Tra le isole lunghe…

Pensieri tra le isole...

Tra i lunghi canali croati spazzolati dal vento, navigando sulla scia delle galere veneziane, prendo alcuni appunti. Parto da una luce, da una testa di molo, e mi inerpico tra le idee fino chissà dove, lontanissimo, quasi a perdermi. Uno di questi sentieri aeronautici l’ho trascritto. Mi sembra utile sottoporlo alla lettura di chi mi legge e mi segue.

Auguro a tutti grandi cose, tutte vostre, simili a voi come sono (sempre) le nostre azioni.

“Per conto mio, non farei che scrivere e pubblicare. Oltre ad avere molte idee (trame continue che si rincorrono, si accavallano, cercano spazio a danno di altre), ho anche scritto molto nelle mie prime due vite (la prima fino al 1999, la seconda fino al 2007): circa una decina di libri tra romanzi, racconti e strani saggi narrativi di cui un giorno parlerò. Sono tutti inediti, non li ho mai fatti leggere, tranne uno.

So bene, per altro, che nell’ambiente letterario tutti guardano con molto sospetto a chi è troppo prolifico. Circola un po’ dovunque il sogno dei D’Arrigo, dei Salinger, o di altri autori resi mitici dalle voci ancor prima che dai testi, anticipati da un fascino imperscrutabile, a volte perfino immotivato. L’autore che non scrive, che lascia intendere il capolavoro sempre in fase d’ultimazione, che viene atteso febbrilmente dalla critica… esercita sempre una grande attrazione, tanto sugli editori quanto sui giornalisti, e perfino sul pubblico.

Io non la penso così: dei miei autori amati vorrei leggere qualcosa di nuovo ogni tre mesi, o forse sei, seguire un filo continuo, che non subisce distrazioni o cadute di emozione. Di chi non lavora molto, o non produce, nell’ambito delle proprie passioni, non mi fido mai. Mi s’insinua il dubbio che sia un po’ stitico, creativamente parlando, poco generoso, e che abbia incontrato il proprio successo per caso, sull’unica cosa che aveva da dire. Di lui tendo a disamorarmi, come se fossi convinto di essere poco amato, poco considerato, mentre mi ritengo, invece, il suo maggiore supporter.

Certo, non posso lamentarmi, almeno come autore. Ho scritto e pubblicato nove libri in otto anni, ma ne ho scritti (o riscritti…) almeno uno in più. Ho seguito solo il mio cuore, la mia vocazione, le mie più limpide intenzioni. Oggi qualunque editore, anche dopo il buon successo di “Un’Altra Vita” su RAI 5, pubblicherebbe volentieri un mio ennesimo libro sul downshifting, sul cambiamento, sul lavoro, sulle nuove vite possibili, e lo farebbe pagando quanto meno il giusto anticipo. Ma io non ho che pensieri sparsi, sul tema, e sto scegliendo di pubblicarli in altra forma, e gratuitamente, sul Fatto Quotidiano e sul mio blog. Il tutto mentre un editore sta valutando un romanzo che ho scritto vent’anni fa, e in più riprese rilavorato. Vedremo se farlo uscire, non fosse altro perché ha più a che fare con oggi che con allora.

Quello che ho deciso, invece, è di prendermi tutto il tempo necessario per scrivere una storia a cui penso da oltre cinque anni, e su cui ho lungamente studiato. In questi anni ne ho scritto solo una pagina, forse quella iniziale. Per il resto ho letto decine di libri, fatto schede, redatto cronologie, riempito qualche taccuino di appunti, particolari, quisquilie dell’epoca, il ‘500. Quanto ci vorrà per scrivere questo romanzo? E chi lo sa… Nelle premesse è un romanzo enorme, ricco fino quasi all’eccesso, gravido di trama, personaggi, livelli di possibile lettura. Potrebbe volerci anche molto, oppure no, chissà.

A ogni modo, una scelta poco furba. I miei lettori (che sono ormai migliaia) si dimenticheranno di me? Deluderò le loro aspettative? S’indispettiranno per la mia apparente stitichezza? Mi auguro caldamente di no. Ma, con tutto il rispetto, me ne importa poco. Da quando sono diventato un uomo che tende alla libertà, e che ci prova davvero, non accetto pressioni di alcun tipo: né editoriali, né ambientali, né dettate dalla mia stessa convenienza. Si tradisce quello che si ama quando non lo si fa più seguendo la linea dell’amore, navigando tra i flussi favorevoli della nostra intima corrente. Per me che sono un marinaio, qualcosa di impensabile. Se mi accorgessi di aver preso questa via, anche se per le migliori ragioni del mondo, mi sentirei morire, farei rotta per il primo porto, abbandonerei la barca. E non scriverei più.”

