Il problema del pane

Vale anche per la cucina. A questo mio buon cibo, molto creativo, serve pur sempre un piatto.

In una delle ultime interviste rilasciate da Italo Calvino, un intervistatore gli chiede: “L’ umanità sarà ancora capace di fantasia nel Duemila?”. La risposta è netta: “Sono piuttosto diffidente con questo imperativo della creatività. Io credo che per prima cosa ci vogliano delle basi di esattezza, metodo, concretezza, senso della realtà“. Risposta interessante e imprevista da parte dello scrittore più fantasioso della nostra letteratura. Ma la risposta non è finita: “La fantasia è come la marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane. Se no, rimane come una cosa informe, su cui non si può costruire niente”. 

Ho ripensato a questa battuta di recente. Qualcuno mi ha rimbrottato di essere antitetico: “O parli di sogni o parli di metodo. O parli di lasciarsi andare o parli di caparbietà e impegno. Non puoi fare confusione, altrimenti non si capisce niente”. Lì per lì mi sono sentito in fallo: in effetti il metodo, l’impegno quotidiano, la regola monacale che spesso invoco come ricetta contro il relativismo, la depressione, la crisi, l’omologazione, non suonano come il miglior spartito per eseguire la musica della libertà. Libertà, variazione del ritmo di vita (lento e veloce ma quando decidiamo noi), cambiamento nella direzione delle nostre passioni, sogno… sembrano cose leggiadre, aloni che ammantano ineffabili i nostri cuori romantici. Tutta roba poco o nulla imbrigliabile in una regola. Quando ho sostenuto che i sogni non adatti a noi dobbiamo smettere di sognarli, qualcuno è addirittura insorto: “Un sogno è qualcosa di irrazionale! Mica decidi tu cosa sognare!”. 

La marmellata e la fetta di pane mi sono venute in aiuto. Un conto è sognare mentre si dorme: lì non puoi farci nulla. Forse è per questo che sono così disinteressato ai sogni notturni e non ne ricordo mai neppure uno. La roba automatica non mi è mai piaciuta molto. (Mai comprato il prosciutto, che basta metterlo nel piatto e via. Non c’è gastronomia, non c’è creatività nello sbattere una cosa nel piatto e mangiarsela). Un altro conto sono i sogni, le cose che vorremmo, quello che ancora non siamo ma che vorremmo diventare davvero (dunque che siamo già in potenza). Quando sognavo di giocare mezzala del Milan non era un sogno, era solo una cazzata. Infatti avevo sette anni (e infatti non ho mai giocato nel Milan). 

Esattezza, metodo, concretezza, senso della realtà. Ecco le basi della fantasia, della creatività, del sogno. Italo Calvino non s’è svegliato una mattina e ha partorito il Barone Rampante, del resto. Era un maniaco dello studio, un miliziano del lavoro, seguiva ritmi e orari peggio di un travet. La moglie Ester sostiene che il “tema libero” delle Lezioni Americane di Boston lo abbia ucciso, perfino.

Che meraviglia… Anzi, no, che tragedia! Non è forse quello l’elenco di ciò che ci manca?! Viviamo nell’epoca della marmellata. Noi siamo marmellata (come gridava Gurdulù: “Tutto è minestra. Il mondo è minestra!” ne Il Cavaliere Inesistente). Qualcuno dovrà pur porsi (prima o poi) il problema del pane. 

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39 pensieri su “Il problema del pane

  1. Interessante considerazione alla quale sono approdata anch’io dopo varie riflessioni. Illuminante e’ stata per me la lettura di un libro di Giovanni Allevi, musicista che mi incuriosisce molto anche come persona. Ecco la poesia, la creatività, l’armonia , la leggerezza, insomma tutto cio’ che parla al cuore e che emoziona in qualunque forma d’arte può scaturire solo dopo aver acquisito una grande padronanza della tecnica (pittorica, di scrittura, musicale, culinaria, ecc…). Quindi anche la libertà non e’ un vagare a caso senza alcuna regola; ma per me consta in una grande disciplina nel realizzare i propri sogni e progetto di vita, nell’essere consapevoli in ogni momento se le decisioni che prendiamo sono coerenti con qs progetti o ce ne allontanano. La vera questione e’ avere dei progetti e sapere ciò per cui siamo al mondo, cos’e che fa di noi persone felici, serene realizzate. Con tutti gli stimoli, spesso fasulli, a cui sottoposti quotidianamente non e’ facile, per questo la nostra libertà passa inevitabilmente attraverso una consapevole disciplina

