Arrivi e apnee

Nuvole e mattino su Incoronata

E’ una splendida giornata di brezza e sole di fronte al golfo del Quarnero. Filiamo sei nodi e mezzo a poppa, su con la maestra e la mezzana. Qui si fabbrica il vento, quello che se vuole ti strappa via il cuore e lo getta ai cani. Per questo scambiamo un cenno col monte Velebit, laggiù, uno sguardo grato e rispettoso, come si deve a un dio iroso e a volte incomprensibile.

Prua nel cavo settentrionale del Golfo di Venezia, come amiamo chiamare l’Adriatico. Quasi alla fine del viaggio. Ultima settimana, ultimo sbarco e imbarco. Ultimo equipaggio. La nostra rotta “Sulla scia delle galere” sta per compiersi, come un discorso lungo e articolato che giunga alla sua conclusione, come un pensiero contorto che alla fine si dipana, come un groviglio di linee tirate non per caso su un foglio, che solo poi diventa disegno, volto, ritratto. Chissà cosa sembra l’imperscrutabile elzeviro della schiuma che abbiamo lasciato a poppa. Una foto di gruppo, un guazzabuglio di segni che a vederlo dall’alto somiglia a noi.

Il 26 aprile, circa 2.000 miglia fa, ci imbarcavamo a Messolonghi (Gr), e tra circa 200 miglia doppieremo il capo di molo di San Benedetto del Tronto. La traccia semplificata ma puntuale del nostro percorso l’abbiamo messa qui. Quello che non si può riportare è il diagramma encefalico, cardiaco, esistenziale, noi del gruppo di Mediterranea, e poi quello degli altri, coacervo significativo e appassionato, cuore mente anima, pensieri silenzi voci, storie parole desideri. Tanti nomi propri per farne uno soltanto: mare. Oppure: vita. O per qualcuno, pochissimi: niente.

Stasera a Pola, festeggerò. Le cose si compiono non soltanto fisicamente. La cosa più avanti di una barca non è la prua, ma l’anima del marinaio che la dirige sulla giusta rotta. Le destinazioni prima di tutto vanno immaginate. Ma se l’inizio di una rotta non è salpare, la sua conclusione non è l’arrivo.

Per questo festeggerò. Una festicciola intima, soltanto qualche invitato: verrà un desiderio col volto stanco e felice, ci saranno anche poche paure della viglia, in disparte, scadute. Interverrà un progetto chiaro e sorridente, che canterà, ma ho invitato anche i baffi della foca monaca di Cefalonia, qualche marinaio incontrato per la via, e una chiglia sicura. Le mie feste somigliano sempre a un porto. O a un bar nello spazio.

Ieri ho anche incrociato l’occhio di un bel delfino. Un occhio limpido e quieto, che ho avuto la sensazione di non vedere per la prima volta. Ci incontriamo di nuovo? Non ha risposto. Aveva una ferita sul dorso, un taglio bianco subito dietro la pinna dorsale. Non doveva fargli male, nuotava tranquillo. Lo abbiamo visto immergersi in verticale, sinuoso, proprio sotto la prua, verso l’abisso azzurro dove noi moriremmo e lui regna. In quel nulla profondo ci si inoltra con stati d’animo diversi, diverso respiro. Ecco (anche) a cosa somiglia ogni lunga rotta: un’intensa boccata d’aria per pinneggiare nel nulla.

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10 pensieri su “Arrivi e apnee

  1. si torna per ripartire per poi tornare e pensare a nuove mete, nuove rotte, altre mappe, nuovi pensieri, altre emozioni.
    Sarà stata una bella festa, giusta occasione di brindare a un viaggio stato, ricco di tutto, mi è parso.
    I pensieri puri, un’intensa boccata d’aria e l’apnea per controllare che la loro assenza non ci soffochi.
    Buon ritorno!

  2. “La cosa più avanti di una barca non è la prua, ma l’anima del marinaio che la dirige sulla giusta rotta. Le destinazioni prima di tutto vanno immaginate. Ma se l’inizio di una rotta non è salpare, la sua conclusione non è l’arrivo.
    “COPIATO, INCOLLATO, INVIATO VIA MAIL A CHI VOGLIO BENE. ORA LO SCRIVO SULLO SPECCHIO IN CAMERA MIA: DEVO IMPRIMERLO BENE IN MENTE.
    MA QUANTE VOLTE DOVREI RINGRAZIARTI PER QUELLO CHE SCRIVI, PER QUANTO MI AIUTI A VIVERE, ANCHE SENZA ACCORGERTENE?
    GRAZIE SEMPRE E BUONA FESTA!

  3. …era maestrale/ponente (non levante). E voi andavate su a vele piene di bolina larga o al traverso. Scusa ma sono ancora cotto… Si, probabilmente più a terra il vento era un po’ più intenso. A quell’ora noi eravamo sotto il sole in piena cottura e, mentre cercavamo di capire dove fossero i nostri avversari, mi è apparsa la visione di quel bel ketch che filava a vele piene… ho pensato subito a te e a Mediterranea! Visione vera, o fata morgana, o semplice immaginazione, è stato bello pensare a voi! 🙂

  4. Ciao Simone! Allora credo proprio di averti visto sabato nel Quarnaro. Verso le 16, a parecchie miglia davanti a noi, è sfilato un bel ketch con vele bianche, fra Gagliola e la punta dell’Istria. Eravate lontano e non sono riuscito a distinguere la riga blu sull’opera morta, ma la barca, sotto un leggero maestrale/levante, era comunque ben sbandata.
    Eravate voi?
    Per la cronaca purtroppo poi quel mezzo maestrale che avevamo nello spi è morto completamente poco dopo il tramonto lasciandoci impazzire tutta la notte fra Unie e Sansego! Gran guazza e 0.0 sul log, in completa balia della corrente… uno strazio!
    La fabbrica del vento era ahimè chiusa e là dove nasce la bora… questa volta noi abbiamo trovato solo una gran bonaccia! …vabbè, vuol dire che sarà per la prossima!
    Un saluto carissimo, dall’altra parte del Golfo di Venezia.
    ‘notte.

    • Puo’ darsi danilo. Avevamo lo stesso vento. Solo che un po’ davanti era di piu’, e Mediterranea filava bene. Bello che ci siamo “visti” .le visioni del mare…

  5. Vercelli, Domenica 8 settembre ore 16.
    Un solo pensiero: “Un giardiniere dalle ore 14 rompe i coglioni col suo trattorino tagliando l’erba del prato del Centro Commerciale”, io per leggere un libro in tranquillità devo allontanarmi da “casa mia”, ma vaff….lo!
    Bravo tu, Simone.

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