 

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9 pensieri su “Tra le isole lunghe…

  1. Penso che sia bellissimo poter e saper scrivere ,io invidio un po’ le persone che riescono a mettere nero su bianco i loro pensieri ,con lucidità .Io non sono capace,ma credo che un lettore che segue uno scrittore che stima e che piace aspetti senza problemi il suo prox.libro,anzi,magari l’attesa renderà la lettura ancora più bella.Aspettiamo con pazienza il tuo romanzo sui pirati .
    Un caro saluto
    Andrea

  2. “Ricorda: le persone sono come le vetrate.
    Scintillano e brillano quando c’è il sole,
    ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza
    solo se c’è una luce dentro”
    (Elizabeth Kubler-Ross)

  3. Aggiungerei che sul downshifting, oggi, non è che si sia più molto da dire, o almeno non molte cose nuove, che non siano già state scritte da altri, che fanno colpo, come fecero al tempo con “Adesso Basta” quando il fenomeno, in Italia, era quasi totalmente sconosciuto.

  4. Simone, mi piacerebbe moltissimo un tuo libro di ricette condite con le storie minime, quelle che non sono abbastanza per un romanzo, ma giustissime per meditare mentre si cucina, e si mangia
    susanna

  5. Il ‘500. Bellissimo. Michelangelo, Raffaello, Giorgione, il Rinascimento… Machiavelli. Pensando al mare .. le Repubbliche marinare,stupefacente Venezia, i misteriosi traffici,commerci, accordi, le battaglie, le rotte segrete, le conquiste, i grandi esploratori…..
    Aspetto. Non ho fretta. Non mi aspetto un libro all’anno e neanche ogni tre mesi. Non ho mai comprato libri che non m’incuriosissero per il contenuto e la genuinità di chi lo scrive.
    E, poi, per fare qualcosa di buono ci vuole la libertà di seguire l’estro che ci ispira quando gli pare, una volta un giorno, poi magari dopo un mese. Pressioni? No, grazie.
    Buon vento.

  6. Non mi è mai capitato di disamorarmi per uno scrittore perché non scrive. Se non lo fa ha i suoi motivi per non farlo. Non sono arrabbiata con Bufalino perché ha pubblicato così tardi né con Malerba perché è morto quando adoravo i suoi libri.

    Pur aspettando i libri di Paul Auster confesso che mi fa piacere che non scriva fino a quando non avrà qualcosa da dire.

    Né prolifici né avari. Non potrei dividere gli scrittori così. Gli scrittori sono scrittori e basta. Per una sola volta o per mille volte. Tutto dipende da quello che hanno da dire (se ce l’hanno)e se hanno voglia di condividerlo…

    Non so quanto chi scrive debba preoccuparsi di chi c’è, di chi aspetta, di chi critica, di chi approva o di cosa pensi davvero il lettore delle sue scelte…

    Ben vengano i delusi, gli indispettiti, gli ignari e quelli di poca memoria. Chi scrive non dovrebbe preoccuparsene più di tanto. Il rischio è quello di trovarsi un giorno a voler compiacere il lettore in un modo o nell’altro.

    Disinteresse e libertà sia per chi scrive che per chi legge come, dove, come, quanto e quando gli pare…

    : – )

  7. Il libro sui pirati del ‘500! Temevo l’avessi accantonato preso dal progetto di Mediterranea…sospiro di sollievo… Se anche dovesse richiedere molto tempo ancora, ne vale la pena quantomeno per l’importanza del tema e chissà che dietro il nostro downshifter non si nasconda un nuovo Salgari:)) Io aspetto fiduciosa…

  8. La scorsa settimana ho vagato per le coste croate, fino alla bellissima Dubrovnik. Ho guardato spesso il mare cercando il profilo di Mediterranea, per vederla passare da terra, ma evidentemente i tempi e i luoghi non hanno avuto modo di incrociarsi.
    Penso che un libro abbia la capacità di attirare a sé chi è pronto per leggerlo. Il prossimo, forse, attirerà ancora vecchi lettori, ma avrà modo di attrarne di nuovi, magari ignari di tutto il pregresso. E chi vorrà rimanere, resterà, indipendentemente dall’uscita di un libro.

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