendo tempo prezioso del tuo viaggio, “quelli” non capiranno una ceppa di quello che vuoi trasmettere, continueranno a dire che è colpa di qualcuno o qualcosa per la condizione che stanno vivendo loro malgrado, si leggessero (ma dubito che lo comprenderanno) un po’ di Brian Weiss, verrebero a sapere che siamo anime che comunque godono di un libero arbitrio e che le nostre scelte hanno il potere di condizionarne l’evoluzione.
    un saluto
    roberto

  32. Ciao Simone,
    un paio di anni fa mi hai consigliato di perdonare le persone che non comprendevano una scelta come la nostra e la “distruggevano” con parole e con azioni. “Perdonare” significa “donare con più forza” e significa lasciare andare nell’amore una morsa d’odio.
    Su un Bacio Perugina ho letto: “il rancore è cercare di uccidere qualcun’altro bevendo un po’ di veleno tutti i giorni”.
    Insomma.
    I tuoi post migliori sono quelli in positivo, a mio avviso, quelli dove sai esprimere la tua forza costruttiva.
    Grazie del consiglio di allora, Simone, mi è stato utile. Spero che ricordartelo possa essere utile anche a te quando le palle ti girano leggendo certi commenti. Commenti inutili.
    Con stima, Andrea

  33. ECHECAZZO!!!FINALMENTE!!!
    SONO PERFETTAMENTE CONCORDE CON TE.
    GRAZIE SIMONE…CI VOLEVA PROPRIO QUESTO MANIFESTO CHE MI ATTACCHERO’ IN CASA E MI RIPETERO’ COME UN MANTRA EMOLLIENTE!
    GRAZIE E VAI AVANTI TUTTA!!!

  34. Mi associo a Davide.
    Bevendo il caffè con la finestra aperta sulle montagne, che non si vedono per la foschia, leggevo le tue parole e mi dicevo: caspita è proprio vero! Sono stufa anch’io di gente che si lamenta per finta e che in verità fa di tutto perché tutto rimanga com’è. E’ invidiosa di chi tenta di vivere non assoggettato al sistema, per il semplice motivo che non ci riesce. Un pò come la favola della volpe e dell’uva, ricordate?
    Beh! Invece io dico almeno qualcuno ci sta provando e con la sua esperienza mi dimostra che se voglio posso anch’io!
    Le foto sono spettacolari! Grazie!
    Riesco a malapena ad immaginare l’emozione che lo spettacolo della natura ti regala, in questo viaggio!
    Ma sai cosa ti dico? Che prima o poi verrò a trovarti!
    Per ora passo e chiudo! .. e buona navigazione, avanti tutta!!!

  35. Caro Simone,
    leggere questo post alle 6:30 di mattina è stato come un’iniezione di vita vera per cominciare al meglio la giornata!! Alle volte ho l’impressione che con poche parole tu riesca a descrivere quello che sto provando e pensando. È da un po’ di tempo che volevo condividerlo, e questo mi sembra il momento adatto; dal 4 aprile, dopo mesi di riflessioni, dubbi, paure ho finalmente lasciato il mio lavoro di rappresentante in cui non credevo più, che non mi dava più nulla da parecchio tempo, per lavorare in campagna coltivando nocciole,l’orto e tantissime altre cose…(te ne avevo parlato durante la tua presentazione a Torino di qualche mese fa). Leggere i tuoi libri e frequentare il tuo blog, in quest’ultimo anno e mezzo, mi ha dato grande forza, e soprattutto il conforto di non credermi un pazzo mentre stavo realizzando il mio progetto di vita.
    Grazie per tutto ciò che fai.
    Davide

    • Davide, qualunque scelta ponderata tu abbia fatto credendo che è vera, giusta per te, fattibile…. sarà un successo. complimenti a te. per un uomo che cambia, verso l’autenticità, tutto il mondo cambia. Tu, dal 4 aprile, stai facendo politica, stai opponendoti alle costrizioni e alle coercizioni di un sistema che ci vuole omologati, tutti fuori posto, a fare cose inessenziali. Spiega e racconta a tutti. Ti attaccheranno, diranno che sei un privilegiato, che non tutti possono e via discorrendo. Ma tu rispondi, fai muro. Bisogna fare muro contro il pensiero schiavo e lassista, contro il “non si può” che strangola le coscienze. Basta lasciare campo aperto al fancazzismo mentale e culturale. Se urlano, rispondiamo con parole affilate, argomenti veri, testimonianze. Questa è una piccola, ma sostanziale battaglia culturale. Trasformiamoci uno a uno in un Paese che ragiona con la propria testa. Senza movimenti. Senza chiese. Senza partiti. Ma con molte coscienze. Con un’anima. In bocca al lupo. ciao! E ciao a tutti!