  2. è vero, le tradizioni regionali insegnano sempre molto. per ora continuo ad incrementare la quota di crudo nella mia alimentazione. ma parliamo di vegetali, eh!

    ma non ci racconti se, nonostante la vita intensa che stai conducendo sulla nuova barca, ti frulla in testa anche qualche idea per un nuovo libro! perchè se scrivi nuovi libri, farai nuove conferenze e io avrò altre occasioni di ascoltarti.
    buona giornata!

  3. non ti sfugge niente!
    “etnico” è un termine che non uso mai, proprio perchè cambia di significato a seconda del luogo in cui lo si pronuncia ma, siccome non mi alletta affatto il crudo di pesce (di conseguenza non me ne intendo), in quel caso l’ho usato proprio perchè non ero certa che, il pesce crudo fosse una specialità esclusivamente giapponese. (comunque non mi piace nemmeno la cucina cinese e quella l’ho provata!).
    La mia voglia di novità spazia in molti campi ma si ferma sulla soglia della cucina.
    ciao!

    • Capisco. Ognuno ha i suoi “fronti” per la novità. Però davvero, è affascinante, prova a cercare… La cucina italiana, soprattutto alcune regioni, ha un’antica cultura del crudo. Nei menù dei ristoranti per decenni non si trovava mai un piatto crudo, ma la gente a casa, in puglia, nelle marche, in abruzzo, in sicilia, in campania e anche altrove (la carne in piemonte, e anche in toscana, ad esempio) ha sempre mangiato molti prodotti del mare e della terra crudi. E’ una splendida esperienza. quasi ogni cosa che conosco, cruda è più buona che cotta. bisogna saperla preparare, certo, ma… prova!

  4. D’accordo su tutto a parte gli animali nel piatto (che fanno malissimo a noi e anche peggio a loro)… Io rivisiterei la cosa in chiave vegan, sul crudismo ci siamo già: buon segno

    🙂

  5. come “temevo”! la cucina etnica, per me è ancora cosa troppo avveniristica.
    ecco, l’unico argomento sul quale non sono in accordo con te! d’altra parte nessuno è perfetto…

    • Cara Luna Nera. Per un giapponese siamo noi la cosiddetta “cucina etnica”. I sapori non hanno confini… grazie al cielo. ciao”!

  6. MITICO RUGGERO!!!
    il sogno è semplice, è più facile a farsi che a dirsi.
    A volte uno manco se ne accorge della strada che ha fatto.
    Rendermi indipendente da certi meccanismi consumisti, distruttivi e boicottare (almeno non premiare) operazioni di marketing che offendono l’intelligenza e sciacallano sulle ansie e fragilità umane è il mio sogno, sembrava destinato a rimanere tale fino a quando non ho riorganizzato il mio tempo.
    Mi sono accorta di non comprare yogurt, pane e detersivi da un anno ormai e adesso sto progettando l’orto.Come ho fatto?
    l’ho fatto alzandomi 2 ore prima al mattino, togliendo tempo alla tv, e alla palestra (un’ora di corsa vale più di tutte “le zumbe” del mondo).

    OGNI VIAGGIO DI MILLE MIGLIA COMINCIA CON UN PASSO

  7. Mi sorprende molto leggere tanti commenti che sottolineano l’aspetto progettuale e razionale del sogno che per la sua realizzazione, concordo, deve per forza basarsi su solide fette di pane…ma mi piacerebbe evidenziare, così come sto sperimentando su me stessa che se non ci fosse quel pizzico di sana, buona, salvifica follia ( non riesco a trovare una parola più adatta per indicare il “quid” più profondo del cambio di rotta) che permette l’accenzione ed è scintilla che fa splendere qualcosa nel nostro più profondo io interiore, senza questo piccolissimo, quasi invisibile ingrediente,..io credo che qualunque progetto di cambiamento interiore, qualsiasi sia il nostro sogno, non avrebbe lui stesso, lo spunto e la forza e l’energia sufficiente per alimentarsi …….o sbaglio….????
    Buon vento a tutti!!!!!Maria Teresa