  36. …quando non puoi avere qualcosa la denigri..sì, rattrista proprio questa miseria umana, manca di rispetto in tutti i sensi. Ma, questi personaggi, non sanno cosa è il rispetto. Il bello della vita appartiene a chi lo sa vedere, tu lo vedi benissimo, non so loro.
    Buonanotte!

  37. sei stato bravo. e io sono contenta se tu stai bene, se provi a vivere, se racconti che stasera hai goduto del sole che tramonta, di un buon bicchiere, di un cibo preparato bene.

  38. Ciao Simone,
    non ho letto veramente il commento di cui si parla su facebook perché non ci vado quasi mai. Me lo immagino comunque, e credo sia simile a mille altri che ho visto da altre parti, tutti molto simili.

    In una lunga corrispondenza con una persona che amo molto si parlava proprio ieri di libertà. Mi scriveva che suo nonno allevava pappagallini e che diceva che quelli nati in gabbia era meglio non farli uscire perché non erano abituati alla libertà e che di libertà sarebbero morti.

    Molto triste.

    Leggendo le tue parole mi sono venute in mente le sue. Anche se noi stavamo parlando di altri contesti. Queste persone che ti scrivono così molto probabilmente non hanno idea della libertà. Ma non la libertà di lasciare il lavoro o di andare in barca. Quella è una libertà che può venire solo dopo (e non è neanche sempre necessaria, dipende) ma una libertà interiore, molto diversa, sana, necessaria e soprattutto naturale, istintiva.

    Ma se non ci sei abituato dentro, se non la immagini, se non te la racconti, se non la prepari, beh allora non la sai neppure riconoscere se ti capita di vederla negli altri. Nel migliore dei casi la neghi oppure sei costretto a ricondurla all’interno delle categorie che conosci, rigide come sbarre.

    Di solito la rabbia e la frustrazione nascondono profonda infelicità e insoddisfazione. Ma non sempre sono consapevoli e penso che probabilmente queste persone siano anche in buona fede.
    Perché la loro vita è così, perché i modelli che hanno a disposizione sono così o perché anche loro sono probabilmente così ed è impossibile immaginare modelli e vite diversi da quelli.

    Perché ci si capisca è assolutamente necessario parlare e spiegare ma sono anche necessarie orecchie per ascoltare e un interesse autentico.

    Sul business poi mi viene un po’ da sorridere perché è una delle critiche che sento più spesso. Dare poi spiegazioni quasi a scusarsi sui 5000 euro all’anno, Simone, lascia perdere… Perché scusarsi di avere bisogno di guadagnare dei soldi come tutti? E come tutti mangiare, bere, vivere, pagare una casa, le bollette, le cure mediche e tutto il resto? Tutti facciamo un lavoro per questo e nessuno si sognerebbe di farci vergognare perché dalla nostra attività entrano soldi per vivere.

    Se poi la discriminante è che quel lavoro ci piace allora faccio “business” anch’io e solo a scriverlo mi viene da ridere.

    Certe cose o sono ipocrite o sono stupide. Delle due una.

    : – )

    • Marica, il discorso sui 5000 euro invece va fatto, come sui 9000 con cui vivo ogni anno. Capisci, è quello che inchioda i meno propensi ad abbandonare questo sistema, o almeno chi dice di volerlo ma poi “non posso!”. Su Adesso Basta ma ancor più precisamente su Avanti Tutta io sono sceso nel dettaglio del denaro non certo per scusare me o giustificare me, ma per MOTIVARE quel che dicevo con qualche numero che ognuno potesse capire.
      E’ molto importante non avere paura di fare dei numeri, di dire con chiarezza di cosa stiamo parlando, di quanto si vive, quanto si guadagna SE, come ho fatto io, si sostiene che sia possibile vivere più sobriamente, lavorare meno etc.
      Anche su questo io ne parlo per far venire bene in chiaro le cose, senza lasciare appigli, senza seminare pezzi per strada.
      ciao e grazie.

  39. Caro Simone, è tutta invidia!!!
    Non sono su Facebook quindi non ho avuto modo di leggere gli “alti e profondi pensieri” a te indirizzati ma dal tono del tuo post capisco che ti hanno infastidito parecchio…perché??? E’ lampante che la tua “posizione” possa essere oggetto di forte invidia e rabbia, rabbia perché tu ce l’hai fatta a realizzare il tuo sogno, perché hai avuto il coraggio di provarci e la bravura (e fortuna) di esserci riuscito, perché tutto sommato se ce l’ha fatta Simone Perotti perché io, Pinco Pallino, che lo vorrei tanto continuo a galleggiare nella m… senza riuscire a muovere un dito per (provare) a cambiare la mia di vita??? Sono gli italiani mediocri, è molto più facile e comodo attaccare che agire…
    Una (fedele) downshifter

  40. “La miglior vendetta? La felicità.
    Non c’è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice.”

    Da Alda (Merini).
    E da me. Felice di sapere che ci sei. E che sei felice.
    Con te.
    .mari.

  41. Ciao,
    sono molte le riflessioni che hai postato nel tempo e che mi hanno colpito, questa probabilmente è quella che ho condiviso appieno , più di tutte le altre. Di più perché è la foto perfetta della nostra società e quindi di noi. Da molto tempo ammiro la tua scelta di non compromesso, una scelta da molti giudicata avventata, temeraria, irragionevole. Io credo sia stata invece ponderata, pensata, sofferta. Un atto di responsabilità. La prima lezione è che la libertà non è gratis, anzi. Invidio la tua scelta? Forse po’ si, di più sicuramente rispetto il coraggio di avere scelto, al di la di quello che hai scelto. Rispetto la passione, la fatica, l’assunzione di un onere. Chi giudica in modo così approssimativo ciò che uno sceglie per sé, ciò che uno vuole essere, è povero dentro. Io non ho fatto una scelta come la tua, ne ho fatto altre, che sono state giudicate e criticate e che evolveranno nel tempo tracciando un cammino che ho pensato già da un po’. Non sto sviolinando, non cerco di entrare nelle grazie o di fare parte del branco. Più il tempo passa, se si prende coscienza del nostro cammino e del nostro vivere ci si rende conto della miseria per cui ci normalmente ci arrabattiamo. L’inconsapevolezza della limitata quantità di tempo che abbiamo a disposizione, che potrebbe finire anche adesso è il vero dramma. La conseguenza del coraggio di scegliere è il giudizio generalmente sommario dettato dalla vigliaccheria della massa che si adegua. L’invidia è la forza di chi non ha argomenti. Pertanto in questo percorso è bene fare un po’ ciò che si vuole, serenamente, con le persone che condividono e che rispettano e che gli altri vadano pure per la loro strada.

  42. ricorda che tu vivi libero e ci sono molti che non accettano quello che tu fai sei tra quelli che lasciano una scia al loro passaggio. non sei uno qualunque. buona vita

  43. Caro Simone, mi unisco al coro dei “non ti curar di loro” e vai avanti tutta. Per me internet significa avere la possibilità di conoscere esperienze come la tua, sapere che ce l’hai fatta, che si può fare: essere liberi. Sapere che è un percorso, che va percorso, perché si può fare. Grazie di continuare a scrivere, Cristina

  44. Penso che ognuno di noi deve fare il proprio percorso e non “imitare” Simone in quanto non siamo tutti scrittori o marinai e scegliere di andare a vivere in Liguria. Quando ho letto il libro “Avanti tutta” ho sofferto in quanto volevo cambiare vita …subito…, fare solo quello che mi piaceva fare e andare vivere in collina.Ma anche Simone ha impiegato anni per fare il suo percorso di cambiamento , ed io sto facendo il mio. Ho riscoperto lavori manuali che avevo abbandonato ,tipo fare il pane in casa, fare l’orto, fare la maglia ( a volte mi sento tanto Nonna Papera) e vorrei cambiare il mio lavoro a tempo pieno con uno part-time… ci vorrà del tempo??? Sono diventata paziente . Per ora è più un lavoro interiore ma arriveranno anche gli altri cambiamenti. Oggi sono andata al mare , giornata stupenda …..quasi costo zero….. e mi sono proprio ossigenata !!!! E come tu mi hai scritto nel libro ti dico Buona vita !!!!

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