    • Maria Teresa, ciao. Tu ed altri che toccate questo punto…

      Non c’è dubbio che un sogno viva di slancio, creatività, pizzichi di follia, immaginazione… Ma vedi, esortare a questo, in questa nostra cultura di sognatori da poltrona, pare quasi pleonastico, e forse anche un po’ dannoso. Se ascolti la gente, ti dicono tutti “Ah… come vorrei…!” “se potessi io… farei… andrei…” mentre non si incontrano molte persone “con le pinze in mano” come mi capita spesso di dire per far capire l’aspetto operativo, artigianale, manuale perfino, del sogno e della creatività. La nostra cultura è stata scarsamente (o per nulla) empirista e illuminista. Qui stiamo ancora a pensare che “di venere e di marte non si giunge né si parte né si dà principio all’arte”, si invoca la malasorte, si sospetta degli altri che ne abbiano avuta di buona (“altrimenti col cavolo che avrebbero realizzato il loro sogno. Se anche io ne avessi avuta come loro!”… E mai, o quasi mai, si segue un programma, si fanno liste di cose da fare OGGI, si analizza cosa non è andato per il verso giusto.

      Non so se sono riuscito a spiegarmi…

      Di fronte alla società com’è configurata oggi, com’è organizzata, seguendo quali valori e quali ispirazioni, TUTTO mi verrebbe da fare meno che esortare a spingere sul lato immaginativo, pindarico e creativo del sogno. MI pare che di intenzioni e proiezioni creative (o pseudotali) ne circolino a tonnellate. Quel che non vedo, e non vedo neppure valorizzato e tenuto nella debita considerazione, è il lato FATTIVO della creatività, dell’immaginazione. In un mio romanzo (“Stojan Decu, l’Altro Uomo”) il protagonista, di fronte a un dubbio analogo, erompe dicendo: “Immaginare è agire!”. Capisci cosa intendo? Immaginare e basta, volare e basta, ipotizzare e basta sono gli strumenti per generare dei perfetti alienati, convinti per tutta la vita di avere (e perseguire perfino!) un sogno che invece non c’è, non esiste, è aria, perché un sogno che non venga realizzato è l’origine perfetta della follia, ed è un nulla su cui la marmellata non può essere stesa, e dunque non esiste.

      Credo che Calvino volesse dire proprio questo. Era affascinato dalla concretezza del verificabile, del tangibile, di quella meravigliosa quota di realtà vera che è insita nella cultura sperimentale e scientifica, e pur tuttavia inventava storie fantastiche, bambini che vivono una vita intera sugli alberi, cavalieri dimezzati o inesistenti, cioé metaforizzava per meglio comprendere la realtà vera del nostro tempo. Mai, credo, si sarebbe sognato di spingere al maggior slancio immaginativo. Semmai era ossessionato dai mattoni con cui costruire (davvero!) una torre capace di giungere tra le nuvole. Io sposo integralmente questo invito, questo intento. Ogni volta che non sono stato concreto o fattivo o progettuale o analitico (tante…) non ho realizzato alcun sogno.

      ciao!

  8. io passo nel tuo blog quasi quotidianamente, mi serve per ricaricarmi, per non smettere di credere in me stessa e ci riesco quasi sempre perchè tu, e molti di quelli che commentano, riuscite a trasmettere tutta la grinta e la voglia di fare, cambiare, sfidare le circostanze e le facili conclusioni…=VIVERE!
    Ringrazio di queso spazio, quindi. Per me è una bella boccata di ossigeno.
    Ma non ci dici che cos’hai cucinato e fotografato?!
    buon vento!

    • Luna Nera, volentieri: Rotolini giap (uramaki) e carpaccio di alalunga su gelato di patate e alga Nori. Roba buona, che adoro fare

  9. oggi sul corriere c’era l’articolo sulla morte dell’ AD di Swisscom, pare suicida.
    Nelle sue ultime uscite si citano frasi del tipo : “non ho più nemmeno il tempo di rilassarmi” o “non si può essere sempre connessi”.
    Il pane, proprio così.

  10. Caro Cambiare Vita, sono d’accordo con te,
    credo che la confusione tra ‘sogno’ e ‘progetto’ sia dovuta al fatto che nella società attuale il cambiare vita è diventato un ‘sogno’.
    E’ un sogno,perchè razionalmente ,quasi tutti, non contemplano l’ipotesi di cambiare vita, la percepiscono come una cosa lontana,da privilegiati,da persone fortunate,da esseri dotati di particolari abilità,oppure si arriva a cambiare vita a seguito di eventi traumatici e/o tragici.
    Il progetto quindi non c’è , c’è il sogno.
    Ciao a tutti
    Claudio

  11. Per me tutto sta nella definizione di sogno. In questo caso, quando parliamo di cambiamento, è improprio parlare di sogni, non aiuta a focalizzare bene il discorso. Il sogno viene considerato come qualcosa (per definizione) di difficilmente raggiungibile, pertanto, se pensiamo ad esempio al “sogno di cambiare vita”, partiamo già con il piede sbagliato. E’ più corretto parlare di “progetto di cambio vita” perchè un progetto è qualcosa che si considera realizzabile, che per sua natura richiede impegno e costanza. Per me la chiave è tutta qui 🙂

  12. Bella l’intervista! Se sono a casa sono sempre sintonizzata su Radio3…non sapendo del tuo intervento, è da tanto che non passo di qua:), mi ha fatto piacere “rincontrarti”!
    Io mi sento proprio come una fetta di pane e tutta la mia creatività, la marmellata, è la mia vita! A volte ci metto una marmellata scadente ma dura poco…e ricomincio a cercarne una di qualità.
    Un paio di settimane fa, in Slovenia,al mattino per colazione mangiavo pane fatto in casa con marmellata fatta in casa, meraviglia!
    Un caro saluto, Piera

  13. Gran bella intervista e gran bel progetto quello di Mediterranea! Mi sembra che sia uno splendido sogno, ma con una base ben strutturata…sarà un successo!

  14. trovo che esattezza,metodo, misura e senso di realtà siano ciò che distingue un sogno da un progetto, e senza progetto non credo che si possa parlare di creatività, ma solo rigurgiti dell’animo in varie forme.
    Calvino è il mio autore preferito in assoluto, incarna il matrimonio perfetto tra arte e scienza e sono orgogliosa che sia italiano,un botanico, uno del novecento, uno di noi.

  15. Non potrei essere più d’accordo, manca la base solida su cui costruire, non manca certo la libertà di farlo, d’altronde è dal tuo primo libro che lo ribadisci ed la cosa che mi convice più di tutte le altre cose che dici

    un pezzetto di mollica

  16. Il metodo socratico, la maieutica, non vuole trasmettere nozioni – Socrate infatti sa solo di non sapere – infatti nessuno possiede la verità e quindi la virtù che non è insegnabile. Allora non rimane che il dialogo, che non solo è una specie di tecnica, fatta di brevi domande e risposte e dell’uso del continuo domandare ti estì (che cos’è quello di cui parli), ma è anche uno strumento che ha valore di sé in se stesso, nel senso che, essendo la verità mai definitiva, ciò che conta è la ricerca, tramite il dialogo, non della verità assoluta e superiore ma di una verità che raggiunta potrà e dovrà essere rimessa in discussione. Il maestro allora è realmente sullo stesso piano dei discepoli, non è un modello che si abbassa al loro livello: questo non occorre poiché è il dialogo stesso che li rende eguali: nessuno è depositario di verità, tanto meno Socrate che va sempre ricercando e investigando. Dialogando inoltre si realizza un comportamento concretamente virtuoso perché il confronto con l’altro implica non tanto l’amore ma più semplicemente il rispetto, l’ascolto serio, vero e interessato delle ragioni dell’interlocutore a cui si dà spazio con la tecnica delle brevi domande e risposte. Lo scopo del dialogo quindi non è vincere l’interlocutore con ogni mezzo retorico , con un fiume di parole, come facevano i sofisti, ma con-vincere (vincere insieme), persuadendosi reciprocamente della verità contingente raggiunta. Ecco quindi la maieutica: la levatrice e la partoriente, collaborando , mettono insieme alla luce una verità.

  17. Gia’, cos’e’ il pane ? Proprio in questi giorni mi sto chiedendo se e’ possibile mettere giu’ una piattaforma comune, una sorta di carta di principi, desideri, bisogni che possano essere condivisi dall’umanita’ o la sua maggior parte. Dovrebbe essere espressione delle persone comuni (tipo un wikipedia) e non dei governi/istituzioni/multinazionali e poi essere usata dalle persone comuni per forzare i governi/istituzioni/multinazionali a perseguire almeno questi bisogni essenziali… parlando di pane, per esempio, obbligare a produrre cibo sano, prodotti riciclabili, vere politiche ambientali, e su questa base comune uno potrebbe poi esprimere la creativita’, i propri sogni senza dover combattere contro quasi tutto.
    Cercando di parlarne con mia sorella – filosofa – non sono riuscito a trovare un terreno comune, tutto per lei sembra poter essere discutibile. Alla fine mi sembra solo paura di cambiare, e’ piu’ facile lasciare tutto cosi per avere qualcosa da criticare. Ma penso che, un pezzo alla volta, un terreno comune lo troviamo. Sento che si avvicina quest’ora.

    Buon pane a tutti! 😉

  18. Ciao Simone!
    Anche io e mio marito abbiamo molta “marmellata”. Stiamo anche impastando il “pane”, perché siamo perfettamente in accordo col tuo pensiero (e quello di Calvino) che i grandi sogni vanno sognati, ma poi fatti vivere su basi solide…
    Presto sentiremo il profumo di quel “pane” in cottura mentre cresce, lievita, prende forma… E anche quella attesa sarà sogno, sarà tempo per riflettere, sarà passaggio fondamentale per meglio assaporare il risultato.
    A questo proposito, e anche perché è in tema perfetto col tuo attuale sogno, ti segnalo questa splendida poesia che parla proprio di esseri in divenire, di sogni vissuti e assaporati passaggio dopo passaggio, di ciò che davvero ha di prezioso il viaggio…
    Magari già la conosci, magari allora ispirerà altri…

    ITACA
    di C. Kavafis
    Quando ti metterai in viaggio per Itaca
    devi augurarti che la strada sia lunga,
    fertile in avventure e in esperienze.
    I Lestrigoni e i Ciclopi
    o la furia di Nettuno non temere,
    non sarà questo il genere di incontri
    se il pensiero resta alto e un sentimento
    fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
    In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
    né nell’irato Nettuno incapperai
    se non li porti dentro di te,
    se l’anima tua non te li mette contro.

    Devi augurarti che la strada sia lunga.
    Che i mattini d’estate siano tanti
    quando nei porti – finalmente e con che gioia! –
    toccherai terra tu per la prima volta:
    negli empori fenici indugia
    e acquista madreperle coralli ebano e ambre
    tutta merce fina, anche profumi penetranti
    d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi;
    recati in molte città egizie,
    impara una quantità di cose dai dotti.

    Sempre devi avere in mente Itaca –
    raggiungerla sia il pensiero costante.
    Ma, soprattutto, non affrettare il viaggio;
    fa’ che duri a lungo, per anni,
    e che infine, da vecchio,
    tu metta piede sull’isola,
    ricco di tutto ciò che hai guadagnato
    lungo il cammino,
    senza aspettarti ricchezze da Itaca.
    Itaca ti ha dato il bel viaggio,
    senza di lei mai ti saresti messo sulla strada:
    che cos’altro ti aspetti?

    E se la trovi povera, non per questo
    Itaca ti avrà deluso.
    Fatto ormai savio,
    con tutta la tua esperienza appresso,
    già tu avrai capito
    ciò che Itaca vuole significare.

  19. I sogni da bambini, i sogni da adulti, I sogni notturni e i sogni diurni…c’è molto da riflettere, mettiamoci pure dentro il principio del piacere ed il principio della realtà e dal mix di tutte queste componenti io credo che sbocci la nostra vita. Io anche ho sognato di fare il calciatore e ho giocato molto a calcio amatoriale con tanta passione anche se non avrei, e non ho, mai potuto farlo da professionista. Poi ho sognato di fare il musicista e l’ho fatto, anzi continuo a farlo, ma quì ho dovuto molto correggere il tiro (principio della realtà) per una serie di motivi che non sto qui ad elencare. Poi ho fatto e faccio l’informatico, prima in multinazionali per quasi venti anni e poi mi sono scollocato per ricominciare a respirare. Adesso vivo quasi sereno, mi è nato un bellissimo bambino e lotto tutti i giorni per cercare nuove idee….nuove idee….questa è diventata la mia vita, cercare ogni giorno un po di energia dai miei distributori preferiti: Studio, Spazio per respiraree Amicizia

  20. Ciao Simone, scusa se mi inserisco in questo spazio, ma non trovo una email o uno spazio in cui scriverti. A gennaio ho fatto un pagamento tramite paypal per il tuo libro “Adesso basta!”, versione ebook. Non ho mai ricevuto alcuna mail e del libro manco traccia. Contattami privatamente perfavore perchè vorrei ricevere questo ebook.

    Grazie

  21. Io credo che esattezza, metodo, concretezza, senso della realtà ed impegno siano le basi per qualsiasi cosa, non solo per la creatività e i sogni.

    Fino a qualche anno fa sognavo solo cose irrealizzabili, così non dovevo prendermi la briga di mettermi al lavoro. “Così posso continuare a sognare quanto mi pare”, mi dicevo.
    Un sogno a responsabilità limitata.

    “Sogno” è una parola troppo generica, la usa tanto Paulo Coelho e secondo me genera confusione.
    Tu parli di sogni notturni, infatti: in napoletano del resto non c’è differenza tra sogno e sonno, si dice “suonno” per entrambi.

    Ci vorrebbe una parola diversa, forse?
    Cerchiamola, o inventiamola, e mettiamola nel dizionario del Mediterraneo!

  22. Sono proprio d’accordo. Mi è venuta in mente una frase (veramente me la sono scritta vicina alla “mezz’ora al giorno” e messe dove le vedo bene) attribuita a Leonardo da Vinci che dice: “La creatività non è quello che generalmente la gente crede. Non è solo immaginazione, fantasia o estro. E’ anche metodo, volontà, ostinato rigore.”
    Leonardo, a mio parere, è stato unico e ineguagliabile, mi è difficile pensare che sia bastato metodo, volontà e ostinato rigore… però .. perchè non provare a seguire i buoni consigli?
    Ciao!

  23. Qualcuno il “problema del pane” già se lo pone, anzi tende a controllarlo in toto, il pane. E noi, che annaspiamo nella marmellata, che finanche ci esce dalle orecchie, pensiamo: “tanto che ci frega del pane, abbiamo marmellata in abbondanza; e poi ogni tanto qualche fettina ce la passano …”

    Ora che il pane in qualche luogo inizia a scarseggiare, qualcuno comincia a rendersi conto che in tutta questa marmellata, senza le pur esigue fette di pane, si rischia di annegare … 😉

    Ma quando il pane inizia (inizierà) a scarseggiare sul serio, cambia (cambierà) totalmente anche l’atteggiamento di chi nuota nella marmellata.

    Anche perché si può ingannare la mente, se opportunamente condizionata ed imprigionata, ma nessuno ha ancora inventato un metodo per truffare lo stomaco.

  24. Se prendiamo i grandi geni della pittura, della scultura o di qualsiasi arte (quindi i creativi per eccellenza) scopriamo che passavano ore a studiare, a fare bozzetti, piani e progetti.
    E così è per qualsiasi lavoro “creativo”: dal costruirsi un tavolino per il giardino a cucirsi un paio di pantaloni o perfino fare delle presine per la cucina.
    A maggior ragione, la realizzazione dei sogni è un lavoro complesso e indica piena consapevolezza e studio dei vari fattori che possono causare il successo o il fallimento del nostro sogno.
    Poi, ovviamente, ci sono anche le cose estemporanee, quelle che nascono nell’ora e adesso, spontanee, spesso destinate a durare giusto per un attimo o a volte anche per sempre. Ma sono l’eccezione alla regola.
    Se vuoi che il tuo sogno duri, resista ai colpi della vita, deve avere fondamenta solide.
    Una fetta di pane buono 🙂

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